IL ROMANTICISMO E MANZONI Origini Il Romanticismo è stato un movimento culturale, artistico e letterario sviluppatosi in Germania, al termine del 18° sec. e poi diffusosi in tutta Europa nel secolo seguente; è stato preannunciato in alcuni suoi temi dal movimento dello Sturm und Drang. Il termine "romanticismo" viene però dall’inglese romantic che, nel 1600, indicava con un’accezione dispregiativa la letteratura romanzesca e cavalleresca dominata dalla fantasia, dalla finzione e dal gusto per le avventure inverosimili . Accanto a questo primo significato si sviluppò e alla fine prevalse nel 18° sec. quello di "pittoresco" riferito non solo a ciò che veniva artisticamente raffigurato ma soprattutto al sentimento che ne veniva suscitato. Temi tipici del romanticismo Temi caratteristici di quasi tutti i campi toccati dal movimento romantico sono: Negazione della ragione illuminista: gli autori romantici esprimono dubbi ed incertezze sulla capacità della ragione di comprendere e controllare la realtà .Nell’era romantica si verifica pertanto un notevole progresso nell'esplorazione dell'irrazionale: i sentimenti, la follia, il sogno, le visioni assumono un ruolo di primaria importanza. Viene altresì rivalutato il ruolo dell’intuizione . Soggettivismo: l’auscultazione dell’interiorità è ciò che permette di andare oltre la superficie della realtà: così come l’illuminista era proiettato fuori, verso il mondo e la società ( direzione centrifuga), il romantico è spinto verso se stesso, o al più verso la natura, che comunque lo riconduce sempre a sé, rivelandogli l’affiorare dell’Assoluto ( direzione centripeta) Esotismo: è una fuga dalla realtà, specie da quella urbano-industriale, avvertita come limitante e non corrispondente a tutte le sfaccettature della condizione umana; è un rivolgere il proprio interesse verso mete esotiche o comunque lontane dai luoghi di appartenenza. Concetto di popolo e nazione: in questo periodo l’individualismo assume tra l'altro, su grandi dimensioni (quindi a livello di stato e/o nazione), l'aspetto del nazionalismo. Legame ancestrale tra individuo e collettività, tra popolo e terra, la nazione è un’idea che acquista nell’Ottocento un valore spesso sacrale, fondato sulla potenza di un sentimento di fronte al quale appaiono deboli le argomentazioni del cosmopolitismo illuminista. Si sviluppa grande interesse per il popolare e le espressioni folcloristiche, spesso unito al desiderio di ricerca delle antiche origini da cui sono sorte le nazioni moderne; da qui il profondo interesse per il Medioevo, così disprezzato dall'illuminismo, che viene considerato come periodo di nascita delle nazioni moderne e che perciò viene molto rivalutato. Riscoperta del sacro: il romanticismo nutre un fortissimo interesse per la fede, le credenze e tutte le manifestazioni del sacro, sottoponendo dunque ad una serrata critica il razionalismo religioso degli illuministi. Studio della Storia: mentre nel Settecento illuminista l’uomo veniva considerato quale essere razionale sempre dotato di dignità a prescindere dal suo particolare contesto storico, in età romantica si recupera una visione dell’uomo in fieri, cioè in costante cambiamento. Si presuppone che l’individuo non costituisca una realtà immutabile, non possieda una natura cristallizzata e assoluta, ma che la sua esistenza sia inscindibilmente legata al tempo e all’epoca in cui trova espressione. Il romanticismo in letteratura Il romanticismo letterario tedesco Il movimento romantico europeo ebbe origine nell’opera di alcuni letterati e ideologi tedeschi della fine del Settecento. Le caratteristiche degli scrittori di questo gruppo furono il disprezzo per