MATERIALI E METODI 1) CARATTERIZZAZIONE DEL NUMERO E DIAMETRO MEDIO DEI NEURONI DEL GCS DI TOPI WILD-TYPE E MDX 1.1) Animali In questa serie di esperimenti sono stati utilizzati topi C57BL/10 (di controllo) e topi geneticamente distrofici C57BL/10 mdx/mdx (Charles River SPA, Calco, Italy) aventi un’età di 5 giorni (P5), 10 giorni (P10), 15 giorni (P15), 21 giorni (P21) e 6-7 settimane. L’intervallo di 6-7 settimane di età è compreso in un periodo di tempo più ampio che va dalle 4 alle 8 settimane in cui nei topi mdx si verifica l’intenso ciclo di degenerazione/rigenerazione dei muscoli scheletrici (De La Porte et al., 1999). Gli animali sono stati trattati in accordo con la regolamentazione stabilita dalla Comunità Europea (n° 86/609/CEE del 24 Novembre 1986) e dal Decreto Legislativo n° 116 del 27 Gennaio 1992. 1.2) Determinazione del numero e del diametro medio dei neuroni del ganglio cervicale superiore Per determinare il numero dei neuroni gangliari abbiamo utilizzato GCS dissezionati da tre topi di controllo e tre topi mdx per ogni data postnatale considerata. Topi a P5, P10 e P15 sono stati anestetizzati mediante breve inalazione di etere, decapitati e i GCS, rapidamente dissezionati, sono stati fissati per immersione in glutaraldeide al 2,5% diluita in tampone cacodilato 0,1 M, pH 7,4, per 2 h a 4°C e successivamente sottoposti a 3 lavaggi da 15 min in tampone cacodilato 0,1 M per rimuovere l’eccesso di fissativo. Diversamente, i topi a P21 e 6-7 settimane post-natali sono stati anestetizzati profondamente con cloralio idrato (400 mg/Kg p.c.) e perfusi attraverso l’aorta ascendente con una soluzione di Ringer ossigenato a pH 7,3, seguita da un fissativo composto dal 2,5% di glutaraldeide in tampone cacodilato 0,1 M, pH 7,4. Entrambe le soluzioni sono state introdotte nel sistema circolatorio alla stessa pressione del sangue utilizzando una pressione di caduta di 60 cm. In questo caso i GCS sono stati prelevati dopo la perfusione. Una volta fissati sia mediante immersione che per perfusione, tutti i gangli sono stati postfissati in una soluzione di tetrossido di osmio al 2% in tampone cacodilato 0,1 M per 1 h, lavati accuratamente in H2O bidistillata e, dopo 5 min in alcool etilico al 50%, sono stati immersi in una soluzione di acetato di uranile al 2% sciolto in alcool etilico al 70% per 20 min. Successivamente, i campioni sono stati disidratati utilizzando una scala ascendente di alcool etilici (10 min in etanolo 80%, 10 min in etanolo 95%, 2 x 10 min in etanolo 100%) e ossido di propilene (2 x 10 min). Tutti i passaggi dalla post-fissazione all’etanolo 95% compreso sono stati eseguiti ad una temperatura di 4°C, il resto a temperatura ambiente (TA). Dopo una notte in una miscela 1:1 di ossido di propilene e resina epossidica Epon 812, e successive 4 h in resina assoluta, i GCS sono stati inclusi in resina preparata al momento dell’uso e lasciati polimerizzare per tre giorni a 60°C. Ciascun ganglio è stato tagliato interamente in sezioni semifini seriate di 2 µm di spessore mediante un ultramicrotomo Reichert-Jung Ultracut E. Le sezioni sono state raccolte su vetrini portaoggetto, colorate con una soluzione di blu di toluidina 0,1% e borace 0,1% in H2O distillata ed infine chiuse permanentemente con balsamo Eukitt. Per la determinazione del numero di neuroni gangliari, da ogni serie di sezioni semifini ne è stata selezionata una ogni 5 (per una distanza complessiva tra una sezione e l’altra di 10 µm) e sono stati contati al microscopio ottico esclusivamente i neuroni nucleolati. I valori ottenuti da ciascuna sezione sono stati poi sommati per otterene il numero totale di neuroni. La scelta dei neuroni nucleolati consente di ridurre il rischio di contare due volte uno stesso neurone in quanto le dimensioni dei nucleoli sono mediamente al di sotto dei 10 µm di spessore presi come intervallo tra una sezione e la seguente. I valori effettivi, tuttavia, potrebbero essere sottostimati. Le conte sono state eseguite separatamente da due sperimentatori per verificarne la riproducibilità. Per ogni data sperimentale sono stati utilizzati tre animali, quindi i valori 1 finali ottenuti rappresentano la media e.s.m. delle conte effettuate su ciascuno dei tre gangli. Le differenze riscontrate tra una data e l’altra, così come all’interno di una stessa data tra topi di controllo e topi mdx sono state confrontate tramite l’analisi statistica del t di Student. Il diametro medio dei neuroni gangliari di topi adulti è stato determinato selezionando alcune sezioni semifini utilizzate per la conta cellulare e misurandone il diametro medio attraverso l’uso di un oculare graduato montato su un microscopio ottico a 40X. Sono stati scelti trenta neuroni in diverse regioni di ciascun ganglio (10 dal polo distale, 10 dall’area centrale e 10 dal polo prossimale) e misurati, per un totale di 90 neuroni per ogni ceppo murino. 2) CARATTERIZZAZIONE DELL’ESPRESSIONE DELLA T-OH E DELLA Dp427 NEGLI ORGANI BERSAGLIO DEL GCS 2.1) Anticorpi. L’estenzione e la distribuzione delle fibre adrenergiche negli organi periferici del GCS sono state valute mediante immunolocalizzazione della tirosina idrossilasi (T-OH) utilizzando un anticorpo policlonale (Chemicon International Inc., Temecula, CA, USA) diluito 1:100. L’espressione e la localizzazione della distrofina sono state analizzate utilizzando un antisiero policlonale diretto contro la proteina distrofina ricombinante (i residui 1-246 nella porzione N-terminale) (Knuesel et al., 1999), che riconosce la distrofina a più alto peso molecolare ed è stato utilizzato diluito 1:3000. L’espressione della distrofina a più alto peso molecolare da parte delle cellule muscolari lisce nell’iride e nella ghiandola sottomandibolare è stata ottenuta mediante colocalizzazione della distrofina con l’actina del muscolo liscio usando un anticorpo policlonale (Abcam Limited, Cambridge, UK) diluito 1:100. 2.2) Immunocitochimica La T-OH è stata rivelata, al microscopio ottico, nel cuore, iridi e ghiandole sottomandibolari di tre topi wild-type e di tre topi mdx a P5, P10 e 6-7 settimane di età. I topi a P5 e P10 sono stati anestetizzati mediante breve inalazione di etere e sacrificati per decapitazione. Il cuore, le iridi e le ghiandole sottomandibolari sono stati prelevati e fissati con una soluzione di formalina al 4% in tampone fosfato (PB) 0,1 M per 2 h a 4°C. Gli animali adulti sono stati anestetizzati profondamente con cloralio idrato (400 mg/Kg p.c.) e perfusi con una soluzione di formalina al 4% in PB 0,1 M seguendo la procedura descritta nel paragrafo 1.2. Il cuore, le iridi e le ghiandole sottomandibolari sono stati prelevati dopo la perfusione e tutti i campioni sono stati crioprotetti in una soluzione al 30% di saccarosio, per una notte a 4°C, e successivamente tagliati al criostato in sezioni di 12 µm di spessore raccolte su vetrini gelatinati. Nel cuore e nella ghiandola sottomandibolare la presenza di immunoreattività per la tirosina idrossilasi (T-OH) è stata rivelata con il metodo della perossidasi-anti-perossidasi. Dopo essere state scongelate, le sezioni di tessuto sono state incubate per 10 min a TA con una soluzione contenente il 10% di metanolo, il 3% di H2O2 e tampone Tris/HCl 0,5 M, pH 7,6 , allo scopo di inattivare le perossidasi endogene. Dopo un lavaggio in Tris/HCl 0,5 M le sezioni sono state incubate con una soluzione di blocco dei siti antigenici aspecifici costituita dal 5% di latte in polvere (LP) e lo 0,5% di Triton X-100 disciolti sempre in Tris/HCl 0,5 M e successivamente incubate per 36 h a 4°C con l’anticorpo primario policlonale anti-T-OH, ottenuto in coniglio e purificato per affinità (Chemicon International Inc., Temecula, CA), diluito 1:100 in LP 1% e Triton X-100 0,2% in Tris/HCl 0,5 M. Dopo un accurato lavaggio in tampone, le sezioni sono state incubate per 1 h a TA con un anticorpo secondario (diluito 1:300) prodotto in capra e diretto contro le IgG di coniglio (Strenberger Monoclonals Inc., Baltimore, MD, USA), lavate con tampone e di nuovo incubate per 1 h a TA con un anticorpo terziario (diluito 1:1000) prodotto in coniglio e diretto contro la perossidasi (Strenberger Monoclonals Inc., Baltimore, MD, USA). Dopo un ulteriore lavaggio con tampone, il legame degli anticorpi con i relativi antigeni è stato rivelato incubando le sezioni per 20 min a TA con 3-3’-diaminobenzidina tetraidrocloruro (DAB) allo 0.05% e H2O2 allo 0,01% in Tris/HCl. In questo caso si ha una reazione di ossido-riduzione che avviene ad opera della perossidasi nella 2 quale l’H2O2 è l’accettore di elettroni che derivano dalla DAB, la quale ossidandosi forma un precipitato marrone insolubile. Dopo una serie di lavaggi in Tris/HCl e un passaggio in cresyl gel (0,1% di gelatina in etanolo 80%) i vetrini sono stati chiusi permanentemente con balsamo Eukitt. A causa della pigmentazione nera presente nell’iride che non consente di evidenziare il precipitato marrone della DAB, l’immunoreattività per la T-OH in questa struttura è stata rivelata mediante immunofluorescenza. Le sezioni di iride ottenute al criostato sono state inizialmente incubate con una soluzione di blocco dei siti antigenici aspecifici contenente l’1% di albumina di siero bovino (BSA), il 10% di siero normale di capra (NGS) e lo 0,2% di Triton X-100 in PB 0,1 M pH 7,4 per 1 h a TA. Le sezioni sono state successivamente incubate per 36 h a 4 °C con l’anticorpo primario diluito in una soluzione contenente l’1% di BSA, l’1% di NGS e lo 0,1% di Triton X-100 in PB 0,1 M, lavate con PB e incubate di nuovo per 1 h, a TA e al buio con un anticorpo secondario, prodotto in capra e diretto contro le IgG di coniglio, coniugato con il fluorocromo CYTM3 (Jackson Immunoresearch Laboratories Inc., West Grove, PS, USA), diluito 1:400 nello stesso diluente utilizzato per l’anticorpo primario. Il fluorocromo CYTM3 assorbe nello spettro della rodamina ed emette luce rossa in seguito ad eccitazione con lunghezze d’onda comprese tra i 520 e i 560 nm. Dopo lavaggio con PB al buio, i vetrini sono stati chiusi con una soluzione 1:3 di glicerolo e tampone fosfato salino (PBS). I vetrini sono stati tenuti al buio e a 4°C fino al momento dell’osservazione effettuata ad un microscopio a fluorescenza (Axiophot, Zeiss). La distrofina a più alto peso molecolare e l’actina del muscolo liscio sono state rivelate utilizzando due topi wild-type e due topi mdx. Gli animali sono stati anestetizzati con etere e sacrificati mediante decapitazione. Il cuore, le iride e le ghiandole sottomandibolari sono state dissezionati rapidamente, congelati in OCT e conservati a –80°C fino al momento dell’uso. Sezioni di 10 m di spessore ottenute da ogni campione sono state raccolte su vetrini elettrostatici e poi fissate per immersione con una soluzione contenente 2% di formalina in 0.1 M PB, pH 7.4. Dopo un breve lavaggio con PBS, le sezioni sono state incubate per 15 min a temperatura ambiente con una soluzione di blocco contenente 4% NGS e 0.5% Triton X-100 in PBS, lavate con PBS e quindi incubate per 24h a 4°C con l’anticorpo policlonale diretto contro la distrofina. Dopo tre lavaggi da 10 min con PBS le sezioni sono state incubate con l’anticorpo secondario (Alexa Fluor 594 10g/ml) (Molecular Probes, Inc., Eugene, OR, USA). Le sezioni di iride e ghiandola sottomandibolare sono state successivamente lavate e incubate, per 24h a 4°C, con l’anticorpo primario diretto contro l’actina del muscolo liscio, infine rivelato con l’anticorpo secondario Cy2 TM-coniugato con il frammento F(ab)2 (Jackson Immunoresearch Laboratories, Inc., PA, USA) diluito 1:100. Le sezioni sono state coperte con vetrinicoprioggetto e osservate sia al microscopio a fluorescenza della Zeiss Axiophot che al confocale della Leika. Sezioni di controllo di ogni preparato sono state ottenute omettendo l’anticorpo primario. Le sezioni sono state quindi trattate come precedentemente descritto. 