Università degl i studi di Catania
Fac o l tà di M ed ici na e C h ir ur gia
Sc uo l a di S pec ial i z za zi o n e i n A ne st es ia e R i an ima z io ne
Dott. Gianluigi Morello
ANTIBIOTICOTERAPIA in U.T.I.
Fa rm ac o lo g i a c li ni ca d e g li an t ib i ot ic i di u s o c o m u ne
in t er ap ia i nt en si va .
-
B ACTRIM p . 2
CEFOT AXIME p . 4
CIPROXIN p . 7
GENT AMICIN A SOLFATO
KL ACID p . 1 8
LEVOX ACIN p . 1 9
MERREM p . 2 2
PEFL ACIN p . 2 4
PIERAMI p . 2 7
PRIMB ACTAM p . 2 9
ROCEFIN p . 3 1
SPECTRUM p . 3 5
T ARGOSID p . 3 8
T AZOCIN p . 4 0
TIEN AM p . 4 3
UNASYN p . 4 5
ZENG AC p . 4 6
ZYVOXID p . 4 7
p. 12
BACTRIM
1
Bactrim Perfusione è un'associazione fra un derivato sulfamidico, il sulfametoxazolo (SMZ) ed un
chemioterapico derivato dalle diaminopirimidine, il trimetoprim (TM), nel rapporto 1:5.
Una fiala da 5 ml per perfusione endovenosa contiene:
- sulfametoxazolo 400 mg
- trimetoprim 80 mg
Bactrim rappresenta un esempio di sinergismo con potenziamento tra due sostanze.
L'associazione conduce ad una azione farmacologica superiore a quella esercitata individualmente
dai singoli componenti, dato che questi agiscono simultaneamente su due punti consecutivi del
metabolismo batterico. Come tutte le sostanze ad azione sulfamidica, anche il SMZ compete
con l'assunzione da parte dei batteri di acido p-aminobenzoico inibendo così la sintesi
dell'acido folico; intervenendo in un processo esclusivamente batterico, non risulta lesivo per la
cellula umana. Il TM agisce sulla tappa enzimatica successiva, bloccando la diidrofolicoreduttasi batterica e potenziando così l'effetto della precedente inibizione. L'affinità del TM per
questo enzima batterico è almeno 10.000 volte superiore a quella per l'enzima delle cellule umane:
la sua azione di blocco è perciò selettiva. In conseguenza del doppio blocco sequenziale operato
dalle due sostanze il risultato della loro associazione risulta superadditivo, con effetto battericida.
Lo spettro d'azione di Bactrim Perfusione è molto ampio e comprende numerosi germi Gram+ e
Gram- e agenti responsabili di infezioni opportunistiche come Pneumocystis carinii, Toxoplasma
gondii, Cryptococcus, Nocardia, Isospora, Coccidioides, Mycobacterium avium ecc.
Indicazioni terapeutiche
Polmonite da Pneumocystis carinii o altre infezioni opportunistiche sostenute da germi sensibili in
pazienti immunocompromessi.
Modo di somministrazione
Importante: prima di essere somministrato in perfusione, Bactrim Perfusione deve essere miscelato con una
delle seguenti soluzioni:
1. Glucosio 5% 2. Glucosio 10% 3. Soluzione di Hartmann
4. Soluzione isotonica di cloruro di sodio 0,9%
5. Cloruro di sodio 0,45% + 2,5% di glucosio
Occorre rispettare il seguente schema minimo di diluizione, che prevede 1 ml di soluzione di Bactrim
Perfusione per 25-30 ml di liquido per perfusione:
1 fiala di Bactrim Perfusione (=5 ml) per 125 ml di liquido per perfusione.2 fiale di Bactrim Perfusione (=10
ml) per 250 ml di liquido per perfusione.3-4 fiale di Bactrim Perfusione (=15-20 ml) per 500 ml di liquido
per perfusione. La miscela deve essere fatta immediatamente prima dell'uso. Dopo aver aggiunto il Bactrim
Perfusione al liquido per perfusione, ci si assicurerà che la miscela sia ben omogenea agitando energica
mente. Se la soluzione diventa torbida o se si formano cristalli prima o durante la perfusione, converrà
sostituirla con una nuova miscela. La soluzione contenente Bactrim Perfusione deve essere iniettata entro 6
ore dalla sua preparazione. Affinché la concentrazione plasmatica risulti efficace, occorre che la durata della
perfusione determinata in funzione della quantità di liquido da perfondere non superi un'ora e mezza.
N.b.: Bactrim Perfusione va somministrato per via endovenosa solo previa diluizione con le soluzioni per
perfusione prima elencate. Le fiale non devono essere mai iniettate tali e quali né in vena, né direttamente
nella cannula di perfusione.
Posologia
20 mg/kg/die di trimetoprim + 100 mg/kg/die di sulfametoxazolo, in perfusione endovenosa,
suddivisi in 4 somministrazioni giornaliere, corrispondenti a 3-4 fiale ogni 6 ore. La durata del ciclo
terapeutico è di 2 settimane. In caso di problemi di tollerabilità, al fine di portare a termine
comunque un ciclo terapeutico efficace anche nei casi che necessitano oltre le 2 settimane di terapia
normalmente indicate (fatto spesso ricorrente in pazienti affetti da AIDS), è possibile apportare
variazioni alla posologia diminuendo le dosi a 10-15 mg/kg/die di trimetoprim e 50-80 mg/kg/die di
sulfametoxazolo (sempre compatibilmente con livelli sierici mai inferiori a 4 mg/ml di trimetoprim
e 80 mg/ml di sulfametoxazolo) ed eventualmente suddividendo in 3 somministrazioni giornaliere
la dose totale.
2
Posologia in pazienti con insufficienza renale
Clearance della creatinina
Posologia raccomandata
superiore a 30 ml/min
posologia standard
15 - 30 ml/min
metà della posologia standard
inferiore a 15 ml/min
l'uso di Bactrim perfusione
è sconsigliato
Controindicazioni
Ipersensibilità già nota verso i sulfamidici e/o il trimetoprim, o verso qualcuno degli eccipienti.
Insufficienza renale grave con iperazotemia; gravi lesioni del parenchima epatico; discrasie
ematiche.
Bambini al di sotto dei due mesi di età.
Durante la gravidanza e durante l'allattamento, onde evitare il rischio che la presenza del
medicamento nell'organismo della madre e, rispettivamente, il passaggio nel latte, possano
determinare un ittero neonatale. Insufficienza di glucosio-6-fosfato deidrogenasi.
Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso
Negli anziani e nei pazienti colpiti da AIDS affetti da polmonite da Pneumocystis carinii, la terapia
con Bactrim Perfusione può comportare un'incidenza di effetti collaterali aumentata rispetto
all'incidenza riscontrata normalmente.
Poiché sono stati descritti con l'uso del prodotto casi talora anche mortali di sindrome di StevensJohnson (eritema essudativo multiforme), i pazienti trattati devono essere tenuti in stretta
osservazione; nel caso che durante il trattamento compaia un'eruzione cutanea, lo stesso deve essere
immediatamente sospeso.
Particolare cautela deve essere posta nella terapia di pazienti con disfunzione renale o epatica ed in
quelli con carenza di folati o affetti da gravi allergie.
Durante il trattamento, specie se protratto, sono da raccomandarsi periodici controlli della
funzionalità epatica, renale e della crasi ematica.
Particolare cautela deve essere posta nella terapia di pazienti con disfunzione renale o epatica ed in
quelli con carenza di folati o affetti da gravi allergie.
Durante il trattamento, specie se protratto, sono da raccomandarsi periodici controlli della
funzionalità epatica, renale e della crasi ematica.
Qualora dovessero comparire esantemi, il trattamento con Bactrim Perfusione dovrà essere
immediatamente sospeso.
Modificazioni asintomatiche in rapporto con il metabolismo dei folati, peraltro reversibili con acido
folinico, sono possibili anche se improbabili.
Durante un trattamento prolungato con Bactrim Perfusione è consigliabile controllare regolarmente
la formula ematica e le urine.
Tenere fuori dalla portata di mano dei bambini.
CEFOTAXIME
MAX FARMA
3
CEFOTAXIME MAX FARMA 1g -polvere e solvente per soluzione iniettabile i.m./e.v.
Un flacone contiene: cefotaxime sodico 1,048 g (pari a 1 g di cefotaxime)
CEFOTAXIME MAX FARMA 1g - polvere e solvente per soluzione iniettabile per uso
intramuscolare. Un flacone contiene: cefotaxime sodico 1,048 g (pari a 1 g di cefotaxime)
CEFOTAXIME MAX FARMA 2 g - polvere e solvente per soluzione iniettabile per uso
endovenoso. Un flacone contiene: cefotaxime sodico 2,096 g (pari a 2 g di cefotaxime)
Indicazioni terapeutiche
Di uso elettivo e specifico in infezioni batteriche gravi di accertata o presunta origine da germi
Gram-negativi “difficili” o da flora mista con presenza di Gram-negativi resistenti ai più comuni
antibiotici. In dette infezioni il prodotto trova indicazione, in particolare, nei pazienti defedati e/o
immunodepressi. È indicato inoltre nella profilassi delle infezioni chirurgiche.
Posologia e modo di somministrazione
La dose e la via di somministrazione vanno scelte a seconda del tipo d’infezione, della sua gravità,
del grado di sensibilità dell’agente patogeno, delle condizioni e del peso corporeo del paziente.
La durata del trattamento con cefotaxime varia a seconda della risposta terapeutica; la terapia
dovrebbe comunque essere continuata almeno fino a 3 giorni dopo lo sfebbramento.
Adulti: la posologia di base è di 2 g al giorno (1 g ogni 12 ore) da somministrare per via
intramuscolare o endovenosa e se necessario può essere aumentata a 3-4 g e nei casi molto gravi
fino a 12 g per via endovenosa, riducendo opportunamente l’intervallo tra le somministrazioni a 8-6
ore. Per quanto riguarda la somministrazione per via endovenosa delle dosi più basse, si ricorre
all’iniezione diretta da eseguire in 3-5 minuti (nel caso sia già in corso infusione venosa si può
pinzettare il tubo circa 10 cm al di sopra dell’ago ed iniettare il cefotaxime nel tubo al di sotto della
pinzettatura). Alle dosi più elevate il cefotaxime può essere somministrato per infusione
endovenosa breve (20 minuti) dopo aver sciolto 2 g in 40 ml di acqua per preparazioni iniettabili,
soluzione fisiologica isotonica o soluzione glucosata, oppure per infusione endovenosa continua
(50-60 minuti) dopo aver sciolto 2 g in 100 ml di solvente, plasmaexpander (Emagel o destrani).
Si raccomanda di non miscelare il cefotaxime con soluzioni di sodio bicarbonato.
Allorché si ricorra alla via endovenosa, è comunque consigliabile iniziare la terapia somministrando
il cefotaxime direttamente in vena. Pazienti particolarmente sensibili possono lamentare dolore
dopo iniezione intramuscolare; per il trattamento di questi soggetti si consiglia l’impiego, fino a 2
volte al giorno, di un solvente contenente lidocaina cloridrato soluzione 1% (fatta eccezione per i
soggetti ipersensibili alla lidocaina). Questa soluzione va impiegata solo per via intramuscolare e
quindi si deve assolutamente evitare la somministrazione endovasale.
Bambini: al di sotto dei 12 anni si possono somministrare 50-100 mg/kg da suddividere in 2-4
somministrazioni giornaliere. In alcuni casi estremamente gravi ed in pericolo di vita sono state
raggiunte anche dosi di 200 mg/kg/die senza segni di intolleranza.
Nel prematuro la posologia non dovrebbe superare i 50 mg/kg/die dato che la funzionalità renale
non è ancora pienamente sviluppata. Il solvente contenente lidocaina cloridrato non va impiegato
nei bambini al di sotto dei 12 anni, nei quali la somministrazione intramuscolare va effettuata con la
soluzione in sola acqua per preparazioni iniettabili.
Controindicazioni
Ipersensibilità alle cefalosporine o ad altre sostanze strettamente correlate dal punto di vista
chimico.
- CEFOTAXIME MAX FARMA ricostituito con solvente contenente lidocaina non deve mai essere
utilizzato:
per via endovenosa;
nei bambini di età inferiore ai 30 mesi;
4
nei pazienti con anamnesi positiva di ipersensibilità alla lidocaina e ad altri anestetici locali di tipo
amidico o al cefotaxime sodico;
nei pazienti con disturbi del ritmo;
nei pazienti con scompenso cardiaco grave.
- Generalmente controindicato in gravidanza e durante l’allattamento (Vedi Uso in gravidanza e
durante l’allattamento)
Speciali avvertenze e precauzioni per l’uso
Prima di iniziare la terapia con cefotaxime è necessaria accurata anamnesi al fine di evidenziare precedenti
reazioni di ipersensibilità a cefotaxime, cefalosporine, penicillina od altri farmaci.
Prove cliniche e di laboratorio hanno evidenziato parziale allergicità crociata fra penicillina e cefalosporine.
Alcuni pazienti hanno presentato reazioni gravi (inclusa anafilassi) ad entrambi i farmaci. Il cefotaxime deve
essere, pertanto, somministrato con cautela a quei pazienti che hanno presentato reazioni d’ipersensibilità di
tipo 1 alla penicillina.
Ai pazienti che hanno presentato forme d’allergia, specie ai farmaci, si devono somministrare con cautela gli
antibiotici, compreso il cefotaxime.
In caso di reazione allergica si deve interrompere la terapia ed istituire trattamento idoneo (amine
vasopressorie, antiistaminici, corticosteroidi) o, in presenza di anafilassi, immediato trattamento con
adrenalina o altre opportune misure di emergenza.
Casi di colite pseudomembranosa sono stati descritti in concomitanza all’uso di cefalosporine (e altri
antibiotici a largo spettro); è importante prendere in considerazione tale diagnosi in pazienti che presentano
diarrea durante la terapia. Il trattamento con antibiotici a largo spettro altera la normale flora del colon e ciò
può consentire la crescita di clostridi.
Alcuni studi hanno evidenziato che una tossina prodotta da Clostridium difficile è la causa principale della
colite associata alla terapia antibiotica.
Casi lievi di colite possono regredire con l’interruzione del trattamento. Si consiglia la somministrazione di
soluzioni di elettroliti e di proteine quando si manifestano casi di colite di media o grave entità. Se la colite
non regredisce con l’interruzione del trattamento o se è grave, bisogna somministrare vancomicina per os,
che rappresenta l’antibiotico di scelta in caso di colite pseudomembranosa causata daClostridium difficile.
L’irritazione dei tessuti nel punto di iniezione endovenosa è rara; essa può essere evitata iniettando il
farmaco molto lentamente (3-5 minuti).
La somministrazione delle cefalosporine può interferire con alcune prove di laboratorio, causando
pseudopositività della glicosuria con i metodi di Benedict, Fehling, “Clinitest”, ma non con i metodi
enzimatici. Le cefalosporine di III° generazione, come altre betalattamine, possono indurre resistenza
microbica e tale evenienza è maggiore verso organismi opportunisti, specialmente Enterobacteriaceae e
Pseudomonas, in soggetti immunodepressi e probabilmente associando tra loro più b-lattamine. Sono state
segnalate, in corso di trattamento con cefalosporine, positività dei test di Coombs (talvolta false). Il
cefotaxime deve essere prescritto con cautela in individui con anamnesi positiva per malattie
gastrointestinali, particolarmente colite.
Poiché la diminuzione della funzionalità renale influisce in maniera relativamente modesta sulla
farmacocinetica del cefotaxime, la riduzione della dose è necessaria solo in caso di marcata insufficienza
renale. Nei pazienti con clearance della creatinina minore di 5 ml/min la dose di mantenimento va dimezzata.
L’uso contemporaneo di farmaci nefrotossici richiede assiduo controllo della funzione del rene. Nei pazienti
sottoposti a dieta iposodica è opportuno precisare che il contenuto in sodio del farmaco è di 2,09
mmol/grammo.
Interazioni
Il cefotaxime non deve essere miscelato con antibiotici ed altri farmaci.
L’impiego contemporaneo di aminoglicosidi, associazione che “in vitro” dà origine ad effetto
sinergico od almeno additivo, può essere indicato in infezioni particolarmente gravi: i due
antibiotici vanno comunque somministrati in siringhe separate; in questi casi è raccomandato il
controllo costante della funzionalità renale.
In corso d’infezione daPseudomonas aeruginosa può essere indicato associare al cefotaxime un altro
antibiotico anch’esso attivo nei confronti di questo particolare agente patogeno.
La somministrazione di alte dosi di cefotaxime, contemporaneamente a saluretici ad alta efficacia
(furosemide), non ha finora dimostrato di influenzare la funzionalità renale. A scopo cautelativo si
5
ricorda tuttavia che la funzionalità renale può essere compromessa dalla contemporanea
somministrazione di alte dosi di cefalosporine e saluretici efficaci.
Il probenecid, somministrato per os e per breve tempo prima o contemporaneamente al cefotaxime,
usualmente rallenta il tasso di escrezione dell’antibiotico e dei suoi metaboliti e determina
concentrazioni plasmatiche del farmaco e dei suoi metaboliti più alte e più prolungate.
Il volume di distribuzione del farmaco non appare influenzato dalla somministrazione concomitante
di probenecid per via orale.
Gravidanza ed allattamento
Nelle donne in stato di gravidanza e nella primissima infanzia, il prodotto va somministrato nei casi
di effettiva necessità e sotto il diretto controllo del medico.
Il cefotaxime passa nel latte materno pertanto è necessario decidere se interrompere l’allattamento o
il trattamento con il medicinale, tenendo in considerazione l’importanza del farmaco per la madre.
Effetti indesiderati
Con le cefalosporine reazioni indesiderabili sono essenzialmente limitate a disturbi gastrointestinali,
e occasionalmente, a fenomeni di ipersensibilità.
La possibilità di comparsa di questi ultimi è maggiore in individui che in precedenza abbiano
manifestato reazioni di ipersensibilità ed in quelli con precedenti anamnestici di allergia, asma,
febbre da fieno ed orticaria.
In corso di terapia con cefotaxime sono state segnalate le seguenti reazioni:
Gastrointestinali: anoressia, glossite, nausea, vomito, diarrea, pirosi gastrica, e dolori addominali.
Il manifestarsi di diarree gravi e prolungate è stato messo in relazione con l’impiego di diverse
classi di antibiotici. In tale evenienza si deve considerare la possibilità di colite pseudomembranosa.
Nel caso che l’indagine coloscopica ne confermi la diagnosi, l’antibiotico in uso deve essere
sospeso immediatamente e si deve instaurare trattamento con vancomicina per os. I farmaci inibitori
della peristalsi sono controindicati.
Allergiche: anafilassi, lieve orticaria o rash cutaneo, prurito, artralgia e febbre da farmaci.
Ematologiche: variazioni di alcuni parametri di laboratorio: transitoria neutropenia,
granulocitopenia, eosinofilia e, molto raramente, agranulocitosi.
Epatiche: aumento transitorio delle transaminasi sieriche (SGOT, SGPT), della fosfatasi alcalina e
della bilirubina totale.
Renali: transitorio aumento dell’azoto ureico e delle concentrazioni sieriche di creatinina.
Locali: la somministrazione e.v. ha causato flebite e tromboflebite e la somministrazione i.m. ha
causato dolore, indurimento e fragilità nella sede d’iniezione.
Altre reazionisegnalate sono state: cefalea, vertigini, senso di costrizione toracica, vaginite da
Candida, agitazione, confusione, astenia, sudorazione notturna ed aumento dei livelli sierici di
latticodeidrogenasi.
Sono stati segnalati casi di anemia emolitica in seguito a trattamento con cefalosporine.
CIPROXIN
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1 flacone da 100 ml contiene: ciprofloxacina lattato: 254,4 mg pari a ciprofloxacina 200 mg
1 flacone da 200 ml contiene: ciprofloxacina lattato: 508,8 mg pari a ciprofloxacina 400 mg
La ciprofloxacina è un antibiotico di sintesi ad ampio spettro d’azione appartenente alla classe dei
fluorochinoloni. In vitro, è efficace praticamente contro tutti i patogeni gram-negativi, compreso lo
Pseudomonas aeruginosa e taluni gram-positivi, quali stafilococchi e streptococchi. Gli anaerobi
sono generalmente meno sensibili. La ciprofloxacina ha una rapida azione battericida, che si
manifesta sia nella fase proliferativa che nella fase di quiescenza. Durante la fase proliferativa di
un batterio ha luogo un avvolgimento e svolgimento segmentale dei cromosomi. Un enzima,
chiamato DNA-girasi, ha un ruolo decisivo in questo processo. La ciprofloxacina inibisce questo
enzima, impedendo la lettura dal cromosoma delle informazioni vitali e determinando così l’arresto
del metabolismo batterico. La resistenza alla ciprofloxacina si sviluppa lentamente e per stadi
successivi (tipo “multi-step”). Lo sviluppo di resistenza mediata da plasmidi, quale si verifica con gli
antibiotici b-lattamici, aminoglicosidi e tetracicline, non è mai stata osservata con la ciprofloxacina.