tutte le forme dell’arte classica, l’idea di una poesia intesa come immediata adesione alla natura, l’ammirazione verso le fonti primitive dell’arte germanica, l’esaltazione di un tipo di eroe appassionato e ribelle ad ogni legge. Per quanto riguarda gli artisti romantici tedeschi, bisogna dire che in Germania si sviluppò tra il 1770 e il 1785 il movimento dello Sturm und Drang (trad. lett. tempesta e passione) che vantava artisti come Goethe e Schiller; nel 1798 invece nacque ufficialmente il Romanticismo, con la pubblicazione del primo numero del giornale "Athenaeum". Il romanticismo letterario inglese Gli autori romantici inglesi vengono generalmente divisi in due diverse generazioni: una che concerne la fine del 1700, e un’altra che è vissuta nella prima metà del 1800. Della prima fanno parte Wordsworth, legato al concetto di epifania (intesa come riflessione profonda stimolata inaspettatamente da un fatto prosaico e quotidiano), Coleridge, poeta generalmente definito onirico a causa dell'atmosfera suscitata dalle sue opere, nelle quali sembra di essere in un sogno, e Blake, poeta visionario, che vedeva nella natura dei simboli che si qualificavano come chiavi di lettura della realtà. Della seconda generazione si possono considerare poeti come Keats, un nostalgico dell’era classica, Byron , il prototipo del poeta ribelle ed esule, e Shelley, che aveva molto caro il tema della libertà (basti pensare al titolo di una sua opera: Prometeo liberato). Il romanticismo letterario francese L'iniziatrice dei romantici francesi è stata Madame de Stäel, ma soprattutto per il valore letterario sono rilevanti Lamartine, Chateaubriand e Victor Hugo ( Notre-Dame de Paris e Les Miserables ) Il romanticismo letterario italiano In Italia alcuni elementi tipici della nuova sensibilità romantica si possono già trovare anticipati in Ugo Foscolo (però intrecciati ad elementi che rimandano al classicismo) ed anche in Vittorio Alfieri che ebbe alcuni tratti romantici, sia nella sua tormentata biografia, sia nell’estensione dell'ideale letterario a fatto politico e sociale della rinascita dell'Italia. La data d'inizio vera e propria del romanticismo italiano è però il 1816: nel gennaio di tale anno, infatti, Madame de Stäel pubblicò su Biblioteca Italiana un articolo (Sulla maniera e l'utilità delle traduzioni) nel quale invitava gli italiani a conoscere e tradurre le letterature straniere come mezzo per rinnovare la propria cultura. Successivamente alcuni letterati si staccarono dalla Biblioteca Italiana, rivista a carattere conservatore, e fondarono nel 1818 il Conciliatore, rivista diretta da Silvio Pellico con Ludovico Di Breme,, Pietro Borsieri, Giovanni Berchet e Ermes Visconti. Ma intanto stavano già diffondendosi nella penisola le prime istanze risorgimentali, alle quali risulterà strettamente legata buona parte della produzione romantica italiana. ALESSANDRO MANZONI Alessandro Manzoni nacque nel 1785 a Milano, da Pietro e da Giulia Beccaria, figlia del celebre giurista Cesare, autore di Dei delitti e delle pene. Dopo la separazione dei genitori, il giovane Alessandro andò a studiare presso i migliori collegi religiosi: prima dai Padri Somaschi, e poi presso i Padri Barnabiti. Una volta terminati gli studi si introdusse senza difficoltà nella ricca e colta società milanese. Strinse rapporti d'amicizia con i più noti letterati dell'epoca. Nel 1805 si ricongiunse alla madre, che si era trasferita a Parigi e conviveva con Carlo Imbonati, al quale Manzoni dedicherà un carme in versi sciolti in occasione della morte (In morte di Carlo Imbonati). A Parigi Manzoni trascorse cinque anni, durante i quali ne frequentò i maggiori