Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali
40a GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI
Tema: “I media: rete di comunicazione, comunione e cooperazione”.
28 maggio 2006
COMMENTO/RIFLESSIONI
Voglio ricordare le incoraggianti parole di San Paolo: Cristo è nostra pace. Colui che ha fatto dei due
un popolo solo (cf. Ef. 2,14). Abbattiamo il muro di ostilità che ci divide e costruiamo la comunione
dell’amore, secondo i progetti del Creatore, svelati attraverso Suo Figlio!"
Benedetto XVI, Messaggio per la 40ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali
***
L’anno 2006 è segnato dal primo Messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali di
Papa Benedetto XVI. Questo è anche il 40° messaggio da quando è stata richiesta una celebrazione
mondiale, durante il Concilio Ecumenico Vaticano II, con il Decreto Inter Mirifica, sui mezzi di
comunicazione sociale.
Papa Benedetto XVI ha sottolineato il grande potenziale dei media nel servizio al bene comune,
evidenziando "il concetto dei media come rete in grado di facilitare la comunicazione, la comunione e
la cooperazione".
Egli riconduce le radici di questa rete di comunione al Nuovo Testamento e cita la lettera di San Paolo
agli Efesini: "attraverso Cristo possiamo presentarci al Padre in un solo Spirito; così non siamo più
stranieri e ospiti, ma concittadini dei santi e familiari di Dio, diventando tempio santo e dimora di Dio"
(cfr. Ef. 2,18-22). Egli osserva che il nostro riconoscimento dell’autocomunicazione di Dio in Cristo
dovrebbe portarci a condividere la buona novella del Suo amore e della Sua grazia, per farla
conoscere e sperimentare agli altri, al fine di giungere a una maggiore comunione e cooperazione.
Il Santo Padre riconosce che la tecnologia ha contribuito ad abbattere le barriere del tempo e dello
spazio, rendendo la comunicazione istantanea e diretta, fornendo così un grande potenziale per il
servizio al bene comune. Tuttavia, egli riconosce anche che questi nuovi mezzi di comunicazione non
conducono automaticamente ad una maggiore cooperazione e comunione. Infatti "la comunicazione
autentica esige coraggio e risolutezza" per trasmettere la verità ed illuminare l’umanità su "quello che
è il senso e il fondamento ultimo dell’esistenza umana, personale e sociale".
I media sono chiamati ad una grande responsabilità, poiché è stata data loro la pubblica fiducia, sono
chiamati idealmente ad essere protagonisti della verità e promotori della pace. Il Papa osserva però
che alcune loro tendenze possono suscitare dei dubbi: l’adesione ad "una certa monocultura che
offusca il genio creativo", l’eccessiva semplificazione del pensiero complesso e di problematiche
difficili, la svalutazione di valori culturali e religiosi. Le pressioni di interessi personali e vantaggi
finanziari possono essere la radice e la causa di quello che il Papa definisce "distorsioni".
Per contrastare queste tendenze, egli incoraggia i media a fare del loro meglio per garantire
un’accurata cronaca degli eventi, offrendo un’esauriente spiegazione degli argomenti di interesse
pubblico ed un’onesta presentazione dei diversi punti di vista. Egli sottolinea soprattutto l’importanza
di sostenere la vita matrimoniale e familiare, fondamento di ogni cultura e società, "presentando
modelli edificanti di vita e di amore umano" e liberandosi di "degradanti o false espressioni di amore
che ridicolizzano la dignità donata da Dio a ogni persona umana".
Concludendo, Benedetto XVI fa riferimento a "Il Rapido Sviluppo", l’ultima Lettera Apostolica di Papa
Giovanni Paolo II, e ripropone l’importanza della formazione, della partecipazione e del dialogo per
servire il bene comune. La formazione comporta un uso responsabile e critico dei media da parte
degli utenti e una maggiore attenzione da parte dei professionisti del settore per evitare ogni
tentazione di manipolazione. La partecipazione implica il senso di responsabilità e di coscienza,
soprattutto perché i media sono un bene destinato ad ogni persona e, dunque, esigono un’attenzione
particolare nel rispetto della fiducia pubblica. Infine, i media possono favorire il dialogo, basandosi su
un equilibrato scambio di idee, gesti di solidarietà e sforzi per promuovere la pace. Tutti questi passi,
se considerati seriamente e messi in pratica, possono aiutare a sviluppare una maggiore
consapevolezza della dignità della persona umana, nel rispetto dei membri più deboli della società,
per costruire una civiltà dell’amore.