MOD : 4 ENZIMI Contenuti 1) Definizione, classificazione e nomenclatura 2) Gli enzimi come catalizzatori biologici 3) Il sito attivo 4) Fattori che influenzano le reazioni catalizzate dagli enzimi 5) La regolazione dell’attività enzimatica 6) Gli enzimi ed alcuni errori congeniti del metabolismo 1) Definizione, classificazione e nomenclatura Gli enzimi sono proteine che svolgono un’attività catalitica nei sistemi biologici. Gli enzimi vengono classificati in modi diversi, ma il più facile da ricordare Gli enzimi sono anche classificati in base al tipo di reazione che promuovono. I tipo di reazioni catalizzate dagli enzimi sono suddivisi in 6 classi: 1) ossidoreduttasi : l’enzima promuove una reazione redox con scambio di H, O, e/o elettroni 2) transferasi : trasferimento di gruppi funzionali 3) idrolasi : rottura di legami per aggiunta di acqua 4) liasi : addizione di gruppi funzionali a doppi legami 5) isomerasi : formazione di isomeri 6) ligasi : formazione di legami a spese dell’energia contenuta nell’ATP Ecco la nomenclatura ufficiale degli enzimi (EC sta per commissione sugli enzimi) 2) Gli enzimi come catalizzatori biologici Gli enzimi sono catalizzatori biologici ed assolvono il loro compito abbassando l’energia di attivazione delle reazioni senza modificare la costante di equilibrio della reazione. Non spostano l’equilibrio della reazione ma aumentano la velocità con cui si raggiunge l’equilibrio perché diminuiscono l’energia di attivazione. Ma non solo, in generale per aumentare la velocità di una reazione si offrono diverse possibilità: - Aumentare l'energia cinetica delle particelle: ad esempio, aumentando la temperatura. - Aumentare la frequenza degli urti: ad esempio, aumentando, almeno virtualmente o localmente, la concentrazione dei reagenti. - Ridurre l'energia di attivazione: abbassando l'energia potenziale del complesso attivato, diventa maggiore la frazione di particelle con energia cinetica pari all'energia di attivazione. - Ottimizzare l'orientazione della collisione: ad esempio, posizionando le particelle nella adeguata giustapposizione spaziale. La maggior parte dei comuni i catalizzatori funzionano agendo prevalentemente sulle possibilità 2 e 3, gli enzimi sono in grado di sfruttare le ultime tre alternative in maniera ottimale. Il punto 3 ha un significato termodinamico importante nel giustificare l'efficienza catalitica di un enzima. Gli enzimi agiscono abbassando in maniera selettiva l'energia di attivazione, facendo procedere la reazione attraverso un meccanismo catalitico costituito da più stadi intermedi, ciascuno caratterizzato da energie di attivazione molto inferiori rispetto all'energia di attivazione globale della reazione non catalizzata. La forte riduzione dell'Ea è dovuta alle numerose interazioni (legami a idrogeno, interazioni idrofobiche e dipolari) che l'enzima stabilisce con il substrato. Si tenga presente che in seguito alla formazione di un legame chimico, si assiste sempre ad un abbassamento dell'energia potenziale. La reazione globale catalizzata da un enzima è: S P Substrato Prodotto L’azione dell’enzima provoca la formazione di più stati di transizione: S+E ES EP E+P Gli enzimi raggiungono il loro scopo modificando il percorso della reazione e formando con il substrato il complesso ES, successivamente formano un complesso EP e poi rilasciano il prodotto. L’enzima svolge la sua azione catalitica utilizzando solo una parte della molecola proteica chiamata “sito attivo”, anche se il resto della molecola può cooperare. Infatti l’enzima costringe i reagenti ad avvicinarsi, favorisce il contatto tra essi ed orienta gli atomi che devono interagire in modo che i legami possano rompersi e formarsi. Quindi gli enzimi per poter funzionare come catalizzatori devono avere le seguenti caratteristiche: a) alla fine della reazione devono avere la struttura immodificata b) devono essere “efficaci” in piccole quantità c) non devono influenzare l’equilibrio della reazione d) devono essere specifici. La specificità si suddivide in assoluta: agiscono su un solo tipo di molecole; relativa agiscono su un numero limitato di molecole. Per esempio la “tripsina” (prodottoa nel succo pancreatico) appartiene alla classe delle idrolasi (cioè rompe i legami per azione dell’acqua), in particolare rompe il legame peptidico tra due aa specifici, cioè idrolizza il legame peptidico dell’Arg (arginina) con un altro aa; e della Lys (lisina) con un altro aa. Invece la “pepsina” (prodotta nei succhi gastrici) idrolizza il legame peptidico tra aa aromatici o aa acidi ed un qualsiasi altro aa; quindi è un enzima poco specifico ed ha una specificità relativa. 