Università degli Studi di Roma
“La Sapienza”
Facoltà di Psicologia 1
Corso di laurea in:
Scienze e tecniche psicologiche
della salute e dello sviluppo in età evolutiva
L’ACQUA COME STRUMENTO PSICO-TERAPEUTICO
DAL LIQUIDO AMNIOTICO ALL’ACQUA
Relatrice
Laureanda
Prof.ssa Valeria Schimmenti
Roberta Picella
n° matricola 854547
a.a. 2005-2006
1
La capacità del feto di ritenere memorie
corporee è qualcosa che deve essere
riconosciuto, dato che esiste un certo
numero di prove secondo cui, da un certo
periodo prima della nascita, nulla di ciò
che viene provato dall’essere umano viene
perduto
(Winnicott, D.W., 1954)
Il principio di tutte le cose è l’acqua
L’acqua è tutto
Tutto ritorna all’acqua
(Talete di Mileto)
2
INDICE
Introduzione
pag.
1
Introduzione
pag.
3
1.1 Il periodo prenatale
pag.
5
1.2 Sviluppo fisiologico del feto
pag.
8
CAPITOLO I
PSICOLOGIA PRENATALE
1.3 Sviluppo psichico del feto e l’Io prenatale
pag.
11
1.4 Interazione madre-feto e feto-ambiente
pag.
15
1.5 Comunicazione con il nascituro
pag.
23
1.6 Attaccamento prenatale
pag. 25
1.7 Ruolo del padre
pag.
30
CAPITOLO II
UTERO E LIQUIDO AMNIOTICO
2.1 L’utero
pag. 33
2.2 Il liquido amniotico
pag. 36
2.3 Sviluppo delle capacità sensoriali fetali
pag. 38
CAPITOLO III
L’ACQUA
Introduzione
pag.
3.1 Significato simbolico dell’acqua
pag. 44
3.2 Potere curativo dell'acqua
pag.
3.3 Modificazioni fisiologiche in acqua
pag. 50
3
43
46
CAPITOLO IV
SINCROTERAPIA®
4.1 Cos’è la Sincroterapia®
pag.
4.2 Effetti terapeutici
pag. 59
4.3 Ambiti di applicazione
pag.
BIBLIOGRAFIA-RICERCHE -ARTICOLI-SITI
pag. 72
ILLUSTRAZIONI FOTOGRAFICHE
pag. 78
4
52
63
Introduzione
Il presente lavoro è volto a sottolineare nella sua prima parte
(capitoli I e II) l’importanza del periodo prenatale: attaccamento
prenatale mediante interazione madre-feto e feto-ambiente, sviluppo
psichico e capacità sensoriali del feto, osservando come già si possa
parlare di “feto competente”.
Nel liquido amniotico, composto quasi totalmente da acqua,
ognuno di noi ha vissuto per nove mesi apprendendo già le prime
esperienze, base dei futuri comportamenti e dello sviluppo della
personalità. In questo primordiale elemento ci sviluppiamo, ci
muoviamo ed interagiamo con il mondo esterno tramite il corpo
materno, sperimentando nuovi odori, rumori e sensazioni. Nel periodo
gestazionale il feto vive una condizione di totale fusione dalla madre,
lasciandosi dondolare in un liquido caldo che lo protegge e lo
rassicura.
Nei successivi capitoli (III e IV), soffermandosi sulla centralità,
sulla simbologia e sul potere curativo da sempre riconosciuto
all’elemento “acqua”, si è voluto presentare la Sincroterapia®: una
nuova Psicoterapia che si svolge in acqua, ideata dalla Dott.ssa
Renata Taddei, e della quale chi scrive è venuto a conoscenza durante
la propria esperienza di tirocinio svolta presso l’Associazione Liberté
onlus.
In un incontro di Sincroterapia®, in cui ci si immerge nell’acqua
che simboleggia l’Es, l’inconscio freudiano, il soggetto è portato ad
ascoltare i suoi contenuti ed a regredire a fasi precedenti di sviluppo
fino a rivivere le sensazioni ed emozione già sperimentate nella vita
prenatale: contatto con l’acqua, calore, protezione, sostegno,
1
rilassamento, interazione e condizione di fusione (del resto l’acqua è
anche emblema dell’elemento materno), ma allo stesso tempo di
differenziazione
ed
individualizzazione
del
Sé.
Attraverso
l’immersione in acqua calda è possibile rivivere le sensazioni e
percezioni vissute in utero: regredire, superare traumi, ristabilire
l’equilibrio e rinascere in acqua.
Così come il feto, immerso nel liquido amniotico, entra in
“sincronia” con il battito cardiaco e con il respiro della madre, allo
stesso modo il soggetto, in un incontro di Sincroterapia®, avvolto
dall’elemento “acqua”, sperimenta la stessa sensazione entrando in
sincronia con l’Altro (terapeuta e/o gruppo).
2
1. PSICOLOGIA PRENATALE
Introduzione
Intorno al 1950 alcuni ricercatori, fra cui P. Fodor e D. W.
Winnicott, giunsero alla straordinaria conclusione che tutte le
emozioni materne influenzavano notevolmente lo sviluppo del feto;
verso la metà degli anni Sessanta queste affermazioni furono
confermate, giungendo alla decisione che il feto acquisisce
gradualmente sentimenti e sensazioni1.
Negli anni Settanta grazie ai preziosi contributi di psichiatri,
psicologi e ginecologi, fra i quali si distinsero soprattutto G.H Graber,
R. Laing, A. Rascovsky, G.Rottmann, G. Ammon e T. Verny., nasce
la Psicologia Prenatale: quella disciplina che ha per oggetto lo studio
delle esperienze, dei processi fisiologici, patologici e psichici, e delle
condizioni ambientali interne ed esterne del feto, tenendo anche in
considerazione le emozioni e rappresentazioni genitoriali.
La Psicologia Prenatale si basa più esattamente sull’assunto che
il feto possieda un sé inconscio capace di percepire molteplici
informazioni e di interagire di conseguenza con la madre ed il mondo
esterno.
Tale settore della psicologia tiene conto dell'intero ecosistema
del feto il cui primo ambiente è proprio l'utero della madre, la quale
vive in un contesto umano, biologico e sociale. In quest’ottica il
nascituro è considerato come una realtà unitaria ed indivisibile e, in
1
R. Mocciaro e E. Lo Gullo, Lo sviluppo umano nell’arco di vita, Edizioni Kappa, Roma, 2003
3
particolare Graber2, uno dei padri della Psicologia Prenatale, sostiene
che "nell'embrione di ogni organismo è già contenuta la sua futura
formazione, così come nella cellula fecondata c'è già l'uomo".
Sempre più frequentemente nel corso di osservazioni e terapie
diverse, dalla psicanalisi alla regressione ipnotica, dall'analisi
immaginativa ed esistenziale alla bioenergetica, emergevano vissuti e
contenuti per mezzo di vivide rappresentazioni in relazione alla vita
intrauterina.
La psicologia prenatale svolge un compito molto importante
anche sul piano preventivo, mettendo a disposizione conoscenze e
mezzi interessanti per rendere le coppie più consapevoli delle
competenze
genitoriali, necessarie per
realizzare un'adeguata
preparazione al concepimento, alla gravidanza, al parto e alla vita
neonatale. Aiuta, inoltre, a capire e a valutare le modalità di relazione
genitori-figli e di interazione con l’ambiente, nonché le condizioni
affettive ed emotive interne al rapporto di coppia e con il figlio, in
funzione del proprio vissuto personale.
Consente poi di affrontare con maggiore consapevolezza e
minore ansia le gravidanze a rischio, contenendo le situazioni di
sofferenza e fragilità nella madre e nella coppia, al fine di evitare che
l'angoscia possa annientare o alterare le rappresentazioni del bambino
nella mente dei genitori producendo fantasmi che possono alimentare
conflitti, sensi di colpa e sviluppare meccanismi di compensazione
interna a danno del figlio.
Un'anamnesi attenta agli aspetti transgenerazionali e alla vita
prenatale non può che fornire ulteriori e preziosi elementi per la
2
Gustav Hans Graber, fondatore della I.S.P.P. (Società Internazionale di Studi per la Psicologia
Prenatale)
4
comprensione dell'origine di disturbi psichici, psicosomatici e del
comportamento.
1.1 Periodo prenatale
Il periodo prenatale è considerato una fase fondamentale per lo
sviluppo della vita umana, sotto l'aspetto cognitivo, emotivo e
caratteriale. Negli ultimi anni è cresciuto l'interesse da parte degli
studiosi per questo periodo: sono, infatti, in crescita gli studi
internazionali sulla vita fetale.
Gli stimoli sensoriali e psicologici ricevuti durante questo
periodo lasciano tracce profonde sull'organismo del nascituro e sulle
sue manifestazioni caratteriali, dando senso e significato alla sua
realtà emozionale. Grazie ad approfonditi studi neurofisiologici e alle
osservazioni ecografiche, ora gli studiosi sono in grado di stabilire che
il feto dispone di "sensi operanti"3 e vive nell'utero materno una
grande esperienza sensoriale.
Già nel grembo materno è possibile inviare al neonato sensazioni
emotive e parole che gli comunicano affetto e protezione e, viceversa,
recepire i messaggi che il feto trasmette tramite i movimenti, veri e
propri segnali di interazione con i vissuti materni:
 in accordo con la madre, entrando in sincronia con lei;
 in disaccordo con la madre, “protestando” e calciando.
Durante la gravidanza la madre elabora pensieri, vissuti,
emozioni ed esperienze che trasmette al bambino in maniera quasi del
tutto inconscia. Ogni esperienza ed emozione vissuta dalla madre in
3
C. Paganotti et al. Il suono e la vita prenatale, Brescia Musica, 1996
5
questa particolare fase della sua vita, è vissuta, insieme a lei, anche
dal feto; di qui l'importanza di preparare la diade a vivere con serenità
questo momento per predisporre la madre ad un parto sereno e il
neonato ad una “nascita senza violenza”4.
È stato osservato come alcuni disturbi presentati da pazienti
adulti,
quali
stati
depressivi,
angosce,
fobie,
dell'alimentazione, del sonno e del comportamento,
disturbi
fossero
strettamente collegati ad esperienze e traumi vissuti nel periodo
prenatale. A tal proposito Ludwig Janus5 afferma che un valido
rapporto terapeutico con i pazienti con tendenza cronica al suicidio si
può creare solo tenendo in considerazione le minacce di morte che
questi ultimi hanno sentito premere su di loro sin dall'epoca prenatale.
Oggi sappiamo che il nascituro non è una tabula rasa, sulla quale
è possibile imprimere qualsiasi cosa (emozioni, stati d’animo e
sensazioni), ma è già capace di reagire agli stimoli ed interagire con
essi; egli non è un adulto incompleto, ma è solamente diverso da lui,
avendo caratteristiche e ritmi di sviluppo propri; è in realtà dotato di
tutto ciò che gli serve per vivere pienamente questa importante fase
della vita, contrassegnata da una continua evoluzione che inizia con
uno stato di indifferenziazione fusionale fino alla specializzazione
delle varie funzioni.
E’ possibile, quindi, affermare che il nascituro è un essere
senziente poiché percepisce stimoli tattili, uditivi, gustativi e visivi
esterni filtrati dal corpo materno, vive la sofferenza e il dolore ed è
particolarmente sensibile e attento allo stile di vita e al
comportamento materno; è anche un essere capace di muoversi, di
4
Frédérick Leboyer, Per una nascita senza violenza, Bompiani, Milano, 1993
Medico e psicanalista tedesco, presidente dell´Internationale Studiengemeinshaft fur Pranatale
und Perinatale Psycologie und Medizin
5
6
stare in equilibrio e di esplorare l'ambiente nel quale si trova,
iniziando dalle pareti dell’utero e dal cordone ombelicale, suo primo
gioco; è in grado di percepire il volume in cui può muoversi e le
caratteristiche spaziali del contenitore materno; è un essere
intelligente pronto a orientare l'attenzione, a percepire e discriminare
gli stimoli, a ricordare e ad apprendere dall'esperienza e ad adattarsi
ed a reagire alle diverse situazioni. Il nascituro è anche un essere
socievole, capace di entrare in comunicazione con il proprio fratello
gemello, con la propria madre, con il proprio padre ed anche con
l'ambiente esterno; è un essere dotato di una propria individualità fatta
di caratteristiche e tendenze proprie, di specifiche preferenze, bisogni
ed interessi.
E’ noto, inoltre, come il nascituro sia un essere capace di
collegare l'esperienza affettiva con determinate esperienze sensoriali e
quindi di integrare una quantità di funzioni per potersi creare delle
vere e proprie rappresentazioni.
Il feto nelle ultime settimane di gestazione ha la capacità di
crearsi
un
mondo
pre-rappresentazionale
e
delle
primitive
rappresentazioni sensoriali che gli permettono di prevedere come sarà
il mondo esterno quando uscirà dall'utero materno. Ha quindi la
possibilità, una volta nato, di riconoscere la voce e il seno materno:
tutti elementi che prima della nascita erano parte integrante della sua
sensorialità, a cui aveva dato un tono affettivo e che gli permettono
ora di essere contenuto affettivamente dalla propria madre.
Al momento della nascita, il neonato porta con sé nove mesi di
esperienza per mezzo dei quali ha acquisito e sviluppato molte abilità:
è capace di volgere la testa verso la voce umana; riconosce la voce
della madre tra altre voci femminili; è in grado di distinguere una
7
musica, una storia o una poesia già ascoltata mentre era nella “pancia”
della madre da una non conosciuta. In particolare le musiche che si
sono rivelate più tranquillizzanti per il neonato sono proprio quelle
cantate o ascoltate dalla madre durante la gestazione. Il neonato è in
grado di osservare e seguire attentamente con lo sguardo, girando la
testa, l'immagine di un volto umano; è capace di sentire e riconoscere
l'odore del latte materno.
1.2 Sviluppo fisiologico del feto
Il processo di crescita umana dallo zigote monocellulare al
neonato viene diviso in tre periodi principali. Le prime tre settimane
di sviluppo costituiscono il periodo germinale; dalla quarta fino
all’ottava settimana compresa si ha il periodo embrionale e dalla nona
settimana fino alla nascita si ha il periodo fetale6.
Di conseguenza si utilizza il termine feto solo a partire dal terzo
mese di gravidanza; precedentemente a tale data si utilizza il termine
embrione.
Al primo mese l'embrione è lungo 7-8 millimetri e pesa 1
grammo.
Durante il secondo mese il feto è lungo 3 cm, il capo è molto
sviluppato in rapporto al tronco e gli arti sono chiaramente
differenziati. Inizia a svilupparsi la sensibilità a stimoli tattili e
6
K. S. Berger, Lo sviluppo della persona: periodo prenatale, infanzia, adolescenza, maturità,
vecchiaia, Zanichelli, Bologna, 1996
8
possono evidenziarsi dei piccoli fremiti di reazione in seguito alla
percussione dell’addome materno.