letterati. Nel 1808 durante un soggiorno a Milano conobbe e sposò la giovane Enrichetta Blondel, una fanciulla ginevrina, di religione calvinista. Fu proprio l'esempio della religiosissima consorte che lo spinse ad una profonda meditazione sui problemi morali e religiosi. La conversione alla religione cattolica avvenuta nel 1810, è a ragione considerata uno degli eventi più significativi nella vita dell'autore, da cui scaturì una vera e propria rigenerazione spirituale ed artistica. Nello stesso anno Manzoni abbandonò la capitale francese, facendo ritorno a Milano. Ebbe inizio un periodo relativamente breve di creatività artistica. Di questi anni è, infatti, la composizione degli Inni Sacri, delle due tragedie Il conte di Carmagnola e l'Adelchi. Quando nel '21 la rivoluzione piemontese contro l'Austria premeva ai confini della Lombardia, Manzoni compose l'ode Marzo 1821, che pubblicò solo nel '48 dopo gli episodi delle Cinque giornate di Milano. Nello stesso anno moriva nell'isola di Sant'Elena Napoleone Bonaparte al quale dedica Il Cinque Maggio. La prima edizione del suo romanzo I Promessi Sposi, risale al 1827, in seguito alla quale decise di recarsi a Firenze per immergersi nella lingua toscana parlata. Tornò a "sciacquare i panni in Arno" altre volte prima della stesura definitiva avvenuta nel 1840. Mortagli nel 1833 la moglie amatissima, il Manzoni passò più tardi a nuove nozze con la contessa Teresa Borri Stampa. Nel 1859 con la liberazione della Lombardia il re Vittorio Emanuele II lo elesse presidente dell'Istituto lombardo, e nel '60 arrivò la nomina di senatore come riconoscimento del forte sentimento patriottico dimostrato. Nel 1861 si recò a Torino per la proclamazione di Roma capitale del regno d'Italia, della quale nel 1872 fu nominato cittadino onorario. Morì a Milano nel 1873. I PROMESSI SPOSI: CONSIDERAZIONI GENERALI Genesi dell'opera 1821 – 1823: prima stesura, in quattro parti, di Fermo e Lucia 1824 – 1827: seconda stesura e pubblicazione dei Promessi Sposi in tre volumi ("ventisettana") 1827 – 1842: revisione della seconda stesura e pubblicazione a dispense 1840 – 1842: Il romanzo compare nella stesura definitiva. L'apocrifo Nell'introduzione ai Promessi Sposi, con l'ausilio di un falso manoscritto seicentesco, Manzoni ricrea con intenti realistici l'affresco di una società , nella quale il malcostume , la delinquenza, l’ignoranza e la superstizione sono ovunque dilaganti . Manzoni accenna poi agli accurati studi che egli condusse per ritrarre con fedeltà le condizioni morali, sociali, economiche e politiche della Lombardia seicentesca, governata dagli spagnoli in maniera arbitraria. Le influenze Quando il Manzoni si accinse alla stesura dei Promessi Sposi, il romanzo in Italia oscillava tra le esperienze classiche e quelle romantiche ed i romanzi storici si accentravano sulla vita di grandi personaggi (es. D'Azeglio scrisse Ettore Fieramosca). Dall'Inghilterra giungeva però l’eco dei romanzi storici di Walter Scott, il cui romanzo più celebre, Ivanhoe, fu sicuramente letto ed apprezzato dal Manzoni. Ivanhoe e I Promessi sposi:differenze Quando il Manzoni si apprestò alla stesura del suo romanzo, conosceva l'opera dello Scott, ma tra i due scrittori vi era un'abissale diversità non solo di intenti, ma anche dì impostazione. Infatti, mentre l'opera dello scozzese fu intesa soltanto a divertire, il lombardo fece dei Promessi Sposi un romanzo a tesi storica, sociale, religiosa, morale, in una parola un romanzo didascalico. Nei Promessi Sposi il Manzoni usò un senso della verità ed una fedeltà storica, nonché un approfondimento psicologico del tutto sconosciuti allo Scott, che si limitò ad