COMUNICATO STAMPA Particolare intervento di impianto di pompa elettronica per infusione spinale di farmaci: paziente salentino trova sollievo dopo 13 anni di peregrinazioni tra un ospedale e l’altro Dopo 13 anni di peregrinazioni tra un ospedale e l’altro, in Italia e all’estero, un paziente salentino, affetto da una grave e invalidante forma di neuropatia post-traumatica all’arto superiore destro, ha avuto un’importante riduzione della propria sintomatologia dolorosa grazie ad un intervento di impianto per neuromodulazione effettuato a Siena, al policlinico Santa Maria alle Scotte, presso la Terapia Antalgica diretta dal dottor Stefano Lippi. Si tratta di un sofisticato sistema con microprocessore sottocutaneo, cioè una pompa elettronica che veicola selettivamente il farmaco sulle radici nervose interessate, evitando gli effetti collaterali della somministrazione sistemica, con la quale sono inevitabili gli alti dosaggi. “Abbiamo posizionato un catetere spinale subaracnoideo a livello cervicale, che entra cioè in un’area compresa tra due membrane cerebrali - spiega Lippi – connesso ad una pompa elettronica che infonde un analgesico a dosaggio controllato. Il sistema è reversibile ma può essere mantenuto a vita”. L’applicazione di impianti di neuromodulazione può essere sia fisica, attraverso stimolazione elettrica, che chimica, con il rilascio di analgesici. “L’impianto di stimolatori elettrici – aggiunge Lippi – viene effettuato inserendo un elettrocatetere nello spazio peridurale, ed è particolarmente indicato per problemi di dolore neuropatico e vascolare con dolore invalidante, fallimento di chirurgia della spina, neuropatie in genere. Si predilige invece la stimolazione chimica per dolori causati da artrosi che colpiscono ossa, legamenti e muscoli o in caso di traumi e spasticità agli arti superiori e inferiori”. Il paziente pugliese era giunto alle Scotte in condizioni piuttosto serie a causa di un’intossicazione da oppiodi, con gravi effetti collaterali tra cui insufficienza respiratoria grave da edema polmonare legato agli effetti tossici sistemici della morfina, utilizzata come analgesico. “Il paziente ora sta bene ed ha ritrovato un’ottima qualità di vita – conclude Lippi – riprendendo le sue relazioni lavorative e sociali. E’ costantemente monitorato per tenere sotto controllo la terapia e non ha avuto alcun tipo di complicazione”.