Allegato alla scheda dei Beni Culturali e Monumentali CHIESA MONUMENTALE, MUSEO, PINACOTECA DI SAN FRANCESCO SEGNALAZIONE COSE DI RILEVANTE INTERESSE: Interno. L'edificio è ad una navata, con tetto a capriate ed abside quadrilatera ornata da uno stupendo arco trionfale tardo-gotico. Le otto finestre trilobe sono chiuse da vetrate, opera del parigino Francesco Mossmeyer (n. 1852) ed eseguite a Firenze dalla ditta Quentin, offerte durante i lavori di restauro, iniziati nel 1906 e conclusi nel 1926, da altrettanti donatori, ricordati dagli stemmi raffigurati su ognuna di esse: a s. Famiglia Raffaelli; Mons. Luigi Baccini, Conte della Gherardesca, Conte Marsili di Mercatello; a d. Famiglia Donati, Arciprete Luigi Sacchi, Principessa Ruspoli, Famiglia Gasparini. Parete di fondo. A destra: Monumento funerario del medico Brelli, proveniente dal chiostro - Parte superiore consistente in un arco trilobato di arenaria ottimamente scolpito nel 1385 dall'iscrizione frammentaria: "HOC SEPULCRUM ES... MIS MEDICI BRELLI D MERCATELLO ANNO L EIUS MCCCLXXXV". Il Redentore e un angelo. Frammento di pietra arenaria, arte gotica del '300; proviene dall'ex convento di Santa Chiara. Ritratti di Federico da Montefeltro e di Ottaviano Ubaldini, medaglioni in marmo scolpiti a bassorilievo attribuiti a Benedetto da Maiano (1442-1497), provenienti dal portico antistante la chiesa (demolito nel 1832 per allargare la strada), fatto costruire nel 1487 su disegno di Francesco di Giorgio Martini da Ludovico Stefàni. In quello di s. è scritto: "OTAVIANI UBALDINI COMITIS MERCATELLI"; in quello di d. "DIVI FEDERICI URBINI DUCIS". A s.: Mausoleo di Bartolomeo Brancaleoni. È un monumento di travertino compatto, finemente lavorato da maestri veneziani, fatto innalzare dalla contessa Giovanna Alidosi alla morte del marito signore di Mercatello, avvenuta il 4 marzo 1425. È composto da una tomba rettangolare, sostenuta da tre mensoloni e sormontata da un sopracielo a due arcate con finali di cuspidi e guglie. La parte frontale è divisa in tre campi con tre mezze figure in bassorilievo racchiuse in formelle lobate. Nel centro Gesù; nella formella di destra la Vergine rivolta verso il Figlio; nella sinistra l'apostolo S. Giovanni. La lapide sottostante ne illustra la storia: "IOANNA ALEDUSIA BARTHOLOMEO BRANCALEONI FIDISSIMO CONIUGI ET SIBI HUIUS OPPIDI PRINCIPI MONUMENTUM PIETATIS VIVENS FECIT". Parete destra della navata. Madonna col Bambino e SS. Caterina d'Alessandria e Ludovico d'Angiò; il Padre Eterno fra Angeli e Serafini, affresco di scuola umbra del '400. La scritta sopra il libro sorretto da San Ludovico, invitante alla riservatezza degli incontri e dei colloqui ("IN TANTUM QUOD / NISI FORSAN / CUM MATRE VEL / SORORIBUS. / SOLUS CUM / SOLA NULLO / UNQUAM TEMPORE / LOQUEBATUR / QUIA CORRUMPUNT BONOS MORES COLLOQUIA / MALA FRATRES / NIHILOMINUS DUO ET / INTERDUM"), documenta come il santo francescano e i frati di S. Francesco di Mercatello appartenessero alla corrente degli "spirituali". Affresco Immacolata e Crocifissione. Il grande affresco (m. 4,65 x 3,25) recuperato di recente mette in luce una parte della fine del sec. XVII ed un'altra più antica del sec. XIV. La prima, in tempera, rappresenta una Immacolata Concezione venerata da due santi francescani con dediche tratte dal Tota pulchra. A fianco e al di sopra, in frammenti quasi indecifrabili, resta l'affresco di una Crocifissione di cui è ben leggibile il teschio di Adamo ai piedi della Croce e uno dei dadi con cui fu sorteggiata la tunica di Gesù. Madonna col Bambino e SS. Antonio e Sebastiano, affresco di scuola umbra del secolo XV. Incoronazione della Vergine in cielo, frammento dell'affresco (seconda metà sec. XIV) scoperto nel 1991 e strappato dal timpano dietro l'arco trionfale. Al centro, nell'empireo, Cristo incorona la Vergine; a s., Annunciazione della Vergine. Madonna col Bambino e San Giovannino, tavola del '500, copia di un dipinto di Girolamo Genga. Tabernacolo esagonale in legno intagliato e