COS’È LA DISCRIMINAZIONE
La discriminazione è un trattamento diverso riservato ad una persona o ad un gruppo o categoria di
persone. Quindi la discriminazione può essere negativa o positiva.
Si ha discriminazione positiva quando la disparità di trattamento è volta a favorire un gruppo o
categoria di persone da lungo tempo discriminate. Esempi di discriminazione positiva sono le quote
rosa o le facilitazioni all’inserimento lavorativo delle persone con disabilità.
Si ha discriminazione negativa quando la disparità del trattamento sia volta a sfavorire e/o ad
escludere una persona o un gruppo di persone. Quando si parla genericamente di discriminazione ci si
riferisce alla discriminazione negativa in quanto socialmente e legalmente rilevante. In seguito useremo
il termine di “discriminazione” come sinonimo di discriminazione negativa.
Con il termine discriminazione s’intende qualsiasi azione che miri o che abbia come effetto finale
(anche non intenzionale) la negazione di pari trattamento ad una persona o ad un gruppo in base alla
differenza etnica, culturale, religiosa, somatica,ecc.
Essa può essere praticata da un singolo individuo o da un ente privato o pubblico (in questo caso si
parla di discriminazione istituzionale).
Secondo l’Art. 43, comma 1 del Testo Unico sull’Immigrazione “costituisce discriminazione ogni
comportamento che, direttamente o indirettamente, comporti una distinzione, esclusione, restrizione o
preferenza basata sulla razza, il colore, l'ascendenza o l'origine nazionale o etnica, le convinzioni e le
pratiche religiose, e che abbia lo scopo o l'effetto di distruggere o di compromettere il riconoscimento,
il godimento o l'esercizio, in condizioni di parità, dei diritti umani e delle libertà fondamentali in
campo politico, economico, sociale e culturale e in ogni altro settore della vita pubblica”.
FORME DI DISCRIMINAZIONE
a) Discriminazione diretta: quando a causa dell’origine, dell’appartenenza religiosa, ecc. una
persona è trattata meno favorevolmente di quanto sia, sia stata o sarebbe trattata un’altra
persona in situazione analoga.
Per esempio il rifiuto di affittare un appartamento ad una famiglia straniera, anche se è in grado di provare la
propria affidabilità economica.
b) Discriminazione indiretta: si riferisce ad una norma, un criterio o una prassi che pur apparendo
neutri possono mettere determinate persone appartenenti a razza, etnia, cultura, religione
diverse, in una posizione di particolare svantaggio rispetto ad altri
Ad esempio si ha un caso di discriminazione indiretta quando nella graduatoria d’accesso ad una casa
popolare s’inseriscono criteri di valutazione del tipo “un certo numero di anni di residenza o conoscenza della
lingua italiana e delle tradizioni locali”ecc…
c) Molestia è un terzo tipo di comportamento discriminatorio, previsto dal decreto legislativo 9
luglio 2003 n. 215, definito “molestie” Per molestie si intendono “quei comportamenti
indesiderati, posti in essere per motivi di razza o di origine etnica, aventi lo scopo o l’effetto
di violare la dignità di una persona e di creare un clima intimidatorio, ostile, degradante,
umiliante e offensivo”
Si tratta di molestia “quando in un luogo pubblico o aperto al pubblico, qualcuno inveisce ad alta voce,
lamentandosi della sgradevole presenza in Italia degli immigrati o delle persone provenienti da un determinato
paese o delle persone di colore, facendo riferimento, con parole rabbiose e sprezzanti, ad una persona
considerata diversa, presente nel luogo medesimo”.
FATTORI DI DISCRIMINAZIONE
Per fattori di discriminazione si intendono quelle caratteristiche, vere o presunte, che definiscono
l’identità di una persona o di un gruppo, esponendoli al rischio di discriminazione.
I fattori di discriminazione possono essere molto vari e cambiano secondo i luoghi e le epoche, ma i
fattori di discriminazione riconosciuti dalla legge Italiana sono: il genere, l’origine “etnica”, il credo
(opinioni, fede, religione), l’orientamento sessuale, l’età, la disabilità fisica e psichica.
La legislazione antidiscriminazione non si occupa della discriminazione su base nazionale
(cittadinanza), però il “Testo Unico sull’immigrazione” espressamente lo vieta.
