PARROCCHIA DEI SANTI SEBASTIANO E ANTONIO DI PADOVA CHIESA S. SEBASTIANO CAVALIERE CATECHESI ADULTI VENERDI ORE 18.00 Anno sociale 2005/2006 I SACRAMENTI DI GUARIGIONE C.C.C. Cap. II Art. 4 Con il Battesimo, l’Eucarestia e la Cresima, ogni uomo rinasce ad una vita nuova in Cristo, una vita che su questa terra portiamo in vasi di creta (2 Cor.4,7), e che è ancora nascosta nella nostra abitazione in terra (2 Cor.5,1)appesantita dalla sofferenza, dalla malattia e dalla morte. Il peccato indebolisce e ferisce la nostra nuova vita il cui unico guaritore e medico è Cristo che vuole che i suoi incontri di perdono con i peccatori continuino per mezzo della Chiesa che sotto l’azione e la forza dello Spirito Santo, continua ad operare la guarigione e la salvezza. Questo è lo scopo dei due sacramenti di guarigione: la Penitenza e la Unzione degli Infermi. 1 I sacramenti della Penitenza e della Riconciliazione Con il sacramento della Penitenza, grazie alla misericordia di Dio, riceviamo il perdono dei peccati e veniamo riconciliati con la Chiesa ferita, appunto, dal peccato. La Penitenza è anche il sacramento della conversione, prima azione della grazia dello S.S., perché opera la giustificazione secondo l’annuncio di Gesù all’inizio del Vangelo: “Convertitevi, perché il Regno dei cieli è vicino”(Mt. 4,17) Sotto l’azione di grazia l’uomo si rivolge a Dio per allontanarsi dal peccato, per ottenerne il perdono, per rinascere come uomo nuovo. La Penitenza è chiamata in più modi: è sacramento della Penitenza perché sta alla base di un cammino personale di conversione e di pentimento nella Chiesa; è sacramento della Confessione perché l’ammissione dei propri peccati davanti al sacerdote è la condizione necessaria ed essenziale, poiché solo i sacerdoti hanno ricevuto il potere di rimettere i peccati, e con la loro assoluzione otteniamo il perdono e la pace di Dio; è sacramento della Riconciliazione perché con esso riceviamo l’amore di Dio che ci fa fare pace con Lui e con la Chiesa, ma soprattutto ci fa desiderare la pace e l’armonia tra di noi. 2 Perché un sacramento di Riconciliazione dopo il Battesimo? 1 Se crediamo che con il Battesimo siamo stati lavati, santificati e giustificati nel nome della SS. Trinità, se ci rendiamo conto di quale grande grazia abbiamo ricevuto con i tre sacramenti dell’iniziazione cristiana, saremo in grado certamente di comprendere perché il peccato non è ammissibile per coloro che “sono rivestiti di Cristo”(1Cor. 1,8). Gesù stesso, nella preghiera che ci ha insegnato ci fa dire: “rimetti i nostri debiti, come noi li rimettiamo…..”(Lc.11,4), creando unione tra il perdono che noi stessi offriamo ai fratelli con quello che chiediamo a lui. Da quando, con il Battesimo, siamo rinati in Cristo, il nutrirci del suo Corpo e del suo Sangue ci rende “santi e immacolati al suo cospetto”(Ef. 1,4); ora, il peccato ci priva di tale santità, sottoponendoci all’ignoranza, alla sofferenza e al potere del male e della morte: perché l’uomo liberato dal peccato originale rimane incline al peccato che gli provoca il combattimento spirituale. Ecco perché il sacramento della Penitenza rappresenta la nostra ancora per non lasciarci tentare, per non soccombere al male e alle nostre limitazioni umane; e quel combattimento dovuto alle nostre debolezze ci porta, giorno dopo giorno, alla piena conversione in vista della santità e della vita eterna alla quale il Signore ci chiama. Gesù chiama alla conversione perché la volontà del Padre è di “elevare gli uomini alla partecipazione divina”, e lo fa radunando i suoi figli attorno a suo figlio Gesù nella Chiesa che, sulla terra, rappresenta il “germe e l’inizio del Regno di Dio”. La Chiesa continua a chiamare i figli alla conversione e, dichiarandosi sempre bisognosa di purificazione, applica la penitenza e il rinnovamento e, attraverso la via della croce, comunica a noi i frutti della salvezza. 