3) MARCATURA RETROGRADA DEI NEURONI DEL GANGLIO CERVICALE SUPERIORE MEDIANTE INIEZIONE DI WGA-HRP ED ANALISI QUANTITATIVA I neuroni che proiettano alla ghiandola sottomandibolare ed all’iride sono stati identificati mediante marcatura retrograda con perossidasi di rafano coniugata con l’agglutinina del germe di grano (WGA-HRP). Nella ghiandola sottomandibolare sinistra di tre topi di controllo adulti e di tre topi mdx adulti, precedentemente anestetizzati, sono stati iniettati 5 l di 2% WGA-HRP diluita con 2% dimetilsulfossido e soluzione salina sterile. Sono state eseguite cinque iniezioni di 1l ciascuna in diverse aree della ghiandola sottomandibolare utilizzando un ago di 30 1/2 gauge, collegato ad una siringa Hamilton attraverso un tubo di polietilene (PE-20). Per marcare i neuroni che proiettano all’iride, sono stati iniettati 3l di 5% WGA-HRP nella camera anteriore dell’occhio (in prossimità dell’iride) di tre topi di 3 controllo adulti e di tre topi mdx adulti. Per minimizzare l’eccessiva diluizione del tracciante e la sua rimozione dovuta alla regolare sostituzione dell’umor aqueous, 10-15 min prima della marcatura retrograda abbiamo iniettato nella camera anteriore dell’occhio una soluzione contenente 2% metilcellulosa diluita in soluzione salina sterile (Pescosolido et al., 1998). La metilcellulosa forma un polimero che riduce e/o blocca la rimozione dell’umor aqueous ostruendo temporaneamente il canale di Schlemm’s, senza essere degradata o indurre risposta immunitaria. Otto ore dopo l’iniezione nella ghiandola sottomandibolare o nella anteriore dell’occhio, i topi sono stati anestetizzati e perfusi con un fissativo composto da 1% paraformaldeide e 1.5% glutaraldeide in 0.1MPB, a pH 7.4. Una volta dissezionati, i GCS sono stati crioprotetti per 24 h con 30% saccarosio e tagliati in sezioni semifini seriate (15 m di spessore) raccolte flottanti in tre canestrini. Ogni canestrino contiene una serie completa di sezioni separate tra di loro da 30 m. La reazione con la DAB ha poi permesso di visualizzare la WGA-HRP all’interno dei corpi cellulari neuronali. Alcune sezioni di ghiandola sottomandibolare sono state tagliate e processate come descritto per verificare l’omogeneità delle iniezioni con WGA-HRP. Una volta eseguita la reazione con la DAB le sezioni sono state montate su vetrini poi chiusi con balsamo Eukit. I neuroni marcati con WGA-HRP sono stati contati al microscopio ottico. Per ogni ganglio, il numero finale di neuroni è stato riportato come la media ± SEM delle conte eseguite su una singola serie di sezioni raccolte nei tre canestrini. Le differenze tra le conte sono state confrontate statisticamente utilizzando il test del t di Student. 4) ANALISI BIOCHIMICA DELLA T-OH E DELLA Dp427 NEGLI ORGANI BERSAGLIO DEL GCS 4.1) Preparazione degli estratti tissutali, elettroforesi e Western blotting Topi adulti sono stati anestetizzati con etere e sacrificati mediante decapitazione. Il cuore, le iridi e le ghiandole sottomandibolari sono state prelevate rapidamente, congelate e conservate a –80°C. Al momento dell’uso i tessuti sono stati scongelati ed omogenati in ghiaccio con tampone RIPA contenente 50 mM Tris/HCl, 150 mM NaCl, 1% sodio dodecil solfato (SDS), 1% Triton e una miscela di inibitori (1 mM PMSF, 10 g/ml leupeptina, 10 g/ml pepstatina, 1 mM EDTA, 0.2mM Na3VO4 e 0.1mM NaF). Dopo centrifugazione (15000 g per 15 min a 4°C), il supernatante è stato suddiviso in aliquote e la concentrazione di proteine è stata determinata con il kit Micro BCA (Pierce, Rockford, IL, USA). Quantità note di supernatante di ogni campione (40g per il cuore, 20g per le iridi e 60g per la ghiandola sottomandibolare) sono state diluite 1:3 con LB 4X (200mM Tris/HCl pH 6.8, 4% SDS, 30% glicerolo, 4% -mercaptoetanolo, 4% blue di bromofenolo), separate per elettroforesi su gel di poliacrilamide-SDS al 6-15% (per la rivelazione Dp427) o al 7% (per la rivelazione della TOH) e trasferite su membrana di nitrocellulosa. Dopo 2 ore di blocco dei siti aspecifici in latte in polvere al 5% in TTBS (20 mM TRIS/HCl pH 7.5, 500 mM NaCl e 0.05% Tween-20) le membrane sono state incubate per 18 ore a 4°C con l’anticorpo primario, diluito in 3% BSA in TTBS. Per la caratterizzazione biochimica della Dp427 è stato utilizzato l’anticorpo monoclonale Dys1 diluito 1:15 (Novocastra, Newcastle, U.K.). Dys1 è diretto contro il mid rod domain della distrofina e riconosce la distrofina ad alto peso molecolare (peso molecolare 427 kDa). Per lo studio dell’espressione della T-OH è stato utilizzato lo stesso anticorpo usato per l’immunocitochimica, diluito 1:500. Dopo due lavaggi in TTBS, e tre in latte in polvere al 2.5% in TTBS, le membrane sono state incubate per 1 h a TA con l’anticorpo secondario coniugato con la perossidasi di rafano (Promega, Madison, WI, USA), diluito 1:10000 in latte in polvere al 2.5% in TTBS. Le bande riconosciute dall’anticorpo sono state messe in evidenza mediante chemiluminescenza con il metodo ECL (enhanced chemiluminescence procedure, Pierce, Rockford, IL, USA) e visualizzate tramite esposizione di lastre fotografiche X-OMAT (Kodak, Cedex, Francia). 4 5) ANALISI ULTRASTUTTURALE DEGLI ORGANI BERSAGLIO DEL GCS 5.1) Microscopia elettronica L’analisi ultrastrutturale del cuore e dell’iride è stata condotta su topi di controllo e mdx a P10 e a 6-7 settimane di età. Tutte le procedure di anestesia, sacrificio, fissazione ed inclusione del materiale in resina epossidica sono state precedentemente descritte nel paragrafo 1.2. Dai preparati ottenuti sono state tagliate sezioni ultrasottili (60-70 nm di spessore) utilizzando un ultramicrotomo Reichert-Jung Ultracut E. Le sezioni sono state raccolte su retini di rame di 3 mm di diametro, contrastate con una soluzione di acetato di uranile al 4% e con una di citrato di piombo al 2%, entrambi disciolti in H2O bidistillata, ed osservate ad un microscopio elettronico (Philips EM208S) a trasmissione a 80kV. 6) COLORAZIONE CON EVANS BLUE DEGLI ORGANI BERSAGLIO DEL GCS Il sale diazo-tetrasodico Evans blue (Evans blue dye, EBD), sciolto in PBS a una concentrazione di 0,5 mg EBD/0,05 ml PBS, è stato iniettato (50 l/10 g p.c.) nel peritoneo di topi a P10 e 6-7 settimane di vita. L’EBD è un colorante fluorescente che si lega all’albumina nel sangue ed è in grado di penetrare nelle cellule la cui membrana è danneggiata (Straub et al., 1997). La colorazione blu assunta dalle orecchie e dalle zampe degli animali è indice dell’efficacia dell’iniezione. Gli animali sono stati sacrificati, previa anestesia in etere (P10) o con cloralio idrato (adulto), dopo 6 h dall’iniezione. Il cuore, le iridi e i muscoli quadricipiti femorali, utilizzati come controllo positivo, sono stati prelevati e fissati con l’8% di formalina diluita in PB 0,1 M pH 7,4 per 2 h a 4°C. Dopo alcuni lavaggi in PBS, i tessuti sono stati crioprotetti in saccarosio 30% per una notte e tagliati al criostato. Le sezioni, di 12 m di spessore, sono state raccolte su vetrini gelatinati, post-fissate in acetone freddo a –20 °C per 10 min e lavate con PBS. I vetrini sono stati chiusi con una soluzione 1:3 di glicerolo e PBS ed osservate ad un microscopio a fluorescenza (Axiphot, Zeiss) utilizzando il filtro per la rodamina. 7) CARATTERIZZAZIONE DELLE MMPS NEL SCG DI RATTO E VARIAZIONI INDOTTE DA ASSOTOMIA DEI NEURONI GANGLIARI 7.1) Schiacciamento dei nervi postgangliari del ganglio cervicale superiore di ratto Animali. In questa serie di esperimenti sono stati utilizzati ratti Wistar maschi (150-200 g) (Charles River S, p. a. Calco, Italia). Gli animali sono stati trattati in accordo con la regolamentazione stabilita dalla Comunità Europea (n° 86/609/CEE del 24 Novembre 1986) e dal Decreto Legislativo n° 116 del 27 Gennaio 1992. I ratti sono stati anestetizzati mediante un’iniezione intraperitoneale di una miscela di xilazina (20 mg/ml, 0.5 ml/kg peso corporeo; Bayer, Leverkusen, Germania) e Zoletil (tiletamina e zolazepam, 100 mg/ml, 0.5 ml/kg peso corporeo; Virbac, Carros, Francia), che consente un pronto recupero dell’animale dopo l’operazione. Il ganglio cervicale superiore destro è stato esposto nel seguente modo: è stata praticata ventralmente, nella regione cervicale, una incisione della cute; il connettivo è stato scollato e le ghiandole sottomandibolari sono state spostate lateralmente. Mediante un retrattore è stata scostata la trachea, esponendo la carotide comune. Quest’ultima è stata leggermente tirata verso l’esterno, mettendo così in evidenza il ganglio, il tronco simpatico cervicale (il principale nervo afferente) ed i nervi carotidei interno ed esterno, cioè i due rami postgangliari più importanti. Entrambi i nervi carotidei sono stati schiacciati, per qualche secondo, con delle pinzette a punta sottile Dumont n° 5, a circa 1 mm di distanza dalla base del ganglio (Fig. VIII). In tal modo gli assoni dei neuroni gangliari vengono interrotti (pertanto, da ora in poi, l’operazione di schiacciamento dei nervi verrà indicata anche col termine di assotomia), ma la guaina connettivale che riveste il nervo resta integra, consentendo la guida delle fibre rigeneranti verso i propri organi bersaglio. L’intervento è stato condotto senza alterare l’irrorazione sanguigna del ganglio. 5 Al termine dell’operazione la ferita è stata suturata con filo di seta e disinfettata con citrosil bruno. La ptosi omolaterale della palpebra è stata utilizzata come criterio per la valutazione della buona riuscita dell’operazione. Figura VIII Rappresentazione schematica del ganglio cervicale superiore: le frecce indicano i punti dove sono state schiacciati i nervi postgangliari (CST=tronco simpatico cervicale; ICN=nervo carotideo interno; ECN=nervo carotideo esterno) (modificato da Dail e Barton, 1993). 7.2) Sacrificio animali e prelievo organi per il Western immunoblot e gel zimografia Ratti di controllo ed operati (i tempi post-operatori presi in considerazione sono stati 15, 30, 60 minuti e 1, 3, 5 giorni) sono stati anestetizzati con etere e decapitati. I GCS di controllo e operati sono stati prelevati e conservati a –70°C fino al momento dell’uso. 7.3) Anticorpi Gli anticorpi monoclonali diretti contro MMP-2 (diluito 1:100), MT1-MMP (10g/ml) e TIMP-2 (5g/ml) utilizzati per Western immunoblot sono stati acquistati presso la ditta Oncogene Research (Calbiochem, La Jolla, Ca, USA). L’anticorpo policlonale diretto contro MMP-2 (diluito 1:2000) è stato utilizzato per lo studio di immunocitochimica è stato acquistato presso la ditta Immunological Sciences (Roma, Italy). L’anticorpo monoclonale diretto contro il -distroglicano, clone 43 DAG 1/8D5 (diluito 1:25) utilizzato per Western immunoblot è prodotto da Novocastra Laboratories Ltd (Newcastle, UK). 