I domenica di avvento A
2 dicembre 2007
La Parola
Prima lettura
Dal libro del profeta Isaia
(Is 2,1-5)
Visione di Isaia, figlio di Amoz, riguardo a Giuda e a Gerusalemme. 2Alla fine dei giorni, il monte
del tempio del Signore sarà elevato sulla cima dei monti e sarà più alto dei colli; ad esso affluiranno
tutte le genti. 3Verranno molti popoli e diranno: «Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del
Dio di Giacobbe, perché ci indichi le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri». Poiché da Sion
uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore. 4Egli sarà giudice fra le genti e sarà arbitro fra
molti popoli. Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la
spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell’arte della guerra. 5Casa di Giacobbe, vieni,
camminiamo nella luce del Signore. Parola di Dio.
1
Dal Salmo 121
Andiamo con gioia incontro al Signore.
Quale gioia, quando mi dissero:
«Andremo alla casa del Signore».
2
E ora i nostri piedi si fermano
alle tue porte, Gerusalemme!
1
Là salgono insieme le tribù,
le tribù del Singore,
secondo la legge di Israele,
per lodare il nome del Signore.
5
Là sono posti i seggi del giudizio,
i seggi della casa di Davide.
4
Domandate pace per Gerusalemme:
sia pace a coloro che ti amano,
7
sia pace sulle tue mura,
sicurezza nei tuoi baluardi.
6
Per i miei fratelli e i miei amici
io dirò: «Su di te sia pace!».
9
Per la casa del Signore nostro Dio,
chiederò per te il bene.
8
Seconda lettura
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
(Rm 13,11-14)
Fratelli, 11è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché la nostra salvezza è più vicina ora di quando
diventammo credenti. 12La notte è avanzata, il giorno è vicino. Gettiamo via perciò le opere delle
tenebre e indossiamo le armi della luce. 13Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in
mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze, non in contese e gelosie. 14Rivestitevi
invece del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri. Parola di Dio.
Alleluia, alleluia. (Sal 84, 8)
Mostraci, Signore, la tua misericordia
e donaci la tua salvezza.
Dal Vangelo secondo Matteo
(Mt 24, 37-44)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 37«Come fuA ai giorni di Noè, così sarà la venutaB del Figlio
dell’uomo. 38Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvioC mangiavano e bevevano, prendevano
moglie e marito, fino a quando Noè entrò nell’arca, 39e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio
e inghiottì tutti, così sarà anche alla venuta del Figlio dell’uomo. 40Allora due uomini saranno nel
campo: uno sarà preso e l’altro lasciato. 41Due donne macineranno alla mola: una sarà presa e l’altra
lasciata. 42Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verràD. 43Questo
considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si
lascerebbe scassinare la casa. 44Perciò anche voi state pronti, perché nell’ora che non immaginate, il
Figlio dell’uomo verràE». Parola del Signore.
Note del testo
Nella prima lettura incontriamo la visione del profeta Isaia, che annuncia un futuro di speranza e di
salvezza per gli uomini. Il brano termina con quell’immagine famosissima degli uomini che
trasformano gli strumenti di guerra in strumenti di lavoro, cioè il sogno di una umanità riconciliata e
fraterna, dove l’altro non fa paura e dove, al contrario, si cerca e si desidera stabilire con l’altro delle
relazioni di pace. La condizione per cui gli uomini non impareranno più l’arte della guerra è che Dio
sia Giudice e Arbitro tra gli uomini. Dunque, dove Dio è arbitro lì scompaiono i motivi del contrasto tra
gli uomini. Ma come è possibile che Dio diventi arbitro dei contrasti tra gli uomini? Dio esercita il suo
arbitrato di giustizia attraverso la sua Parola e il suo insegnamento. Quando gli uomini accoglieranno
davvero, con sincerità di cuore, quella Parola, si lasceranno giudicare e purificare da quella Parola; e
allora i motivi di contrasto potranno essere superati.
Il passo del vangelo di Matteo è tratto dal cosiddetto discorso escatologico, originato da una doppia
domanda posta dai discepoli: quando sarà la fine e quali saranno i segni della venuta del Signore? (Mt
24,3). Domande poco confacenti alla fede, perché nascondono una visione della parusia legata a un
futuro straordinario e a segni portentosi. E infatti, nella sua lunga risposta, Gesù riporta continuamente i
discepoli a un discernimento ancorato alla storia, quella personale e quella del mondo.