E’ di interesse clinico che i batteri portatori di plasmidi mantengono completa sensibilità alla
ciprofloxacina. Grazie al particolare meccanismo d'azione, non sussiste inoltre alcuna resistenza
crociata con tutte le altre sostanze antibiotiche non chinoloniche. Ciproxin risulta pertanto
altamente efficace anche in presenza di batteri resistenti, ad es. a aminoglicosidi, penicilline,
cefalosporine, tetracicline e ad altri antibiotici. Si osserva resistenza parallela con altri inibitori della
girasi. Tuttavia, data l’elevata sensibilità primaria della maggior parte dei germi alla ciprofloxacina,
con quest’ultima la resistenza parallela risulta meno pronunciata. Pertanto, il farmaco risulta
spesso efficace su patogeni resistenti agli inibitori della girasi meno attivi.
Per la sua struttura chimica, la ciprofloxacina è efficace sui batteri produttori di b-lattamasi.
La ciprofloxacina può essere impiegata in associazione ad un altro antibiotico. Gli studiin vitro con i
patogeni abitualmente sensibili, eseguiti con ciprofloxacina associata ad antibiotici b-lattamici ed
aminoglicosidi, hanno mostrato prevalentemente effetti additivi o indifferenti; un aumento sinergico
dell’efficacia era relativamente raro ed effetti antagonistici rarissimi.
Indicazioni terapeutiche
Adulti
Ciproxin è indicato nel trattamento delle infezioni riportate nel seguito, complicate e non, sostenute da germi
patogeni sensibili alla ciprofloxacina:
Infezioni delle vie respiratorie.
Infezioni dell'orecchio medio (otite media) e dei seni paranasali (sinusite).
Infezioni del rene e/o delle vie urinarie.
Infezioni dell'apparato genitale, comprese annessite, gonorrea e prostatite.
Infezioni localizzate della cavità addominale (ad esempio infezioni del tratto gastroenterico o delle vie
biliari, peritonite).
Infezioni della cute e dei tessuti molli.
Infezioni ossee ed articolari.
Sepsi.
Infezioni o rischio di infezioni (profilassi) in pazienti con ridotte difese immunitarie (ad esempio pazienti
sottoposti a trattamento immunosoppressivo o neutropenici).
Decontaminazione intestinale selettiva in pazienti immunodepressi.
Antrace inalatorio (dopo esposizione): per ridurre l’incidenza o la progressione della malattia, in seguito ad
esposizione per via inalatoria a spore di Bacillus anthracis.
Ciproxin risulta attivo nei confronti dei seguenti germi:
E. coli, Shigella, Salmonella, Citrobacter, Klebsiella, Enterobacter, Serratia, Hafnia, Edwardsiella, Proteus
(indolo-positivo e indolo-negativo), Providencia, Morganella, Yersinia, Vibrio, Aeromonas, Plesiomonas,
Pasteurella, Haemophilus, Campylobacter, Pseudomonas, Legionella, Neisseria, Moraxella, Acinetobacter,
Brucella, Staphylococcus, Listeria, Corynebacterium, Chlamydia.
Ciproxin si è dimostrato attivo nei confronti delBacillus anthracis (cfr. “Antrace inalatorio – ulteriori
informazioni”, paragrafo 5.1).
Presentano sensibilità variabile:
Gardnerella, Flavobacterium, Alcaligenes, Streptococcus agalactiae, Enterococcus faecalis, Streptococcus
pyogenes, Streptococcus pneumoniae, Streptococcus viridans, Mycoplasma hominis, Mycobacterium
tuberculosis e Mycobacterium fortuitum.
7
Solitamente risultano resistenti:
Enterococcus faecium, Ureaplasma urealyticum, Nocardia asteroides.
Salvo rare eccezioni, gli anaerobi sono moderatamente sensibili (per esempio Peptococcus,
Peptostreptococcus) o resistenti (per esempio Bacteroides).
Ciproxin è inefficace contro il Treponema pallidum.
Bambini
Ciproxin è indicato nel trattamento delle riacutizzazioni polmonari in corso di fibrosi cistica, associate ad
infezione daP. aeruginosa, in pazienti pediatrici di età compresa fra i 5 e i 17 anni.
Nei pazienti pediatrici, Ciproxin è anche indicato nella profilassi dell’antrace inalatorio (dopo esposizione),
per ridurre l’incidenza o la progressione della malattia, in seguito ad esposizione per via inalatoria a spore di
Bacillus anthracis.
Posologia e modo di somministrazione
L’uso del prodotto è riservato al trattamento dei pazienti adulti e dei pazienti pediatrici con
riacutizzazioni polmonari in corso di fibrosi cistica o che siano stati esposti per via inalatoria a
spore diBacillus anthracis (cfr. punto 4.1.)
Adulti
Salvo diversa prescrizione medica, si consigliano i seguenti dosaggi orientativi:
Indicazioni
Dosi singole/giornaliere per adulti
(mg di ciprofloxacina)
Infezioni delle vie respiratorie
a seconda della gravità e del micro-organismo 2 x 200-400
Infezioni del rene e/o delle vie urinarie
- acute (non complicate)
2 x 100
- cistite della donna (pre-menopausale)
2 x 100
- complicate
2 x 200
Gonorrea
- extragenitale
- acuta, non complicata
2 x 100
dose singola 100
Diarrea
2 x 200
Altre infezioni (vedi paragrafo “Indicazioni”) 2 x 200-400
Indicazioni
Dosi singole/giornaliere per
adulti
(mg di ciprofloxacina)
Infezioni di particolare gravità che minaccino la vita*, quali ad esempio:
- polmonite streptococcica
- infezioni ricorrenti in pazienti affetti da fibrosi cistica
- infezioni ossee ed articolari
3 x 400
- setticemia
- peritonite
* In particolare, nei casi in cui si isolino germi quali Pseudomonas, Staphylococcus e
Streptococcus.
2 x 400
Antrace inalatorio (dopo esposizione)**
Anziani
I pazienti anziani dovrebbero essere trattati con la dose più bassa possibile in relazione alla gravità della
malattia e alla clearance della creatinina.
Bambini
Le dosi giornaliere raccomandate per i pazienti pediatrici sono le seguenti:
Riacutizzazioni polmonari in corso di fibrosi 3 x 10 mg/kg
cistica (associate a infezione daP. aeruginosa) (max 1200 mg/die)
2 x 10 mg/kg
Antrace inalatorio (dopo esposizione)**
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(max 800 mg/die)
**La somministrazione del farmaco deve iniziare il più presto possibile dopo l’esposizione accertata o
presunta.
Modo di somministrazione
La soluzione di Ciproxin dovrebbe essere somministrata per infusione endovenosa della durata di 60 minuti.
L’ infusione lenta praticata in una grossa vena riduce sia il disagio del paziente che il rischio di irritazione
venosa.
CIPROXIN soluzione per infusione endovenosa può essere somministrata sia da sola che con altre
soluzioni per infusione compatibili.
Essa è compatibile con la soluzione fisiologica salina, la soluzione di Ringer e di Ringer lattato, le soluzioni
glucosate al 5% ed al 10%, la soluzione di fruttosio al 10% e la soluzione di glucosio al 5% con NaCl
0,225% o NaCl 0,45%. Per il possibile rischio di contaminazione e per la sensibilità alla luce, qualora
Ciproxin soluzione per infusione endovenosa venga unita ad altre soluzioni per infusione compatibili, la
soluzione ottenuta dovrebbe essere somministrata subito dopo la preparazione.
Durata del trattamento
La durata del trattamento dipende dalla gravità della malattia, nonché dal suo decorso clinico e
batteriologico; il trattamento deve essere proseguito per almeno 3 giorni dopo lo sfebbramento o la
scomparsa dei sintomi clinici.
In media sono sufficienti: 1 giorno di trattamento per la gonorrea acuta non complicata e per la cistite; fino a
7 giorni per le infezioni renali, delle vie urinarie e della cavità addominale; per l'intera durata della fase
neutropenica, nei pazienti con ridotte difese immunitarie; fino ad un massimo di 2 mesi, nel caso di
osteomielite e per un periodo compreso tra i 7 ed i 14 giorni, in tutte le altre infezioni.
In caso di infezioni streptococciche, il trattamento deve protrarsi almeno per 10 giorni, a causa del rischio di
complicanze tardive. Anche le infezioni sostenute da Chlamydia dovrebbero essere trattate per un periodo
minimo di 10 giorni.
Antrace inalatorio (dopo esposizione) negli adulti e nei bambini
La durata complessiva del trattamento con ciprofloxacina è di 60 giorni.
Dopo l'iniziale somministrazione endovenosa, il trattamento può essere proseguito per via orale.
Bambini
Nelle riacutizzazioni polmonari in corso di fibrosi cistica in pazienti pediatrici, la durata del trattamento
raccomandata è di 10-14 giorni.
Anche in questo caso può essere impiegata la terapia sequenziale, attenendosi ai dosaggi sopra indicati e
cioè: 10 mg/kg di peso corporeo ogni 8 ore e.v. (dose massima giornaliera 1200 mg), seguiti da 20 mg/kg di
peso corporeo 2 volte al giorno per os (dose massima giornaliera 1500 mg).
Posologia in caso di ridotta funzionalità renale ed epatica
Adulti
1.
Ridotta funzionalità renale
1.1 Quando la clearance della creatinina è compresa tra 31 e 60 ml/min/1,73 m2 oppure quando la
concentrazione sierica della creatinina e' compresa tra 1,4 e 1,9 mg/100 ml, la dose massima giornaliera
dovrebbe essere di 800 mg in caso di somministrazione del farmaco per via endovenosa.
1.2 Quando la clearance della creatinina è inferiore o uguale a 30 ml/min/1,73 m2 oppure quando la
concentrazione sierica della creatinina è superiore o uguale a 2,0 mg/100 ml, la massima dose giornaliera
dovrebbe essere di 400 mg in caso di somministrazione endovenosa.
2.
Ridotta funzionalità renale + emodialisi
Le raccomandazioni espresse al punto 1.2 si applicano anche ai pazienti emodializzati ai quali il
farmaco andrebbe somministrato nei giorni di dialisi dopo la stessa.
3. Ridotta funzionalità renale + dialisi peritoneale ambulatoriale continua
Per i pazienti in dialisi peritoneale ambulatoriale continua, il dosaggio giornaliero consigliato di Ciproxin per
via endovenosa è di 50 mg per litro di dializzato somministrato ogni 6 ore per via intraperitoneale.
La soluzione per infusione va aggiunta al dializzato.
4. Ridotta funzionalità epatica
Non e' necessaria alcuna modifica di dosaggio.
5. Ridotta funzionalità renale ed epatica
Nel caso in cui sia la funzionalità renale, sia quella epatica siano ridotte, si faccia riferimento alla posologia
indicata ai paragrafi 1.1 e 1.2.
Bambini
9
La somministrazione a bambini con ridotta funzionalità renale ed epatica non è stata oggetto di
sperimentazione.
Controindicazioni
Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti.
Il medicinale è inoltre controindicato nei soggetti con ipersensibilità agli altri antibiotici
chinolonici. Precedenti tendinopatie con fluorochinolonici.
Non essendone stata stabilita la sicurezza d'impiego e, in particolare, non potendosi escludere la
possibilità di danni alle cartilagini articolari negli organismi non ancora sviluppati, Ciproxin non
deve essere somministrato nelle donne in stato di gravidanza, durante l’allattamento, nei pazienti in
età pediatrica e nei ragazzi con incompleto sviluppo scheletrico.
Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso
Uso pediatrico:
L’utilizzo in età pediatrica di Ciproxin riveste carattere eccezionale ed è limitato a due sole indicazioni:
“Trattamento delle riacutizzazioni polmonari in corso di fibrosi cistica, associate ad infezione
daPseudomonas aeruginosa, in pazienti pediatrici di età compresa fra i 5 e i 17 anni”. In tal caso, l’inizio del
trattamento è subordinato all’identificazione microbiologica dell’agente etiologico e della sua sensibilità
all’antibiotico. Per l’ indicazione suddetta, al fine di consentire con una formulazione orale di Ciproxin il
prosieguo a domicilio di un trattamento iniziato in ambiente ospedaliero, è richiesta una prescrizione dello
specialista.
Apparato digerente:
Se durante o dopo la terapia dovesse comparire diarrea grave e persistente, va informato immediatamente il
medico poiché questi potrebbero essere i sintomi di una grave patologia enterica (colite pseudomembranosa
pericolosa per la vita, con possibile esito fatale), che va trattata immediatamente.
In questi casi sospendere subito Ciproxin e adottare una terapia adeguata (p. es. vancomicina orale, 4 x 250
mg/die).
In tale evenienza è controindicato l’uso di farmaci che inibiscono la peristalsi.
E’ possibile osservare un aumento transitorio dei valori delle transaminasi e della fosfatasi alcalina, oppure
ittero colestatico, soprattutto in pazienti con preesistenti danni epatici.
Sistema nervoso:
Ciproxin deve essere usato con cautela, valutando attentamente il rapporto rischio/beneficio, nei pazienti
anziani e nei pazienti con alterazioni del Sistema Nervoso Centrale (quali epilessia e/o ridotta soglia
convulsiva, pregressi episodi convulsivi, riduzione del flusso ematico cerebrale, alterazioni organiche
cerebrali od ictus), in quanto questi soggetti risultano maggiormente a rischio per la potenziale comparsa di
effetti collaterali a carico del Sistema Nervoso Centrale.
In alcuni casi, si sono manifestate reazioni a carico del Sistema Nervoso Centrale già dopo la prima
somministrazione di Ciproxin. In casi sporadici, depressione o reazioni psicotiche possono evolvere a
comportamenti di tipo autolesionistico. Nel caso si verifichi questa evenienza interrompere il trattamento e
consultare immediatamente il medico.
Ipersensibilità:
In taluni casi, si sono verificate reazioni allergiche e di ipersensibilità già dopo la prima somministrazione. In
tale evenienza consultare immediatamente il medico.
Le reazioni anafilattiche/anafilattoidi possono, molto raramente, progredire fino a shock pericolosi per la
sopravvivenza, a volte dopo la prima somministrazione. In questi casi è necessario interrompere la
somministrazione di Ciproxin ed instaurare un'adeguata terapia (ad esempio il trattamento dello shock).
Reazioni nel sito d’iniezione:
Reazioni locali nel sito d'iniezione sono state segnalate a seguito di somministrazione endovenosa, risultando
più frequenti se il tempo d'infusione viene ridotto a 30 minuti o meno oppure se vengono utilizzate vene di
piccolo calibro. Tali fenomeni regrediscono rapidamente a completamento dell'infusione. Ulteriori
somministrazioni e.v. non sono controindicate a meno che le reazioni non ricorrano nuovamente o
peggiorino.
Apparato muscolo-scheletrico
In casi sporadici in corso di terapia con fluorochinolonici si possono manifestare infiammazioni e lesioni con
rottura dei tendini. Alla comparsa dei primi segni di tendinite, quali dolore e/o edema, interrompere il
trattamento, mettersi a completo riposo ed avvisare il proprio medico per l’adozione delle opportune misure
10
terapeutiche. Fattori predisponenti alla rottura dei tendini, soprattutto a carico del tendine d’Achille, sono età
superiore a 60 anni, esercizio fisico intenso, trattamento a lungo termine con corticosteroidi, fase precoce di
deambulazione di pazienti a letto. Il prodotto dovrebbe essere usato con cautela nei pazienti affetti da
miastenia.
Cute ed annessi:
La ciprofloxacina può provocare reazioni di fotosensibilità. I pazienti che assumono ciprofloxacina devono
evitare l’esposizione diretta alla luce solare eccessiva od ai raggi ultravioletti. Qualora si manifestino segni di
fotosensibilizzazione (ad es. reazioni cutanee a tipo scottatura solare), interrompere il trattamento.
Rene e vie urinarie:
E’ possibile la comparsa di cristalluria, in presenza di urina a pH neutro od alcalino, pertanto i pazienti in
trattamento dovrebbero essere ben idratati ed in tali pazienti sarà bene evitare un’eccessiva alcalinità delle
urine.
Miscellanea
L'uso prolungato e ripetuto del prodotto può dare origine a superinfezioni da germi non sensibili, compresi i
funghi, che richiedono l’adozione di adeguate misure terapeutiche.
L’attività della ciprofloxacina sul Mycobatterio tubercolare può determinare la negativizzazione della ricerca
del B.K. La ciprofloxacina dovrebbe essere usata con cautela nei pazienti affetti da deficit di G6PD per la
possibile comparsa di reazioni emolitiche.
Il farmaco non è da considerarsi di prima scelta nel trattamento ambulatoriale della polmonite
daStreptococcus pneumoniae.
Interazioni
La somministrazione concomitante di Ciproxin e teofillina può indurre un aumento indesiderato
della concentrazione plasmatica di quest'ultima e ciò può indurre la comparsa di effetti collaterali
teofillina-indotti; in casi molto rari tali effetti collaterali possono essere pericolosi per la vita o
fatali. Pertanto, in caso di terapie associate è consigliabile controllare la teofillinemia,
eventualmente riducendo la dose della teofillina.
La ciprofloxacina può interferire con il metabolismo della caffeina ed aumentarne gli effetti.
Gli studi condotti sugli animali hanno dimostrato che l'associazione di dosi molto elevate di
chinoloni (inibitori della girasi) con alcune sostanze anti-infiammatorie non steroidee (ma non
l'acido acetilsalicilico) può provocare la comparsa di convulsioni.
L'associazione ciprofloxacina e ciclosporina ha fatto registrare un aumento transitorio della
creatininemia: di conseguenza, nei pazienti trattati con tale associazione è necessario controllare
frequentemente (due volte alla settimana) questo parametro ematochimico.
La somministrazione concomitante di Ciproxin e warfarin può aumentare l'azione di quest'ultimo.
In casi particolari la somministrazione concomitante di Ciproxin e glibenclamide può intensificare
l'azione di quest'ultima (ipoglicemia).
Il probenecid interferisce con l'escrezione renale della ciprofloxacina; la loro contemporanea
somministrazione, determina un aumento delle concentrazioni sieriche di ciprofloxacina.
Il trasporto tubulare renale del metotrexate può venire inibito dalla somministrazione concomitante
di ciprofloxacina, con conseguente potenziale incremento dei livelli plasmatici di metotrexate.
Questo potrebbe aumentare il rischio di reazioni tossiche associate al metotrexate. Pertanto, qualora
sia indicata la terapia concomitante con ciprofloxacina, i pazienti in trattamento con metotrexate
dovranno essere tenuti sotto attenta e costante osservazione.
Se Ciproxin è somministrato per via endovenosa contemporaneamente ad anestetici contenenti
barbiturici, la funzione cardiovascolare deve essere monitorizzata.
Gravidanza e allattamento
Non essendone stata stabilita la sicurezza d'impiego e, in particolare, non potendosi escludere la
possibilità di danni alle cartilagini articolari negli organismi non ancora sviluppati, Ciproxin non
deve essere somministrato nelle donne in stato di gravidanza, durante l'allattamento, nei pazienti in
età pediatrica e nei ragazzi con incompleto sviluppo scheletrico.
GENTAMICINA SOLFATO PHT
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Pharma 40 mg/2 ml 80 mg/2 ml
Indicazioni terapeutiche
Infezioni da germi sensibili alla gentamicina:
- Forme pleuro-polmonari: bronchiti, broncopolmoniti, polmonite francalobare, pleuriti, empiemi.
- Infezioni urinarie acute e croniche: cistiti, pieliti, cistopieliti, pielonefriti,
calcolosi infette (del bacinetto, dell'uretere, della vescica), uretriti,
prostatiti, vescicoliti.
-Stati settici: batteriemie, setticemie, setticopiemie, sepsi neonatali.
- Infezioni del sistema nervoso: meningiti, meningoencefaliti, ecc.
- Infezioni chirurgiche: ascessi, flemmoni, osteomieliti, infezioni
traumatiche.
- Infezioni otorinolaringoiatriche: otiti medie purulente, sinusiti,
mastoiditi, tonsilliti, faringotonsilliti.
- Infezioni ostetrico-ginecologiche: aborto settico, metriti, parametriti,
salpingiti, salpingo-ovariti, pelvi-peritoniti, mastiti, ecc.
- Ustioni: infezioni insorte nelle gravi ustioni e nei trapianti cutanei,
eventualmente in associazione alla forma topica.
Nelle infezioni da germi Gram-negativi sospette o documentate, GENTAMICINA SOLFATO può
essere considerato come farmaco di scelta.
Nelle infezioni gravi che mettono in pericolo la vita del paziente, GENTAMICINA SOLFATO può
essere somministrata in associazione ad un antibiotico betalattamico (carbenicillina o similari nelle
infezioni da Pseudomonas aeruginosa e un antibiotico di tipo penicillinico nelle endocarditi da
Streptococchi del gruppo D).
