Intervista pubblicata nel marzo 2012 sul Corriere di Lecco
"C'è molta ignoranza: volete concedere una moschea ai
mussulmani in nome della libertà religiosa, ma non sapete che
cos'è davvero una moschea: siete convinti che sia una specie di
chiesa islamica... tutto questo è ridicolo".
Scrolla la testa, senza tanti riguardi per chi lo ascolta: M.E.
(ci chiede di scrivere solo le sue iniziali), trentenne, una
laurea nel nostro paese, è un egiziano copto, cristiano.
Conosce bene l'Islam, ha alle spalle una lunga storia di
persecuzioni e discriminazioni subite dalla propria famiglia
nel suo paese d'origine. Lo abbiamo contattato tramite un
comune conoscente, lui non vuole parlare di sé, ma del
dibattito che, a Lecco, si sta aprendo sulla moschea pretesa
dagli immigrati mussulmani. Una richiesta che, secondo M.E.,
gioca sull'equivoco della libertà religiosa.
Insomma, gli islamici non chiedono un posto per le loro
pratiche di culto?
"Con tutto il rispetto, di che cosa si sta parlando? Credete che i
mussulmani celebrino la messa? Il mussulmano può fare
dovunque la sua preghiera da solo o con altri, per strada o in
un appartamento, dopo aver contrassegnato in qualche modo il
luogo dell'orazione. Per questo gli islamici stendono a terra un
tappeto. E quello è il luogo di culto. La differenza principale è
che, in moschea, alla preghiera del venerdì segue il discorso, in
genere su questioni di attualità".
E la moschea, allora, cos'è?
"Non è esattamente un luogo liturgico come lo pensano gli
occidentali. Al suo interno si svolgono tutte le attività che
riguardano la comunità islamica. Tra queste anche la
preghiera. Voglio dire che il principio della libertà di religione,
nel caso della richiesta di aprire una moschea, viene toccato
solo parzialmente.
Quali sono le attività che si svolgono in una moschea?
"Ripeto, tutte quelle che riguardano una comunità chiusa, che
ha i propri referenti al suo interno: quindi sono attività di
natura politica, sociale, decisionale secondo la legge islamica.
Ricordiamo che l'Islam non ammette separazione tra governo e
religione. Nella moschea vengono prese decisioni che
riguardano la comunità islamica locale, decisioni anche di
carattere politico in senso lato. Generalmente questo avviene
dopo la preghiera del venerdì.
Lei è cristiano, cosa risponderebbe alla richiesta di una
moschea?
"L'Egitto, prima dell'invasione mussulmana, era un paese
cristiano. Oggi i cristiani sono meno del 10% della
popolazione e vivono come cittadini inferiori. Anche la mia
famiglia, come tante altre famiglie cristiane egiziane, ha
lasciato il nostro paese per non vivere nella paura e nella
discriminazione, dopo aver subito violenze gravissime e
soprusi dalle autorità. In Egitto è praticamente impossibile
costruire nuove chiese. I cristiani, che sono comunque ancora
una comunità numerosa, devono accontentarsi delle poche
chiese che hanno, e andare a messa è sempre un pericolo. Da
cristiano, darei una moschea agli islamici? In quanto cristiano
sarei sfavorevole, perché ho l'obbligo della carità: carità verso
i miei fratelli in Cristo, che vanno preservati dalla possibilità
che un giorno anche l'Italia diventi precisamente un paese
come l'Egitto; e carità verso i mussulmani che non vanno
confermati nel rifiuto di Cristo. Purtroppo oggi nella Chiesa si
pratica questo ecumenismo che contraddice la storia e la
dottrina della Chiesa stessa, e che non capisco e non
condivido: si può parlare dell'unico Dio con chi non crede che
Cristo è Dio? Con chi crede in un libro che ingiuria i cristiani e
ne predica la sottomissione?".