dorato. Vi sono dipinti: Cristo risorto, S. Chiara, S. Antonio da Padova, S. Bonaventura, S. Ludovico, S. Francesco d'Assisi. È opera di bottega locale, della fine del sec. XVI. Abside. L'ornamento in travertino dell'Arco trionfale, recentemente restaurato, è stato sovrapposto all'originale poco dopo il 1425. Giovanna Alidosi lo fece innalzare assieme al Mausoleo del marito Bartolomeo Brancaleoni che, originariamente posto nella parete s. dell'abside, venne rimosso e collocato in fondo alla chiesa nel 1914. Lo stile veneziano dell'opera è accentuato dall'eccellente scultore delle due statue in marmo di Carrata raffiguranti S. Francesco d'Assisi e S. Bonaventura, che poggiano su due mensole sopra i capitelli. Lo stemma con il leone rampante, racchiuso sopra un ricco cimiero nella formella a bassorilievo al centro dell'arco, è di Bartolomeo Brancaleoni. Cristo Crocifisso, dipinto a tempera su tavola di Giovanni da Rimini, firmato e datato (attualmente la scritta è lesionata e mal verificabile): IOHES PICTOR FECIT HOC OPUS/FR TOBALDI (?) MCCCV (?) IIII (alias, MCCCXIIII); in un momento di migliore stato di conservazione E. Rossi legge "MCCCXIIIII", ossia 1315. La croce è nera con suppedaneo verde, il drappo disteso è stampato a ornati geometrici con preziosità da oreficeria; il corpo di Cristo è largamente squadrato, e sulle forme ben costruite si distende un colore di preziosa ricchezza. Nei lobi: in alto Cristo Giudice, ai lati la Madonna e S. Giovanni Evangelista. La bifora della parete di fondo, in arenaria di pregevole fattura, misura m.4,44x1,50, è stata riaperta nel 1906 dopo che era stata tamponata nel 1547 per collocarvi la tela dell'Incoronazione della Vergine e Santi ora conservata nella sacrestia; nella Vetrata (1912), opera di Francesco Mossmeyer, sono rappresentati: San Francesco, Sant'Antonio da Padova, la Natività, la Crocifissione e le Stigmate di San Francesco. Dello stesso autore anche le Vetrate ai lati dell'arco trionfale, a s. S. Veronica Giuliani, su monofora originale, ed a d. Beata Margherita dalla Metola, su una finestra appositamente creata. L'altare maggiore (1909) è in arenaria: fu eseguito dallo scalpellino Giuseppe Cipriani su disegno dell'architetto Giuseppe Castellucci. Sull'altare: Madonna in trono col Bambino (c. 1345), pregevolissimo dipinto su tavola concordemente attribuito a Giovanni Baronzio. Il polittico è a nove pannelli: al centro la Madonna, ai lati da sinistra: Santa Caterina d'Alessandria, San Paolo, San Ludovico d'Angiò, San Pietro, San Giovanni Evangelista, San Francesco, San Michele Arcangelo, Santa Chiara d'Assisi. A sinistra: Madonna col Bambino e Sant'Antonio, dipinti a tempera su tavola del senese Luca di Tommè (av. 1356 - d. 1389). La soprastante Vetrata è l'unica originale dell'antica chiesa. È un'opera primitiva di grande valore. Nel rettangolo di mezzo su fondo turchino damascato è la figura di San Francesco che riceve le stigmate. I tratti un po' grossolani, ma espressivi, hanno tutti i caratteri dell'antica arte vetraria. A destra: Madonna col Bambino, tavola firmata dal pittore toscano Bonaventura di Michele. L'opera risale al '200 ed è la più antica che si trova attualmente nella chiesa. Sopra, Vetrata disegnata da Francesco Mossmeyer ad imitazione di quella antistante, vi è rappresentato S. Antonio da Padova. Volta dell'Abside: Affreschi degli Evangelisti. Nelle quattro campate della crociera gli affreschi rappresentano i quattro Evangelisti con i relativi simboli: il bue (S. Luca), l'aquila (S. Giovanni), il leone (S. Marco), l'angelo (S. Matteo). L'intero ciclo pittorico è attribuibile a G. Genga (1476-1551), nella pittura scolaro di Luca Signorelli. Nell'arco della parete s. del presbiterio: Sant'Agostino, affresco votivo del Santo in abiti pontificali, di artista locale popolare (inizio sec. XVI). Proviene dalla parrocchiale (parete d.) di S. Michele Arcangelo di Valle Bovona o Valbona. Nel piano dell'abside: Cippo base d'altare. Il blocco di pietra rettangolare