GENTAMICINA SOLFATO è un antibiotico che agisce alterando la sintesi proteica dei
microrganismi sensibili. E’ attivo a basse concentrazioni su una vasta gamma di germi patogeni
Gram-positivi e Gram-negativi, ivi compresi Pseudomonas aeruginosa,E. coli, batteri del gruppo
Klebsiella-Enterobacter-Serratia, Citrobacterspp., Providencia spp., Proteus spp., indolo-positivi e
indolo-negativi (P. mirabilis, P. morganii, P. rettgeri, P. vulgaris), Staphylococcus penicillinasiproduttore e non, inclusi i ceppi meticillino-resistenti. GENTAMICINA SOLFATO è attivo in vitro
suSalmonella spp., Shigella spp. eNeisseria gonorrhoeae.
Generalmente resistenti agli aminoglicosidi sono gli streptococchi, in particolare quelli del gruppo D
e i germi anaerobi (Bacteroides, Clostridium spp). Sinergismo d’azione è stato osservato nei
confronti della maggior parte dei ceppi diStreptococcus feacalis (Enterococcus) e diPseudomonas
aeruginosa, rispettivamente con l’associazione di GENTAMICINA SOLFATO a penicillina G e di
GENTAMICINA SOLFATO a carbenicillina o ticarcillina.
L’associazione di GENTAMICINA SOLFATO ad antibiotici betalattamici si è dimostrata sinergica
anche su altri microrganismi Gram-negativi.
Posologia e modo di somministrazione
GENTAMICINA SOLFATO può essere somministrato per via intramuscolare o endovenosa. La
posologia è identica.
La via endovenosa è consigliabile nei casi in cui la somministrazione intramuscolare non è attuabile
(pazienti in stato di shock, con manifestazioni emorragiche, disordini ematologici, gravi ustioni o
ridotta massa muscolare, portatori di forme mieloproliferative).
La somministrazione endovenosa sarà effettuata, preferibilmente mediante perfusione in 1-2 ore,
alle stesse dosi previste per la via intramuscolare. Ogni singola dose dovrà essere diluita in 100-200
12
ml di soluzione fisiologica o di destrosio al 5%; nei bambini il volume del diluente sarà ridotto. In
ogni caso la concentrazione di GENTAMICINA SOLFATO non dovrebbe superare 1 mg/ml
(0,1%).
GENTAMICINA SOLFATO è stato anche iniettato per via endovenosa senza diluizione (la
metodologia è peraltro da limitarsi a casi eccezionali).
A) Pazienti con funzionalità renale normale
Adulti: la dose consigliata per il trattamento delle infezioni sistemiche è di 3 mg/kg/die (1 mg/kg
ogni 8 ore o 1,5 mg/kg ogni 12 ore).
Nelle infezioni che costituiscono un pericolo per la vita del paziente è consigliata una posologia
fino a 5 mg/kg/die da somministrarsi in 3 o 4 dosi per i primi 2-3 giorni di trattamento;
successivamente sarà ridotta a 3 mg/die/kg.
Per le infezioni urinarie e per le infezioni extra-urinarie di grado moderato possono essere
sufficienti 2 mg/kg/die, in 2 dosi refratte.
Schema posologico orientativo per i pazienti di oltre 50 kg di peso:
1 fiala da 80 mg/2 ml, 3 volte al dì.
1 fiala da 80 mg/2ml, 2 volte al dì nelle infezioni urinarie e nelle infezioni extra-urinarie di gravità
moderata.
Bambini: la dose consigliata varia in funzione dell'età, secondo il seguente schema:
________________________________________________________
Dose totale
Dose singola
Prematuri e neonati a termine
5-6 mg/kg/die
2,5-3 mg/kg ogni 12 h
fino a 1 settimana di vita
Lattanti e neonati
oltre 1 settimana di vita
7,5 mg/kg/die
2,5 mg/kg ogni 8 h
Bambini
6-7,5 mg/kg/die 2-2,5 mg/kg ogni 8 h
________________________________________________________
Schema pratico:
Neonati a termine (3.5 –5 Kg): 2.8 mg/kg – 2 mg/kg ogni 12 ore.
Bambini da 5 a 10 kg: 4 – 2 mg/kg ogni 8-12 ore.
Bambini da 11 a 20 kg: 1 fiala di GENTAMICINA SOLFATO 40 mg ogni
8-12 ore.
L'adeguamento dei dosaggi deve essere fatto in funzione dell'età del
paziente, del tipo e della gravità dell'infezione.
Nei pazienti obesi, il dosaggio deve essere calcolato in base al loro peso teorico.
La durata del trattamento è in genere di 7-10 giorni. Nelle infezioni gravi o complicate può
rendersi necessario un trattamento più prolungato. In tali casi può aumentare il rischio di effetti
secondari, si dovrà perciò rivolgere particolare attenzione al controllo della funzionalità renale,
uditiva e vestibolare. E’ comunque consigliabile continuare la terapia per almeno 48 ore dopo lo
sfebbramento.
B) Pazienti con funzionalità renale alterata.
Come per tutti i farmaci che vengono elettivamente eliminati per via renale, la frequenza
della somministrazione verrà stabilita in base alla funzionalità renale, secondo il seguente schema:
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Test di funzionalità renale
Dose
Clearance
della
creatinina
(ml/min)
Adulti
1-1,7 mg/kg
> 70
35-70
Bambini
2-2,5 mg/kg
ore
Creatinina
sierica
(mg %)
< 1,4
1,4-1,9
Azoto ureico
ematico
(BUN)
(mg %)
< 18
18-29
Somministrazioni
ogni 8 ore
ogni 12 ore
24-34
2,0-2,8
30-39
ogni 18
16-23
10-15
5-9
2,9-3,7
3,8-5,3
5,4-7,2
40-49
50-74
75-100
ogni 24 ore
ogni 36 ore
ogni 48 ore
La frequenza delle somministrazioni può essere approssimativamente calcolata moltiplicando la
creatinina sierica per 8, secondo il seguente schema:
mg/100 ml creatinina sierica x 8 = intervallo tra due successive somministrazioni (in ore).
Emodialisi. Nei pazienti adulti con insufficienza renale sottoposti a emodiaIisi, la quantità di
gentamicina rimossa dal plasma può variare in funzione di alcuni fattori, tra i quali il metodo di
dialisi impiegato. Un’emodialisi di 6 ore può ridurre i livelli plasmatici di gentamicina di circa il
50%.
Le dosi consigliate alla fine di ogni dialisi sono comprese tra 1- 1,7 mg/ kg in base al grado di
severità dell'infezione. Nel bambino possono essere somministrate dosi di 2-2,5 mg/kg. Gli
antibiotici aminoglicosidici vengono rimossi dal sangue in seguito a dialisi peritoneale, ma in
quantità minore rispetto all’emodialisi.
Controindicazioni
Ipersensibilità già nota alla gentamicina.
Un’anamnesi di ipersensibilità o di reazioni tossiche agli aminoglicosidi controindica l'uso
dell'antibiotico.
Controindicato in gravidanza e allattamento (v. par. 4.6). Generalmente controindicato in età
pedriatica (v. par. 4.4).
Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso
Durante il trattamento i pazienti devono essere ben idratati.
Il controllo della funzionalità renale è particolarmente importante durante il trattamento con
gentamicina o con altri aminoglicosidi. Particolare attenzione dovrà essere rivolta ai soggetti
anziani nei quali la funzionalità renale può essere già in partenza ridotta, in questi pazienti è
consigliabile la determinazione della clearance della creatinina.
Analoghe precauzioni sono consigliate nelle infezioni gravissime che comportano l'uso di dosi
particolarmente elevate e periodi di trattamento superiori ai consigliati.
In alcuni pazienti adulti e pediatrici è stata osservata una sindrome tipo Fanconi con aminoaciduria
e acidosi metabolica.
Durante la terapia con aminoglicosidi sarebbe auspicabile determinare i livelli sierici ogni qualvoIta
possibile, per evitare dosaggi insufficienti od eccessivi.
Per la gentamicina si dovrebbero evitare picchi prolungati superiori ai 12 mcg/ml e livelli minimi,
precedenti la successiva iniezione, superiori a 2 mcg/ml, distanziando nel tempo le
somministrazioni o riducendo il dosaggio, quando necessario.
14
Come avviene per tutti gli antibiotici, il trattamento con gentamicina può determinare un
sovrasviluppo di microrganismi insensibili: in tal caso occorre sospendere il trattamento ed istituire
una terapia idonea. Generalmente l'inattivazione dell'aminoglicoside assume un significato clinico
importante solo nei pazienti con grave insufficienza renale. Il prodotto contiene sodio bisolfito; tale
sostanza può provocare reazioni di tipo allergico ed attacchi asmatici gravi in soggetti sensibili e
particolarmente negli asmatici.
Nella primissima infanzia il prodotto va somministrato soltanto nei casi di effettiva necessità, sotto
il diretto controllo del medico.
Interazioni
E’ stata dimostrata un’allergenicità crociata fra aminoglicosidi. E’ stato riferito un aumento della
nefrotossicità potenziale della gentamicina in seguito della somministrazione, susseguente o
contemporanea, di altre sostanze potenzialmente nefrotossiche, quali: cisplatino, polimixina B,
colistina, viomicina, streptomicina, vancomicina e altri aminoglicosidi. Lo stesso problema viene
riscontrato con alcune cefalosporine (es. cefaloridina) o diuretici potenti quali l'acido etacrinico e la
furosemide.
Sebbene non sia stato riferito, in clinica, nessun caso di blocco neuromuscolare né con gentamicina
né con altri aminoglicosidici, questa reazione si può, potenzialmente, manifestare soprattutto se il
farmaco viene somministrato con succinilcolina o tubocurarina o durante trasfusioni massive di
sangue citrato; qualora si verificasse, il blocco può essere rimosso con la somministrazione di sali di
calcio. La contemporanea somministrazione anche topica, specie se intracavitaria, di altri antibiotici
potenzialmente nefrotossici ed ototossici può accrescere il rischio di tali effetti.
Il prodotto non va mescolato nella stessa siringa con altri farmaci.
In vitro l'associazione di un aminoglicoside con un antibiotico betalattamico (penicilline o
cefalosporine) può causare una reciproca inattivazione. Anche quando un antibiotico
aminoglicosidico ed uno penicillinosimile sono stati somministrati attraverso due vie differenti, si è
verificata una riduzione dell'emivita o dei livelli plasmatici dell'aminoglicoside in pazienti con
insufficienza renale ed anche in alcuni soggetti con funzionalità renale normale. E’ stata osservata
una riduzione dell'emivita plasmatica di gentamicina in pazienti con grave insufficienza renale
trattati concomitantemente con carbenicillina
Gravidanza e allattamento
Gli antibiotici aminoglicosidici attraversano la placenta e possono causare danni fetali.
In neonati di madri trattate in gravidanza con alcuni antibiotici appartenenti alla classe degli
aminoglicosidi è stata segnalata la comparsa di sordità irreversibile bilaterale. Comunque, non sono
stati segnalati effetti collaterali gravi per la madre, il feto o il neonato in seguito al trattamento con
gentamicina. Non è noto se la gentamicina possa indurre danni fetali qualora somministrata in
gravidanza o possa alterare la funzione riproduttiva. Pertanto l'uso del prodotto in gravidanza andrà
evitato, con esclusione dei casi in cui il medico, in relazione alla gravità della patologia da trattare,
lo ritenga assolutamente indispensabile. In tale circostanza la paziente dovrà essere informata dei
potenziali rischi per il feto.
In ragione del potenziale rischio di effetti collaterali da aminoglicosidi nel lattante, dovrà essere
attentamente valutata la possibilità di interrompere l'allattamento o sospendere la terapia in funzione
della situazione patologica della madre.
Effetti indesiderati
Specialmente in soggetti con ridotta funzionalità renale, o trattati con dosi di gentamicina più
elevate e/o per periodi più prolungati rispetto alla posologia consigliata, è possibile che si
verifichino disturbi renali con proteinuria e variazioni dei tests di funzionalità renale. Infatti, in tali
soggetti, sono stati segnalati effetti collaterali a carico dei rami vestibolare e uditivo dell'ottavo paio
di nervi cranici. I sintomi riscontrati includono ronzii, capogiri, vertigini, tinnitus e riduzione della
sensibilità uditiva. La riduzione della sensibilità uditiva si manifesta inizialmente con la
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diminuzione dell'acuità dei toni alti e può essere di tipo irreversibile. Così come, per altri aminoglicosidi, le alterazioni vestibolari possono essere irreversibili.
Sono stati altresì osservati: torpore, parestesie, fascicolazioni convulsioni e sindrome tipo miastenia
gravis. Altri fattori che possono aumentare il rischio di ototossicità includono: disidratazione,
somministrazione concomitante di diuretici quali acido etacrinico e furosemide o somministrazione
pregressa di altre sostanze ototossiche.
Altre reazioni secondarie descritte raramente e riferite in termini solo possibilistici all'uso di
gentamicina sono: depressione respiratoria, confusione, disturbi della visione, anoressia, perdita di
peso, variazioni della pressione arteriosa, eruzioni cutanee di vario tipo su base allergica o
idiosincrasica, manifestazioni anafilattiche, febbre, cefalea, nausea, vomito, scialorrea, stomatite,
stati transitori di epatomegalia. Le alterazioni dei parametri di laboratorio correlate alla
somministrazione di gentamicina includono: aumento delle transaminasi sieriche (AST, ALT), della
latticodeidrogenasi (LDH), della fosfatasi alcalina e della bilirubina; riduzione dei livelli sierici di
calcio, magnesio, potassio e sodio; anemia, leucopenia, granulocitopenia, agranulocitosi transitoria,
eosinofilia, aumento o riduzione dei reticolociti, trombocitopenia.
La tollerabilità locale a livello del sito di iniezione è generalmente buona. Occasionalmente è stato
segnalato dolore nel sito di iniezione e raramente atrofia sottocutanea o segni di irritazione locale.
Sovradosaggio
In caso di sovradosaggio o di reazioni tossiche, l'emodialisi consentirà una rapida rimozione della
gentamicina dal plasma. La percentuale di rimozione è considerevolmente inferiore con la dialisi
peritoneale. Nei neonati possono essere effettuate trasfusioni di sangue. Queste procedure sono
particolarmente importanti nei pazienti con insufficienza renale.
Proprietà farmacodinamiche
Attività antibatterica
GENTAMICINA SOLFATO è un antibiotico che agisce alterando la sintesi proteica dei
microrganismi sensibili. E’ attivo a basse concentrazioni su una vasta gamma di germi patogeni
Gram-positivi e Gram-negativi, ivi compresi Pseudomonas aeruginosa,E. coli, batteri del gruppo
Klebsiella-Enterobacter-Serratia, Citrobacterspp., Providencia spp., Proteus spp., indolo-positivi e
indolo-negativi (P. mirabilis, P. morganii, P. rettgeri, P. vulgaris), Staphylococcus penicillinasiproduttore e non, inclusi i ceppi meticillino-resistenti. GENTAMICINA SOLFATO è attivo in
vitro suSalmonella spp., Shigella spp. eNeisseria gonorrhoeae.
Generalmente resistenti agli aminoglicosidi sono gli streptococchi, in particolare quelli del gruppo
D e i germi anaerobi (Bacteroides, Clostridium spp). Sinergismo d’azione è stato osservato nei
confronti della maggior parte dei ceppi diStreptococcus feacalis (Enterococcus) e diPseudomonas
aeruginosa, rispettivamente con l’associazione di GENTAMICINA SOLFATO a penicillina G e di
GENTAMICINA SOLFATO a carbenicillina o ticarcillina.
L’associazione di GENTAMICINA SOLFATO ad antibiotici betalattamici si è dimostrata sinergica
anche su altri microrganismi Gram-negativi.
Proprietà farmacocinetiche
I livelli sierici battericidi dopo somministrazione intramuscolare di gentamicina si raggiungono
molto rapidamente (30-90 minuti), le concentrazioni efficaci persistono mediamente per 6-8 ore.
La gentamicina viene escreta in forma immodificata quasi completamente attraverso il rene, per
filtrazione glomerulare, con una clearance simile a quella della creatinina endogena: ne derivano
concentrazioni urinarie dell'antibiotico dell'ordine del 70% o più della dose somministrata, entro
le 24 ore.
Il picco sierico di gentamicina in mcg/ml corrisponde in genere a 4 volte la singola dose
intramuscolare in mg/kg (4 mcg/ml per una dose di 1 mg/kg) per individui adulti di peso vicino al
peso ideale. Nei bambini le concentrazioni sieriche risultano proporzionalmente inferiori per il
maggior volume di distribuzione del farmaco.
16
L'emivita sierica di GENTAMICINA SOLFATO è di 1-2 ore nei pazienti con funzionalità renale
normale ed è strettamente correlata alla clearance della creatinina e alla creatininemia. Il legame
alle proteine sieriche è basso. La somministrazione di 1 mg/kg ogni 8 ore o di 1,5 mg/kg ogni 12
ore non determina accumulo nel siero di pazienti adulti con funzionalità renale normale.
Non vi è evidenza di accumulo di gentamicina dopo 10 gg di trattamento.
KL ACI D
Klacid 500 mg Polvere e solvente per soluzione iniettabile
Ogni fiala di polvere sterile per soluzione iniettabile per uso endovenoso contiene:
17
Principio attivo: claritromicina mg 500,0.
La claritromicina è un nuovo macrolide sviluppato dalla Abbott, derivante dalla sostituzione in posizione 6
nell'anello lattonico dell'eritromicina di un gruppo idrossilico con il gruppo CH3O.
Il nuovo macrolide ha mostrato possedere in vitro uno spettro antibatterico attivo contro i più noti e
clinicamente importanti batteri sia Gram positivi che Gram negativi, includendo aerobi ed anaerobi.
Lo spettro antibatterico in vitro della claritromicina è risultato il seguente: Streptococco agalactiae,
Streptococco pyogenes, Streptococco viridans, Streptococco pneumoniae, Haemophilus influenzae,
Haemophilus parainfluenzae, Neisseria gonorrheae, Listeria monocytogenes, Legionella pneumophila,
Mycoplasma pneumoniae, Helicobacter pylori, Campilobacter jejuni, Chlamidia trachomatis, Branhamella
catharralis, Bordetella pertussis, Staphilococco aureus, Propionibacterium acnes, Mycobacterium avium,
Mycobacterium leprae, Mycobacterium intracellulare, Mycobacterium chelonae, Mycobacterium fortuitum e
Mycobacterium kansasii. La sua azione si svolge mediante legame con la subunità ribosomiale 50S,
inibendo la sintesi proteica della cellula batterica.
Indicazioni terapeutiche
Trattamento di infezioni causate da patogeni sensibili alla claritromicina. Infezioni del tratto rinofaringeo (tonsilliti, faringiti), dei seni paranasali. Otite Media Acuta (OMA, solo per il Klacid
Bambini Granulare). Infezioni del tratto respiratorio inferiore: bronchiti, polmoniti batteriche e
polmoniti atipiche. Infezioni della pelle: impetigine, eresipela, follicolite, foruncolosi e ferite
infette. Infezioni odontostomatologiche acute e croniche sostenute da germi sensibili.
Infezioni micobatteriche, localizzate o diffuse, sostenute da Mycobacterium avium o
Mycobacterium intracellulare.
Infezioni localizzate dovute a Mycobacterium chelonae, fortuitum o kansasii.
La claritromicina, in presenza di riduzione dell'acidità gastrica, è indicata nell'eradicazione
dell'Helicobacter pylori, producendo un conseguente decremento della ricorrenza dell'ulcera
peptica.
Posologia e modo di somministrazione
Via endovenosa: La dose raccomandata è di 4-8 mg/kg/die in due somministrazioni giornaliere. La
preparazione della soluzione da iniettare avviene attraverso la dissoluzione della polvere nel
solvente, e la successiva diluizione in soluzione glucosata al 5% o fisiologica, fino al
raggiungimento di una concentrazione finale di 1-2 mg/mL.
Si consiglia comunque di non superare la dose massima di 1 g in due somministrazioni giornaliere.
La somministrazione deve essere proseguita, a seconda della gravità dell'infezione, fino a 6-14
giorni. Nei pazienti con insufficienza renale in cui la clearance della creatinina è inferiore a 30
mL/min, il dosaggio deve essere ridotto della metà.
In tali pazienti la somministrazione non deve essere proseguita oltre i 14 giorni.
LEVOXACIN
Ciascun flacone da 100 ml di LEVOXACIN soluzione per infusione contiene 500 mg (5 mg/ml) di
levofloxacina.
18
Levofloxacina è un antibatterico appartenente alla classe dei fluorochinolonici ed è l’ enantiomero S (-) del
racemo di ofloxacina. LEVOXACIN esplica la sua potente attività antibatterica mediante l’inattivazione
selettiva della DNA-girasi batterica e della topoisomerasi IV.
Microrganismi sensibili:
Aerobi Gram-positivi: Enterococcus faecalis1, Stahylococcus aureus1 methi-S, Staphylococcus
haemolyticus methi-S, Staphylococcus saprophyticus, Streptococci di gruppo C e G, Streptococcus
agalactiae, Streptococcus pneumoniae1 peni-I/S/R, Streptococcus pyogenes1.
