Sabato 16 settembre 2000 ore 17,30 MODERNITA' DELLA POLITICA DEL CENTRO DESTRA Moderatore: On. Adriana Poli Bortone Interventi: Prof. Roberto Chiarini On. Domenico Mennitti On Teodoro Buontempo On. Francesco Storace On. Adriana Poli Bortone: Allora io incomincerei, tanto si sa che poi arrivano sempre in ritardo, quindi è bene incominciare, altrimenti facciamo come ieri che poi i tempi si sono molto prolungati. Inizio, innanzitutto, col ringraziare i relatori che sono qui intorno a questo tavolo: il prof. Chiarini, ordinario di Storia dei partiti politici presso l'Università Statale di Milano, l'on. Domenico Mennitti, direttore di Ideazione, l'on. Teodoro Buontempo che è stato con noi anche da non molto, quindi è un ritorno dopo poco tempo nella nostra città e l'on. Francesco Storace, presidente, non governatore, ma presidente della Regione Lazio che è la novità, diciamo, di questo nostro incontro di quest'anno. lì secondo incontro, ricordiamo, il primo, iniziammo lo scorso anno, con la nostra fondazione Identità e Futuro che si riunì nello stesso periodo, qui a Casamassella, per incominciare a discutere, si dirà, incominciare sembra quasi un fuor di luogo, per discutere sulla destra, per individuare quale può e deve essere il ruolo della destra, quali sono gli spazi politici della destra in Italia e in Europa, quali sono i rapporti tra la destra e gli altri partiti in Italia e in Europa. Noi concludiamo quindi l'incontro di quest'anno con questa tavola rotonda che credo sarà interessante, dopo avere attraversato il discorso sulla destra nell'arco di cinque giorni. Cinque giorni, perché ci sono stati tre giorni di campo 1 di informazione politica per un gruppo di una trentina di giovani che hanno trattato non soltanto la teoria, ma hanno anche affrontato i temi che riguardano la pubblica amministrazione e, quindi, la possibile presenza anche di giovani nell'ambito di amministrazioni che ci auguriamo diventino sempre più di centro destra. E quindi c'è stato questo incontro di due giorni, nell'arco del quale si sono avvicendate, tra l'altro le presenze di diversi amici che sono venuti come esponenti anche di Identità e Futuro, dal Piemonte, dalla Lombardia, dal Veneto, dalle Marche, dalla Toscana, dal Lazio, dalla Campania, dalla Calabria, dalla Basilicata e anche, naturalmente, dalla nostra Puglia. Abbiamo iniziato, lo dico per coloro che non erano presenti, che non hanno partecipato, abbiamo iniziato, volutamente, con l'approvazione anche di un documento sul rispetto dei diritti umani. Abbiamo proiettato un filmato su quelli che sono stati il prodotto del totalitarismo, un filmato che riguardava alcune scene dell'Olocausto, altre scene di Hiroshima e Nagasaki, altre ancora delle foibe, perché il terzo millennio deve iniziare, a nostro avviso, sulla base del rispetto dei diritti umani e, perché no?, anche con un occhio vigile e attento, a quella che è la nostra tradizione, soprattutto la nostra tradizione cattolica. Identità e Futuro si pone all'attenzione di coloro che vorranno discutere dei temi della destra anche attraverso un foglio, un foglio di informazione di cui abbiamo dato notizia oggi, e che si chiama I Conservatori Abbiamo anche molto discusso sulla definizione di conservatori e in questi giorni abbiamo ribadito che non si tratta di essere conservatori, perché si conserva soltanto qualcosa del passato, ma conservatori di valori, conservatori di tradizioni, volontà di riconoscersi con una precisa identità. Il dibattito si conclude, quindi questa sera, con un'appendice, poi, che avremo nei prossimi giorni sulla destra e il federalismo. Questa sera parleremo di "Modernità della politica del centro destra". Qualcuno mi ha detto : "Ma modernità, che significa modernità?", ne stavamo discutendo, ne stava discutendo Francesco Storace anche con un giornalista poco fa, anche perché noi che siamo convintamene di destra, noi siamo altrettanto convinti del fatto che la destra è attuale e moderna e sempre più diventa attuale. Basta guardarci intorno, basta guardarci nelle esigenze che emergono anche quotidianamente dalla società, basta guardare anche a quello che avviene e avverrà sempre di 2 più, secondo me, in Europa, e quindi all'affermazione