Alla fine del terzo mese di gravidanza il feto ha una lunghezza di
10-12 cm ed un peso di 80 gr. Lo scheletro è ben formato e
compaiono i primi centri di ossificazione. La porzione della testa
rispetto al corpo è diminuita, sul volto si possono riconoscere le
palpebre, le orecchie, il naso e la bocca. I genitali esterni sono già
differenziati. Il feto inizia a muoversi nel liquido amniotico e tali
movimenti saranno percepiti dalla madre solo a partire dal quarto
mese.
Al quarto mese di gravidanza il feto è lungo 20 cm e pesa 200
gr. La pelle è molto sottile e di colore rosso-vinaceo perché sprovvista
del grasso sottocutaneo. Compaiono i primi capelli. La madre inizia a
percepire i movimenti del feto. Il rene comincia a funzionare: è,
infatti, in grado di secernere urina; i prodotti che si formano nel
ricambio fetale sono trasportati attraverso la placenta al sangue della
madre che li elimina con le sue urine. La depurazione, quindi, avviene
quasi esclusivamente per mezzo della placenta.
Al quinto mese il feto ha raggiunto i 27 cm di lunghezza e 500
gr. di peso. Il feto ha una sua funzione respiratoria indipendente,
respirando liquido amniotico e non ancora aria. L’apparato digerente
si è ormai differenziato: succhi gastrici e bile vengono rilasciati
nell’intestino; questi si uniscono alle cellule sfaldate e al liquido
amniotico ingerito, dando origine al meconio, che saranno il primo
risultato fecale del neonato.
Al sesto mese il feto è lungo 33 cm e pesa 1 kg circa. Le
palpebre sono separate e spuntano ciglia e sopracciglia. Tutte le
funzioni dell’organismo sono comparse ma sono ancora incomplete.
9
Dopo il settimo mese le misure del feto sono cm 40 e gr.1750.
La pelle è rossastra a causa dei capillari che traspaiono anche se si è
formato uno strato di grasso sottocutaneo. Tutti gli apparati sono
sviluppati, tanto da permettere una sopravvivenza in caso di nascita
prematura. L’unico sistema non ancora perfezionato è quello della
termoregolazione.
All’ottavo mese il feto raggiunge i 45 cm di lunghezza e pesa
gr.2500. La pelle diventa rosea in quanto il pannicolo adiposo
sottocutaneo si è completamente sviluppato.
Ormai al nono mese il feto ha raggiunto le condizioni ottimali di
sviluppo: la lunghezza è di circa 50 cm., il peso raggiunto è di gr.3250
dai maschi e di gr.3000 dalle femmine. Il feto è ora pronto al parto: la
testa è ripiegata sul torace, le braccia incrociate davanti al tronco, le
gambe flesse e incrociate. Nella gran parte dei casi la testa è rivolta
verso il basso.
Per quanto riguarda alcune importanti funzioni vitali del feto, va
ricordato che:
 il sangue del nascituro non comunica direttamente con quello
della madre: si svolgono soltanto degli scambi nutritizi a livello
placentare;
 la nutrizione avviene essenzialmente attraverso gli scambi
materno-fetali, mediante un processo di diffusione fisica del materiale
nutritizio a livello della circolazione onfalomesenterica: dalle arterie
che passano lungo il cordone ombelicale e giungono fino all'organo
placentare;
 il feto ha nella cavità uterina una temperatura propria, che
supera di circa mezzo grado la temperatura del corpo materno.
10
1.3 Sviluppo psichico del feto e l’Io prenatale
Le fondamentali caratteristiche della vita psichica del feto sono:
 la relativa inesistenza degli oggetti del mondo esterno
reale: la funzione di adattarsi agli oggetti reali esterni è
svolta dall'organismo materno e consente allo psichismo
fetale di mantenere la propria caratteristica principale:
l'intensa relazione dell’Io con gli oggetti interni;
 l’inattività dei meccanismi fondamentali di adattamento al
mondo esterno;
 l'esistenza di una totale permeabilità fra l’Io e l’Es;
 l’Io fetale mantiene un’unità e una coerenza che si scinde
per l’impatto del trauma della nascita.
“Questa organizzazione prenatale è, naturalmente, fondamentale
per tutto quanto segue, ma è anche il prodotto finale di un lungo
passato. Visto nella prospettiva biologica, il neonato è un vecchissimo
anziano, che ha già percorso la maggior parte degli stadi della sua
lunga evoluzione razziale”7.
Le rappresentazioni del Sé, infatti, iniziano a svilupparsi già nella
vita fetale grazie all’interazione tattile e uditiva con la madre al punto
che Stern (1995) sostiene che lo sviluppo del Sé evolve all’interno
della relazione con la madre8.
Durante il periodo della vita prenatale il feto vive in una
condizione di completa dipendenza e totale fusione dalla madre e,
come tale, risente senza filtri e senza difese del suo umore, del suo
stato di salute e dei suoi atteggiamenti inconsci. Le radici della vita
7
8
A. Gesell, Embriologia del comportamento, Paidos, Buenos Aires, 1946
R. Mocciaro e T. Bocci, Marsupi d’amore, Edizioni Kappa, Roma, 2004
11
psichica dell'essere umano affondano proprio in questa primordiale
esperienza fusionale dalla madre.
Negli ultimi mesi di gestazione si assiste allo sviluppo del
cervello e dei centri nervosi. Questo non significa che nel feto esista
già una "mente" capace di pensare; esistono però i prerequisiti
genetici dello sviluppo del pensiero, che poi riceveranno e
modelleranno i vari processi mentali9.
E’
possibile
parlare
a
tal
proposito
del
concetto
di
"transgenerazionalità"10, intendendo con tale termine il fenomeno per
cui le “caratteristiche del funzionamento inconscio ed i contenuti
inconsci profondi specifici di un determinato individuo adulto si
trasmettono nelle generazioni successive”. Una trasmissione da
inconscio a inconscio, dunque: da quello dei genitori a quello che si
struttura durante lo sviluppo del bambino. L’ereditarietà di
caratteristiche psichiche sembra sempre più attribuibile a precoci
apprendimenti neonatali e fetali, attraverso la trasmissione tra
generazioni di strutture di base della personalità.
In perfetto accordo con ciò, ben si inserisce la Teoria del
Protomentale, ideata da Antonio Imbasciati, che intende offrire una
spiegazione al formarsi di tracce mnestiche nella comunicazione
gestante-feto
a
sostegno
della
transgenerazionalità.
Di
qui
l'importanza della comunicazione madre-feto per la formazione della
personalità del nascituro. La teoria del Protomentale “permette inoltre
di inquadrare lo strutturarsi di una “mente” anche in epoca fetale.
S. Vegetti Finzi, A piccoli passi. La psicologia dei bambini dall’attesa ai cinque anni,
Mondatori, Milano, 1997
10
R. Kaës, H. Fainberg, M. Enriquez, J. Baranes (1993), La trasmission de la vie psychiques entre
génerations, Dunod, Paris, (trad. it. Trasmissione della vita psichica tra generazioni, Borla, Roma,
1995)
9
12
Occorrerà considerare gli input recepibili dal feto: dapprima essi
saranno di tipo biochimico (dal metabolismo della madre, via
placentare, al feto), poi di tipo vestibolare e auditivo, quindi di tipo
olfattorio-gustativo e ancora propriocettivo muscolare, tattile, ecc.”11.
Interessante è anche la definizione di protomentale di Bion
(1973), secondo cui i processi protomentali rappresentano lo stato
indifferenziato, in cui il fisico e lo psichico si confrontano mentre si
costruiscono, l’uno attraverso l’altro interdipendenti, integrandosi
nell’embrione e costituendo già la sua prima identità psicofisica, con
il suo corredo ereditario di specie e di derivazione parentale. Il
protomentale costituisce la pre-concezione di sé12.
Grazie agli studi e alle ricerche sulla vita prenatale si può
affermare che il nascituro è un essere cosciente e consapevole, anche
se la sua consapevolezza non ha ancora raggiunto il livello di
complessità di quella dell'adulto. Indagini neurologiche dimostrano
che la consapevolezza esiste già nella vita intrauterina tra la 28ª e la
32ª settimana di gestazione.
In nove mesi il nascituro si evolve a partire da un minuscolo
grumo indifferenziato e insensibile di protoplasma per diventare un
essere definito, provvisto di un cervello complesso e capace di
codificare e rielaborare sentimenti ed emozioni articolati. Questo
processo è definito formazione dell’“Io” prenatale, intendendo con
questo termine l’insieme di forze, pulsioni, desideri ed insicurezze.
Appena il bambino è capace di ricordare e provare sentimenti, il suo
“Io” si forma e inizia a funzionare nel secondo trimestre di gravidanza
quando il feto è sufficientemente maturo.
11
12
A. Imbasciati, La teoria del Protomentale, UTET Libreria, Torino, 1998
R. Mocciaro e T. Bocci, Marsupi d’amore, Edizioni Kappa, Roma, 2004
13
Boadella (1987) sostiene che “prima della nascita del linguaggio,
prima che venga pronunciata qualsiasi parola, il senso di base
dell’identità è già formato. Discende dalla matrice delle pulsioni
ombelicali che cessano quando il cordone viene tagliato, e sono
sostituite dai ritmi della respirazione e della sudorazione. E’ generata
dal contatto della pelle sulla pelle, che sostituisce il movimento del
fluido nel grembo materno”13.
La vita psichica del nascituro non è altro che il prodotto
dell'elaborazione delle sensazioni ricevute dal corpo materno e dalle
influenze ambientali.
L'opinione
di
Freud
sull'argomento,
coerentemente
con
l'opinione di neurologi e biologi tradizionalisti di quei tempi, era che
il bambino non fosse abbastanza maturo per avere esperienze o
sentimenti significativi fino al secondo o terzo anno di età, periodo in
cui fa coincidere l'inizio dello sviluppo della personalità.
Pur trascurando l'importanza della vita prenatale, affermando
come conflitti e angosce abbiano origine solo dopo la nascita, Freud
intuì come ci fosse "più continuità tra la vita uterina e la prima
infanzia di quanto non faccia supporre l'impressionante cesura della
nascita". Egli stabilì, infatti, che sentimenti ed emozioni negativi
possono avere un'influenza negativa sulla salute fisica, definendo tale
fenomeno come "malattia psicosomatica". Questa sua affermazione
fu, non volendo, di grande importanza per la psicologia prenatale: si
iniziò a riflettere su come emozioni o stati d'animo possano, agendo
sul corpo materno, influire anche sulla personalità del nascituro.
Nel 1944, invece, venne pubblicato un articolo dal titolo War
and the fetal-maternal relationship (La guerra e il rapporto madre13
D. Boadella, Biosintesi, Astrolabio, Roma, 1987
14
feto) di W. Sontag, in cui comparve per la prima volta il termine
“somatopsichico”: fenomeno definito come il modo in cui "processi
fisiologici
fondamentali
influiscono
sulla strutturazione della
personalità, sulla percezione e sul comportamento di un individuo".
Tale definizione rende la somatopsichica un'immagine speculare della
psicosomatica: invece di essere la personalità che predispone il corpo
ad una malattia fisica, è il corpo che predispone la persona a disturbi
psicologici quali ansia o depressione.
Anche M. Klein non prese in seria considerazione il periodo
della vita che precede la nascita: secondo tale autrice le frustrazioni e
le paure più precoci avrebbero inizio nello stadio degli oggetti
persecutori.
1.4 Interazione madre-feto e feto-ambiente
Il feto è unito alla madre per mezzo del cordone ombelicale e
della placenta. Quest'ultima è un organo che serve per la nutrizione e
la respirazione del feto durante la vita intrauterina; sostituisce così le
funzioni del sistema digerente e respiratorio del feto non ancora attivi
dato che il feto è chiuso nel ventre materno.
Il nascituro, a differenza del bambino e ancor più dell'adulto, non
ha ancora sviluppato dei meccanismi di difesa che possano
proteggerlo dall'impatto delle esperienze. È per questo motivo che le
emozioni materne si imprimono profondamente nella sua psiche
lasciando il segno per tutta la vita: i tratti più caratteristici della
personalità dell'individuo difficilmente cambieranno.
15
In molti casi, tutto ciò che la madre pensa e prova affettivamente
per il figlio, andrà a costituire quello che il figlio penserà di se stesso,
contribuendo alla costruzione dell'immagine di sé. Quest'ultima,
infatti, inizia a prendere forma proprio nell'utero materno a partire da
un insieme di tendenze fortemente radicate come il senso di sicurezza
e la stima di sé.
L'interazione madre-feto è varia e articolata e utilizza vari canali
sensoriali. Il feto può essere infastidito da rumori intensi, è capace di
discriminare una soluzione zuccherina ingerita dalla madre da
sostanze di altro sapore, reagisce all'ansia materna con comportamenti
motori anomali e con esperienze di frustrazione e disagio.
Numerose ricerche e studi sulla vita prenatale hanno messo in
evidenza come condizioni di disagio e di stress vissute dalla madre
costituiscano fattori di rischio che incidono profondamente sulla
salute del bambino, mentre condizioni di vita favorevoli per la madre
in gravidanza esercitino un'influenza positiva sulla salute e sullo
sviluppo del bambino andando a costituire dei veri fattori protettivi.
In particolare lo stress è definito come una minaccia, o percepito
come tale dall’individuo, del proprio equilibrio fisiologico. La ricerca
nel soggetto di risposte adeguate provoca l’attivazione del sistema
nervoso centrale e periferico. In generale, la risposta allo stress è
destinata ad essere di durata limitata e i cambiamenti dell’attività di
neurotrasmettitori e nella concentrazione ormonale sono ristabiliti
velocemente. Quando, al contrario, lo stress è di natura cronica ed il
soggetto non riesce ad adattarsi ad esso, può comparire un’attivazione
prolungata dell’HPA (asse adrenale ipotalamico pituitario), a sua
16
volta causa di iperansietà, depressione, alterazione del sistema
immunitario ed abuso di alcool e droghe14.
Già nel 1925 W.B. Cannon, biologo e psicologo americano,
dimostrò come timore e ansia possano essere indotti per via
biochimica iniettando delle sostanze chiamate catecolamine presenti
naturalmente nel sangue dell'uomo e ritrovate in animali impauriti.
L'ansia provata dalla madre ha un impatto immediato sul feto: ad
ogni ondata di ormoni che provengono dalla madre corrisponde un
cambiamento di stato del feto, passando da un normale stato d'inerzia
ad uno stato di attivazione.
Lo stress psicofisico materno incrementa la produzione di
neurormoni, che costituiscono il canale principale del dialogo emotivo
tra la madre ed il nascituro, agendo sul funzionamento e sulla
regolazione del suo sistema nervoso centrale ed autonomo. Una
presenza prolungata di elementi stressanti che comportino una
continua minaccia per la sicurezza emotiva della madre, tensioni
continue ed imprevedibili, costituisce un elemento fortemente
patogeno per il benessere del feto.
