Dmitri Sostakovich L'aspetto e l'atteggiamento di Sostakovic erano molto pensosi, fin dagli anni del Conservatorio, come attesta la descrizione di uno scrittore sovietico, Fedin, che assistette alle sue prime esperienze: «Era curioso vedere il ragazzo magro, le labbra sottili e serrate, il nasino un po' grifagno, con gli occhi nascosti da un paio di occhiali fuori moda. Taciturno, scontroso, attraversava la sala e si sedeva al pianoforte, con le punte dei piedi che non toccavano terra. In virtù di un prodigio che ignoro, in virtù di non so quale capriccio della natura, il ragazzetto magro, una volta seduto al pianoforte, diventava un uomo dalle mani vigorose, dal ritmo irresistibile; un musicista ricco di audacia. Suonava proprie composizioni, influenzate dalla musica moderna: erano pagine inattese che inducevano a interpretare i suoni come manifestazioni teatrali, dove tutto si faceva tangibile, evidente: il ridere come il piangere. La sua musica parlava, qualche volta chiacchierava, con accenti provocatori, ma chi aveva orecchi sensibili poteva già scorgere il futuro Dmitrij Sostakovich». (menzione d’onore al concorso Chopin a Varsavia, vinto dal compagno di studi Lev Oborin). Dal canto suo, Glazunov dava allo studente il massimo dei voti in composizione. Nel 1925 scrisse: «Doni di creatore evidenti e impressionanti. Molta immaginazione e invenzione nella sua musica. Si trova in un periodo di ricerca. E’ ammesso a passare nella classe di composizione libera». L'atmosfera del Conservatorio, gelido per la mancanza di riscaldamento nei tempi duri del doporivoluzione, era tuttavia piena di entusiasmo: «Ricordo questi anni con infinita tenerezza e con calore. Ascoltavamo molta bella musica, ne eseguivamo noi stessi, poiché tutti i miei compagni ne erano entusiasti come me. Eravamo pronti a fare dieci chilometri a piedi, a saltare il pranzo, per ascoltare o per aver l'occasione di suonare una composizione che ancora non ci era nota. Tra i miei condiscepoli c'erano gli appassionati del pianoforte a quattro mani e perciò ebbi l'occasione di eseguire una quantità di partiture classiche con Feldt (attuale direttore dell'orchestra al teatro Kirov) e col compianto Malakhovskij». Nel 1922, la morte del padre: Dmitri si trovò a dover aiutare le finanze familiari con un mestiere che fu tipico di tanti giovani musicisti del primo novecento: l'accompagnatore al pianoforte di pellicole cinematografiche mute. Eccellente pianista, il giovane Sostakovich compì un tirocinio curioso, ma utilissimo per esercitare le sue doti di improvvisatore e di compositore. Fu Glazunov ad allontanarlo da questo lavoro, procurando al giovane, appena diplomato in pianoforte, una borsa di studio della Fondazione Borodin, che era finanziata dai diritti del Principe Igor. Egli scrisse in seguito: «Non so per quale ragione, poco tempo dopo la mia uscita dal Conservatorio, fui assalito da dubbi sulla mia vocazione. Incapace di comporre, distrussi quasi tutti i manoscritti in un accesso di disillusione. Adesso mi dispiace, perché fra le partiture gettate nel fuoco figurava quella dell'opera ispirata a Puskjn (Gli Zingari)». Nel giro di pochi anni l'esecuzione della Sinfonia n. 1, avvenuta il 12 maggio 1926 a Leningrado, sancì la fama dell'appena ventenne musicista non soltanto in patria, ma anche all'estero, dove alcuni grandi direttori d'orchestra come Toscanini, Stokowsky e Bruno Walter accolsero la composizione nei loro programmi. 1935 - Dopo l’opera “Lady Macbeth del distretto di Mzensk” l’accusa di formalismo: “Come era possibile accusare di sterile formalismo la musica che proveniva da un cuore sanguinante che si apriva senza reticenze?” 