LE MAGAGNE DI SANTO STEFANO D'AVETO E LE .....ALTRE ! Non è la prima volta che il nome di questa piccolissima frazione del piccolo comune di Santo Stefano d'Aveto, in provincia di Genova, ai confini con la provincia di Parma e con quella di Piacenza, assurge anche per motivi, che sembrano forse futili, ma non lo sono, alla cronaca giornalistica. Difatti nel 1978, quattro giorni prima di ferragosto, un quotidiano nella cronaca locale, titolava : "OTTO COMANDAMENTI DEL PARROCO DI AMBORZASCO". Il Parroco, don Gerolamo Traversoni, imitava addirittura un suo sommo antichissimo predecessore, e alle 120 famiglie che facevano di Amborzasco la frazione, a quel tempo,turisticamente più frequentata di Santo Stefano d'Aveto, dalla cima del vicino Monte Penna che sovrasta quasi il paesino, ebbe in un momento in cui si sentiva particolarmente ispirato, coniato i "Comandamenti per il turista o villeggiante" e scrittili in bella calligrafia su di un foglio con tanto di timbri, li rese noti esponendoli all'interno del prezioso portale della Parrocchia, in bella vista. Vi si leggeva. " Avvertenze" (sottolineato) - VILLEGGIANTI E TURISTI - Alla cortese ospitalità corrisponde la vostra maniera gentile perciò: 1 - Tenete presente il dovere degli ospiti; 2 - evitate rumori e schiamazzi inutili per un soggiorno riposante e tranquillo; 3 - rispettate in pubblico, nelle abitazioni private le tradizioni cristiane e religiose della popolazione che vi ospita; 4 - evitate mode e contegni irriguardosi, scomposti o indecenti, perchè personalità, dignità, buon costume sono bandiere da non oltraggiare; 5 - rispettate piante, frutta, colture in genere; 6 - non disseminate nei pascoli recipienti di vetro e rottami, per l'incolumità delle persone e del bestiame; 7 - procurate che il vostro contegno lasci un buon nome fra la popolazione che vi ospita; 8 - la vostra educazione e la buona creanza, saranno il segno della vostra intelligenza. I "Comandamenti" molto inopportuni, per nulla supportati da alcuna giustificazione plausibile e sensata e oggi, potremmo definire, di puro stampo fondamentalista, forse,più degli stessi "villeggianti", non abituati ai sermoni, stupirono e un poco offesero i residenti, che come i villeggianti erano ciononostante probi cittadini desiderosi solo di quiete e tutti costrinsero il prete a non poche animate spiegazioni e susseguenti giustificazioni, e più di una persona giurava di averlo visto nuovamente sulla cima del Monte Penna mentre, pensieroso, si grattava la testa. Tra l'altro il prete dimenticò nei Comandamenti, quello che imponeva l'allora "tassa di soggiorno", il cui introito andava alla Azienda Autonoma Soggiorno e Turismo, ma a completare la "decina" provvide comunque ( dopo l'Autorità Religiosa quella Politica) l'allora sindaco della Democrazia Cristiana dott. Luciano Sardi, e quindi: 9 - I soli turisti dovranno pagare una tassa per il ritiro dei rifiuti di circa lire 10.000; 10 - Gli stessi turisti NON fruiranno del ritiro a domicilio, ma dovranno recarsi 500 metri fuori del paese e depositare i loro sacchetti nella apposita gabbia (infufficente a contenere i rifiuti di 120 famiglie che continueranno, in parte, a essere gettati in un vicino ruscello...): A quel tempo le ringhiere e anche le panchine erano ben pitturate, il giardinetto per i bimbi accogliente,l'acqua di Amborzasco era eccellente(ilisir di lunga vita, dicevano i residenti fra i più longevi della Valle), il latte appena munto e che arrivava anche dai Casoni era una delizia, il formaggio di "casa", i funghi, quando c'erano e su tutto aleggiava quel buon profumo di erba e di fieno e l'odore caratteristico, forte, ma buono delle stalle tenute bene. Alla sera, lungo l'unica breve sassosa e sconnessa viuzza e sulla piazzuola della chiesa di quel prete, poco tollerante, razzolavano