I
legami
neurormonali
sono
molto
importanti
perché
rappresentano un modo per madre e figlio di dialogare a livello
emotivo.
Un recente studio americano15 conferma come la depressione
prenatale influenzi negativamente lo sviluppo fetale ed il risultato
neonatale. Le donne depresse, inoltre, hanno maggiori probabilità di
14
M. Weinstock, The potential influence of maternal stress hormones on development and mental
health of the offspring (Ricerca condotta dal Dipartimento di Farmacologia dell’Università di
Gerusalemme, Israele), 2004
15
T. Field et al., Prenatal depression effects on the fetus and newborn: a review (Ricerca condotta
dall’Università di Miami, Florida, Stati Uniti d’America), 2006
17
partorire prematuramente e di partorire neonati con un maggior
numero di complicazioni postnatali, con un basso peso alla nascita
(inferiore a gr.2500), principale causa di mortalità fetale ed un ritardo
nello sviluppo fetale, seconda causa di mortalità perinatale. Questi
neonati continueranno a sperimentare un ritardo di sviluppo nell'arco
del primo anno di vita. I feti di donne depresse mostrano frequenze
cardiache più elevate ed una aumentata attività fisiologica; i neonati
di madri depresse ottengono punteggi inferiori alla scala di
valutazione comportamentale neonatale Brazelton. In un gruppo di
donne depresse in gravidanza sono stati misurati elevati livelli di
norepinefrina e di cortisolo e più bassi livelli di dopamina e
serotonina; anche nei loro neonati sono stati osservati elevati livelli di
norepinefrina e cortisolo e livelli più bassi di dopamina e serotonina,
imitando il profilo prenatale biochimico e fisiologico delle loro madri.
In una ricerca, avente lo scopo di indagare gli effetti prenatali
della depressione materna sul feto, un campione costituito da
quarantacinque donne incinte con sintomi depressivi e quarantacinque
donne incinte senza sintomi depressivi è stato sottoposto ad esami
ecografici durante il secondo ed il terzo trimestre, registrandone i
movimenti fetali. Le analisi hanno rivelato che i feti di donne
depresse erano più attivi a 5, 6 e 7 mesi di gestazione, suggerendo
come la depressione materna in fase prenatale influenzi la reattività
fetale già a partire dal quinto mese di gestazione.
Questi studi dimostrano come la condizione emotiva della madre
possa influire sulle reazioni e sullo sviluppo del feto; questo accade
perché emozioni quali l'ira, la paura e l'ansia fanno entrare in azione il
sistema nervoso autonomo della madre, che emette nel flusso
sanguigno determinate sostanze chimiche (acetilcolina ed epinefrina),
18
le quali, attraverso la placenta, confluiranno nel sistema circolatorio
del feto16.
In tal senso risultano particolarmente importanti e necessari
alcuni interventi mirati ad aiutare le madri depresse a ridurre i loro
sintomi di depressione, ansia e rabbia, offrendo un valido supporto
medico, economico, sociale e psicologico, operando nell'ottica della
prevenzione.
Un'altra importante ricerca17 ha analizzato il comportamento di
neonati di madri che riportavano sintomi depressivi durante la
gravidanza, osservando come questi neonati passassero il tempo
agitandosi piangendo, esibendo un maggior numero di comportamenti
di stress. Tali profili comportamentali deriverebbero proprio
dall'esposizione prenatale ad elevati livelli di norepinefrine delle
madri che mostravano sintomi depressivi in gravidanza; questi ultimi
avrebbero condizionato lo sviluppo comportamentale del feto tramite
la costrizione dell'arteria uterina con conseguente indebolimento del
flusso sanguigno al feto ed iperattivazione dell’asse fetale HPA.
Questi studi suggeriscono che alcuni aspetti di comportamenti
disadattivi mostrati dai neonati di madri depresse, potrebbero essere il
risultato dell'esposizione ad un ambiente intrauterino ostile.
Il cervello della madre, appena percepisce un’azione o un
pensiero, la elabora in forma di emozione. La rielaborazione avviene
nella corteccia cerebrale, lo strato più superficiale del cervello; sotto
di essa nell'ipotalamo la percezione o l'idea riceve un tono emotivo
associato a sensazioni fisiche. È proprio nell'ipotalamo che hanno
16
P.H. Mussen, J.J Conger, J. Kagan, Il periodo prenatale, Zanichelli Editore, Bologna, 1976
17
M. A. Diego et al., Prepartum, postpartum and chronic depression effects on neonatal behavior
(Ricerca condotta dal Dipartimento di Pediatria dell’Università Di Miami), 2005
19
origine tutte quelle sensazioni associate a stati di ansia, di depressione
o/e di eccitazione; ma i cambiamenti fisici sono prodotti da due centri
controllati dall'ipotalamo stesso: il sistema endocrino e il sistema
nervoso autonomo. Per questo in una donna incinta, colta da una
improvvisa paura, l’ipotalamo ordina al sistema nervoso autonomo
una serie di cambiamenti fisici e al sistema endocrino di aumentare la
produzione di neurormoni. Questi, una volta riversati nella
circolazione sanguigna, alterano i processi chimici che si svolgono nel
corpo materno e, di conseguenza, in quello del feto. Un eccessivo
flusso di ormoni materni, a loro volta dipendenti dai pensieri e dalle
sensazioni della madre, può provocare squilibri del sistema nervoso e
del cervello del feto, causando disturbi costituzionali della
personalità.
Un forte stress vissuto dalla madre al terzo o quarto mese di
gestazione può alterare lo sviluppo neurologico del nascituro, ma fino
a circa il sesto mese il suo effetto è quasi del tutto di tipo fisico,
perché il cervello del feto non è ancora abbastanza maturo per
tradurre i messaggi materni in emozioni. Nel momento della nascita è
invece abbastanza maturo per far corrispondere ai sentimenti materni
delle emozioni, rispondendo sia a livello fisico sia a quello emotivo.
Altre indagini hanno messo in evidenza come fattori ambientali
sfavorevoli e l'assenza di riferimenti sociali adeguati, associati a stress
durante la gravidanza, influenzino negativamente lo sviluppo
neurologico del feto.
Tra i fattori protettivi, il principale è sicuramente l'amore
materno che, percepito dal feto, contribuisce a formare uno scudo
protettivo capace di ammortizzare l'impatto di tensioni esterne. Molto
importante è anche l'atteggiamento materno nei riguardi della
20
gravidanza: un soggetto ha maggiori possibilità di diventare un adulto
sicuro e con un buon equilibrio emotivo se la madre lo ha atteso con
gioia.
Successivamente acquista molta importanza la qualità del
rapporto che la madre ha con il partner e l’insieme di sensazioni ed
emozioni ad esso connessi.
È quindi molto importante che le informazioni che il feto riceve
durante la gestazione provengano da un ambiente sano, ricco di alto
valore nutritivo e che i genitori siano sempre più consapevoli
dell’importanza del periodo prenatale nel quale vengono poste le basi
per la costruzione della futura personalità e dell’identità personale del
nascituro.
Si considera di grande importanza il ruolo dei fattori di sostegno
affettivo ed emotivo presenti nel contesto di vita della gestante, in
particolare la presenza di relazioni connotate da capacità empatica e
sostegno tra familiari. La presenza di relazioni affettive adeguate si è
rilevata importante per lo sviluppo del legame di attaccamento
prenatale.
L’appropriatezza degli stimoli periferici che arrivano al feto
durante tutto il periodo della gestazione determina una parte delle sue
qualità. Lo sviluppo emotivo, psicologico ed intellettuale di una
persona, comincia nell'utero materno. Se un bambino sviluppa una
predisposizione alla gioia o alla malinconia, all'aggressività o alla
mitezza, alla fiducia in se stesso o all’insicurezza, dipende proprio dai
messaggi ricevuti in gravidanza. La fonte principale di questi
messaggi è proprio la madre, la quale comunica con il suo bambino
continuamente
ed
inconsapevolmente
sul
piano
psicologico,
comportamentale ed affettivo. Lo stato emotivo della madre, infatti,
21
può influire indirettamente sulle funzioni fisiologiche del bambino.
Quando la madre è eccitata si verificano varie reazioni fisiologiche, e
nell'apparato circolatorio della madre si scaricano ormoni specifici
quali l'adrenalina, oltre ad altri agenti chimici. Una parte di queste
sostanze può attraversare la placenta e influire sui processi fisiologici
in corso nell'embrione. Possono inoltre passare anche alcune
vitamine, sostanze intossicanti , vaccini e germi di malattie, che
possono influire sullo sviluppo dell'embrione18.
Alcuni ricercatori francesi hanno pubblicato sulla rivista
scientifica Chemical Senses i risultati di uno studio circa la capacità
delle madri di trasmettere proprie preferenze in fatto di alimentazione
ai figli in grembo. Non solo il feto assorbe i sapori dei cibi preferiti
dalla futura mamma, ma sviluppa precise preferenze per le bevande.
Questi studi ci invitano a riflettere circa le dannose conseguenze che
possono avere condotte alimentari inadeguate in gravidanza o
l'assunzione di sostanze dannose come l'alcool ed il tabacco. In
particolare Schaal19 indica come il consumo di alcool e tabacco da
parte di una donna incinta potrebbe anche influenzare in modo latente
il comportamento futuro del neonato.
Un’altra ricerca20 sempre sull’uso di droghe, alcool e fumo in
gravidanza mostra come “ogni sostanza possa produrre effetti sul feto
sia direttamente attraverso il passaggio placentare, sia indirettamente,
modificando sia la circolazione utero-placentare sia le condizioni di
18
P.H. Mussen, J.J Conger, J. Kagan, Il periodo prenatale, Zanichelli Editore, Bologna, 1976
19
Benoist Schaal del Centro europeo di Digione sullo studio dei cibi ed autore di Odor sensing in
the human fetus: anatomical, functional, and chemeo-ecological bases: in J-P. Lecanuet, W.P.
Fifer N.A. Krasnegor, Smotherman W. P. (Eds.), Fetal development: a psychobiological
perspective, 1995, pp.205-237. Hillsdale, NJ: Lawrence Erlbaum Associates.
20
E. V. Cosmi et al., Droghe e gravidanza (Ricerca condotta dal Dipartimento di Scienze
Ginecologiche, Perinatologia e Puericultura dell’Università “La Sapienza” di Roma, e dall’Istituto
di Ginecologia ed Ostetricia dell’Università degli Studi di Belgrado), 2002
22
omeostasi materne, agendo sulla performance cardiovascolare
materna”. Le sostanze tossiche, infatti, penetrano più facilmente la
placenta fino a concentrarsi nei tessuti fetali.
L'uso di eroina favorisce una diminuzione del peso corporeo
fetale alla nascita ed è associata ad un maggior numero di parti
prematuri ed a maggiori complicazioni neonatali in genere.
Anche l'uso di alcool in gravidanza causa dei danni al feto:
depressione del S.N.C, alterazioni della temperatura corporea e della
struttura del midollo osseo, fino ad arrivare ad una vera e propria
sindrome alcolica fetale caratterizzata da ritardo della crescita,
disturbi dell'attenzione e dell'apprendimento, disturbi dell'udito e
anomalie cardiache.
Il principale effetto del fumo di sigaretta sul feto è il ritardo di
crescita intrauterino. La
nicotina raggiunge direttamente il feto
inducendo aumento della pressione arteriosa e della frequenza
cardiaca
fetale.
A
lungo
termine
provocherà
problemi
comportamentali e di socializzazione a tre anni di vita ed un ritardo di
3-5 mesi nelle capacità di apprendimento, lettura, ragionamento
matematico e capacità intellettive tra 7 e 11 anni di età.
1.5 Comunicazione con il nascituro
Il nascituro è una creatura che sente, ricorda ed è consapevole;
perciò tutto quello che gli succede nei nove mesi di gestazione plasma
ed influenza i suoi impulsi, il suo comportamento e la sua personalità
futuri.
23
Quando si parla di comunicazione gestante-feto non bisogna
dimenticare che, oltre ad avere un legame speciale con il bambino, la
madre rappresenta il tramite di tutti gli elementi dell'ambiente fisico e
psicologico che circonda la diade.
La comunicazione con il bimbo prenatale si basa innanzitutto sul
rispetto dei tempi e delle modalità di risposta di una personalità in
formazione.
Il primo passo della comunicazione con il nascituro è imparare
ad ascoltare: la donna in gravidanza si apre naturalmente all'ascolto
attivo del suo bambino anche grazie all'aumento del progesterone che
favorisce il processo di interiorizzazione.
Si distinguono in particolare tre modalità di ascolto21:
 l'ascolto finto, che è un ascolto a tratti, passivo, senza
reazioni, vissuto solo come opportunità per poter parlare,
in cui ci si fida dell'intuito che precocemente cattura le
cose importanti e tralascia quelle meno importanti;
 l'ascolto logico, in cui l'attenzione sarà concentrata sul
contenuto di ciò che viene espresso, il cui significato
logico verrà rigorosamente controllato;
 l'ascolto attivo-emotivo o attivo-empatico, che è un
ascolto efficace in cui ci si mette nei panni dell'altro,
cercando di entrare nel punto di vista dell’interlocutore e
condividendo le sensazioni che egli manifesta. Da questa
modalità dovrebbe essere escluso il giudizio.
Nell'ascolto è necessario un feedback, un'informazione di ritorno
positiva, tenendo presente che il processo di comunicazione è una
21
Gabriella Arrigoni Ferrari, La comunicazione e il dialogo dei nove mesi, Edizioni Mediterranee
24
funzione ricorsiva, in cui la risposta influenza la successiva
immissione a tal punto che individuare mittente e ricevente diventa
impossibile.
Fino al quarto mese compiuto di gestazione il rapporto con il
nascituro è prevalentemente interiore ed avviene attraverso canali
psichici
madre-bambino,
mentre
successivamente
le
risposte
diverranno percepibili anche fisicamente dalla madre, la quale
imparerà gradualmente a decifrarle. A sua volta si potranno rimandare
al bambino segnali tattili e sonori che arricchiranno il suo legame con
i genitori.
È, quindi, importante dare ai genitori degli strumenti con i quali
imparare a relazionarsi con la loro creatura, insegnare loro ad
ascoltare e scambiarsi segnali emozionali e fisici.
1.6 Attaccamento prenatale
Negli ultimi cinquant’anni gli studi sullo sviluppo psichico
infantile hanno documentato il ruolo fondamentale delle relazioni tra
genitori e bambino. In particolare Bowlby (1969) ha esposto la sua
teoria dell'attaccamento descrivendo la tendenza innata del bambino
a ricercare la vicinanza, l'attenzione e le cure materne, dimostrando
così l'importanza della qualità del legame che il bambino sviluppa con
le principali figure di riferimento. In corrispondenza della tendenza
all'attaccamento del bambino è necessario che il genitore sviluppi una
pari tendenza e disponibilità all'attaccamento verso il bambino. Per
questo motivo relazioni precoci tra neonati e caregivers sono
25
considerate di straordinaria rilevanza per lo sviluppo psichico
infantile.