(A): La prima lettura, del profeta Isaia, ci trasporta idealmente ‘alla fine dei giorni’. Sulla bocca dei
profeti, l’espressione indica non la fine della storia, ma l’avvenire messianico e cioè il momento in cui
la storia assumerà lineamenti diversi da quelli attuali e le cose avranno un altro ordine, voluto da Dio e
inimmaginabile al presente. La fine dei giorni evoca la novità di Dio, il mondo che il Signore sta
preparando e che l’uomo credente deve imparare a scoprire e a credere. Occorre che il cristiano, nella
fede, sappia gettare lo sguardo oltre l’evidenza, sappia guardare gli eventi dalla mèta, da quel momento
decisivo in cui la storia sarà trasformata per volere di Dio. La speranza cristiana è fondata sulla
promessa di Dio. L’avvento è questo: «Venite, saliamo sul monte del Signore». Abbiamo desiderio che
la nostra vita sia illuminata dalla sua Parola e dalla sua volontà; e non solo illuminata, ma giudicata e
corretta perché sappiamo che questa è la strada della riconciliazione tra gli uomini. E questa è la strada
che permette di andare verso una umanità concorde, quella che non solo ci viene descritta, ma ci viene
promessa dalla parola di Dio: «Alla fine dei giorni, il monte del tempio del Signore sarà eretto sulla
cima dei monti e sarà più alto dei colli; ad esso affluiranno tutte le genti» (Is 2, 2). E a questa
promessa noi non vogliamo rinunciare: questo è il senso del celebrare l’Avvento.
(B): Nelle letture di questa prima domenica di Avvento possiamo notare, in particolare nella prima
lettura e nel vangelo, come siano privilegiati verbi che indicano movimento, cammino. Isaia, nella
prima lettura, svela lo scopo dell’agire di Dio nella storia del popolo d’Israele: raccogliere tutti i popoli
attorno all’unico Dio. Nel vangelo, i soggetti dei verbi di movimento non sono i popoli, non è l’uomo,
ma è il Signore che viene. Dunque, gli uomini sono in cammino, ma anche Cristo viene. È dunque un
cammino da entrambe le parti, un cammino che sfocia in un incontro. Il tempo di avvento è dunque
tempo di preparazione a questo incontro con Cristo. Incontro che avverrà nella celebrazione del Natale,
che è appunto la sacra memoria dell’incontro tra Dio e l’uomo che si è verificato in Gesù di Nazaret. Il
tempo di avvento è tempo di attesa dell’incontro definitivo con Cristo, ma allo stesso tempo è
anticipazione dello stesso. È infatti un’attesa che è già colmata dalla nascita di Cristo nel mondo. È
un’attesa che è ritmata dalla celebrazione eucaristica, che rende presente ogni giorno l’ingresso di Dio
nel mondo e costituisce il sostegno della nostra vita.
(C): Viviamo un tempo di attesa, «(…) come nei giorni che precedettero il diluvio» (Mt 24, 38): si
poteva continuare a mangiare e a bere come se niente fosse, ma in realtà il mondo stava per cambiare;
quindi bisognava essere attenti e prepararsi a questo cambiamento. Ebbene, è così anche per noi: “il
Signore viene!”. Bisogna che ci prepariamo a questo cambiamento del mondo e che ci prepariamo con
una vita rigenerata e rinnovata. Quella appunto che ci descrive san Paolo: bisogna che non viziamo più
il nostro egoismo, che non lo vezzeggiamo più, ma che indossiamo Gesù Cristo come un abito che
viene da Dio, e che cambia il nostro modo di stare in mezzo agli altri. Rivestìti di Gesù Cristo siamo
chiamati a cambiare i nostri comportamenti e i nostri desideri.
(D): C’è un altro avvento di Gesù, un avvento personale, che riguarderà solo lui e ognuno di noi. L’ora
della nostra morte, infatti, seppur lontana, è anche sempre vicina. Potrebbe proiettare un’ombra
inquietante sulla nostra vita, ma potrebbe anche inondarla di luce, suscitare in noi una grande certezza,
una sete intensa: la sete dell’incontro. In fondo, ogni ora che passa cosa è se non un incontro mancato,
un incontro ritardato con il Signore Gesù? È questo che Gesù vuole dire quando ci esorta a vegliare
poiché non sappiamo in quale giorno verrà. Vegliare non nell’inquietudine o nel terrore, ma nella gioia
di un immenso desiderio. Vegliare nell’attesa di Gesù, e dimenticare le cose del mondo, significa dirgli
che noi lo amiamo come il tesoro più caro della nostra vita.
