Salvatore Bono, Fra guerra e pace da: Salvatore Bono, Lumi e corsari. Europa e Maghreb nel Settecento, Perugia, Morlacchi, 2005 Nei rapporti fra gli stati europei e quelli maghrebini - le tre reggenze barbaresche e l'impero del Marocco - prosegue nel corso del Settecento la linea che già poteva scorgersi sin dai primi decenni del Seicento, e che divenne sempre più netta e costante dalla seconda metà di quel secolo. I governanti d'Europa cercarono cioè di far valere presso i maghrebini la loro superiorità strategica, imponendo la sottoscrizione di trattati che dovevano garantire alle proprie navi l'immunità dagli attacchi dei corsari e condizioni favorevoli per lo sviluppo dei rispettivi commerci. Considerarono peraltro vantaggioso il persistere della guerra corsara contro altri stati europei, le cui concorrenti attività venivano così intralciate e ostacolate. Tanto più si considerava con favore l'ostilità dei barbareschi se rivolta verso stati con i quali si era in contrasto nel quadro politico generale. Risultò perciò impossibile realizzare una alleanza europea per debellare i barbareschi, auspicata ed esaltata quasi novella crociata. Invece di far ricorso alla forza, una scelta sempre rischiosa e spesso inefficace, alcuni stati europei preferirono venire a patti con gli stati maghrebini: ottenevano l'immunità dagli attacchi corsari e condizioni vantaggiose per i commerci mediante la corresponsione, in genere con scadenza annuale, di una certa somma di denaro e, ovvero anche, di forniture, spesso di carattere strategico (necessarie cioè per l'esercizio dell'attività corsara). Queste corresponsioni potevano apparire come una sorta di tributi, ed essere dunque recriminate da parte europea o vantate da parte musulmana; nella sostanza possono essere oggi lette da noi più semplicemente come una indennità ai barbareschi per i mancati profitti della corsa ovvero come una ‘partecipazione agli utili' dei commerci e del trasporti fra l'Europa e il Maghreb dalla cui gestione essi erano esclusi e che la 'pace' con loro rendeva per la controparte più tranquilli e redditizi. A proposito delle forniture di materiali per la costruzione, l'allestimento . l'armamento delle navi corsare (alberi, tele, piombo, casse di polvere da sparo ecc.) così ad esempio attestava nel 1781 il console francese ad Algeri, Vallière: Le Roi de Danemark envoie tous les ans, comme en tributs à la Régence d' Alger un bâtiment chargé de boutets, de poudre, de cables, de cordages, de mâtures, de planches et de goudron. Fra coloro che espressero sdegno verso quella pratica, senza rendersi conto dei complici interessi dei mercanti europei e non solo, ascoltiamo la voce di Ludovico Antonio Muratori: Sempre sarà (non si può tacere) vergogna de i Potentati della Cristianità, sì Cattolici che Protestanti, il vedere che invece di unir le loro forze per ischiantar, come potrebbono, que’ nidi di scellerati Corsari, vanno di tanto in tanto a mendicar da essi con preghiere e regali, per non dire con tributi, la loro amistà, che poscia alle pruove si trova sovente inclinare alla perfidia. Nel secolo dei Lumi dunque fra Europa e Maghreb si intrecciarono prove di forza, dall'esito alterno ma nel complesso favorevole agli stati europei, accordi e trattati di 'pace' e di commercio, sottoscritti con un sempre maggior numero di paesi e con più frequenti rinnovi. L’esistenza di uno stato di tregua o di pace non escludeva ovviamente che qualche raìs corsaro effettuasse prede anche ai danni di bandiere di stati con i quali vigevano accordi; ne nascevano proteste, richieste di restituzione o di risarcimento, contenziosi, talvolta accese ostilità. Vediamo alcuni momenti ed episodi, rinviando peraltro alle storie generali dell'uno e dell'altro stato maghrebino e ai non molti lavori sulle vicende rispettive 'relazioni internazionali'. Il secolo si aprì con una serie di trattati: Algeri ne sottoscrisse uno l'Inghilterra nell'agosto 1700 (il precedente era del 1686) ed altri ne segnò nel 1702, 1703 e 1707. Tunisi concluse un