di valori che non possono non appartenere alla destra. E allora quando dei giorni scorsi, qualcuno mi chiedeva: "Ma che senso ha di nuovo quest'incontro"? A parte il fatto che sarà un incontro annuale, perché è semplicemente uno spazio di dibattito che noi ci creiamo, che offriamo a noi stessi, in alcuni giorni di settembre, alla ripresa dei lavori, quando, poi, tutti quanti ci accingiamo alla nostra prassi politica quotidiana, bene, che senso ha incontrarsi? Beh, incontrarsi per discutere, incontrarsi per indicare delle linee politiche programmatiche, incontrarsi per riflettere, incontrarsi per rimettersi anche in discussione, per vedere se, effettivamente, le cose fatte sono fatte secondo determinati principi, secondo determinate ispirazioni, secondo il riferimento principi di valori, ma senza essere anti, lo voglio ribadire una volta per tutte, senza essere anti nessuno, ma per cercare di proporre, insieme, con tutti coloro che si riconoscono nei valori, nei principi, nei programmi della destra, per costruire un progetto di una destra senza complessi, dico io. Ecco, forse questo, su questo dovremmo essere un tantino più chiari. Io credo che ormai i tempi siano sufficientemente maturi per affermarsi come destra senza complessi. Nel 1994, casualmente, siamo andati al governo, ripetiamocelo un attimo, casualmente ci siamo andati. Io facevo politica e come me tantissimi altri da tanti anni, nessuno di noi pensava di ritrovarsi da un momento all'altro sulla poltrona di ministro, non ci pensavamo nemmeno, non ci attraversava la mente, eravamo felici di essere utopisti e di fare le cose nelle quali credevamo. Vogliamo continuare a credere trasferendo questo nostro credo nella prassi politica, è questo segmento che vogliamo cercare di costruire tutti quanti insieme. E quando, dico, quindi una destra senza complessi, pongo innanzitutto il problema che è un problema di fondo di come? Di come, in termini di qualità e in termini di quantità e in termini anche di rappresentanza, Alleanza Nazionale sta e starà per il futuro nell'ambito di un centro destra che diventa un centro destra sempre più allargato. In termini di confronto, come Alleanza Nazionale, con quali principi, con quali valori, con quali programmi si confronta con gli altri partner del centro destra e che spazi politici saprà conquistare Alleanza Nazionale dovendo fare una sana, sincera e libera analisi al suo interno per vedere le cose che debbono essere probabilmente, 3 semplicemente riaffermate, proprio, senza limiti, senza complessi, senza ambiguità. lo non credo che sia più il momento dell'ambiguità, non credo che sia più il momento della rincorsa al centro, il centro, l'abbiamo detto mille volte, ormai è sovraffollato, ha tante di quelle sfaccettature che non c'è bisogno di crearne delle altre, c'è invece bisogno, in Italia come in Europa, di una destra che sia un destra chiara, dichiarata, una destra in questo senso moderna e attuale, una destra che sappia stare nelle alleanze con la dignità che compete alla destra. Ecco, questo è il tema che mi appassiona profondamente, ma che credo che appassiona tantissima gente. Perché basta girare un pochino in Italia, basta girare nei nostri ambienti per sentire soltanto questo grande desiderio, di gente che vuole, dichiaratamente essere considerata gente di destra, perché non abbiamo nulla di che vergognarci, abbiamo da discutere su tanti temi che sono temi di attualità. Il tema della socialità, io perché ho invitato Francesco Storace quest'anno? Perché mi sembrava che proprio in prossimità, tra l'altro, di una possibilità di governo del centro destra, noi dovessimo avere la necessità di riaffermare, innanzitutto tra di noi, per esserne profondamente convinti, che andare al governo, andare con altri partner, significa andare però, con un patrimonio culturale che appartiene soltanto a noi stessi che ci siamo fatti nel tempo e del quale dobbiamo essere profondamente convinti, che non può che essere il patrimonio della socialità. Perché la grossa sfida è questa, la globalizzazione dei mercati, il mondo senza frontiere, siamo tutti quanti cittadini del mondo, ma con quale identità, comunque, siamo cittadini? Con quale identità noi