Borghi Marchigiani Sommario Urbisaglia ............................................................................................................................. 2 La Rocca di Urbisaglia ...................................................................................................... 3 Collegiata di San Lorenzo ................................................................................................ 3 Chiesa Ss. Addolorata ...................................................................................................... 4 Chiesa del Ss. Crocifisso .................................................................................................. 4 Chiesa della maestà ......................................................................................................... 5 Chiesa di San Biagio - Museo delle armi .......................................................................... 5 Colmurano ........................................................................................................................... 6 Artistrada e Pizzagra ........................................................................................................ 6 San Ginesio ......................................................................................................................... 7 Tolentino .............................................................................................................................. 9 Castello della Rancia ......................................................................................................... 10 Pag.1 Borghi Marchigiani Urbisaglia Urbisaglia è un comune italiano di 2 737 abitanti della provincia di Macerata nelle Marche. Il nome della città deriva da quello dell'antica città romana di Urbs Salvia. Urbisaglia sorge sul Colle di San Biagio, delimitato ad Ovest dalla valle del torrente Entogge e ad Est da quella del fiume Fiastra. Il clima è temperato con inverni non molto freddi ed estati non molto calde. Città della Regio V Picenum, Urbs Salvia nacque come colonia nel II secolo a.C. Ampiamente ricostruita tra l'età augustea e quella tiberiana (inizio I secolo d.C.), in base ad un preciso progetto di monumentalizzazione della città, la sua decadenza iniziò al passaggio delle truppe diAlarico nel 408-409 d.C. Una testimonianza della situazione in cui versava Urbisaglia nel corso del VI secolo ci giunge da Procopio di Cesarea che, nella "Guerra Gotica", descrive il misero stato della città. Il grado di rovina e devastazione della città non passò inosservato neanche a Dante Alighieri, padre della lingua italiana, il quale ne menzionò il degrado, nei versi 73-78 del XVI Canto del Paradiso della Divina Commedia Nei secoli successivi gli abitanti di Urbs Salvia, che si rifugiarono gradualmente sulla sommità della collina, diedero origine al Castro de Orbesallia. Nel XII secolo nei pressi di Urbisaglia sorse un importante polo religioso, economico e culturale, l'Abbazia di Chiaravalle di Fiastra, che esercitò una forte influenza su tutta la Valle del Fiastra e sui territori circostanti. Dal XII all'inizio del XIV secolo Urbisaglia fu dominata dalla famiglia Abbracciamonte che, in varie riprese, finì per cedere a Tolentino i diritti sul castello di Urbisaglia; in particolare, l'ultima cessione, ad opera di Fidesmido di Pietro, avvenne nel 1303: Tolentino divenne così unico e assoluto proprietario di Urbisaglia, designandone il podestà e insediando nel castello una guarnigione militare per prevenire le rivolte della cittadinanza insofferente al suo potere. Dopo la signoria di Francesco Sforza (1433 – 1443), durante la quale il potere fu esercitato da Elena Tomacelli (nipote di papa Bonifacio IX e moglie di Taliano Furlano, capitano di ventura dello Sforza), Urbisaglia tornò sotto il domino di Tolentino, che chiedeva insistentemente al papato la possibilità di costruire una rocca per scoraggiare eventuali ribellioni. Il permesso di costruire la Rocca