7.4) Gel zimografia Due pools di quattro gangli ciascuno per ogni condizione sperimentale (controllo, 15, 30, 60 minuti e 1, 3, 5 giorni dopo assotomia) sono stati omogenati (in accordo con il protocollo utilizzato da Hernandez-Barrates et al., 2000), in ghiaccio, con un tampone di estrazione non riducente contenente 100 mM Tris/HCl pH 7.6, 200 mM NaCl, 1% Triton X-100, 1 mM PMSF e 1% di cocktail di inibitori (2 mM leupeptina, 1.5 mM pepstatina A, 80 M aprotinina, 4 mM bestatina, 1.4 mM E-64, 104 mM AEBSF). Dopo centrifugazione (15000 g per 15 min a 4°C), un volume noto di ogni supernatante è stato diluito (1:3) con il loading buffer LB 4x non riducente (4% SDS, 200 mM Tris/HCl pH 6.8, 30% glicerolo, 0.04% blue di bromofenolo), e congelato senza essere bollito. Volumi uguali di ogni campione sono stati caricati e separati elettroforeticamente a 4°C su gel di poliacrilammide-SDS al 7.5% contenente 1.5 mg/ml di gelatina porcina (Sigma-Aldrich srl, Milano, Italia). Dopo due lavaggi, di 15 min ciascuno, in 2.5% Triton X-100 (per rimuovere l’SDS), i gel sono stati incubati a 37°C per due notti con un tampone di reazione contenente 50mM Tris/HCl pH 7.6, 5 mM CaCl2 e 0.02% NaN3. Dopo l’incubazione i gel sono stati colorati con 0.5% blue Comassie sciolto in 30% metanolo e 20% acido acetico per 24 h e poi decolorati con una soluzione contente 30% metanolo e 20% acido acetico. Le proteine con attività gelatinolitica sono state visualizzate come chiare zone di lisi sullo sfondo blue del gel di gelatina ed identificate confrontandole con la forma latente e attiva del peptide ricombinante di MMP-2 6 (Chemicon International Inc., Ca, USA) che aveva corso sullo stesso gel. L’attività gelatinolitica è assente quando al mezzo di incubazione si aggiunge 20 mM EDTA. 7.5) Elettroforesi e Western immunoblot Due pools di quattro gangli ciascuno per ogni tempo sperimentale (controllo, 15, 30, 60 min e 1, 3, 5 giorni dopo assotomia) sono stati omogenati in ghiaccio con un tampone contenente 50 mM Tris/HCl pH 7.6, 150 mM NaCl, 1 mM EDTA, 1% SDS, 1% Triton X-100, 10 mg/ml pepstatina, 10 mg/ml leupeptina, 1 mM PMSF, 0.2 mM NaVO e 0.1 mM NaF. Dopo centrifugazione (15000 g per 15 min a 4°C), il supernatante è stato suddiviso in aliquote e la concentrazione di proteine è stata determinata con il kit Micro BCA (Pierce, Rockford, IL, USA). Una uguale concentrazione di proteine per ogni campione è stata separata per elettroforesi su gel di poliacrilamide-SDS e trasferita su membrana di nitrocellulosa. Dopo 2 ore di blocco dei siti aspecifici in latte in polvere al 5% in TTBS (20 mM TRIS/HCl pH 7.6, 500 mM NaCl e 0.05% Tween-20) la membrana è stata incubata per 18 ore a 4°C con l’anticorpo primario diluito in 3% BSA e 0.05% NaN3 in TTBS. Dopo due lavaggi in TTBS, e tre in latte in polvere al 2.5% in TTBS, la membrana è stata incubata con l’anticorpo secondario coniugato con la perossidasi di rafano (Promega, Madison, WI, USA), diluito 1:10000 in latte in polvere al 2.5% in TTBS. Le bande riconosciute dall’anticorpo sono state messe in evidenza mediante chemiluminescenza con il metodo ECL (enhanced chemiluminescence procedure, Pierce, Rockford, IL, USA) e visualizzate tramite esposizione di lastre fotografiche X-OMAT (Kodak, Cedex, Francia). 8) LOCALIZZAZIONE CELLULARE E SUBCELLULARE DELL’ATTIVITÀ E DELL’ESPRESSIONE DELLA MMP-2 8.1) Zimografia in situ Due gangli di controllo e due a 5 giorni postoperatori sono stati dissezionati, inclusi in OCT e congelati rapidamente in ghiaccio secco. Ciascun ganglio, non fissato, è stato tagliato al criostato in sezioni seriate di 10 m di spessore. Le sezioni sono state raccolte su vetrini e ricoperte con un tampone di reazione (50 mM Tris/HCl pH 7.6, 5mMCaCl2 e 0.02% NaN3) contenente 40g/ml di gelatina coniugata con fluoresceina schermata (Molecular Probes Inc., Eugene, Oregon) (Oh et al., 1999). Dopo 16 h di incubazione a 37°C, le sezioni sono state lavate con PBS e fissate con 4% paraformaldeide in PBS. Il segnale fluorescente generato dall’attività gelatinolitica, quando presente, è stato osservato e fotografato al microscopio ottico. Sezioni di controllo sono state ottenute aggiungendo 20 mM EDTA al tampone di reazione. 8.2) Perfusione dei ratti per la microscopia ottica ed elettronica Due ratti di controllo e due operati (5 giorni dopo assotomia), sono stati anestetizzati profondamente mediante iniezione intraperitoneale con una miscela di xilazina (20 mg/ml, 0.5 ml/kg peso corporeo; Bayer, Leverkusen, Germania) e Zoletil (tiletamina e zolazepam, 100 mg/ml, 0.5 ml/kg peso corporeo; Virbac, Carros, Francia). Gli animali sono stati perfusi attraverso l’aorta con soluzione di Ringer ossigenata a pH 7.3, seguita immediatamente da un fissativo, costituito da paraformaldeide al 4%, depolimerizzata al momento dell’uso, in tampone fosfato (PB) 0,1 M pH 7.4; entrambe le soluzioni sono state introdotte nel sistema circolatorio alla stessa pressione del sangue, ponendole ad una opportuna altezza dal piano di perfusione. 8.2.1) Immunocitochimica per la microscopia ottica Dopo la perfusione i GCS sono stati prelevati e crioprotetti in una soluzione di 30% saccarosio in 9‰ NaCl per almeno 24 ore a 4°C. Successivamente i gangli sono stat inclusi in OCT (Miles Tissue-Tek O.C.T. Coumpound 4583), tagliati al criostato (Leitz Kryostat 1720 Digital) ad una temperatura di -25°C in sezioni spesse 10 m, raccolte flottanti in TRIS/HCl 7 0.5 M a pH 7.6. Per l’immunolocalizzazione è stata utilizzato il metodo di rivelazione della perossidasi-anti-perossidasi (PAP). Le sezioni di ganglio sono state tenute per 5 minuti (min) in una soluzione costituita da 3% di H2O2 e 10% di metanolo in TRIS/HCl 0.5 M pH 7.6, allo scopo di inattivare le perossidasi endogene; lavate con tampone TRIS/HCl 0.5 M pH 7.6, in tre passaggi da 10 min ciascuno. Quindi le sezioni sono state incubate per un’ora a temperatura ambiente in una soluzione di bloccaggio dei siti antigenici aspecifici, contenente 5% di latte in polvere e 0.5% di Triton X100 in tampone TRIS/HCl. Successivamente i preparati sono stati incubati per 48 ore a 4°C con l’anticorpo primario anti-MMP-2, diluito 1:2000 in TRIS/HCl 0.5 M pH 7.6 contenente 1% latte in polvere e 0.1% Triton X-100. Dopo 3 lavaggi da 10 min in tampone, si è proceduto all’incubazione con anticorpo secondario ottenuto in capra (Sternberger Monoclonal Inc., Baltimore, MD, USA), diretto contro la parte costante delle immunoglobuline G di coniglio, diluito 1:300 (1 ora a temperatura ambiente); dopo altri 3 lavaggi da 10 min le sezioni sono state incubate con anticorpi di coniglio coniugati con l’enzima perossidasi (Sternberger Monoclonal Inc., Baltimore, MD, USA), diluiti 1:1000 (1 ora a temperatura ambiente). Il diluente utilizzato per gli anticorpi secondario e terziario è lo stesso utilizzato per il primario. Dopo un abbondante lavaggio in tampone, il legame degli anticorpi con i relativi antigeni è stato rivelato incubando i preparati per 20 min a temperatura ambiente con una soluzione di 0.05% 3.3’-diaminobenzidina tetraidrocloruro (DAB) e 0.01% H2O2 in TRIS/HCl, che ha lo scopo di rivelare i siti di legame degli anticorpi. La reazione, che avviene ad opera della perossidasi, utilizza l’H2O2 come accettore degli elettroni che la DAB cede ossidandosi e formando così un precipitato marrone. Le sezioni, in seguito a ripetuti lavaggi in tampone e ad un passaggio in cresyl gel (0.1% gelatina in etanolo 40%), sono state montate su un vetrino portaoggetto, poi chiuso permanentemente con balsamo EUKITT. Le sezioni di ganglio sono state quindi osservate e fotografate con un microscopio Zeiss Axiophot. 8.2.2) Immunocitochimica per la microscopia elettronica Dopo la perfusione (vedi paragrafo precedente) due GCS di ratti normali e due di ratti operati (5 giorni dopo assotomia), sono stati tagliati al vibratomo (Vibratome Series 1000) in sezioni spesse 50 m, utilizzando come supporto per il taglio agar al 4% sciolto in acqua distillata portata ad ebollizione e lasciato raffreddare a temperatura ambiente. Le sezioni sono state raccolte flottanti in PB 0.1 M e tenute per 5 min in una soluzione costituita da 3% di H2O2 e 10% di metanolo in PB 0.1 M, allo scopo di inattivare le perossidasi endogene; sono poi stati effettuati 3 risciacqui da 10 min ciascuno in PB 0.1 M. Per facilitare la penetrazione degli anticorpi senza utilizzare detergenti che danneggerebbero eccessivamente le membrane, si è utilizzato il procedimento del congelamento-scongelamento: le sezioni sono state crioprotette con 10% dimetilsulfossido (DMSO) e 1% glicerolo in PB 0.1 M per 10 min a 4°C, seguito da 20% DMSO e 2% glicerolo sempre in PB due volte per 10 min a 4°C. Subito dopo sono state sottoposte per 4 volte a congelamento rapido in 2-metilbutano (isopentano) raffreddato con azoto liquido a –196°C, seguito da scongelamento. Dopo il completo scongelamento, le sezioni sono state trattate come descritto nel paragrafo precedente (utilizzando il metodo di rivelazione perossidasi-anti-perossidasi (PAP)), con la sola eccezione che è stato usato il PB al posto del tampone Tris/HCl e che il Triton non è stato aggiunto ad alcun mezzo di incubazione. Dopo la reazione con la DAB le sezioni sono state postfissate con 1% OsO 4 in PB 0.1 M per un’ora, sciacquate accuratamente in acqua bidistillata, e dopo 5 min in alcool etilico 50° sono state trattate per 20 min con acetato di uranile all’1% sciolto in alcool etilico 70°. Dopo un passaggio rapido in alcool 70°, si è continuata la disidratazione utilizzando una scala a gradzione crescente di alcool etilici (10 min alcool 80°, 10 min alcool 95°, 2x10 min alcool 100°) ed infine 2x10 min ossido di propilene. Tutti i passaggi dalla postfissazione all’alcool 95° compresi sono stati eseguiti a 4°C, il resto a temperatura ambiente. Dopo una notte in una miscela di 50% ossido di propilene e 50% resina Epon 812, e 4 ore in resina 8 assoluta, le sezioni sono state incluse con orientamento piano, e tenute per tre giorni in stufa a 60°C per permettere alla resina di polimerizzare; da questi preparati sono state successivamente tagliate con un ultramicrotomo Reichert-Jung Ultracut E sezioni dello spessore di 60-70 nm. Quest'ultime, raccolte su griglie di rame da 200 maglie, sono state colorate con 0.2% di citrato di piombo, per aumentare il contrasto della marcatura, e osservate ad un microscopio elettronico a trasmissione Philips 400T operante a 60 kV. Dato che, con questo metodo di immunomarcatura pre-inclusione, si ha una limitata penetrazione degli anticorpi e dei reagenti, le osservazioni di seguito riportate sono state fatte alla superficie delle sezioni ottenute al vibratomo, nella zona di penetrazione degli anticorpi; ciò permette di ridurre al minimo, anche se non di annullare totalmente, il rischio di risultati falsamente negativi. Sezioni di controllo, ottenute omettendo l’incubazione con l’anticorpo primario, erano sempre immunonegative. 