vogliamo presentarci a tutti quanti gli altri, e con quale forza culturali e con quali radici? Ecco, su questi temi credo che possiamo discutere del tutto serenamente. Ci apprestiamo a fare una importantissima campagna elettorale nella quale dobbiamo, non soltanto essere sostanzialmente uniti; essere sostanzialmente uniti non significa che dobbiamo avere necessariamente tutti quanti le stesse idee, anzi, dobbiamo cercarci sempre di più i momenti del confronto. Ed anche noi dobbiamo sottolineare la nostra qualità di destra. Oggi in tutte quante le amministrazioni si fa la corsa alla certificazione di qualità. Ecco, mi piacerebbe una sorta di certificazione di qualità della destra D.O.C., 4 perché così non ci sono equivoci, chi ha diritto a certificare? E' questo il discorso. Vediamo innanzitutto chi ha diritto a certificare, e quindi chi ha le qualità per certificare la qualità, poi vediamo chi è certificato e lì mettiamo insieme il tutto e cerchiamo di essere, tra l'altro, altamente competitivi. La sfida del mercato politico, che brutta cosa, ma la sfida anche del mercato politico, facciamola questa sfida, in termini di qualità del prodotto. lo credo che il nostro prodotto sia un prodotto di altissima qualità. E questo lo dico e lo anticipo adesso, perché può investire un discorso sano e sereno anche di confronto con i nostri partner della Lega che non vorrei che dovessero fare delle fughe troppo in avanti e dovessero poi connotarsi come destra, non sappiamo con quali connotazioni precise. Allora, ragioniamo in termini veramente molto sereni e anche con un approccio estremamente laico per trattare i temi della socialità che sono i terni della famiglia, che sono i temi dell'aborto, che sono i temi del diritto alla vita, che sono i temi delle pensioni, che sono i temi dell'economia, dalla macro alla micro economia, e trattiamo, i temi della immigrazione. Noi amministratori non possiamo trattare in termini teorici il tema della immigrazione, perché noi, quotidianamente, ci confrontiamo sul come affrontare in termini pratici il discorso della immigrazione e vorremmo che il nostro affrontarli in termini pratici fosse, poi, supportato da una teoria della quale siamo profondamente convinti. Allora, ragioniamo di tutte quante queste cose insieme e io sono certa che Alleanza Nazionale nell'ambito della coalizione di centro destra saprà ritrovare quegli spazi politici forti ed ampi che competono ad un partito che non abbia vergogna di nulla, ad un partito che sia fiero di essere la destra in Italia. Vi ringrazio. In questa nostra carrellata credo che sarà bene iniziare da un'espressione neutra, diciamo così, dal prof. Chiarini, che è, appunto, ricordiamolo ancora una volta, ordinario di Storia dei Partiti presso la Statale di Milano e che, quindi, ci vorrà inquadrare in termini storici quello che è un discorso attinente a quello che noi abbiamo fin qui detto. 5 Prof. Roberto Chiarini: io mi sono preparato una sintetica, ma anche un po' densa introduzione, perché credo che la funzione dell'intellettuale sia quella di aiutare a mettere a fuoco i problemi, non certo quello di compiere delle scelte politiche. Nella storia italiana l'intellettuale è sempre stato quasi sempre attratto dalla voglia di mobilitarsi, di essere organico ai partiti, io credo che invece l'intellettuale, tanto più è disorganico, tanto più, forse, può essere autorevole per offrire momenti di riflessione. Vediamo brevemente. lo credo che, non voglio con questo sfuggire al quesito che è al centro di questa serie di lavori, ma offrire elementi per arrivare all'attualità con alcune frecce magari un po' più appuntite, in maniera che le scelte che vengono compiute, o gli orientamenti o gli indirizzi, siano a ragion vedute. Ecco, modernità e destra, lo diceva ieri, con il concetto di Europa il prof. Cardini, ancor più sono delle categorie molto controverse, addirittura da molti rifiutate. Naturalmente immaginatevi tra due entità controverse stabilire un rapporto che risulta ancora più problematico, ovviamente. La modernità, sapete, è una categoria recente, potremmo dire, data non più di due secoli, e soprattutto è recente nella sua accezione positiva, perché la modernità, il moderno, il