di Urbisaglia fu concesso a Tolentino nel 1497 da papa Alessandro VI; nel 1507 Tolentino vi insediò una guarnigione di 12 uomini a presidiarla. Nel 1564 gli Urbisalviensi presentarono una petizione a papa Pio IV, chiedendo l'autonomia da Tolentino. L'esito della spedizione fu positivo, ma la morte del papa bloccò la liberazione, che avvenne quindi sotto il pontificato di Pio V il 9 agosto del 1569, quando la città fu posta definitivamente alle dirette dipendenze della Santa Sede. Durante il periodo di governo pontificio vennero effettuati i primi scavi della città romana, mentre dopo l'unità d'Italia si crearono le condizioni per un migliore livello di vita della popolazione grazie allo sviluppo industriale, che vide la nascita di una filanda, un calzificio, un saponificio, ecc. Con i lasciti dei benefattori Angelo Buccolini, Innocenzo Petrini e del marchese Alessandro Giannelli, il paese si dotò di un asilo infantile, di un ospedale, di un ospizio per anziani e di un Monte di Pietà. Durante il periodo fascista al toponimo Urbisaglia venne aggiunto il nome "Bonservizi", in onore dell'urbisalviense Nicola Bonservizi giornalista del Popolo d'Italia e collaboratore di Mussolini, assassinato a Parigi da un anarchico. Negli anni della seconda guerra mondiale, Urbisaglia fu sede di un campo di internamento ubicato nel Palazzo Giustiniani Bandini adiacente all'Abbazia di Fiastra. Oggi il paese conta più di 2700 abitanti che si Pag.2 Borghi Marchigiani dedicano, principalmente, ai lavori agricoli, artigianali, all'industria siderurgica, energetica e dell'abbigliamento. Riconosciuto come Parco archeologico regionale nel 1994, si estende per circa 40 ettari ed è il più importante e spettacolare delle Marche. Il percorso di visita scende lungo il declivio della collina, attraverso un comodo tracciato di circa un chilometro. Si può così cogliere nella sua interezza la struttura della città romana, che digrada a partire dal colle di San Biagio fino a raggiungere, articolandosi in una serie di terrazzi naturali, il fondovalle pianeggiante, delimitato a est dalla scarpata sul fiume Fiastra. Sono visitabili il Serbatoio, il Teatro, l'Edificio a nicchioni, il complesso Tempio-criptoportico dedicato alla Salus Augusta e l'Anfiteatro fatto costruire da Lucio Flavio Silva. Ben visibile anche la cinta muraria, conservata per parecchie centinaia di metri su tre dei suoi quattro lati. Oggi l'anfiteatro ospita, nei mesi di luglio e agosto, un'importante stagione di teatro classico antico, in cui la qualità degli spettacoli si abbina alla suggestione dei luoghi. La Rocca di Urbisaglia La Rocca di Urbisaglia è una fortificazione militare eretta per volontà del comune di Tolentino all'inizio del Cinquecento, su resti di fortificazioni precedenti, nel punto più alto del Colle di San Biagio. La sua posizione, che domina l'intero spazio cittadino, fa ipotizzare che qui fosse localizzata l'Arce o il Campidoglio della città romana; tracce consistenti di mura romane e di agglomerati in calcestruzzo sono infatti ancora oggi visibili. Di forma trapezoidale, con il lato più esteso rivolto verso l'esterno per fronteggiare eventuali attacchi nemici, la Rocca è dotata di quattro torrioni angolari e di una torre portaia, nonché di un alto mastio che fungeva da abitazione per la guarnigione militare imposta da Tolentino a Urbisaglia.Scopo fondamentale della Rocca, infatti, era quello di controllare il borgo di Urbisaglia ed evitare che gli urbisalviensi si ribellassero al governo tolentinate. Collegiata di San Lorenzo Costruita tra il 1790 ed il 1812, la chiesa è a pianta centrale ottagonale con cappelline radiali. All'interno troviamo 8 grandi colonne innalzate su basamento che sorreggono archi a tutto sesto sui quali si innesta la finta cupola. L'abside venne affrescato agli inizi del '900 da Ciro Pavisa con cinque episodi della vita di San Lorenzo. Gli affreschi sono, da sinistra: Guarigione degli ammalati ("Diede la vista ai ciechi"), I Tesori