I fattori di discriminazione possono sommarsi creando situazioni di discriminazione multipla (una
persona discriminata in quanto donna e musulmana o in quanto disabile e anziana)
CHE COSA NON È DISCRIMINAZIONE
Ogni atto di discriminazione diretta o indiretta costituisce una forma di violazione dei diritti
riconosciuti dall’ordinamento giuridico e costituzionale, ma lo è sempre anche una privazione e un’
esclusione dalle risorse economiche, sociali e culturali, con la conseguente ricaduta sul decorso
dell’intera vita dell’immigrato e dei suoi figli; per esempio escludere l’immigrato dall’accesso a
determinati settori di impiego, non permettere l’iscrizione a scuola di un bambino perché il padre non
è in regola con il permesso di soggiorno, negare una casa in affitto ecc ..
Ma non tutte le forme di esclusione sono però casi di discriminazione. Discriminazione è un’
esclusione immotivata in quanto basata su preconcetti personali e sugli aspetti dell’identità della
persona discriminata che non dovrebbero essere oggettivamente rilevanti. Se invece l’aspetto
dell’identità diviene rilevante, per esempio il genere, quando si cerca un attore o la perfetta conoscenza
della lingua italiana, quando si cerca un receptionist per un albergo, l’esclusione non è più
discriminatoria.
Succede tante volte, per svariati motivi, che la persona che subisce un’ esclusione non percepisca la
reale portata dell’atto discriminatorio, ma può anche succedere a volte che la persona esclusa non
percepisca l’oggettività delle cause dell’esclusione e si senta erroneamente discriminata.
Può succedere che l’esclusione non avvenga per aspetti identitari, ma per altri fattori: non si è assunti
perché non si è compilato correttamente un modulo, si viene esclusi da un contributo pubblico perché
la domanda è stata fatta fuori tempo massimo, non si è ammessi in un locale perché non si ha
l’abbigliamento adeguato previsto dal gestore. In questi casi l’identità della persona esclusa non c’entra
nulla con l’esclusione, ma se la persona esclusa appartiene ad un gruppo esposto al rischio di
discriminazione potrebbe leggere o interpretare questi casi di esclusione come esempi di
discriminazione
DISCRIMINAZIONE E CONFLITTI
Gli atti di discriminazione possono generare o essere accompagnati spesso da conflitti, ma in
particolare le molestie discriminatorie sono sempre portatrici di situazioni di conflittualità. Nel
rapporto tra la popolazione autoctona e l’immigrazione i conflitti nascono spesso per motivazioni
non necessariamente discriminatorie, ma possono dare luogo a comportamenti discriminatori. Capire
le dinamiche delle relazioni tra le persone in conflitto è di importanza fondamentale per la mediazione
e la ricomposizione dei conflitti stessi.
I comportamenti discriminatori nascono prima o dopo l’inizio del conflitto?
Succede che i conflitti per motivi qualunque nascano prima dei comportamenti discriminatori ( tra i
condomini per rumori o per eccessivi odori emanati dalla cucina, in treno perché una persona provoca disturbi acustici
parlando a voce troppo alta al telefonino, per la strada perchè qualcuno sputa per terra o lascia gli escrementi del cane che
porta in giro o che comunque è incurante delle regole civiche) e nell’escalation una delle parti usa toni o parole
discriminatorie.
Oppure succede che una persona verso cui sono stati usati toni e parole discriminatorie reagisca,
innescando una dinamica conflittuale?
In entrambi i casi, la dimensione discriminatoria è presente, ma secondo la dinamica sarà efficace il
ricorso alla mediazione o ad altri strumenti.
QUANTA DISCRIMINAZIONE C’È IN ITALIA?
In Italia finora sono stati realizzati numerosi monitoraggi attraverso la somministrazione di questionari
o interviste dirette allo scopo di misurare la consistenza delle discriminazioni subite dagli immigrati.
Da uno studio approfondito dei risultati di questi monitoraggi e dall’esame delle risposte fornite dagli
intervistati alla domanda “Ti è mai capitato di essere vittima di una discriminazione?....” si evidenzia
una notevole discrepanza tra l’incidenza reale degli episodi patiti e la percezione soggettiva di tale
esperienza. Di fronte ad atti di discriminazione e violenza a volte determinanti sul decorso della vita
dell’immigrato e dei suoi figli, la percezione critica dell’accaduto risulta fortemente sottodimensionata.
