Relazione del presidente Giulio Malgara in occasione dell'assemblea annuale dell'Upa (Utenti Pubblicità Associati), tenutasi a Milano il 5 giugno 2002. La larga partecipazione di pubblico che anno dopo anno in misura crescente si rinnova in questa sala va certamente interpretata come una dimostrazione di interesse per la pubblicità, per il suo ruolo e le sue prospettive, ma io spero che possa anche essere letta come segno di apprezzamento per l’attività dell’UPA in tanti versanti in cui essa si trova impegnata, con un campo d’azione sempre più vasto. E mi fa particolarmente piacere che, come è nelle migliori tradizioni in questa circostanza, siano presenti non soltanto i protagonisti dell’imprenditoria ma anche esponenti di primissimo piano del mondo dei mezzi, delle Agenzie, delle Concessionarie e della professione. Un saluto particolare vorrei rivolgere ai rappresentanti delle istituzioni, non solo per l’autorevolezza che essi conferiscono all’Assemblea ma anche perché il loro personale interessamento nei confronti della pubblicità e della comunicazione ce li fa sentire più vicini. Un anno fa, nel corso dell’Assemblea annuale, mi sono intrattenuto sulla situazione economica generale, rilevando alcuni aspetti preoccupanti di incertezza che si andavano manifestando. Erano i primi segnali di un ciclo negativo. Nessuno allora avrebbe potuto prevedere che ad aggravare in maniera drammatica questa congiuntura già sfavorevole sarebbero intervenuti i tragici fatti di New York di quel fatidico 11 settembre. Un impatto tremendo sotto l’aspetto umano, politico, economico e psicologico. Da quel giorno i fattori congiunturali si sono intrecciati con quelli traumatici, dando luogo a conseguenze che in gran parte stiamo ancora scontando. 2. Vorrei partire dal livello dei consumi privati. L’Italia presenta un andamento che non può essere definito recessivo perché i consumi non sono in calo. Le più qualificate fonti parlano di una crescita dei consumi in questo momento di circa l’1%, con alcune importanti differenze: tra il -2% e il -3% per i prodotti alimentari e una sostanziale stabilità del non food, un andamento però negativo per i prodotti di lusso e per il mercato dell’auto che si trova oggi a livelli più bassi del pur negativo andamento del mercato automobilistico europeo. In una situazione di questo tipo si può parlare di semi stagnazione. La spiegazione di questo fenomeno deriva innanzitutto da un andamento generale non positivo dell’economia internazionale. La mitica ripresa americana è continuamente rinviata e, se c’è qualche indicatore positivo, questo non è ancora in grado di determinare un effetto traino sull’economia mondiale e comunque sull’economia europea. Anche quest’ultima non presenta particolari fattori endogeni di crescita. Probabilmente influisce la strategia della Banca Centrale Europea che da sempre privilegia l’obiettivo della stabilità, mantenendo relativamente elevato il costo del denaro per il timore del riaccendersi dell’inflazione, con ciò frenando lo sviluppo. Una politica del tutto diversa e opposta rispetto a quella praticata dalle autorità monetarie americane che dopo l’11 settembre hanno iniettato nel sistema un’enorme quantità di denaro per mantenere elevata la domanda, riuscendo così ad evitare che si determinasse una catastrofe nel centro dell’impero dell’economia mondiale. Questo non ha dato vita, negli Stati Uniti, ad una ripresa, ma ha evitato il tracollo anche perché la componente essenziale, che è quella del livello dei consumi, ha tenuto in maniera straordinaria in un momento eccezionalmente drammatico. Il risultato di tutto questo è che in Europa abbiamo stabilità ma non abbiamo sviluppo. Se vogliamo descrivere la situazione di oggi possiamo dire, con un’immagine metaforica, di trovarci di fronte una bottiglia mezza piena e mezza vuota. 3. Alla parte piena va certamente ascritta la capacità del sistema occidentale capitalistico di riuscire a mantenere comunque l’economia mondiale al di fuori della recessione. Si tratta di un fatto straordinario perché l’attacco dell’11 settembre aveva fatto pensare a molti che la forza e la legittimità dell’occidente sarebbero state messe in grave crisi. Ricordiamoci che tutta una serie di eventi drammatici hanno rischiato di mettere a repentaglio il sistema mondiale, dalla guerra in Afghanistan ai fatti cruenti in Medio Oriente fino alla crisi dell’America Latina, con il tracollo drammatico dell’Argentina. Teniamo conto che il prezzo stesso del petrolio è cresciuto lievemente, in maniera quasi irrilevante rispetto a quanto era avvenuto negli anni Settanta durante il primo e il secondo shock petrolifero. Nonostante tutto ciò il sistema occidentale ha retto e dimostra anzi segnali di vitalità e di nuova intraprendenza politica. Basta pensare al recente vertice della Nato in cui, con l’importante contributo dell’Italia, è stato siglato l’allargamento alla Repubblica Russa, creando le premesse per una collaborazione intensa e proficua con questa grande realtà mondiale. La bottiglia è anche mezza vuota perché siamo ancora in una fase di debolezza, di semi stagnazione che assume specifiche connotazioni anche in Italia dove la politica di forte rilancio economico e sociale incontra una serie di ostacoli che ne ritardano la realizzazione. L’abbassamento della pressione fiscale a tutt’oggi non è ancora operante, un po’ per l’eredità lasciata dall’anno elettorale e un po’ perché stiamo ancora percorrendo un sentiero stretto e rigido tracciato dagli accordi di Maastricht. Senza parlare dell’imponente debito pubblico su cui siamo seduti, che ci costringe inevitabilmente a ritardare le politiche di sviluppo basate sull’espansione degli investimenti pubblici. 