Aerobi Gram-negativi: Acinetobacter baumannii1, Citrobacter freundii1, Eikenella corrodens, Enterobacter
aerogenes, Enterobacter agglomerans, Enterobacter cloacae1, Escherichia coli1, Haemophilus influenzae1
ampi-S/R, Haemophilus para-influenzae1, Klebsiella oxytoca, Klebsiella pneumoniae1, Moraxella catarrhalis1
b+ /b-, Morganella morganii1, Pasteurella multocida, Proteus mirabilis1, Proteus vulgaris, Providencia rettgeri,
Providencia stuartii, Pseudomonas aeruginosa1, Serratia marcescens1.
Anaerobi: Bacteroides fragilis, Clostridium perfringens, Peptostreptococcus
Altri : Chlamydia pneumoniae1, Chlamydia psittaci, Legionella pneumophila1, Mycoplasma pneumoniae1.
Microrganismi con sensibilità intermedia
Aerobi Gram-positivi: Staphylococcus haemolyticus methi-R.
Aerobi Gram-negativi: Burcholderia cepacia
Anaerobi: Bacteroides ovatus, Bacteroides thetaiotamicron, Bacteroides vulgatus. Clostridium difficile.
Microrganismi resistenti
Aerobi Gram-negativi: Staphylococcus aureus methi-R
Altre informazioni
Il meccanismo di resistenza è generalmente causato da una mutazione gyr-A. In vitro c’è cross-resistenza
tra levofloxacina ed altri fluorochinolonici. Resistenze acquisite con levofloxacina sono state recentemente
documentate: S.pneumoniae Francia <1%; H.influenzae: rare.
Per il particolare meccanismo di azione non c’é cross-resistenza tra levofloxacina e altri antibiotici.
Le infezioni nosocomiali causate da P.aeruginosa richiedono una terapia combinata.
Indicazioni terapeutiche
Negli adulti per i quali è indicata una terapia per via intravenosa, LEVOXACIN iniettabile è
indicato nel trattamento delle infezioni sostenute da germi sensibili alla levofloxacina :
Polmoniti acquisite in comunità.
Infezioni complicate delle vie urinarie (incluse le pielonefriti).
Infezioni della pelle e dei tessuti molli.
Devono essere considerate le linee guida nazionali sull’uso appropriato degli antibatterici.
Posologia e modo di somministrazione
LEVOXACIN iniettabile può essere somministrato una o due volte al giorno per infusione
intravenosa lenta. Il dosaggio dipende dal tipo, dalla gravità dell’infezione e dalla sensibilità del
patogeno ritenuto causa dell’infezione.
Dopo alcuni giorni di terapia è generalmente possibile passare dal trattamento endovenoso a quello
orale (LEVOXACIN 250 o 500 mg compresse), tenendo conto delle condizioni del paziente. Data
la bioequivalenza della forma orale e parenterale, può essere utilizzato lo stesso dosaggio.
Durata del trattamento
La durata del trattamento dipende dal decorso clinico. Come per tutte le altre terapie antibiotiche, il
trattamento con LEVOXACIN (iniettabile o compresse) deve essere continuato per un minimo di
48-72 ore dopo lo sfebbramento, o dopo la dimostrazione di eradicazione batterica.
Modo di somministrazione
LEVOXACIN iniettabile deve essere somministrato solo mediante infusione intravenosa lenta,
una o due volte al giorno, con una durata massima di trattamento di 14 giorni. Il tempo di infusione
non deve durare meno di 60 minuti per la soluzione di LEVOXACIN 500 mg per infusione (vedi
punto 4.4. Speciali avvertenze e precauzioni per l’uso). Dopo alcuni giorni di terapia è possibile
passare al trattamento orale con lo stesso dosaggio, tenendo conto delle condizioni del paziente.
Per le incompatibilità/compatibilità con altre soluzioni per infusione si rimanda ai punti
rispettivamente 6.2 e 6.6.
Sono raccomandate le seguenti dosi :
Pazienti con funzionalità renale normale (Clearance della creatinina > 50 ml/min)
19
Indicazioni
Dosi singole giornaliere (in relazione alla gravità)
Polmoniti acquisite in comunità
500 mg una o due volte al giorno
Infezioni delle vie urinarie (incluse le
250 mg una volta al giorno (1)
pielonefriti)
Infezioni della pelle e dei tessuti molli
500 mg due volte al giorno
(1)
Deve essere considerato l’incremento della dose in caso di infezioni gravi.
Pazienti con ridotta funzionalità renale (Clearance della creatinina <50 ml/min)
Dosi
250 mg/24 h
500 mg/24 h
500 mg/12 h
Clearance della creatinina Prima dose 250 mg Prima dose 500 mg Prima dose 500 mg
Dosi successive
Dosi successive
Dosi successive
50-20 ml/min
125 mg/24 h
250 mg/24 h
250 mg/12 h
19-10 ml/min
125 mg/48 h
125 mg/24 h
125 mg/12 h
< 10 ml/min
125 mg/48 h
125 mg/24 h
125 mg/24 h
incluse emodialisi e dialisi peritoneale (*) ambulatoriale continua
*) Non sono richiesti aggiustamenti dopo emodialisi o dialisi peritoneale ambulatoriale continua
Pazienti con ridotta funzionalità epatica
Non è necessaria alcuna modifica del dosaggio in quanto la levofloxacina viene metabolizzata solo
in piccola quantità dal fegato e viene escreta principalmente per via renale.
Pazienti anziani
Non è necessaria alcuna modifica del dosaggio se non quella imposta da considerazioni sulla
funzionalità renale.
Controindicazioni
LEVOXACIN iniettabile non deve essere somministrato:
-a paz che abbiano manifestato ipersensibilità alla levofloxacina o a qualunque altro chinolonico,
-a pazienti epilettici,
-a pazienti con anamnesi di affezioni tendinee correlate alla somministrazione di chinolonici,
-a bambini e adolescenti,
-alle donne in stato di gravidanza e durante l’allattamento.
Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso
Nei casi più gravi di polmonite pneumococcica la terapia con LEVOXACIN può non essere
considerata ottimale.Le infezioni nosocomiali causate da Pseudomonas aeruginosa possono
richiedere terapia combinata. Tempo di infusione. Deve essere rispettata la raccomandazione
relativa al tempo di infusione che non deve durare meno di 60 minuti per la soluzione per infusione
di LEVOXACIN 500 mg. E’ ben conosciuta la comparsa di tachicardia e una temporanea
diminuzione della pressione arteriosa durante l’infusione con ofloxacina. In casi rari potrebbe, in
seguito ad una grave diminuzione della pressione, manifestarsi un collasso cardiocircolatorio. Se
una diminuzione importante della pressione arteriosa si manifesta durante l’infusione di
levofloxacina (l’isomero levogiro della ofloxacina) l’infusione deve essere immediatamente
sospesa.
Malattia da Clostridium difficile. Se si manifesta una diarrea grave, persistente e/o con
sanguinamento durante o dopo la terapia, questa potrebbe essere associata alla malattia da
Clostridium difficile, la cui forma più grave è la colite pseudomembranosa, affezione che richiede la
sospensione immediata della terapia e l’adozione di un immediato e idoneo trattamento con misure
adeguate e con terapia specifica (es. vancomicina orale). In questa situazione clinica i prodotti che
inibiscono la peristalsi sono controindicati.
Tendinite. Durante la terapia con chinolonici sono stati riportati rari casi di tendinite, che ha
coinvolto il tendine di Achille fino alla rottura. I pazienti anziani sono risultati i più esposti alla
tendinite. Il rischio di rottura del tendine può essere aumentato dalla contemporanea
somministrazione di corticosteroidi. Se si sospetta una tendinite, il trattamento con LEVOXACIN
20
iniettabile deve essere immediatamente sospeso e deve essere adottata una terapia specifica (p.e.
immobilizzazione).
Pazienti predisposti ad attacchi convulsivi
Come per altri chinolonici, in pazienti con anamnesi di episodi epilettici o predisposti ad attacchi
convulsivi, così come in soggetti con lesioni del sistema nervoso centrale o in pazienti che ricevono
terapie concomitanti come fenbufen o FANS-simili, oppure farmaci come la teofillina che riducono
la soglia convulsiva (vedi punto 4.5. Interazioni), LEVOXACIN iniettabile è controindicato.
Pazienti con carenza della glucosio-6-fosfato-deidrogenasi
I pazienti con difetti latenti o accertati per l’attività della glucosio-6-fosfato-deidrogenasi, sono
predisposti a reazioni emolitiche quando vengono trattati con antibatterici della classe dei chinoloni
e per tale ragione levofloxacina deve essere usata con cautela,
Pazienti con insufficienza renale. Poichè la levofloxacina viene escreta principalmente per via
renale, le dosi devono essere opportunamente adattate in caso di insufficienza renale.
Prevenzione della fotosensibilizzazione. Sebbene fenomeni di fotosensibilizzazione siano
estremamente rari, durante la terapia con levofloxacina si raccomanda di non esporsi alla luce solare
violenta o ad irradiazioni con raggi U.V. (p.e. lampada, solarium) al fine di evitare l’insorgenza di
fotosensibilizzazione.
MERREM
MERREM 500 mg polvere per soluzione iniettabile
MERREM 1000 mg polvere per soluzione iniettabile
Un flaconcino contiene:
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Merrem 500 mg
Meropenem triidrato
pari a meropenem anidro
570 mg
500 mg
Merrem 1000 mg
1140 mg
1000 mg
Meropenem è un antibiotico carbapenemico per uso parenterale, stabile alla deidropeptidasi-1 renale
umana (DHP-I). Meropenem esercita la sua azione battericida interferendo con la sintesi della parete
cellulare batterica. La facilità di penetrazione nelle cellule batteriche, l'alto grado di stabilità a tutte le serinob-lattamasi e l'alta affinità per le Penicillin Binding Proteins (PBPs) rendono ragione della potente attività
battericida del meropenem nei confronti di un ampio spettro di batteri aerobi e anaerobi. Le concentrazioni
battericide sono generalmente comprese entro valori uguali o pari al doppio delle concentrazioni minime
inibenti (MIC). Meropenem è stabile ai test di sensibilità e tali test possono essere eseguiti utilizzando i
comuni metodi di routine. Test in vitro dimostrano che meropenem agisce sinergicamente con diversi
antibiotici. E' stato dimostrato sia in vitro che in vivo che meropenem possiede un effetto post-antibiotico nei
confronti dei batteri gram-positivi e gram-negativi. Un unico set di criteri di sensibilità è raccomandato per
meropenem sulla base della farmacocinetica e della correlazione degli esiti clinici e microbiologici con il
diametro della zona di inibizione e la concentrazione minima inibente (MIC) degli organismi infettanti.
Lo spettro antibatterico in vitro del meropenem include la maggior parte dei ceppi batterici di rilevanza
clinica, gram-positivi e gram-negativi aerobi ed anaerobi.
Indicazioni terapeutiche
Merrem è indicato per il trattamento, negli adulti e nei bambini, delle seguenti infezioni causate da
uno o più batteri sensibili al meropenem:
-polmonite e polmonite nosocomiale
-infezioni delle vie urinarie
-infezioni intra-addominali
-infezioni ginecologiche, quali endometrite e PID
-infezioni della cute e dei tessuti molli
-meningite
-setticemia
terapia empirica, in monoterapia od in associazione con agenti antivirali od antifungini, di infezioni
presunte in pazienti con neutropenia febbrile.
Merrem per via endovenosa è stato utilizzato in pazienti affetti da fibrosi cistica con infezioni
croniche delle basse vie respiratorie con risultati positivi, sia in monoterapia sia in associazione con
altri agenti antibatterici. Non sempre è stata provata l’eradicazione dei microorganismi.
Posologia e modo di somministrazione
Adulti
Il dosaggio e la durata della terapia dovranno essere stabiliti in base al tipo ed alla gravità
dell'infezione ed alle condizioni del paziente. La dose giornaliera consigliata è la seguente:
500 mg e.v. ogni 8 ore nel trattamento della polmonite, delle infezioni delle vie urinarie, delle
infezioni ginecologiche quali endometrite e PID, delle infezioni della cute e dei tessuti molli;
1 g e.v. ogni 8 ore nel trattamento di polmoniti nosocomiali, peritonite, infezioni presunte in
pazienti neutropenici, setticemia;
2 g ogni 8 ore nel trattamento della meningite.
2 g ogni 8 ore nel trattamento della fibrosi cistica.
Come con altri antibiotici, si raccomanda cautela quando meropenem viene impiegato in pazienti in
condizioni particolarmente critiche con infezioni delle basse vie respiratorie il cui agente patogeno
noto o sospetto sia Pseudomonas aeruginosa.
Durante il trattamento di infezioni dovute a Pseudomonas aeruginosa si raccomanda di eseguire
regolarmente il test di sensibilità.
Dosaggio nei pazienti adulti con insufficienza renale
22
Il dosaggio deve essere ridotto nei pazienti con clearance della creatinina inferiore a 51 ml/min,
come segue:
----------------------------------------------------------------------------------Clearance della
Dose (basata su
Intervallo di
creatinina
dosi unitarie di
somministrazione
(ml/min)
500 mg, 1g, 2g)
----------------------------------------------------------------------------------26-50
una dose
ogni 12 ore
10-25
metà dose
ogni 12 ore
<10
metà dose
ogni 24 ore
----------------------------------------------------------------------------------Merrem viene rimosso dal circolo durante l’emodialisi; se è necessario continuare il trattamento con
Merrem si raccomanda di somministrare la dose unitaria (sulla base della gravità e del tipo di
infezione) al completamento della procedura emodialitica allo scopo di riportare la concentrazione
plasmatica a livelli terapeuticamente efficaci. Non sono disponibili dati relativi all'impiego di
Merrem in pazienti in dialisi peritoneale.
Dosaggio nei pazienti adulti con insufficienza epatica
Nei pazienti con compromissione della funzionalità epatica non è necessario alcun tipo di riduzione
della dose (vedere par. 4.4 "Speciali Avvertenze e Precauzioni per l’uso").
Nei pazienti anziani con normale funzionalità renale o valori di clearance della creatinina superiori
a 50 ml/min non è necessaria alcuna riduzione del dosaggio.
Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso
Pazienti con anamnesi di ipersensibilità ai carbapenemici, penicilline o altri antibiotici betalattamici potrebbero essere ipersensibili a Merrem. Come con tutti gli altri antibiotici beta-lattamici,
sono state riportate rare reazioni di ipersensibilità (ved.Par. 4.8 ‘Effetti Indesiderati’).
L'uso di Merrem, così come di altri antibiotici, può favorire lo sviluppo di microrganismi non
sensibili, ed è pertanto necessario un continuo monitoraggio dei pazienti.
Si sconsiglia l'uso di Merrem nelle infezioni sostenute da Stafilococchi meticillino-resistenti.
Gli antibiotici devono essere prescritti con cautela agli individui con una storia di malattia
gastrointestinale, particolarmente la colite.
La colite pseudomembranosa, che può variare per gravità da una forma lieve auna pericolosa per la
vita e che può essere praticamente osservata con tutti gli antibiotici, è stata riportata raramente con
Merrem. E' importante quindi considerare una diagnosi di colite pseudomembranosa in pazienti che
sviluppano diarrea in concomitanza dell'impiego di Merrem.
Quantunque studi indichino che una tossina prodotta dal Clostridium difficile sia una delle cause
primarie di colite antibiotico-associata, dovrebbero essere considerate anche altre cause.
Deve essere considerata con prudenza la somministrazione di Merrem con farmaci potenzialmente
nefrotossici.
PEFLACIN
Principio attivo: Pefloxacina mesilato 558,5 mg pari a pefloxacina base 400 mg
Peflacin è una specialità a base di pefloxacina mesilato diidrato, un nuovo antibatterico di sintesi
originale, appartenente alla famiglia dei chinoloni. L'azione antibatterica della pefloxacina è legata
23
ad una interferenza con i meccanismi di sintesi del DNA cromosomico batterico. Approfondite
ricerche batteriologiche hanno confermato l'attività della pefloxacina su un elevato numero di germi
Gram-negativi e Gram-positivi responsabili di infezioni localizzate alle vie respiratorie e alle vie
urinarie.
Indicazioni terapeutiche
Peflacin è indicato per il trattamento delle infezioni delle vie urinarie e delle vie respiratorie
sostenute da germi sensibili alla pefloxacina.
Posologia e modo di somministrazione
L'uso del prodotto è riservato al trattamento di pazienti adulti.
La pefloxacina è attiva alla posologia giornaliera di 800 mg.
Somministrazione endovenosa: una fiala da 400 mg per infusione endovenosa lenta della durata di
un'ora, in 250 ml di soluzione glucosata al 5%, da ripetere 2 volte al giorno ogni 12 ore.
Per ottenere più rapidamente elevate concentrazioni ematiche, è possibile impiegare una prima dose
di attacco di 800 mg.
Somministrazione orale: possono essere adottati i seguenti schemi terapeutici:
2 compresse, una al mattino ed una alla sera, ai pasti;
oppure 2 compresse insieme, come dose d'attacco per ottenere più rapidamente elevate
concentrazioni ematiche, seguite da una somministrazione ogni 12 ore.
In particolare, nella cistite non complicata della donna e nell'uretrite gonococcica dell'uomo 2
compresse sole in un'unica somministrazione durante un pasto.
Insufficienza epatica grave o riduzione del flusso ematico del fegato: si consiglia di utilizzare la
forma iniettabile per un migliore adattamento della posologia quotidiana caso per caso, aumentando
l'intervallo tra le singole somministrazioni. In particolare viene suggerita una dose di 8 mg/kg infusi
per via endovenosa in un'ora:
- 2 volte al giorno in assenza di ittero e ascite;
- 1 volta al giorno in caso di ittero;
- ogni 36 ore in presenza di ascite ;
- ogni 48 ore in presenza sia di ascite sia di ittero.
Controindicazioni
Peflacin è controindicato nei pazienti che presentano una accertata ipersensibilità al farmaco o ad
altri antibatterici del gruppo dei chinoloni e in quelli con insufficienza di glucosio-6-fosfato
deidrogenasi. PEFLACIN non deve essere somministrato a pazienti con precedenti di lesioni
tendinee, tendiniti o rotture dei tendini.
Non essendone stata stabilita la sicurezza di impiego e in particolare non potendosi escludere la
possibilità di danni alle cartilagini articolari negli organismi non ancora sviluppati, Peflacin non
dev'essere somministrato nelle donne in stato di gravidanza, durante l'allattamento, nei pazienti in
età pediatrica e nei ragazzi con incompleto sviluppo scheletrico.
Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso
La posologia deve essere opportunamente ridotta nei soggetti con insufficienza renale e/o epatica.
Come per tutti gli antibiotici e gli antibatterici, una terapia ottimale richiederebbe l'accertamento
microbiologico della sensibilità del germe. In particolare, tenuto conto dell'incostante sensibilità alla
pefloxacina di streptococchi e pneumococchi il prodotto non andrà prescritto nelle infezioni delle
vie respiratorie in assenza di precisi accertamenti batteriologici.
Il paziente deve essere informato circa la possibile comparsa di dolore al tendine di Achille.
Nel caso in cui ciò avvenga, il paziente deve stare a completo riposo e informare il proprio medico
che adotterà le opportune misure terapeutiche.
Durante il trattamento con pefloxacina può insorgere fotosensibilizzazione; pertanto i pazienti in
terapia con pefloxacina non dovranno esporsi alla luce solare o a irradiazioni con raggi U.V.
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Peflacin va usato con cautela nei pazienti in età avanzata e in pazienti con alterazioni del S.N.C.,
come per esempio epilessia e/o abbassamento della soglia convulsiva, precedenti anamnestici di
convulsione, scarsa irrorazione cerebrale, alterazioni della struttura cerebrale o ictus. Nei pazienti
con tendenza nota ad attacchi cerebrali, Peflacin va usato solo se associato ad una idonea terapia
anticonvulsiva. A seguito dell'uso di pefloxacina sono stati riportati casi di tendinite che possono
portare alla rottura del tendine di Achille. La rottura può insorgere rapidamente, anche entro le
prime 48 ore di trattamento e può essere bilaterale. Porre quindi particolare attenzione alla
comparsa di dolore o di edema locale durante il trattamento.
Nel caso si dovesse verificare una tendinite, sospendere il trattamento, mettere il paziente a riposo
completo e intraprendere le opportune misure terapeutiche.
Fattori predisponenti alle tendiniti o alla rottura dei tendini sono: età superiore a 60 anni, esercizio
fisico intenso, trattamento a lungo termine con corticosteroidi, fase precoce di deambulazione di
pazienti a letto.
Interazioni
L'assunzione concomitante di antiacidi a base di alluminio e/o magnesio riduce l'assorbimento della
pefloxacina somministrata per via orale.
Di conseguenza Peflacin compresse non va somministrato contemporaneamente ma a distanza di
due ore dall'assunzione dell'antiacido.