3) Il sito attivo L’enzima riesce ad abbassare l’Eatt perché la molecola proteica, ripiegandosi nella sua struttura terziaria, forma al suo interno un sito attivo, una zona relativamente piccola rispetto all’intera proteina, caratterizzato da pochi aa che interagiscono con il substrato favorendo il loro avvicinamento ed orientando i legami che devono rompersi e formarsi. Il sito attivo determina la specificità e la funzione catalitica e la forma del sito attivo dipende dalla struttura primaria che determina la formazione di legami deboli nella struttura secondaria e terziaria. Per descrivere il funzionamento del sito attivo sono stati messi a punto diversi modelli interpretativi che provano a spiegare il comportamento degli enzimi. I modelli che consideriamo sono 2: - chiave-serratura - adattamento indotto Chiave-serratura : modello proposto da Fischer che ha paragonato l’enzima ad una serratura nella quale può girare unicamente la chiave specifica, infatti solo una specifica molecola di S ha la forma che gli permette di entrare nel sito attivo dell’enzima in modo che la reazione possa avvenire. Questo modello è molto semplificato, ma rende l’idea della azione specifica di un enzima. Adattamento indotto: il sito attivo si può formare in seguito ad un cambiamento della forma dell’enzima dopo che questo si è legato con il substrato. L’enzima ha la forma adatta a far avvenire la reazione solo dopo che si è legato al substrato. 4) Fattori che influenzano le reazioni catalizzate dagli enzimi Conoscere questi fattori serve per comprendere l’attività degli enzimi. I fattori sono: 1- concentrazione SUBSTRATO 2- concentrazione ENZIMA 3- concentrazione COFATTORI 4- INIBITORI 5- TEMPERATURA 6- pH Per studiare questi effetti si usa la teoria di Michaelis-Menten secondo cui l’enzima si combina prima con il substrato S formando il complesso enzima-substrato ES; quest’ultimo si scinde in una seconda tappa per formare E (enzima libero) e P (prodotto). Si assume che le reazioni siano in equilibrio. Eseguendo alcuni calcoli matematici ottengo un’equazione che collega la velocità dell’enzima (v) con la concentrazione del substrato. Ed alcune caratteristiche dell’enzima. equazione di Michaelis-Menten 1- concentrazione SUBSTRATO: riportando in grafico l’andamento di v in funzione della concentrazione del substrato si ottiene una curva iperbolica. Per ottenere questa curva mantengo costanti tutti gli altri fattori e cambio solo la concentrazione del substrato. Iinizio: per basse concentrazioni di substrato c’è una proporzionalità quasi diretta tra la v e la concentrazione del substrato. Mezzo:se aumento la concentrazione del substrato la velocità inizia a non avere più una proporzionalità diretta (curva). Fine: pur aumentando la concentrazione del substrato v rimane costante e questo valore è detto vmax. La vmax è anche conosciuta come velocità di saturazione, in queste condizioni tutti i siti attivi (quindi tutti gli enzimi) sono saturati (cioè legati al substrato) e quindi se la concentrazione del substrato aumenta, la velocità di reazione rimane costante. Ogni reazione ha una costante caratteristica (kM = costante di Michaelis-Menten) che esprime l’affinità dell’enzima per il substrato. Se nell’equazione di Michaelis-Menten pongo v = vmax / 2 ottengo: vmax vmax [S] ------ = ----------2 kM + [S] kM + [S] = 2 [S] kM = [S] quindi kM corrisponde alla [S] a cui corrisponde ½ vmax. Viene determinata sperimentalmente, ma ha un significato più ampio: approssimativamente è la misura dell’affinità di un enzima per un substrato. Considero due enzimi (E1 ed E2) in competizione con lo stesso substrato con kM diverse in cui kM1 > kM2. Rappresento nel grafico questo fatto: v vmax 1/2vmax kM2 kM1 [S] I due enzimi sono in competizione, quello con k M minore ha un’attrazione (affinità) maggiore con il substrato perché anche a [S] minore la velocità di reazione è gia elevata (cioè l’E2 ha una kM maggiore ed un’affinità minore per il substrato. 2- concentrazione ENZIMA: se aumento la concentrazione dell’enzima aumenta la velocità, infatti se c’è un eccesso di substrato, nell’unità di tempo c’è una concentrazione di enzima maggiore a disposizione. Conoscere l’effetto della concentrazione dell’enzima sulla velocità permette di dosare la quantità di enzima in un campione biologico nota la kM. 3- concentrazione COFATTORI: molti enzimi sono attivi solo in presenza di molecole non proteiche dette cofattori che possono essere ioni metallici o molecole organiche. Per questi enzimi la velocità di reazione dipende anche dalla concentrazione dei cofattori. 4- TEMPERATURA: anche senza ricordarlo basta ragionare: una qualunque reazione chimica è più veloce con l’aumento della temperatura (perché…………………) anche per le reazioni catalizzate da enzimi. Ma ad alte temperature la proteina si denatura e perde la sua attività biologica. 5- pH: il cambiamento di pH modifica il grado di ionizzazione dei un enzima e di un substrato e quindi può agire sul sito attivo modificandolo. 6- INIBITORI: gli inibitori rallentano la velocità di reazione enzimatica e lo fanno in due modi: - inibizione competitiva: il S e l’inibitore (I) hanno strutture simili e competono con il sito attivo. - Inibizione non competitiva: l’inibitore non si lega sul sito attivo ma in una zona diversa, però modifica il sito attivo che viene deformato e reso poco efficiente.