4. Anche l’aumento di una parte delle pensioni minime non ha purtroppo avuto un effetto rilevante di tonicità nei confronti dei consumi perché se i poveri sono mediamente meno poveri possiamo parlare di un atto di equità e di generosità sociale ma non di un’operazione sufficiente ad elevare in maniera visibile il livello della spesa privata. Un’indagine molto illuminante è stata condotta nell’ultimo anno dalla società Astra, guidata da Enrico Finzi, che ha rivolto in tempi diversi e successivi, a un vasto campione di italiani, la domanda seguente: “come crede che andranno le cose a lei e ai suoi cari nei prossimi 12 mesi?”. Nel luglio del 2001, dopo la vittoria elettorale del centrodestra, il 68% degli italiani ha risposto in maniera positiva dimostrandosi nettamente ottimisti. Nell’ottobre successivo, dopo il dramma delle Twin Towers, gli italiani si sono dimostrati ottimisti solo per il 24%. Nel dicembre successivo, sempre dell’anno scorso, prima di Natale, gli umori degli italiani presentavano già un recupero straordinario perché l’ottimismo era tornato nel 68% degli italiani fino a raggiungere la percentuale del 71% di ottimisti nel gennaio di quest’anno. Oggi questa fiducia sta lentamente allentandosi e la percentuale degli ottimisti è stata rilevata nello scorso mese di maggio al 58%. Questa discesa è da attribuire al fatto che la gente non vede la ripresa come molto vicina anche perché troppo forte è il conflitto sociale, eccessiva la preoccupazione determinata dalla prospettiva di modifica dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori, impressionante il numero degli italiani trascinati in piazza in manifestazioni sindacali o parasindacali. Molto inoltre ha gravato e grava, non solo sotto l’aspetto economico, ma anche sotto l’aspetto psicologico, l’effetto dell’introduzione, ma ancora di più dell’uso concreto, dell’Euro che ha determinato qualche cosa che nemmeno i più accorti studiosi avevano previsto. 5. In gennaio gli italiani si sono rapidamente adattati alla nuova moneta grazie anche all’apporto dei mezzi di comunicazione e l’incredibile contributo che a questo epocale cambiamento hanno dato le Aziende della moderna distribuzione oltre che le stesse Imprese che investono in pubblicità, che hanno saputo gestire questo passaggio con fluida flessibilità. Poi però è successo qualche cosa di imprevisto. Innanzitutto un fenomeno che potremmo chiamare di “down grading”: l’Italia cioè è stato il paese in cui con l’introduzione dell’Euro la moneta corrente è stata divisa in misura maggiore, creando quindi più elevate difficoltà valutative. Inoltre il passaggio ai centesimi, a cui non eravamo abituati dall’epoca dei nostri nonni, ha portato la gente anche per la profonda antipatia per le monetine molto piccole, a ragionare partendo dai 5 centesimi di Euro, cioè dalle vecchie 100 lire. Così abbiamo assistito ad un fuggir via dei piccoli valori dalle mani degli acquirenti, tanto che poi, tirando le somme al momento del bilancio mensile, molte persone si sono accorte di aver speso assai di più di quanto ritenessero. A questo effetto si è aggiunto l’aumento, in parte previsto, di molti prezzi. Così oggi la gente si è fatta più guardinga e tende a tirare i freni, con ricadute non certo favorevoli sul livello dei consumi. Su questi ultimi ha poi inciso anche il continuo calo dei valori di borsa che ha colpito, sia economicamente che psicologicamente, una vasta fascia di italiani, e proprio quelli con maggiore capacità di consumo, inducendoli a recedere dall’acquisto di beni e di servizi, anche per la sensazione crescente di non essere più protetti da uno scudo di sicurezza economica. C’è anche da aggiungere che noi non siamo abituati a considerare come consumo l’acquisto della casa che è invece diventato un competitore importante sia per la rilevanza dell’esborso nel caso di nuova proprietà sia per gli oneri consistenti nel caso di ampliamento e di ristrutturazione. 6. Lo scenario più probabile che si configura oggi è quello di una ripresa americana lenta ma progressiva e di una quasi concomitante ripresa europea di cui gli analisti prevedono il decollo dopo le elezioni tedesche, anche per il previsto allentamento della rigidità nell’interpretazione degli impegni di Maastricht. In Italia l’economia potrà decollare gradualmente a partire dagli ultimi mesi del 2002 per proseguire ad un ritmo sempre graduale ma progressivo l’anno prossimo. E’ prevedibile che nel contempo anche l’andamento delle borse possa riassestarsi su livelli fisiologici, ridando fiducia ai detentori di azioni e di fondi di investimento. E’ poi nell’ordine delle cose che, a cominciare dal secondo semestre, venga a cessare l’effetto choc determinato dall’Euro e che i mercati ritornino ad essere più vivaci, più concorrenziali e più aggressivi con nuovi motivi di appeal nei confronti dei consumatori. Nel frattempo, sempre che non intervengano eventi gravi che certamente nessuno si augura, l’impatto psicologico derivante dai fatti dell’11 settembre verrà quasi completamente assorbito. E’ interesse di tutti ritrovare rapidamente un’intesa fra le forze politiche e sindacali per eliminare o quantomeno per attenuare la conflittualità sociale che contribuisce ad accentuare la sensazione di incertezza e a deprimere i consumi. Dobbiamo anche tener conto che la fase discendente del sistema Internet è già conclusa e oggi si ricomincia a percorrere un sentiero di crescita regolare e positiva perché Internet costituisce una grande innovazione, non è sostitutiva ma aggiuntiva e prosegue la sua rapida diffusione dando notevoli benefici a tutto il sistema. 