XVIII domenica del tempo ordinario 1 agosto 2004 La Parola Prima lettura Dal libro del Qoèlet (Qo 1,2; 2,21-23) Vanità delle vanità, dice Qoèlet, vanità delle vanità, tutto è vanità. 2,21Perché chi ha lavorato con sapienza, con scienza e con successo dovrà poi lasciare i suoi beni a un altro che non vi ha per nulla faticato. Anche questo è vanità e grande sventura. 22Allora quale profitto c’è per l’uomo in tutta la sua fatica e in tutto l’affanno del suo cuore con cui si affatica sotto il sole? 23Tutti i suoi giorni non sono che dolori e preoccupazioni penose; il suo cuore non riposa neppure di notte. Anche questo è vanità! Parola di Dio. 1,2 Dal Salmo 94 Fa’ che ascoltiamo, Signore, la tua voce. Venite, applaudiamo al Signore, acclamiamo alla roccia della nostra salvezza. Accostiamoci a lui per rendergli grazie, a lui acclamiamo con canti di gioia. Venite, prostràti adoriamo, in ginocchio davanti al Signore che ci ha creati. Egli è il nostro Dio, e noi il popolo del suo pascolo, il gregge che egli conduce. Ascoltate oggi la sua voce: «Non indurite il cuore, come a Meriba, come nel giorno di Massa nel deserto, dove mi tentarono i vostri padri: mi misero alla prova pur avendo visto le mie opere». Seconda lettura Dalla seconda lettera di Paolo apostolo ai colossesi (Col 3,1-5.9-11) Fratelli, 1se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; 2pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra. 3Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio! 4Quando si manifesterà Cristo, la vostra vita, allora anche voi sarete manifestati con lui nella gloria. 5Mortificate dunque quella parte di voi che appartiene alla terra: fornicazione, impurità, passioni, desideri cattivi e quella avarizia insaziabile che è idolatria. 9Non mentitevi gli uni gli altri. Vi siete infatti spogliati dell’uomo vecchio con le sue azioni 10e avete rivestito il nuovo, che si rinnova, per una piena conoscenza, ad immagine del suo Creatore. 11Qui non c’è più Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro o Scita, schiavo o libero, ma Cristo è tutto in tutti. Parola di Dio. Alleluia, alleluia (Mc 1,15) Il regno dei cieli è vicino: convertitevi e credete al vangelo. Dal Vangelo secondo Luca (Lc 12,13-21) In quel tempo, 13uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che dividaA con me l’eredità». 14 Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». 15E disse loro: «Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigiaB, perché anche se uno è nell’abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beniC». 16Disse poi una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. 17Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti D? 18E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. 19Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia. 20Ma Dio gli disse: StoltoE, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi saràF? 21Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisceG davanti a Dio». Parola del Signore. Note del testo Per il vangelo di Luca il denaro rappresenta una questione seria nella vita cristiana, un problema che deve essere affrontato decisamente. Nella grande sezione del viaggio verso Gerusalemme, che è come un cammino di iniziazione del discepolo alla sequela, almeno due capitoli sono dedicati a questo tema: “Guardatevi dalla cupidigia, perché anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende dai suoi beni”. Questo il messaggio esplicito del vangelo di oggi; ma bisogna capire bene. Nella prima lettura, Qoelet vuole vedere quale sia il vantaggio che l’uomo può ricavare da tutta la sua fatica. Interrogato su questo vantaggio, il ricco stolto della parabola avrebbe risposto che il vantaggio sta nella ricchezza, negli agi; Qoelet oppone che il presunto vantaggio è solo “vanità delle vanità”. Un soffio senza solidità, un vuoto che non si colma, un niente: ecco il risultato di tutto il lavoro umano. Bisogna tuttavia ricordare che la vita vista da Qoelet è quella che si muove “sotto il sole”. Bisogna sollevare lo sguardo per vedere qualcosa di più; bisogna arricchire davanti a Dio per dare alla propria vita un fondamento solido. (A): Il tema del rapporto con le ricchezze è un tema molto caro a Luca; non può non