risale, per le sue sculture di epoca preromanica d'influsso bisantino-ravennate, al sec. IX. Proviene dalla parrocchiale di S. Andrea in Corona. Sulla fronte e sul lato s. reca in altorilievo la croce astile, nel lato d. un lungo braccio umano che con la mano tocca la terra. In croci romaniche nella parte posteriore veniva rappresentata la caduta del peccatore. Nella scomposizione del cippo, il braccio indica la caduta originale e la redenzione della croce, come si esprime S. Bernardo (Il Sermone sul salmo 90, n.1): "Dio ha steso la sua mano per accogliere gli uomini nella loro caduta". Campane di bronzo del sec. XIV Campana datata 1349. Proviene dalla chiesa curata canonicale di Santa Cecilia detta in Belvedere. Porta in rilievo nel collarino a caratteri gotici l'iscrizione "AVE MARIA GRATIA PLENA MCCCIL". Campana datata 1353. Proviene dalla parrocchiale di S. Giovanni in Torre di Palla. Porta in rilievo nel collarino a caratteri gotici l'iscrizione: "DOMENICUS ME FECI + ANNO DOMINI MCCCLIII". Campana databile 1340 c. Proviene dalla parrocchiale di S. Andrea in Bruscara. Campana del sec. XIV proveniente da S. Barbara in Castiglione, antichissima parrocchia della pieve mercatellese. Altro gruppo di campane recuperate dalle chiese rurali soppresse. Parete sinistra della navata. Santa Chiara, affresco del quale non è possibile determinare l'ampiezza e lo svolgimento originale, ma la parte superstite permette di ritenere che fosse piuttosto vasto. I tratti fisionomici, il colorito, la finezza dell'esecuzione, fanno pensare a Lorenzo Salimbeni da S. Severino (1374-1420). Colonna romana. Proviene dai resti di un antico tempio pagano, dedicato al dio Metauro, situato in prossimità di Castello della Pieve. Crocifissione. Affresco staccato dall'altare centrale della chiesa della Santa Croce detta anche di San Sebastiano. In alto dall'albero della Croce nasce l'albero della vita dove nidifica il pellicano che si apre una ferita nel petto per nutrire con il suo sangue la prole. Simbolo del sacrificio e della carità, quindi del Cristo stesso. Sulla base recava l'iscrizione: "ANNO D.NI 1373: HOC OPUS FECIT FIERI D.NUS NOME DE STEFHANIS DE MERCATELLO". Nome Stefàni è l'amico del pittore mercatellese Giovanni Bregli o Brelli, capostipite di una notevole scuola pittorica locale, al quale va attribuita l'opera, prima assegnata a scuola emiliana. Nicchia affrescata. In alto è raffigurata una campagna su cui scorre un fiume che sembra dovesse servire per la rappresentazione plastica del Battesimo di Gesù; in basso è dipinta una capanna con alcuni alberi che serviva di sfondo al Presepe. Affreschi di scuola marchigiana del '400, distaccati e provenienti dalla chiesa di San Martino in Val Petrosa: raffigurano, da s.: la Crocifissione, San Floriano (?), San Martino a cavallo col mendico, La Vergine in trono col Bambino, Sant'Antonio Abate. Sacrestia. Annunciazione, di anonimo locale del sec. XVII. La Vergine col Bambino e S. Sebastiano (1630), attribuito a Giovan Francesco Guerrieri con influenze del Guercino. Battesimo di Gesù (1612), di Claudio Ridolfi. Circoncisione (1586), di Giorgio Picchi. Incoronazione della Vergine e Santi (1574), di Giovan Battista Clarici. Madonna col Bambino, frammento di affresco di pittore marchigiano, secc. XIV-XV, staccato nel 1683 dalle pareti della Collegiata, durante i lavori di trasformazione dell'interno. Madonna col Bambino, frammento di affresco (fine sec. XV inizio XVI), opera di ambito umbromarchigiano. Evidenti sono i caratteri della cultura figurativa derivata dalle opere del Perugino e di Luca Signorelli. Transito della Vergine, di anonimo locale del sec XVII. Martirio di S. Caterina (1582-84), attribuito a Giorgio Picchi. Martirio di S. Bartolomeo (d. 1610 - av. 1617), di Gian Giacomo Pandolfi. Madonna di Loreto, tela raffigurante il trasporto fatto dagli Angeli della Vergine con la sua Santa Casa. Scuola marchigiana di influsso baroccesco-ridolfiano (sec. XVII). Oggetti vari di arte sacra dei secc. XIII-XIV-XV.