7. Si può quindi ragionevolmente ritenere che tutti questi elementi varranno a riportare un clima di fiducia tra il pubblico dei consumatori e indurranno le Aziende ad investire di più, a rinnovarsi e a ricorrere in misura maggiore alla comunicazione. Mi rendo conto che c’è, a proposito di investimenti pubblicitari, una perdurante preoccupazione. Ma la nostra valutazione non deve essere emotiva. Analizziamo un po’ più a fondo quanto è successo in questo ultimo anno e mezzo. Se escludiamo gli investimenti in telecomunicazioni e quelli della net economy e consideriamo quelli di tutti gli altri settori, possiamo notare come l’andamento sia rimasto alquanto lineare. Ciò significa che tutto ciò che è accaduto non ha intaccato così gravemente lo zoccolo duro della pubblicità che è ancora sano e pronto a ripartire. Quanto alle telecomunicazioni possiamo dire che esse sono semplicemente rientrate su livelli normali dopo i giganteschi investimenti di un periodo particolare. Non sono state certo risorse buttate al vento ma al contrario sono valse a rafforzare il sistema delle telecomunicazioni in Italia, portandole ad una posizione di primissimo livello nel mondo, e a far crescere gruppi che costituiscono un importante patrimonio per il Paese, facendogli fare un balzo in avanti in termini di infrastrutture, di telefonia, di banda larga e di comunicazione in generale, tutte cose destinate a svilupparsi ulteriormente e a costituire una innervatura moderna per l’intero sistema-Paese. Questo momento quindi si presenta come particolarmente cruciale, perché dovrebbe rappresentare lo spartiacque tra un periodo certamente critico e un periodo che nell’opinione comune viene considerato come l’inizio di una graduale ripresa degli investimenti in comunicazione. 8. Del resto, la contrazione degli investimenti pubblicitari è un segnale inequivocabile di rallentamento o di ristagno dello sviluppo economico, che è cosa preoccupante anche e soprattutto per le Aziende. Agenzie di pubblicità e di promozione, professionisti, concessionarie e mezzi non possono certo dare il meglio di se stessi quando le risorse si depauperano e nascono tensioni e problemi di ogni genere. In poche parole nessun sistema può trovare il suo equilibrio fisiologico quando entrano in crisi molte delle sue più importanti componenti. Pertanto io credo che solo con la ripresa dei flussi di investimento potrà essere ripristinata quella sana e costruttiva dialettica dei ruoli e delle parti che caratterizza da sempre lo sviluppo armonico della pubblicità italiana. Ma anche le fasi negative dei cicli economici e della vita possono presentare risvolti di utilità, di stimolo e di ammaestramento. Dobbiamo approfittare di questa contingenza per rivedere i livelli di marketing e di comunicazione, per riflettere a fondo sulla creatività e sulla allocazione dei mezzi. Dobbiamo tagliare i rami secchi, aumentare la nostra efficienza e quella dei nostri fornitori, diminuire i costi generali. Dobbiamo ripartire rapidamente con animo sereno e con spirito improntato ad un concreto ottimismo. 9. Tutti insieme dovremo fare in modo che il nuovo clima di fiducia possa coinvolgere rapidamente il pubblico dei consumatori. L’UPA, in collaborazione con tutte le componenti del mercato e attraverso un raccordo con le forze politiche, si propone di predisporre, già nelle prossime settimane, una serie di iniziative strategiche e comunicazionali capaci di incidere positivamente sulla propensione dei consumatori all’acquisto, così da avviare il mercato verso livelli crescenti di spesa e di consumo. Ciò varrà ad affrettare i tempi di ripresa e a ridare sviluppo all’intero contesto produttivo e commerciale. I mezzi di informazione possono svolgere un ruolo di primaria importanza nel dare al pubblico quella che poco fa ho chiamato “fiducia nel futuro”. In questi ultimi tempi i fatti drammatici sono stati tali e tanti da apparire, sui mezzi di informazione, come soverchianti rispetto alla illimitata quantità di fatti positivi che si registrano ogni giorno nel nostro Paese in termini di iniziativa, di innovazione, di intraprendenza e di coraggio. C’è il pericolo che le notizie sui fatti negativi assumano tanta enfasi e occupino tanti spazi da oscurare o deformare la fisionomia reale del Paese, con la conseguenza di incrementare progressivamente la dose di inquietudine e di timore, senza che dall’altro canto si provveda a somministrare le necessarie dosi di ottimismo e di fiducia. Dico tutto ciò perché conosco la straordinaria importanza dei mezzi di comunicazione e la loro enorme influenza sugli umori del pubblico, determinanti per la ripresa del mercato. 