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Pediatria Naturale
Bambini: allarme psicofarmaci
Arrivano nelle scuole i questionari per identificare i bambini iperattivi, la
nuova sindrome inventata dalle multinazionali dei farmaci.
Se i nostri figli soffrono nell’affrontare i disagi dell’età, se sono bambini entusiasti o
vivaci, se sono adolescenti timidi o, al contrario, intrepidi, meglio sapere che c’è chi ha
già preparato per loro una pasticca per farli rientrare nei ranghi.
In Italia il ministero della salute ha trasformato una droga, il Ritalin (derivato
dell’anfetamina), in una «medicina», ammettendone la prescrizione anche per i
bambini in tenera età qualora siano afflitti da una malattia, contestata da molti e dai
tratti assai indefiniti ed ambigui, chiamata Adhd, disordine da iperattività e deficit
dell’attenzione.
Così, mentre si viene a sapere che psicofarmaci come il Prozac o il Paxil (inibitori della
serotonina) sui bambini hanno l’effetto di indurre al suicidio ed aumentare
l’aggressività1-2, assistiamo all’ingresso, con tutti gli onori, del Ritalin nella nostra
farmacopea, sostanza che prima si trovava inserita nella categoria delle droghe.
Negli Stati Uniti ad oltre otto milioni di bambini, definiti problematici, vengono
somministrati quotidianamente anfetamine o psicofarmaci. E l’Italia potrebbe presto
allinearsi. Infatti, come fa sapere il comitato scientifico della campagna sociale Giù le
mani dai bambini3, nelle scuole italiane sono stati recentemente avviati screening di
massa per individuare i bambini afflitti da Adhd con successive diagnosi e terapie.
Ma come viene fatta la diagnosi di Adhd? Secondo gli esperti in maniera molto
superficiale.
Giù le mani dai bambini
«È sufficiente che chiunque ne abbia interesse riempia con crocette le caselle degli
appositi questionari – spiegano dal comitato scientifico di Giù le mani dai bambini –
Sono sufficienti sei risposte affermative su nove, su una di due liste diverse. E le
domande sono di questo tipo: muove spesso le mani o i piedi o si agita sul sedile?; è
distratto facilmente da stimoli esterni?; ha difficoltà a giocare quietamente?; spesso
chiacchiera troppo?; spesso risponde prima che abbiate finito di fare la domanda?;
spesso sembra non ascoltare quanto gli viene detto?; spesso interrompe o si
comporta in modo invadente verso gli altri?. Vogliamo sottolineare l’assoluta assenza
di scientificità di definizioni come ‘spesso’ o ‘frequentemente’.
Sulla base di questi criteri, quindi, la ‘malattia’ si è diffusa come un’epidemia. Solo
negli Usa i bimbi affetti nel 1970 erano 150mila, sono diventati un milione nel 1990 e
oltre 8 milioni oggi, cioè il 20% della popolazione infantile dell’intera nazione.
A questi piccoli viene somministrato il Ritalin, derivato dell’anfetamina. Tra i numerosi
effetti collaterali è segnalata con particolare frequenza la cosiddetta sindrome di
Tourette, cioè una serie di tic nervosi incontenibili, grossolani e gravemente
invalidanti, che non regrediscono nemmeno all’eventuale interruzione della
somministrazione del farmaco. Molti bambini sono deceduti mentre erano sotto
terapia con questi medicinali, 163 da noi documentati per suicidio e un numero
rilevante per attacco cardiaco in quanto l’uso prolungato di anfetamine danneggia il
miocardio. Molti psichiatri si ostinano ad ignorare le altre ragioni mediche che
spiegherebbero un atteggiamento di iperattività, come un alto livello di piombo
nell’ambiente, un alto livello di mercurio nell’organismo, eccesso di pesticidi o di
zuccheri nel cibo, carenze nutritive. Così come molti ignorano le terapie alternative,
non farmacologiche, preferendo la facile pasticca».
Tratto dalla rassegna stampa di www.giulemanidaibambini.org
Campagna sociale nazionale
contro gli abusi nella prescrizione
di psicofarmaci a bambini ed adolescenti
Ma i medici e gli psichiatri del comitato scientifico della campagna avviata di recente,
puntano il dito anche nei confronti di un sistema che crea allarmi e paure ad arte,
proponendo poi come magica soluzione ciò che alimenta le casse delle multinazionali
del farmaco.
La campagna delle multinazionali
«Secondo le fonti più critiche – spiegano – le principali multinazionali procedono
secondo precise tappe. Dapprima iniziano a comparire sui media servizi che informano
che la sindrome esiste e che occorre fare qualcosa a riguardo; i pareri degli esperti
sono orientati alla prudenza, ma si segnalano centinaia di casi per ogni nazione. Poi
vengono informati genitori e insegnanti con messaggi sempre più continui e pressanti,
attraverso i media, secondo cui se un bimbo è distratto o scatenato, in realtà è malato
di Adhd. Subito dopo il farmaco curerà la sindrome e, se non è già in commercio,
riceve rapidamente le dovute autorizzazioni. Quindi aumentano gli articoli dei media,
gli esperti cominciano a parlare di migliaia di casi, fino a diventare il 4-6% della
popolazione infantile. Si formano associazioni di familiari di bambini sofferenti di Adhd
che offrono aiuto e promuovono con vigore la soluzione farmacologica.