9) ANALISI DEI LIVELLI DI mRNA DI MMP-2, MT1-MMP e TIMP-2 IN SEGUITO A SCHIACCIAMENTO DEI NERVI POSTGANGLIARI DEL DI RATTO 9.1) Schiacciamento dei nervi postgangliari del SCG di ratto, sacrificio animali e prelievo SCG per l’estrazione del RNA e per l’analisi RT-PCR Sono stati utilizzati ratti Wistar maschi (150-200 g). La procedura di schiacciamento dei nervi postgangliari del SCG è stata eseguita come precedentemente descritto. I ratti di controllo ed operati (a 15 minuti, 1 e 6 h, e 1, 3, 5 giorni post-operatori) sono stati anestetizzati con etere e decapitati. I SCG sono stati prelevati in modo il più possibile sterile e conservati a –70°C fino al momento dell’uso. 9.1.1) Trascrizione inversa e PCR semiquantitativa per lo studio dei livelli di mRNA per MMP-2, MT-MMP e TIMP-2 Sono stati utilizzati due pools di GCS di controllo e due di gangli operati per ciascun tempo sperimentale (2-3 gangli/pool). L’estrazione del RNA è stata ottenuta utilizzando il kit Rneasy Micro (Qiagen, Milano, Italia) seguendo le istruzioni riportate. Per ogni reazione di retrotrascrizione (1 ora a 37°C) sono stati utilizzati 2 g di RNA totale, in un totale di 25 l di volume di reazione finale. La miscela di reazione contiene: 50 mM Tris-HCl, pH 8.3, 75 mM KCl, 3 mM MgCl2, 10 nM DTT, 1 g di esanucleotidi casuali, 0.5 mM dNTPs, 25 U di RNAsin (inibitori delle RNasi), 400 U di M-MLV (trascrittasi inversa del virus della leucemia murina di Moloney) (reagenti della Promega, Madison, WI, USA). Al termine della reazione la miscela è stata portata ad un volume di 100 l con acqua bidistillata, e conservata a –20°C fino al momento della PCR (polymerase chain reaction). Un ventesimo del cDNA ottenuto (5 l) è stato amplificato per PCR in 25 l di volume di reazione contenente: tampone per la Taq DNA polimerasi (15 mM Tris-HCl, pH 8.0 e 50 mM KCl), 1.5 mM MgCl2, 0.2 mM dNTPs, 0.4 M ciascun primer (MWG Biotech, Firenze, Italia), 1 U AmpliTaq Gold DNA polimerasi (Applied Biosystems, Foster City, CA, USA) e 1 Ci di [ -32P] dCTP (NEN Life Science Products, Milan, Italy). Le sequenze degli oligonucleotidi usati come primers sono riportate in Tabella 1. L’amplificazione prevede un primo passo di attivazione della Taq polimerasi a 95°C per 8 min, seguito da 26 cicli costituiti ciascuno da una fase di denaturazione (93°C per 30 sec), una fase di appaiamento (55°C per 30 sec) ed una fase di allungamento (72°C per 1 min). L’amplificazione si conclude con un allungamento finale di 5 min a 72°C. La scelta del numero dei cicli è stata effettuata dopo aver costruito una curva di saturazione per la coppia di primers di MMP-2, di MT1-MMP e di TIMP-2 (da esperimenti precedenti condotti nel nostro laboratorio era noto che la coppia di primers per HPRT arriva a saturazione dopo 31 cicli): la coppia di primers è stata utilizzata per amplificare il trascritto in esame ad un numero crescente di cicli (23, 25, 27, 29, 31, 33) ed è stato individuato un numero di cicli che permetteva di avere una sufficiente quantità di prodotto per poter poi effettuare l’analisi 9 quantitativa, ma senza arrivare alla saturazione. Per effettuare un valutazione quantitativa, come nel nostro caso, è necessario infatti effettuare l’amplificazione ad un numero di cicli tali da trovarsi nella fase esponenziale, poiché solo in questo modo le differenze esistenti tra i vari campioni possono essere osservate. Utilizzando in ciascuna reazione entrambe le coppie di primers, vengono amplificati contemporaneamente i frammenti di cDNA di MMP-2 e di un gene di riferimento, HPRT (oppure di MT1-MMP e di TIMP-2 e di HPRT). Questo è un gene espresso a bassi livelli nel sistema nervoso ed è stato dimostrato che il suo livello di espressione nel sistema nervoso di roditore non varia nel corso dello sviluppo e nella vita adulta in diverse condizioni fisiologiche e patologiche (Steel e Buckley, 1993), pertanto può essere utilizzato come standard interno nelle reazioni di PCR. I due frammenti ottenuti vengono separati per elettroforesi su gel di agarosio all’1.5% con bromuro d’etidio. Per ciascun campione l’amplificazione è stata ripetuta in duplicato o in triplicato. Dopo l’elettroforesi il gel è stato lavato in una soluzione di acido tricloroacetico al 6% per 30 min, sciacquato con acqua corrente per 1 ora ed essiccato sotto vuoto a 80°C per 1 ora e 30 min; infine è stato esposto per 6-16 ore ad uno schermo sensibile alle radiazioni e le immagini sono state acquisite tramite un fosforoimager (Typhoon, Amersham, Piscataway, NJ, USA). Le immagini acquisite sono state analizzate con il programma ImageQuant (Amersham, Piscataway, NJ, USA), ed il livello di espressione del gene di MMP-2, MT1-MMP e TIMP-2 è stato espresso come rapporto tra la quantità del suo amplificato e di quello di HPRT coamplificato nella stessa provetta. TABELLA DEI PRIMERS (5’-3’) USATI PER GLI ESPERIMENTI DI RT-PCR GENE PRIMER LUNGHEZZA MMP2 F: CCCCTAAAACAGACAAAGAGTT 286 R: GGGTCCAGGTCAGGTGTGTAAC TIMP2 F: ATCTATGGCAACCCCATCAA R: GGGTCCTCGATGTCAAGAAA 479 MT-1 F: CTTGTTTGCTGAGGGTTTCC R: GTTCTCGGTGTCCATCCACT 268 La tabella mostra le sequenze dei primers forward (F) and reverse (R) con la lunghezza dei frammenti amplificati (bp) usati per gli esperimenti di RT-PCR. 10 RISULTATI Numero dei neuroni del GCS di topi di controllo e mdx In sezioni semifini di GCS di topi di controllo e mdx non si osservano differenze evidenti dell’organizzazione gangliare, della forma neuronale o dell’intensità di colorazione cellulare con il blu di toluidina. Tuttavia, la conta del numero di neuroni eseguita su gangli prelevati da topi adulti (6-7 settimane di età) ha mostrato che il GCS di topi mdx ha significativamente (p<0.01) meno neuroni (36%) (333924) di quello dei topi wild-type (520474) (Tabella 1). Considerando che a questa data, indicata in letteratura come quella in cui si ha il picco dei cicli di degenerazione-rigenerazione muscolare (rassegna in De La Porte et al., 1999), non si osservano neuroni gangliari in necrosi, abbiamo ipotizzato che la perdita neuronale avvenisse in fasi precoci di sviluppo post-natale. Per verificare tale ipotesi abbiamo, quindi, effettuato una conta del numero dei neuroni gangliari, sia in topi wild-type sia mdx, a diverse date di vita post-natale: P5, P10, P15 e P21 (Tabella 1). Come si può notare dai dati riportati in tabella, e come riportato anche da un’ampia letteratura a riguardo (rassegna in Wright, 1995), tra P5 e P15 il GCS va incontro ad una riduzione significativa (p<0.01) del numero di neuroni a seguito del noto fenomeno di morte neuronale naturale. Questo processo interessa sia i gangli provenienti da animali di controllo che mdx, con la differenza che in questi ultimi il calo è significativamente più alto rispetto ai wild-type (p<0.01) sin da P10. Inoltre, nel GCS dei topi mdx la morte neuronale prosegue gradualmente almeno fino a P15, quando la differenza nel numero di neuroni rispetto a quello dei gangli in età adulta è ancora altamente significativa (p<0.01). Diversamente, nei gangli dei topi wildtype la morte neuronale si arresta prima; la differenza del numero di neuroni tra P15 e 6-7 settimane, infatti, non è più statisticamente significativa. TAVOLA 1. Numero di neuroni del ganglio cervicale superiore di topi wild-type e mdx a differenti date postnatali wild-type mdx P5 7915 ± 393 8450 ± 67 P10 6583 ± 76 4676 ± 74** P15 5977 ± 106 3984 ± P21 6157 ± 301 3688 ± 138** 6-8 settimane 5204 ± 74 3339 ± 24** 3** In ciascuna data il numero di neuroni è riportato come la media ± s.e.m. del numero di neuroni contato in tre GCS. A P5, il GCS di topi wild-type e mdx ha lo stesso numero di neuroni. A P10, il numero dei neuroni gangliari in entrambi i ceppi murini diminuisce significativamente rispetto a P5 (p<0.05, wildtype; p<0.01, mdx) e coincide con la morte neuronale fisiologica. Tuttavia, nei topi mdx, il numero dei neuroni è significativamente minore rispetto a quello dei topi wild-type (**p<0.01) e rimane tale durante tutto l’intervallo di tempo considerato. Le differenze sono state analizzate con il test del tStudent. 11 Immunolocalizzazione della tirosina idrossilasi e valutazione biochimica della sua espressione negli organi bersaglio del GCS Per determinare se la perdita di neuroni gangliari nei topi mdx possa influenzare in qualche modo l’innervazione degli organi bersaglio periferici del GCS abbiamo effettuato un’immunomarcatura per la T-OH allo scopo di evidenziare l’estensione e le caratteristiche morfologiche della rete d’innervazione adrenergica, sia in bersagli muscolari (cuore e iride) che in quelli non muscolari (ghiandola sottomandibolare), in animali wild-type e mdx. Nel GCS, la T-OH è l’enzima limitante la biosintesi della noradrenalina (Levitt et al., 1965); questo è specificamente localizzato nel corpo cellulare, negli assoni e nelle terminazioni sinaptiche dei neuroni gangliari e la sua quantità all’interno degli organi bersaglio del GCS è considerata un indice dell’attività neuronale gangliare (Black & Mytilineou, 1976). Nei topi di 6-7 settimane, la distribuzione delle fibre nervose immunopositive per la TOH nel cuore è variabile e a regioni densamente innervate, come l’atrio e la parete ventricolare interna, se ne alternano altre in cui le fibre immunopositive sono meno presenti. Anche se questo rende più complessa la valutazione delle differenze nell’estensione della rete d’innervazione tra gli animali wild-type e quelli mdx, confrontando aree appartenenti alle stesse regioni cardiache si è osservato che, rispetto agli animali di controllo (Fig. 1A) nei topi mdx la rete d’innervazione adrenergica è ridotta sia in estensione (Fig. 1B) sia in complessità di arborizzazione terminale (Fig. 1B). Tuttavia, le differenze più drammatiche nel grado d’innervazione adrenergica si osservano nell’iride, un tessuto molto più semplice da analizzare rispetto al cuore per via della sua organizzazione più uniforme. L’innervazione adrenergica nell’iride di topi mdx (Fig. 2B) è drasticamente ridotta rispetto a quella dei topi wild-type (Fig. 2A) e le fibre non presentano arborizzazioni e varicosità assonali terminali. Una situazione diversa si osserva, invece, nella ghiandola sottomandibolare, dove l’estensione macroscopica della rete d’innervazione adrenergica nei topi wild-type (Fig. 3A) e mdx (Fig. 3C) appare simile, con numerosi fasci di fibre immunopositive per la T-OH che permeano l’intero territorio ghiandolare. Tuttavia, ad ingrandimento elevato, si può chiaramente osservare che, rispetto ai topi wild-type (Fig. 3B), nelle ghiandole di topi mdx (Fig. 3D) si ha una netta riduzione della defascicolazione, della fine arborizzazione terminale e della formazione di varicosità degli assoni adrenergici. Sulla base delle alterazioni della rete d’innervarzione adrenergica nei topi mdx, seppure con delle differenze tra quelle riscontrate nel cuore e nell’iride e quelle osservate nella ghiandola sottomandibolare, il passo successivo è stato quello di valutare se tali alterazioni comparissero in seguito alla morte neuronale o se erano precedenti ad essa. Abbiamo, quindi, effettuato un’immunomarcatura per la T-OH nel cuore, nell’iride e nella ghiandola sottomandibolare di topi wild-type e mdx a P5, quando il numero di neuroni gangliari è ancora uguale, e a P10, quando il numero dei neuroni nel GCS dei topi mdx è già significativamente inferiore a quello dei topiwild-type. A queste date, comunque, l’innervazione adrenergica periferica proveniente dal GCS è in via di maturazione, in quanto ad una precoce sovra-innervazione fa seguito una riduzione della stessa, in accordo con l’avvenuta morte neuronale fisiologica (rassegna in Wright, 1995). I risultati ottenuti nei topi wild-type confermano la presenza di una rete d’innervazione adrenergica ben sviluppata sia nel cuore (Fig. 1C, wild-type; Fig. 1D, mdx), sia nell’iride (Fig. 2C, wild-type; Fig. 2D, mdx) e sia nella ghiandola sottomandibolare (Fig. 3E, wild-type; Fig. 3F, mdx) a partire già da P5, con assoni che progressivamente defascicolano e ramificano correttamente (Fig. 1C, 2C e 3E). Le stesse caratteristiche vengono mantenute a P10 (Fig. 1E, cuore; Fig. 2E, iride; Fig. 3G, ghiandola) dove, soprattutto nella ghiandola, è chiaro l’aumento del grado di fine arborizzazione terminale degli assoni (Fig. 3G). Nei topi mdx, al contrario, sin da P5 si possono osservare le alterazioni descritte nell’adulto. Rispetto ai topi di controllo della stessa età, la quantità ed il grado di arborizzazione terminale delle fibre T-OH positive nel cuore (Fig. 1C, wild-type e 1D, mdx a P5; Fig. 1E, wild-type e 1F, mdx a P10) e nell’iride (Fig. 2C, wild-type e 2D, mdx a P5; Fig. 2E, wild-type e 2F, mdx a P10) sono chiaramente ridotte. Nella 12 ghiandola sottomandibolare, inoltre, anche se l’estensione della rete d’innervazione non appare ridotta, sono comunque chiari i difetti di arborizzazone terminale, con la tendenza degli assoni a rimanere associati in fasci sia a P5 (Fig. 3E, wild-type; 3F, mdx) che a P10 (Fig. 3G, wild-type; 3H, mdx). Le differenze morfologiche osservate nella rete di innervazione adrenergica tra gli organi bersaglio del GCS di topi di controllo e mdx trovano conferma