esserlo per chi è, tra gli evangelisti, quello che è più attento ai poveri. Ci possiamo prendere cura della condizione dei poveri solo nella povertà. Quello che viene sottoposto a Gesù è la richiesta di divisione delle ricchezze. Qui va sottolineato che la ricchezza divide. La ricchezza che auspichiamo sia divisa, in realtà divide. Il vangelo mette in stretta relazione la presenza del denaro con la possibilità che il denaro ha di dividere. (B): La cupidigia è un vizio che generalmente veniva considerato caratteristico dei pagani. La lettera ai Colossesi e quella agli Efesini considerano la cupidigia una forma di idolatria, perché sottomette l’uomo al potere del mondo. Nel Decalogo troviamo la proibizione: “non desiderare..”: si cerca esattamente di andare alla radice della cupidigia, perché questo desiderio mette in movimento un meccanismo che tende ad ingrossarsi con il tempo. Questo desiderio è quello che dà alle cose un sovrappiù di valore e crea dentro la società un conflitto di desideri. Questi desideri, intrecciati e incrociati, sono meccanismi che tendono ad autoalimentarsi, perché rispondono al bisogno dell’uomo di un senso di pienezza, di avere il senso della completezza della sua vita. L’insistenza di Gesù è proprio su questo: il senso della vita non sta nel possedere molte cose, ma sta nell’aprirsi al regno di Dio. Dietro la cupidigia non sta tanto il bisogno delle cose, ma quello che le cose rappresentano: la sicurezza e il senso di riuscita. (C): Gesù fa una affermazione molto severa quando dice: “La sua vita non dipende dai suoi beni”. Quasi a dire che un uomo non è quello che ha. Qui l’affermazione è molto chiara e ha una portata antropologica: la vita di un uomo non è rappresentata dai suoi beni. L’abbondanza spesso ci fa considerare gli uomini e la dignità degli uomini come la dignità di coloro che sono perché hanno. Per Gesù non è così. C’è una condizione che è altra rispetto a ciò che uno ha. (D): La parabola, cosiderata senza la conclusione, potrebbe tranquillamente essere letta come il ritratto dell’“uomo di successo”. Questo è nella nostra cultura oggetto di ammirazione e di stima: lavorando con intelligenza e con fortuna, l’uno e l’altro insieme, questo uomo ha messo da parte un patrimonio immenso. La parabola inoltre non dice che questo uomo è stato disonesto. Ha semplicemente saputo usare le sue abilità. È stato anche fortunato, perché che la campagna dia un grande frutto è questione di tempo climatico, di piogge al tempo opportuno. È stato fortunato, però non gli si può rimproverare niente dal punto di vista dell’etica della giustizia distributiva. (E): Eppure, il Signore lo qualifica “stolto”: “Dio gli disse: stolto”. Perché stolto? Perché non ha capito la vita, non ha vissuto la vita. In realtà quello che lui ha vissuto è un suo sogno personale: la realtà della vita non l’ha compresa e non l’ha accettata correttamente. Perché la vita dell’uomo non si fonda sull’avere, non si riduce all’avere, ma è dono da accogliere con riconoscenza e con gioia nella grazia del Signore. (F): Come accade molte volte nelle parabole, il giudizio che noi saremmo portati a pronunciare viene bruscamente capovolto. Il protagonista della parabola era così impegnato a far grano, a farsi ricco che non ha avuto né tempo né energia per arricchire davanti a Dio. È un inganno sottile, quindi, quello a cui bisogna stare attenti. Vivi una vita onesta, fatta di soldi e di comodità; ti viene da dire: “cosa c’è di male?”. Ma bisogna allargare l’attenzione. Qualsiasi scelta richiede il sacrificio di qualcosa. Il ricco della parabola si è illuso di aumentare i suoi guadagni e non si è accorto di ciò che stava perdendo. La nostra società ci offre tali e tante possibilità di esperienze che è difficile resistere. Soprattutto se si imposta la questione con l’interrogativo: “cosa c’è di male?”