usare uno sfondo storicamente determinato per le vicende dei suoi romanzi, senza altro fine se non quello di creare un ambiente plausibile e pittoresco nel quale inserire i suoi personaggi. Manzoni, invece, analizza le condizioni sociali in un'epoca dì governo arbitrario, di anarchia feudale e popolare, con una legislazione stravolta dalle prevaricazioni, un'epoca dì ignoranza profonda, pregiudizi e superstizioni, di carestie e pestilenze. Cogliendo le linee essenziali dell'epoca e svolgendole, il Manzoni realizzò la fusione del "vero" storico con il vero ideale, etico, cristiano. Il primo romanzo moderno I Promessi Sposi costituiscono il primo romanzo moderno della letteratura italiana, la quale, fino a quel momento, aveva prodotto opere oratorie, magniloquenti come Le ultime lettere di Jacopo Ortis di Ugo Foscolo e, comunque, assai lontane dalla realtà. Nei secoli precedenti era stato popolare solo il romanzo narrativo in ottave. Il Manzoni, avvicinandosi di proposito alla realtà umana, produsse un'opera che tutti, anche i non letterati, potessero capire ed apprezzare. Nei Promessi Sposi la situazione di un'epoca Nell'opera, l'intreccio degli avvenimenti appare naturale, poiché l'autore osservò nella vita reale le reazioni ed il modo di agire e di pensare degli uomini in relazione ai tempi, ai luoghi, alla condizione sociale. Il romanzo con la rappresentazione delle prepotenze paesane e spagnolesche ispira al lettore un'avversione profonda per ogni prevaricazione, in particolare per la dominazione straniera e, di conseguenza, per quella austriaca del tempo, nonché una viva pietà per gli oppressi di ogni condizione sociale ed un vivo interesse per l'uguaglianza civile. Nonostante ciò, il discorso strettamente politico appare più suggerito che evidente, volendo dichiaratamente il Manzoni illustrare i valori comuni di ogni epoca. L'ideale etico e religioso L'ideale etico e religioso, comune a quasi tutte le opere del Manzoni, permea nei Promessi Sposi la vicenda non con declamazioni dottrinali ( come, ad esempio, negli Inni Sacri), bensì con il rappresentare gente, fatti, azioni quotidiane da cui traspaiono valori e disvalori. Manzoni vede sopra la società la Divina Provvidenza che guida le azioni degli uomini e prepara il destino di ciascuno: fili invisibili legano ogni personaggio alla volontà divina: gli uomini si credono liberi, padroni di sé e delle proprie azioni, invece fanno ciò che Dio ha previsto per loro e quando derogano da tale condotta ecco il male (San Tommaso). La rappresentazione dei personaggi Manzoni volle che i personaggi immaginati fossero verosimili e tali da rappresentare la realtà del secolo ed anche che i personaggi realmente esistiti ( Ferrer e il Cardinal Federigo Borromeo) fossero resi con la massima fedeltà. L'intento fu quindi di rappresentare i costumi del '600, ma con una ampiezza di vedute ed un approfondimento psicologico tale da poter essere riferiti ad ogni tempo, con l'ideale di dare un esempio di morale cristiana. Tra finzione e verità storica La vicenda è immaginaria e la maggior parte dei personaggi è inventata, anche se, probabilmente Gertrude corrisponde a Virginia de Leyva, l'Innominato al temuto Bernardino Visconti, Egidio al famigerato Giampaolo Osio ed in Fra' Cristoforo è forse adombrata la figura di Alfonso III d'Este , convertitosi alla Chiesa dopo una vita dissipata, mentre il Cardinale Borromeo e il Ferrer sono personaggi scrupolosamente storici. La credibilità storica e lo studio dei personaggi Questo romanzo si può definire storico non tanto per le figure realmente esistite e fedelissime che contiene, ma assai di più per la credibilità storica dei