(E): Una scelta emerge con forza: prendere a cuore la propria relazione con Gesù, cioè con colui che un
giorno verrà nella gloria a giudicare il mondo e ogni persona. La normalità, il quotidiano hanno questo
rischio: finiscono con il far perdere di vista la relazione con Gesù, che dà senso alla nostra esistenza.
Così il desiderio di lui, della sua presenza, viene soffocato da tanti affanni ed incombenze di ogni
giorno. Avvento è tempo per avvertire, forte, la nostalgia di Cristo.
Prefazio suggerito: “Al suo primo avvento nell’umiltà della nostra natura umana egli portò a
compimento la promessa antica, e ci aprì la via dell’eterna salvezza. Verrà di nuovo nello splendore
della gloria, e ci chiamerà a possedere il regno promesso che ora osiamo sperare vigilanti nell’attesa”
(prefazio di Avvento, I).
Padri della chiesa
(Mt 24,37-44). “Come nei giorni di Noè mangiavano, bevevano, si sposavano e davano in matrimonio,
finché venne il diluvio e travolse tutti, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo” (Mt 24,37-39). Lo ha
detto per indicare che verrà repentinamente, inaspettatamente, mentre i più vivranno nelle mollezze. Lo
dice anche Paolo: “Quando diranno: ‘pace e sicurezza’ allora improvvisa li sorprenderà la rovina”.
Come al tempo di Noè, mentre era costruita l’arca non credevano e, pur vedendola, vivevano nelle
mollezze così anche ora apparirà l’anticristo, dopo il quale ci saranno la fine e i castighi. Ma quelli, in
preda all’ebbrezza dell’iniquità, non proveranno neppure il timore per quanto accadrà. Perciò Paolo
dice “come le doglie della donna incinta” , così si presenteranno ad essi quegli eventi terribili e
irreparabili.Poi indica ancora un altro segno: “Allora due uomini saranno nel campo: uno sarà preso e
l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una sarà presa e l’altra lasciata. Vegliate dunque,
perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà”. (Mt.24,40-42). Perciò ha parlato dei giorni
di Noè, per indicare che egli verrà in modo così inaspettato, mentre essi se ne staranno così tranquilli…
E insieme a ciò indica che saranno presi e lasciati sia servi che padroni, sia coloro che si trovano in una
situazione di sicurezza, sia coloro che vivono in mezzo alle fatiche… Mi sembra anche che indichi che
la sua venuta avverrà di notte. Questo lo dice Luca (Cf. Lc 17,34). Di nuovo aggiunge: “Vegliate
dunque perché non sapete in qual momento il Signore vostro verrà”: vuole che siano continuamente
pronti alla lotta, per questo motivo non ha indicato il giorno. Perciò dice che “verrà quando non ve
l’aspettate”, perché vuole che siano pronti alla lotta, vuole che lo attendano sempre. Perciò ha reso
incerta la fine della vita di ciascuno. Quelli che temono il ladro vegliano e non permettono che sia
saccheggiata la casa; voi invece, pur sapendo che verrà, e verrà senz’altro, non rimanete vigili e pronti;
perciò quel giorno verrà per la rovina di quelli che dormono (Giov. Crisostomo, Omelia 77, 2).