10. Ma credere nel futuro vuol dire anche cercare di conoscerlo e di individuarne le tendenze, e nel mondo della comunicazione questo compito è particolarmente arduo. Si deve tenere conto delle istanze incalzanti della globalizzazione e al tempo stesso della necessità di comunicare e di interagire col singolo individuo, si deve tenere conto dei nuovi strumenti della tecnologia e al tempo stesso dell’efficacia perdurante e spesso crescente dei mezzi tradizionali. Si devono affrontare nuove aspettative, usando linguaggi nuovi in una società che, al tempo stesso, è costituita in misura sempre maggiore da persone mature e anziane. C’è bisogno di professionalità più estese, di una formazione più solida e accurata, di regole etiche e deontologiche nuove. Per affrontare questi problemi e per risolvere tante contraddizioni l’UPA, affiancata dalle principali associazioni, ha promosso il Congresso Nazionale della Pubblicità che si è svolto nell’ottobre scorso e che ha visto l’intervento di prestigiosissime personalità e di oratori di livello internazionale. La grande assise romana ha riscosso un successo superiore alle più ottimistiche previsioni e ha posto la pubblicità e la comunicazione al centro dell’attenzione nazionale con una copertura amplissima di servizi televisivi, giornalistici e radiofonici. Un Congresso che, più che rivolgersi al passato, ha inteso individuare i lineamenti del futuro, della sua complessità e delle sue sfide. E’ ai prossimi anni che noi dobbiamo guardare, consci che nel campo della comunicazione gli stanziamenti delle Aziende non costituiscono una variabile indipendente che procede per suo conto ma la risultante di innumerevoli fattori. 11. A parte alcuni imponderabili aspetti di carattere internazionale e altri di natura ciclica, di cui abbiamo parlato, molti di questi fattori dipenderanno dalle nostre scelte, dalla nostra lungimiranza e dal nostro coraggio. Da parte nostra non ci stancheremo mai di ripetere che gli investimenti delle Aziende, e spesso anche le loro fortune, dipendono in buona parte dall’efficacia che i mezzi sanno dare ai loro messaggi pubblicitari. Ecco perché noi consideriamo i mezzi tra i nostri naturali alleati. Ci siamo battuti perché venisse superato il monopolio televisivo, ci battiamo, e continueremo a farlo, per una RAI forte per autorevolezza e per ascolti, abbiamo incoraggiato in tutti i modi una stampa sempre più diffusa ed efficace, una affissione più ordinata e più moderna, un sistema radiofonico più incisivo e più professionale, così come ci siamo battuti a favore dei tanti mezzi integrativi che rischiavano di rimanere inutilizzati e marginalizzati. Non sta a noi dire se la RAI debba essere privatizzata, in tutto o in parte, o se debba rimanere servizio pubblico. Sta a noi invece, come esponenti delle attività industriali e commerciali, affermare che l’attuale sistema televisivo non va né ridimensionato né indebolito, perché ciò provocherebbe un deterioramento dell’intero sistema produttivo dei beni e dei servizi. La televisione va invece rafforzata sia in termini quantitativi (con la crescita generale degli ascolti, con il potenziamento di emittenti oggi troppo deboli e con la valorizzazione delle emittenti locali) sia in termini di qualità. 12. Io non sono tra coloro che si augurano una televisione fatta soltanto di programmi culturali ad elevatissimo livello, anche perché so bene che ad elevarsi sarebbe il numero di spettatori che spegnerebbero l’apparecchio. Sono però convinto che sia giunto il momento di un “salto di qualità”, in termini di innovazione, di differenziazione, di coinvolgimento. Nel passato ho detto cose analoghe riferendomi ai mezzi di stampa e oggi, con uguale franchezza, lo dico alle emittenti televisive, con l’incitamento sincero e appassionato a valorizzare un mezzo che è prezioso anche per noi aziende investitrici che da sempre apprezziamo e incoraggiamo la RAI e che fin dagli inizi abbiamo sostenuto l’escalation di Mediaset della cui espansione ci siamo sempre compiaciuti e di cui apprezziamo i larghi crescenti successi. Se qualche inconveniente oggi può derivare dal duopolio, questo proviene non tanto dalla mancanza di pluralità nell’informazione, che attualmente è anzi così vasta da presentare qualche punta di impertinenza, ma dal pericolo di una generale abulia creativa, con aspetti reciprocamente consolatori, che alla lunga potrebbero tradursi in un ridimensionamento degli ascolti che è l’ultima delle cose che noi Aziende utenti desideriamo. C’è bisogno di uno scrollone che dia maggiore vitalità alla televisione e che attragga continuamente l’attenzione dello spettatore proiettandolo in un contesto più variegato e ricco di formule nuove. Così come siamo favorevoli, oltre che all’espansione della TV generalista, anche al rafforzamento delle emittenti regionali e locali, delle TV tematiche analogiche, digitali e satellitari e della cosiddetta “Internet TV”. 