Effetti indesiderati
Sono stati segnalati:
Reazioni di ipersensibilità : fotosensibilizzazione, eruzioni cutanee. Con l'uso del prodotto sono
possibili reazioni anafilattoidi gravi (edema della lingua; edema della glottide, dispnea, ipotensione
arteriosa fino allo shock pericoloso).
Effetti sul sistema nervoso (turbe neurologiche): cefalea, disturbi della vigilanza (insonnia),
vertigini, mioclonie, convulsioni, turbe della coscienza.
Effetti sul tratto gastro-intestinale: gastralgia, nausea e vomito.
Alterazioni ematologiche: trombocitopenia, leucopenia, neutropenia, anemia e pancitopenia.
Altri: dolori muscolari e/o articolari, tendiniti, rottura del tendine di Achille.
Gli effetti indesiderati osservati nel corso della terapia con Peflacin, in base all'attuale esperienza,
sono di norma transitori e scompaiono con la sospensione della terapia. In caso di comparsa di
effetti collaterali, il medico dovrà valutare con cura l'opportunità o meno di interrompere il
trattamento. Gli studi finora effettuati non consentono una valutazione definitiva dei possibili effetti
collaterali di Peflacin; il suo profilo di tollerabilità è tuttavia simile a quello degli altri chinoloni,
pertanto anche se non riportate per Peflacin, non si può escludere durante il trattamento la comparsa
di eventuali reazioni indesiderate note per gli altri chinoloni.
I seguenti effetti collaterali sono già stati osservati con altri farmaci del gruppo dei chinoloni e
probabilmente potrebbero presentarsi anche con Peflacin:
Reazioni di ipersensibilità : prurito, febbre da farmaco. Sono stati riportati singoli casi di macchie
emorragiche simili a punture di parassiti (petecchie), formazioni di vescicole emorragiche (bolle
emorragiche) e piccoli noduli (papule) con formazione di crosticine a causa dell'interessamento dei
vasi (vasculite).
Effetti sul sistema nervoso (neurotossicità): sonnolenza, eretismo, fotofobia, confusione,
allucinazioni, depressione, reazioni psicotiche, incubi, disturbi della deambulazione (alterazioni
della coordinazione muscolare), alterazioni della sensibilità periferica, disturbi della vista (per es.
diplopia, allucinazioni colorate).
Effetti sul tratto gastro-enterico: flatulenza, anoressia, dolori addominali, diarrea. Se durante o dopo
la terapia dovesse comparire diarrea grave e persistente va informato immediatamente il medico,
poichè questi potrebbero essere i sintomi di una colite in progressivo peggioramento (colite
pseudomembranosa), che va trattata immediatamente. In questi casi sospendere subito il trattamento
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con il farmaco ed adottare una terapia adeguata (per esempio vancomicina orale 4 X 250 mg/die).
Sono controindicati i farmaci che inibiscono la peristalsi.
Effetti su cuore e circolazione: ipotensione, tachicardia
Alterazioni ematologiche: anemia, eosinofilia.
Effetti sul rene: danni ai tubuli renali.
Alterazioni dei parametri di laboratorio: aumento delle transaminasi, della fosfatasi alcalina, della
bilirubina sierica; aumento della creatinina sierica.
Altri: iperglicemia, tenosinoviti, disturbi dell'olfatto e del gusto.
PIERAMI
Una fiala contiene:
100
250
500
mg 133,5
mg 333,8
mg 667,5
Principio attivo:
amikacina solfato
26
pari ad amikacina base
mg 100,0
mg 250,0
mg 500,0)
Amikacina è un antibiotico semisintetico appartenente al gruppo degli aminoglicosidi. Il
meccanismo d'azione, di tipo battericida, è analogo a quello degli altri aminoglicosidi e si esplica
mediante inibizione della sintesi proteica del microrganismo per il verificarsi di un legame molto
stabile tra antibiotico e punto di attacco ribosomiale. Amikacina possiede in vitro un largo spettro
d'azione che comprende numerosi microrganismi sia Gram-positivi che Gram-negativi:
Staphilococcus aureus (compresi i ceppi produttori di penicillinasi e quelli meticillino resistenti), E.
coli, Klebsiella pneumoniae, Pseudomonas aeruginosa, Proteus indolo positivo e negativo,
Providencia stuartii, Salmonella spp, Shigella spp, Acinetobacter. Amikacina non viene degradata
dalla maggior parte degli enzimi che inattivano gli altri aminoglicosidi, per cui i microorganismi
resistenti alla gentamicina, alla tobramicina ed alla kanamicina risultano invece sensibili
all'amikacina.
Indicazioni terapeutiche
Pierami è indicato nel trattamento a breve termine di infezioni gravi da ceppi sensibili di germi
Gram-negativi, comprese le specie di Pseudomonas, E. coli, Proteus indolo + e indolo -, di
Providencia, del gruppo Klebsiella-Serratia e di Acinetobacter.
Questo antibiotico si dimostra efficace:
-nella terapia delle batteriemie, delle setticemie e delle sepsi neonatali;
-nella terapia delle infezioni gravi delle vie respiratorie, delle ossa e delle articolazioni, del SNC
(inclusa la meningite), delle infezioni intraaddominali (inclusa la peritonite), delle ustioni e delle
infezioni post-operatorie (incluse quelle della chirurgia vascolare);
-nella terapia delle infezioni gravi, complicate e ricorrenti, delle vie urinarie, causate da germi
Gram-negativi. Per contro, come gli altri aminoglicosidi, l'amikacina non è indicata negli episodi
infettivi iniziali non complicati del tratto urinario, quando l'agente eziologico è sensibile ad
antibiotici potenzialmente meno tossici;
-nella terapia delle infezioni da stafilococco; perciò si può adottare come terapia d'attacco in caso di
infezioni stafilococciche accertate o presunte, quando il paziente è allergico ad altri antibiotici, o è
presente un'infezione mista da Stafilococchi e Gram-negativi;
-nella terapia delle sepsi neonatali, quando il test di sensibilità indica che altri aminoglicosidi non si
possono impiegare. In tali casi può essere indicata anche una terapia concomitante con un
antibiotico di tipo penicillinico, a causa della possibilità di sovrinfezione da Gram-positivi
(streptococchi o pneumococchi). Pierami è in grado di combattere le infezioni da germi Gramnegativi resistenti alla gentamicina ed alla tobramicina, particolarmente da Proteus rettgeri,
Providencia stuartii, Serratia marcescens e Pseudomonas aeruginosa.
Posologia e modo di somministrazione
Alla posologia raccomandata, le infezioni non complicate sostenute da germi sensibili all'amikacina
dovrebbero rispondere entro 24-48 ore.
La durata del trattamento è in genere di 3-7 giorni per la somministrazione endovenosa e di 7-10
giorni per la somministrazione intramuscolare. Se il quadro clinico non si modifica entro 3-5 giorni,
occorre prendere in considerazione una terapia alternativa in base ai risultati delle indagini
microbiologiche. La somministrazione i.m. è preferenziale, ma in caso di necessità, può essere
utilizzata, con identico schema posologico, la somministrazione e.v. in forma di infusione eseguita
utilizzando una quantità di liquido tale da consentire che ciascuna somministrazione venga
effettuata in un tempo variabile, da 30 a 60 minuti; per i bambini più piccoli da 1 a 2 ore. I diluenti
compatibili per l'infusione sono i seguenti: soluzione fisiologica, soluzione glucosata 5% e
soluzione di Ringer lattato.
Adulti e bambini: 15 mg/kg/die, suddivisi in 2-3 somministrazioni (7,5 mg/kg ogni 12 ore).
Neonati e prematuri: dose iniziale d'attacco 10 mg/kg; proseguire con 7,5 mg/kg ogni 12 ore.
-Infezioni ad alto rischio e/o sostenute da Pseudomonas: la dose nell'adulto può essere aumentata a
500 mg ogni 8 ore.
27
-Infezioni del tratto urinario (escluse le infezioni da Pseudomonas): nelle infezioni sostenute da
germi altamente sensibili può risultare sufficiente un dosaggio di 7,5 mg/kg/die suddiviso in due
somministrazioni (una ogni 12 ore). In ogni caso non si deve mai superare la dose di 1,5 g/die, né
protrarre la terapia per più di 10 giorni; la dose totale massima del ciclo terapeutico è di 15 g. Le
concentrazioni sieriche di amikacina dovrebbero essere, quando possibile, controllate e dovrebbe
essere evitato che permangano per tempi prolungati al di sopra dei 35 mcg/ml.
-Alterata funzionalità renale: nei pazienti con alterata funzionalità renale, per evitare fenomeni di
accumulo, si deve prolungare l'intervallo fra le somministrazioni o diminuire il dosaggio.
Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso
L'amikacina è potenzialmente nefrotossica, ototossica e neurotossica. Nei pazienti con insufficienza
renale, qualora sia previsto un trattamento superiore a 5 giorni, è necessario praticare un
audiogramma prima di iniziare la terapia e nel corso del trattamento. Qualora si osservassero
tinnito auricolare e diminuzione dell'udito, o diminuzione della percezione ad alte frequenze,
interrompere la somministrazione. Poiché questo antibiotico si concentra in elevate quantità nel
sistema escretorio renale, i pazienti in trattamento dovrebbero essere ben idratati, al fine di ridurre
al minimo l'irritazione chimica dei tubuli renali. Si dovrebbe inoltre controllare la funzionalità
renale, prima di iniziare la terapia, ed anche nel corso della medesima. Se appaiono segni di
irritazione renale (cilindri globuli rossi e bianchi nel sedimento, albuminuria) si dovrebbe
aumentare l'idratazione. Se compaiono altri segni di alterazione, quali riduzione della clearance
della creatinina (CC), del peso specifico dell'urina, aumento dell'azoto ureico e della creatinina
sierica, oliguria, si dovrebbe ridurre il dosaggio, secondo quanto precisato nel paragrafo "Posologia
e modo di somministrazione". Il trattamento dovrebbe venire sospeso se si riscontra aumento
dell'azotemia o riduzione progressiva dell'escrezione urinaria. Precisiamo che quando il paziente è
ben idratato e la funzionalità renale normale, il rischio di reazioni nefrotossiche con amikacina è
ridotto, se ci si mantiene entro le dosi consigliate. Poiché l'amikacina ad alte dosi ha evidenziato
negli animali da esperimento un'attività paralizzante muscolare, si deve tener presente la possibilità
di blocco neuromuscolare e paralisi respiratoria quando Pierami è somministrato
contemporaneamente ad anestetici o a bloccanti neuromuscolari. Se si verifica il blocco nervoso, i
sali di calcio sono in grado di neutralizzare il fenomeno. È possibile allergia crociata con altri
aminoglicosidi. È possibile, come con gli altri antibiotici, che la terapia con amikacina induca la
comparsa di superinfezioni da germi resistenti, nel qual caso occorre istituire opportuna terapia.
Nei casi in cui l'amikacina è indicata in associazione con altri antibiotici si deve evitare di miscelare
tali agenti sia nelle siringhe sia nei flaconi di infusione. La sicurezza d'impiego dell'amikacina in
gravidanza non è stata ancora accertata, pertanto,nelle donne in stato di gravidanza e nella
primissima infanzia il prodotto va somministrato nei casi di effettiva necessità, sotto il diretto
controllo del Medico . Non si sa se l'amikacina venga escreta nel latte. Si dovrebbe, comunque,
come regola generale, non permettere l'allattamento a donne sotto terapia con farmaci che
potrebbero passare nel latte. È consigliabile effettuare un antibiogramma prima di iniziare la terapia.
L'amikacina può, comunque, essere adottata come terapia iniziale, quando in un'infezione si sospetti
l'eziologia da Gram-negativi e non siano ancora a disposizione i risultati dell'antibiogramma.
PRIMBACTAM
- Primbactam 0,5 i.m./e.v. - Un flacone contiene: Principio attivo: aztreonam sterile 0,5 g.
- Primbactam 1 i.m./e.v. - Un flacone contiene: Principio attivo: aztreonam sterile 1,0 g.
- Primbactam 0,5 i.v. - Un flacone contiene: Principio attivo: aztreonam sterile 0,5 g.
- Primbactam 1 i.v. - Un flacone contiene: Principio attivo: aztreonam sterile 1,0 g.
28
L'azione battericida di Primbactam deriva dall'inibizione della sintesi della parete cellulare
batterica a causa della inattivazione selettiva del recettore PBP3 senza inibire le altre PBP,
PBP 1a, 1b e PBP2, promuovendo come effetto secondario una depressione delle idrolisi parietali
e quindi un effetto battericida per shock osmotico. Per concentrazioni che superino la MIC,
risultano interessati anche i recettori PBP 1a, 1b e 2. Primbactam è attivo su un ampio spettro di
germi patogeni aerobi Gram-negativi. L'azione battericida di Primbactam deriva dall'inibizione
della sintesi della parete cellulare batterica. Grazie alla sua struttura molecolare Primbactam
possiede un alto grado di stabilità in presenza delle beta-lattamasi prodotte dalla maggior parte dei
patogeni Gram-negativi e Gram-positivi. Primbactam mantiene la sua attività microbiologica in una
vasta gamma di pH. Primbactam non induce attività betalattamasica. Inoltre Primbactam è in
genere attivo verso i batteri resistenti ad altri antibiotici betalattamici a causa dell'inattivazione
operata dalle betalattamasi. Molti ceppi di questi germi resistenti a più antibiotici sono sensibili a
Primbactam. L'aztreonam è attivo in vitro verso la maggior parte dei ceppi dei seguenti
microorganismi: Escherichia coli, Enterobacter spp., Klebsiella spp. (comprese K. pneumoniae e K.
oxytoca), Proteus mirabilis, Proteus vulgaris, Morganella morganii (già Proteus morganii),
Providencia spp. (incluse P. stuartii e P. rettgeri, già Proteus rettgeri), Pseudomonas spp. (inclusa
P. aeruginosa), Serratia marcescens, Neisseria gonorrhoeae (inclusi i ceppi produttori di
penicillinasi), Haemophilus influenzae (inclusi i ceppi ampicillino-resistenti ed altri ceppi produttori
di penicillinasi), Citrobacter spp., alcuni ceppi di Acinetobacter calcoaceticus. Aztreonam è anche
attivo in vitro verso vari altri patogeni. Tra questi microorganismi figurano: Salmonella spp.,
Shigella spp., Pasteurella multocida, Yersinia enterocolitica, Aeromonas hydrophila e Neisseria
meningitidis. Aztreonam e gli aminoglicosidi hanno mostrato in vitro di avere un effetto
sinergico verso la maggior parte dei ceppi di P. aeruginosa, molti ceppi di Enterobacteriaceae ed
altri microorganismi aerobi Gram-negativi. A causa della mancanza di attività di Primbactam sui
microorganismi anaerobi (Gram-positivi e Gram-negativi), la normale microflora essenziale
intestinale non viene alterata. Pertanto, i normali meccanismi di resistenza alla colonizzazione
intestinale rimangono inalterati.
Indicazioni terapeutiche
Primbactam (aztreonam per iniezioni) è di uso elettivo e specifico in infezioni batteriche gravi di
accertata o presunta origine da Gram-negativi "difficili". In particolare il prodotto trova indicazione
nelle suddette infezioni in pazienti defedati e/o immunodepressi. Profilassi chirurgica: la
somministrazione di Primbactam è in grado di ridurre l'incidenza delle infezioni post-operatorie in
pazienti sottoposti a procedure chirurgiche classificate contaminate o potenzialmente contaminate.
Posologia e modo di somministrazione
Adulti: Primbactam per iniezioni può essere somministrato per via intramuscolare o per via
endovenosa. La via endovenosa è consigliabile per i pazienti che necessitino di posologie maggiori
di 1 g o in quelli con setticemia, ascessi parenchimali localizzati (come ad esempio gli ascessi
intraddominali) od altre infezioni sistemiche gravi o che mettano in pericolo la vita del paziente. Il
dosaggio e la via di somministrazione vanno stabiliti in rapporto alla sensibilità dei patogeni
causali, alla gravità dell'infezione ed alle condizioni del paziente e a giudizio del Medico.
Tipo di infezione
Dosaggio (g)
Frequenza (h)
Infezioni delle vie urinarie
0,5 o 1
8 o 12
Infezioni sistemiche gravi
1o2
8 o 12
Infezioni sistemiche gravi che
minacciano la vita
2
6o8
In infezioni delle vie urinarie si è dimostrata efficace anche una sola somministrazione giornaliera
di 1 g di Primbactam con risoluzione dell'infezione dopo alcuni giorni di terapia. In pazienti
particolarmente gravi con infezioni da microrganismi sensibili a Primbactam ed in cui ci sia il
rischio di contemporanea presenza di germi ad esso insensibili (Gram-positivi e/o anaerobi), a
giudizio del Medico, potrà essere associato a Primbactam un antibiotico specifico per tali germi. La
dose di Primbactam deve essere diminuita in pazienti con ridotta eliminazione urinaria, transitoria o
29
persistente, a causa di una insufficienza renale. Dopo una dose iniziale di attacco di 1-2 g, la
posologia di Primbactam va dimezzata in pazienti con clearance della creatinina inferiore a 30
ml/min. Se è disponibile solo la creatininemia può essere usata la seguente formula (basata su sesso,
peso ed età del paziente) onde ottenere il valore della clearance della creatinina. La creatininemia
deve rappresentare lo stato costante della funzionalità renale.
Maschi = [peso (kg) x (140 - età)] / [72 x creatininemia (mg/dl)]
Femmine = 0,85 x il valore precedente
Nei pazienti in emodialisi può essere somministrata una posologia iniziale di 0,5-1 o 2 g; la dose di
mantenimento deve essere un quarto di quella iniziale e data ad intervalli di 6-8 o 12 ore. Nelle
infezioni gravi, deve essere somministrato, in aggiunta alle dosi di mantenimento, un ottavo della
dose iniziale dopo ogni emodialisi.Profilassi chirurgica: una dose da 1 grammo di Primbactam in
monoterapia od in associazione con un altro antibiotico (vedi "Indicazioni terapeutiche")
somministrata poco prima della chirurgia e dopo 8 e 16 ore dalla prima dose.
Neonati e bambini: a giudizio del Medico potranno essere impiegati i seguenti dosaggi: neonati e
bambini nella prima infanzia: 30 mg/kg per via endovenosa ogni 6-8 ore.
Nota: nei prematuri (inferiori a kg 2,5) somministrare 30 mg/kg per via endovenosa ogni 12 ore
nella prima settimana di vita.
Bambini oltre i 2 anni: 30 mg/kg per via endovenosa o intramuscolare ogni 6 ore. Nelle infezioni
meno gravi, in assenza di setticemia, possono essere impiegate posologie di 30 mg/kg con
frequenza minore di quella di cui sopra. Nei soggetti con peso corporeo superiore a 40 kg si
possono usare le posologie previste per gli adulti. Nelle infezioni severe possono essere impiegati
dosaggi fino a 50 mg/kg ogni 6-8 ore.
Pazienti anziani: il fattore più importante per la determinazione del dosaggio nei pazienti anziani è
lo stato clinico renale. Comunque, come per tutti gli antibiotici eliminati per via renale, dovranno
essere effettuate stime della clearance della creatinina e, se necessario, apportate modifiche
appropriate al dosaggio.
Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso
Poiché l'esperienza della somministrazione di Primbactam a pazienti con preesistente insufficienza
epatica è limitata, la terapia in tali pazienti deve essere monitorizzata.
È consigliabile controllare la funzionalità renale specialmente in pazienti che ricevono dosaggi
elevati. Per i soggetti con funzionalità renale compromessa vedi schema posologico. Poiché durante
la terapia con aztreonam si può riscontrare un prolungamento del tempo di protrombina, è
necessario monitorare i pazienti in trattamento con anticoagulanti orali.
Avvertenze: Prima di iniziare la terapia con Primbactam, occorre accertare un'eventuale anamnesi
di reazioni di ipersensibilità a Primbactam, alle cefalosporine, alle penicilline o ad altri farmaci.
Osservazioni preliminari indicano che pazienti con documentata allergia alla penicillina non
sembrano reagire a Primbactam. Tuttavia fino a che non sarà acquisita maggiore esperienza, i
pazienti con reazioni di tipo 1 od anafilattiche alle penicilline dovranno essere trattati con
Primbactam solo se il beneficio potenziale supera i rischi potenziali di una grave reazione allergica.
Gli antibiotici devono essere somministrati con cautela ad ogni paziente che abbia forme di allergia
specie se a farmaci. In presenza di reazione allergica a Primbactam il trattamento deve essere
sospeso. Reazioni di ipersensibilità gravi possono anche richiedere la somministrazione di
adrenalina ed altre misure di pronto soccorso.
ROCEFIN
Rocefin 1 e.v. - Un flacone iniettabile contiene ceftriaxone bisodico 3,5 H2 O 1193 mg pari a
ceftriaxone 1000 mg; una fiala solvente contiene 10 ml di acqua per preparazione iniettabile.
Rocefin 2- Un flacone perfusione endovenosa rapida contiene ceftriaxone bisodico 3,5 H2 O
2386 mg pari a ceftriaxone 2000 mg.