nuovo, il cambiamento è sempre stato vissuto nella civiltà occidentale, soprattutto quella antica, come un disturbo, coma una rottura di un equilibrio e quindi la modernità significa, era in un'accezione sostanzialmente negativa. La modernità nasce, si afferma come categoria che ha una precisa implicazione, e cioè l'idea di un movimento, movimento però che deve essere lineare e ascendente e cioè in cui c'è implicito anche una visione della storia, e cioè che il dopo succede al prima e il dopo è anche il più rispetto al meno, cioè implica che ci siano non ritorni, ma soprattutto quello che avviene dopo ha un valore positivo e condanna il vecchio non solo perché è superato, ma anche perché è di segno negativo in termini di valori. E dicevo che, e credo di sfondare una porta aperta perché il concetto di destra, voi sapete che, come tutti i concetti politici soprattutto della dialettica politica, perché fa pandan con quello della sinistra, è un concetto in questi ultimi anni molto controverso. Qualcuno addirittura, apertamente, rifiuta questa coppia di 6 opposti e li ritiene non più attuali per cogliere la realtà politica di oggi. Non entro nel merito. Il rapporto della destra, storicamente, in generale in Europa, e in particolare in Italia è particolarmente problematico con la modernità, perché la modernità nasce con una impronta politica ben definita. La modernità ingloba e si alimenta delle ideologie del progresso che ha una precisa matrice culturale e che è la matrice culturale del razionalismo, dello scientismo, dell'illuminismo e dell'ideologia, diciamo così, democratico-borghese e democratico-liberale. lo do definizioni schematiche, ma se sì vorrà poi si può riprendere, e connotata anche dal superamento, dalla negazione dell'organizzazione sociale in termini comunitari, rispetto ad un'organizzazione sociale-societaria, e cioè fondata sull'individuo. In altre parole povere, non c'è più la concezione che esistono degli aggregati, delle unità irriducibili nella vita sociale, la famiglia, la comunità, il dan, il municipio, ma esistono solo degli individui e questa è la visione societaria, proprio, appunto del liberalismo. Ora, è stato, insieme a questo, dicevo, c'è anche una visione della storia che implica, dicevo, uno sviluppo lineare ascendente dal poco al tanto, dal meno al più e questo è cadenzato da tre processi, uno economico, e cioè la crescita economica e non a caso abbiamo ormai interiorizzato questo, quando noi diciamo che un paese è progredito, è positivo, è moderno, diciamo: il PIL aumenta, non del 2, non del 3, ma del 5%. Quindi, la crescita quantitativa è, direi quasi, il simbolo della modernità nell'accezione canonica. C'è poi l'idea di emancipazione sociale, cioè sociale-culturale, cioè l'idea che nella storia si siano sedimentate delle incrostazioni che vincolano, che impediscono, che opprimono, è l'emancipazione sociale che ciascuno vede come superamento dello sfruttamento di classe, nell'accezione marxista, verso il superamento del privilegio, nell'accezione liberale, verso la oppressione clericale da parte degli anticlericali. Sono tutte accezioni, che tutte riconducono allo stesso albero, l'albero liberaI-borghese. Fino all'idea che il massimo della realizzazione è nella realizzazione individuale, e cioè l'uomo come fonte di bisogni e con il diritto di soddisfare i bisogni. Ora, vorrei dire anche che è talmente compenetrata nella cultura occidentale, nella nostra cultura anche, questa idea di modernità, che persino nelle categorie scientifiche è stato incorporato questo significato. Quando noi parliamo di processo di 7 contemporaneità, cosa sono i processi di contemporaneità? Sono i processi di modernizzazione, l'urbanesimo, la rivoluzione industriale, la mobilitazione e la partecipazione popolare alla vita politica. Ora, detto questo, voglio concludere che è ovvio che a questo punto tutti questi processi, tutte queste categorie consolidate sono andate sostanzialmente in tilt nell'ultimo decennio, perché non è più chiaro cosa sia la modernità, non è certo l'industrialismo. E' più moderno un ambientalista anti industrialista o un industrialista anti ecologista? lo mi ricordo, da bambino, quando ho vista nel mio paese