Il convegno dell’Osservatorio Sanità e Salute sull’infezione da HCV individua metodiche per la sostenibilità del farmaco antivirale L’Epatite va combattuta e debellata nella società: sia presto disponibile il Sofosbuvir! Laddove la malattia si può eradicare si deve farlo, anche se i farmaci costano molto. Ma si impone una riflessione sulla sostenibilità economica del Sistema sanitario nazionale L’epatite si può combattere con grande profitto, ma i costi rendono questa pratica proibitiva per il nostro sistema sanitario. Siamo in una congiuntura in cui sono messe insieme i massimi profitti in termini di cura dai sistemi farmacologici ma in contempo anche al massimo degli oneri in termini di costo per risolvere su questo tipo di malattia. Su queste premesse Gian Lodovico Rapaccini, dipartimento di Scienze Mediche, Università cattolica del Sacro Cuore, ha dato l’avvio al convegno sulla questione della possibilità di eradicare l’epatite nella nostra società. Presenta l’Osservatorio sanità e salute, che organizza il convegno, Maurizio Neri a nome del presidente Cesare Cursi, presidente. Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha trasmesso un messaggio evidenziando come sia cambiato il quadro epidemiologico negli ultimi anni. Lorenzin informa anche sulla formazione di un gruppo di lavoro contro l’epatite b e c. “Cosa è giusto spendere oggi risparmiando domani”. Questo il problema che il Sistema sanitario nazionale deve risolvere. L’infezione dal epatite C deve essere considerata una malattia sistemica. Ha chiarito Anna Linda Zignego, dipartimento di Medicina sperimentale e Clinica Università degli Studi di Firenze. HCV può infettare il fegato ma anche coinvolgere il sistema immunitario però può essere eradicato, nonostante sia un’infezione complessa. Studi mirati hanno dimostrato che l’eradicazione ha estirpato, nelle popolazioni in cui era somministrato, anche altre patologie determinate dalla stessa casua virologica. Quindi il virus HCV può essere completamente eradicato. Ci si attende che anche le patologie extraepatiche correlate all’infezione l’eradicazione virale si possa confermare anche nelle varie altre condizioni (patologie metaboliche, cardiovascolari, renali e tumorali). Abbiamo vinto molte battaglie contro il virus dell’epatite B. Quindi, cambiamo virus ma non strategia concettuale con Giovanni Raimondo, dipartimento di Medicina Interna dell’Università di Messina. L’epatite B rimane un problema importante. Con il virus C sono i due virus maggiori. Dal punto di vista sostanziale differiscono molto. I dati epidemiologici dicono che l’Italia è una realtà a bassa endemia per l’epatite B. Questo perché sicuramente sono migliorate le condizioni sociali e di igiene. Importante anche l’apporto del vaccino. Oggi possiamo considerati vaccinati solo coloro che hanno meno di trentacinque anni. Il virus B una volta che entra in un organismo ci rimane. Il virus C invece possiamo eliminarlo dall’organismo. Abbiamo l’evidenza di una forte regressione della malattia prodotta da virus di tipo B. Trattando il paziente con epatite B abbiamo una conferma del non ritorno nell’organismo e una buona percentuale di casi in cui non c’è degenerazione in cirrosi o cancro al fegato. In sostanza i pazienti vivono di più e vivono bene. Si può regredire dalla cirrosi epatica. Evidenzia con giustificata enfasi Rapaccini commentando l’intervento di Raimondo. Non c’è ancora un budget dedicato alla lotta al virus contro l’epatite C. La notizia meno ottimistica portata da Antonio Gasparrini, dipartimento di Scienze Mediche dell’Università cattolica del Sacro Cuore. Bisogna avere il coraggio di fare delle scelte di farmaco-economia. Il rapporto nella politica economica dei farmaci è tra farmaci che possono portare avanti il corso di vita per pochi mesi confrontata a questa misura che risolve, guarisce definitivamente da una grave malattia. In tutte le casistiche europee la casistica della HCV è prevalente negli immigrati, nei tossicodipendenti e delle persone in carcere. In questa fascia sociale la diffusione dell’epatite B è meno forte. Lo chiarisce Lorenzo Nosotti, dell’Ambulatorio di Gastroenterologia ed Epatologia INMP di Roma, che si occupa di patologie portate dalla grande ondata di immigrazione pari a cinque milioni di regolari (gli irregolari sono circa un milione probabilmente). Affronta il problema degli effetti del trapianto del fegato Mario Angelico del dipartimento di Medicina, Policlinico Tor Vergata di Roma. Sono molti i casi di recidiva di epatite C in persone trapiantate. Molti anche i casi di ritorno della cirrosi epatica con morte entro l’anno. Decisiva la tempistica per trattare la presenza di epatite o cirrosi nel malato trapiantato, pena il rendere assolutamente inutile il trattamento farmacologico. Il pieno utilizzo dei farmaci contro l’epatite in campo trapiantologico è una priorità non rinviabile. E l’uso di questi farmaci non possono essere concessi solo per uso compassionevole. La necessità dell’uso dei farmaci in relazione all’austerità economica è il tema trattato da Pietro Andreone del dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell’Università degli Studi di Bologna. Un milione e mezzo di persone ammalate di epatite C in Italia. Ci sono patologie in altri organi, fino a neoplasie, nei malati di epatite C. L’Italia è stato il fanalino di coda in Europa per i trattamenti antivirali. Chiaramente il farmaco che eradica la malattia deve essere somministrato prioritariamente ai casi in cui la malattia si è manifestato più a lungo nel tempo. Le priorità si debbono rilevare in casi di urgenza e sono quelli con cirrosi scompensata e epato-carcinoma. Altri non differibili sono quelli con gravi manifestazioni sistemiche e ancora cirrosi scompensata. Sono le tipologie di pazienti sulle quali ci dobbiamo concentrare e a cui dobbiamo dare una risposta al più presto. Quindi sul sofosbuvir bisogna chiarire due cose: Ottimizzare le terapie e chiarire che questo farmaco non può essere somministrato a tutti. Ma al di là di questo impegnare l’Aifa per la produzione di un farmaco sostitutivo. Si dovranno coordinare le prescrizioni. La Senatriche Fabiola Anitori, della commissione sanità, prende l’impegno a farsi carico delle urgenze in campo di sollecitazione per la soluzione delle problematiche emerse. La principale battaglia è la disponibilità del farmaco per eradicare l’epatite c. A nome dell’Istituto superiore di sanità Giovanni Rezza (direttore del Dipartimento malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità), interviene Anna Rita Ciccaglione che guarda all’esperienza di altri paesi europei nella rilevazione dati nazionali aggiornati e conglobanti tutta la realtà del paese, non solo le realtà regionali. La riflessione sulla sostenibilità invece guarda ai passi in avanti che deve fare l’industria ma anche agli organismi istituzionali di controllo e regolazione. Ci aspettiamo di ritrovarci nel futuro davanti a questo problema e la soluzione che riusciremo a trovare fornirà il paradigma per risolvere gli stessi problemi che sicuramente ci troveremo in futuro. (In coda al convegno si sviluppa il dibattito in forma di brevi interventi e repliche per il quale si rimanda al comunicato stampa allegato). Roma, 3 novembre 2014, Biblioteca Camera dei deputati, via del Seminario 76 Sala del Refettorio