e cicaleggiavano le signore villeggianti con i capelli turchini e i scialli bianchi sulle spalle, assieme alle donne locali sempre vestite di scuro, con i grembiuli a fiorellini dai colori sbiaditi e il fazzoletto nero in testa, e poi i bimbi, i ragazzi e i vecchi. A quel tempo c'erano tre "botteghe" con il telefono, due o tre osterie anche loro con il telefono. Uno era pubblico. Alla televisione si prendeva solo uno o due canali, e quando si andava a ballare a Santo Stefano al Groppo Rosso o all'Hotel SIVA ci si metteva l'abito da sera. Da Genova, via Chiavari, arrivava alla sera un pulman che si chiamava "gran turismo" e l'autista aveva il berretto con la visiera e la cappa bianca che sembrava un dottore. Oggi, è vero, le ringhiere sono arrugginite, divelte; a volte non ci sono per niente; ma non solo quelle di Santo Stefano ma anche quelle delle strade gestite dalle Province e dall'ANAS; i muretti rotti restano tali così come tante frane, mancano i paracarri e quelli abbattuti non vengono rimpiazzati, le cunette sono piene di sterpaglie e di terra, mancano le righe binche di mezzeria e ai bordi delle strade, e ciò mette in seria difficoltà l'automobilista specie di notte quando c'è la nebbia nelle strade dell'appennino. Alcune piccole vie di comunicazione sono quasi impraticabili. A quel tempo i paesi dell'entroterra erano popolati, migliaia di famiglie, c'era la vita, si lavorava e si viveva modestamente ma con grande dignità. Oggi, quasi tutti i paesi dell'Appennino sono stati abbandonati, sono spariti i villeggianti, le botteghe e le osterie hanno chiuso i battenti, anche le scuole stanno chiudendo. All'inverno, in alcune località, sono rimasti "quattro" vecchi, quelli con le possibilità, hanno traslocato in qualche residenza protetta o casa alloggio della costa, altri sono con i figli in città: Non ci sono più le stalle. Non ci sono più i telefoni pubblici, ed in alcune valli, per esempio nella Valle Taro, tra il Passo del Bocco e Bedonia, non c'è neppure la copertura radioelettrica e di conseguenza i telefoni cellulari non funzionano, il che comporta gravi disagi in caso di necessità di dover comunicare e determina gravi rischi per la incolumità delle persone e la sicurezza pubblica. E i preti? Sono rimasti in pochi, molto pochi, e forse ad Amborzasco non c'è più. Forse in una buia e umida sacrestia, in un cassetto di una polverosa scrivania, ormai ingiallito dal tempo, ci sarà il foglio con gli "otto comandamenti". Le "magagne di Santo Stefano e le ... altre". - I grandi PROBLEMI dell'entroterra irrisolti. I programmi elettorali, quasi mai onorati. Le "soluzioni d'avanguardia" per il rilancio delle comunità montane che amministratori d'assalto hanno strombazzato sulla stampa e alle televisioni locali, idee utopistiche destinate a rimanere neli libri dei sogni, tipo (dal Secolo XIX del 1 febbraio 2001- sette colonne, fondo pagina) "neve artificiale a Santo Stefano d'Aveto..." Se in alcuni comuni, le "magagne" non vengono risolte, la responsabilità è inequivocabilmente identificata. J.F. Kennedy diceva: "non chiederti che cosa il comune può fare per te. Chiediti, piuttosto, che cosa puoi fare tu per il comune": Ecco. E' solo questo che possiamo fare noi, denunciare quei sindaci che sono più attenti ed inclini ad arraffare gettoni di presenza ed indennità di carica oltre a quelle giustamente spettantegli, con altre nomine o "presidenze", anzichè espletare i programmi elettorali per i quali sono stati eletti, dedicarsi con diligenza e passione ai propri cittadini,impegnandosi per risolvere interessi comuni atti a migliorare e difendere una dignitosa civile qualità della vita, e per la difesa dell'ambiente naturale contro ogni forma di degrado ed offesa della natura. Cav. Sergio M. Redaelli coordinatore MOVIMENTO APPENNINO DEMOCRATICO