nei livelli di T-OH determinati mediante Western immunoblot. Come mostrato in Fig. 3I, l’anticorpo per la TOH riconosce una singola banda di 60 kDa nel cuore, nell’iride e nella ghiandola sottomandibolare, la cui intensità è più elevata negli estratti tissutali dei topi wild-type rispetto ai rispettivi preparati ottenuti dai topi mdx. Questi risultati non solo dimostrano una drastica riduzione dell’estensione della rete di innervazione adrenergica nei preparati muscolari, ma indicano anche che la riduzione della ramificazione e defascicolazione assonale osservata nella ghiandola sottomandibolare determina una riduzione del contenuto di T-OH. Marcatura retrograda dei neuroni gangliari mediante iniezione di WGA-HRP nella ghiandola sottomandibolare e nella camera anteriore dell’occhio Diversamente dalla ghiandola sottomandibolare, nel cuore e l’iride di topi mdx la scarsa defascicolazione e ramificazione assonale terminale sono associate ad una drastica riduzione dell’estensione della rete di innervazione adrenergica. Ciò suggerisce che la perdita neuronale precedentemente osservata possa essere selettiva per i neuroni che innervano organi bersaglio di tipo muscolare. Per verificare questa ipotesi abbiamo marcato retrogradamente i neuroni gangliari mediante l’iniezione di WGA-HRP nella ghiandola sottomandibolare (uno dei bersagli non muscolari del GCS) e nella camera anteriore dell’occhio, in prossimità dell’iride (uno dei bersagli muscolari del GCS). In seguito all’iniezione unilaterale del tracciante nella ghiandola sottomandibolare non si osservano differenze significative nel numero di neuroni marcati nel GCS di topi di controllo (53711) e mdx (55547) né nell’intensità del tipico prodotto di reazione marrone e granulare che colora sia il citoplasma (Fig. 4A, B, wild-type; Fig. 4C, D, mdx) che gli assoni emergenti (Fig. 4B, wild-type; Fig. 4D, mdx). I neuroni marcati sono distribuiti in tutto il ganglio senza particolare compartimentalizzazione (Fig. 4A, wild-type; Fig. 4C, mdx) e per lo più associati in piccoli gruppi (Fig. 4 A, B, wild-type; Fig. 4C, D, mdx). Il numero dei neuroni gangliari retrogradamente marcati in seguito all’iniezione di tracciante nella camera anteriore dell’occhio di topi wild-type (54.5+1) è, invece, significativamente maggiore (p=0.01) di quello dei topi mdx (322). Anche in questo caso i neuroni non mostrano una distribuzione compartimentalizzata (Fig. 4E, wild-type; Fig. 4F, mdx). Presenza e distribuzione di Dp427 negli organi bersaglio del GCS e valutazione biochimica della sua espressione I risultati finora ottenuti indicano che nei topi mdx si verifica una perdita selettiva di neuroni gangliari che innervano organi bersaglio di tipo muscolare, sebbene siano state evidenziate alterazioni neuronali intrinseche indipendenti dal tipo di bersaglio periferico innervato. Questa perdita potrebbe essere dovuta ai danni strutturali e/o funzionali degli organi bersaglio muscolari causati dall’assenza di distrofina. Per verificare questa ipotesi abbiamo investigato l’espressione di Dp427 negli organi bersaglio del GCS di topi wild-type e mdx: il cuore, utilizzato come controllo positivo dal momento che questo aspetto è già stato ampiamente studiato (Byers et al., 1991; Peri et al., 1994; Meng et al., 1996; Rivier et al., 1999a, b), l’iride e la ghiandola sottomandibolare, nelle quali la presenza di distrofina non è mai stata determinata. In Western immunoblot, l’anticorpo monoclonale Dys1 riconosce una banda a circa 427kDa, corrispondente alla distrofina ad alto peso molecolare, in tutti gli estratti tissutali dei topi wild-type esaminati (Fig. 5A). Nell’iride e, meno chiaramente, nella ghiandola sottomandibolare è presente anche una banda a più basso peso molecolare, 13 probabilmente corrispondente alla forma di 405kDa descritta per le cellule muscolari lisce (Hoffman et al., 1988; Feener et al., 1989). Nei corrispondenti estratti tissutali dei topi mdx non si osserva alcuna banda positiva (Fig. 5A). La distribuzione della Dp427 negli stessi organi è stata successivamente studiata al microscopio ottico utilizzando un anticorpo policlonale che riconosce specificamente la Dp427. Inoltre, nell’iride e nella ghiandola sotttomandibolare è stata effettuata una colocalizzazione della Dp427 con l’actina del muscolo liscio per verificare se la distrofina fosse espressa nelle celule muscolari lisce dell’iride o in quelle muscolari-simili della ghiandola sottomandibolare (miociti). Come atteso, la Dp427 è chiaramente localizzata intorno ai cardiomiociti nelle sezioni di cuore di topi wil-type (Fig. 5B), ma non in quelli dei topi mdx (Fig. 5I), confermando la specificità dell’immunoreattività. Immunopositività per la distrofina è stata inoltre osservata nell’iride (Fig.5C) e nella ghiandola sottomandibolare (Fig. 5F) di topi wild-type, ma mai nei preparati corrispondenti da topi mdx (Fig.5L, iride; 5M, ghiandola sottomandibolare). Nell’iride, l’immunoreattività per la distrofina è presente in diversi tipi cellulari cellule e spesso colocalizza con l’actina del muscolo liscio (Fig. 5C-E), indicandone la presenza anche nelle cellule muscolari lisce. Nella ghiandola sottomandibolare sono presenti numerose cellule immunopositive di forma diverse, distribuite profusamente all’interno del tessuto ghiandolare (Fig. 5F). Alcune di queste sono di tipo muscolare, come ad esempio le cellule della muscolatura liscia vascolare e i miociti che circondano i dotti secretori, come indicato dalla colocalizzazione con l’actina del muscolo liscio (Fig.5F-H ed inserti). L’immunoreattività per la Dp427 è inoltre presente all’interno degli acini secretori, localizzata specificamente verso il lato luminale della membrana plasmatica (inserti di Fig. 5F e H), dove sono aggregate le vescicole secretorie. Analisi ultrastrutturale degli organi bersaglio del GCS Per verifivare se la mancanza di Dp427 nei topi mdx induce possibili alterazioni morfologiche negli organi bersaglio del GCS, abbiamo effettuato un’analisi ultrastrutturale al microscopio elettronico del cuore e dell’iride di topi wild-type e mdx a P10 e a 6-7 settimane di età. La data di P10 è stata scelta in quanto in questo periodo nei topi mdx è già avvenuta la maggior parte della perdita dei neuroni gangliari, ma non sono ancora iniziati i cicli di degenerazione-rigenerazione muscolare (De La Porte et al., 1999). Come si può osservare in Figura 6B e F, a P10 l’organizzazione delle miofibrille contrattili nelle cellule cardiache è identica tra gli animali wild-type (Fig. 6B) e quelli mdx (Fig. 6F). In entrambi i casi, i cardiomiociti presentano aspetti di relativa immaturità, con le miofibrille organizzate in piccoli fasci, ma ancora separate tra loro nel citoplasma, per la maggior parte in uno stato di ipercontrazione riconoscibile dall’assenza della banda I dei sarcomeri. Anche a carico delle cellule muscolari lisce dell’iride non si osserva nessuna differenza tra topi wild-type (Fig. 6A) e mdx (Fig. 6E). In queste i filamenti contrattili non sono organizzati in sarcomeri, ma sono distribuiti nel citoplasma in aggregati di diverse dimensioni, secondo un orientamento comune e collegati da punti di “stress” visibili come piccole aree elettrondense. Negli animali adulti, non sono evidenti alterazioni ultrastrutturali delle cellule muscolari lisce dell’iride (non mostrato). Tuttavia, diversamente dal cuore dei topi wild-type, (Fig.6C ed ingrandimento in D), quello dei topi mdx presenta numerose fibre muscolari, o porzioni di esse, con diversi gradi di alterazione quali la scomparsa di una stria Z ben riconoscibile (Fig. 6G), l’impoverimento del contenuto di miofibrille (Fig. 6H) e la perdita, in alcune regini, degli elementi contrattili (Fig. 6I). I mitocondri sono spesso visibilmente alterati e sono presenti ampi spazi contenenti detriti cellulari fagocitati (non mostrato). Diversamente, le cellule muscolari lisce dell’iride, così come le cellule della ghiandola sottomandibolare, non presentano evidenti alterazioni ultrastrutturali. (non mostrato). Marcatura con Evans Blue degli organi bersaglio muscolari del GCS di topi mdx 14 La mancanza di Dp427 può influenzare i neuroni del GCS in diversi modi: a) determinando alterazioni neuronali intrinseche che potrebbero portare ad un impoverimento dell’arborizzazione assonale terminale in tutti tessuti bersaglio periferici esaminati (come indicato dall’immunolocalizzazione della T-OH) e b) causando una riduzione selettiva del numero dei neuroni del GCS che innervano bersagli muscolari, probabilmente come conseguenza del danno indotto nelle fibre muscolari dalla mancanza di Dp427. Del resto, come descritto precedentemente, le nostre osservazioni al microscopio elettronico del cuore e dell’iride di topi mdx a P10, data in cui la perdita neuronale è già in corso, non hanno rivelato alterazioni ultrastrutturali dovuta alla mancaza di distrofina sia nei cardiomiociti che nelle cellule muscolari lisce dell’iride. Abbiamo quindi verificato se in queste cellule fossero presenti alterazioni della membrana plasmatica, segno precoce della patologia distrofica nelle cellule muscolari (Mokri and Engel, 1975), che, se pur non facilmente evidenziabili a livello ultrastrutturale, sono comunque in grado di indurre alterazioni funzionali. E’ stata quindi effettuata un’iniezione intraperitoneale del colorante vitale EBD in topi di controllo e mdx a P10 e a 6-7 settimane di vita post-natale. L’EBD è un colorante che permea selettivamente le membrana plasmatiche danneggiate ed è spesso utilizzato come tracciante in vivo per ottenere informazioni sulle caratteristiche dinamiche e strutturali del tessuto muscolare normale e patologico (Grady et al., 1997; Straub et al., 1997; Danialou et al., 2001; Matsuda et al., 1995). In sezioni di cuore di topi mdx si osservano numerose fibre muscolari marcate con EBD nella parete ventricolare del cuore (Fig. 7A), spesso organizzate in gruppi. Numerosi cardiomiociti EBD-positivi sono visibili anche a P10 (Fig. 7B), quando non sono state osservate alterazioni ultrastrutturali. Anche nell’iride di topi mdx sia adulti (Fig. 7C) che a P10 (Fig. 7D) si osservano diverse cellule marcate, molto probabilmente corrispondenti alle cellule muscolari lisce. Sezioni di muscolo scheletrico, utilizzati come controllo positivo e provenienti dagli stessi topi mdx adulti (Fig. 7E) e a P10 (Fig. 7F) da cui sono stati dissezionati il cuore e l’iride, contengono diverse fibre EBD-positive. Non sono presenti fibre marcate nel cuore (Fig. 7G), nell’iride e nei muscoli scheletrici (non mostrato) dei topi wildtype della stessa età, né si osservano cellule marcate nelle ghiandole sottomandibolari di topi wild-type (Fig. 7H) e mdx (Fig. 7I). Carattezizzazione delle gelatinasi espresse nel GCS di ratti di controllo ed in seguito a danno assonale Tra le proteasi extracellulari in grado di degradare la gelatina, la MMP-2 e la MMP- 9 sono quelle maggiormente espresse a livello del sistema nervoso, sia in condizioni fiosiologiche che patologiche. Allo scopo di determinare se esse possano essere coinvolte nel rimodelllamento sinaptico indotto da assotomia dei neuroni del sistema nervoso autonomo abbiamo inizialmente saggiato la loro presenza nel GCS di ratto utilizzando la zimografia in gel. Come mostrato in Fig. 8A, nella zimografia di estratti di GCS di controllo e di GCS prelevati a tempi diversi dopo schiacciamento delle fibre postgangliari (15, 30 e 60 minuti ed 1, 3 e 5 giorni) sono visibili due bande gelatinoliche, una a 72 kDa e una a 62 kDa. In base al loro peso molecolare e alla loro co-migrazione con il pro-enzima e la foma attiva della MMP2 umana ricombinante, queste due bande