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Lasiommata achine (Scopoli, 1763)
(Baccante)
Insecta
Lepidoptera
Satyridae
Codice lista italiana: 089.077.0.001.0
Descrizione della specie
Farfalla appariscente, piuttosto grande (circa 5cm di apertura alare), dal colore bruno con vistosi e grandi ocelli
neri (ciechi, ossia senza area centrale chiara) sul lato superiore delle ali; anche sul lato inferiore sono presenti
ocelli.
Gli adulti sfarfallano in giugno-agosto; le uova si rinvengono nel medesimo periodo e le larve, che svernano,
sono presenti da luglio al maggio successivo; sono verdi con strisce bianche e lunghe fino a circa 3cm. Le
pupe, verdi con disegni bianchi, compaiono da maggio a luglio e sono appese con il capo verso il basso alla
vegetazione.
Secondo la letteratura L.achine vive nei boschi fitti ed ombrosi, dal piano fino a circa 1000m di quota; la larva si
nutre di diverse erbe, sia graminacee (Lolium, Agropyron, Triticum, Dactylis, Melica) che ciperacee (Carex);
queste informazioni probabilmente vanno in parte riviste alla luce di nuovi dati che si stanno raccogliendo sulla
struttura e la dinamica delle popolazioni; in Svezia, in particolare, si è visto che L.achine predilige stadi
dinamici di ricostituzione del manto forestale, particolarmente foreste di querce con nocciolo; sono ambienti
che, in assenza di gestione, nell’arco di 30-50 anni mutano per la chiusura delle chiome degli alberi. La
dispersione dei singoli individui sembra piuttosto contenuta, in media 85m per i maschi e 123 per le femmine.
La larva sarebbe in verità oligofaga e si nutrirebbe soprattutto di Carex montana; sarebbe inoltre assai selettiva
rispetto all’ambiente, frequentando esclusivamente le radure e, in particolare, la stretta fascia di transizione tra
le chiarie ed il bosco chiuso; le colonie più dense vivono in aree con copertura arborea del 65-80%: densità
maggiori o minori sarebbero sfavorevoli alla sopravvivenza della specie. Si tratterebbe quindi di una ottima
esemplificazione dell’effetto di margine, ossia del fatto che diverse specie animali prediligono ambienti di
transizione tra due tipologia d’ambiente.
Corologia
Diverse sottospecie sono distribuite in Europa centrale, Scandinavia meridionale, Russia, Asia (Amur, Ussuri,
Giappone, Cina, Is.Furughelm, Sakhalin, Is.Kurili).
In Italia la presenza di L.achine è limitata alle regioni settentrionali, soprattutto sull’arco alpino, dove è
comunque localizzata; in Lombardia è frequente e diffusa nelle Prealpi (varesine, comasche e bergamasche)
mentre è probabilmente scomparsa dalla pianura: tempo addietro si rinveniva ad esempio a Taino (VA) e
lungo il corso del Ticino.
Rarità generale, fragilità, status di protezione
Figura nell’Allegato IV della direttiva 92/43/CEE (direttiva "habitat"), relativo alle specie di interesse
comunitario che richiedono una protezione rigorosa.
Considerata “Minacciata” nella lista rossa di Groppali & Priano (1992).
Considerata minacciata in Germania, Belgio Cecoslovacchia, Lussemburgo e vulnerabile nel resto
dell’Europa, è protetta in Germania ed in Svezia.
Strategie di conservazione
A - Intervento diretto sulla zoocenosi
B - Intervento diretto sull’habitat
C - Attività di monitoraggio
Tipologie di intervento
La rarefazione progressiva di questa specie suggerisce in primo luogo di limitarne il prelievo a scopo
collezionistico, in particolare vietandolo nelle aree protette di interesse forestale e nei boschi di pianura (A3).
La probabile oligofagia delle larve su Carex montana e pertanto la frequentazione di boschi aperti, al confine
con ambienti erbosi, suggerisce innanzitutto l’esecuzione di interventi adatti rispettivamente al ripristino di
boschi autoctoni con importante presenza di quercia (Bb5) e al mantenimento di ambienti aperti, soprattutto
prati magri, anche attraverso il taglio della vegetazione legnosa (Bc10). Il tutto deve essere però finalizzato alla
creazione, al mantenimento e all’articolazione di zone ecotonali (Bc1), anche mediante digitazioni della
transizione prato/bosco e quindi con la creazione e il mantenimento di radure all’interno dei boschi (Bb2).
Deve essere ridotto il pericolo d’incendio (Bd10).
Prendendo a modello quanto attuato ad esempio in Svezia, è auspicabile la definizione di un piano d’azione
specifico, coordinato a livello regionale (C11), elaborato previa acquisizione di dati sulle presenze reali (C4) e
1
potenziali (C9) della specie e sulla definizione della consistenza e della struttura delle popolazioni più
rappresentative (C1).
Cosa non fare
Attuare interventi di sottopiantagione o comunque intraprendere azioni di accelerazione del raggiungimento di
densità colme nei boschi ospitanti la specie.
Bibliografia
AA.VV., 1987, Les papillons de jour et leurs biotopes. Ligue Suisse pour la Protection de la Nature. Balê.
Balletto E., Cassulo L.A., 1995, Lepidoptera Hesperoidea, Papilionoidea. In: Minelli A., Ruffo S., La Posta S.
(eds.), Checklist delle specie della fauna italiana, 89. Calderini, Bologna.
Chinery M., 1989, Butterflies and day flying moths of Britain and Europe. Collins Sons and Co.Ltd (trad.italiana
di A.Brangi, L.Canova, P.Rosa: “Farfalle d’Italia e d’Europa”, 1990, Istituto Geografico De Agostini, Novara).
Groppali R., Priano M., 1992. Invertebrati non troglobi minacciati della fauna italiana. In: Pavan M.(a cura di),
Contributo per un “libro rosso” della flora e della fauna minacciate in Italia. Istituto di Entomologia
dell’Università di Pavia, Pavia.
Health J., 1981, Rhopalocères (papillons diurnes) menacès en Europe. Collection sauvegarde de la nature,
Conseil de l’Europe, Strasbourg, 23:1-157.
Prola G., Prola C., 1990, Libro rosso delle farfalle italiane. Quaderni WWF, 13.
Redazione scheda: M.Villa
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