1936 – IV sinfonia, durissima; concerto annullato, consiglio di non eseguirla; rimasta ineseguita per moltissimi anni. E’ una visione profetica di quello che l’Europa stava per affrontare. 1937 – KGB Non è un caso che egli fosse attratto dai temi tragici e dai conflitti. Nel comporre la sua musica S. ha posto accanto a temi individuali e soggettivi quelli collettivi e nazionali. Ha parlato della tragedia dell’individuo in un mondo crudele che minaccia l’esistenza del genere umano. La guerra è stata la prova più dura non personalmente, ma per le sofferenze del popolo. 1941 – VII Sinfonia. “La mia settima sinfonia si ispira ai tragici avvenimenti del 1941, alla nostra lotta contro il nazismo e alla sua vittoria. La dedico anche a Leningrado, la mia città nativa”. “Non l’ho mai potuto dire in pubblico, ma odio tutto il fascismo, non solo quello tedesco. La gente ama dire che prima della guerra tutto era perfetto, finché Hitler non ci ha disturbati. E’ vero: Hitler è un criminale. Ma lo è anche Stalin. Si chiama Sinfonia di Leningrado ma non parla solo dell’assedio. Riguarda anche la Leningrado distrutta da Stalin che Hitler sta solo cercando di finire”. 1944 – Trio n. 2 op. 67 (dal web) Portato a termine nel 1944, il Trio per violino, violoncello e pianoforte op. 67 di Dimitri Shostakovich è uno dei massimi capolavori della musica da camera del Novecento, e porta chiarissimi su di sé i segni dei giorni amari e disperati in cui fu composto. La motivazione originaria dell’opera è costituita dall’omaggio del compositore alla memoria del suo più caro amico, Ivan Ivanovic Sollertinskij, morto in un campo di concentramento nazista. Apprezzato musicologo, Sollertinskij era celebre per il suo spirito indipendente e antidogmatico: durante la “campagna antiformalistica” era stato risolutamente al fianco di Shostakovich. In termini musicali, egli viene ricordato dal compositore nella melodia, enunciata dal violoncello nel registro acuto (suoni armonici) con sordino, che apre l’Andante iniziale, un tema di carattere tipicamente russo e popolare. Il Moderato che segue senza soluzione di continuità ha invece un carattere elegiaco ed intimamente drammatico. Dopo i toni grotteschi dell’Allegro ma non troppo, otto minacciosi accordi del pianoforte (Largo) introducono una melodia desolata e dolorosa cantata da violino e violoncello, nella quale la tragedia sembra giungere al suo compimento. Il Trio si conclude poi con un Allegretto, dalla scansione ritmica accentuatamente marcata, sorta di danse macabre di allucinata fissità. (esistono circa 70 incisioni discografiche del Trio) I mov. – tema di Sollertinsky, lunga risalita dei suoni dalle note gravi, tema “di slancio”, tema infantile; rielaborazione dei temi in chiave drammatica e allucinata. II mov. – Mephisto Waltz; tema ballabile presto trasfigurato, parti divergenti; trio più popolare e ancora più accentato e ritmato. III mov. – accordi pianof. Che ricordano campana a morto; tema tragico e commosso, dialogo tra gli archi. Cadenza da marcia funebre. IV mov. – danza della morte giudaica (interesse per la poesia e la cultura ebraica), che diventa una marcia tragica (altro tema ricorrente nelle sue composizioni), i ritmi si sovrappongono e diventano gruppi dispari, da 5 o da 7 battiti o cellule; sonorità misteriose, grande crescendo fino all’esplosione della cadenza, dove torna concitato il tema di Sollertinsky del I mov; quinte parallele, dia-bolum; ancora marcia tragica; di nuovo gli accordi della campana a morto del III mov; finale con accordo di mi MAGGIORE, piccola apertura alla speranza che non tutto sia vano.