trattato con la Francia nel dicembre 1710 (rinnovato poi nel 1713), dopo che una piccola squadra francese si era presentata nel porto a sostegno della protesta per incidenti con i corsari. Con Tripoli l'Olanda stipulò il suo primo trattato, all'inizio del secolo, nel 170 (rinnovato nel 1713). La concorrenza tra la Francia e l'Inghilterra, ormai divenute le due maggiori potenze con interessi nel Mediterraneo, si fece sempre più vivace nei Settecento; ciascuna delle due cercava dunque di profittare dei momenti di tensione rapporti dell'altra con i barbareschi per migliorare la propria posizione politico-diplomatica. Così l'Inghilterra concluse un trattato con Tunisi nell'agosto 1716, mentre il bey protestava contro la Francia per un incidente ai danni un gruppo di tunisini imbarcati su una nave francese diretta in Egitto. Una 'ondata di trattati sopraggiunse fra il 1725 e il 1731, a cominciare da quello sottoscritto con Tunisi nei settembre 1725 dall'impero asburgico – per varie vicende politiche sempre più interessato al Mediterraneo - non senza buoni uffici di due inviati della Porta; le norme si applicavano anche ai sudditi olandesi e siciliani dell' Impero . L’Olanda, altra potenza molto impegnata a perseguire una politica di pace con i barbareschi, sottoscrisse un trattato con Algeri (8 settembre 1726), rinnovato nel 1731 (24 agosto), ed un altro con Tripoli (4 ottobre 1728), mentre mancarono ulteriori accordi con Tunisi dopo il trattato del 1713. Nel 1729 un altro stato europeo, il regno di Svezia, firmò un primo trattato con la reggenza algerina, affacciandosi così sulla scena politica internazionale del Maghreb; nel 1736 sottoscrisse un accordo con Tunisi e nel 1741 con Tripoli. Un’accurata analisi e comparazione delle norme dei trattati - per lo più ‘di pace’e di commercio degli stati barbareschi propriamente detti (Algeri, Tunisi e Tripoli) con le potenze europee fra il 1518 e il 1830 è stata curata da uno studioso di diritto internazionale, Jorg Manfred Mossner, ma il suo lavoro è rimasto poco utilizzato dagli storici del Maghreb. Dal quadro complessivo offertoci riscontriamo che il numero dei trattati si accrebbe rispetto al secolo precedente; da 42 a 69, a riprova del miglioramento delle relazioni internazionali fra i due gruppi di paesi, ed anche in conseguenza d'una progressiva sostanziale indipendenza degli stati barbareschi dalla Sublime Porta la quale in precedenza estendeva ad essi le pattuizioni dei suoi trattati internazionali. Nel corso del secolo vennero sottoscritti 28 trattati con Algeri, 22 con Tunisi, 19 con Tripoli, ed il numero conferma l'importanza rispettiva delle tre reggenze. Fra gli stati europei, la Gran Bretagna e la Francia conclusero il maggior numero di accordi (18 e 14) e con più frequenza rispettivamente con Tunisi (dodici dalla Francia) e con Algeri (otto dall' Inghilterra). La lista di trattati ricostruita dallo studioso tedesco deve essere però spesso integrata con dati e testi riportati in altre fonti e in altre opere storiografiche. Una indagine di impostazione storica più che giuridica, come quella dataci dallo storico tedesco appunto - sulle pattuizioni fra stati europei e maghrebini nel corso dei secoli, resta da compiere e da accompagnare con una raccolta dei testi dispersi in numerose sedi diverse.(…) Intorno alla metà del secolo si aprì una ‘corsa alla pace’, attraverso il rinnovo o la firma per la prima volta di trattati che garantivano l'immunità dagli attacchi corsari e consentivano invece l'esercizio di proficui commerci. La Danimarca, ad esempio, più importante di quanto oggi non sia, poiché ad essa era unita la Norvegia, iniziò le pattuizioni con i barbareschi negli anni Quaranta del secolo: un trattato con Algeri (10 agosto 1746) ed un altro con Tripoli (22 gennaio 1752). Nel 1748 l'impero asburgico rinnovò i precedenti accordi con Algeri (9 ottobre) e con Tunisi (23 dicembre), l'anno dopo (27 gennaio) con Tripoli. Nel corso degli anni Cinquanta anche l'Inghilterra rinnovò il trattato con Algeri (3 