personaggi, i quali, pur non essendo esistiti, incarnano tipi e classi sociali di un secolo. Si può però anche definire, in subordine, romanzo psicologico per la cura minuziosa che il narratore ha dedicato allo studio dei personaggi, indagati e descritti dettagliatamente nei loro pensieri più nascosti, nelle loro motivazioni, nei loro gesti e nei loro comportamenti. I dialoghi I dialoghi sono animatissimi e a ciascun personaggio sono attribuite le parole e le espressioni che gli convengono per età, per condizione, cultura, stato d'animo, educazione. Anche la società tutta brulica in queste pagine, rappresentata nel carattere molteplice delle sue comparse e dei suoi personaggi collettivi: l'eccelso e il misero, il prepotente ed il vile, il rassegnato, il disperato, la collettività delle strade, l'umore vario e spesso imprevedibile del popolo, la volubilità, la gioia, i timori, le suggestioni, i drammi della folla. La disposizione degli eventi Il romanzo si presenta distinto, non tanto per volontà dell'autore quanto in base agli eventi, in tre parti: Prima parte ( cap. I - VIII ) : questa parte è detta anche sequenza o fase borghigiana, in quanto ( quasi ) tutti gli eventi si svolgono nello scenario del piccolo borgo ( anonimo) di Renzo e Lucia. La narrazione procede essenzialmente per scene, comprendendo una durata della storia di tre giorni, seppur ampliata dal frequente utilizzo del flash-back (vedi ad esempio, la lunga digressione sulla vita di Lodovico/Cristoforo). Seconda parte (cap. IX – XXVII) : la macro-sequenza si apre con due capitoli pressoché interamente dedicati al caso di Gertrude, forzata dall’epoca e dalla famiglia a diventare monaca ( romanzo nel romanzo). Renzo e Lucia, dopo l’addio monti, sono costretti a separarsi e da qui in poi il narratore ne segue separatamente le vicende, dando vita quasi a due romanzi paralleli e simultanei. Lo scenario narrativo si amplia, sconfinando dalla campagna alla città, visti come due mondi opposti, così come pure si amplia il tempo considerato, che non è più dell’ordine di qualche giornata, ma di diverse settimane, tanto che il narratore deve procedere anche per sommari ed ellissi. Inoltre, si acuiscono per i due protagonisti le difficoltà ed il conseguimento dell’oggetto del desiderio ( matrimonio) appare sempre più lontano. Terza parte (cap. XXVIII - XXXVIII) : sono questi i capitoli da cui traspare con particolare evidenza il carattere storico del romanzo, con l’irruzione di grandi e drammatici eventi, quali la guerra e la peste. I personaggi individuali sembrano quasi defilarsi per lasciare il posto alla rappresentazione del quadro collettivo, osservato con fedeltà e rigore, frutto del dichiarato ricorso del narratore alle fonti storiche seicentesche. Si perviene infine alla catarsi: bene e male trovano la loro giusta conseguenza e la Provvidenza dà il giusto compimento agli eventi: Padre Cristoforo scioglie il voto di Lucia, l'Innominato volge in bene il male fatto, Don Rodrigo muore, Renzo e Lucia si sposano. Non c’è però niente di sdolcinato e di definitivamente acquisito nel lieto fine che chiude il romanzo. Lo stile narrativo Nel romanzo, che il Manzoni pubblicò tra il 1840 ed il 1842, con poche modifiche sostanziali rispetto alle stesure precedenti, ma con notevoli correzioni linguistiche e di stile, secondo il gusto della lingua fiorentina , sono contenute tutte le espressioni dell'arte narrativa: dialogo e narrazione, soliloqui, scene familiari e di massa; vi sono l'analisi psicologica e la sintesi storica ed anche i toni sono i più disparati, passando dal discorsivo al drammatico, dal quotidiano al solenne, dal bonario, all’ironico e all'umoristico.