della Chiesa ("Questi sono i testori della Chiesa"), Il supplizio sulla graticola ("Sulla graticola non negò Dio"), Arresto di Sisto II ("Dove vai, padre, senza il figlio?"), Esercizio del Ministero ("Sbrigati a battezzarmi"). Di notevole interesse, nella prima cappella a destra dell´ingresso, il Trittico di Stefano Folchetti di San Ginesio datato 1507. Esso rappresenta al centro lo sposalizio mistico di S.Caterina d´Alessandria con Gesù e, ai lati, San Lorenzo martire e San Pietro apostolo. Sulla predella sono raffigurati i dodici apostoli con al centro la figura del Cristo. Nel pilastro laterale sinistro le figure di San Sebastiano, San Francesco d´Assisi e San Nicola da Tolentino. Nel pilastro laterale destro San Rocco, Sant´Agata e Santa Apollonia. Nei semipennacchi è raffigurata l´Annunciazione. Nella seconda cappella a destra dall´ingresso l´altare del Sacro Cuore, la cui effigie, molto venerata dagli urbisagliesi, fu portata in processione nell´aprile del 1893 per invocare la pioggia dopo un lungo periodo di siccità. Secondo la devozione la richiesta venne esaudita e da allora, ogni 28 aprile, si Pag.3 Borghi Marchigiani celebra ad Urbisaglia la festa votiva del Sacro Cuore. Ai lati del Sacro Cuore altri due affreschi del Pavisa: la Crocifissione e l´Ultima Cena. Nella seconda cappella a sinistra dall´ingresso, la Vergine del Rosario, opera che imita la Madonna del Rosario di Lorenzo Lotto conservata a Cingoli nella chiesa di San Domenico. La tela, datata 1577, raffigura la Madonna in trono con il Bambino, circondata dalla rappresentazione dei 15 misteri del Santo Rosario, legati fra loro da una corona. La tela conservata sulla sinistra della stessa cappella rappresenta la Madonna circondata dai santi patroni di Urbisaglia: papa San Pio V, San Lorenzo martire, San Giorgio e San Marone. Chiesa Ss. Addolorata È la chiesa più antica esistente nel centro storico. Non si conosce con precisione quando sia stata edificata, ma le sue forme architettoniche la fanno risalire al XV sec. circa. Dai documenti storici risulta che questa era la sede della pievania di S. Lorenzo prima della costruzione della Collegiata di S. Lorenzo del 1800. Nel 1828 la chiesa, non più sede parrocchiale, fu acquistata dalla Confraternita dell´Addolorata, che le attribuì il nuovo nome e ne fece la propria sede. L´edificio è costruito con mattoni a faccia vista, con contrafforti di sostegno alla struttura sul lato nord. Lo stile della costruzione richiama nella sua architettura la vicina Chiesa della Maestà. Il portale in pietra bianca è di origine romana, quasi certamente proveniente da un arco trionfale. La facciata ha subito un rifacimento nel 1886 quando, per allineare gli edifici del corso, fu arretrata di circa 1,5m. In quella occasione il rosone da circolare fu reso semicircolare. L´interno è ad una sola navata, il tetto è a copertura lignea a capriate. Alle pareti si aprono cinque nicchie, che corrispondono alle strutture di rafforzamento esterno. Gli affreschi, recentemente restaurati, risalgono ai primi del ´500. Chiesa del Ss. Crocifisso Situata in località Convento di Urbisaglia, la chiesa del Santissimo Crocifisso viene fatta risalire agli inizi del XVII sec. La chiesa, con annesso convento, è un fulgido esempio dell'architettura religiosa del '600. Dietro l'altare troviamo uno splendido esempio di coro ligneo da dove i monaci del convento seguivano la messa. La facciata è stretta e slanciata, sembra quasi una torre che serve a riportare lo sguardo verso la divinità, ottima soluzione per riaffermare la supremazia della fede e della chiesa nel periodo della Controriforma. Quest'ultima caratteristica non è esasperata come vorrebbero i dettami del barocco perché parliamo di uno stile ancora precoce. La struttura recentemente restaurata è ad un'unica navata e mostra interni molto chiari e luminosi dominata da colori quali il bianco, il giallo ed il verde. Una grande trabeazione gira tutt'intorno alla chiesa sostenuta da