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Il ceftriaxone è un antibiotico derivato dall'acido cefalosporanico, caratterizzato da un residuo
metossiminico che gli conferisce stabilità nei confronti delle beta-lattamasi batteriche, nonché da
una funzione triazinica responsabile delle proprietà farmacocinetiche. Presenta in vitro uno spettro
d'azione molto ampio, sia su Gram + che Gram - aerobi, ed è dotato di un'attività battericida che si
esplica a concentrazioni inferiori ai 0,1 mg/ml per la maggior parte dei batteri sensibili.
Nell'impiego clinico trova indicazione solo in infezioni gravi (vedi indicazioni) dovute ai seguenti
germi Gram negativi: Enterobacter, Serratia marcescens, Citrobacter, Pseudomonas aeruginosa. Il
ceftriaxone mostra inoltre una buona attività nei confronti dei batteri anaerobi. Tale attività,
unitamente alla lunga emivita, consente di ottenere, con un'unica somministrazione giornaliera,
concentrazioni di antibiotico superiori alla concentrazione minima inibente.
La sensibilità a Rocefin dei patogeni Gram-positivi e Gram-negativi può essere valutata sia
mediante il test di diffusione con dischi, sia con il metodo della diluizione negli usuali terreni di
coltura. Si consiglia in ogni caso di utilizzare dischi contenenti ceftriaxone, poiché alcuni ceppi
batterici sensibili quando valutati con disco specifico del ceftriaxone, risultano invece resistenti se
valutati con dischi standard per la classe delle cefalosporine.
Iniettato per via i.m. o e.v. il ceftriaxone diffonde rapidamente dal plasma ai tessuti, raggiungendo
picchi plasmatici pari a circa 150 mcg/ml dopo 1 g e.v. e a 100 mcg/ml dopo 1 g i.m. Il tempo di
emivita è pari a 6-11 ore nel plasma e a 10-11 ore nei tessuti.
Farmacocinetica: Penetra facilmente nei tessuti periferici ed anche attraverso la barriera
ematoencefalica, raggiungendo concentrazioni multiple delle CMI per i batteri più frequentemente
isolati dal liquor di pazienti con meningi infiammate.
Il farmaco non viene metabolizzato nell'organismo e viene quindi eliminato in forma attiva dal rene
e dal fegato nella misura del 56% e 44% circa rispettivamente. L'eliminazione renale del
ceftriaxone avviene per filtrazione glomerulare, mentre la secrezione tubulare non sembra avere
rilevanza. Nelle feci è presente prevalentemente in forma inattiva.
Indicazioni terapeutiche
Di uso elettivo e specifico in infezioni batteriche gravi di accertata o presunta origine da Gramnegativi "difficili" o da flora mista con presenza di Gram-negativi resistenti ai più comuni
antibiotici.
In particolare il prodotto trova indicazione, nelle suddette infezioni, in pazienti defedati e/o
immunodepressi. Profilassi delle infezioni chirurgiche.
Posologia e modo di somministrazione
Schema posologico generale
Adulti e bambini oltre 12 anni: la dose consigliata è di 1g di Rocefin una volta al giorno (ogni 24
ore). Nei casi più gravi o in infezioni causate da microrganismi moderatamente sensibili,la dose può
raggiungere i 4 g somministrati in un'unica soluzione.
Neonati (fino a 2 settimane): la dose giornaliera è di 20-50 mg/kg di peso corporeo in
monosomministrazione; a causa della immaturità dei loro sistemi enzimatici non bisognerebbe
superare i 50 mg/kg (vedere Avvertenze).
Bambini (da 3 settimane a 12 anni): la dose giornaliera può variare tra 20 e 80 mg/kg. Per dosi
endovenose pari o superiori a 50 mg/kg si consiglia di utilizzare una perfusione della durata di
almeno 30 minuti.
Per i bambini di peso superiore a 50 kg andrà usato il dosaggio proprio degli adulti.
Anziani: lo schema posologico degli adulti non richiede modificazioni nel caso di pazienti anziani.
La durata della terapia è in funzione del decorso dell'infezione.
Come tutte le terapie a base di antibiotici, in generale la somministrazione di Rocefin va protratta
per un minimo di 48-72 ore dopo lo sfebbramento o dopo la dimostrazione di completa eradicazione
batterica.
Profilassi delle infezioni chirurgiche
Per la prevenzione delle infezioni post-operatorie verranno somministrati,in relazione a tipo e
rischio di contaminazione dell'intervento,1 g i.m. o 1-2 g e.v. in dose singola, un'ora prima
dell'intervento.
31
Posologia in particolari condizioni
Insufficienza renale: in soggetti con clearance della creatinina maggiore di 10 ml/min la posologia
resta inalterata. In caso di clearance della creatinina uguale o minore di 10 ml/min si può
somministrare fino ad un massimo di 2 g una volta al giorno.
Insufficienza epatica: posologia normale.
Insufficienza renale ed epatica associate: controllare le concentrazioni plasmatiche del ceftriaxone.
Prematuri: dose massima 50 mg/kg una volta al giorno.
Modalità di somministrazione
Le soluzioni ricostituite conservano le proprie caratteristiche fisico-chimiche per 6 ore a
temperatura ambiente (o per 24 ore a +5 °C). Come regola generale comunque, le soluzioni
andrebbero usate immediatamente dopo la preparazione.
Possono variare nella colorazione da giallo pallido ad ambra in funzione della concentrazione e del
periodo di conservazione; tale caratteristica non ha influenza sull'efficacia o sulla tollerabilità del
farmaco.
Iniezione intramuscolare
Per praticare l'iniezione intramuscolare, sciogliere Rocefin i.m. con l'apposito solvente (soluzione di
lidocaina 1%) che è di ml 2 per Rocefin g 0,25 e g 0,5, e di ml 3,5 per Rocefin g 1: iniettare
profondamente la soluzione estemporanea così ottenuta nel gluteo, alternando i glutei nelle
successive iniezioni.
La soluzione di lidocaina non deve essere somministrata endovena.
Iniezione endovenosa
Per praticare l'iniezione e.v., sciogliere Rocefin con l'apposito solvente (acqua per preparazioni
iniettabili) che è ml 5 per Rocefin g 0,25 e Rocefin g 0,5 e di ml 10 per Rocefin g 1, e iniettare
direttamente in vena nel tempo di 2-4 minuti.
Perfusione endovenosa
Per praticare la perfusione endovenosa sciogliere Rocefin in ragione di 2 g in 40 ml di liquido di
perfusione privo di ioni di calcio (soluzione fisiologica, soluzione glucosata al 5% o al
10%,soluzione di levulosio al 5%, soluzione glucosata di destrano al 6%, soluzioni di NaCl 0,45%
+ glucosio 2,5%).
La perfusione avrà una durata di almeno 30 minuti.
Le soluzioni di Rocefin non dovrebbero essere mescolate in soluzioni contenenti altri farmaci
antimicrobici o con soluzioni diluenti diverse da quelle sopra elencate per possibile incompatibilità.
Controindicazioni
Ipersensibilità accertata verso le cefalosporine o verso qualcuno dei componenti. In caso di
ipersensibilità alle penicilline, si deve tener presente la possibile insorgenza di allergia crociata.
Nelle donne in stato di gravidanza e nella primissima infanzia il prodotto va somministrato nei casi
di effettiva necessità e sotto il diretto controllo del Medico.
Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso
Prima di iniziare la terapia con Rocefin, dovrebbe essere svolta un'indagine accurata per stabilire se
il paziente ha manifestato in passato fenomeni di ipersensibilità alle cefalosporine, penicilline ed
altri farmaci. Il prodotto deve essere somministrato con cautela in pazienti allergici alla penicillina
poiché sono descritti casi di ipersensibilità crociata fra penicilline e cefalosporine. A causa
dell'immaturità delle funzioni organiche,i prematuri non dovrebbero essere trattati con dosi di
Rocefin superiori a 50 mg/kg/die.
Come per gli altri antibiotici l'impiego protratto può favorire lo sviluppo di batteri resistenti ed in
caso di superinfezione occorre adottare le misure più appropriate.
Reazioni acute di ipersensibilità possono richiedere l'uso di adrenalina ed altre misure di
emergenza. Le preparazioni contenenti lidocaina non devono essere somministrate per via
endovenosa ed a pazienti allergici a questo anestetico locale. Se si evidenziano segni di infezione, il
32
microrganismo responsabile dovrebbe essere isolato ed una opportuna terapia, basata sui test di
sensibilità, dovrebbe venire adottata.
Analisi su campioni raccolti prima dell'inizio della terapia dovrebbero venire effettuate per
determinare la sensibilità a ceftriaxone del microrganismo responsabile. La terapia con Rocefin può
essere comunque iniziata in attesa dei risultati di queste analisi; ed il trattamento dovrebbe
comunque essere, se il caso, successivamente modificato secondo i risultati delle analisi. Prima di
impiegare Rocefin in associazione ad altri antibiotici dovrebbero essere attentamente rilette le
istruzioni per l'uso degli altri farmaci per conoscerne eventuali controindicazioni, avvertenze,
precauzioni e reazioni indesiderate. La funzionalità renale dovrebbe essere controllata attentamente.
Coliti pseudomembranose sono state riportate a seguito dell'uso di cefalosporine (o altri antibiotici a
largo spettro); è importante considerare questa diagnosi in pazienti che manifestino diarrea dopo
l'uso di antibiotico.
Avvertenze
Rocefin viene eliminato per il 56% circa attraverso le urine e per il restante 44% attraverso la bile in
forma microbiologicamente attiva. Nelle feci è presente prevalentemente in forma inattiva. In caso
di ridotta funzionalità renale è eliminato in quota più elevata per via biliare, con le feci. Poiché
anche in tale circostanza il tempo di emivita risulta solo leggermente aumentato, nella maggior
parte dei casi non è necessario ridurre la posologia di Rocefin, a condizione che la funzionalità
epatica sia normale. Solo in presenza di una gravissima insufficienza renale (clearance della
creatinina £10 ml/min) la dose di mantenimento ogni 24 ore dovrà essere ridotta alla metà rispetto
alla dose abituale. Al pari di altre cefalosporine, è stato dimostrato che il ceftriaxone può
parzialmente interferire con i siti di legame della bilirubina con l'albumina plasmatica. Si consiglia,
quindi, cautela nel trattamento con Rocefin di neonati iperbilirubinemici, specie se prematuri.
Le cefalosporine di terza generazione, come altre betalattamine,possono indurre resistenza
microbica e tale evenienza è maggiore verso organismi opportunisti specialmente
Enterobacteriaceae e Pseudomonas,in soggetti immunodepressi e probabilmente, associando tra loro
più betalattamine. Come per qualsiasi terapia antibiotica, in caso di trattamenti prolungati si
dovranno effettuare regolari controlli della crasi ematica.
In casi estremamente rari, in pazienti trattati con dosi elevate,l'ultrasonografia della cistifellea ha
messo in evidenza reperti interpretabili come ispessimento della bile. Tale condizione è
prontamente regredita all'interruzione o al termine della terapia. Anche se questi riscontri dovessero
essere sintomatici, si raccomanda un trattamento puramente conservativo.
Sono state segnalate in corso di trattamento con cefalosporine,positività dei test di Coombs (talora
false).
Interazioni
La contemporanea somministrazione di alte dosi di Rocefin con diuretici ad elevata attività (es.
furosemide) a forti dosaggi non ha sinora evidenziato disturbi della funzionalità renale. Non c'è
alcuna evidenza che Rocefin aumenti la tossicità renale degli aminoglicosidi. L'ingestione di alcool
successiva alla somministrazione di Rocefin non dà effetti simili a quelli del disulfiram; il
ceftriaxone, infatti, non contiene il gruppo N-metiltiotetrazolico ritenuto responsabile sia della
possibile intolleranza all'alcool sia delle manifestazioni emorragiche verificatesi con altre
cefalosporine. L'eliminazione di Rocefin non è modificata dal probenecid.
È stato dimostrato in condizioni sperimentali sinergismo d'azione tra Rocefin e aminoglicosidi nei
confronti di molti germi Gram-negativi. Il potenziamento di attività di tali associazioni, sebbene
non sempre predicibile, dovrà essere tenuto in considerazione in tutte quelle infezioni gravi,
resistenti ad altri trattamenti, dovute ad organismi quali Pseudomonas aeruginosa. A causa di
incompatibilità fisiche i due farmaci vanno somministrati separatamente alle dosi raccomandate.
Gravidanza ed allattamento
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Nelle donne in stato di gravidanza, durante l'allattamento e nella primissima infanzia, il prodotto va
somministrato nei casi di effettiva necessità e sotto il diretto controllo del Medico.
Effetti indesiderati
Similmente a quanto avviene con altre cefalosporine, durante la terapia con Rocefin possono
manifestarsi i seguenti effetti collaterali:
A livello sistemico
Disturbi gastrointestinali: feci non formate, diarrea, nausea, vomito, stomatite, glossite, raramente
ispessimento della bile.
Modificazioni ematologiche: eosinofilia, leucopenia, granulocitopenia, anemia, trombocitopenia.
Reazioni cutanee: esantema, dermatite allergica, prurito, orticaria ed edema.
Altri effetti collaterali rari: cefalea, vertigini, aumento delle transaminasi, oliguria, aumento dei
valori sierici della creatinina, micosi del tratto genitale, brividi, febbre e reazioni anafilattiche o
anafilattoidi. La comparsa di shock anafilattico è estremamente rara e richiede immediate
contromisure quali la somministrazione endovena di adrenalina seguita da un glucocorticoide.
Rari casi di enterocolite pseudomembranosa e modifiche dei parametri emocoagulativi sono stati
riportati in seguito all'uso di cefalosporine. Sono stati segnalati casi di anemia emolitica in seguito a
trattamento con cefalosporine.
SPECTRUM
Principio attivo: ceftazidima pentaidrato
Polvere e solvente per soluzione per infusione endovenosa.
34
La ceftazidima è un derivato dell'acido cefalosporanico che si caratterizza per uno spettro antibatterico molto
ampio, un'elevata resistenza alle beta-lattamasi ed una notevole attività invitro e in vivo anche sullo
Pseudomonas, di norma resistente agli antibiotici beta-lattamici.
Ciò è dovuto alla presenza contemporanea, nella catena laterale, del gruppo aminotiazolico, del gruppo
propossiminico e del gruppo carbossilico.
Spettro antibatterico e meccanismo d'azione
Lo Spectrum è un antibiotico a spettro eccezionalmente ampio e ad azione battericida. Provoca infatti la lisi
della cellula batterica per inibizione della sintesi di mucoproteine a livello della parete cellulare. Il suo effetto
battericida si manifesta a concentrazioni pari o prossime alle concentrazioni minime inibenti. Lo Spectrum
risulta attivo nei confronti di una vasta gamma di germi gram-positivi e gram-negativi, sia aerobi che
anaerobi, compresi ceppi resistenti ad antibiotici aminoglicosidici e ad antibiotici beta-lattamici (cefalosporine
e penicilline semisintetiche). Nell'impiego clinico trova indicazione solo in infezioni gravi (vedi Indicazioni)
dovute ai seguenti germi gram-negativi: Pseudomonas aeruginosa, Pseudomonas spp., Serratia spp.,
Enterobacter spp., Citrobacter spp. Lo Spectrum trova inoltre indicazione nella profilassi delle infezioni
chirurgiche.
Indicazioni terapeutiche
Di uso elettivo e specifico in infezioni batteriche gravi di accertata o presunta origine da gramnegativi "difficili" o da flora mista con presenza di gram-negativi resistenti ai più comuni
antibiotici. In particolare il prodotto trova indicazione nelle suddette infezioni, in pazienti defedati
e/o immunodepressi.
Profilassi chirurgica : la somministrazione di Spectrum risulta in grado di ridurre l'incidenza di
infezioni post-chirurgiche in pazienti sottoposti ad interventi contaminati o potenzialmente tali.
Posologia e modo di somministrazione
Lo Spectrum va impiegato esclusivamente per via infusionale.
Dosaggio : varia in rapporto alla gravità del singolo caso, sensibilità, sito e tipo di infezione, età,
funzionalità renale e secondo il giudizio del medico.
Adulti : 1 - 6 g/die
Bambini : 30 - 100 mg/kg/die.
Nei casi di particolare gravità (soggetti immunodepressi, con fibrosi cistica o con meningite) tale
posologia può essere ulteriormente aumentata fino a 150 mg/kg/die (6 g/die) in 3 somministrazioni.
Nei pazienti anziani gravi, in considerazione della ridotta clearance della ceftazidima, il dosaggio
massimo giornaliero non dovrebbe di norma superare i 3 g, soprattutto in quelli di età superiore agli
80 anni. Nei pazienti con alterazioni della funzionalità renale si dovrebbe somministrare una dose
iniziale di 1 g ed adottare per il mantenimento il seguente schema posologico:
Clearance
creatinina
(ml/min)
Creatinina sierica
appross. mmol/l
(mg/dl)
Dose unitaria
raccomandata
(g)
Intervallo tra le
somministrazioni
(ore)
>50
< 150 (1,7)
Dosaggio normale
50 - 31
150-200 (1,7 - 2,3) 1
12
30 - 16
200-350 (2,3 - 4)
1
24
15 - 6
350-500 (4 - 5,6)
0,5
24
<5
> 500 (> 5,6)
0,5
48
Nelle infezioni gravi si potrà aumentare del 50% la dose unitaria (riportata in tabella) oppure
aumentare la frequenza di somministrazione: in questi casi andranno controllati i livelli sierici di
ceftazidima i cui valori minimi non dovrebbero superare 40 mg/l.
Nei bambini la clearance della creatinina andrà adattata tenendo conto della superficie corporea o
del peso corporeo privato dei grassi.
Profilassi chirurgica
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Per la prevenzione delle infezioni post-operatorie verranno somministrati, in relazione a tipo, durata
e rischio di contaminazione dell'intervento 1 g i.m. (Spectrum) o 1 - 2 g e.v. in dose singola
(profilassi "ultra short term") o in dosi ripetute (profilassi "short term").
Emodialisi
L'emivita sierica durante l'emodialisi varia da 3 a 5 ore.
Ai pazienti in dialisi è opportuno ripetere alla fine di ogni trattamento le dosi indicate in tabella.
Dialisi peritoneale
La ceftazidima può essere impiegata sia nella dialisi peritoneale che nella dialisi peritoneale
ambulatoriale continua (CAPD).
La ceftazidima può essere aggiunta alle soluzioni per dialisi peritoneale (di solito 125 - 250 mg ogni
due litri di liquido per dialisi).
Nei pazienti con insufficienza renale in terapia intensiva sottoposti ad emodialisi o ad
emofiltrazione ad alto flusso somministrare 1 g al giorno in dose singola o in dosi suddivise.
Nel caso di emofiltrazione a basso flusso seguire il dosaggio raccomandato in caso di funzionalità
renale ridotta.
Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso
Prima di iniziare il trattamento con lo Spectrum accertarsi se il paziente abbia manifestato precedenti
reazioni di ipersensibilità alla ceftazidima, alle cefalosporine, alle penicilline o ad altri farmaci. Lo Spectrum,
analogamente a tutti gli altri antibiotici beta-lattamici, va somministrato con cautela in pazienti in cui si sono
manifestate reazioni allergiche alla penicillina. In caso di reazione allergica si deve interrompere la terapia ed
eventualmente istituire un trattamento idoneo (adrenalina, antistaminici, corticosteroidi) ed altre opportune
misure di emergenza.
Casi di colite pseudomembranosa sono stati descritti in concomitanza all'uso di tutti gli antibiotici a largo
spettro (inclusi macrolidi, penicilline semisintetiche e cefalosporine); è importante prendere in considerazione
tale diagnosi in pazienti che presentano diarrea durante la terapia.
Tali forme di colite possono variare da lievi a molto gravi. Il trattamento con antibiotici ad ampio spettro altera
la normale flora del colon e può facilitare la crescita dei clostridi. Gli studi effettuati hanno evidenziato che
una tossina prodotta dal Clostridium difficile è la principale causa della colite associata all'uso di antibiotici.
Forme lievi di colite pseudomembranosa rispondono in genere favorevolmente alla semplice interruzione del
farmaco. In forme moderate o gravi il trattamento deve includere la sigmoidoscopia, opportune ricerche
batteriologiche e la somministrazione di liquidi, elettroliti e proteine.
Nei casi in cui la colite non migliori dopo la sospensione del farmaco e nei casi gravi la somministrazione di
vancomicina per via orale costituisce il trattamento di scelta della colite pseudomembranosa da Clostridium
difficile indotta da antibiotici. Devono essere escluse altre cause di colite.
Lo Spectrum è escreto per via renale. Pertanto, come per tutti gli antibiotici eliminati per tale via, in pazienti
con moderata o grave insufficienza renale, si raccomanda di ridurre la dose per evitare le conseguenze
cliniche di concentrazioni ematiche eccessive, quali ad esempio convulsioni o sequele neurologiche.
Come per altri antibiotici a largo spettro l'uso prolungato della ceftazidima può favorire l'emergere
opportunistico di microrganismi o ceppi non sensibili (ad esempio Candida ed Enterococchi) che richiede
l'adozione di misure adeguate o l'eventuale interruzione del trattamento. È pertanto essenziale un assiduo
controllo delle condizioni del paziente.