13. Qualcuno, nei lunghi mesi della crisi degli investimenti, ha scritto che la pubblicità non riesce più a svolgere efficacemente il suo ruolo ed è per questo che le Aziende starebbero riducendo il loro impegno. Devo dire subito che dissento nettamente da questa tesi. Il livello di innovazione e l’appeal dei prodotti si è elevato in questi ultimi anni. La creatività pubblicitaria (di cui vorrei però parlare più avanti) si è ulteriormente evoluta. L’intera strutturazione dei mezzi, sia di quelli classici che di quelli nuovi, si va via via rafforzando e non ignora più, come succedeva un tempo, le imprescindibili esigenze pubblicitarie e comunicazionali delle Aziende ma anzi ne tiene conto in misura sempre maggiore. Certo si può fare di più. Restano alcune aree di sovraffollamento, anche se per la televisione, dove il problema è più delicato, vengono regolarmente rispettati i parametri stabiliti dalle direttive europee così come vengono rispettati anche i termini degli accordi pattuiti con l’UPA. Proprio nelle scorse settimane è stata da noi sottoscritta una convenzione sia con Rai che, in termini diversi ma analoghi, con Mediaset a tutela dell’efficacia dei messaggi televisivi. La convenzione stabilisce la durata massima di ogni interruzione pubblicitaria e soprattutto il numero massimo di spot da inserire in ogni break, così come determina i criteri atti ad impedire la vicinanza di annunci di prodotti in netta concorrenza tra loro. 14. Con l’accordo raggiunto si torna ad un contenimento della durata di ogni break e del numero di spot presenti in ogni singola interruzione. Ciò comporta naturalmente una maggiore efficacia dei messaggi e valorizza l’investimento pubblicitario delle Aziende. La convenzione con Rai-Sipra è già in vigore mentre quella con Mediaset-Publitalia sarà operativa dall’8 settembre prossimo. Anche nella creatività restano ampi spazi di miglioramento. E’ necessario rimuovere alcuni imbarazzanti residui di banalità e di piattezza che, usciti dalla porta, troppe volte rientrano dalla finestra. C’è bisogno, specie in questo momento, di una nuova spinta creativa, di uno sforzo di rinnovamento che porti ad una pubblicità fresca, ironica, impattante ed incisiva. La buona creatività suscita simpatia, svolge una funzione antidepressiva, incide sulla psicologia collettiva, in molti casi può essere addirittura anticiclica. Dobbiamo, anche guardando a quanto si fa negli altri paesi, trovare strade nuove e diverse rispetto ai consueti filoni calcati e ricalcati troppe volte per troppe campagne. La nostra creatività ha necessità di un respiro più ampio, di formule innovative e sorprendenti. Qualche volta si è inclini ad imputare la staticità creativa alle Aziende, che tenderebbero a tenersi sul sicuro e ad evitare formule che rompano gli schemi usuali. Vi assicuro che non è così. I responsabili di impresa si aspettano sempre cose nuove e straordinarie. Spesso anzi, indulgendo forse troppo all’idealismo, sperano in un colpo di talento o di genio creativo, ben sapendo che una campagna brillante e originale non dà luogo a rischi maggiori rispetto ad una normale formula standard. 15. Credo poi che le Agenzie di pubblicità non si debbano limitare a fornire al cliente soltanto la creatività ma debbano predisporre una strategia di comunicazione, capace di accentuare l’identità di marca e di differenziarla nettamente rispetto ai concorrenti. E adesso una breve escursione sui mezzi. I quotidiani continuano a rappresentare uno strumento prezioso per i nostri messaggi pubblicitari. Alcune testate nuove si vanno rafforzando, altre, comprese alcune tra le tradizionali e più importanti, vanno estendendo la loro copertura geografica con ulteriori edizioni regionali, in un contesto concorrenziale destinato a dare nel tempo nuovi frutti e ad attirare nuovi lettori. Si sta anche affermando la cosiddetta “free press” che, dopo inizi timidi e contrastati, sta riscontrando successo nelle principali città italiane, avvicinando al giornale persone che non avevano l’abitudine di leggerlo. La vendita dei quotidiani tradizionali estesa anche al di fuori delle edicole ha dato subito buoni risultati che il tempo accrescerà e consoliderà. Particolarmente apprezzabile l’opera di sensibilizzazione in favore dei quotidiani che gli editori stanno conducendo nelle scuole italiane, così che i giovani possano prendere subito dimestichezza con il giornale e inserirlo stabilmente nella loro consuetudine di vita. Un notevole fermento è dato di notare anche nell’ambito dei periodici, dove si rinnovano le più sofisticate operazioni di marketing nell’intento di coinvolgere sempre di più il lettore e dove testate nuove hanno trovato ampi spazi in aree che sembravano sature, a dimostrazione del fatto che le formule innovative ben individuate e ben realizzate incontrano prontamente il favore del pubblico distogliendolo, magari con aggressività, dalla sua tendenziale pigrizia. 