3 La penitenza interiore Il cristiano deve prepararsi per incontrare il suo Signore, e questa preparazione del cuore è opera dello S.S., la cui grazia fa risvegliare la fede che favorisce e facilita la nostra adesione alla volontà del Padre, che ci fa desiderare di essere purificati per poterlo ricevere nella Santa Comunione. Da questo desiderio nasce la conversione interiore, quella dell’anima, che è la base di un vero cambiamento di vita, di un ritornare al Padre dal quale ci siamo allontanati per seguire il mondo e noi stessi; la conversione interiore ci aiuterà a respingere ogni forma di peccato e ci darà la speranza della misericordia di Dio e la fiducia nel suo aiuto. I padri della Chiesa chiamavano questa conversione “animi cruciatus”(afflizione del cuore) e “conpunctio cordis”(contrizione del cuore), poiché sostenevano che la conversione è accompagnata dal dolore e dalla tristezza. Per capire meglio, possiamo dire che a causa del peccato, il nostro cuore diventa pesante e indurito, e necessita della grazia di Dio che, con il suo Spirito, opera la giustificazione (Mt. 4,17); la grazia spinge l’uomo a rivolgersi a Dio e lo allontana dal peccare.Per raggiungere la conversione interiore la Sacra Scrittura insiste su tre forme: digiuno preghiera elemosina esse esprimono la nostra conversione in rapporto a 2 noi stessi a Dio agli altri si manifestano nel quotidiano, attraverso i gesti che compiamo, come il perdono, la sollecitudine, la correzione fraterna, l’esame di coscienza: in poche parole, l’abbracciare la croce ogni giorno per seguire Gesù. A fortificarci nell’esercizio di tali azioni, viene in nostro aiuto il sacramento dell’Eucarestia, strettamente legato alla Penitenza, perché in esso è presente il sacrificio di Cristo che ci riconcilia con Dio; l’Eucarestia è l’antidoto contro il peccato e ci preserva da quello mortale. Nella parabola del Figliol Prodigo (Lc. 15, 11-24), Gesù descrive perfettamente e con grande amore il significato e l’effetto della Penitenza; nei versi del brano evangelico sono evidenti alcuni passi del processo di conversione: l’insoddisfazione, l’abbandono della casa paterna, l’umiliazione del figlio, la sua riflessione sul bene perduto, il pentimento, la decisione di ritornare, l’accoglienza del padre e la sua gioia. La festa, il banchetto, l’abito bello sono, invece, i simboli della vita nuova dell’uomo pentito e perdonato che torna in seno alla Chiesa. Dio è Padre Onnipotente, la sua paternità e la sua potenza si manifestano nel modo in cui Egli si prende cura di noi e dei nostri bisogni, perdonandoci liberamente. Dio, nella storia della salvezza, non solo ha liberato Israele dalla sua condizione di schiavitù (Dt. 5,6 ), ma lo salva anche dal peccato, poiché solo Lui può cancellare l’offesa. Dio stesso ha voluto che i suoi servi facciano in Suo nome ciò che Egli stesso faceva quando era sulla terra,e i sacerdoti hanno ricevuto il potere non concesso né agli angeli, né agli arcangeli, e quello che loro compiono sulla terra, Dio lo conferma nei cieli. Se nella Chiesa mancasse la remissione dei peccati, noi non avremmo alcuna speranza di vita eterna: per questo dobbiamo rendere grazie a Dio per il dono dei sacerdoti, e pregare ogni giorno per le sante vocazioni. Gesù, durante la sua vita pubblica, ha reso visibile gli effetti del perdono: ha riscattato i peccatori invitandoli alla sua tavola e, mangiando con loro, ha espresso il perdono di Dio. Dopo la sua morte e resurrezione, invia gli apostoli a predicare “nel suo nome……a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati”(Lc. 24, 47), consegnando loro il “ministero della riconciliazione”(2 Cor. 5, 18) per comunicare la remissione dei peccati per mezzo del Battesimo e per riconciliarci con Dio e con tutta la Chiesa grazie al potere delle chiavi del Regno ( Mt. 16, 19). Nel passo del Vangelo di Matteo troviamo termini come legare e sciogliere che indicano proprio l’autorità conferita agli apostoli di dare,oltre al perdono dei peccati, anche dei giudizi in materia di dottrina e di prendere decisioni disciplinari nella Chiesa. Nel sacramento del perdono Gesù offre ogni volta la possibilità di riprendere in mano il progetto di vita dal quale ci siamo allontanati, offre una nuova possibilità di conversione e di