. Sono tante le omissioni della nostra vita, ma c’è una omissione fondamentale che consiste nel dimenticare Dio. (G): Ciò che si ripromette questo uomo in fondo non è nulla di male, perché dice: hai dei beni, ne hai per molti anni, si tratta ora di riposarsi, di mangiare, di bere e di darsi alla gioia. Non che ci sia del male in questo bisogno del “riposare, mangiare, bere, darsi alla gioia”; questo, secondo il Qoelet, è quello che spetta all’uomo: l’uomo nella sua vita ha queste cose; il Qoelet però aggiunge che tutto questo è dono di Dio (cfr. Qo 2, 24-25). E varrebbe la pena che uno se ne ricordasse, e quindi custodisse quella sana riserva mentale che fa percepire all’uomo che lui padrone della vita e padrone dei beni non lo è, e non lo può diventare. Quando san Giacomo esortava i suoi cristiani a mettere sempre il “se Dio vorrà” prima dei loro progetti, li invitava proprio a stare lontano da questa possibile presunzione. È proprio questo il discorso che il “ricco” non è riuscito a fare, che non ha percepito; per questo è “stolto”, perché non ha tenuto conto della struttura effettiva della vita dell’uomo. E la morte, “questa stessa notte”, riconduce alla verità; riconduce alla percezione del limite delle realizzazioni umane. Prefazio suggerito: “Nella tua misericordia hai tanto amato gli uomini da mandare il tuo Figlio come Redentore a condividere in tutto, fuorché nel peccato, la nostra condizione umana. Così hai amato in noi ciò che tu amavi nel Figlio e in lui, servo obbediente, hai ricostruito l’alleanza distrutta dalla disobbedienza del peccato” (prefazio VII del tempo ordinario). Padri della chiesa Noi attendiamo tutto dalla terra, niente dal cielo; tutto dalla vita presente, niente dalla gloria futura e dall’immortalità senza fine. Dimentichiamo le parole del Signore e Salvatore nostro: Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero se poi perde l’anima sua? (Mt 16.26). E ancora: badate e guardatevi; perché non sta la vita di alcuno nell’abbondanza dei suoi averi (Lc 12.15). Perciò dobbiamo evitare ogni connivenza con l’avarizia e con la cupidigia, con l’invidia, con la discordia e con le dissensioni. Dobbiamo invece ricercare la pace, la concordia, l’unanimità, per poter partecipare alla vita eterna con tanti e tali uomini, di cui si dice: ora la moltitudine dei credenti era un cuor solo e un’anima sola, e avevano tutto in comune (At 4.32). Perciò dobbiamo soccorrere i fratelli e i poveri che soffrono la miseria come se i nostri beni fossero in comune, perché abbiamo in comune un solo Dio e Padre, e un solo Signore, l’unigenito Figlio di Dio, e un solo Spirito Santo, una sola fede, e la grazia di un solo Battesimo, che ci fa rinascere a Dio per la vita eterna (Cromazio, Disc. 31.4). Della carità è stato detto: non va in cerca dei propri interessi, ma di quelli degli altri (1Cor 13,5; Fil 2,4). Non cerca i propri vantaggi ma cerca la salvezza dei fratelli. Poiché anche costui che prega il Signore di interporsi come arbitro, se avete fatto attenzione, se lo avete capito bene, andava in cerca dei propri interessi, non di quelli altrui. Suo fratello infatti aveva preso per sé tutto il patrimonio e non aveva dato la parte dovuta al fratello. Egli vide il Signore giusto; non poteva trovare un giudice migliore, e gli si rivolse perché facesse da giudice e disse: Signore, dì a mio fratello di spartire con me l’eredità. Che cosa c’è di più giusto? “Si prenda la sua parte e mi dia la mia! Né tutto io, né tutto lui, perché siamo fratelli”. E dire che le stesse sostanze che cercavano di spartire, le avrebbero possedute sempre intere se fossero vissuti d’accordo. Tutto ciò che si divide, diminuisce (Agostino, Discorsi 107a, 1). Ecco cosa ti dice il tuo Signore: guardati da ogni specie di cupidigia. Guardati dall’acquistare beni terreni e io ti riempirò. Rispondigli e dì: “Di che cosa mi riempirai?”… “Sarò io a riempirti. Tu cerchi che io riempia la tua casa? Ti riempirò io se sarai a casa mia”. Riconosci e ama colui che ti ha creato ed egli ti riempirà, non di qualche cosa, ma di se stesso. Possiederai Dio, sarai pieno di Dio. Questa è la grande ricchezza dell’anima. La ricchezza materiale è superflua, perché il nostro corpo ha bisogno di poco per mantenersi in vita. La ricchezza spirituale non è superflua. Quanto Dio ti darà, quanto ti concederà di spirito di fede, di carità, di giustizia, di castità, tutto quello che ti darà di se stesso, non può essere superfluo. La tua ricchezza interiore è molto importante. Come si chiama? Si chiama Dio. Amico mio, se tu sei povero, non possiedi dunque nulla, se possiedi Iddio? Amico mio, che sei