Mary Ainswarth (1978), inoltre, attraverso la Strange Situation
individua diversi stili di attaccamento:
 sicuro;
 insicuro-evitante;
 insicuro-ambivalente.
Recentemente è stata identificata una quarta tipologia di stile di
attaccamento: disorganizzato-disorientato.
La sicurezza dell'attaccamento del bambino può essere prevista a
partire dallo stato mentale della madre in gravidanza, perché la
sicurezza dell'attaccamento nell'infanzia si basa sulla sensibilità e
sulla comprensione che i genitori hanno del mondo mentale del
bambino22.
Winnicott23 (1965) da parte sua ha messo in evidenza come
l’inizio della relazione madre-bambino si collochi già nel periodo
prenatale quando la mente genitoriale sviluppa un impegno affettivo
verso il bambino atteso. L'autore, introducendo il concetto di
preoccupazione materna primaria, ha sottolineato uno speciale,
esclusivo ed intenso coinvolgimento che le madri sviluppano verso i
loro bambini. Egli ha osservato inoltre come la preoccupazione
materna primaria si sviluppi in entrambi i genitori attraverso una
focalizzazione dell'attenzione, dei pensieri e delle fantasie verso ogni
cosa riguardi il bambino in via di sviluppo.
22
M. Ammaniti, a cura di, La gravidanza tra fantasia e realtà, Il pensiero scientifico Editore,
Roma, 1992
23
D.W. Winnicott, Dalla pediatria alla psicoanalisi, tr. it. Martinelli, Firenze 1975
26
L'attenzione alle cure prenatali e agli aspetti di tutela della salute
del feto correlano positivamente con alti livelli di attaccamento
materno-fetale. Al contrario, casi di abuso di sostanze (fumo, alcool,
droghe, etc.) in gravidanza evidenziano difficoltà materne a tenere
conto del proprio benessere psicofisico e di quello del feto.
Cranley24 ha poi definito per la prima volta il costrutto
dell'attaccamento materno-fetale intendendo con ciò "la misura in cui
la donna manifesta comportamenti che rappresentano interazione e
coinvolgimento affettivo verso il bambino che attende". Tale costrutto
descrive le caratteristiche del legame che i genitori sviluppano durante
le fasi della gravidanza verso il bambino che attendono. La qualità
dell'investimento affettivo prenatale influisce sui processi della
gravidanza, del parto, sulla successiva relazione di attaccamento
genitori-bambino e sullo sviluppo psichico infantile.
Già da quando la donna apprende di essere incinta deve
affrontare continui aggiustamenti che coinvolgono interamente la
propria personalità, per costruire un'immagine stabile del proprio "sé
materno" che prevede la strutturazione di uno spazio interno per il
bambino e per la sua relazione con lui25. La donna comincia a
formarsi una rappresentazione del "bambino immaginato" e a formare
un legame con l'immagine di un bambino che comprende aspetti di
fantasia e di proiezione misti ad aspetti reali.
G. Bibring (1959-1961) individua due principali "compiti
adattivi" cui la donna deve rispondere durante la gravidanza. Il primo,
24
M. S. Cranley, Development of a tool for the measurement of maternal attachment during
pregnancy, in Nursing research, 1981
25
M. Ammaniti, a cura di, La gravidanza tra fantasia e realtà, Il pensiero scientifico Editore,
Roma, 1992
27
nei primi mesi di gestazione, consiste nell'accettare l'embrione prima
ed il feto poi quale parte integrante di sé. Il secondo prevede una
riorganizzazione dei propri investimenti oggettuali che la prepari alla
imminente nascita-separazione.
La Pines (1972) individua quattro periodi nei quali si evidenzia la
relazione tra le fantasie della donna in gravidanza con eventi reali26:
 primo stadio: dal concepimento alla percezione dei
movimenti fetali. I cambiamenti dell'immagine corporea si
accompagnano ad un aumento dell'investimento oggettuale
sul sé. I sintomi tipici (vomito e nausea) vengono
interpretati
come
manifestazione
dei
sentimenti
contrastanti collegati alla gravidanza e ad atteggiamenti
ambivalenti verso il feto;
 secondo stadio: dalla percezione dei movimenti fetali agli
ultimi momenti della gravidanza. Il feto viene riconosciuto
come un'entità a sé stante e questo provoca nella madre
ansie di separazione;
 terzo stadio: comprende gli ultimi momenti prima del
parto; emergono le preoccupazioni circa l'integrità del
bambino e le ansie circa il travaglio e il parto;
 quarto stadio: prevede numerosi e rapidi cambiamenti che
devono essere affrontati ed elaborati dalla donna, tra i
quali i mutamenti del corpo, la separazione dal bambino e
la relazione con il bambino reale.
26
Ibidem
28
La qualità del legame che i genitori sviluppano verso il feto
dipende a sua volta dalle esperienze affettive vissute dai genitori
stessi nella famiglia di origine.
Il figlio comincia ad abitare la mente della donna nutrendosi dei
suoi pensieri, sogni e fantasie ma è anche qualcosa di molto concreto:
un "altro" che abita il suo corpo e si nutre della sua sostanza man
mano che cresce.
La rappresentazione mentale delle prime relazioni vissute
dall'individuo, descritta da Bowlby nel concetto di modello operativo
interno (1969), intendendo rappresentazioni dinamiche e costruzioni
attive, che operano al di fuori della consapevolezza e che non
costituiscono solo schemi cognitivi di interpretazione della realtà, ma
comprendono affetti e fantasie coscienti ed inconsce, è in stretta
relazione con il tipo di legame di attaccamento che i genitori saranno
in grado di formare con il loro bambino.
La
qualità
dell’attaccamento
materno-fetale
non
sembra
dipendere dalla percezione fisica del feto, ma è legato al
coinvolgimento psicologico a partire dal concepimento.
Secondo Lebovici (1983) sono tre i "bambini" con cui ogni
madre entra in relazione27:
 il "bambino fantasmatico": risultato delle elaborazioni
dei conflitti inconsci relativi allo sviluppo psicosessuale
materno;
 il "bambino immaginario": rispecchia ciò che ci si
aspetta circa il bambino;
27
Ibidem
29
 il "bambino reale": colui che, con il parto, entra
bruscamente nel mondo di fantasie materne.
Molti autori sono concordi nel ritenere la gravidanza un evento
psicosomatico: i sintomi fisici sono diretta espressione della
conflittualità del vissuto materno; fantasie, angosce e dolore si
trasformano in disturbi psichici e psicosomatici28.
1.7 Ruolo del padre
E’ stato osservato come anche il ruolo del padre può avere
un'influenza positiva o negativa sullo sviluppo del bambino. Padri che
parlano, giocano ed interagiscono con i loro bambini ancora nella
pancia della madre, sviluppano una relazione migliore con loro dopo
la nascita rispetto a padri che ignorano il nascituro.
Un padre che sia presente e rassicurante può senz'altro essere
d'aiuto per la partoriente.
Il rapporto con un uomo sensibile e che ami la donna dà un
sostegno emotivo continuo nel periodo della gestazione; da ciò è
possibile intuire l'importanza della sicurezza emotiva e del nutrimento
spirituale che la donna e il feto ricevono durante la gravidanza.
La presenza di un padre forte ed accudente aiuta la madre a
dedicarsi alla sua creatura senza preoccuparsi che il suo compagno si
allontani; la richiesta è, quindi, di un uomo maturo che viva il suo
ruolo di padre avendo risolto in precedenza quelle dinamiche che lo
renderebbero schiavo di un ruolo "marito-bambino", da ostacolo per
la coppia e quindi per la triade.
28
Ibidem
30
Il bambino che ha avuto modo di conoscere suo padre,
interagendovi durante la gravidanza, sarà un bambino che lo
riconoscerà a prima vista e che si metterà in risonanza con lui. Non
solo il bambino nell'utero percepisce la voce del padre, ma vi sono
autori che sostengono come il tono paterno abbia un ruolo
significativo per l'equilibrio emotivo del bambino.
Il padre è colui che “conduce fuori”, che porta il figlio verso il
mondo esterno, di conseguenza il suo ruolo formativo ed educativo è
di fondamentale importanza.
Durante la gravidanza il padre si pone come un "secondo utero",
un’accogliente dimora per la sua compagna e per il figlio. La natura
viene incontro a quest'esigenza della "nuova coppia" attuando un
processo di "maternalizzazione" nell'uomo: l'ossitocina aumenta e il
testosterone diminuisce, rendendo il futuro padre più sensibile, più
amorevole, ammorbidendolo e generando in lui paure interiori; l'uomo
può avere timore di essere diventato debole e piange più facilmente;
aumenta la prolattina che induce istinti di nidificazione e
comportamenti materni legati all'accudimento; l'uomo si concentra
maggiormente sull'affettività della coppia, incontrandosi con i bisogni
della sua compagna, anche se questa modificazione ha un impatto
sulla sfera sessuale riducendo la libido; l'estradiolo aumenta
provocando una forma di regressione intrauterina ricreando lo stesso
clima ormonale che ha vissuto nel grembo materno e favorendo la sua
comunicazione col bambino prenatale.
Questa combinazione ormonale permette che l'uomo diventi
padre conducendolo alla creazione del nido e alla protezione della sua
discendenza, mettendolo in condizione di utilizzare veramente
l'ascolto attivo nei confronti del proprio bambino.
31
Smorti (1987) distingue tre fasi che caratterizzano il periodo di
attesa del futuro padre29:
 fase di annuncio: caratterizzata da reazioni di sorpresa e di
gioia;
 fase della moratoria: l'uomo tenta di prendere le distanze
dal coinvolgimento emotivo con il bambino;
 fase di messa a fuoco: si costruisce gradualmente
l'immagine di sé come il padre e quella del futuro
bambino.
Durante tale processo hanno un ruolo fondamentale i sentimenti
che nutre per la partner, il modello di padre che ha acquisito nel
sistema familiare d’origine ed eventuali problematiche personali,
lavorative ed economiche.
29
Ibidem
32
2. UTERO E LIQUIDO AMNIOTICO
2.1 L’ utero
Dalla ricerca30 sugli stati alterati di coscienza del Dr. Stanislav
Grof31 emerge come molti dei vissuti che il bambino sperimenta nella
prima infanzia siano già presenti nella vita prenatale; vissuti di
piacere e di beatitudine offerti dal "buon ventre materno", ma anche
vissuti di angoscia, paura, disagio, dovuti al "cattivo ventre materno".
Si afferma in questo modo che il nascituro non vive in un ambiente
indifferenziato in quanto al senso di angoscia, perdita e sofferenza
psichica indotta dall’"utero cattivo" si contrappone l'esperienza
dell’"utero buono". Solo quest'ultima permette la nascita e lo sviluppo
di un Sé autentico nel nascituro.
Alexander Lowen32, fondatore della Bioenergetica, parla di veri e
propri problemi di "affidamento all'utero", per spiegare la causa dei
disturbi schizoidi, che vengono indicati come una fissazione allo stato
prenatale dovuta a una mancanza di calore.
L'esperienza di aver vissuto in un ambiente caldo, che esprime
amore, accettazione, protezione e nutrimento, porterà il bambino ad
aspettarsi la stessa cosa dal mondo esterno e ad essere sicuro di sé,
estroverso e fiducioso. Al contrario, aver vissuto per nove mesi in un
ambiente freddo, che esprime rifiuto, disagio, paura e inibizione,
porterà il bambino ad attendersi un mondo ostile e ad essere insicuro,
30
Condotta presso l'Istituto Esalen di Big Sur (California)
Capo del centro ricerca psichiatrica di Maryland in Baltimore
32
Medico e psicanalista, direttore dell'Institute for Bioenergetic Analysis di New York.
Paziente ed allievo di Reich, coniò il termine di "bioenergia". Tra i suoi libri Bioenergetica, edito
da Feltrinelli
31
33
sospettoso, introverso e duro al fine di mantenere quel poco calore e
di piacere interno come difesa nei confronti di ulteriori sofferenze e
umiliazioni.
L'utero materno non è solo la prima culla per il bambino ma è
anche il suo primo vero mondo ed il modo in cui lo sperimenta incide
sulla formazione della sua futura personalità.
Come precedentemente sottolineato, anche alcune forme di
depressione possono avere origine nell'utero: a causa di gravi perdite
la madre può togliere il proprio affetto e attenzione al figlio, che cade
in una profonda depressione. Questa precoce carenza affettiva può
causare conseguenze a breve o a lungo termine, producendo nel primo
caso un neonato apatico e nel secondo un adolescente ansioso.
Sentimenti
come
la
depressione,
la
collera
e
l'ansia
contribuiscono allo sviluppo della coscienza e della consapevolezza di
sé.
Lo psichiatra olandese L. Peerbolte33 racchiude questa teoria in
una formula: "la vista è il superamento della visione", per spiegare lo
stato normale del bambino nell'utero paragonabile ad una visione
sbiadita e sfocata. Sempre secondo lo psichiatra olandese, la vista si
attua quando uno stimolo esterno interrompe questo stato di
beatitudine, cattura la sua attenzione e produce una reazione emotiva,
imprimendosi nella memoria.
Coerentemente con quanto espresso dalla teoria di Peerbolte,
oggi sappiamo che nei mesi che precedono la nascita
il
comportamento del bambino diventa sempre più sofisticato e
razionale e ciò è dovuto allo sviluppo di un “Io” consapevole.
33
L. Peerbolte, Psychic energy, Serviere Publ., Wassenaar, Olanda, 1975
34
L'ambiente
uterino
è
ricco
di
rumori
provenienti
dai
funzionamenti fisiologici del corpo materno ed esercita solo una
modesta funzione di schermo rispetto agli stimoli sonori e, un poco
più intensa, rispetto a quelli luminosi provenienti dall'esterno. Presto
il feto inizia ad esplorare l'ambiente uterino cercando il contatto con la
placenta e rispondendo a stimolazioni tattili provenienti dall'esterno.
In queste fasi i sistemi sensoriali e percettivi lavorano in sincronia,
come dimostrano le primitive organizzazioni comportamentali e le
attività esibite dal feto, che ci permettono di affermare la presenza di
una continuità esperenziale fetale.
Nell'utero materno vengono, inoltre, stabilite le ore di sonno del
bambino. Il feto infatti riesce a sincronizzare i propri ritmi con quelli
della madre e quei bambini che si sincronizzano bene con la propria
madre finiscono per beneficiare di un sistema di comunicazione già
stabilito durante la gravidanza. L'indagine di Stirnimann34 dimostra
come, già prima della nascita, madre e figlio cercano di sincronizzare
i propri ritmi. Ciò dimostra che il legame dopo la nascita è in realtà il
prolungamento di un legame già esistente, iniziato mesi prima
nell'utero. Esiste, quindi, una continuità temporale tra il periodo
prenatale e quello dopo la nascita e, in particolare, risultano adatti, per
stabilire un contatto con il nascituro, gli ultimi tre mesi di gravidanza
ed i giorni subito dopo la nascita.