Come per altre cefalosporine e penicilline a spettro allargato alcuni ceppi di Enterobacter spp., inizialmente
sensibili, possono manifestare resistenza durante la terapia con ceftazidima. Pertanto nel corso del
trattamento di infezioni da Enterobacter spp., se ritenuto clinicamente appropriato, deve essere valutata la
possibilità di eseguire successivi test di sensibilità.
Effetti indesiderati
La ceftazidima è generalmente ben tollerata e le reazioni avverse piuttosto infrequenti; esse includono:
reazioni locali :flebite o tromboflebite conseguenti a somministrazione endovenosa; dolore e/o
infiammazione dopo somministrazione intramuscolare;
reazioni di ipersensibilità : rash urticarioidi o maculopapulari, febbre, prurito e, molto raramente, angioedema
e reazioni anafilattiche (inclusi broncospasmo e/o ipotensione).
Come con altre cefalosporine vi sono state rare segnalazioni di eritema multiforme, sindrome di StevensJohnson e necrolisi epidermica tossica;
reazioni gastrointestinali : diarrea, nausea, vomito, dolore addominale e, molto raramente, candidiasi del
cavo orale o colite; come per altre cefalosporine la colite può essere associata alla presenza del Clostridium
difficile e presentarsi sotto forma di colite pseudomembranosa;
reazioni genito-urinarie : candidiasi, vaginite;
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reazioni neurologiche : cefalea, vertigini, parestesie e sensazioni di sapore sgradevole. Vi sono state
segnalazioni di sequele neurologiche come tremori, mioclonie, convulsioni ed encefalopatia verificatesi in
pazienti con insufficienza renale nei quali il dosaggio della ceftazidima non era stato opportunamente ridotto;
modificazioni dei parametri di laboratorio : sono state riferite in corso di terapia con ceftazidima variazioni
transitorie di alcuni parametri clinici e di laboratorio: eosinofilia, positività al test di Coombs e molto
raramente anemia emolitica, trombocitosi, incrementi in uno o più parametri di funzionalità epatica quali
SGOT, SGPT, LDH, GGT e fosfatasi alcalina. Come per altre cefalosporine sono stati segnalati
occasionalmente incrementi transitori di azotemia, ammoniemia e/o creatinina sierica.
Molto raramente sono stati osservati leucopenia, neutropenia, trombocitopenia, agranulocitosi e linfocitosi.
Proprietà farmacocinetiche
Lo Spectrum, dopo somministrazione per via parenterale sotto forma di sale sodico, raggiunge
elevate e persistenti concentrazioni ematiche: nell'uomo dopo somministrazione intramuscolare di
500 mg ed 1 g si raggiungono rapidamente concentrazioni massime rispettivamente di 18 e 37
mcg/ml. Il picco viene raggiunto dopo circa 1 ora dalla somministrazione i.m..
Dopo somministrazione endovenosa rapida in 5 minuti di 1 e 2 g le concentrazioni medie al picco
risultano rispettivamente 119 e 171,4 mcg/ml.
Dopo 8 ore dalla somministrazione sia endovenosa che intramuscolare il farmaco è ancora presente
nel sangue a livelli terapeuticamente efficaci. L'emivita sierica è di circa 2 ore.
L'entità del legame con le proteine del siero è molto bassa e dell'ordine del 10%: pertanto una larga
quota di antibiotico è immediatamente disponibile a diffondere dal sangue ai tessuti ed a svolgere
una pronta azione antibatterica.
Distribuzione tessutale
Lo Spectrum presenta, dopo somministrazione di una dose di 1 o 2 g, un elevato grado di diffusione
in tutti i principali organi e tessuti, dove raggiunge concentrazioni superiori alle concentrazioni
minime inibenti (CMI) dei principali germi patogeni
TARGOSID
Fialoide da 10 ml contenente in forma liofilizzata: principio attivo: teicoplanina 200 mg (più un
sovradosaggio del 10% per compensare la perdita legata all'estrazione della soluzione dal fialoide).
La teicoplanina é un nuovo antibiotico glicopeptidico ottenuto dalla fermentazione dell'Actinoplanes
teichomyceticus. La sua azione si esplica nei confronti dei batteri Gram-positivi sia aerobi che anaerobi.
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L'attività antibatterica comprende Staphylococcus aureus e Staphylococcus epidermidis (inclusi i ceppi
resistenti alla meticillina e ad altri antibiotici beta-lattamici), streptococco piogene, enterococco, listeria,
difteroidi JK e clostridi incluso il Clostridium difficile. A seconda delle casistiche i valori delle MIC 90 variano da
0,39 a 3,12 mg/L per lo Staphylococcus aureus e da 0,2 a 3,1 mg/L per l'enterococco. La teicoplanina é
prevalentemente battericida contro le specie batteriche sensibili, ad eccezione dell'enterococco.
La teicoplanina agisce a livello della parete cellulare inibendo la polimerizzazione delle catene di
peptidoglicano. È stato dimostrato sinergismo di azione con gli antibiotici aminoglicosidi (con particolare
riferimento alla gentamicina sugli stafilococchi) e con l'imipenem, indifferenza o sinergismo con la
rifampicina. La teicoplanina non determina insorgenza di resistenza "one step". La resistenza di tipo "multistep" si ottiene solo dopo numerosi passaggi. Studi in vitro hanno evidenziato l'assenza di resistenza
crociata con altri antibiotici (beta-lattamici, macrolidi, aminoglicosidi, tetraciclina, rifampicina, cloramfenicolo).
La teicoplanina, infine, ha mostrato attività battericida sui microrganismi intracellulari fagocitati dai neutrofili e
dai monociti umani. La sensibilità in vitro si determina con dischi di teicoplanina da 30 mcg in agar di Mueller
Hinton: un alone di 14 mm o più indica sensibilità, e un alone di 10 mm o meno indica resistenza. Quelli con
valori compresi tra 10 e 14 mm vengono classificati di sensibilità intermedia.
Indicazioni terapeutiche
Infezioni gravi sostenute da batteri Gram-positivi, in particolare Staphylococcus aureus, meticillino
e cefalosporino-resistenti.
Profilassi dell'endocardite da Gram-positivi in chirurgia dentaria dei cardiopatici a rischio,
particolarmente nei casi di allergia ad antibiotici beta-lattamici.
Somministrazione intraperitoneale nella peritonite in pazienti trattati con dialisi peritoneale cronica
ambulatoriale.
Posologia e modo di somministrazione
Iniettare lentamente l'acqua della fiala nel fialoide contenente il principio attivo; far ruotare
delicatamente il fialoide fra le mani, finché la polvere non si sia completamente sciolta, cercando di
evitare la formazione di schiuma. Si otterrà una soluzione isotonica di circa 66,7 mg/ml di
teicoplanina, con un pH di 7,5. La soluzione può essere conservata per 48 ore a temperatura
ambiente. La teicoplanina può essere somministrata sia per via endovenosa (bolo o perfusione) che
per via intramuscolare o intraperitoneale. La frequenza di somministrazione é di una volta al giorno,
dopo una o più dosi di attacco.
Adulti con funzione renale normale. La posologia di teicoplanina deve essere adattata a seconda
della gravità dell'infezione:
- in prima giornata si consiglia una posologia di 6 mg/kg (generalmente 400 mg) per via
endovenosa. Nei giorni successivi la dose potrà essere di 6 mg/kg/die (generalmente 400 mg) per
via endovenosa o 3 mg/kg/die (generalmente 200 mg) per via endovenosa od intramuscolare, in
somministrazione unica nella giornata. La dose più alta e la via endovenosa sono raccomandate per
le infezioni più gravi.
- in infezioni potenzialmente fatali iniziare con 6 mg/kg (di solito 400 mg) due volte al giorno per 14 giorni (posologia di attacco); continuare con 6 mg/kg/die per via endovenosa (posologia di
mantenimento) nei giorni seguenti.
Si raccomanda di associare teicoplanina ad un altro appropriato antibiotico battericida nelle
infezioni che richiedono la massima attività battericida (endocardite stafilococcica), o nelle
situazioni in cui non si può escludere la presenza di una componente Gram negativa (terapia
empirica di episodi febbrili in pazienti neutropenici).
La maggior parte dei pazienti mostra un beneficio della terapia entro 48-72 ore dall'inizio del
trattamento. La durata totale della terapia va comunque definita in rapporto al tipo e alla gravità
dell'infezione nonché in funzione della risposta del paziente. Nel caso di endocarditi e osteomieliti,
viene raccomandato un periodo di almeno tre settimane.
Adulti e pazienti anziani con insufficienza renale. Nei pazienti con insufficienza renale,
l'aggiustamento del dosaggio andrà effettuato a partire dal 4° giorno di terapia, come di seguito
riportato:
- nella insufficienza moderata (clearance della creatinina tra 40 e 60 ml/min.) la dose pro-die di
teicoplanina deve essere ridotta della metà oppure somministrata a giorni alterni;
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- nella insufficienza grave (clearance della creatinina inferiore a 40 ml/min.) e nei pazienti
sottoposti ad emodialisi la dose pro-die di Teicoplanina deve essere ridotta ad un terzo o
somministrata ogni 3 giorni.
Nei pazienti con clearance della creatinina uguale o inferiore a 20 ml/min., il trattamento con
teicoplanina potrà essere effettuato solo nei casi in cui possa essere garantito il monitoraggio delle
concentrazioni sieriche del farmaco.
Bambini con funzione renale normale: la dose e la durata del trattamento dovranno essere definite
in funzione al tipo ed alla gravità dell'infezione, nonché alla risposta del paziente.
Il trattamento deve essere iniziato alla dose di 10 mg/kg ogni 12 ore per un totale di 3 dosi ed essere
poi proseguito alla dose di 6-10 mg/kg/die, riservando il dosaggio più alto alle infezioni più gravi o
ai bambini neutropenici.
La determinazione delle concentrazioni seriche di teicoplanina può servire a ottimizzare la terapia.
In infezioni gravi le concentrazioni "a valle" non dovrebbero essere inferiori a 10 mg/L.
Posologia per la profilassi dell'endocardite in chirurgia dentaria. Una dose endovenosa di 400 mg al
momento dell'induzione con anestetico generale. In pazienti con protesi valvolare è opportuno
associare un aminoglicoside.
Somministrazione intraperitoneale. Nei pazienti con insufficienza renale e con peritonite secondaria
a dialisi peritoneale cronica ambulatoriale, lo schema posologico raccomandato é di 20 mg di
teicoplanina per litro di liquido di dialisi, preceduto da una dose di attacco di 400 mg endovena, se
il paziente è febbrile. Il trattamento può essere continuato per più di 7 giorni, ma la dose
endoperitoneale viene dimezzata in seconda settimana (20 mg/L in sacche alterne) e ridotta a un
quarto in terza settimana (20 mg/L nella sacca notturna).
La Teicoplanina è stabile nelle soluzioni per dialisi peritoneali (1,36% o 3,86% di destrosio) fino a
24 ore se conservata a 4°C. Soluzioni preparate da oltre 24 ore non devono essere usate.
TAZOCIN
Un flacone di TAZOCIN 1 g / 0,125 g contiene:
Piperacillina sodica (equiv. a piperacillina g 1)
Tazobactam sodico (equiv. a tazobactam mg 125)
Un flacone di TAZOCIN 2 g / 0,250 g contiene:
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Piperacillina sodica (equiv. a piperacillina g 2)
Tazobactam sodico (equiv. a tazobactam mg 250)
Un flacone di TAZOCIN 4 g / 0,500 g contiene:
Piperacillina sodica (equiv. a piperacillina g 4)
Tazobactam sodico (equiv. a tazobactam mg 500)
Tazocin è un nuovo antibatterico iniettabile per uso endovenoso ed intramuscolare avente quali principi attivi
la piperacillina sodica ed un inibitore irreversibile delle beta-lattamasi batteriche, il tazobactam.
La piperacillina è una penicillina semisintetica appartenente al gruppo delle acilureido-penicilline,
caratterizzata da un ampio spettro d'azione battericida che si estende sia ai gram-positivi che ai gramnegativi, anaerobi inclusi. Il tazobactam, derivato penicillinico, è un potente inibitore irreversibile di molte
beta-lattamasi batteriche, plasmidiche e cromosomiche. Le beta-lattamasi, prodotte da microrganismi
penicillino-resistenti, sono degli enzimi in grado di inattivare gli antibiotici beta-lattamici riducendone così la
relativa attività antimicrobica. La presenza di tazobactam nella combinazione con piperacillina potenzia
l'ampio spettro antibatterico di quest'ultima ampliandone nel contempo l'attività antimicrobica contro
numerosi altri ceppi batterici produttori di beta-lattamasi, ivi inclusi quelli stafilococcici.
Si sono dimostrati sensibili in vitro alla combinazione piperacillina/tazobactam i seguenti microrganismi
patogeni:
- Gram-positivi produttori e non di beta-lattamasi, quali ceppi di streptococchi (S. pneumoniae, S. pyogenes,
S. bovis, S. agalactiae, S. viridans, Gruppo C, Gruppo G), Enterococchi (E. faecalis, E. faecium),
Staphylococcus aureus (S. aureus non meticillino resistenti), S. saprophyticus, S. epidermidis (stafilococchi
coagulasi negativi), Corynebacterium, Listeria monocytogenes.
- Gram-negativi produttori e non di beta-lattamasi quali Escherichia coli, Citrobacter spp. (inclusi C. freundii,
C. diversus), Klebsiella spp. (inclusi K. oxytoca, K. pneumoniae), Enterobacter spp. (inclusi E. cloacae, E.
aerogenes), Proteus vulgaris, Proteus mirabilis, Providencia rettgeri, Providencia stuartii, Plesiomonas
shigelloides, Morganella morganii, Serratia spp. (inclusi S. marcescens, S. liquifaciens), Salmonella spp.,
Shigella spp., Pseudomonas aeruginosa e altre Pseudomonas spp. (inclusi P. cepacia, P. fluorescens),
Xanthomonas maltophilia, Neisseria gonorrhoeae, Neisseria meningitidis, Moraxella spp. (inclusi
Branhamella catarrhalis), Acinetobacter spp., Haemophilus influenzae, H. parainfluenzae, Pasteurella
multocida, Yersinia spp., Camphylobacter spp., Gardnerella vaginalis.
- Anaerobi produttori e non di beta-lattamasi quali Bacteroides spp. (inclusi B. bivius, B. disiens, B.
capillosus, B. melaninogenicus, B. oralis), Bacteroides fragilis (inclusi B. fragilis, B. vulgatus, B. distasonis, B.
ovatus, B. thetaiotaomicron, B. uniformis, B. asaccharolyticus), come anche Peptostreptococcus spp.,
Fusobacterium spp., Eubacterium gruppo, Clostridium spp. (inclusi C. difficile, C. perfrigens), Veillonella spp.
e Actinomyces spp.
Indicazioni terapeutiche
Il Tazocin è indicato nel trattamento delle seguenti infezioni con accertata o presunta presenza di
microrganismi sensibili: infezioni delle basse vie respiratorie, infezioni delle vie urinarie
(complicate e non), infezioni intra-addominali, infezioni cutanee, setticemia batterica, infezioni
polimicrobiche. Il Tazocin è indicato nelle infezioni batteriche miste incluse quelle presumibilmente
sostenute da microrganismi aerobi ed anaerobi (intra-addominali, cutanee, delle basse vie
respiratorie). Sebbene il Tazocin sia indicato solo nelle condizioni sopra riportate, può tuttavia
trovare applicazione in tutte le infezioni sostenute da batteri sensibili alla piperacillina senza
l'aggiunta di altri antibiotici in presenza di germi beta-lattamasi produttori.
Il Tazocin è particolarmente utile nel trattamento delle infezioni miste e, grazie al suo ampio spettro
di attività, è in grado di coprire adeguatamente il paziente nella terapia empirica prima della
disponibilità dei risultati dei tests di sensibilità.
In particolare è indicato per la monoterapia empirica di infezioni presunte in pazienti adulti con
neutropenia febbrile; il trattamento deve comunque essere adeguato in funzione dei risultati
colturali e batteriologici.
Il Tazocin agisce in modo sinergico con gli aminoglicosidi nei confronti di alcuni ceppi di
Pseudomonas aeruginosa. Questa combinazione, che prevede la somministrazione dei farmaci a
dosaggi pieni, è risultata efficace, specialmente in pazienti immunodepressi; il trattamento deve
comunque essere adeguato in funzione dei risultati colturali e batteriologici.
Bambini di età inferiore ai 12 anni
40
In bambini ospedalizzati di età compresa tra i 2 e 12 anni TAZOCIN è indicato, per il trattamento
delle infezioni intra-addominali, incluse le appendiciti aggravate da rotture o da ascessi, peritoniti
ed infezioni delle vie biliari. Non è stato valutato l’uso in questa indicazione in bambini di età
inferiore ai 2 anni.
Posologia e modo di somministrazione
Tazocin 1g/0,125 g e Tazocin 2 g/0,250 g possono essere somministrati sia per via intramuscolare
che per iniezione endovenosa lenta o per fleboclisi (durata 20-30 min.). Tazocin 4 g/0,500 g può
essere somministrato soltanto per via endovenosa lenta o per fleboclisi.
La fiala di solvente con lidocaina, acclusa alla confezione di Tazocin 1g/0,125 g e Tazocin 2
g/0,250 g, va impiegata solo per la somministrazione intramuscolare.
DOSAGGIO NEI SOGGETTI CON ETA’ SUPERIORE AI 12 ANNI
Il dosaggio abituale per adulti e ragazzi dai 12 anni in poi con funzione renale normale è di 2
g/0,250 g di piperacillina/tazobactam ogni 12 ore per via intramuscolare; per via endovenosa la
posologia varia da un minimo di 2 g/0,250 g fino ad un massimo di 4 g/0,5 g di
piperacillina/tazobactam somministrati ogni 6, 8 o 12 ore.
Quando Tazocin viene utilizzato nella monoterapia empirica di infezioni presunte in pazienti adulti
con neutropenia febbrile, il dosaggio consigliato è di 4 g/0,500 g di Tazocin ogni 6-8 ore,
somministrati per via endovenosa.
BAMBINI OSPEDALIZZATI CON INFEZIONI INTRA-ADDOMINALI
Per i bambini di età compresa tra i 2 e 12 anni, che pesano fino a 40 kg e funzionalità renale
normale, il dosaggio suggerito per chilogrammo di peso corporeo è di 100 mg piperacillina/12,5 mg
tazobactam ogni 8 ore, somministrati per via endovenosa, mediante infusione lenta.
Per i bambini di età compresa tra i 2 e 12 anni, che pesano oltre 40 kg e funzionalità renale normale,
il dosaggio suggerito è di 4g piperacillina/0,5 g tazobactam ogni 8 ore, somministrati per via
endovenosa, mediante infusione lenta.
La durata della terapia deve essere regolata in base alla gravità dell’infezione e alla risposta clinica
e batteriologica del paziente. Si raccomanda che la terapia abbia una durata di almeno 5 giorni fino
ad un massimo di 14 giorni,
considerando che la somministrazione della dose dovrebbe continuare per almeno 48 ore dopo la
risoluzione dei segni e sintomi clinici.
Insufficienza renale nei soggetti con età superiore ai 12 anni
Nei pazienti con insufficienza renale la somministrazione endovenosa deve essere adeguata in base
al grado della residua funzionalità renale. Le dosi giornaliere suggerite sono le seguenti:
Clearance della creatinina Dosaggio raccomandato di Tazocin
(ml/min)
> 40
Non è necessario alcun adeguamento posologico
20-40
< 20
Posologia massima consigliata 4 g/0,5 g ogni 8 ore
Posologia massima consigliata 4 g/0,5 g ogni 12 ore
Nei pazienti in emodialisi, la dose giornaliera massima è di 8 g/1 g di Tazocin.
Poiché l'emodialisi rimuove dal 30% al 50% di piperacillina in 4 ore, i pazienti sottoposti a dialisi
dovrebbero ricevere un flacone da 2 g/0,250 g dopo ogni trattamento dialitico.
Nei pazienti con danno renale ed insufficienza epatica, il dosaggio dei livelli sierici della
piperacillina e del tazobactam fornirà ulteriori indicazioni per l'aggiustamento della posologia.
Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso
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L'uso prolungato di penicilline, così come di altri antibiotici, può favorire lo sviluppo di
microrganismi resistenti, inclusi miceti, che richiede l'adozione di adeguate misure terapeutiche.
Manifestazioni di tipo emorragico sono state occasionalmente riferite in alcuni pazienti trattati con
antibiotici beta-lattamici. Queste reazioni erano associate ad anormalità delle prove di coagulazione,
quali tempo di sanguinamento, aggregabilità piastrinica e tempo di protrombina; tali fenomeni si
verificano più frequentemente nei pazienti con insufficienza renale. In tal caso sospendere il
trattamento con Tazocin ed istituire una terapia adeguata.