che è arrivata l'asfaltatura nella piazza centrale, l'abbiam sentito come l'arrivo, come per Carducci, l'arrivo della locomotiva; è arrivato il progresso, non c'è più la polvere, non c'è più. Adesso, probabilmente, toglieremmo il manto stradale per ritrovare i ciottoli, o il pavé o qualche traccia. E, naturalmente, questo è un segno di quotidianità di banalità, ma voi conoscete meglio di me, facendo politica, come ormai l'idea che la crescita, a costi elevati per l'ambiente, per la società è diventato un disvalore, non un valore. Quindi, la ideologie del progresso non è più accettata né sinistra né a destra e lo stesso l'idea della modernità come crescita materiale, come semplice emancipazione e realizzazione e soddisfazione di bisogni, è, anche questo è……… Ecco, allora, da questo punto di vista, voglio affermare come, essendo due categorie rimesse in discussione, nel momento in cui uno si pone il problema della modernità e dell'essere destra, è ovvio che deve avere presente tutta la problematicità di questi due elementi. Avendo chiarito, più che chiarito richiamato, che il concetto di modernità ha una precisa filiazione e che è di stampo liberal-borghese-rivoluzionario, è ovvio che la destra storicamente, non dico in Italia, ma in generale, in tutto l'Occidente, ha avuto un rapporto molto controverso. E, ciclicamente, positivo o negativo con la modernità, sia la modernità strettamente economica, che la modernità politica, cioè, sia il processo di urbanesimo, il processo di superamento della società rurale, sia il processo di affermazione di una democrazia individualistica e rappresentativa. Naturalmente, qui sorvolo su tutto, mi richiamo solo ad accenni e potremmo dire che fin dall'inizio, fin daIl'800 o anche prima, noi abbiamo una destra che incorpora due anime che poi l'accompagneranno con 8 alterne vicende e modificazioni di rapporti fino ai nostri giorni dove fra pochissimo arriverò. C'è una destra, cioè, antimoderna e una destra, invece, modernizzante. Una destra antimoderna che rimpiange o ripropone la società agrario-pastorale o rurale, che vede nei sintomi dell'urbanesimo i sintomi del decadimento, l'alcolismo, la prostituzione. Tra parentesi, c'è una circolarità di questa critica, perché voi sapete che il famoso Manifesto del Partito Comunista di Marx che denuncia i mali della società borghese, ovviamente da sinistra, è stato redatto con le denunce degli aristocratici che denunciavano i mali dell'industrialismo da un punto di vista della difesa della loro società. Quindi, questi costi, mali della modernità sono sempre stati presenti e denunciati a destra e a sinistra, con un segno diverso ovviamente, ma anche contro la modernità politica e cioè, innanzitutto, la sovranità popolare, l'impianto individualistico, tutto il pensiero reazionario deII'800, ma che in Italia è stato poi popolarissimo anche se non ha avuto espressione politica nel mondo cattolico, da una certa parte del mondo cattolico, al punto tale che la destra era etichettata a lungo come reazione, cioè, rispetto alla rivoluzione dei liberali c'era la reazione di una destra antimoderna. 9 C'è invece, parallelamente, una destra moderna che emerge, soprattutto nella lì metà dell'800 in maniera egemonica e che naturalmente da questo punto di vista che connotazioni ha?. Sul piano economico accetta e promuove lo sviluppo e la crescita, ma con delle compatibilità comunitarie, diciamo così, o di saldatura sociale, è contro un individualismo, diciamo così, libero, che diventa un'anomia, una mancanza di, un'anarchia nella società, nella quale i più deboli soffrono, invece attraverso il criterio della gerarchia e della solidarietà, offre la sua ricetta. Nello stesso tempo esiste una destra politica, che è di volta in volta conservatrice, populista, o, diciamo così, come si dice, democratico-plebiscitaria, e cioè, che accetta il valore e difende il valore della partecipazione, ma non su base individualistica, ma su base, potremmo dire, comunitaria, detto in parole povere. Naturalmente, questa doppia anima, che potremmo dire, con un'etichetta che fa ovviamente violenza alla storia, ma per chiarirci le idee, sostanzialmente una 9 destra che col tempo diventerà sempre più