Il contatto intrauterino non si crea automaticamente ma sono
necessari tempo, amore e comprensione affinché esso si instauri.
In particolare, madre e figlio rimangono in contatto attraverso tre
distinti canali di comunicazione: fisiologico, comportamentale e
simpatetico.
34
Stirnimann, in F. Kruse, Nos souvenirs du corps maternel, in Psychologie Heute, 1978
35
Il primo, quello fisiologico, è inevitabile: anche una madre che
non accetta il proprio figlio comunica inevitabilmente con lui a livello
biologico. Secondo Liley35 è il feto che garantisce il successo della
gravidanza facendo scattare dei cambiamenti fisici a cui deve
sottoporsi il corpo materno per poterlo crescere e nutrire mentre è
nell'utero.
Il secondo canale comunicativo, quello comportamentale, lo si
può osservare quando il feto tira calci e si agita per comunicare il suo
stato d'animo ansioso e spaventato. Gli ormoni ansiogeni materni
invadono il feto e lo rendono nervoso ed agitato; perciò tutto ciò che
mette in agitazione la madre, quasi contemporaneamente mette in
agitazione anche il feto.
La terza via, quella simpatetica, consiste in atteggiamenti
materni di accettazione ed accudimento del bambino in arrivo.
T. Verny36 ritiene che si possa parlare di comunicazione
extrasensoriale proveniente dal feto: quasi ogni emozione provata
dalla madre sembra influire sul bambino secondo modalità
sconosciute alla fisiologia.
2.2 Il liquido amniotico
Il liquido amniotico è composto d’acqua per il 97% e contiene
sali minerali ed altre sostanze fondamentali per la maturità del feto. Il
liquido amniotico contiene anche cellule che si staccano dalla pelle,
35
A. Liley, The fetus as a personality, in The Australian and New Zealand Journal of Psychiatry,
1972
36
T. Verny, Vita segreta prima della nascita, Arnoldo Mondatori Editore, Milano, 1981
36
capelli e grasso. Isolando il feto dal mondo esterno svolge alcune
funzioni principali:
 fa da barriera di protezione per il feto;
 protegge il feto da infezioni e movimenti bruschi;
 protegge gli organi del feto non ancora maturi;
 offre le sostanze di cui ha bisogno il feto per crescere;
 mantiene costante la temperatura.
Durante le prime quattordici settimane il feto assorbe il liquido
amniotico attraverso la pelle ma quando i reni cominciano a
funzionare li usa per filtrare il liquido che ha bevuto espellendolo
sotto forma di urina. Il liquido amniotico si mantiene sempre pulito
poiché viene rinnovato ogni tre ore. Dopo tale data, inoltre, il feto
controlla la sequenza di deglutizione del liquido amniotico che si
abbassa intelligentemente qualora alcool e tossine associate ad altre
sostanze dannose come la nicotina, siano contenute nel flusso
sanguigno.
A partire dalla sedicesima settimana di gestazione all’ecografo è
possibile osservare come il feto sia particolarmente goloso di sostanze
dolci: se queste vengono iniettate nel liquido amniotico egli sarà
portato a fare dei movimenti di suzione e di deglutizione
accompagnati da espressioni di piacere. Sostanze amare, viceversa, lo
porteranno a fare smorfie e a chiudere la bocca in segno di dispiacere.
Recentemente è stato dimostrato come il liquido amniotico ed il
latte materno costituiscano, quale liquido “buono” o “cattivo” a
seconda dell’alimentazione materna, un “alimento primario” che
condiziona il comportamento alimentare del figlio.
37
Il feto nasce e si sviluppa in un grande mare e questa esperienza
viene amplificata se la donna in gravidanza si immerge a sua volta in
acqua. Si crea così una situazione di acqua dentro (liquido amniotico)
e fuori (acqua in cui nuota la donna) che favorisce il mantenimento
dell’ambiente interno relativamente costante secondo il principio
dell’omeostasi. In particolare, la madre, nuotando in acqua, prova ciò
che prova il feto che, contemporaneamente, nuota nel liquido
amniotico e tutto ciò favorisce la sincronizzazione dei due: madre e
figlio fluttuano insieme in acqua, il feto vivendo e la madre rivivendo
l’esperienza dell’“oceano primordiale” freudiano.
2.3 Sviluppo delle capacità sensoriali fetali
È importante sottolineare la continuità nello sviluppo psicologico
del bambino tra l'esperienza intrauterina e quella subito dopo la
nascita, per poter dire che oltre ad un "neonato competente" si può
parlare anche di un "feto competente"37.
Fin dai primi mesi di vita intrauterina il nascituro con i suoi
organi di senso è in grado di percepire e di registrare tutto quello che
avviene nella madre e nell’ambiente circostante.
Tutte le strutture recettive tattili sono sviluppate già prima della
nascita: la densità dei recettori, in particolare delle terminazioni
nervose delle percezioni nocive, è superiore a quella dell'adulto.
Aver compreso l'importanza di questa sensibilità cutanea facilita
la comprensione della funzione del liquido amniotico, il quale è per il
37
M. D’Alessio, a cura di, Il neonato, Carocci Editore, Roma, 2001
38
feto una seconda pelle dalla quale si separerà solo al momento della
nascita.
Le sensibilità cutanee e vestibolari sono continuamente
sottoposte a stimolazioni causate dall'ambiente fetale, dai movimenti
del feto stesso, dalle contrazioni uterine e dai movimenti della madre.
Quattro mesi prima della nascita è già maturo e funzionante il
sistema uditivo. Il feto è immerso nel liquido amniotico e, in tale
ambiente, la trasmissione delle onde sonore presenti fino all'orecchio
interno può effettuarsi quasi senza rottura e quindi senza perdita di
energia dal liquido amniotico ai liquidi e tessuti cocleari. Durante la
vita embrionale e, in particolare fino a otto settimane, possono
risultare distruttivi per lo sviluppo anatomico dell'udito alcuni fattori
ambientali quali infezioni, assunzione di farmaci e forti rumori.
In particolar modo la coclea sembra molto sensibile a
stimolazioni sonore in utero e traumi uditivi possono intervenire
durante il periodo critico del suo sviluppo. Studi su animali
dimostrano come rumori intensi che non hanno effetti dannosi
sull'adulto, possono provocare deficit uditivi nel feto se emessi
durante il periodo di maturazione della coclea. Nell'uomo si è
osservato che l'esposizione di future madri per otto ore al giorno ad un
costante rumore di circa 100 dB produce deficit uditivi nel feto.
Sappiamo che l'ambiente intra-uterino non è silenzioso ma è
ricco di rumori endogeni e che provengono dall'esterno. I primi sono
di origine materna e placentare; i secondi, prima di raggiungere il
feto, attraversano il liquido amniotico che li attenua.
Il rumore principale percepito in ambiente uterino è quello del
battito cardiaco della madre, nei mesi in cui è podalico le orecchie
sono a diretto contatto col muscolo cardiaco materno, nei mesi in cui
39
è in posizione cefalica avverte la pulsazione dell'arteria cardiaca
uterina; il feto è sempre avvolto dalla
vibrazione del liquido
amniotico prodotta dal pulsare del cuore materno. Murooka38 ha
dimostrato come il feto "memorizzi" il ritmo cardiaco materno e come
quest’ultimo, se registrato e riproposto dopo la nascita, abbia per lui
una funzione rilassante.
Il liquido amniotico rappresenta un intermediario inevitabile tra
l’embrione e il mondo esterno: grazie al suo contatto sia fisico sia
biochimico, infatti, esso costituisce lo stimolo ideale necessario per
una maturazione funzionale di questi sistemi recettori.
Mentre il feto si sviluppa, riconosce ed apprende la dieta della
madre attraverso il liquido amniotico e questo influenzerà il
comportamento alimentare del bambino dopo la nascita. Il neonato è,
infatti, capace di riconoscere delle informazioni chimiche incontrate
nell'utero che gli permettono di distinguere l'odore di sua madre
dall'odore di un'altra donna; è inoltre in grado di riconoscere l'odore
del latte materno nel quale ritrova delle molecole alle quali è già stato
esposto durante la vita fetale.
Liquido amniotico e latte materno hanno lo stesso odore e
sapore: è, infatti, molto probabile che il feto si prepari prima della
nascita alla suzione conoscendo già il sapore e l’odore del liquido
amniotico.
Quest’ultimo, inoltre, modifica la sua composizione col
procedere della gravidanza ma anche sotto l’effetto di fattori
quotidiani.
Si può certamente affermare che il feto è direttamente sensibile
alla qualità olfattiva e gustativa del liquido amniotico che cambia nel
38
H. Murooka, Sound of the main artery of the mother, Capitol Records, 1974
40
corso di 24 ore in funzione essenzialmente degli alimenti, della loro
trasformazione nell’organismo ma anche dei profumi che porta la
madre.
Una delle capacità sensoriali che si sviluppa già in epoca
embrionale ma in particolare dalla nona settimana di gestazione è
l'olfatto, organo di senso altamente specializzato nella comunicazione
con l'interno e con l'esterno. Il bimbo in utero è immerso in una
molteplicità di stimoli olfattivi che formeranno la sua "memoria
olfattiva"; questo è importante per il piccolo circa il riconoscimento
del nuovo ambiente.
Il feto può anche percepire una moltitudine di odori che ingerisce
la madre: ciò è valido per gli odori alimentari ma anche per le
sostanze tossiche come droghe e nicotina. L’insieme di queste
percezioni costituisce dunque un legame fondamentale precoce tra
feto e madre durante la gravidanza.
Il feto può sperimentare una comunicazione olfattiva interna ed
una esterna: quella interna si riferisce strettamente al rapporto madrenascituro allo stato simbiotico perché ogni esperienza della madre in
gravidanza diventa esperienza del figlio e occasione per lui di
apprendimento, crescita e maturazione. La modalità di comunicazione
olfattiva fetale esterna si riferisce, invece, al fatto che il feto
percepisce da solo ciò che avviene nell'ambiente esterno: infatti un
profumo posto sul ventre materno può essere percepito e fatto proprio
dal nascituro. Tutto ciò dimostra già la sua tendenza all’indipendenza
e all’autonomia.
Una distinzione importante è quella tra il comportamento
spontaneo e quello indotto da stimoli. Nella prima categoria rientrano
quelle attività che hanno una genesi endogena, cioè riconducibile a
41
processi interni al sistema nervoso del feto (estensioni del collo,
singhiozzi, movimenti del capo, contatto mano-faccia, movimenti
respiratori, movimenti di stiramento, apertura della bocca e sbadigli);
nella seconda categoria, invece, quelle attività in qualche modo
ricollegabili alla presenza di una stimolazione esterna o interna39.
Evidenziare la presenza nel feto di numerose capacità, presenti
anche nel neonato, significa deporre a favore di una continuità tra la
vita prenatale e quella postnatale.
39
M. D’Alessio, a cura di, Il neonato, Carocci Editore, Roma, 2001
42
3. L’ACQUA
Introduzione
La vita sulla Terra è nata dagli oceani e ogni essere umano si è
formato nel liquido amniotico: “nostro mare materno primordiale”40.
La vita sul nostro pianeta è cominciata nell’acqua e, oggi,
ovunque si trovi acqua allo stato liquido, è presente qualche forma di
vita. L’acqua è il liquido più comune sulla Terra: circa il 70% della
superficie terrestre è ricoperto d’acqua41.
L’acqua costituisce dal 50 al 95% del peso di ogni sistema
vivente. E’ la sostanza inorganica più importante ed abbondante
contenuta nel nostro corpo: dal 55% negli anziani all’85% nei neonati.
Circa il 60% dei globuli rossi, il 75% del tessuto muscolare e il 92%
del plasma sanguigno sono costituiti di acqua: è facile dedurre perciò
come questo elemento sia determinante nel regolare le funzioni vitali
del corpo umano. In particolare in un uomo adulto il cervello e il
cuore sono composti d'acqua per il 75%, mentre sangue e polmoni per
l’85% circa. Da ciò ne consegue come una corretta idratazione
rappresenti la condizione essenziale per mantenersi in buona salute:
ogni giorno il nostro corpo deve sostituire circa due litri e mezzo di
acqua. L'acqua presente nel nostro corpo svolge numerose e
importanti funzioni: veicola ormoni ed oligoelementi insieme al
sangue, aiuta la digestione, regola la temperatura corporea attraverso
la respirazione e la sudorazione, mantiene e regola i sistemi del corpo,
40
41
I. Bertolasi, L’Ecoterapia., ritrovare il benessere nella natura, Xenia, Milano, 2003
H. Curtis e S. Barnes, Invito alla biologia, Zanichelli, milano, 2000
43
tonifica i muscoli, mantiene la pelle elastica, lubrifica le articolazioni
e mantiene vigile la mente. Ogni singola cellula contiene acqua nel
liquido intracellulare ma è anche circondata da acqua cioè liquido
interstiziale ed utilizza l'acqua stessa per assimilare le sostanze
nutrienti, per espellere gli scarti del metabolismo, per i processi di
ossidoriduzione e per la produzione di ATP (energia)42.
3.1 Significato simbolico dell'acqua
Noi siamo nati da questa acqua, nel mare dell'utero, dove la vita ha inizio. I
nostri corpi sono quasi interamente di acqua e le acque della vita fruiscono
attraverso di noi nel nostro viaggio lungo il fiume della vita.43
L'acqua è l'elemento primordiale, l'origine di ogni essere vivente.
L'acqua è l'elemento "femminile" per eccellenza: accoglie,
protegge e nutre ancora prima della nascita la vita dell'individuo, che
nel periodo prenatale, è immerso nel liquido amniotico dove vive in
uno stato di totale fusione ed indifferenziazione.
Per queste sue caratteristiche l'acqua può provocare l'illusione
della presenza materna riportando il soggetto ad una condizione di
originaria fusione, promuovendo gradatamente il distacco; in virtù di
queste sue capacità e riprendendo Winnicott, l'elemento acqua può
essere, dunque, definito come "oggetto transizionale".
L'acqua
è
portatrice
di
una
forte
ambivalenza:
è
contemporaneamente pacificatrice, piacevole, purificante, rilassante,
42
43
Viacava C., Artioli G., L’Acqua, Macro Edizioni, Diegaro di Cesena (FC), 2004
Anodea Judith, Chakras, ruote di vita, Armenia, 1998
44
terapeutica, visibile, chiara e limpida ma anche oscura, minacciosa,
profonda e violenta perché rappresenta l'inconscio: insieme di
pulsioni inaccettabili e contenuti sepolti in profondità. Immergersi
sott'acqua e bloccare il respiro comporta il sapersi lasciar andare,
tuffarsi nell'inconscio e perdere il controllo razionale: esperienza che
per alcuni potrebbe essere angosciante o disgregante.