recupero, grazie anche alla penitenza imposta dal sacerdote. Nel corso dei secoli la forma con la quale la Chiesa ha esercitato questo potere ha subito dei cambiamenti; nei primi secoli la riconciliazione dei cristiani era legata ad una pubblica penitenza che poteva durare anche degli anni prima di ottenere l’assoluzione. Nel settimo secolo dei missionari irlandesi portarono dall’oriente in 3 Europa la pratica privata della penitenza: il sacramento si svolgeva privatamente tra penitente e sacerdote: questa nuova forma permetteva una maggiore frequenza al sacramento e il perdono dei peccati gravi e veniali in una sola celebrazione sacramentale; questa è, più o meno, la forma che la Chiesa pratica ancora oggi. I cambiamenti, però, non hanno mutato la struttura fondamentale e gli elementi essenziali del sacramento: gli atti dell’uomo che si pente e converte per la grazia dello S.S., e l’azione di Dio operata dalla Chiesa. La penitenza aiuta il peccatore pentito a sopportare la sofferenza, e la prima azione da compiere è la contrizione del cuore, che è accompagnata dalla promessa di non peccare più. La contrizione è dono di Dio ed esprime la carità che è la virtù che ci fa amare Dio sopra ogni cosa e il nostro prossimo come noi stessi: in questo caso la contrizione è detta perfetta; anche quella imperfetta ( attrizione) è dono di Dio per mezzo dello S.S., e nasce dalla paura delle conseguenze del peccato,paura che segna l’inizio di un cammino di conversione che richiederà l’assidua frequentazione dei sacramenti per giungere a termine. In poche parole , la nostra coscienza subisce uno scossone tale, da causare un cambiamento interiore, da far nascere il desiderio di chiedere la grazia del sacramento dopo un profondo e sincero esame di coscienza. L’accusa dei peccati ci libera e ci riconcilia perché ci fa vedere il peccato e ce ne fa assumere la responsabilità, ci apre a Dio e alla comunità mettendo a nudo il nostro animo. La confessione dinanzi al sacerdote è una parte essenziale del sacramento come pure l’esame di coscienza, che ci aiuterà a ricordare i peccati, soprattutto quelli più nascosti, quelli che feriscono molto gravemente l’anima e sono più pericolosi e subdoli. Ammettere i peccati al sacerdote è metterli davanti alla misericordia divina, e il non farlo consapevolmente, impedisce la guarigione; ma, soprattutto, chi è consapevole di aver commesso un peccato mortale e non l’ha volutamente confessato, non deve accostarsi alla Santa Comunione, anche se prova una grande contrizione: non farebbe altro che segnare la propria condanna. Chi, invece, riconosce le proprie mancanze è d’accordo con Dio perchè l’uomo e il peccatore sono distinti tra loro: l’uomo è opera di Dio, il peccatore è opera dell’uomo, perciò il fatto di condannare il peccatore che c’è in lui, mette l’uomo in armonia con il Creatore. Molti peccati vengono commessi contro il prossimo e dobbiamo impegnarci per riparare, la stessa giustizia lo impone: ogni colpa commessa, impone il dovere di riparazione anche se si è perdonati. Inoltre il peccato ferisce e indebolisce chi lo commette, compromettendo la sua relazione con Dio e con gli uomini. L’assoluzione del sacerdote toglie il peccato, ma non ripara il danno da esso causato, il peccatore deve fare qualcosa per espiare le proprie mancanze, e questo qualcosa si chiama penitenza. Ora, la penitenza imposta dal sacerdote è relativa alla situazione personale del fedele, per il suo bene spirituale, ma deve corrispondere alla gravità del peccato commesso; inoltre la penitenza ci aiuta a configurarci a Gesù Cristo che è morto per i nostri peccati, e ci rende partecipi delle sue sofferenze.