giugno 1751) e similmente l'Olanda (23 novembre 1757). Dal canto suo la città libera di Amburgo sottoscrisse con la stessa Algeri il primo e forse unico accordo con uno stato barbaresco (15 settembre 1751). Persino l'Ordine di Malta, tradizionale avversario dei barbareschi, nel Settecento avviò con gli stati maghrebini rapporti diplomatici improntati a rispetto e cortesia, in particolare con Tripoli. Uno storico tunisino ricorda gli accordi del bey di Susa con i cavalieri sì che «le navi maltesi vennero a commerciare liberamente a Susa, portando cd asportando tutto ciò che volevano». Segnaliamo la rara Copia d'una lettera scritta in Idioma Arabo da Machamet Beì di Susa […] La quale fu inviata al Gran Maestro di Malta, in cui s'intende l'agiuto, che domanda dal detto Gran Maestro [..] (Palermo 1737). Dal canto suo la città - stato di Ragusa, l'attuale croata Dubrovnik, in buoni rapporti con l'Impero ottomano, cercò con i barbareschi intese e rapporti diretti, ancora poco conosciuti.(…) Anche la repubblica di Venezia nella seconda metà del Settecento, che sul finire ne vide la completa rovina, compì le sue ultime imprese marinare contro i barbareschi, per difendere le proprie attività commerciali dalla corsa maghrebina, tanto più attiva e audace verso gli stati 'nemici' quanto più si andava limitando il campo d'azione, per effetto degli accordi con numerosi stati europei. Con un abile schieramento della flotta, che riuscì a celare la sostanziale esiguità delle forze, il capitano Giacomo Nani nell'agosto 1766 persuase il pascià di Tripoli a restituire le merci di recente predate da corsari tripolini mercanti veneti e a punire i raìs che avevano operato in violazione del trattati fra Tripoli e Venezia (aprile 1764). Nel corso del Settecento, sino al 1775, la Spagna, che nei secoli precedenti era stata tradizionale e spesso vittoriosa avversaria dei barbareschi, era rimasta in disparte nelle vicende mediterranee, aliena comunque da scendere a patteggiamenti. Nell'ultimo quarto del secolo la flotta spagnola, quasi a rinnovare le coraggiose imprese del passato, attaccò duramente Algeri senza tuttavia riuscire ad infliggere alla città corsara un colpo mortale. La prima spedizione mosse dopo una accurata preparazione, ma senza la necessaria segretezza, nel luglio 1775; a proposito del comandante, il generale di origine irlandese O'Reilly, uno storico dell'Ottocento ha così annotato: «s'egli godeva allora di qualche reputazione, era arrivato il momento in cui doveva perderla». Carlo III tentò di vendicare l'insuccesso con una nuova azione, all'inizio di agosto del 1783 esauritasi però senza esito e replicata invano l'anno dopo, al comando dello stesso don Antonio Barceló. Il periodo di ostilità si concluse infine con una pace poco onorevole per la Spagna (14 luglio 1786); pochi anni dopo, nel 1792, la Spagna accettò di ritirarsi dalla piazzaforte di Orano. Accanto alla Spagna fu Venezia - altra grande potenza nel Mediterraneo dei secoli precedenti - a portare, con più successo, la sua flotta sulle coste del Maghreb nell'ultimo ventennio del Settecento. In seguito all'incidente occorso ad alcuni abitanti di Sfax, reduci dall'Egitto su una nave veneziana, il governo veneto cercò di comporre la vertenza per le vie diplomatiche, con l’invio a Tunisi del cavalier Querini. Le trattative però fallirono, anche per l'insorgere di un altro incidente e nel gennaio 1784 il bey Hamuda dichiarò la guerra, protrattasi con alterne vicende di bombardamenti veneziani sulle coste tunisine e di laboriose trattative, non senza lunghe fasi di stallo, sino al maggio 1792, quando l'improvvisa morte dell'ammiraglio Emo rese più facile per il bey tunisino di accettare una pace di compromesso. In un altro quadro si collocarono le relazioni fra l'Europa e l'impero marocchino - tema sul quale esistono adeguati lavori storiografici d'insieme, ultimo quello di Ramón Lourido Díaz, sinora mancanti per gli altri singoli stati maghrebini - poiché su di esse pesarono meno le vicende della guerra corsara.