colonne, con capitelli compositi, rastremate ad 1/3 secondo i dettami della classicità e innalzate su zoccolo. Nell'annesso convento risedette stabilmente il Terzo Ordine Regolare di S. Francesco fino al 1860, anno dell'annessione delle marche al regno Sabaudo. Qualche anno più tardi la chiesa divenne di proprietà del comune. Pag.4 Borghi Marchigiani Chiesa della maestà La chiesa è denominata anche Santa Maria del Massaccio e si trova in località Maestà di Urbisaglia. Eretta addossata alla primitiva edicola sacra eretta a ridosso di un rudere romano, probabilmente un monumento funerario (ancora oggi visibile), situato lungo l'antica Salaria Gallica. Secondo la tradizione locale in questo luogo, nell´anno 1429, apparve la Madonna che in cambio della costruzione di una chiesa in suo onore promise la liberazione dalla peste che imperversava in quel tempo. Sulla parete di fondo della piccola chiesa, protetta da una grata, venne affrescata una Vergine in Maestà, databile al Trecento e ancora oggi splendidamente conservata. Gli affreschi della Chiesa della Maestà si susseguono lungo le pareti senza un preciso schema compositivo. Chiesa di San Biagio - Museo delle armi Il museo è stato allestito all'interno di una piccola chiesa, dedicata a San Biagio ma ormai sconsacrata, situata appena fuori dalle mura cittadine in una posizione particolare considerata dagli abitanti come naturale congiunzione tra le rovine della città antica e il centro storico medievale. La chiesa si erge proprio al di sopra del Serbatoio romano e fu eretta in tale posizione nel 1771 dai gesuiti. Nel corso dell'Ottocento fu più volte requisita dal Comune ed attrezzata come lazzaretto durante le varie epidemie di colera. Successivamente la chiesa divenne proprietà del comune che decise di destinare l'area a ricordo dei Caduti urbisagliesi che, numerosi, si immolarono alla Patria. Nell'ultimo dopoguerra quindi, la sezione locale dei Combattenti e Reduci, con in testa il suo presidente Ivo Buccolini, diede vita alla costruzione del Sacrario dei Caduti. Negli ultimi anni, si decise di istituire in questo luogo sacro un Museo permanente formato da tutta una serie di oggetti bellici (armi ed utensili riportati in Paese dai familiari dei nostri compaesani morti sul fronte) che, insieme a numerose uniformi militari, costituiscono un fervido ricordo di una delle pagine più drammatiche, ma sicuramente fondamentali, della storia dell'Italia moderna. Pag.5 Borghi Marchigiani Colmurano Colmurano è un comune italiano di 1289 abitanti della provincia di Macerata nelle Marche. Colmurano è il terzo comune più piccolo per superficie (11,17 km²) nella provincia di Macerata. Lo precedono Camporotondo di Fiastrone e Ripe San Ginesio. Il territorio del comune risulta compreso tra i 205 e i 414 m s.l.m. con un'escursione altimetrica complessiva pari a 209 metri. La cinta muraria con i suoi rioti (resti di torri perimetrali). La porta ogivale anteriore al 1200, ancora oggi quasi intatta e sicuramente un tempo dotata di ponte levatoio e con soprastante torre triangolare. La chiesa della Loggia o di San Rocco, coeva dell'adiacente porta ogivale, sicuramente alloggio per i pellegrini. Più volte rimaneggiata, conserva nel suo interno un affresco rinascimentale (1536). Oggi è adibita a sala consiliare del comune. La chiesa della Santissima Annunziata, con facciata arricchita di ceramiche; nel suo interno un bellissimo presepio: affresco del maestro G. A. De Magistris risalente al 1560. La fonte Allungo, oggi lavatoio pubblico, con le sue originali fonti medievali e il bellissimo affresco della Madonna con Bambino. La chiesa parrocchiale di San Donato (patrono del paese) che conserva al suo interno stupendi reliquiari che racchiudono nel loro fine cesello una piccola Croce e una Sacra Spina. Tante bellezze fanno di Colmurano un gioiello naturale pieno di fascino per l’occhio, che può spaziare nell’infinito dei Monti Sibillini e delle colline circostanti fino al mare. Numerose