Genetica dell’emocromatosi ereditaria (HH) Paola Grammatico (Prof.Associato di Genetica Medica, Università “LA Sapienza”, Roma) L’emocromatosi è una malattia ereditaria del metabolismo del ferro, a trasmissione generalmente autosomica recessiva, causata da un eccessivo assorbimento di questo metallo da parte della mucosa intestinale con conseguente progressivo accumulo in vari organi e tessuti, prevalentemente nel fegato. La HH è una delle patologie genetiche più frequenti nei caucasici e raggiunge nelle popolazioni originarie dal Nord Europa una prevalenza di 1/100 -1/400 individui. Il gene HFE, localizzato sul cromosoma 6p, identificato nel 1996 mediante clonaggio posizionale, è il principale responsabile dell’HH e le due mutazioni più frequentemente riscontrate sono la C282Y e la H63D. La maggior parte dei pazienti è omozigote per la mutazione C282Y; il 5-7% è eterozigote composto C282Y/H63D, mentre gli omozigoti H63D sono rari ed hanno una forma di malattia molto lieve. La terza mutazione riscontrata con una frequenza significativa nei soggetti con sovraccarico primario di ferro è la S65C. Anche la condizione di eterozigosi composta C282Y/S65C può associarsi ad una forma lieve di HH. Sono state individuate ulteriori alterazioni a carico del gene HFE, ma in genere sono mutazioni private o ristrette a particolari aree geografiche; alcune di queste mutazioni sono state identificate in pazienti italiani. Mentre nei paesi del nord Europa la quasi totalità dei soggetti con HH presenta uno dei genotipi sopra menzionati, in Italia e in altri paesi del Sud Europa, più del 30 % dei pazienti mostra un genotipo definito anomalo ovvero non è portatore di alcuna delle mutazioni note del gene HFE, o è eterozigote. Questo riscontro ha portato ad ipotizzare che ulteriori mutazioni a carico del gene HFE, o alterazioni a carico di altri geni, possano essere coinvolti nella HH in Italia ed in altri paesi. L’emocromatosi giovanile è stata la prima forma riconosciuta di emocromatosi non associata al gene HFE; il gene responsabile, non ancora individuato, è localizzato in 1q. L’dentificazione, nel 1999, del gene TFR2 e la successiva dimostrazione di mutazioni in questo gene in due famiglie del sud Italia con sovraccarico di ferro, aveva fatto inizialmente supporre che TFR2 fosse il gene responsabile di HH nei soggetti con genotipo anomalo. Ma, anche se ulteriori 2 mutazioni di TFR2 sono state identificate, solo rarissimi casi di HH sono determinati da alterazioni di TFR2. . Infine è stata recentemente identificata una forma rara di HH a trasmissione autosomica dominante, determinata da mutazioni del gene SLC11A3 o ferroportina. Sebbene, quindi, le nostre conoscenze sulla eziopatogenesi dell’HH, siano notevolmente progredite, è probabile che, in una buona percentuale dei casi, siano coinvolti uno o più geni, a tutt’oggi sconosciuti. Recentemente è stato segnalato il possibile coinvolgimento del gene dell’epcidina nel sovraccarico massivo di ferro nel topo knock-out per il gene Usf2 adiacente all’epcidina. Allo scopo di contribuire alla identificazione di nuovi geni coinvolti nel determinismo dell’HH nell’uomo, il nostro gruppo, ha condotto una analisi di sequenza del gene epcidina in pazienti negativi per le principali mutazioni del gene HFE e per la mutazone Y250X del gene TFR2. Nel campione finora analizzato non sono state riscontrate mutazioni e ciò sembra indicare al momento che, nell’uomo, l’HH non dovrebbe essere correlata a mutazioni della porzione codificante di questo gene. Un ulteriore aspetto emerso negli ultimi anni è la estrema eterogeneità del quadro clinico dei soggetti omozigoti C282Y, che, indipendentemente dall’età, presenta uno spettro che varia da forme completamente asintomatiche a quadri di HH di notevole gravità. Fattori ambientali come l’abuso di alcool, infezioni virali, patologie concomitanti, ma anche ulteriori fattori genetici, identificabili in polimorfismi a carico di geni modulatori (es. aptoglobina HP1/HP2; Tumor necrosis factor TNFA), possono condizionare notevolmente l’andamento clinico della patologia.