ricco, possiedi dunque qualcosa se non possiedi Dio? (Agostino, Discorsi 107a, 3). Altri autori cristiani L’audacia di utilizzare al meglio tutti i beni di oggi, di non assicurarsi alcun capitale senza paura della povertà possibile, dà una forza incalcolabile. Ma se invece, come Israele, tu riservi per domani il pane venuto dal cielo (cfr Es 16), se tu fai dei progetti per l’avvenire, rischi di sovraccaricare invano i fratelli la cui vocazione è di vivere il momento presente. La povertà non ha virtù in se stessa. Il povero del Vangelo impara a vivere senza sicurezza per il domani, nella fiducia gioiosa che tutto gli sarà donato. Lo spirito di povertà non consistere nel mostrarsi miserabili, ma nel disporre tutto nella bellezza semplice della creazione. Lo spirito di povertà è vivere nella gioia dell’oggi. Se c’è gratuità da parte di Dio nel dispensare i beni della terra, c’è grazia per l’uomo nel donare ciò che ha ricevuto (Regola di Taizé pp. 57-59). È dovere della Chiesa – di tutta la Chiesa e innanzitutto di coloro a cui spetta in primo luogo l’ufficio profetico come maestri autentici della fede, i vescovi e i presbiteri, loro immediati collaboratori – denunciare l’abuso del denaro o del potere, così come si denunciano o si dovrebbero denunciare, tutti i peccati: la bestemmia, l’adulterio, il furto…(…) Io temo che le voci profetiche del magistero in questo campo non abbiano nella predicazione e nella pastorale quotidiana la risonanza che dovrebbero avere. (…) Riconoscere secondo il Vangelo il valore della povertà vuol dire rispettare e amare i poveri, mettersi dalla parte loro con una scelta preferenziale. Cristo, che è venuto a salvare tutti senza eccezione, ha proclamato beati i poveri e ad essi ha riconosciuto il primato dell’annuncio della salvezza. Lo Spirito del Signore… mi ha mandato a predicare ai poveri la buona novella (Lc 4,18). La Chiesa non può fare altra scelta. Questa non è demagogia: è vangelo (M. Pellegrino, Camminare insieme 12). L’uomo della parabola non dice nulla di clamoroso, non immagina nulla di particolarmente riprovevole, ma ci pare mostri un difetto radicale: parla solo di sé, di ciò che è suo, di ciò che pensa dipenda solo da lui e di cosa ne farà per se stesso. Ciò che non funziona è il confidare in sé, nel denaro, il confidare nelle proprie opere, trasformare il frutto della propria fatica quotidiana nello scopo della propria vita, nello strumento della felicità. Ancora una volta è una forma di idolatria che ci fa convincere di poter fare a meno di Dio (Col 3,5); ma l’alternativa a riconoscere Dio è rendersi schiavi delle nostre miserie. Ciò che non funziona è anche il credere di “potersene fregare”, di potersi disinteressare di tutto ciò che è circostante, di potersi chiamare fuori dalla mischia, di credersi “a posto” una volta per tutte, ma la parola definitiva su questo argomento non spetta a noi. Qoèlet, poi, tocca esplicitamente il tema del profitto, che sembra non essere il frutto vero del lavoro, ma un’attesa che delude e lascia senza speranza. La risposta arriva dal Vangelo, attraverso il quale siamo portati a riflettere su come le nostre attività abbiano senso solo in funzione di Dio, del compimento del suo progetto di salvezza su ciascuno di noi (Gruppo OPG). Passi biblici paralleli v.13-14 Sal 72,17b: In lui saranno benedette tutte le stirpi della terra e tutti i popoli lo diranno beato. Sal 73,6.8: Dell’orgoglio si fanno una collana e la violenza è il loro vestito. Scherniscono e parlano con malizia, minacciano dall’alto con prepotenza. Is 13,13-14: in cielo, sulle stelle di Dio innalzerò il trono, dimorerò sul monte dell’assemblea, nelle parti più remote del settentrione. Salirò sulle regioni superiori delle nubi, mi farò uguale all’Altissimo. Is 45,11: Dice il Signore, il Santo di Israele, che lo ha plasmato: “Volete interrogarmi sul futuro dei miei figli e darmi ordini sul lavoro delle mie mani? Is 49,6: mi disse: “È troppo poco che tu sia mio servo per restaurare le tribù di Giacobbe e ricondurre i superstiti di Israele. Ma io ti renderò luce delle nazioni perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra”. Mt 28,18-19: E Gesù, avvicinatosi, disse loro: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, Lc 