attività artistiche (la festa di Artisti di strada internazionale a luglio www.artistrada.it , manifestazioni culinarie e tesori pittorici ed architettonici contribuiscono poi a vivacizzare e rendere indimenticabile il soggiorno in questo ameno angolo di pura natura e storia. Artistrada e Pizzagra Racconta la nostra voglia di sorprenderci, di stupirci, di tessere orditi con i “viaggiatori” per i quali la libertà, o meglio, il sogno di libertà è lo specchio della vita. L’arte e’ una malia, una sensazione. La strada e’ una porta aperta sull’inatteso. Una questione di anima, di contatto, di emozione. E la vita nei tagli delle ombre celebra le sfaccettature della luce. Il ricordo supera il paradigma del tempo in una catarsi di rare espressioni artistiche. ArtiStrada, più che un nome di un Festival, è un modo di respirare il vivere ed è la rappresentazione concreta di un’arte che sublima la vita e che assicura il volo nell’intensità dell’assoluto. Un’arte da assaporare, per poi sapere che racchiude i tuoi segreti. Artistrada è anche …Pizzagra: la sagra della pizza Nelle 4 serate e fino a tarda notte si potranno consumare pizze cotte con forno a legna. Inoltre nelle cantine dislocate per il paese ghiottonerie culinarie a scelta dei cuochi (tra cui i famosi fagioli messicani)… Poi ancora vino cotto, vernaccia, sangria e chi più ne ha più ne metta. Pag.6 Borghi Marchigiani San Ginesio Nascosta nel portale della Collegiata c'è la mano di Dio che regge il mondo orge nella piazza principale il gioiello di San Ginesio. è la chiesa Collegiata, che si presenta con la facciata suddivisa in due parti, di cui l'inferiore è più antica e comprende il magnifico portale (sec. XI) in travertino, con archi concentrici a tutto sesto che continuano lo stesso ritmo architettonico delle colonnine e dei pilastrini. Incastonata in una formella nell'angolo destro del portale vi è la rozza figura del santo istrione, forse longobarda. Fra i capitelli delle colonnine del portale fanno capolino a destra, il volto di Ginesio e a sinistra la mano dell'Eterno che sorregge la Sphaera Mundi, il globo della terra. La parte superiore della facciata è un vero ricamo in cotto: suddivisa in cinque prospetti di uguale larghezza ma di differente altezza, fu costruita da un maestro tedesco nel 1421, durante le ultime fioriture del gotico che s'innesta sulla tradizione romanica. Accanto alla facciata è la torre civica romanica con cuspide a bulbo ricostruita nel XVII sec. Nel silenzio delle sue navate la maestosa chiesa ha accolto testimonianze di ogni epoca e stile. Il Crocefisso ligneo è quello portato dai 300 esuli nel 1450 durante il loro ritorno a San Ginesio. Dalla scuola del Perugino viene una Madonna con Bambino e Santo Patrono, mentre le cappelle che si aprono sulla navata destra custodiscono opere di Federico Zuccari, del Pomarancio, di Simone de Magistris e altri valenti pittori. Nella cripta, si ammirano gli affreschi di Lorenzo Salimbeni del 1406. Quasi contemporanea alla Collegiata è un'altra splendida chiesa romanico-gotica, edificata nel 1050 e dedicata a S. Francesco: l'armonioso portale e l'abside sono le testimonianze più antiche, mentre l'interno a sala, in stile neoclassico, ospita opere pregevoli tra cui un'intensa Crocifissione di scuola riminese-marchigiana. A pochi passi si trova un'altra antichissima chiesa (996), quella di S. Michele, dal bel portale gotico e con un'edicola interna affrescata da Stefano Folchetti, pittore locale di echi crivelliani. Del periodo gotico restano inoltre le mura castellane e i portici superstiti dell'Ospedale dei pellegrini (XIII sec.), così detto perché vi ricevevano assistenza e ospitalità i pellegrini che transitavano per San Ginesio diretti a Loreto o a Roma, quasi sempre a piedi. Restaurato nel 1456-57 con l'aggiunta della loggia, l'edificio preserva il fronte in stile romanico. Da vedere infine: diversi bei palazzi, le quattro porte superstiti, le chiese di S. Gregorio, di S. Maria in Vepretis e