modernizzante, diventerà liberale, liberista, per usare un termine giornalistico dei nostri giorni, e che diventa, col tempo, ovviamente, filo-occidentale, e se volete tradurre nei nostri giorni anche filoatlantica , e invece una destra, diciamo così, che ha accezioni diverse, ma comunque si pone in antagonismo con i processi di questo tipo di modernità, perché abbiamo visto prima che se usiamo l'accezione univoca di modernità in senso liberale è antimoderna, ma visto che adesso la modernità è controversa e addirittura ribaltata, di segno opposto, paradossalmente può diventare una destra che è nata da un impianto e da matrici antimoderne, ma che ha un'attualità e una modernità forse maggiore dell'altra. Io lo metto in termini problematici e anche un po' paradossali, ma questo per stimolare la vostra riflessione, che può essere, dicevo, insiste sul concetto di comunità e in America ha un grande successo, tutto il comunitarismo, il populismo, e cioè l'idea che non c'è l'individuo, ma ci sono i popoli, le nazioni, entità sopraindividuali. L'individuo è un'astrazione, non esiste. lo ho diritti, ho dei doveri non in natura o fuori dalla storia, ma ce li ho dentro una comunità, dentro il rapporto con gli altri che solo dà concretezza a questi rapporti e che, ovviamente, diventano nell'accezione attualizzante, antiglobalizzante, perché la globalizzazione non sarebbe altro che l'ultimo portato più catastrofico e planetario di una trasformazione che prima ha investito le nostre comunità a livello minuscolo, micro, adesso è a livello macro. La destra italiana, cinque minuti e ho finito, non voglio rubare troppo tempo, dico, la destra italiana ha vissuto e sedimentato queste due anime in maniera originale. Cioè, dicendo che c'è una destra tradizionalista e una destra modernizzante uso veramente l'accetta, ma voglio arrivare a porre quello che secondo me è il problema cruciale del centro destra e di AN ai nostri giorni, senza nessun tono di saccenza, ma in maniera molto umile, la comunicazione dei risultati, della riflessione, della ricerca che sto conducendo da una quindicina d'anni sulla destra italiana. E cioè, esiste una destra tradizionalista che all'inizio, e cioè nell'800, è enormemente maggioritaria, non solo nel generico mondo della destra, ma nel Paese, e che ha, però, questo destino che ritroveremo come fosse una condanna storica negli ultimi cinquant'anni, fino agli ultimi decenni, e cioè, che è maggioranza nella società, ma è minoranza, o 10 addirittura non ha voce nelle istituzioni. Questa è una originalità dell'Italia, voi guardate nell'800, guardate il Parlamento, c'è una destra e una sinistra, ma sono tutte e due figlie di un pensiero giacobino di tipo modernizzante, altamente modernizzante, addirittura una modernità che si impone contro la volontà del paese, perché dice: lì paese, non solo non è consapevole, ma è un motivo di orgoglio del mondo liberale, perché dice, non dice non si merita questa classe dirigente, non arriva a tanto, ma dice questo: Noi abbiamo la missione storica di modernizzare il paese, di unificarlo, di dargli una costituzione, di dargli un voto, e quando gli si dirà: Ma perché quando c'è stato da votare con plebiscito l'unità d'Italia, a parte che si votava, no?, con la segretezza, tutti gli italiani erano cittadini e quando si tratta di nominare il Parlamento votano solo i maschi proprietari alfabeti? Beh, votare un Parlamento significa fare poi l'amministrazione, soprattutto poi del bilancio, un analfabeta non proprietario non sa queste cose, quindi non vota, creando un fullus che poi incorporato a lungo nei nostri giorni. Dall'altro lato, dicevo, c'è una destra modernizzante che ha avuto allora una funzione di classe dirigente, in larga parte, e che poi, nel tempo, invece, si è inabissata ed è un po' scomparsa e si è ripresentata nel cinquantennio repubblicano con questa simmetria, cioè con una destra tradizionalista che ha una visibilità, diciamo così, mi riferisco al MSI, naturalmente tradizionalista significa, so che in questo caso è ancora più bislacca la definizione, però ha in corpo ora suggestioni o progetti di questo tipo e cha ha una visibilità, ma anche una condizione ultraminoritaria e abbiamo, invece, la