16. Una sana competizione concorrenziale si sta verificando anche per la radio dove le emittenti più agguerrite hanno potuto fare notevoli passi avanti e dove realtà nuove hanno raggiunto rapidamente livelli di ascolto inaspettati, con nuove valenze pubblicitarie e segmentazioni di vasta portata. Credo che la palma del cambiamento e della modernizzazione spetti alla pubblicità esterna, a quella dinamica e a quella legata all’arredo urbano. Per anni, come utenti, abbiamo invocato una rapida ed estesa opera di riordino e di razionalizzazione di questo mezzo che rischiava di sfilacciarsi in maniera confusa e disordinata. Per anni abbiamo chiesto agli operatori di seguire l’esempio di paesi vicini dove la pubblicità esterna aveva adottato modelli esemplari sotto l’aspetto estetico e anche sotto quello dell’efficacia. Oggi finalmente stanno prendendo corpo alcuni progetti ambiziosi che vedono una felice confluenza tra le più qualificate Imprese nazionali e le migliori esperienze internazionali, con una serie di concentrazioni che stanno dando nuova forza a questo mezzo di grande potenzialità. L’intero contesto della pubblicità è quindi ricco di dinamismo e di slancio e sta facendo ogni sforzo per facilitare la nuova fase di crescita. Devo anche compiacermi con le Società concessionarie di pubblicità che in Italia hanno acquisito una connotazione professionale di grande rilievo che va via via irrobustendosi nel tempo. 17. L’esigenza crescente, da parte delle Aziende, di avvalersi degli strumenti più efficaci di comunicazione, ha portato al rafforzamento delle operazioni e delle tecniche promozionali, delle pubbliche relazioni e del direct marketing. A questi mezzi alternativi l’UPA sta dedicando un’attenzione sempre maggiore. Per le promozioni, i concorsi e le manifestazioni a premio abbiamo recentemente contribuito, con il Ministero delle Attività Produttive, alla definizione del nuovo regolamento e a quella delle norme applicative, rendendo così più agevole il passaggio da un regime autorizzativo ad un regime di deregulation che, se da una parte semplifica le procedure, dall’altra accresce notevolmente l’area di responsabilità delle Aziende. Per le Pubbliche Relazioni l’UPA ha in progetto di aggiornare, insieme con Assorel, l’indagine sul campo d’azione di queste attività, mettendone in risalto le illimitate possibilità e i risultati conseguiti. Per il Direct Marketing l’UPA ha collaborato strettamente con l’Autorità Garante per la tutela dei dati personali così da individuare norme di contemperamento tra le esigenze di riservatezza e la necessità crescente, da parte delle Imprese, di svolgere azioni a vasto raggio con messaggi capillari e individuali, facilitati oggi dalle nuove tecnologie e dai contatti interattivi. Di ampissima portata è l’impegno dell’UPA a fronte dei new media, sia di quelli elettronici sia di quelli non elettronici che sono altrettanto numerosi e importanti. 18. Abbiamo recentemente costituito, nell’ambito dell’UPA, un’apposita commissione per i new media, con il compito di monitorare il fenomeno, di individuare i lineamenti di evoluzione delle singole tipologie e di fornire via via alle Aziende utenti tutti quei dati e quelle informazioni che permettano loro di utilizzare in maniera ottimale questi strumenti. Di questa commissione hanno chiesto di far parte oltre sessanta Aziende tra le principali che operano nel nostro Paese. Contemporaneamente l’UPA si sta impegnando a fondo, insieme ad altre associazioni, per la rapida e operativa entrata in funzione di Audiweb, la società che è destinata a fornire al mercato i dati quantitativi e quelli relativi alle modalità di utilizzazione dei principali siti e portali, così da rendere agevole la pianificazione di questi mezzi nelle campagne pubblicitarie. La disponibilità di dati certi e univoci relativi ai vari siti rappresenterà un momento di netta ripresa del flusso pubblicitario sui mezzi Internet. Si aprirà per le Aziende una nuova fase nella quale si porrà fine alla netta separazione tra i mezzi tradizionali e i nuovi media elettronici, con la ricerca di formule e di combinazioni ideali, frutto di scelte personalizzate in funzione dell’azienda e della specifica campagna. Particolare attenzione vorrei dedicare alle Agenzie di pubblicità e alle Centrali media, e in primo luogo ai rapporti che con queste intercorrono da parte dell’UPA, anche attraverso la preziosa e costante collaborazione con Assocomunicazione e con Unicom. 19. Noi siamo consapevoli che il compito delle agenzie diventa sempre più difficile e delicato man mano che cresce la complessità del mondo della comunicazione. E ci rendiamo anche conto di dover chiedere ai nostri partners prestazioni sempre più impegnative e qualche volta acrobatiche. Ma abbiamo modo di constatare con soddisfazione che il più delle volte le agenzie sono pienamente all’altezza di questo ruolo, garantendo un valore aggiunto indispensabile per consentire all’Azienda di raggiungere un vantaggio competitivo. Per l’Azienda è sempre più importante percepire l’agenzia come un partner, sapendo di poter contare su di essa in ogni circostanza e di averla costantemente al proprio fianco. Non è vero, anzi è fortemente fuorviante considerare l’agenzia, come alcuni sostengono, un elemento di intermediazione tra l’Azienda e i mezzi. L’agenzia, e lo stesso vale per le centrali media, deve curare esclusivamente gli interessi del cliente perché dal cliente viene scelta e con il cliente deve lavorare fianco a fianco in una simbiosi che ha come finalità il raggiungimento degli obiettivi strategici dell’impresa. L’UPA sta portando avanti, con attenzione sempre maggiore, la sua azione di impulso e di guida nell’ambito delle società di ricerche di rilevazione su tutti i principali mezzi: in Auditel per la televisione pubblica e privata, in Audipress per la stampa quotidiana e periodica, in Audiradio per il mezzo radiofonico nazionale e locale, in INPE e in Audiposter per la pubblicità esterna. 