dei SS. Tommaso e Barnaba. Ma è tutta l'atmosfera del borgo, avvolto in panorami luminosi, a incantare e stupire. Pag.7 Borghi Marchigiani Lo chiamano "il balcone dei Sibillini", per le belle vedute panoramiche, il verde d'intorno, i tesori all'interno. Pag.8 Borghi Marchigiani Tolentino Si trova in una posizione geografica territorialmente favorevole, ed ha sempre ospitato insediamenti abitativi, assumendo un ruolo storico, culturale ed economico importante come cerniera tra la costa e la zona montana: le prime testimonianze di vita nel territorio del comune risalgono al paleolitico inferiore per arrivare alla civiltà picena. La città di Tolentino si trova al centro della vallata del Chienti, a 60 km con l'innesto della Flaminiain direzione ovest (Roma) e a 40 km con l'innesto dell'Autostrada Bologna-Taranto (A14). Per questo motivo e per una fitta rete viaria, fra cui la SS 77 e la superstrada parallela, rappresenta un nodo di un certo rilievo dal quale sono facilmente raggiungibili le località sciistiche dei monti Sibillini per il soggiorno montano e le località balneari della costa ll centro storico, custode di un pregevole patrimonio artistico-culturale, con i preziosi affreschi della Basilica di San Nicola, le tipiche abitazioni medioevali, il Duomo con il sarcofago di San Catavero, le chiese romaniche e diversi resti che testimoniano le mura difensive erette in epoca medioevale. La piazza principale della cittadina, è piazza della Libertà, il cuore del centro abitativo, fin dai tempi degli antichi romani. Su questa piazza, vi si affacciano il palazzo Sangallo, che dovrebbe essere stato costruito per opera di Sangallo il giovane, il Palazzo municipale, di origine trecentesca, e la torre degli Orologi, di origine rinascimentale. L’edificio di culto più importante è senza dubbio la Basilica di San Nicola, eretta nel periodo duecentesco e terminata solo nel secolo successivo, il tutto testimoniato dal portale, costruito in stile tardogotico su una facciata barocca. All’interno sono custodite diverse opere d’arte degne di nota, quali una tela del Guercino, risalente alla prima metà del XVII secolo; una Madonna della Pace, di Giuseppe Lucatelli; il cappellone di San Nicola, costruito in stile gotico e decorato da un intero ciclo di affreschi, risalente ai primi anni del XIV secolo, opera attribuita alla scuola riminese; la Cappella delle santissime Braccia, caratterizzata da una grandiosa decorazione di marmi, statue e stucchi, tutti risalenti al periodo ottocentesco e una cripta in argento dove si trovano le spoglie del santo. La basilica, inoltre, ospita il Museo dell’Opera del santuario, che offre al turista una pregevole collezione di dipinti, oreficerie e arredi sacri, affreschi strappati, oggetti liturgici e antichi mobili, tra i quali spiccano la Pietà di Vittore Crivelli, la Madonna col Bambino e i Santissimi Simone e Liberato di Simone de Magistris, e una statua lignea della Madonna giacente col bambino. Altro edificio religioso interessante da visitare, è il Duomo, costruito nel periodo medioevale in memoria del Santo Catervo, il patrono della cittadina. Proseguendo il vostro itinerario verso piazza Maurizi, la seconda piazza della cittadina, potrete ammirare la chiesa di San Francesco, costruita nel periodo duecentesco. Di fronte alla chiesa si affacciano il palazzo Antici Mattei, risalente al periodo rinascimentale, e il palazzo Maurizi. Di notevole interesse storico è il Palazzo Barisani Bezzi, chiamato anche Casa della Pace, perché è l’edificio nel quale Napoleone firmò la pace di Tolentino negli ultimi anni del XVIII secolo. Oggi, la costruzione architettonica, è sede del Museo napoleonico, che espone cimeli e documenti dell’epoca. Non possiamo poi non citare lo storico Castello della Rancia, eretto su una pianura adiacente al fiume Chienti nel XIV secolo, si dice che al centro del cortile ci sia una cisterna in cui vennero deposti i corpi dei caduti della Battaglia della Rancia del 1815. Pag.9 