Raramente è stata riscontrata colite pseudomembranosa correlabile all'uso dell'antibiotico. E'
importante considerare questa diagnosi in caso di diarrea o colite significativa nel corso della
terapia con Tazocin. I casi lievi solitamente si risolvono con la sospensione del farmaco; tuttavia,
nei casi più gravi è consigliato l'uso di liquidi, elettroliti, supplemento di proteine e, se necessario,
trattamento con vancomicina orale o teicoplanina orale. Sono controindicate le preparazioni che
inibiscono la peristalsi.
T I ENAM
Imipenem - Cilastatina sale sodico
Tienam (imipenem/cilastatina sodica, MSD) è un antibiotico beta-lattamico ad ampio spettro disponibile
in due differenti formulazioni: una solo per infusione endovenosa, una solo per somministrazione
intramuscolare. Nel Tienam si ritrovano 2 componenti: l'imipenem, il primo di una nuova classe di antibiotici
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beta-lattamici: le tienamicine;la cilastatina sodica, un inibitore enzimatico specifico che blocca il
metabolismo dell'imipenem a livello renale, che aumenta considerevolmemte la concentrazione di
imipenem immodificato a livello del tratto urinario. L'imipenem e la cilastatina sodica sono presenti nel
Tienam in un rapporto di peso 1/1. Chimicamente, le tienamicine si distinguono per nuove caratteristiche
strutturali, la più importante delle quali è la sostituzione con un gruppo metilenico (-CH2-) dell'atomo di zolfo
contenuto nei sistemi ad anello della maggior parte degli antibiotici beta-lattamici. Questa sostituzione fa si
che l'imipenem sia più reattivo verso le proteine della parete cellulare batterica e, dunque, possieda un più
potente effetto battericida. Inoltre a differenza delle penicilline e delle cefalosporine, la catena laterale
idrossietilica dell'imipenem è attaccata all'anello betalattamico in posizione trans, e questa insolita
configurazione conferisce all'imipenem una stabilità eccezionalmente elevata alle beta-lattamasi
batteriche. L'imipenem, anche identificato come N-formimidoil tienamicina monoidrato, è un derivato
semisintetico della tienamicina, il composto originale prodotto dal batterio filamentoso Streptomyces cattleya.
La cilastatina sodica è un inibitore competitivo reversibile e specifico della deidropeptidasi-I, l'enzima renale
che metabolizza e inattiva l'imipenem. È priva di attività antibatterica intrinseca e non influenza l'attività
antibatterica dell'imipenem. Tienam è un potente inibitore della sintesi della parete cellulare batterica ed è
battericida contro un ampio spettro di patogeni Gram-positivi e Gram-negativi aerobi ed anaerobi.
È attivo contro un'alta percentuale di microorganismi quali Pseudomonas aeruginosa, Serratia spp. ed
Enterobacter spp., che sono insitamente resistenti alla maggior parte degli antibiotici beta-lattamici.
L'insorgenza di resistenza verso l'imipenem riscontrata in alcune specie batteriche (stafilococchi,
Pseudomonas) è legata principalmente a modifiche strutturali delle PBPS (proteine che si legano alle
penicilline) nei gram-positivi e a variazione di permeabilità della membrana esterna nei gram-negativi.
Aerobi gram-negativi : Escherichia coli, Proteus mirabilis, Proteus vulgaris, Proteus spp., Morganella morganii (prima
Proteus morganii), Providentia rettgeri (prima Proteus rettgeri), Providentia stuartii, Providentia spp., Hafnia spp., Hafnia
alvei, Serratia marcescens, Serratia liquefaciens, Serratia spp., Klebsiella oxytoca, Klebsiella pneumoniae, Klebsiella
spp., Enterobacter spp., Citrobacter freundii, Citrobacter diversus, Citrobacter spp., Campylobacter spp., Salmonella
Typhi, Salmonella spp., Shigella spp., Pseudomonas aeruginosa, Pseudomonas fluorescens, Pseudomonas spp.**,
Acinetobacter spp. (prima Mima-Herellea), Hemophilus influenzae (inclusi i ceppi beta-lattamasi produttori), Hemophilus
parainfluenzae, Neisseria gonorrhoeae (inclusi i ceppi penicillinasi produttori), Neisseria meningitidis, Moraxella spp.,
Pasteurella multocida, Yersinia spp. (prima Pasteurella), Yersinia enterocolitica, Yersinia pseudotuberculosis,
Achromobacter spp. , Bordetella bronchiseptica, Bordetella bronchicanis, Brucella melitensis, Gardnerella spp.
Aerobi gram-positivi: Streptococco di gruppo A (S. pyogenes), Streptococco di gruppo B (S. agalactiae), Streptococco
di gruppo C, Streptococco di gruppo D inclusi enterococchi (Streptococcus faecalis) e non enterococchi, Streptococco di
gruppo G, Streptococcus pneumoniae, Streptococcus viridans (inclusi i ceppi alfa e gamma emolitici), Staphylococcus
aureus (inclusi i ceppi penicillinasi produttori), Staphylococcus epidermidis (inclusi i ceppi penicillinasi produttori),
Nocardia asteroides, Listeria monocytogenes, Erysipelothrix rhusiopatiae. Gli stafilococchi meticillino-resistenti, alcuni
enterococchi (S. faecium) e, in genere,i corinebatteri non sono sensibili al Tienam.
Anaerobi gram-negativi: Bacteroides fragilis, Bacteroides vulgatus, Bacteroides melaninogenicus, Bacteroides
asaccharolyticus, Bacteroides distasonis, Bacteroides ovatus, Bacteroides thetaiotaomicron , Bacteroides spp.,
Fusobacterium nucleatum, Fusobacterium necrophorum.
Anaerobi gram-positivi: Actinomyces spp., Clostridium perfringens, Clostridium spp., Eubacterium spp., Streptococco
microaerofilo, Peptococcus spp., Peptostreptococcus spp., Propionibacterium spp. (incluso P. acnes). Prove in vitro
dimostrano che l'imipenem agisce sinergicamente con gli aminoglicosidi contro alcuni ceppi isolati di Pseudomonas
aeruginosa.
Indicazioni terapeutiche
Tienam è indicato per il trattamento delle seguenti infezioni, quando dovute a microorganismi
sensibili:
- Infezioni intra-addominali
- Infezioni del tratto respiratorio inferiore
- Infezioni ginecologiche - Setticemia - Infezioni del tratto genitourinario
- Infezioni osteo-articolari
- Infezioni cutanee e dei tessuti molli - Endocarditi
Tienam è indicato per il trattamento di infezioni miste causate da ceppi sensibili di batteri aerobi e
anaerobi. Tienam non è indicato per il trattamento della meningite.
Posologia e modo di somministrazione
Tienam è disponibile in due formulazioni differenti, una solo per infusione endovenosa e una solo
per somministrazione intramuscolare. La formulazione intramuscolare non deve essere usata per via
endovenosa. Le raccomandazioni sul dosaggio di Tienam rappresentano la quantità di Imipenem da
somministrare. Nella soluzione è anche presente una quantità equivalente di Cilastatina.
Il dosaggio globale giornaliero ed il modo di somministrazione di Tienam deve essere determinato in base al
tipo ed alla gravità dell'infezione, alla sensibilità dei microrganismi all'antibiotico, alle condizioni del
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paziente e somministrato in dosi egualmente divise, basate in considerazione del grado di sensibilità del
patogeno/i, della funz renale e del peso corporeo. Le dosi menzionate si basano su un peso corporeo di 70 kg.
Infusione endovenosa
- Dosaggio adulti
La maggior parte delle infezioni risponde ad un dosaggio giornaliero di 1-2 g suddivisi in 3-4
somministrazioni. Per il trattamento delle infezioni di moderata gravità, può essere anche utilizzata
una dose giornaliera di 2 g suddivisa in due somministrazioni. Nelle infezioni dovute a
microorganismi meno sensibili, il dosaggio giornaliero di Tienam ev. può essere aumentato a 50
mg/kg/die; comunque non si devono superare i 4 g/die, qualunque sia il peso del paziente. Ciascuna
dose di 250 mg o 500 mg deve essere somministrata per infusione endovenosa impiegando dai 20 ai
30 minuti. Ogni dose di 1.000 mg deve essere somministrata per infusione endovenosa per un
periodo dai 40 ai 60 minuti.
Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso
La colite pseudomembranosa è stata osservata praticamente con tutti gli antibiotici e può variare per
gravità da una forma lieve ad una pericolosa per la vita. Gli antibiotici, quindi devono essere
prescritti con cautela agli individui con una storia di malattia gastrointestinale, particolarmente la
colite. È importante considerare una diagnosi di colite pseudomembranosa in pazienti che
sviluppano diarrea in concomitanza dell'impiego di un antibiotico. Quantunque studi indichino che
una tossina prodotta dal Clostridium difficile sia una delle cause primarie di colite antibioticoassociata, dovrebbero essere considerate anche altre cause.
L'uso prolungato di Tienam, così come altri antibiotici, può favorire lo sviluppo di microorganismi
non sensibili, che richiede l'adozione di adeguate misure terapeutiche.
Durante trattamenti prolungati, con la formulazione endovenosa, specie se a dosi elevate, sono
raccomandabili controlli periodici della crasi ematica e della funzionalità epatica e renale.
Reazioni di ipersensibilità e occasionalmente di anafilassi gravi sono state riportate in pazienti in
trattamento con antibiotici betalattamici. L'insorgenza di tali reazioni è risultata più frequente in
soggetti con anamnesi di ipersensibilità verso allergeni multipli, di asma, febbre da fieno ed
orticaria. È possibile allergia crociata con penicilline, cefalosporine ed altri antibiotici betalattamici.
Prima di iniziare una terapia con Tienam è, quindi, necessaria un'anamnesi accurata. In caso di
reazione allergica si deve interrompere la terapia ed istituire un trattamento idoneo (amine
vasopressorie, antistaminici, corticosteroidi) o, in presenza di anafilassi un immediato trattamento
con adrenalina od altre opportune misure di emergenza.
UNASYN
Sulbactam sodico mg 1.099 (pari a 1.000 mg di sulbactam).
Ampicillina sodica mg 2.132 (pari a 2.000 mg di ampicillina).
Unasyn è una combinazione antibiotica tra un inibitore irreversibile della beta-lattamasi, il
sulbactam, ed un antibiotico beta-lattamasi-sensibile, l'ampicillina. Tale combinazione, per
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esclusivo uso parenterale, appare dotata di attività antibatterica ad ampio spettro nei confronti di
numerosi germi Gram-positivi e Gram-negativi, aerobi ed anaerobi comprese specie beta-lattamasi
produttrici. Si tenga presente che germi notoriamente resistenti all'ampicillina quali Pseudomonas,
Citrobacter ed Enterobacter non sono parimenti sensibili all'Unasyn.
Indicazioni terapeutiche
L'impiego del prodotto andrà limitato a:
- infezioni da germi divenuti ampicillino-resistenti attraverso la produzione di beta-lattamasi;
- infezioni gravi in cui si sospetti che il germe responsabile possa essere divenuto ampicillinoresistente attraverso la produzione di beta-lattamasi.
Posologia e modo di somministrazione
- Adulti
La dose totale giornaliera di Unasyn raccomandata per l'adulto varia entro un range di norma
compreso tra i 3 e i 12 grammi e può essere refratta in somministrazioni uguali ogni 12, 8 o 6 ore.
La scelta del dosaggio e dello schema di somministrazione dipenderà dalla gravità dell'infezione:
Dosaggio giornaliero di
Gravità dell'infezione
Sulbactam/Ampicillina IM/EV (g)
Lieve
3 (IM)
Moderata
fino a 6 (IM/EV)
Grave
fino a 12 (IM/EV)
Il dosaggio raccomandato per il trattamento ambulatoriale è di un flacone da 1,5 g per via IM ogni
12 ore. In pazienti con grave insufficienza renale (clearance della creatinina < 30 ml/min), il
dosaggio di Unasyn dovrà essere monitorato, con somministrazioni meno frequenti, in accordo con
ciò che usualmente viene fatto per l'ampicillina.
- Bambini
150 mg/kg/die (corrispondenti a 50 mg/kg di sulbactam e 100 mg/kg di ampicillina), somministrati
ogni 6-8 ore. Nei neonati, questa quantità dovrebbe essere somministrata refratta in due dosi uguali,
una dose ogni 12 ore, in accordo con la pratica seguita usualmente per l'ampicillina.
Il trattamento viene di solito continuato per 48 ore dopo la scomparsa della febbre e dopo la
risoluzione degli altri segni di infezione. La durata della terapia è di solito compresa tra i 5 ed i 14
giorni.
Somministrazione
Per la somministrazione EV, Unasyn deve essere ricostituito con acqua sterile per iniezioni o con
ogni altra soluzione compatibile e lasciato riposare fino a completa dissoluzione. La
somministrazione endovenosa può essere fatta in iniezione diretta (bolo), in circa 3 minuti, o in
infusione, usando maggiori diluizioni, in 15-30 minuti. Unasyn è fisicamente compatibile con le
seguenti soluzioni: soluzione fisiologica, lattato di sodio, soluzione di Ringer lattato. L'Unasyn è
meno stabile in soluzioni contenenti destrosio od altri carboidrati (la soluzione ricostituita va usata
entro 2-4 ore dalla ricostituzione e non dovrebbe essere mescolata con emoderivati o idrolisati
proteici). Nella terapia della gonorrea non-complicata, Unasyn (sulbactam/ampicillina) può essere
usato in unica somministrazione da 1,5 g in associazione con 1 g di Probenecid per os (che aumenta
l'emivita del sulbactam e dell'ampicillina).
ZENGAC
vancomicina cloridrato
ZENGAC 500 mg.
512,57mg.
ZENGAC 1g.
1025,14mg
Antibiotico glicopeptidico, esercita la sua azione battericida inibendo la sintesi dei componenti
della parete batterica. Inoltre la vancomicina altera la permeabilità della membrana cellulare
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batterica e la sintesi del RNA. La vancomicina è attiva contro gli Staffilococchi, compresi lo S.
aureus e lo S. epidermidis (inclusi i ceppi meticillino-resistenti); contro gli Streptococchi, compresi
lo S. pyogenes, lo S. pneumoniae (inclusi i ceppi penicillino- resistenti), lo S. agalactiae, lo S.
bovis, il gruppo dei viridans e gli Enterococchi (E. faecalis); contro il Clostridium difficile (ad
esempio i ceppi tossigeni implicati nell’enterocolite pseudomembranosa); contro i Bacilli difteroidi.
Altri microrganismi sensibili alla vancomicina sono il Listeria monocytogenes, diverse specie di
Lactobacilli, Actinomiceti, Clostridi ed altri Bacilli. La vancomicina non è attiva contro i batteri
Gram-negativi, i micobatteri e funghi. L’associazione di vancomicina con un aminoglicoside agisce
sinergicamente in vitro contro molti ceppi di Staphylococcus aureus, Streptococchi non
enterococchi del gruppo D, Enterococchi e Streptococchi del gruppo viridans.
Indicazioni terapeutiche
La vancomcina è indicata nella terapia delle infezioni stafilococciche gravi sostenute da ceppi
meticillino-resistenti. E’ particolarmente indicata in quei pazienti che, o non possono essere trattati
con penicilline o cefalosporine, o non hanno risposto a questo trattamento; oppure in quei casi in cui
i microorgamismi in gioco sono sensibili alla vancomicina e resistenti agli altri antibiotici.
La vancomicina è stata impiegata con successo da sola nel trattamento dell’endocardite
stafilococcica. La sua efficacia è stata dimostrata in altre infezioni stafilococciche tra cui
l’osteomielite, la polmonite, la setticemia e le infezioni dei tessuti molli.
L’efficacia della vancomicina da sola o in associazione con un aminoglicoside è stata riportata per
le endocarditi causate dallo Streptococcus viridans o dallo Streptococcus bovis.
Per le endocarditi causate da enterococchi (ad es. E. faecalis) la vancomicina risulta efficace solo se
associata ad un aminoglicoside. La vancomicina è risultata efficace nel trattamento delle endocarditi
da difteroidi; è stata anche usata in associazione con rifampicina, con aminoglicoside o con
entrambi nelle fasi precoci dell’endocardite valvolare causata da Staphylococcus epidermidis o da
difteroidi. La formulazione iniettabile di vancomicina può essere somministrata per via orale nelle
coliti pseudomembranose associate ad antibiotico-terapia causate da C. difficile e nelle enterocoliti
di natura stafilococcica. La somministrazione per via iniettabile della vancomicina cloridrato da
sola è di dubbio beneficio per queste indicazioni. Il cloridrato di vancomicina assunto per via orale
non è efficace in altri tipi di infezioni. Sebbene non siano stati condotti studi clinici controllati di
efficacia, la somministrazione di vancomicina per via endovenosa è consigliata dall’American Heart
Association e dall’American Dental Association come profilassi nelle endocarditi batteriche in
pazienti allergici alla penicillina che abbiano malattie cardiache congenite o reumatiche o altre
malattie cardiache valvolari acquisite, quando tali pazienti si sottopongono ad interventi dentali o
chirurgici del tratto respiratorio superiore.
Posologia e modo di somministrazione
Adulti La dose endovenosa è in genere 500 mg. ogni 6 ore, o 1g. ogni 12 ore, diluiti in soluzione
fisiologica o glucosata al 5%.
La risposta terapeutica si verifica in genere alla 48°-72° ora. La durata della terapia dipende
dall’agente causale e dalle altre circostanze cliniche dell’infezione.
Nell’endocardite stafilococcica la durata deve essere di tre o più settimane almeno.
Bambini La dose giornaliera totale di Vancomicina è di 40mg/kg di peso corporeo. Essa deve
essere suddivisa in dosi frazionate (ogni 6 ore) e diluita nella quantità di liquidi da somministrare
nelle 24 ore.
ZYVOXID
Soluzione per infusione: 1 ml contiene 2 mg di linezolid. Le sacche per infusione da
300 ml contengono 600 mg di linezolid.
Il linezolid è un agente antibatterico sintetico appartenente a una nuova classe di antimicrobici, gli
ossazolidinoni. Manifesta una attività in-vitro contro i batteri aerobi Gram-positivi, alcuni batteri
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Gram-negativi e i microrganismi anaerobi. Il linezolid inibisce selettivamente la sintesi delle
proteine batteriche attraverso un meccanismo d’azione peculiare. Nello specifico, si lega a
un sito di un ribosoma batterico (23S della subunità 50S) e previene la formazione di un
complesso d’inizio funzionale 70S che costituisce una componente fondamentale del
processo di traslazione. L’effetto post-antibiotico in-vitro di linezolid per Staphylococcus aureus è
stato di circa 2 ore. L’effetto post-antibiotico in vivo, determinato in modelli animali, è risultato di 3,6
ore e 3,9 ore per Staphylococcus aureus eStreptococcus pneumoniae, rispettivamente.
Indicazioni terapeutiche
Zyvoxid è indicato per il trattamento delle seguenti infezioni, sospette o accertate causate da batteri
Gram positivi sensibili. Occorre considerare i risultati dei test microbiologici o le informazioni sulla
prevalenza della resistenza agli agenti batterici dei batteri Gram positivi per determinare
l’appropriatezza del trattamento con Zyvoxid (vedere la sezione 5.1 per gli organismi appropriati).
- Polmonite nosocomiale - Polmonite acquisita in comunità
- Infezioni complicate della cute e dei tessuti molli (vedere la sezione 4.4)
Il trattamento con Zyvoxid deve essere iniziato solamente in ambito ospedaliero e dopo
consultazione con uno specialista qualificato.Se viene accertata o sospettata la presenza
concomitante di un patogeno Gram-negativo sarà necessaria una terapia combinata. Dovranno
essere tenute in considerazione le lineeguida ufficiali sul corretto utilizzo delle sostanze
antibatteriche.
Posologia e modo di somministrazione
Zyvoxid soluzione per infusione, compresse rivestite con film o sospensione orale può essere
utilizzato come terapia iniziale. I pazienti che iniziano il trattamento con la formulazione
parenterale possono successivamente passare alla formulazione orale se clinicamente appropriato.
In tali circostanze non è richiesta alcuna modifica della dose poiché la biodisponibilità per via orale
di linezolid è di circa il 100%.
Dosaggio consigliato e durata del trattamento negli adulti:
la durata del trattamento dipende dal patogeno, dalla sede dell’infezione e dalla sua gravità, nonché
dalla risposta clinica del paziente. La durata massima del trattamento è stata finora di 28 giorni.
Non è richiesto alcun incremento di dosaggio né aumento della durata del trattamento per infezioni
associate a batteriemia concomitante. Il dosaggio raccomandato per la soluzione per infusione e per
le compresse o i granuli per sospensione orale è identico ed è il seguente:
Soluzione per infusione
Infezioni
Dosaggio
Polmonite nosocomiale
Polmonite acquisita in comunità
600 mg per via endovenosa
due volte al giorno
Durata del
trattamento
10-14 giorni
consecutivi
Infezioni complicate della cute e dei tessuti 600 mg per via endovenosa due volte al
molli
giorno
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