Invece di lasciarsi sommergere dall'onda -ascoltare l'inconscio- si
rinuncia allora ad immergersi, unico modo per comprendere il
significato dei contenuti inconsci e agire sui meccanismi di difesa
attivati.
I significati simbolici dell'acqua sono principalmente tre:
sorgente di vita, mezzo di purificazione e centro di rigenerazione44.
In quanto sorgente di vita l'acqua crea e dà luogo alla vita; come
mezzo di purificazione è utilizzata per lavare colpe e cancellare i
peccati; come centro di rigenerazione ha la capacità di far rinascere
ogni forma vivente attraverso la purificazione.
La doppia valenza vita-morte, rigenerazione-purificazione rende
l’acqua simbolo di morte e rinascita. In particolare il fiume è simbolo
della vita: la traversata corrisponde al superamento di uno ostacolo, la
sua discesa verso l'oceano rappresenta la fusione con il tutto e la
risalita è il ritorno alla sorgente divina.
Secondo Sigmund Freud (1929) “il lattante non distingue ancora
il proprio Io dal mondo esterno in quanto fonte delle sensazioni che lo
subissano. (...) in origine l’Io include tutto e in seguito separa da sé un
mondo esterno”.
L'elemento acqua offre all'individuo la possibilità di rivivere la
sensazione di far parte del Tutto e di rivivere l'esperienza a livello
44
A. Chevalier e W. Gheerbrant, Dizionario dei simboli, Rizzoli, Milano, 1994
45
fisico, mentale ed emotivo della vita prenatale, in cui il corpo è
immerso nel liquido amniotico che rappresenta l'oceano primordiale
freudiano e che facilita la regressione e il rivivere momenti critici
della propria vita, per rielaborarli e superarli.
La comunicazione dell'elemento acqua è spesso non verbale, usa
principalmente canali sensoriali e ama la sincronia emozionale, è
quindi il principale mezzo di comunicazione con il bambino in utero.
Inoltre nei sogni e nelle fantasie l'acqua simboleggia l’inconscio.
Freud ha riportato numerosi esempi di sogni nei quali era
presente il forte desiderio di immergersi in acqua e li ha interpretati
come fantasie legate alla vita prenatale: un inconscio desiderio di
regredire alla primordiale vita intrauterina, ritornando nell'utero
materno.
L'aspetto
materno
dell'acqua
coincide
con
la
natura
dell'inconscio, in quanto quest'ultimo può essere considerato matrice
della coscienza45.
3.2 Potere curativo dell'acqua
“Ci si tuffa nell’ acqua per rinascere rinnovati”46
La vita umana comincia in acqua dal momento che ognuno di noi
passa nove mesi della sua esistenza nel grembo materno, galleggiando
in un ambiente sicuro che offre protezione. La costante sensazione
dell'acqua intorno a noi ed alla nostra pelle, conosciuta come
45
46
Jung, Opere, Boringhieri, Torino, 1993
G. Bachelard,, Psicanalisi delle acque, Red edizioni, Como
46
"sensazione della pelle primitiva", ci dà la prima percezione del
nostro corpo e dell’ambiente; la continua carezza da parte del caldo
liquido amniotico sulla nostra pelle ci procura le prime esperienze
tattili della superficie del nostro corpo, note come "sensazioni
epidemiche primarie". Queste sensazioni aiutano a formare il nostro
senso primitivo dell’Io: che cosa siamo, dove finiamo, i nostri limiti e
ciò che ci circonda47.
È interessante osservare come nella vita adulta molti di noi
cerchino attivamente di ricreare questo rifugio acquatico in cui
immergersi quando ci si sente stressati o insicuri.
L'acqua, con il suo caldo abbraccio avvolgente e rilassante,
risveglia e stimola le emozioni più profonde aiutandoci a riportarle a
galla, ad esprimerle e a condividerle.
Il potere curativo dell'acqua è riconosciuto nel corso dei millenni
in molte culture: i Persiani consideravano il bagno termale un'azione
sacra oltre che igienica e terapeutica; i Greci si purificavano con
l'acqua prima delle offerte religiose e con certe acque curavano molte
malattie; in Cina le donne aristocratiche amavano rilassarsi in bagni
termali; gli antichi Egizi ritenevano che ogni cosa fosse nata
dall'acqua e pertanto i loro sacerdoti-medici tenevano in massima
considerazione l'acqua come terapia ed erano infatti diffusissimi l'uso
del bagno termale e dell’ idroterapia; in India le acque del Gange sono
tuttora considerate sacre. L’uso dell’acqua inteso, dunque, come
mezzo di purificazione, di nutrimento spirituale e di energia vitale48.
Nel V sec. a.C., con il filosofo greco Talete, i miti legati all'acqua
si condensarono in un vero e proprio discorso filosofico in cui
47
48
J. Balaskas, Y. Gordon, Manuale del parto in acqua, Red Edizioni, Como, 2001
B. Guinzbourg, A. Lucca, Acquananda. Acquaticità per bambini, Tecniche nuove, Milano, 2004
47
l’arché, l'elemento primordiale, è l'acqua sulla quale galleggia la
Terra. Talete affermò, dunque, che l'acqua fosse il principio di tutte le
cose: le piante e gli animali non sono altro che acqua condensata e
acqua torneranno ad essere dopo la morte.
Nello stesso secolo, sia in Grecia che a Roma, iniziarono le
costruzioni delle prime terme pubbliche divise in tre ambienti: il
calidarium, il laconicum e il frigidarium.
Successivamente molti medici utilizzarono l'acqua come
strumento terapeutico: Vincent Priessnitz (1799-1852) fu uno dei
moderni pionieri dei trattamenti con l'acqua ed ottenne grandi risultati
utilizzando acqua calda alternata a quella fredda. Sebastian Kneipp
(1821-1897) curò migliaia di persone utilizzando l'idroterapia
associata ad altri metodi di cura a base di erbe, diete, esercizio fisico e
stile di vita sano per sconfiggere stanchezza e stress; egli affermava
che docce fredde regolari avevano un potere capace di proteggere il
soggetto dall'insorgere di infezioni future.
Uno studio del 1993 sull'idroterapia, che impegnò 100 volontari
presso il Thrombosis Research Institute49 di Londra, riportò poi che i
bagni freddi producono effetti straordinari tra cui: l'incremento della
produzione di ormoni sessuali, aumento di energia fisica, effetti
benefici sulla circolazione sanguigna, riduzione delle probabilità di
attacco cardiaco e infarto, aumento dei globuli bianchi, alleviamento
dei sintomi della menopausa e miglioramento della crescita di capelli
e unghie.
49
Viacava C., Artioli G., L’Acqua, Macro Edizioni, Diegaro di Cesena (FC), 2004
48
Contemporaneamente uno studio nel Royal Infirmary50 di Bristol
con soggetti sani immersi per due ore nell'acqua termale a
temperatura corporea rivelò: un miglioramento della funzionalità
polmonare, perdita media di peso, sangue meno viscoso e aumento
del livello di efficienza dell'azione di pompaggio del cuore.
L’utilizzo dell’idroterapia si inserisce nel contesto della medicina
olistica, che considera l’uomo come un complesso sistema integrato,
al quale è necessario avvicinarsi con una prospettiva di tipo globale.
In tal senso non esistono singole e specifiche malattie da curare, ma ci
si occupa della persona nella sua interezza.
L’utilizzo dell’acqua come strumento terapeutico per malattie
fisiche, prima, e anche psichiche, poi, si prefigge due compiti: la
disintossicazione del corpo mediante la purificazione del sangue che
nutre il nostro organismo ed un rinvigorimento del corpo. E’, inoltre,
importante strumento di prevenzione, per aiutare il nostro sistema
immunitario a combattere contro gli agenti infettivi che ci
circondano51.
50
51
Ibidem
R. Taddei, Sincroterapia. La liquida danza che cura, Edizioni Nuova Cultura, Roma, 2005
49
3.3 Modificazioni fisiologiche in acqua
L’immersione in acqua ci riporta ad una condizione di vita
intrauterina, ma comporta delle modificazioni fisiologiche necessarie
per abituare il corpo ad un ambiente differente da quello terrestre.
La modificazione più evidente è quella della forza di gravità che
diventa circa sette volte inferiore a quella che si avverte sulla
terraferma52.
Dopo circa venti minuti dall'immersione in acqua ad una
temperatura che rimane stabile intorno ai 37° (temperatura corporea)
si verifica uno spostamento dei liquidi extracellulari: esce ed entra
nuova acqua, per un ricambio di circa un litro e mezzo secondo il
processo dell’osmosi che consiste in un trasferimento netto di acqua
da una soluzione con potenziale idrico maggiore ad una con
potenziale idrico minore passando attraverso la membrana cellulare.
Aumenta, inoltre, la produzione di urina che serve al
mantenimento di un livello adeguato di plasma e la conseguente
perdita di minerali viene risolta con un aumento della sete. La
pressione dell'acqua comporta uno spostamento del diaframma verso
l'alto ed una conseguente compressione delle strutture cardiovascolari
respiratorie. Il cuore si dispone in posizione orizzontale rispetto
all'asse corporeo proprio come durante il periodo fetale ed aumenta il
suo volume di circa il 30% per sopportare il maggior afflusso di
sangue.
La temperatura dell'acqua è una variabile molto importante: il
freddo causa istantaneamente una contrazione dei vasi sanguigni
52
B. Guinzbourg, A. Lucca, Acquananda. Acquaticità per bambini, Tecniche nuove, Milano, 2004
50
rallentando la circolazione e innalzando la pressione; il caldo dilata i
vasi sanguigni, aumentando il battito cardiaco e abbassando la
pressione. Immergersi in acqua calda significa calarsi in un ambiente
del tutto simile a quello prenatale, lasciandosi dondolare e nutrire.
È possibile osservare anche delle modificazioni ormonali: la
produzione di catecolamine, ormoni della risposta allo stress, non
viene stimolata e aumenta la produzione di beta-endorfine, ormoni del
benessere che diminuiscono la sensazione di fatica e dolore. La
sensazione di relax induce una sincronizzazione delle onde alfa nei
due emisferi.
In particolare il Dott. John Lilly osservò come il galleggiamento
producesse una serie di modificazioni fisiologiche simili a quelle della
meditazione: riduzione della tensione muscolare, facilitazione dello
scorrimento del sangue ed abbassamento della pressione e del numero
dei battiti cardiaci.
51
4. SINCROTERAPIA®
4.1 Cos’è la Sincroterapia®
La Sincroterapia® è una Psicoterapia in acqua elaborata a partire
da diversi modelli di riferimento quali Psicoanalisi, Sistemico
Relazionale, psicosomatica con elementi Gestaltici e Rogersiani,
Bioenergetica, training autogeno e danza movimento terapia.
Il metodo, ideato dalla Dott.ssa Renata Taddei, Psicologa,
Psicoterapeuta ed insegnante di Sincroterapia® alla Lumsa, è
sperimentato da oltre vent’anni e si basa su un lavoro attivo e passivo
in acqua e a terra che mira al raggiungimento della consapevolezza
fisica e psichica, ad un nuovo contatto con il proprio corpo e della
propria
identità
attraverso
la
riappropriazione
dell’elemento
primordiale: l'acqua. Lo scopo è facilitare la guarigione, mantenere la
salute, riacquistare serenità e fiducia in se stessi.
La Sincroterapia® è utilizzata per la cura dello stress, dei
disturbi psicosomatici, d’ansia, del sonno, dell’umore, della relazione,
di nevrosi e psicosi.
Il termine Sincroterapia® deriva:
 dalla parola greca "sun cronos" che significa "nello stesso
tempo": importante è, infatti, armonizzare il corpo e la mente perchè
solo sincronizzando questi due poli è possibile raggiungere il
benessere psicofisico;
 dal concetto di "sincronicità" di Carl Gustav Jung il quale
scrisse nel 1952: “io impiego dunque in questo contesto il concetto
generale di sincronicità nell'accezione speciale di coincidenza
52
temporale di due o più eventi non legati da un rapporto causale, che
hanno uno stesso o un analogo contenuto significativo. Uso il termine
“sincronicità” in opposizione a “sincronismo”, che rappresenta la
semplice contemporaneità di due eventi. Sincronicità significa allora
innanzitutto la simultaneità di un certo stato psichico con uno o più
eventi esterni che paiono paralleli significativi della condizione
momentaneamente soggettiva e -in certi casi- anche viceversa”.
In particolare per Jung il fenomeno della sincronicità è quindi la
risultante di due fattori:
 un'immagine inconscia che si presenta come sogno o
presentimento;
 un
evento
obiettivo
che
coincide con
il
contenuto
dell'immagine inconscia.
Al determinarsi di un evento si osserva contemporaneamente, a
livello interiore ed esteriore, un rapporto di sincronicità come quello
esistente tra corpo e psiche, anche se l'evento accade al di fuori della
percezione del soggetto.
Le sincronicità non è legata ad un rapporto causale; per Jung,
infatti, la sincronicità è un elemento a sé stante che si affianca al
concetto di causa, spazio e tempo e supera il concetto di sincronismo
che postula essenzialmente la contemporaneità di due eventi.
Jung pensa che il rapporto tra corpo e psiche non sia dunque una
relazione causale ma piuttosto un fenomeno sincronico.
“Per Jung la psiche è una combinazione di spirito, anima-animus,
pensiero e inconscio. La realtà della psiche è formata dal materiale
ottenuto
dall'immaginazione,
dai
miti,
dai
simboli
e
dal
comportamento individuale. Secondo Jung la psiche umana è un
insieme formato da opposti che si equilibrano e compensano. Oltre al
53
concetto di inconscio individuale egli propone quello di inconscio
collettivo per riferirsi alla risorsa psichica comune a tutti gli esseri
umani. Le indagini appartenenti all'inconscio collettivo sono
condivise da tutti, se pur modificate dalle esperienze personali e
vengono definite immagini archetipiche. L'acqua in questo senso è un
archetipo, una rappresentazione simbolica determinata culturalmente
e trasmessa dall'inconscio collettivo”. Affinché l'individuo potesse
raggiungere l'integrità e l'equilibrio, Jung riteneva fosse importante
che conscio e inconscio operassero in armonia. Il pensiero di Jung e,
in particolare i concetti di inconscio personale e collettivo, sono parte
integrante della struttura teorica della Sincroterapia®53.
La Sincroterapia® si avvale di tre strumenti: l’acqua, la musica e
la danza.
La temperatura dell'acqua deve essere di circa 37°, in analogia
con la temperatura del liquido amniotico (valenza psicologica) e
perché implica un rilassamento maggiore e movimenti più morbidi
(valenza fisica). L'acqua calda, a una temperatura simile a quella
corporea, può essere d'aiuto nel riattivare emozioni e schemi legati
alla nascita e alle relazioni54.
Lavorando in acqua, infatti, si allentano freni inibitori, si
sciolgono tensioni e blocchi emozionali.