Per questo motivo una misurazione reale delle discriminazioni effettive rimane problematica, perché il
riconoscimento e la coscienza delle discriminazioni subite non sono sempre scontati.
La discriminazione non è sempre una realtà nuda e visibile immediatamente e avviene spesso
attraverso meccanismi e sfumature molto complesse, in ambiti e da fonti diverse: da singoli individui o
da gruppi, dalle leggi, dalle prassi, da regolamenti, circolari e ordinanze emanate dagli enti pubblici.
Quest’ultima viene definita discriminazione istituzionale, perché la fonte che la produce è un’ istituzione
pubblica o un’amministrazione territoriale. In questo caso la discriminazione può essere diretta o
indiretta ed è definita sistemica perché esercita effetti non solo sul destino di un singolo individuo, ma
su interi gruppi minoritari e con conseguenze prolungate nel tempo.
DISCRIMINAZIONE REALE E DISCRIMINAZIONE PERCEPITA
L’aspetto soggettivo della discriminazione è quello in cui la vittima la percepisce immediatamente.
Esso ha una ricaduta psicologica importante per gli immigrati e le minoranze indipendentemente dal
fatto che possa essere considerato indicatore valido di oggettiva discriminazione e intolleranza.
L’aspetto oggettivo della discriminazione è quello che, indipendentemente dal fatto che la vittima lo
percepisca o no immediatamente, esercita un’ esclusione dalle risorse economiche, sociali e culturali
con una ricaduta oggettiva più o meno importante sulla vita degli immigrati e delle minoranze, quindi
costituisce, di fatto, un valido indicatore di discriminazione.
Affinché una persona possa arrivare a sentirsi discriminata, non è sufficiente che questa subisca una
disparità di trattamento ovvero una discriminazione, ma è indispensabile anche la consapevolezza
dell’ingiustizia dell’atto subito.
Le persone non sono sempre in grado di identificare ed etichettare eventi oggettivi di discriminazione
come tali, o al contrario, a volte episodi minimi e poco significativi vengono interpretati come esempi
eclatanti di discriminazione
Può succedere anche di sentirsi trattati in modo sfavorevole, ma considerare ciò come atto giusto se
rapportato ad aspetti specifici della propria identità o allo stato di Diritto vigente nel proprio Paese.
Inoltre un trattamento può essere riconosciuto sfavorevole, ma essere giustificato in qualche modo
riconducendolo alla “legittimità e al sacrosanto diritto del paese ospitante” di discriminare gli “ospiti
stranieri” rispetto ai propri cittadini .
In tutti i casi citati, la discriminazione non emerge perché non viene esternata quindi non potrà mai
essere fotografata da nessuna inchiesta o rilevazione statistica.
La nostra inchiesta
L’azione di “monitoraggio” previsto dal progetto, attraverso la somministrazione di un ampio e
articolato questionario aperto si prefigge l’obiettivo di una misurazione delle discriminazioni oggettive,
riducendo il più possibile lo scarto tra le percezioni soggettive e la portata reale delle disparità di
trattamento a cui sono di fatto sottoposti gli immigrati.
La condizione essenziale per la riuscita di tale ambizioso obiettivo consiste nella condivisione tra tutti
i soggetti che partecipano all’azione di monitoraggio, compresi gli addetti alla rilevazione e gli stessi
intervistati:
 delle premesse, dei concetti e delle definizioni relative alla materia di discriminazione riportate
in modo sintetico in questa pubblicazione
 dei principi fondamentali in materia di uguaglianza e di parità di trattamento contenuti sia
nell’ordinamento costituzionale e normativo del Paese, sia nei trattati internazionali di cui Italia
è firmataria.
Tutte le azioni del progetto, a partire dalla presente pubblicazione divulgativa, e le successive azioni
volte a sensibilizzare l’universo dell’immigrazione, il mondo del lavoro e la scuola sui principi di
uguaglianza e di parità di trattamento, sulla legislazione e sugli strumenti esistenti in materia di
contrasto e di prevenzione delle discriminazioni, fino al corso di formazione e agli foucus gruop sono
finalizzate per raggiungere questo obiettivo.