rappresentano rispettivamente la pro-MMP-2 (72 kDa) e la sua forma attiva MMP-2 (62 kDa). In seguito allo schiacciamento dei nervi postgangliari, l’attività della MMP-2 aumenta progressivamente a partire da 30 minuti dopo danno assonale, raggiungendo un plateau tra 1 e 5 giorni post-assotomia, quando il distacco dei terminali presinaptici dal soma dei neuroni assotomizzati è ormai completo (Del Signore et al., 2004). Zimografie di controllo incubate con EDTA (non mostrato) sono state utilizzate come controllo negativo e non mostrano alcuna attività gelatinolitica. Ad ulteriore conferma che l’attività gelatinolitica presente a 72 kDa ed a 62 kDa ed il loro aumento in seguito ad assotomia fossero dovuti alla MMP-2, abbiamo eseguito un’analisi di Western immunoblot su estratti di GCS, prendendo in considerazione le stesse date postoperatorie analizzate con la zimografia in gel ed utilizzando un anticorpo diretto contro la 15 MMP-2 che riconosce sia la forma enzimatica inattiva che quella attiva (Fig. 8B). Nei gangli di controllo si evidenziano due bande, una a 72 kDa e una, molto meno intensa, a 62 kDa. Nei gangli operati, oltre a queste due bande, ne è visibile una terza a 64 kDa, che corrisponde alla forma intermedia di MMP-2 proteoliticamente attiva. Questa banda è visibile a partire da 30 minuti dopo assotomia e la sua intensità aumenta progressivamente nelle successive date postoperatorie (Fig. 8B). Nell’intervallo di tempo compreso tra 1 e 5 giorni post-operatori aumenta anche l’intensità delle bande corrispondenti alla pro-MMP-2 (72kDa) e alla MMP-2 attiva (62kDa) (Fig. 8B). Questi risultati suggeriscono che l’assotomia dei neuroni del GCS determina un’aumento progressivo della pro-MMP-2 e delle sue due forme attive e che tale aumento è massimo durante la fase di distacco dei bottoni presinaptici dal soma dei neuroni assotomizzati. Localizzazione cellulare e subcellulare della MMP-2 Per localizzare l’attività della MMP-2 ne abbiamo determinato l’attività gelatinolitica in gangli di controllo ed in gangli prelevati 5 giorni dopo assotomia utilizzando la zimografia in situ. Le sezioni di ganglio sono state ricoperte con un mezzo di incubazione contenente gelatina fluoresceinata schermata: quando la gelatina viene degradata il fluorocromo viene esposto ed emetterà un segnale fluorescente una volta eccitato che potrà essere visualizzato utilizzando i filtri per la fluoresceina. Nei gangli di controllo si osserva solo una debole attività gelatinolitica, per lo più associata ai capillari sanguigni (Fig. 9 A,B). Cinque giorni dopo assotomia si osserva un aumento generalizzato del segnale fluorescente ed alcuni neuroni gangliari mostrano una marcatura perineuronale (Fig. 9 C,D). Sezioni di controllo coincubate con EDTA sono prive di segnale fluorescente (non mostrato). Per confermare che il segnale fluorescente osservato nei gangli mediante zimografia in situ fosse dovuto all’attività gelatinolitica della MMP-2 e per determinarne la distribuzione cellulare e subcellulare in gangli di controllo ed in gangli prelevati 5 giorni dopo assotomia, abbiamo eseguito un’analisi immunocitochimica al microscopio ottico ed elettronico. Al microscopio ottico, i gangli di controllo mostrano una debole immunoreattività per la MMP-2, che marca in modo discontinuo il contorno di piccoli vasi sanguigni ed isolate porzioni della matrice extracellulare (Fig. 10 A, B). Cinque giorni dopo assotomia, l’intensità della marcatura extracellulare aumenta e diversi neuroni sono parzialmente o completamente circondati da un’intensa immunoreattività per laMMP-2 (Fig. 10 C,D). L’immunomarcatura al microscopio elettronico mostra che nei gangli di controllo, oltre ad una sporadica marcatura extracellulare, è presente una debole immunoreattività per la MMP-2 nei neuroni gangliari, maggiormente associata al contorno di vescicole che derivano da cisterne del reticolo endoplasmatico rugoso e dell’apparato del Golgi (Fig. 11A e B). Nei gangli operati, tuttavia, non solo si osservano più di frequente vescicole immunopositive, spesso nell’atto di fondersi con la membrana plasmatica neuronale (Fig. 11D), ma sono anche visibili intensi aggregati di immunoreattività all’interno dei dendriti e di piccole spine dendritiche (Fig. 11C), spesso in corrispondenza di bottoni presinaptici (Fig.11C) o di processi di cellule satelliti perineuronali che si interpongono tra gli elementi pre- e post sinaptici (Fig. 11C e E). Espressione di MT1-MMP e TIMP-2 in seguito ad assotomia dei neuroni del GCS Per identificare il meccanismo enzimatico coinvolto nell’attivazione della MMP-2 abbiamo studiato l’espressione della MT1-MMP e di TIMP-2, due dei maggiori candidati coinvolti nella modulazione dell’attività di MMP-2. L’analisi mediante Western immunoblot dell’espressione di MT1-MMP e di TIMP-2 è stata eseguita in gangli di controllo e in gangli prelevati a diverse date postoperatorie: 15, 30 e 60 minuti e 1, 3 e 5 giorni. Un’intensa banda di circa 60 kDa, corrispondente alla MT1-MMP inattiva, è presente nei gangli di controllo (Fig. 12 A). Dopo lesione assonale, i livelli di MT1-MMP aumentano nell’intervallo di tempo 16 compreso tra 30 minuti ed 1 giorno post-assotomia, per poi tornare a valori di controllo a partire da 5 giorni (Fig. 12 A). Inoltre, 30 minuti dopo schiacciamento delle fibre postgangliari compare una seconda banda immunopositiva di circa 57 kDa, che rappresenta la forma attiva della MT1-MMP (Hernandez-Barrantes et al., 2000). Le variazioni di espressione dell’altro componente essenziale tanto per l’attivazione quanto per l’inibizione della MMP-2, il TIMP-2, sono state studiate mediante Western immunoblot effettuato con gli stessi omogenati di gangli di controllo ed operati utilizzati per l’analisi della MT1-MMP. In gangli di controllo si intravede una flebile e sottile banda di circa 24 kDa, corrispondente al TIMP-2 (Fig. 12 B). In seguito allo schiacciamento dei nervi postgangliari, l’espressione di TIMP-2 aumenta. Tale aumento è già evidente a 30 minuti dall’assotomia e raggiunge un picco a 1 giorno (Fig. 12 B). E’ interessante sottolineare che questo aumento dell’epressione per la MT1-MMP ed il TIMP-2 correla perfettamente con quello, dimostrato precedentemente mediante immunoblot della MMP-2. Questo suggerisce che anche in questo modello sperimentale, come in altri, la MT1-MMP ed il TIMP-2 sono coinvolti nella modulazione dell’attività di MMP-2. Modulazione dei livelli di mRNA della MMP-2, della MT1-MMP e del TIMP-2 in seguito ad assotomia dei neuroni del GCS La variazione dei livelli di mRNA della MMP-2, della MT1-MMP e del TIMP-2 sono stati studiati mediante RT-PCR multiplex a differenti date postoperatorie: 15 e 60 minuti, 6 ore, e 1, 3 e 5 giorni. In accordo con il numero di cicli e con la lunghezza del frammento amplificato, le coppie di primer per la MMP-2, o per il TIMP-2 e la MT1-MMP sono state utilizzate in co-amplificazione nello stesso tubo di reazione con le coppie di primer per l’HPRT. Come mostrato in Fig. 13, lo schiacciamento dei nervi postgangliari non influisce sul livello di mRNA codificante per la MMP-2. Diversamente, i livelli di mRNA della MT1MMP e del TIMP-2 variano significativamente: quello per la MT1-MMP mostra un aumento significativo a partire da 6 ore dopo assotomia, raggiungendo un picco ad un giorno. Anche i livelli di mRNA per il TIMP-2 aumentano gradualmente, raggiungendo un picco ad un giorno dopo assotomia per tornare successivamente a livelli di controllo. Questi risultati suggericono che sia la MT1-MMP che il TIMP-2 sono finemente regolati a livello trascrizionale, mentre la MMP-2 potrebbe essere controllata attraverso un meccanismo unico di attivazione enzimatica e passando diversi possibili stadi di stabilizzazione post-trascrizionale (Sternlicht and Werb, 2001). Variazioni dell’espressione del -distroglicano in seguito ad assotomia dei neuroni del GCS Studi precedenti, condotti nel nostro laboratorio, hanno dimostrato che il distacco dei bottoni presinaptici indotto dall’assotomia dei neuroni del GCS è preceduto dalla rimozione e/o dalla modificazione di proteine delle specializzazioni postsinaptiche coinvolte nella stabilizzazione strutturale e funzionale delle sinapsi intragangliari, quali il -distroglicano, la distrofina e la subunità 3 del nAChR (Zaccaria et al., 1998; Del Signore et al., 2004). Inoltre, studi recenti hanno dimostrato che le MMPs sono in grado di degradare il -distroglicano tramite l’escissione proteolitica del suo dominio extracellulare e la produzione di un frammento di 30 kDa, corrispondente alla sua porzione transmembrana e citoplasmatica (Yamada et al., 2001; Kaczmarek et al., 2002). Per determinare se anche in seguito all’assotomia dei neuroni del GCS si verificasse un aumentata produzione del frammento di 30 kDa del -distroglicano, abbiamo condotto un’analisi di Western immunoblot su estratti di gangli di controllo e prelevati a diverse date postoperatorie (15, 30 e 60 minuti ed a 1, 3 e 5 giorni) utilizzando un’anticorpo monoclonale diretto contro la porzione transmembrana e citoplasmatica del -distroglicano e quindi in grado di riconoscere sia il -distroglicano intatto di 43 kDa che il suo frammento di 30 kDa. Come mostrato in Fig. 14, i gangli di controllo esprimono costitutivamente sia il -distroglicano di 43 kDa che il suo frammento di 17 30 kDa. A partire da 15 minuti dal danno assonale si osserva un aumento dell’espressione del -distroglicano di 43 kDa che raggiunge un plateau a 30 minuti. Diversamente, un aumento progressivo dell’espressione del frammento di 30 kDa si osserva solo a partire da 1 giorno dopo danno assonale, parallelamente all’aumento di espressione ed attività della MMP-2. 18 DISCUSSIONE In questa tesi è stata studiata la risposta dei neuroni del GCS di roditori a due tipi diversi di alterazione: quella di tipo patologico/genetico, quali l’assenza della Dp427 in un modello animale della distrofia muscolare di Duchenne (i topi mdx) e quella indotta sperimentalmente mediante assotomia dei neuroni gangliari. Questo ci ha permesso di individuare alcuni dei fattori e degli eventi molecolari coinvolti nel rimodellamento dei circuiti neuronali e delle sinapsi in vivo del GCS di roditori. Nei topi mdx, abbiamo studiato gli effetti indotti dalla mancanza di Dp427 sulla sopravvivenza dei neuroni del GCS, sull’innervazione dei loro diversi organi bersaglio e sulla comparsa di alterazioni in alcuni di questi. Nel GCS di ratto abbiamo, invece, effettuato studi di tipo biochimico, ultrastrutturale e molecolare al fine di caratterizzare l’espressione di MMPs in condizioni di controllo e dopo perturbazione dei circuiti neuronali indotta sperimentalmente (assotomia). Abbiamo inoltre preso in esame l’effetto dell’interruzione di tali circuiti sui livelli di espressione del distroglicano, proteina coinvolta nella stabilizzazione dei contatti sinaptici intragangliari e possibile bersaglio dell’attività delle MMPs, durante il rimodellamento sinaptico indotto da assotomia. Nelle sezioni seguenti saranno discussi i risultati ottenuti suddividi in base ai due modelli sperimentali adottati. IL RUOLO DELLA DISTROFINA NELLA SOPRAVVIVENZA DEI NEURONI DEL GCS La mutazione nel gene della distrofina, che determina l’assenza della Dp427 sia nei pazienti affetti da DMD che nei topi mdx, colpisce maggiormente i muscoli scheletri, cardiaco e diaframmatico, inducendo necrosi cellulare progressiva ed perdita di funzione muscolare (De La Porte et al., 1999; Blake et al., 2002; Boland et al., 1995). Tuttavia, diverse anomalie morfologiche e/o funzionali neuronali sono state descritte anche in alcune aree del sistema nervoso centrale (Mehler, 2000; Anderson