In tale contesto l’elemento acquatico rappresenta il terzo, colui
che si frappone tra la diade, che rende dolce e puro il contatto, che
quando accarezza lo fa sempre in modo delicato e curativo55.
53
R. Taddei, Sincroterapia. La liquida danza che cura, Edizioni Nuova Cultura, Roma, 2005
54
P. Libonati, L. Volante, Il Rebirthing, respiro e crescita personale, Xenia, Milano, 2006
55
I. Bertolasi, L’Ecoterapia., ritrovare il benessere nella natura, Xenia, Milano, 2003
54
In un incontro di Sincroterapia® si cerca di comunicare con
l’Altro in un rapporto di reciproca attenzione e sensibilità,
sincronizzando il battito cardiaco, il respiro, i gesti e le emozioni,
proprio come accade tra la madre e il feto quando entrano in sincronia
sia sul piano comportamentale che sensoriale ed emotivo.
Durante gli incontri di Sincroterapia®, infatti, l'attenzione sul
respiro e sul ritmo del cuore è costante: la sincronia con il ritmo
respiratorio cardiaco ha una importante funzione di coesione per il
gruppo, di segnare il tempo ed incitare i partecipanti.
Con un leggero sottofondo musicale si vuole, quindi, riportare il
soggetto a rivivere i momenti della vita intrauterina in cui il suono
principale era il battito cardiaco: ritmo che scandisce il tempo e che
induce rilassamento.
Per guarire i malati, le società primitive davano più importanza ai
canti magici che alle piante medicinali. Il canto e la musica erano
mezzi terapeutici usati sistematicamente in medicina nell'antica Cina,
in Persia, in Egitto e in Grecia. Ippocrate, padre della medicina, era
solito portare i malati di mente al Tempio di Esculapio ad ascoltare
musica56.
La funzione terapeutica della musica è, infatti, da sempre
riconosciuta. Già ai tempi dei Pitagorici la musica aveva tre
particolari funzioni:
 di adattamento (così come la musica si adatta alla
personalità del singolo, il soggetto si adatta alle melodie);
 di cambiamento (la musica è in grado di modificare lo
stato d'animo del soggetto);
56
Odent M., L’acqua e la sessualità, Red Edizioni, Como, 1991
55
 di purificazione (la musica riporta il soggetto ad uno stato
di armonia e allontana tensioni e conflitti).
Nel setting terapeutico la musica offre la possibilità di esternare
le
emozioni,
stimola
la
comunicazione
non
verbale
e
il
coinvolgimento con l'Altro.
Negli incontri di Sincroterapia® il sottofondo musicale viene
scelto in funzione del tipo di lavoro da eseguire: brani lenti e armonici
favoriranno il rilassamento, mentre quelli caratterizzati da un ritmo
più veloce risulteranno rigeneranti, aiutando l’individuo a riacquistare
le energie.
La Sincroterapia®, inoltre, si avvale delle Artiterapie: in
particolare dell'uso della danza in acqua come strumento terapeutico,
perché attraverso il movimento è possibile far affiorare le proprie
ansie e liberarsene. All’arte appartengono, dunque, la creatività,
l’espressività, l’emotività e la comunicazione e contribuisce alla
guarigione dando al soggetto la possibilità di esprimere i propri
contenuti inconsci. Nella terapia, l'arte intesa come "modo di essere in
movimento", mette in comunicazione l'individuo e la realtà esterna,
realtà che egli percepisce, modifica, interpreta ed arricchisce con i
propri vissuti ed esperienze. Il movimento aumenta lo stato di
consapevolezza di sé e la comunicazione tra istintualità e gestualità
consapevole. La presenza di meccanismi di difesa, a loro volta attivati
da eventi traumatici accorsi nella vita dell'individuo si rende evidente
attraverso la produzione di movimenti corporei disarmonici, che altro
non sono che la rappresentazione di una scissione tra mente e corpo.
Le Artiterapie riattivano quindi rapporti arcaici universali,
situazioni non vissute, andando a colmare carenze e a ritrovare
l'armonia.
56
Nella prima parte di un incontro di Sincroterapia® si curano la
relazione con i quattro elementi naturali.
L’acqua è il setting: terapeuta e paziente sono spogliati da
qualsiasi costrizione e sovrastruttura socio-culturale (abiti, accessori,
etc...): centrale è la relazione che si scopre essere simile a quella della
madre con il bambino. In un setting acquatico è comunque possibile
mantenere i ruoli anche se ciò può risultare più difficile per il
terapeuta qualora avesse dei problemi con il proprio corpo.
La terra è la base, consente il radicamento ed è rappresentata dal
terapeuta che sostiene e costituisce l’holding (Winnicott, 1965):
contenitore, carico di significato affettivo, che proteggendo offre al
soggetto la possibilità di agire.
Il fuoco rappresenta le emozioni espresse dai soggetti attraverso
la sincronia del respiro e del battito cardiaco.
Infine l'aria: luogo in cui si ricerca la sincronia dei respiri e in
cui avviene il contatto di sguardi: lo sguardo vigile del terapeuta che
offre e lo sguardo del soggetto che riceve.
È possibile cogliere nei tre elementi contemporaneamente
presenti nella Sincroterapia® (terra, acqua, aria) il rimando simbolico
alla struttura psichica freudiana (Io, Es e Super-io)57.
Svolgono una funzione fondamentale la dimensione collettiva e
la gestualità.
Il gruppo come strumento terapeutico offre identità e ruoli, dà
sicurezza, favorisce il contatto con la realtà e colma il vuoto esistente
tra mondo interno ed esterno, permettendo all’individuo di abbassare
le difese e regredire a tappe di sviluppo precedenti per poter
ricostruire il processo di individuazione per superare il disturbo.
57
R. Taddei, Sincroterapia. La liquida danza che cura, Edizioni Nuova Cultura, Roma, 2005
57
Secondo Paola De Vera D’Aragona "...gli altri divengono
proiezioni, tanti specchi che rimandano la propria immagine….Il
gruppo è il luogo del gioco speculare, il luogo di trasformazione
psicofisica…”58.
Il gesto parla della persona, rivelando le cause del malessere
divenendo nell'interazione significativo e curativo. Attraverso una
produzione di gesti fluidi ed armoniosi il soggetto libera energia
raggiungendo la consapevolezza del proprio corpo e il superamento
del conflitto.
Attraverso gesti, ritmi e suoni si crea un processo di reciproca
imitazione tra i componenti del gruppo, una sorta di specchio sonoro e
visivo; da qui l'importanza dell'imitazione e della ripetitività di gesti
proprio come nella diade madre-bambino: la prima rimanda al
bambino la propria immagine e viceversa, producendo una relazione
circolare, sonora e gestuale. La dimensione gruppale viene rinforzata
mediante una serie di gesti simbolici ripetuti fino a formare il rito. Lo
scopo di questo ultimo è ricordare all'uomo da dove viene: l'origine,
per ritrovare in acqua la consapevolezza di Sé a livello fisico,
sensoriale, psicologico, emotivo e spirituale.
La Sincroterapia® si avvale delle caratteristiche del nuoto
sincronizzato: si formano dei movimenti in acqua in cui le nuotatrici
entrano in sincronia tra di loro e ognuna di loro con la musica. Il
nuoto sincronizzato promuove lo sviluppo psicofisico e motorio, la
percezione
corporea,
l'autonomia
personale
ed
il
appartenenza al gruppo.
In un incontro di Sincroterapia® si lavora su tre piani:
 quello verticale (Io) del radicamento;
58
Cit. da Elena Cerruto, 1994
58
senso
di
 quello sagittale (padre-madre) dell'inversione dei piani;
 quello orizzontale (Altro) del galleggiamento.
Centrale è il paziente (l’Io) che regredisce fino al periodo
prenatale per rivivere le tappe della sua vita; attorno a lui si muove il
terapeuta (padre) che offre protezione, sicurezza, stabilità e
coinvolgimento sociale e rappresenta sia l'energia maschile che quella
femminile; la diade si muove nell'acqua (la madre) che culla,
abbraccia e rilassa.
Scopo di questo lavoro è richiamare l'attenzione sull'importanza
del corpo come veicolo di emozioni e sentimenti, per comunicare a se
stessi e agli altri i propri vissuti personali, per esprimerli attraverso il
movimento e per rendere conoscibili conflitti e pulsioni.
4.2 Effetti terapeutici
L'acqua è simbolo di purezza, elemento purificatore: questa sua
caratteristica può facilitare la terapia ed aiutare il paziente ad avere
minori resistenze psicologiche in quanto crea aspettative di
purificazione con effetto curativo.
La Sincroterapia® agisce su più livelli:
 biologico e corporeo: sollecita l'apparato motorio, stimola la
percezione del proprio corpo e riattiva capacità motorie innate;
 mentale: stimola l'intelligenza psicomotoria, la memoria dei
movimenti e la coordinazione gesto-tempo;
 psichico: stimola le pulsioni e libera le emozioni nascoste;
 spirituale: in quanto momento di incontro di anime;
59
 sociale: risveglia il piacere del gruppo, il sentimento di
differenziazione e allo stesso tempo il senso di unione.
Quest'ultimo aspetto è fondamentale in un incontro di
Sincroterapia®: partendo da una condizione di fusione con l'acqua
(ricreando la condizione di totale fusione con la madre tipica della
vita intrauterina) e con il gruppo (relazione di dipendenza dai genitori
tipica del periodo infantile), il terapeuta mira a far raggiungere al
soggetto maggior consapevolezza di sé attraverso il processo di
separazione-differenziazione.
Scopo del terapeuta è quello di indurre dei cambiamenti che
interessino:
 il vissuto intrapsichico del soggetto;
 l'immagine del corpo e i confini dell’Io;
 i modelli di relazione;
 conoscere i contenuti pulsionali dell’Es.
Tra i più importanti effetti terapeutici della Sincroterapia® vi è il
raggiungimento di uno stato di totale rilassamento indotto non solo
dall'acqua ma anche dalla musica. Proprio come avviene nel feto
immerso nel liquido amniotico quando la madre ascolta musica
classica, anche in un adulto immerso in acqua che ascolta musica
classica, si possono notare le stesse modificazioni fisiche come lo
spostamento del cervello da uno stato beta di iperattività ad uno stato
alfa di vigilanza e rilassamento. Questo perché la musica classica
stimola il rilascio di endorfine e riduce il livello degli ormoni dello
stress nel sangue dando beneficio sia alla madre che al bambino.
60
Un recente studio59 sull’influenza della musica nel periodo
prenatale rivela come questa abbia effetti favorevoli sullo sviluppo
fetale. E’ stato osservato come l’ascolto della musica in gravidanza
stimoli lo sviluppo del cervello del feto, migliori l’apprendimento
spazio-temporale nei ratti neonati e porti un rapido progresso delle
capacità motorie come il sedersi e il camminare nel bambino. Al
contrario, l’esposizione a rumori intensi durante la gravidanza ha
influenzato negativamente lo sviluppo del feto e del neonato portando
a un maggior numero di morti prenatali, anomalie del sistema nervoso
e, a lungo termine, ad un indebolimento del comportamento sociale e
ad un’alterazione del sistema immunitario. Neonati esposti allo
stimolo musicale in gravidanza, mostrano un maggior sviluppo delle
capacità motorie come sedersi e camminare.
Anche in una seduta di Sincroterapia® si è rilevato un passaggio
da onde beta a onde alfa inducendo il rilassamento.
L’immersione in acqua tiepida equilibra il sistema nervoso e ci
regala una condizione di benefico relax. I neurofisiologi che studiano
il lavoro del cervello hanno scoperto che quando si è immersi in
acqua calda aumenta la sincronia tra l'attività bioelettrica dell'emisfero
destro, che presiede al mondo emozionale, e quella del sinistro, che
controlla invece le nostre attività razionali. Quando ci si rilassa in
acqua tiepida, il cervello, che è un organo endocrino, produce
endorfine, gli “oppiacei” naturali che riducono lo stress e ci procurano
sensazioni di piacere di benessere60.
59
H. Kim et al., Influence of prenatal noise and music on the spatial memory and neurogenesis in
the hippocampus of developing rats. Ricerca condotta dal dipartimento di Fisiologia
dell’Università Kyung Hee di Seoul, Sud Corea, 2005
60
I. Bertolasi, L’Ecoterapia., ritrovare il benessere nella natura, Xenia, Milano, 2003
61
Stare a lungo in acqua calda aiuta a far emergere più rapidamente
una gran quantità di materiale rimosso e a tornare indietro a fasi
precedenti della nostra vita per aprirsi a spazi interiori che giacciono
nelle profondità del subconscio. Si accetta e si incoraggia, così, la
regressione del paziente offrendo il gruppo come universo
accogliente, per poi ricostruire un processo di individuazione in cui
attualizzare i contenuti e i significati persi nel disturbo mentale. Si
mira, quindi, a riprodurre lo spazio nel quale il soggetto possa rivivere
le proprie esperienze, preservando l'individualità e condividendola
con l'altro.
La regressione è un meccanismo di difesa che indica un ritorno
automatico e involontario a modi di funzionamento psicologico che
sono caratteristici di stadi più antichi, in special modo degli anni
infantili. Questa tendenza si verifica quando il soggetto viene a
trovarsi, nel presente, di fronte ad un conflitto. Il ritorno simbolico
agli anni dell’infanzia consente alla persona di evitare l’avversità
presente e di trattarla come se non fosse ancora accaduta61.
In particolare Freud, a proposito del fenomeno della regressione
implicita nel sonno, sostiene che l'uomo abbia la tendenza a tornare
alla vita intrauterina e indica che “uno dei caratteri della nostra
relazione con questo mondo, cui siamo giunti senza un'espressa
volontà da parte nostra, è quello per cui non possiamo supportarlo in
modo ininterrotto e per cui abbiamo bisogno di tornare a immergerci
temporaneamente nello stato in cui ci trovavamo prima della nascita,
all'epoca della nostra esistenza intrauterina…”62.
61
62
R. White e R. Gilliland, I meccanismi di difesa, Astrolabio, Roma, 1977
A. Rascovsky, La vita psichica nel feto, Edizioni il Formichiere, Milano, 1980
62
Freud continua sostenendo che “l'atto del sogno è di per sé una
regressione alle più primitive circostanze della vita del sognatore, una
resurrezione dell'infanzia, in tutti i suoi impulsi istintivi e nelle sue
forme espressive”63.
Anche Roheim (1952) sostiene che l'atto del sonno costituisca
una regressione verso la vita intrauterina ma che il sogno sia una
tendenza progressiva all'interno della situazione regressiva del sonno,
la cui finalità è quella di ristabilire il contatto con l'ambiente esterno.
Il sonno dell'adulto ripeterebbe il ciclo polifasico del bambino
con i suoi periodi di sonno e di veglia trovandosi questi ultimi
sostituiti dai sogni. I sogni sarebbero gli equivalenti dei periodi di
veglia del lattante e rappresenterebbero i tentativi di contatto con la
realtà esterna realizzata da chi sogna64.