4,23: Ma egli rispose: “Di certo voi mi citerete il proverbio: Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafarnao, fàllo anche qui, nella tua patria! ”. Lc 10,40: Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: “Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti”. Lc 23,39: Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi! Gv 6,26: Gesù rispose: “In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Gv 7,2-3: Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, detta delle Capanne; i suoi fratelli gli dissero: “Parti di qui e và nella Giudea perché anche i tuoi discepoli vedano le opere che tu fai. Gv 12,4-5: Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che doveva poi tradirlo, disse: “Perché quest’olio profumato non si è venduto per trecento denari per poi darli ai poveri?”. At 4,11-12: Questo Gesù è la pietra che, scartata da voi, costruttori, è diventata testata d’angolo. In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati”. Sal 112,5.9: Felice l’uomo pietoso che dá in prestito, amministra i suoi beni con giustizia. Egli dona largamente ai poveri, la sua giustizia rimane per sempre, la sua potenza s’innalza nella gloria. Sap 1,3: I ragionamenti tortuosi allontanano da Dio; l’onnipotenza, messa alla prova, caccia gli stolti. Gv 1,16: Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia. Gv 10,10b: Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza. Gv 11,25-26: Gesù le disse: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo? ”. Gv 17,19: Per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità. Gv 14,23: Gli rispose Gesù: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. At 2,44: Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; At 4,32: La moltitudine di coloro che eran venuti alla fede aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune. Gal 5,22: Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; Fil 2,5-6: Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; v.20 Sal 39,7: Come ombra è l’uomo che passa; solo un soffio che si agita, accumula ricchezze e non sa chi le raccolga. Sal 49,17-18: Se vedi un uomo arricchirsi, non temere, se aumenta la gloria della sua casa. Quando muore con sé non porta nulla, né scende con lui la sua gloria. Qo 5,6: Poiché dai molti sogni provengono molte delusioni e molte parole. Abbi dunque il timor di Dio. Qo 6,12: Chi sa quel che all’uomo convenga durante la vita, nei brevi giorni della sua vana esistenza che egli trascorre come un’ombra? Chi può indicare all’uomo cosa avverrà dopo di lui sotto il sole? Sap 5,8-9: Che cosa ci ha giovato la nostra superbia? Che cosa ci ha portato la ricchezza con la spavalderia? Tutto questo è passato come ombra e come notizia fugace, Sir 6,16: Un amico fedele è un balsamo di vita, lo troveranno quanti temono il Signore. 1Re 9,6-7a: Ma se voi e i vostri figli vi allontanerete da me, se non osserverete i comandi e i decreti che io vi ho dati, se andrete a servire altri dei e a prostrarvi davanti ad essi, 7 eliminerò Israele dal paese che ho dato loro, rigetterò da me il tempio che ho consacrato al mio nome. Mt 6,19: Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano. Mt 19,21-22: Gli disse Gesù: “Se vuoi essere perfetto, và, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi”. Udito questo, il giovane se ne andò triste; poiché aveva molte ricchezze. Gv 5,44: E come potete credere, voi che prendete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene da Dio solo? At 5,3: Ma Pietro gli disse: “Anania, perché mai satana si è così impossessato del tuo cuore che tu hai mentito allo Spirito Santo e ti sei trattenuto parte del prezzo del terreno? Eb 13,16: Non scordatevi della beneficenza e di far parte dei vostri beni agli altri, perché di tali sacrifici il Signore si compiace. Gc 5,1-3a: E ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che vi sovrastano! Le vostre ricchezze sono imputridite, le vostre vesti sono state divorate dalle tarme. 1Pt 3,3-4: Il vostro ornamento non sia quello esteriore - capelli intrecciati, collane d’oro, sfoggio di vestiti - ; cercate piuttosto di adornare l’interno del vostro cuore con un’anima incorruttibile piena di mitezza e di pace: ecco ciò che è prezioso davanti a Dio.