Gianni Marotta Cenni sul vissuto emozionale di alcune Euphorbiaceae

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Gianni Marotta
Cenni sul vissuto
Euphorbiaceae
emozionale
di
alcune
L’evidenza di correlazioni tra vissuto emotivo e
vissuto corporeo.
Nel caso della famiglia delle Euphorbiaceae il tema
della ‘colpa’ esprime un disagio ben più complesso.
Anche in ragione di questa complessità il vissuto
emotivo è maggiormente perturbato e più evidente
è la correlazione tra vissuto emotivo e vissuto
corporeo.
I rimedi euphorbiacei quali Mancinella, Euphorbia,
Mercurialis perennis, Hura brasiliensis, Croton
tiglion, Stillingia, Acalipha indica, Ricinus
dichiarano di vivere come ‘colpa’ quella forza
malevola che li agisce dal di dentro e che loro non
riescono a contrastare. Da questa pulsione non
controllabile, che spesso rappresentano come forza
demoniaca, sono molto disturbati. L’affettività è
estremamente impoverita, l’immagine di Sé
problematica, l’istintività e il piacere immaturi e
vissuti con difficoltà e con forte ambivalenza, la
aggressività è forte e in alcuni casi raggiunge la
violenza distruttiva.
Sul piano corporeo presentano, parimenti,
percezioni altrettanto disturbanti: bruciori intensi di
quasi tutte le mucose, irritazioni cutanee altrettanto
brucianti, reazioni allergiche forti e penose,
problemi
respiratori, sinusitici, otiti, cistiti,
problemi digestivi, blocchi intestinali, tenesmi
dolorosi, disepatismo, coliti. Molti presentano algie
vertebrali, anche in soggetti giovani, dovuti a
spasmi e rigidità muscolari marcate.
Non pretendiamo di dare significati e
corrispondenze
univoche
alle
singole
manifestazioni emotive da un lato e somatiche
dall’altro, ma facciamo notare che le percezioni
corporee assumono una coloritura nettamente
allarmante, così come allarmante e angoscioso è il
vissuto di quella forza interna non dominabile.
Notiamo anche che l’espressione somatica viaggia
di pari passo alla espressione – o non espressione –
emotiva: a volte cioè il corpo si fa carico di
esprimere il disagio laddove la mente e il cuore
tacciono.
A tal proposito sottolineiamo, nel proseguio della
cura, le concomitanze tra il miglioramento del
vissuto corporeo e il realizzarsi di qualche
‘apertura’ o di qualche ‘aggiustamento’ del
paziente sul piano psico-affettivo.
Manifestazioni somatiche non solo come ‘malattie’,
ma anche come espressione corporea del sistemaindividuo
Apriamo ora un discorso che ha una valenza
generale.
Possiamo considerare le manifestazioni somatiche
non soltanto sul piano nosografico, in modo
rigidamente classificatorio, bensì dar loro valore in
quanto espressione corporea del sistema-individuo,
esaminato nella sua complessità: organica,
emotivo-affettiva e relazionale.
Ad esempio l’intestino dal tenesmo doloroso e dai
dolori brucianti, tipico di molte euphorbiaceae,
rientra nella classificazione nosografica di colon
irritabile, di colite ulcerosa, o anche di celiachia,
patologie per le quali la prescrizione di tali rimedi
si è rivelata utile. Ma se il paziente ci parla di
evacuazioni dolorose, difficili e poi ‘esplosive’
diveniamo consapevoli di una disarmonia acuta
che, nella sua drammaticità, coinvolge l’intero
sistema psico-corporeo.
Gli innumerevoli sintomi di carattere digestivo che
contraddistinguono i rimedi euphorbiacei possono
essere classificati come gastriti HP positive,
reflusso gastro-esofageo, epatiti e disepatismi, ma
sono in stretta relazione anche con il vissuto
corporeo del paziente e della sua angoscia di
sentirsi vuoto, della sua coazione a ‘riempirsi’ e di
temere al tempo stesso che ciò che introduce gli
faccia male (vedi ad esempio Croton Tiglion e il
suo rapporto con il cibo). Quanto detto è espresso
da modalità ‘evacuative’, cioè vi è il tentativo di
‘buttar fuori: la nausea, il vomito, le diarree
esplosive assumono questa valenza; mentre
l’apparato digerente è colpito dai caratteristici
dolori brucianti che, a loro volta, generano ulteriore
angoscia.
Possiamo quindi leggere i sintomi sul piano del
vissuto corporeo, vissuto che è personale ed è
intimamente connesso agli aspetti emotivi, che ogni
individuo vive, e all’immagine di sé, che ogni
soggetto percepisce.
Le modalità con cui il corpo si esprime, le
descrizioni che ne fa il paziente, inseriscono
inevitabilmente la patologia fisica in un contesto
più ampio, e traducono sul piano somatico le
modalità di funzionamento o di disfunzione di tutto
il sistema-individuo.