et al., 2002; Sbriccoli et al., 1995; Emery, 1988; Lenk et al., 1996) ed autonomo (De Stefano et al., 1997; Zaccaria et al., 2000; Mancinelli et al., 1995; Mulé et al., 1999). In questa tesi abbiamo dimostrato che: 1) durante la morte neuronale fisiologica che avviene nel GCS nelle prime date post-natali, nei topi mdx muore un numero maggiore di neuroni gangliari rispetto a quelli wild-type. Tale perdita è selettiva per quei neuroni che innervano organi bersaglio muscolari del GCS; 2) la mancanza di Dp427 causa difetti strutturali in tutti i neuroni del GCS di topi mdx, quali alterazione della crescita assonale e dell’arborizzazione terminale in tutti gli organi bersaglio del GCS esaminati, già a P5; 3) la marcatura con EBD rivela che esistono micro-rotture nella membrana plasmatica delle cellule muscolari del cuore e dell’iride di topi mdx a partire da P10, quando i danni ultrastrutturali sono ancora visibili. Questi risultati indicano che la mancanza di Dp427 causa delle alterazioni intrinseche nei neuroni del GCS che, associate ai danni causati dalla mancanza di Dp427 negli organi bersaglio di tipo muscolare, portano alla perdita selettiva del 36% dei neuroni gangliari. Nei topi mdx la mancanza di Dp427 provoca la morte selettiva dei neuroni gangliari che innervano bersagli di tipo muscolare e difetti della crescita e dell’arborizzazione terminale degli assoni sopravvissuti I risultati presentati in questa tesi dimostrano che il numero di neuroni del GCS di topi mdx adulti è inferiore del 36% rispetto a quello degli animali wild-type. A questo stadio, l’assenza di neuroni in degenerazione indica chiaramente che la perdita neuronale si verifica prima delle 6-7 settimane di vita postnatale esaminate, periodo in cui si verifica una marcata degenerazione dei muscoli scheletrici necrotici (De La Porte et al., 1999; Blake et al., 2002; Dangain & Vrbova, 1984). A P5 i GCS di topi wild-type e mdx hanno lo stesso numero di neuroni, dimostrando che, nei topi mdx, viene generato il numero corretto di neuroni simpatici 19 e che tutti migrano nella posizione appropriata per formare il ganglio. Questo esclude un coinvolgimento della distrofina in questi eventi del differenziamento neuronale, a differenza di quanto descritto per neuroni del SNC per i quali è stata ddescritta una migrazione aberrante dei neuroblasti (Jagadha and Becker, 1988; Mehler & Kessler, 1998; Hatten et al., 1999). Tuttavia, i neuroni del GCS di topi mdx presentano diverse alterazioni intrinseche, tra le quali una diminuzione della defascicolazione e dell’arborizzazione terminale degli assoni nei diversi organi bersaglio esaminati già a partire da P5, quando il numero dei neuroni del GCS non è ancora ridotto. I cambiamenti dell’architettura degli assoni terminali potrebbero essere conseguenza delle alterazioni nel legame dinamico tra il citoscheletro corticale e la MEC dovute alla mancanza di Dp427. Una defascicolazione aberrante degli assoni terminali ippocampali è stata, ad esempio, osservata in topi mancanti del recettore tirosin chinasico per l’efrina di tipo B (Chen et al., 2004), implicata nella guida degli assoni e nella corretta topografia dell’innervazione degli organi bersaglio mediante la corretta interazione tra assoni ed ambiente extracellulare. E’ noto che la Dp 427 media questo legame attraverso il complesso della distrofina e delle glicoproteine ad essa associate (Michele and Campbell, 2003) e che la sua mancanza porta ad una riduzione dell’espressione dei componenti del complesso stesso nella membrana plasmatica (Igraghimov-Beskrovnaya et al., 1992). In nostri studi precedenti abbiamo dimostrato che, nel GCS di topi mdx la percentuale di sinapsi immunopositive per la Dp427 ed il distroglicano (Zaccaria et al., 2000), una proteina associata alla distrofina che lega la MEC (Henry and Campbell,1999), è infatti drasticamente ridotta. Comunque, non possiamo escludere che alterazioni della trasmissione rapida intragangliare conseguente alla riduzione, nei topi mdx, del numero di sinapsi intragangliari contenenti 3nAChR (Del Signore et al., 2002) possa giocare un ruolo. Infatti, come recentemente dimostrato da Hanson e Landmesser (2004) il blocco a stadi di sviluppo precoci dell’attività ritmica spontanea generata dalla trasmissione colinergica in motoneuroni di topo e di pollo (Hanson and Landmesser, 2003) dà luogo ad errori di de-fascicolazione e migrazione assonale, molto probabilmente mediante la de-regolazione di molecole quali l’efrina A4 e la NCAM polisialilata, importanti per questi aspetti della crescita assonale. Nel GCS di topi mdx la perdita neuronale è selettiva per i neuroni che innervano organi bersaglio muscolari Nei topi mdx, l’immunoreattività per la T-OH ha rivelato alterazioni dell’architettura dell’innervazione simpatica sia negli organi bersaglio muscolari che non muscolari del GCS. Tuttavia, conseguentemente alla perdita selettiva dei neuroni del GCS che proiettano ai bersagli muscolari, dimostrata con la marcatura retrograda mediante WGA-HRP, l’estensione dell’innervazione adrenergica all’interno di questi ultimi risulta drammaticamente ridotta. Il segnale promotore della morte neuronale potrebbe derivare dai danni strutturali e/o funzionali indotti negli organi bersaglio del GCS dalla mancanza di Dp427. Infatti, la marcatura con EBD ha rivelato la presenza di danni alla membrana plasmatica dei cardiomiciti e delle cellule muscolari lisce dell’iride già a P10, quando avviene la maggior parte della morte dei neuroni gangliari nei topi mdx, pur in assenza di evidenti alterazioni ultrastrutturali. Sia nelle cellule muscolari scheletriche (Petrof et al., 1993) che cardiache (Danialou et al., 2001) il complesso proteico formato dalla Dp427 con il complesso glicoproteico (Rivier et al., 1999 a,b; Cullen et al., 1998; Stevenson et al., 1998) fornisce integrità strutturale alla membrana plasmatica e protegge i muscoli dallo stress meccanico che si genera durante la contrazione. È stato ipotizzato che uno degli eventi iniziali nella necrosi muscolare in pazienti di DMD e nei topi mdx è la distruzione focale della membrana plasmatica muscolare associata a stress meccanico (Blake et al., 2002). Evidenze sperimentali suggeriscono che la mancanza di Dp427 determina un aumento della permeabilità di membrana a macromolecole si in entrata che in uscita da cellule muscolari danneggiate (Blake et al., 2002; Rosalki, 1989; D’Amore et al., 1994; Kaye et al., 1996), influendo sulla funzione muscolare, sulle proprietà contrattili e sulla sopravvivenza cellulare (Sapp et al., 1996; Blake et al., 2002; Iwata et al., 20 2003). Possibili alterazioni funzionali nei cardiomiociti e nelle cellule muscolari lisce dell’iride di topi mdx, anche se non distinguibili morfologicamente, potrebbero indurre la rimozione delle sinapsi e la retrazione delle fibre simpatiche, come mostrato dalla riduzione dell’estenzione dell’innervazione adrenergica osservata già a P5. Indeboliti dal fenotipo distrofico, i neuroni del GCS potrebbero non essere più capaci di dirigere nuovamente i loro assoni verso fibre muscolari non danneggiate e morirebbero. Questa ipotesi è avvalorata dal fatto che la scarsa innervazione adrenergica del cuore e dell’iride rimane tale anche in topi mdx di 10 mesi di età, quando i cicli di degenerazione muscolare sono ormai cessati. La morte neuronale nel GCS di topi mdx potrebbe essere, inoltre, dovuta ad un ridotto approvvigionamento di fattori trofici (Bennet et al., 2002; Wright, 1995; El Shamy et al., 1996; Huang & Reichardt, 2001), come ad esempio NGF e NT-3. Questo potrebbe derivare da una ridotta sintesi di fattori trofici da parte delle cellule muscolari dell’iride e del cuore, danneggiate dalla mancanza di Dp427. Comunque, la mancanza o la riduzione di fattori trofici nei tessuti bersaglio potrebbe influire non solo sulla sopravvivenza neuronale, ma anche sulla densità dell’innervazione e dell’arborizzazione assonale collaterale (Purves,1988; Gloster & Diamond, 1992; Saffran & Crutcher, 1990). Sebbene non abbiamo evidenziato alcuna alterazione ultrastrutturale nei cardiomiociti e nelle cellule muscolari lisce dell’iride di topi mdx a P10, la marcatura con EBD ha rivelato rotture nella loro membrana plasmatica quale primo segno della patologia. Inoltre, abbiamo osservato numerose cellule muscolari cardiache in diversi stadi di degenerazione in topi mdx di 6-7 settimane di vita, come del resto riportato da altri autori (Grady et al., 1997; Megeney et al., 1999; Straub et al., 1997; Danialou et al., 2001). Tuttavia, a questa stessa età, non abbiamo trovato alcuna alterazione ultrastrutturale nelle cellule muscolari lisce dell’iride, malgrado la loro membrana plasmatica sia danneggiata (marcatura con EBD). I nostri risultati sono in accordo con quelli di Boland e colleghi (Boland et al., 1995) i quali non hanno mai osservato cellule necrotiche, fibrosi o altre alterazioni morfologiche in diversi tipi di muscoli lisci distrofici. Tuttavia, lo spessore dello strato muscolare liscio gastrointestinale nei topi mdx è significativamente ridotto rispetto a quello presente in animali wild-type, suggerendo che possa esservi una blanda necrosi cellulare ed atrofia muscolare non rilevabile al microscopio elettronico (Boland et al., 1995), ma responsabile di molte disfunzioni gastrointestinali osservate in pazienti DMD (Nowak et al., 1982; Leon et al., 1986; Barohn et al., 1988). Inoltre, le cellule muscolari circolari provenienti da diverse zone del colon, ma non quelle del duodeno, di topi mdx presentano attività elettrica (Serio et al., 2001) e motoria (Mancinelli et al., 1995; Mulé et al., 1999) alterate, indicando che tipi diversi di muscoli lisci potrebbero essere differentemente affetti dalla patologia distrofica, come dimostrato per i muscoli scheletrici (Porter et al., 2004). Le cellule muscolari lisce dell’iride di topi mdx potrebbero essere simili, sotto questo aspetto, a quelle del colon e quindi è ragionevole supporre che possano incorrere in alterazioni molecolari e funzionali, ultrastrutturalmente non rilevabili, ma responsabili della perdita di neuroni del GCS. Sebbene la ghiandola sottomandibolare è considerata uno dei tessuti bersaglio del GCS di tipo non muscolare, essa contiene cellule simili a quelle muscolari lisce che esprimono la Dp427. La mancanza di distrofina ad alto peso molecolare nei topi mdx, tuttavia, non induce danni strutturali evidenti in alcun tipo cellulare ghiandolare, come dimostrato dall’assenza di marcatura con EBD, anche nei miociti, la cui modesta attività meccanica, comunque, non può essere confrontata con quella delle cellule muscolari del cuore e dell’iride. Ciò non esclude automaticamente la presenza di alterazioni funzionali nei miociti o nelle cellule secretorie, che tuttavia potrebbero essere non rilevanti per la sopravvivenza neuronale del GCS. Inoltre, è stato dimostrato che i livelli di NGF, di cui la ghiandola sottomandibolare è la maggiore produttrice, non sono significativamente ridotti nei topi mdx giovani (4 settimane di età), ma risultano marcatamente elevati in topi adulti (Hirota et al., 1994), essendo quindi più che sufficienti per la sopravvivenza neuronale. 