20. Audiradio sta ulteriormente aggiornando la sua strutturazione attraverso una serie di innovazioni che sono allo studio in sede di comitato tecnico. L’ultima ricerca ha registrato un netto aumento dell’ascolto totale che colloca la radio su di un piedistallo ancora più alto tra i mezzi più diffusi. Per il mezzo televisivo, nonostante i titoli apparsi su alcuni giornali, ritualmente inclini alla drammatizzazione degli eventi, il calo d’ascolto è stato modesto e deve essere ragionevolmente interpretato. Anzi, se si esamina l’anno Auditel 2001, il consumo totale di televisione, nel giorno medio, è ancora cresciuto: più di 80 mila individui tra le 7 e le 2 di notte. Dopo questo dato di consuntivo, diamo uno sguardo al presente analizzando i dati Auditel dei primi quattro mesi appena trascorsi. Nel totale giorno, dopo un moderato calo di gennaio (-154 mila) e febbraio (-149 mila) l’ ”audience” TV si è ripresa in marzo (+191 mila) e ampliata in aprile (+226 mila). Nella prima serata televisiva, dopo un sensibile calo in gennaio, febbraio e marzo, si è verificato un forte aumento (+325 mila) nel mese di aprile. Un “risveglio di primavera”, come ha titolato una testata specializzata, che dovremo tenere d’occhio. Gli analisti attribuiscono, almeno in parte, questo rinnovato consumo di televisione all’aumento degli ascolti della TV satellitare. In proposito, mi piace sottolineare che, dal gennaio scorso, Auditel assolve al compito di rilevare anche l’ascolto della televisione ricevuta dal satellite. Sostenendo un significativo sforzo, economico e organizzativo, Auditel si è dotata di nuovi meter di “terza generazione” in grado di identificare le emittenti satellitari. 21. La TV ricevuta dalle parabole esce così dal totale indistinto delle “altre” TV terrestri e si fa riconoscere per le sue caratteristiche. Si tratta, infatti, di un fenomeno ancora “di nicchia”, in valore assoluto (circa 3 punti di share) ma capace di descrivere un pubblico che le Imprese osservano con attenzione per il suo profilo: una televisione che sa attrarre target giovanili e bambini, trattenerli all’ascolto con una forte permanenza, generare punte significative nel sabato e nella domenica. Nei prossimi mesi, quando alcune emittenti, che attualmente hanno fatto richiesta di una prova “riservata”, avranno sciolto le loro riserve e compiuto liberamente le loro scelte imprenditoriali, potremo, probabilmente, disporre di dati puntuali anche per le singole emittenti. Per ora ci contentiamo di registrare una costante curva di crescita di questo tipo di televisione, che il “campione attivo” Auditel stima presente in oltre il 12% delle famiglie italiane. Il numero degli ascoltatori diversi tra loro (contatti netti) che si sono sintonizzati sui programmi trasmessi via satellite, è passato da 4 milioni 327 mila di gennaio ai 5 milioni 341 mila del mese di aprile. Più problematica si è rivelata in questi ultimi tempi l’operatività di Audipress che, per una concomitanza di fattori tecnici e metodologici, si è vista costretta a sospendere per lungo tempo l’elaborazione e la pubblicazione dei dati sulla stampa. 22. Con la Fieg e il suo presidente Luca Cordero di Montezemolo siamo impegnati proprio in queste settimane, insieme con gli esponenti delle agenzie e delle centrali media, in un’opera di rinnovamento dell’assetto dell’indagine che dovrebbe portare in tempi brevi al superamento dei punti critici e alla ripresa regolare e continuativa dell’attività di Audipress. Anche se alcune nubi sono destinate a permanere sul nostro orizzonte, dobbiamo partire dal presupposto che la pubblicità rappresenta un motore indispensabile per l’economia moderna. Gli spazi di crescita sono ancora molti, probabilmente più di quelli a cui siamo abituati a pensare. Alla comunicazione unilaterale che va dall’azienda al consumatore si aggiungeranno i messaggi interattivi che offrono informazioni utili per la vita del cittadino coinvolgendolo e rendendolo partecipe di un dialogo. Ci si allontanerà dalla verità vissuta in un’ottica aziendale per tenere conto di una realtà vista attraverso gli occhi del consumatore. Le Imprese dovranno concentrare i loro sforzi sui valori individuali e fare tutto il possibile per soddisfarli. Soprattutto dovranno investire molte risorse per accrescere il valore di marca, che costituisce un fattore sempre più importante e prezioso, forse l’unico capace di far emergere e di dare precisa identità ai nostri prodotti in un contesto in cui una miriade di operatori, italiani e stranieri, si apprestano a offrire sul mercato prodotti indifferenziati che non offrono né garanzie né sicurezza. 