Altri autori cristiani
Il libro d’Isaia, parlando del ritorno del Signore verso il suo popolo, dopo che, per un istante, egli aveva
nascosto il proprio volto, dice: «Faccio come ai giorni di Noè, quando giurai che non avrei più riversato
le acque di Noè sulla terra» (IS 54, 9). Il dopo diluvio e l’alleanza stipulata in quell’occasione
diventano così immagine di inizio, non di distruzione. L’alleanza con Noè, che garantisce il regolare
riproporsi del corso del mondo, è però legata all’accoglimento da parte di Dio dell’esistenza di un
“istinto cattivo” connaturato al cuore umano: «Non maledirò più il suolo a causa dell’uomo, perché
l’istinto del cuore umano è incline al male fin dall’adolescenza, né colpirò più ogni essere vivente come
ho fatto. Finché durerà la terra, seme e messe, freddo e caldo, estate ed inverno, giorno e notte non
cesseranno» (Gen 8, 21-22). Con il suo ritorno il Figlio dell’uomo vuole apportare una completa
trasformazione e un definitivo risanamento del cuore umano, ed è forse proprio per questo che nel
periodo immediatamente precedente a quel giorno anche la regolarità del corso del mondo sarà
squassata fin dalle fondamenta: «Il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, gli astri cadranno
dal cielo e le utenze del cielo saranno sconvolte» (Mt 24, 29; cfr. Is 13, 10; 34, 4; 2 Pt 3, 10). Non è
forse per questo che la parola che annuncia, per dopo la distruzione, la salvezza totale e definitiva si
presenta come parola più resistente dello stesso cielo e della stessa terra: «Il cielo e la terra passeranno
ma le mie parole non passeranno» (Mt 24, 35)? (P. Stefani, Sia santificato il tuo nome, 18-19).
In realtà è in ogni momento che si adempie il nostro destino – o che si colloca nell’eternità –, perché è
in ogni momento che l’uomo si trova di fronte a Dio, nella misura in cui ne prende coscienza. Si può
quindi dire che l’escatologia fonda la concezione matteana della morale, perché è a partire dalla
radicalità della presenza definitiva del Cristo nella gloria del Padre che viene assunta ogni opzione
negli atti e nelle parole della vita quotidiana. L’esigenza del discorso della montagna appariva già come
quella di rendere possibile l’adempimento della giustizia: in Gesù, re delle genti, appare la dimensione
totale di questo adempimento – quello della legge e dei profeti (5, 17; cf. 7, 12) – che come un
fermento lievita già tutta la pasta umana. La minima delle azioni dice ormai riferimento al giudizio
finale, nel quale l’amore di Dio e quello del fratello non formano più che un solo e unico
comandamento (cf. 22, 38-40): quello della sottomissione assoluta, con il Figlio, alla volontà del Padre
(cf. 12, 50; 20, 23; 24, 36). Si comprende allora perché Gesù non risponde alla domanda sulla data
della fine del mondo. Volere conoscerla è tentare di sfuggire all’incontro del Signore e di garantirsi
contro di lui cercando delle sicurezze umane. Questo momento dell’incontro, d’altronde, è diverso per
ogni uomo, perché è quello in cui ciascuno prende coscienza – e può essere in ogni istante – che viene
posto in presenza di Dio. (…) È di fronte al Padre, in Gesù risuscitato, il Cristo in gloria, re delle genti
– faccia a faccia che continuamente si verifica, in ogni avvenimento interpellatore o davanti ad ogni
persona (cf. 25, 40: «il più piccolo tra questi miei fratelli») – che Matteo comprende la morale
cristiana: è dalla fine che ognuno dei nostri atti assume il suo peso e la sua verità, cioè la sua realtà
cristologia ed ecclesiale. In questo senso, si può cogliere la portata dell’appello di Gesù alla vigilanza:
situazine di attesa attiva e di impegno (J. Rademakers, Lettura pastorale del vangelo di Matteo, 315).
