SETTEMBRE 1943 IL MESE NERO PER CEFALONIA
La Divisione di Fanteria Acqui
Tra tutte le grandi unità italiane coinvolte nelle vicende dell’armistizio dell’8 settembre 1943,
la Divisione Acqui ebbe il destino più drammatico.
Nel mese di settembre del 1943, in Grecia l’11a Armata italiana del Generale Carlo
Vecchiarelli, con Comando ad Atene era alle dipendenze operative del Comando tedesco Gruppo
Armate del Sud-Est a Salonicco e i suoi Corpi d’Armata avevano, all’interno del loro schieramento,
Divisioni tedesche.
Schierata nelle isole di Cefalonia e di Corfù la Divisione Acqui aveva una forza nominale di
circa 12 mila uomini, che includevano numerosi reparti di supporto dei Reali Carabinieri, della
Regia Guardia di Finanza e della Regia Marina. All’annuncio dell’armistizio, dopo gli iniziali
momenti di disorientamento e di attesa, derivati essenzialmente dall’incoerenza tra il proclama di
Badoglio, gli ordini del comando dell’11a Armata e le direttive del Comando Supremo, prevalse la
volontà della resistenza armata, espressa palesemente da una parte della truppa e soprattutto degli
ufficiali.
I combattimenti contro i Tedeschi, iniziati in seguito ad un infruttuoso tentativo di negoziato,
si protrassero a Cefalonia dal 14 al 22 settembre e a Corfù sino al 25. Fu una lotta senza speranza
data la superiorità aerea del nemico, che nel frattempo aveva proceduto ad occupare tutta la Grecia
e l’Albania. Nessun aiuto giunse dall’Italia, in quanto il Comando Alleato anglo-americano, molto
impegnato nel territorio italiano non poté inviare aerei e navi in soccorso alle truppe della sfortunata
Divisione. Su Corfù divenne possibile, data la maggiore vicinanza alla Puglia, far intervenire alcuni
aerei della Regia Aeronautica, che causarono dure perdite ai Tedeschi ma non bastarono a
sovvertire l’esito degli scontri né ad impedire che due torpediniere inviate in aiuto all’isola fossero
affondate dagli aerei tedeschi.
Dopo la resa dei due presidi italiani, i Tedeschi misero in atto una crudele rappresaglia che
portò alla fucilazione di quasi tutti gli ufficiali, incluso il loro Comandante, il Generale Antonio
Gandin, e di numeroso personale di truppa. Ma la tragedia continuò. Nel corso del trasporto dei
prigionieri italiani sul continente greco, tre navi urtarono su mine e colarono a picco. Nel disastro
perirono circa 3.000 uomini dell’Acqui. I quattro Reggimenti (17°, 18° e 317° Fanteria, 33°
Artiglieria) inquadrati nella Divisione, per la resistenza opposta ai Tedeschi, hanno ottenuto la
Medaglia d’Oro al Valor Militare.
Numerose anche le Onorificenze individuali, prima fra tutte quella d’Oro concessa al
Generale Gandin.