Nella misura in cui riusciamo ad analizzare la
problematica di un individuo alla luce del suo
vissuto e del tipo di organizzazione sistemica di cui
tale individuo si è dotato per sopravvivere nel
migliore dei modi nel mondo, in base alla sua storia
e alle sue risorse, saremo in grado di leggere il
vissuto corporeo non solo come malattia fisica ma
anche come una espressione di tutto il sistema.
Se, a tal proposito, esaminiamo i rimedi della
famiglia delle Euphorbiaceae nel loro complesso
possiamo valutare che le evacuazioni di tipo
esplosivo coesistono con tratti schizoidi fin
dall’infanzia: l’ ‘esplosività’ richiama la violenza
destrutturante di alcuni tratti psicotici.
In un caso di Croton Tiglion vediamo che anche la
maternità induce uno stato marasmatico ‘…dopo il
primo figlio il mio intestino è impazzito…’; viene
quindi messo a carico dell’intestino lo squilibrio
che riguarda la minaccia di destrutturazione del
sistema psico-fisico nel suo complesso.
Le personalità di tali rimedi utilizzano ampiamente
processi separativi dell’integrità del Sé quali i
meccanismi di scissione e di rimozione. La
componente degli istinti non è ben integrata e in
molti di questi rimedi, come è molto evidente in
Mancinella, la base della personalità risulta
decisamente precaria.
Il vissuto corporeo delle Euphorbiaceae assume
spesso toni angosciosi. Tali angosce vanno ben al
di là di somatizzazioni legate al senso di colpa.
Ad esempio vi è una forte angoscia legata allo
svuotamento: ciò che esce deve essere subito
rimpiazzato. Però ciò che entra può far male.
‘…Adesso sono piena di ragadi al seno e ogni
volta che attacco il mio bambino, perchè lo voglio
allattare, lo DEVO allattare, mi sento come se mi
tirasse il sangue dal midollo … e poi mi esce solo
sangue e sento un dolore terribile!…”.
‘…IO DEVO SEMPRE STARE A DIETA
PERCHE’ IN 7 GIORNI POSSO INGRASSARE 10
CHILI ... alterno periodi di dieta ad altri che
digiuno del tutto ... e vivo come una fisarmonica,
gonfiandomi e sgonfiandomi.
MA ADESSO NON MI REGGO IN PIEDI E DEVO
MANGIARE ANCHE PER IL BAMBINO CHE MI
HA FATTO INGRASSARE COME UNA MUCCA
…Mi sento sempre lo stomaco vuoto e un bruciore
tremendo … ma se mangio poi sto male …’.
Un altro aspetto importante della famiglia delle
Euphorbiaceae sono i meccanismi di ‘evitamento’
sul piano relazionale. La qualità empatica e
affettiva delle relazioni di questi rimedi è spesso
scarsa, prevale l’elemento utilitaristico del
rapporto: ‘sto con te perché ne ho grande bisogno,
ma antidoto la relazione di grande dipendenza che
ho con te con altre storie’.
L’Evitamento è emblematico in Mercurialis
perennis: la paura dell’alitosi, la paura di lasciare
odori fino al punto di non produrre una sola goccia
di sudore la dice lunga sul controllo che tali
individui esercitano su di sé e sulla grave difficoltà
a lasciarsi andare e forse di sentirsi accettati dal
punto di vista relazionale.
‘…Ma qualcosa in generale sta cambiando …
prima per esempio sudavo pochissimo e ora sudo
di più …tanto che la cosa mi preoccupa perchè
vorrei evitare di puzzare di sudore. Io ero contento
che non sudavo mai…’
In tutti questi casi di Euphorbiaceae che riportiamo,
la corporeità sembra un fenomeno misterioso e
sconvolgente: Mancinella trova schifosi i processi
che avvengono all’interno del corpo, oppure si
sente prigioniero del suo corpo.
Il corpo non è semplicemente fonte di fastidio ma
di mistero o paura: ricorrono fantasie e sogni sugli
alieni. Anche le funzioni (mangiare, digerire,
evacuare) sono fortemente gravate di timore.
Il suonatore che sogna di venire suonato dal suo
contrabbasso dice: ‘…era una sensazione troppo
fisica per i miei gusti…’.
Si veda anche l’esperienza allucinatoria di Hura
brasiliensis,
sia pure favorita dall’ebbrezza,
allorché vive una depersonalizzazione di fronte
alla propria effige allo specchio: ‘… mi guardavo
allo specchio e non sapevo più se ero io…mi
sembrava che il mio corpo fosse solo un involucro
e quello che c’era dentro non mi piaceva nemmeno
un po’…’
(Alberto Panza)
Invitiamo il lettore allo studio dei casi perché possa
riconoscere il tipo di vissuto corporeo caratteristico
di questi rimedi.
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