Molti autori, tra cui Federn e Jung si sono riferiti alle
connessioni tra il sonno e la regressione allo stato fetale. Il dormire si
trasforma, dunque, in fonte di energia per l’Io.
Sul versante psicologico, oltre a favorire la regressione, la
Sincroterapia® favorisce la socializzazione e l'aggregazione, che sono
dal punto di vista sociale i due aspetti maggiormente auspicati.
4.3 Ambiti di applicazione
La Sincroterapia® è stata studiata e sviluppata per lavorare con
gli adulti come terapia del benessere ma risulta adatta anche nel
lavoro con bambini e adolescenti.
63
64
S. Freud, Interpretazione dei sogni, Opere, vol. 2, Boringhieri, Torino
A. Rascovsky, La vita psichica nel feto, Edizioni il Formichiere, Milano, 1980
63
Nel caso dei bambini il movimento in acqua facilita lo sviluppo,
la resistenza, la fiducia, l’attenzione e la consapevolezza. In acqua si
struttura con maggior serenità
anche il rapporto genitori-figlio,
perché l'elemento acquatico costituisce un ambiente rassicurante che
stimola il contatto fisico ed emotivo. Nel lavoro con i bambini
fondamentale è l'aspetto ludico: salti, imitazioni e movimenti associati
a semplici vocalizzi. È inoltre molto importante utilizzare specifici
oggetti transazionali come palle e tubi, strumenti utili per facilitare la
coordinazione del corpo attraverso il gioco e per essere dei sostituti
momentanei della madre65. In accordo con Winnicott (1971) si
attribuisce, infatti, molta importanza al gioco in quanto consente al
soggetto di individuare il proprio essere, offrendo la possibilità di
differenziarsi dall'Altro. Il bambino attraverso il gioco imita e poi
sperimenta nuovi comportamenti, costruisce il proprio Io.
La Sincroterapia® può essere d'aiuto anche per affrontare le
difficoltà e le incertezze tipiche dell'adolescenza. L'adolescente è
aiutato ad accettare i cambiamenti fisici e di conseguenza psichici,
incoraggiato nelle sue spinte all'indipendenza e, allo stesso tempo, gli
si offre la possibilità di sentirsi protetto e rassicurato (dal terapeuta) e
di rispecchiarsi e riconoscersi nell'altro (gruppo).
È possibile portare in acqua per un incontro di Sincroterapia® un
gruppo, una famiglia, una coppia o il singolo individuo.
Nel primo caso è il gruppo stesso ad offrire all'individuo
protezione, sostegno, slancio sociale e possibilità di reinserimento.
L'apporto del gruppo e del terapeuta che accoglie la persona in crisi è
fondamentale come stimolo ad un'analoga accettazione da parte della
famiglia e della società. Una volta ricostruito il proprio essere nel
65
R. Taddei, op. cit.
64
gruppo, il soggetto può tentare un analogo reinserimento a tutti i
livelli. Il lavoro di gruppo si rivela importante perché attiva un
processo di integrazione sociale che contrasta la tendenza ad avere
fughe nell'isolamento o nel troppo attaccamento66. Il soggetto impara
diverse modalità di rapportarsi con gli altri passando da una
situazione di totale dipendenza (madre-bambino), ad una di
rispecchiamento dell'altro attraverso il gesto e il movimento, fino ad
un reciproco sostegno in cui è possibile l'intercambiabilità dei ruoli.
Nel caso in cui si lavori in acqua con una famiglia è possibile
modificare i confini patogeni, spesso troppo rigidi o troppo fragili. In
acqua, in cui si privilegia la comunicazione non verbale, i messaggi
corporei e l'attenzione alle emozioni, ogni membro della famiglia
recupera il proprio posto e la famiglia ristabilisce dei confini solidi e
definiti. Un incontro di Sincroterapia® rappresenta, inoltre, per tutta
la famiglia la possibilità di trascorrere del tempo insieme ritrovando la
propria identità e il significato dei legami familiari in una dimensione
acquatica priva di barriere ed empaticamente comunicativa67.
La Sincroterapia® risulta essere particolarmente utile per
risolvere problematiche di coppia: l'acqua agevola la possibilità di
contatto, di scambio e di relazione andando, quindi, a risolvere
problematiche sessuali, relazionali e di rapporto interpersonale. Il
contatto della pelle con l'acqua dona immediatamente una sensazione
di intimità e appartenenza, stimolando la relazione.
La Sincroterapia® è stata utilizzata in
molti processi
psicoterapeutici individuali soprattutto per quel che concerne la
terapia delle dipendenze:
66
67
Ibidem
Ibidem
65
 tossicomaniche, in quanto autodistruzione dei confini
psicocorporei a livello extracorporeo, intracorporeo e
mentale;
 alimentari,
in
quanto
allargamento
dei
confini
psicocorporei: aumento dello spazio corporeo che altera i
confini di peso, spazio e tempo;
 affettive: manifestazioni del fallimento del processo di
separazione e individualizzazione del sé.
Spesso trattare il singolo significa trattare la famiglia; di
conseguenza
incontri
di
Sincroterapia®
individuale
possono,
gradualmente, interessare altri membri della famiglia: ristabilendo
l'equilibrio dei ruoli all'interno della famiglia è possibile risanare le
ferite del singolo.
Gli ambiti di applicazione della Sincroterapia® sono tre:
1. psicologia del benessere;
2. contesto clinico (nevosi, psicosi e dipendenze);
3. formazione.
Nel primo caso la Sincroterapia® risulta essere utile per:
 benessere psicofisico;
 favorire il rilassamento;
 gravidanza e preparazione al parto;
 riabilitazione psicomotoria;
 cura dello stress e dell'ansia;
 disturbi psicosomatici;
 disturbi del sonno, dell'umore e della relazione;
Nel secondo caso l’utilizzo della Sincroterapia® ha offerto un
contributo interessante nell’ambito delle nevrosi, disturbi in cui il
66
contatto con la realtà permane ma risulta spesso spiacevole e gravoso.
La Sincroterapia® favorisce uno stato modificato di coscienza che
andrebbe ad agire sulla diminuzione della censura in modo da rendere
la persona libera dalla focalizzazione sul problema. Si riattiva ciò che
il soggetto ha dimenticato: il suo inconscio. Attraverso la
Sincroterapia® e la funzione regressiva del gruppo, il soggetto riesce
a dare forma ai suoi fantasmi, a riconoscere e riappropriarsi dei suoi
desideri. In tali disturbi la Sincroterapia® è utile per liberare desideri
repressi e blocchi pulsionali. Nelle psicosi il contatto con la realtà è
alterato: nell'allucinazione centrata sul corpo si percepisce che il
soggetto non abita più il suo corpo. Lo psicotico vive una pseudorelazione con il corpo materno, il suo universo è la fusione, l'angoscia
dell’annientamento in rapporto alla sua assenza. Il gruppo psicotico
spesso evita la posizione frontale a specchio che riproduce il modello
della diade e preferisce la disposizione in cerchio quasi a prediligere
allo specchio diretto l'identificazione fusionale col gruppo. Nella
Sincroterapia® il gruppo diventa strumento di terapia e riattualizza le
tematiche della fusione e della differenziazione, ricrea le matrici
transpersonali carenti o anomale della primissima infanzia. La
Sincroterapia® nel lavoro con lo psicotico si prefigge di ristabilire i
tre elementari meccanismi d'autonomia:
1. orientare l'attività del soggetto verso l'esterno;
2. fornire una coscienza del corpo come entità separata
dall'altro;
3. arrivare all'elaborazione dell'oggetto assente tramite
significanti sostitutivi68.
68
Ibidem
67
La Sincroterapia® è stata di grande aiuto anche nel lavoro con
ex-tossicodipendenti, i quali l’hanno utilizzata per riscoprire e
riscoprirsi in una nuova dimensione corporea e psichica. La droga
distorce la realtà del soggetto falsando i confini psico-corporei. La
Sincroterapia® ha avuto proprio la funzione di evitare la
frammentazione della propria immagine e l'alienazione apportando un
nuovo concetto di corpo, realtà, spazio e tempo.
Per quanto riguarda, infine, la formazione: è attiva la scuola di
Sincroterapia® per formare sincroterapeuti o come importante
strumento per chi svolge una professione d’aiuto (psicologi,
psicoterapeuti, medici, infermieri, ecc…).
Personalmente ho potuto assistere ad alcuni incontri di
Sincroterapia® finalizzati alla formazione di psicologi, assistenti
sociali ed educatori presso l’Università di Roma “LUMSA”.
I principali argomenti trattati sono stati: la capacità di affidarsi
all’altro, di stabilire una relazione d’aiuto e di entrare in contatto con
la propria e altrui sensibilità per rivivere il proprio originario rapporto
con l’Altro: rapporto madre-bambino che in un contesto acquatico
diventa acqua-individuo.
E’ stata una sorpresa scoprire e testare sulla mia pelle il potere
dell’acqua: capace di rendere speciale il contatto, i gesti e gli sguardi
che al di fuori apparirebbero così semplici e ai quali difficilmente
prestiamo attenzione.
E’ stata un’esperienza importante sia da un punto di vista
formativo (ho avuto, infatti, la possibilità di conoscere la letteratura
sull’argomento, acquisire le tecniche su cui si basa la Sincroterapia®,
affinare la capacità di osservazione delle reazioni altrui al contatto
con l’acqua, con il corpo e la sensibilità dell’Altro e raggiungere una
68
maggior consapevolezza di sé, del proprio e altrui corpo) sia da un
punto di vista emotivo (ho potuto osservare le mie reazioni e il mio
rapporto con questo primordiale elemento, far emergere i contenuti
inconsci ed entrare in contatto con essi e, infine, ritrovare in acqua la
dolce e forte energia dell’elemento materno).
69
Se un bambino
durante i primi nove mesi della sua esistenza intrauterina
è stato desiderato
perché è stato concepito responsabilmente…
durante la gravidanza ha ricevuto l’accettazione e la gioia materna
perché era desiderato…
è stato ascoltato
perché i suoi genitori sapevano che era capace di comunicare…
è stato capito
perché è stato ascoltato…
è stato accarezzato
perché i suoi genitori sapevano che era sensibile…
è stato accudito
perché è stato desiderato, ascoltato, capito e coccolato …
questo bambino, che è sempre stato accolto,
nascerà e crescerà pensando di valere molto,
si rispetterà e amerà se stesso,
perché è sempre stato rispettato e amato
sin dall’alba della sua esistenza,
quando per la prima volta si è affacciato alla vita
nel grembo di sua madre.
Se un bambino
durante i primi nove mesi della sua esistenza intrauterina
non è stato voluto
perché è stato concepito irresponsabilmente…
durante la gravidanza ha subito il rifiuto e l’insofferenza materna
perché non era desiderato…
non è stato ascoltato
perché i suoi genitori hanno creduto che fosse incapace di comunicare…
non è stato capito
perché non è stato ascoltato…
non è stato accarezzato
perché hanno pensato che fosse insensibile…
non è stato accudito
perché non è stato desiderato, ascoltato, capito e coccolato …
questo bambino, che non è mai stato accolto,
nascerà e crescerà pensando di valere poco,
non si rispetterà e non amerà se stesso,
perché non è mai stato rispettato e amato
sin dall’alba della sua esistenza,
quando per la prima volta si è affacciato alla vita
nel grembo di sua madre.
(G. A. Ferrari)
70
Noi tutti veniamo
dal mondo acquatico.
Il nostro primo io,
tondo come una sfera,
fatto di acqua
circondato da una sottile membrana,
sospinto nel canale umido delle tube,
galleggiante sui liquidi
delle mucose intrauterine,
affondato o approdato
dentro di esse
e sempre più gravido di acque,
acque attorno che crescono
più di noi per oltre
la metà della gravidanza,
dentro le acque lentamente
rifacciamo la strada
dell'evoluzione delle specie viventi,
anch'esse originarie del mondo acquatico,
fino a raggiungere
la nostra dimensione umana.
Ancora a lungo dopo la nascita
permane una profonda nostalgia
di questa dimensione
difficilmente definibile
(V. Schmid, Ostetrica )
71
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Pediatria dell’Università Di Miami), 2005
E. V. Cosmi et al., Droghe e gravidanza (Ricerca condotta dal
Dipartimento
di
Scienze
Ginecologiche,
Perinatologia
e
Puericultura dell’Università “La Sapienza” di Roma, e dall’Istituto
di Ginecologia ed Ostetricia dell’Università di Belgrado), 2002
H. Kim et al., Influence of prenatal noise and music on the spatial
memory and neurogenesis in the hippocampus of developing rats.
(Ricerca condotta dal dipartimento di Fisiologia dell’Università
Kyung Hee di Seoul, Sud Corea), 2005
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ARTICOLI SULLA SINCROTERAPIA®
R. Taddei, Prima di tutto sincronizziamoci, GALATEA European
Magazine, giugno 2001
R. Taddei, Sincroterapia, linguaggio corporeo subliminale, ARTI
TERAPIE, luglio-agosto 2001
R. Taddei, R. Carini, Danzando con i sistemi: la Sincroterapia come
approccio olistico, atti del XVIII Congresso Nazionale SIMP;
Milano, novembre 2001
R. Taddei, R. Carini, La danza nell’acqua serve a corpo e mente, La
Repubblica Salute
R. Taddei, Sincroterapia-il tempo dell’Arte come Terapia, seminario
facoltà di Psicologia, Università La Sapienza di Roma, dicembre
2001
R.
Taddei,
R.
Carini,
Uguale/diverso-processo
sincronico
dell’artemovimentoterapia. Atti del convegno “Arte copme
territorio di uguaglianza”, Milano 2002
R. Taddei, R. Carini, M. Poletto, M. Nardo, Danzamovimentoterapia
in acqua. I confini sincronici nell’ottica sistemico-relazionale,
Congresso Nazionale APID, Villasimius, 2002
R. Taddei, R. Carini, La rinascita di Venere. Atti del Congresso
Nazionale APID, Firenze 2002
R. Taddei, R. Carini, M. Poletto, S. Cesi, Sincronicità sistemica del
ritmo e della pulsazione. Atti del Congresso Nazionale APID,
Napoli, marzo 2003
R. Taddei, R. Carini, Festa della Grande Madre Acqua - la
sincronicità dell’acqua che cura. Dossier Ambiente e Salute n°19,
gennaio-aprile 2004
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R. Taddei, R. Carini, M. Poletto, La Danza del Sé, Arti Terapie, n°7-8,
luglio-agosto 2004
SITI CONSULTATI
 www.sincroterapia.it
 www.anep.org (Associazione Nazionale per l’Educazione
Prenatale)
 www.anpep.it (Associazione Nazionale di Psicologia e di
Educazione Prenatale)
 www.psychomedia.it
 Della Vedova, A., Rassegna di bibliografia sulla vita psichica
fetale, Psychomedia (on-line), marzo 2002
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