Borghi Marchigiani Castello della Rancia A sette chilometri da Tolentino s'innalza maestoso e suggestivo il Castello della Rancia. L'edificio, di forma quadrangolare, è composto da una cinta merlata rafforzata da tre torri angolari. A difesa dell'ingresso principale si eleva una delle torri a cui si accedeva mediante un ponte levatoio, sostituito in seguito da uno in muratura. Il mastio è alto venticinque metri ed è costituito da quattro piani, di cui i primi tre sono voltati a crociera. Il piano seminterrato del mastio, illuminato da due alte feritoie a bocca di lupo, fu un tempo usato come prigione come indicano i grossi anelli in ferro infissi alle pareti. Su due lati adiacenti della corte, provvista al centro di una profondissima cisterna, s'innalzano due porticati con archi a tutto sesto sorretti da pilastri cilindrici in laterizio. Al primo piano un altro porticato affianca un ampio salone, probabilmente la parte del castello che aveva funzione di residenza. Dal cortile si accede a una cappellina barocca eretta dai Gesuiti. Testimonianze non confermate sostengono l'esistenza, al centro del cortile, di un'altra cisterna dove sembra vennero sepolti molti dei caduti durante la Battaglia della Rancia nel 1815. Secondo la tradizione esisterebbe inoltre una galleria medievale che dovrebbe congiungere il Castello alla Basilica di S. Nicola. Sulla pianura situata alla sinistra del fiume Chienti, a 7 chilometri da Tolentino, s'innalza, maestoso e suggestivo, il Castello della Rancia ricostruito nel sec. XIV sulle strutture di una preesistente grancia cistercense. Il castello, di forma quadrangolare, è composto da una cinta merlata rafforzata da tre torri angolari. A difesa dell'ingresso principale del castello si eleva una delle torri a cui si accedeva mediante un ponte levatoio, sostituito in seguito da uno in muratura. Il mastio, nucleo originario della preesistente grancia, è alto circa 30 metri ed è costituito da quattro piani, di cui i primi tre sono voltati a crociera. Al secondo piano, fornito di un ampio camino e raggiungibile tramite una scala a chiocciola in pietra, si trovava l'alloggio del granciario e poi del castellano. Il piano seminterrato del mastio, illuminato da due alte feritole a bocca di lupo, fu un tempo usato come prigione come indicano i grossi anelli in ferro infissi alle pareti. Su due lati adiacenti della corte, provvista al centro di una profondissima cisterna, si innalzano due porticati con archi a tutto sesto sorretti da pilastri cilindrici in laterizio. Al primo piano un altro porticato affianca un ampio salone, probabilmente la parte del castello che aveva funzione di residenza. Dal cortile si accede a una cappellina barocca eretta dai Gesuiti. Testimonianze non confermate sostengono l'esistenza, al centro del cortile, di un'altra cisterna dove sembra vennero sepolti molti dei caduti durante la Battaglia della Rancia nel Pag.10 Borghi Marchigiani 1815. Secondo la tradizione esisterebbe inoltre una galleria medievale che dovrebbe congiungere il Castello alla Basilica di S. Nicola. Grancia: (dal francese grange) era fattoria e deposito di derrate alimentari dipendente da una abbazia. granciario: era il responsabile dell'amministrazione della grancia alle dirette dipendenze dell'abate. Battaglia della Rancia: fu combattuta il 2 e 3 maggio 1815 fra l'esercito austriaco comandato dal generale Bianchi e Gioacchino Murat, re di Napoli, che tentava di unificare l'Italia. Da diversi storici l'avvenimento fu definito la prima battaglia per l'indipendenza italiana. Basilica di San Nicola: costruita dagli agostiniani nel sec. XIII sotto il titolo di Sant'Agostino, assunse l'attuale denominazione dopo la morte di San Nicola (1305), canonizzato nel 1446. Tra le numerose opere d'arte che racchiude, riveste eccezionale importanza il cosiddetto Cappellone, che conserva il più vasto ciclo di affreschi delle Marche, uno dei più importanti in Italia, dovuto alla scuola giottesco-riminese. Pag.11