Bisogna stare attenti al rischio di leggere, in questo brano di Matteo, una concezione errata della
religione, che porta ad assumere atteggiamenti passivi e difensivi in attesa di qualcosa di tremendo o
pericoloso. A volte la religione tende a frenare l’iniziativa e la libertà di agire e questo rende più
difficile vederla come strumento di guida e testimonianza. Per noi vivere pienamente significa
giocarsela fino in fondo, commettendo errori, senza che questo voglia dire “non vegliare”. Se, poi, il
Figlio dell’uomo verrà, fatichiamo a capire come possa tardare ancora: poteri civili, economici e
militari si dividono e si combattono, Gerusalemme è in guerra. E allora perché non viene? Non sarebbe
ora di vedere la profezia di Isaia 2,4? Magari è dentro di noi che dobbiamo trovare i segni della
profezia. Questo versetto ci può narrare di come la conversione di un uomo o di un popolo permettano
a Dio di rivelarsi e realizzare le promesse di bene. E così Dio verrà inatteso. Per i cristiani, quindi,
essere pronti non vuole dire essere in trincea, ma aperti ad accogliere tutto ciò che di vecchio e di
nuovo si presenta, avendo capacità di discernimento. La consapevolezza di essere figli di Dio ci dice
che abbiamo una dignità da conservare con scelte “luminose”, con la tensione a vivere le esperienze
terrene con un profondo senso di onestà. La povertà, materiale o spirituale, vissuta nel servizio è un
dono, nell’arraffare e reclamare è miseria. Le cose della carne, infatti, passano subito, non bastano e
soddisfano mai e, sebbene rivestite di positività, nascondono il seme dell’insoddisfazione. Il Figlio
dell’uomo verrà, perché non cessa di cercarci; la morte non cancella tutto, ma diventa la possibilità per
Dio di fare giustizia all’uomo. Qualcuno di noi ha tolto la vita a qualcun altro e a volte ci si chiede dove
prosegua ora la vita di quelle persone a cui l’abbiamo bruscamente e ingiustamente interrotta.
Desideriamo giustizia per loro secondo Dio (Gruppo OPG).
Paralleli e riferimenti biblici
vv 37-39
Gen 6,9-13: Questa è la storia di Noè. Noè era uomo giusto e integro tra i suoi
contemporanei e camminava con Dio. Noè generò tre figli: Sem, Cam, e Iafet. Ma la terra era corrotta
davanti a Dio e piena di violenza. Dio guardò la terra ed ecco essa era corrotta, perché ogni uomo
aveva pervertito la sua condotta sulla terra. Allora Dio disse a Noè: «È venuta per me la fine di ogni
uomo, perché la terra, per causa loro, è piena di violenza; ecco, io li distruggerò insieme con la terra».
Eb 11,7: Per fede Noè, avvertito divinamente di cose che ancora non si vedevano, costruì con pio
timore un’arca a salvezza della sua famiglia; e per questa fede condannò il mondo e divenne erede della
giustizia secondo la fede.
Am 6,3-7: Voi credete di ritardare il giorno fatale e affrettate il sopravvento della violenza. Essi su letti
d’avorio e sdraiati sui loro divani mangiano gli agnelli del gregge e i vitelli cresciuti nella stalla.
Canterellano al suono dell’arpa, si pareggiano a David negli strumenti musicali; bevono il vino in
larghe coppe e si ungono con gli unguenti più raffinati, ma della rovina di Giuseppe non si
preoccupano. Perciò andranno in esilio in testa ai deportati e cesserà l’orgia dei buontemponi.
Sal 48,21: L’uomo nella prosperità non comprende, è come gli animali che periscono.
Gb 22,15-17: Vuoi tu seguire il sentiero d’un tempo, già battuto da uomini empi, che prima del tempo
furono portati via, quando un fiume si era riversato sulle loro fondamenta? Dicevano a Dio:
«Allontànati da noi! Che cosa ci può fare l’Onnipotente?».
2Pt 3,3-12: Questo anzitutto dovete sapere, che verranno negli ultimi giorni schernitori beffardi, i quali
si comporteranno secondo le proprie passioni e diranno: «Dov’è la promessa della sua venuta? Dal
giorno in cui i nostri padri chiusero gli occhi tutto rimane come al principio della creazione». Ma
costoro dimenticano volontariamente che i cieli esistevano già da lungo tempo e che la terra, uscita
dall’acqua e in mezzo all’acqua, ricevette la sua forma grazie alla parola di Dio; e che per queste stesse
cause il mondo di allora, sommerso dall’acqua, perì. Ora, i cieli e la terra attuali sono conservati dalla
medesima parola, riservati al fuoco per il giorno del giudizio e della rovina degli empi. Una cosa però
non dovete perdere di vista, carissimi: davanti al Signore un giorno è come mille anni e mille anni
come un giorno solo. Il Signore non ritarda nell’adempiere la sua promessa, come certuni credono; ma
usa pazienza verso di voi, non volendo che alcuno perisca, ma che tutti abbiano modo di pentirsi. Il
giorno del Signore verrà come un ladro; allora i cieli con fragore passeranno, gli elementi consumati
dal calore si dissolveranno e la terra con quanto c’è in essa sarà distrutta. Poiché dunque tutte queste
cose devono dissolversi così, quali non dovete essere voi, nella santità della condotta e nella pietà,
attendendo e affrettando la venuta del giorno di Dio, nel quale i cieli si dissolveranno e gli elementi
incendiati si fonderanno!