21 In conclusione, nei topi mdx, la mancanza di Dp427 altera direttamente la crescita assonale e l’arborizzazione terminale dei neuroni del GCS. Mentre queste alterazioni non inducono di per se morte neuronale, possono avere un effetto indiretto sulla sopravvivenza dei neuroni del GCS danneggiando i loro bersagli muscolari. Noi ipotizziamo che le alterazioni dei neuroni simpatici e dei loro bersagli muscolari conseguenti alla mancanza di Dp427 potrebbero giocare un ruolo fondamentale nella genesi delle disfunzioni del sistema nervoso autonomo osservate nei pazienti di DMD. IL RUOLO DELLE METALLOPROTEASI NEL RIMODELLAMENTO SINAPTICO INDOTTO DA ASSOTOMIA DEI NEURONI DEL GCS Lo schiacciamento delle fibre postgangliari del GCS è una strategia sperimentale utilizzata per indurre il distacco temporaneo delle terninazioni presinaptiche dal corpo cellulare dei neuroni assotomizzati, le quali verranno ripristinate una volta che l’assone rigenerato avrà di nuovo preso contatto con gli appropriati bersagli periferici. Studi precedenti condotti nel nostro laboratorio, hanno dimostrato che la mancanza di Dp427 nei topi mdx interferisce con questo processo di rimodellamento sinaptico indotto da danno assonale, in quanto la riduzione del numero di sinapsi intragangliari durante la reazione al danno assonale avviene più lentamente rispetto ai topi wild-type. La Dp427, responsabile del legame tra il citoscheletro di actina e la MEC tramite il distroglicano, è probabilmente uno dei primi bersagli dei segnali che si originano al punto di lesione e portano al disassemblaggio delle sinapsi. La sua assenza nei topi mdx renderebbe più lento tale processo (Zaccaria et al., 2000). Partendo da queste osservazioni ci siamo chiesti quali fossero i meccanismi molecolari alla base di tale rimodellamento sinaptico intragangliare. Studi recenti hanno dimostrato il coinvolgimento della MMP-2 e della MMP-9 in alcuni fenomeni di plasticità neuronale e sinaptica, sia fisiologica che patologica, nei quali l’attivazione delle MMPs nel vallo sinaptico porta alla degradazione di proteine importanti per la stabilizzazione sinaptica, quali il distroglicano. Abbiamo quindi studiato l’andamento temporale dell’espressione e dell’attivazione delle MMPs in seguito allo schiacciamento dei nervi postgangliari del GCS di ratto. Caratterizzazione delle gelatinasi in GCS di ratti di controllo ed in seguito a danno assonale Nel sistema nervoso, l’espressione di MMPs è stata dimostrata sia in processi fisiologici che patologici (Dzwonek et al., 2004). In particolare, la MMP-2 e la MMP-9 sono coinvolte nella crescita neuritica (Oh et al., 1999), nella degenerazione e rigenerazione dei nervi periferici (Yamada et al., 1995; Ferguson and Muir, 2000; La Fleur et al., 1996; Kherif et al., 1998; Duchossoy et al., 2001; Platt et al., 2003; Demestre et al., 2004) e nella plasticità neuronale (Kaczmarek et al., 2002; Szklarczyk et al., 2002; Dzwonek et al., 2004). In questa tesi, abbiamo utilizzato l’assotomia dei neuroni del GCS come procedura sperimentale per indurre il distacco temporaneo dei bottoni presinaptici dal soma dei neuroni assotomizzati, ed abbiamo verificato se la MMP-2 e/o la MMP-9 fossero coinvolte in questo processo. I risultati ottenuti mediante zimografia in gel non solo dimostrano che la MMP-2 è costitutivamente espressa nei gangli di controllo, ma anche che la sua attività aumenta progressivamente a partire da 30 minuti dal danno assonale, raggiungendo un plateau tra 1 e 5 giorni postoperatori. Sia nei gangli di controllo che in quelli operati sono visibili due bande gelatinolitiche, a 72 kDa e a 62 kDa. Il peso molecolare, la comigrazione con il proenzima e la forma attiva del peptide umano della MMP-2 ricombinante e il fatto che la loro attività gelatinolitica venga inibita da chelanti del Ca2+, quali l’EDTA, ma non da inibitori delle serin proteasi, dimostrano che queste due bande rappresentano rispettivamente la pro-MMP-2 e la MMP-2 attiva. I risultati ottenuti in questa tesi, insieme a quelli derivati da esperimenti precedenti in cui è stato dimostrato che l’intervallo di tempo compreso tra 1 e 5 giorni post22 assotomia rappresenta il periodo in cui si verifica il distacco dei bottoni presinaptici dal soma dei neuroni gangliari (Zaccaria et al., 1998; Del Signore et al., 2004), permettono di ipotizzare che la MMP-2 sia coinvolta, almeno in parte, in questo fenomeno. Un’ulteriore conferma della presenza e dell’attivazione della MMP-2 nei GCS dopo schiacciamento delle fibre postganglioari è stata fornita dall’analisi in Western immunoblot condotta su estratti di GCS alle stesse date postoperatorie analizzate nella zimografia in gel. Mediante zimografia in situ e, in mdo più significativo, con l’immuncitochimica per la MMP2 al microscopio ottico abbiamo dimostrato che quella che era solo una debole marcatura extracellulare in gangli di controllo, aumenta significativamente di intensità sia nelle regioni extracellulari sia intorno al corpo cellulare di diversi neuroni gangliari 5 giorni dopo assotomia. Inoltre, la dimostrazione, al microscopio elettronico, della presenza di frequenti vescicole immunopositive per la MMP2 che si fondono con la membrana plasmatica neuronale è un’ulteriore conferma che l’enzima viene attivamente esocitato nello spazio extracellulare dove verrà attivato. La presenza di aggregati di marcatura in corrispondenza di specializzazioni post-sinaptiche o di bottoni pregangliari ormai separati dal proprio partner postsinaptico suggeriscono anche un rilascio controllato nelle zone sinaptiche che potrebbe favorire la degradazione di molecole coinvolte nella stabilizzazione delle sinapsi. Del resto, un ruolo funzionale della MMP-2 nel controllo dell’arborizzazione assonale e nella plasticità neuronale indotta da lesione è stato proposto anche da Reeves e colleghi, i quali hanno dimostrato che la deafferentazione, ed il conseguente recupero funzionale, delle proiezioni della corteccia entorinale verso il giro dentato dell’ippocampo correlano con un aumento dell’attività della MMP-2 (Reeves et al., 2003). Studi recenti condotti su diverse linee tumorali hanno dimostrato che, diversamente dalle altre MMPs, l’attivazione della pro-MMP-2 non dipende, almeno inizialmente, dall’azione di serin proteasi, e coinvolge la MT1-MMP ed il TIMP-2 attraverso un meccanismo a più stadi (Strongin et al., 1995). In particolare, la MT1-MMP presente sulla superficie cellulare lega ed è inibita dal dominio N-terminale del TIMP-2, mentre il dominio C-terminale del TIMP-2 legato agisce come recettore della pro-MMP-2. Una MT1-MMP adiacente, ma non legata al TIMP-2 (e quindi non inibita), taglia ed attiva la pro-MMP-2 legata. Al taglio iniziale della pro-MMP-2 da parte della MT1-MMP segue la rimozione di una porzione residua del propeptide della MMP-2 eseguita da un’altra molecola di MMP-2 attiva o da una serin proteasi che produrrà una forma di MMP-2 attiva (Deryugina et al., 2001). Per verificare se un analogo meccanismo di azione moduli l’aumento di espressione ed di attività della MMP-2 osservata in seguito ad assotomia dei neuroni del GCS, abbiamo studiato l’espressione di MT1-MMP e TIMP-2 in estratti di GCS di controllo ed a differenti date postoperatorie. I risultati ottenuti dimostrano che in gangli di controllo la MT1-MMP è presente nella sua forma inattiva di 60 kDa a livelli rilevabili, mentre il TIMP-2 è invece molto poco espresso. A partire da 30 minuti dopo schiacciamento delle fibre postgangliari i livelli di espressione di queste due proteine aumentano e rimangono elevati almeno fino ad 1 giorno post-assotomia. Inoltre, sempre a partire da 30 minuti, compare la forma enzimatica attiva della MT1-MMP (57 kDa). Evidenze recenti hanno dimostrato che la concentrazione della MT1-MMP attiva sulla superficie cellulare è regolata direttamente e positivamente dai livelli di TIMP-2. E’ noto infatti che la pro-MT1-MMP viene convertita intracellularmente nella sua forma attiva e, una volta traslocata sulla superficie cellulare, è in grado di legare il TIMP-2 presente e di formare il complesso ternario che determinerà l’attivazione della proMMP-2. Se il TIMP-2 non è sufficientemente espresso, la MT1-MMP attiva sulla superficie cellulare va incontro ad un processo di autocatalisi, trasformandosi nella forma di 44 kDa che manca del dominio catalitico e non è più in grado di attivare la pro-MMP-2 (HernandezBarrantes et al., 2000). Sulla base di questi dati di letteratura e dei risultati da noi ottenuti, possiamo affermare che esiste una correlazione temporale tra l’aumento dell’attività ed dell’espressione della MMP-2 e quello della MT1-MMP attiva e del TIMP-2 in seguito a danno assonale. Una prova ulteriore a favore dell’ipotesi che l’attivazione della MMP-2 è 23 modulata da parte della MT1-MMP e del TIMP-2 deriva dallo studio dei livelli di mRNA per queste tre proteine in seguito a danno assonale. Infatti, i risultati ottenuti hanno dimostrato che solo i livelli di mRNA per la MT1-MMP e il TIMP-2 aumentano significativamente in seguito a danno assonale. Ciò suggerisce che l’espressione di questi enzimi sia finemente regolata a livello trascrizionale, mentre la MMP-2 potrebbe essere controllata attraverso un meccanismo unico di attivazione enzimatica che passa attraverso diversi possibili stadi di stabilizzazione post-trascrizionale, come proposto da Sternlicht e Werb (2001). Considerando che, al livello del sistema nervoso, lo spazio extracellulare tra i neuroni manca della lamina basale e non contiene i componenti della MEC generalmente suscettibili di degradazione da parte delle MMPs, uno degli obiettivi successivi era quello di identificare quale proteina potesse essere substrato della MMP-2 nel GCS. Evidenze recenti hanno suggerito che i substrati delle MMPs disponibili nel sistema nervoso sono proteine coinvolte nella plasticità neuronale indotta, per esempio, da iperstimolazione da kainato (Szklarczyk et al., 2002; Kaczmarek et al., 2002). Tra questi, un buon candidato è il -distroglicano (Yamada et al., 2001; Kaczmarek et al., 2002; Dzwonek et al., 2004), una proteina della superficie cellulare implicata nella stabilizzazione dei contatti sinaptici (Sugita et al., 2001) e nel potenziamento a lungo termine, un modello di plasticità neuronale (Moore et al., 2002). E’ stato dimostrato che le MMPs sono in grado di degradare il -distroglicano tramite l’escissione proteolitica del suo dominio extracellulare e la produzione di un frammento di 30 kDa, che comprende i domini citoplasmatico e transmembrana (Yamada et al., 2001; Kaczmarek et al., 2002). I risultati ottenuti dall’analisi di Western immunoblot su estratti di gangli di controllo ed a diverse date postoperatorie dimostrano che nel nostro modello sperimentale lo schiacciamento delle fibre postgangliari induce un’aumento precoce del distroglicano e, tra 1 e 5 giorni postoperatori, del frammento di 30 kDa. Poiché tale aumento raggiunge un plateau tra 3 e 5 giorni postoperatori, quando anche l’espressione ed l’attività di MMP-2 è massima, si può ipotizzare che anche nel nostro modello sperimentale il distroglicano sia degradato da questa gelatinasi. In accordo con questi risultati sono quelli ottenuti precedentemente nel nostro laboratorio che hanno dimostrato che il distacco dei bottoni presinaptici indotto dall’assotomia dei neuroni del GCS è preceduto dalla rimozione e/o dalla modificazione di proteine delle specializzazioni postsinaptiche, coinvolte nella stabilizzazione strutturale e funzionale delle sinapsi intragangliari, tra le quali il distroglicano (Zaccaria et al., 1998; Del Signore et al., 2004). L’aumento precoce dell’espressione del -distroglicano è comunque in accordo con dati precedenti ottenuti nel nostro laboratorio i quali hanno dimostrato un’aumento repentino del mRNA che codifica per questa proteina in seguito all’assotomia dei neuroni del GCS (Zaccaria et al., 2001). 24 BIBLIOGRAFIA Anderson J.L., Head S.I., Rae C. e Morley J.W. (2002) Brain function in Duchenne Muscolar Dystrophy. Brain 125, 4-13. Anderson J.T., Rogers R.P. e Jarrett H.W. (1996). 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