Vengono quindi coinvolte le scuole con progetti pilota di screening di massa per
identificare i comportamenti disturbati; secondo gli esperti la diagnosi deve essere
effettuata entro i 7/8 anni, altrimenti i sintomi ‘scompaiono’ e in questo modo pochi
possono sfuggire, considerato che com’è noto ed evidente i bimbi tendono a
tranquillizzarsi crescendo.
Poi dagli screening emerge che i casi sono ancora più del previsto, quindi vengono
imposti in tutti gli istituti e la diagnosi viene fatta direttamente a scuola, a volte con
gli stessi insegnanti che compilano i questionari. Quindi, per chiudere il cerchio, se
una famiglia dubita della diagnosi o rifiuta il trattamento farmacologico, viene attivato
il tribunale dei minori e imposto un trattamento sanitario obbligatorio, oppure il
bambino viene ghettizzato in ‘classi speciali’. È interessante notare che in Italia siamo
già avanti in questa strategia, essendo già iniziati gli screening pilota nelle scuole».
Tutto questo avviene proprio nel momento in cui cominciano a venire a galla conflitti
di interesse e scorrettezze enormi sul fronte degli psicofarmaci ai bambini. Sui
quotidiani inglesi e americani e su riviste medico-scientifiche, lo scorso giugno è
rimbalzata la notizia4-5 secondo cui il procuratore generale di New York, Eliot Spitzer,
ha messo sotto inchiesta l’azienda farmaceutica Glaxo Smithkline, accusandola di
avere tenuto nascosti i dati negativi sulla somministrazione di antidepressivi inibitori
della serotonina sui bambini.
Oltre al Prozac, tali farmaci sono anche commercializzati con i nomi Paxil o Seroxat.
Proprio quest’ultimo è stato accusato di indurre comportamenti violenti in adulti e
bambini. Nel 2002 solo per il Paxil le prescrizioni in Usa a bimbi e adolescenti furono 2
milioni, per un totale di 55 milioni di dollari. In Italia, a sottolineare quello che si può
definire un paradosso è proprio la Società Italiana di Pediatria che, durante il suo 60°
congresso nazionale a Napoli all’inizio dell’ottobre scorso, ha ammesso in un
comunicato stampa che in Italia sarebbero circa 20mila gli adolescenti in cura con
psicofarmaci, malgrado nessun farmaco antidepressivo sia registrato per questo
utilizzo in fascia pediatrica; «l’ampio uso di psicofarmaci in ambito pediatrico viene
quindi prescritto off label, ovvero sotto la diretta responsabilità del medico che
dichiara la necessità terapeutica» si legge nel comunicato.
Ma se succede qualcosa a causa del farmaco, chi ne risponde davanti al giudice? Il
medico che ha fatto la prescrizione, il ministero che la permette o la casa farmaceutica
che produce il farmaco? Oppure nessuno?
di Claudia Benatti
Tratto dalla rassegna stampa di www.giulemanidaibambini.org
Campagna sociale nazionale
contro gli abusi nella prescrizione
di psicofarmaci a bambini ed adolescenti
dicembre 2004 • Aam Terra Nuova 19
Note
1 «Secret Us report surfaces on antidepressants in
children» di Jeanne Lenzer – British Medical Journal
7 agosto 2004; 329:307 http://bmj.bmjjournals.com/cgi/content/full/329/7461/307.
2 New York Times, 23 agosto 2004, A1.
3 www.giulemanidaibambini.org; del comitato scientifico fanno parte, tra gli altri, anche il dottor Giorgio
Antonucci, psicoanalista e grande sostenitore e amico di Franco Basaglia, e il dottor Elia Roberto Cestari,
presidente della sezione italiana del Comitato dei cittadini per i diritti dell’uomo, organizzazione
internazionale che lotta contro i metodi e gli abusi della psichiatria.
4 The Guardian, «Glaxo faces drug fraud lawsuit. Firm accused of keeping back negative trial results», 3
giugno 2004.
5 British Medical Journal, «Fda again reviews antidepressants», Janice Hopkins Tanne, 28 agosto2004,
329:475.
6 Società Italiana di Pediatria, 60° congresso nazionale, Napoli, Mostra d’Oltremare, 30 settembre4 ottobre 2004; comunicato stampa «La depressione non è… una malattia da grandi», 1 ottobre 2004,
ufficio stampa Dr. Maurizio Tucci.
Tratto dalla rassegna stampa di www.giulemanidaibambini.org
Campagna sociale nazionale
contro gli abusi nella prescrizione
di psicofarmaci a bambini ed adolescenti