(Rm. 8, 17) 4 4 Il ministro e gli effetti di questo Sacramento Cristo, dopo la Risurrezione, ha affidato agli apostoli la missione di convertire e perdonare tutte le genti: tale ministero della Riconciliazione (2 Cor. 5, 18), viene esercitato dai successori degli apostoli comunicando la remissione dei peccati e la riconciliazione con Dio. I sacerdoti hanno il compito di avvicinare i fedeli al sacramento, celebrandolo ogni volta che lo richiedano individualmente, oltre che nei tempi forti dell’Anno Liturgico. Nel celebrare il sacramento, il sacerdote è il Buon Pastore che cerca la pecorella smarrita, è il Buon Samaritano che cura le ferite, è il Padre che aspetta e accoglie il figlio perduto ed è anche il Giusto Giudice imparziale e misericordioso. Il sacerdote è il segno e lo strumento dell’amore che Dio ha per i suoi figli; il sacerdote è il servitore del perdono di Dio, e assolvendo il peccatore, si unisce all’intenzione e alla carità di Cristo. Per la delicatezza del ministero e per il rispetto dovuto ad ogni uomo, la Chiesa stabilisce che venga mantenuto l’assoluto segreto sui peccati confessati, e questo riserbo si chiama sigillo sacramentale perché ciò che il penitente ha detto, resta vincolato dal sacramento. Il primo effetto di questo sacramento è la riconciliazione con Dio, una risurrezione spirituale che restituisce all’uomo la dignità di figlio di Dio. In linea con i profeti e con Giovanni Battista, Gesù ha annunciato il Giudizio dell’ultimo Giorno, quando saranno messi in luce la condotta di ogni uomo e il segreto di ogni cuore. Ora, con la Penitenza, noi ci rimettiamo al giudizio di Dio e anticipiamo, in un certo senso, il giudizio cui saremo sottoposti al termine del nostro viaggio terreno; infatti, Dio ci offre la possibilità di scegliere tra la vita e la morte, attraverso un cammino di conversione che ci aprirà le porte del Regno. Un altro effetto è l’indulgenza che è la remissione davanti a Dio della pena temporale che il cristiano acquista tramite determinate condizioni disposte dalla Chiesa. L’indulgenza è un dono divino che manifesta la pienezza della misericordia di Dio. L’indulgenza può essere parziale o plenaria, nel caso che si venga liberati solo in parte o totalmente, e si può applicare ai vivi o ai defunti. L’acquisto delle indulgenze esige precise condizioni e l’adempimento di determinate opere; per ottenerle, sia parziali che plenarie, occorre che il fedele sia in uno stato di grazia con la confessione e la ferma volontà a distaccarsi dal peccato. Il peccato mortale ha come conseguenza la perdita della carità e la privazione della grazia santificante: se il peccato non viene riscattato dal pentimento e dal perdono divino, causa l’esclusione dal Regno e quindi la morte eterna. Ma il peccato provoca anche il bisogno di purificazione che libera dalla pena temporale e la necessità che sentiamo di confessarlo, provoca in noi ogni volta una conversione che nasce dalla carità e dal desiderio di una comunione apportatrice di beni spirituali che rappresentano il tesoro della Chiesa, il frutto dell’espiazione di Cristo: a questa comunione appartengono anche i defunti ancora in via di purificazione. Peccare ci allontana dal disegno di Dio pensando di poter fare di testa 5 nostra, ci fa rifiutare l’amore del Padre, ci fa andare contro gli insegnamenti che Egli ci da attraverso la Chiesa, intaccando così la nostra identità di figli. Ricostruirla non è nelle nostre capacità e determina la gravità del peccato: solo Dio può ricostruire la Sua immagine in noi. 5 La celebrazione del Sacramento La celebrazione del sacramento della Penitenza ci fa vivere alcuni atteggiamenti necessari perché si realizzi la Riconciliazione. Il primo passo è l’ascolto della Parola di Dio, che illumina il nostro esame di coscienza, ci fa capire l’amore fedele del Padre, ci apre gli occhi per vedere il nostro peccato, le schiavitù, le idolatrie, l’egoismo. L’ascolto della Parola ci porta al pentimento, a riconoscere il peccato, a percepire la distanza tra noi e Gesù, a far nascere in noi il dispiacere di averlo offeso e il proponimento a non offenderlo mai più. Infine l’assoluzione che il sacerdote ci da è il gesto con il quale la Chiesa ci trasmette il perdono di Dio,così che rinasciamo ad una nuova vita. Il peccato ha potere distruttivo verso gli altri e verso le cose, per questo il perdono ricevuto ci induce a perdonare a nostra volta, a cambiare i nostri atteggiamenti, a promuovere i valori della pace e dell’amore di Dio. Mimma Lombardo 6