1Ts 5,19-24: Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie; esaminate ogni cosa, tenete ciò che è
buono. Astenetevi da ogni specie di male. Il Dio della pace vi santifichi fino alla perfezione, e tutto
quello che è vostro, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro
Gesù Cristo. Colui che vi chiama è fedele e farà tutto questo!
Mt 24,27: Come la folgore viene da oriente e brilla fino a occidente, così sarà la venuta del Figlio
dell’uomo.
1Gv 2,28: E ora, figlioli, rimanete in lui, perché possiamo aver fiducia quando apparirà e non veniamo
svergognati da lui alla sua venuta.
1Pt 3,20-21: Essi avevano un tempo rifiutato di credere quando la magnanimità di Dio pazientava nei
giorni di Noè, mentre si fabbricava l’arca, nella quale poche persone, otto in tutto, furono salvate per
mezzo dell’acqua. Figura, questa, del battesimo, che ora salva voi; esso non è rimozione di sporcizia
del corpo, ma invocazione di salvezza rivolta a Dio da parte di una buona coscienza, in virtù della
risurrezione di Gesù Cristo.
vv 40-41 Lc 23,39-43: Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te
stesso e anche noi!». Ma l’altro lo rimproverava: «Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla
stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto
nulla di male». E aggiunse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In
verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso».
Gn 19,27-29: Abramo andò di buon mattino al luogo dove si era fermato davanti al Signore; contemplò
dall’alto Sòdoma e Gomorra e tutta la distesa della valle e vide che un fumo saliva dalla terra, come il
fumo di una fornace. Così, quando Dio distrusse le città della valle, Dio si ricordò di Abramo e fece
sfuggire Lot alla catastrofe, mentre distruggeva le città nelle quali Lot aveva abitato.
Nm 14,26-31: Il Signore disse ancora a Mosè e ad Aronne: «Fino a quando sopporterò io questa
comunità malvagia che mormora contro di me? Io ho udito le lamentele degli Israeliti contro di me.
Riferisci loro: Per la mia vita, dice il Signore, io vi farò quello che ho sentito dire da voi. I vostri
cadaveri cadranno in questo deserto. Nessuno di voi, di quanti siete stati registrati dall’età di venti anni
in su e avete mormorato contro di me, potrà entrare nel paese nel quale ho giurato di farvi abitare, se
non Caleb, figlio di Iefunne, e Giosuè figlio di Nun. I vostri bambini, dei quali avete detto che
sarebbero diventati una preda di guerra, quelli ve li farò entrare; essi conosceranno il paese che voi
avete disprezzato.
v 42 Mt 26,38-41: Disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me». E
avanzatosi un poco, si prostrò con la faccia a terra e pregava dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi
da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!».Poi tornò dai discepoli e li trovò che
dormivano. E disse a Pietro: «Così non siete stati capaci di vegliare un’ora sola con me? Vegliate e
pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole».
Mt 25,1-13: Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo
sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le lampade, ma non presero con sé
olio; le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo
tardava, si assopirono tutte e dormirono. A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli
incontro! Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. E le stolte dissero alle
sagge: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono. Ma le sagge risposero: No, che non
abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene. Ora, mentre quelle
andavano per comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze,
e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore,
signore, aprici! Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco. Vegliate dunque, perché non sapete
né il giorno né l’ora.
v 43 1Ts 5,2-6: Infatti voi ben sapete che come un ladro di notte, così verrà il giorno del Signore. E
quando si dirà: «Pace e sicurezza», allora d’improvviso li colpirà la rovina, come le doglie una donna
incinta; e nessuno scamperà. Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, così che quel giorno possa
sorprendervi come un ladro: voi tutti infatti siete figli della luce e figli del giorno; noi non siamo della
notte, ...
Ap 3,3.
v 44 Gc 5,7-8: Siate dunque pazienti, fratelli, fino alla venuta del Signore. Guardate l’agricoltore: egli
aspetta pazientemente il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le piogge d’autunno e le
piogge di primavera. Siate pazienti anche voi, rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è
vicina.
Ap 19,7.