23. Nel nostro Paese è cambiato via via il clima generale nei confronti delle pubblicità. L’opinione pubblica dimostra di accettarla, ne ha finalmente capito le valenze economiche e commerciali e la considera sempre di più come un’utile fonte di informazioni e di proposte che agevolano le sue scelte. Anche i responsabili politici hanno cambiato il loro atteggiamento. Non parlo degli esponenti dei singoli partiti della maggioranza o della minoranza, ma in generale di chi occupa posti di responsabilità nel Parlamento, nei ministeri, nelle grandi istituzioni e degli operatori più influenti nella pubblica amministrazione sia a livello nazionale che locale. Possiamo notare con compiacimento che anche l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato oltre che l’Autorità Garante per la tutela dei dati personali, a cui spettano importanti competenze in materia di pubblicità, tengono costantemente conto, nelle loro decisioni, del ruolo fondamentale che la comunicazione riveste nel nostro sistema economico, sociale e civile. La funzione della pubblicità come elemento imprescindibile dello sviluppo del sistema economico in generale, oltre che come supporto fondamentale per la vita e per la libertà dei media, è stata riconosciuta recentemente dall’organismo governativo che, di fronte al nostro allarme per la diminuzione degli investimenti pubblicitari e alla nostra richiesta di volerli incoraggiare attraverso una specifica manovra di agevolazione fiscale, si è dimostrato sostanzialmente favorevole e si è mobilitato in questo senso. 24. Il provvedimento di parziale defiscalizzazione della pubblicità è stato predisposto secondo una formulazione tecnico-fiscale a cui noi stessi abbiamo contribuito. Ci stiamo attivando per promuovere la sua approvazione in tempi brevi, anche se sappiamo che questo compito non sarà facile. Agevolare fiscalmente la pubblicità vuol dire generare più forti investimenti da parte di chi li fa e vuol dire anche incoraggiare nuove Aziende a stanziare risorse in comunicazione. Tutto ciò darebbe forte impulso alla crescita dei consumi di beni e di servizi, con una conseguente espansione del sistema industriale, commerciale e distributivo. Ma la crescita della pubblicità non va vista soltanto in termini quantitativi. Contano sempre di più gli aspetti qualitativi ed etici a cui l’UPA sta dedicando un impegno sempre maggiore, con un’attenzione particolare e costante all’Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, che con il suo Codice e il suo Giurì rappresenta un’istituzione fondamentale per le Aziende e per gli operatori della pubblicità. Gli interventi dell’Autodisciplina sono stati e continuano ad essere numerosi. Ma forse ancora più importante, anche se meno visibile, è la sua funzione di “deterrente” che scoraggia le Aziende più disinvolte e spregiudicate dal diffondere messaggi scorretti destinati ad essere implacabilmente bloccati dall’intervento del Giurì. La concorrenza sempre più serrata, la complessità del mondo produttivo e commerciale rendono sempre più importante il compito di questo Istituto in cui l’UPA si trova in prima linea nella difesa della sua imparzialità, del suo equilibrio e della sua autorevolezza. 25. Vorrei concludere questa mia esposizione ringraziando innanzitutto gli esponenti delle Aziende che fanno parte dell’UPA e che costituiscono la stragrande maggioranza del mercato. Grazie a loro l’UPA in questi anni si è ulteriormente rafforzata e rappresenta in maniera compatta e unitaria la volontà e le esigenze degli investitori. Vorrei esprimere un particolare compiacimento ai componenti del Consiglio Direttivo che insieme a me hanno operato le scelte associative più importanti nel corso di riunioni estremamente stimolanti non solo per il livello delle persone e l’interesse degli argomenti, ma anche per l’impareggiabile ricchezza delle analisi e l’acume delle proposte. Particolare gratitudine vorrei esprimere anche ai presidenti e ai componenti delle commissioni UPA il cui impegno si è rivelato estremamente prezioso: la commissione per i rapporti con i mezzi e le agenzie, la commissione studi e ricerche, la commissione giuridica, la commissione bambini e la commissione per i new media. Un grazie particolare a tutti i manager che rappresentano così autorevolmente l’UPA nei diversi organismi del mondo della pubblicità, nell’Istituto di Autodisciplina, in Auditel, in Audiradio, in Audiweb, nell’Accertamento Diffusione Stampa, in INPE, in Audiposter, in Pubblicità Progresso oltre che nel Master UPA Cà Foscari di Venezia e nei tanti organismi in cui l’UPA è parte attiva e trainante. 26. Vorrei anche sottolineare l’apporto preziosissimo che all’UPA hanno dato costantemente i più importanti organismi professionali della pubblicità, a cominciare da Assocomunicazione con la quale abbiamo ulteriormente rafforzato i tradizionali eccellenti rapporti di costruttiva collaborazione, così come avviene con Unicom, con TP che rappresenta i professionisti della pubblicità, con FCP che comprende le società concessionarie di pubblicità, con l’AAPI che annovera le più importanti imprese di affissioni e con l’Assorel e la Ferpi che raccolgono le principali agenzie e gli operatori di pubbliche relazioni, con l’APP che rappresenta le case di produzione, con la FRT, Federazione Radio Televisioni, oltre che con l’AERanticorallo. Uno schieramento imponente di forze che coprono tutta la vastissima area della pubblicità e della comunicazione. Tutti insieme, con slancio, con passione e con coraggio, siamo pronti a mobilitare le nostre migliori energie per ridare forza e smalto alla comunicazione, per imprimere nuovo vigore al sistema economico e produttivo e per contribuire in prima linea al progresso civile e al benessere del nostro Paese.