MESOTELIOMA E’ un tumore aggressivo delle sierose, come pleura e peritoneo. La sua incidenza sta aumentando in tutto il mondo probabilmente a causa della diffusa esposizione all’asbesto, un fattore di rischio associato. Il picco d’incidenza in Europa è atteso nei prossimi 10-15 aa. L’80% delle persone affette da mesotelioma è di sesso maschile e spesso i pz presentano versamento pleurico, dispnea e dolore toracico. Se il mesotelioma interessa il peritoneo, invece, sono di frequente riscontro distensione addominale e versamento ascitico, con dolore addominale e, occasionalmente, interessamento degli organi vicini. Può anche colpire sierose come il pericardio e la tonaca vaginale. Il tumore inizialmente parte della pleura parietale ( o dalla superficie parietale della sierosa) e poi diffonde alla viscerale. L’infiltrazione locale porta a ingrossamento dei linfonodi, addirittura può causare ostruzione della vena cava superiore e tamponamento cardiaco. Le mts sono raramente causa di morte. Poiché questo tumore è dotato di alta invasività, si espande silenziosamente nelle cavità del corpo rivestite dalle sierose colpite, di modo che alla diagnosi c’è già una larga diffusione neoplastica. Il polmone contro laterale o la cavità peritoneale sono sede di invasione nel 10-20% dei casi. Altri sintomi associati al mesotelioma sono quelli tipici della cachessia neoplastica: perdita di peso, astenia, febbre, trombocitosi, ipoalbuminemia, elevazione della VES, anemia e sudorazione notturna. Il tumore è solitamente diagnosticato dopo che sono trascorsi 2-3 mesi dall’esordio dei sintomi. Quando la malattia progredisce, le pleure del lato affetto diventano fisse e ostacolano l’espansione del polmone. Questa condizione predispone allo sviluppo di focolai di polmonite. Asbesto principale carcenogeno associato al mesotelioma, tant’è che questo tipo di tumore era raro prima del largo impiego del materiale. Due principali tipi di fibre: anfiboli e crisotile. Ancora non è chiaro se solo gli anfiboli siano fattore di rischio o lo siano entrambe. Si pensa che le fibre di asbesto oltrepassino la superficie del polmone, graffino la pleura e causino quindi ripetuti danni e infiammazione. Tre gruppi di persone esposte: Coloro che sono stati direttamente a contatto con le fibre nel loro lavoro, durante l’estrazione o la lavorazione del materiale. Coloro che utilizzavano i prodotti della lavorazione dell’asbesto, quali idraulici, carpentieri, installatori di pannelli isolanti, etc. Coloro che sono stati esposti incidentalmente e senza saperlo ad un’aria carica di fibre d’asbesto. Ipotesi patogenetiche: 1. Le fibre irritano la pleura infiammazione 2. Le fibre troncano o perforano il fuso mitotico, con interruzione del normale processo di mitosi, conseguente in cellule aneuploidi o con altri tipi di alterazioni cromosomiche. 3. L’asbesto induce formazione di ROS che causano danno al DNA. 4. L’asbesto induce fosforilazione e attivazione delle MAP-chinasi Jun-Fos. Biologia Le cellule neoplastiche hanno una crescita incontrollata: producono e rispondono a molti fattori di crescita, quali PDGF, EGF e TGF-β (meccanismo di stimolazione autocrino). Il 90% delle cellule esprime l’enzima telomerasi, permettendo la loro immortalizzazione (i telomeri non vengono accorciati durante i cicli di proliferazione e divisione). Nelle cellule di mesotelioma non si osserva frequentemente perdita dei geni oncosoppressori p53 e Rb, tuttavia, sono deleti o mutati geni per proteine conivolte in queste vie di segnalazione (es: p16, p14). L’apoptosi è tenuta lontana dalla sovraespressione della proteina Bcl-XL. Data l’avidità di queste cellule proliferanti per nutrienti e ossigeno, la produzione di fattori angiogenetici (VEGF) è fortemente incentivata. (Nei modelli animali il blocco dell’attività di VEGF riduce la crescita tumorale). Un aumento della rete di vasi neoformati alla biopsia è associato a cattiva prognosi rispetto a quei tumori in cui non c’è stato incremento. Le cellule di mesotelioma producono collagene e la prognosi sembra essere associata anche all’espressione di MMP. DIAGNOSTICA Problema diagnostico più frequente = distinguere mesotelioma da adenocarcinoma del polmone, soprattutto se c’è infiltrazione della pleura. Alla biopsia: marcatori usati CK (Citocheratina) per verificare che le cellule siano di mesotelioma e non di melanoma o sarcoma. Per la distinzione tra M. e AK., invece, si utilizzano marcatori specifici per le cellule di M., come EMA, Calretinina, WT1 (Wilm’s Tumor 1 Antigen), mesotelina... e la negatività al CEA. L’RX, alla presentazione del tumore, mostra frequentemente versamento pleurico e, talvolta, masse alla base della pleura. Il riscontro di placche fibrotiche è segno di esposizione all’asbesto, ma non è da considerare una lesione che precede l’insorgenza di un mesotelioma. Alla TC si osservano solitamente o un versamento senza altri segni o masse alla base della pleura, isolate. Non si sa ancora perché alcune forme di mesotelioma producono masse localizzate mentre altre crescono come croste uniformi che rivestono il polmone. La RM è utile per verificare l’estensione del tumore, soprattutto se questo invade strutture locali, come coste e diaframma. Anche la PET aiuta, in particolare per distinguere una massa pleurica benigna da una maligna, per stadiare la neoplasia e l’infiltrazione linfonodale. Marcatori sierici: l’SMRP (Proteina sierica mesotelioma-correlata) è una forma solubile di mesotelina. E’ elevata nell’84% dei pz affetti da mesotelioma e in meno del 2% dei pz con altri disordini a carico delle strutture pleuriche o polmonari. Più del 60% dei pz con questo tumore ha la SMRP elevata al momento della diagnosi. E’, quindi, molto utile comparare i livelli di SMRP con il citologico per confermare la diagnosi di mesotelioma maligno. PROGNOSI & TRATTAMENTI Sopravvivenza media dalla diagnosi = 12 mesi. La prognosi è peggiore nei pz maschi, in quelli con malattia diffusa e condizioni generali scadenti, captazione alta alla PET, anemia, trombocitosi e alta conta dei bianchi. La chirurgia risulta più efficace in aggiunta di chemioterapia, radioterapia o immunoterapia. La chemioterapia risulta poco utile, così come la radioterapia (soprattutto se il tumore è diffuso). L’immunoterapia viene fatta con INF-α, IL-2 e GM-CSF: ha mostrato qualche risposta, ma nulla da incentivare l’uso di questo trattamento.