destra nell'opinione pubblica e nell'establishment, modernizzante che non ha quasi visibilità politica, al massimo i liberali, ma ha una enorme influenza nella classe dirigente italiana, nei posti chiave, e cioè dalla Banca d'Italia a Mediobanca, ai quadri del giornalismo, pensate il giornalismo italiano è quasi tutto figlio di questo liberalismo che allora veniva connotato come di sinistra, per un gioco che ricollocava i ruoli politici secondo il crinale dell'antifascismo che non è propriamente quello della destra e della sinistra secondo altri criteri. Arriviamo all'oggi. Con la rivoluzione degli anni '90, noi abbiamo queste due destre che ci sono prepotentemente, almeno rispetto a prima, nel quadro politico con una Forza Italia, con la Lega e io nel '95, quando ho pubblicato il 11 libro sulla destra, '95 vi ricordate?, cioè l'ho scritto alla fine del '94, quindi quando c'è stato il grande ribaltone, nel senso che allora nel mondo anche intellettuale la Lega veniva qualificata, minimo, come centro, ma, massimo, come costola della sinistra. Adesso non voglio fare una battuta, perché si diceva non si teneva alla Lega stessa, antifascista, e così via. lo non voglio attizzare nessuna polemica, perché non faccio politica, faccio solo riflessione politologia, e io allora, secondo dei parametri politologici, l'ho trattata nella storia della destra, perché avrà le sue, e ce le ha, sue accezioni fortissimamente caratterizzanti, ma è dentro, in un mondo, in parte modernizzante, allora lo era, poi se guardate a un anno fa invece, era antimodernizzante, perché se voi guardate le produzioni intellettuali che, ovviamente, poi non fanno notizia e che invece gli studiosi seguono, si è avuta un'oscillazione gigantesca della Lega dall'essere portavoce del mondo piccola borghesia produttiva proiettata nell'Europa, voleva essere, con Miglio, la macro regione quasi collegata alla Baviera, no?, e adesso, invece, soprattutto un anno fa, la polemica antiglobalizzante, la solidarietà con la Serbia, etc., antiamericana, adesso non vi so dire bene. Dicevo, e poi c'è AN, che, io qui do un giudizio, e ovviamente non vi dico di condividerlo, nemmeno i relatori, poi ne discuteremo, che è proprio il momento di apogeo, nella sua nascita dell'anima modernizzante, che il progetto di AN è quello di chiudere una pagina di storia, da tanti punti di vista, ma anche quello di immettersi nel gioco politico, nei crocevia centrale delle correnti della destra mondiale, che è la destra che è stata rilanciata da Reagan, dalla Tatcher, e cioè, all'insegna di un liberai-liberismo. Storace, ovviamente, non sarà d'accordo dei tutto, fa bene, perché... .no, la mia è un'etichetta grossolana, e so benissimo che non c'è solo Storace, l'on. Storace, c'è tutto un mondo in Alleanza Nazionale, ma voglio dire, l'operazione politica in quanto tale è quella di offrire un orizzonte che è contrassegnato da questo. Poi l'orizzonte delle volte non si raggiunge o si raggiunge come si raggiunge, con tanti bagagli diversi e la storia poi, non è mai etichettabile con degli slogan, ma, però io dico il segno è quello. Ecco, qual è il tratto di questa, però, rifondazione della destra? E' quella che avviene, come dicono i politologi, secondo un processo molto conosciuto, e cioè senza ricontrattazione dei fini. 12 Cosa vuoi dire? Vuoi dire che ogni movimento, ogni partito, soprattutto che ha una forte identità, ha fini che creano militanza, che creano la fede, che creano la voglia di fare, che creano la identificazione con quei movimento, quando questo fine viene messo improvvisamente messo in discussione, c'è il pericolo di un collasso. E in genere che i fini si ricambiano continuamente, un conto è cambiarli in giornata e mediarli, un conto invece buttarli nella spazzatura all'improvviso. E' un trauma. E il film di Moretti sui PC con la gente del PC che piangeva, non piangeva che perdeva rendite dì posizioni o cariche, perché a quel punto lì diceva: lo mi guardo allo specchio e non sono più quello dì prima. Che cosa vuoi dire questo? Ora, questa ricontrattazione dei fini che è un processo traumatico, è un processo che a AN è costato una piccola scissione, ma, dai punto di vista di uno studioso della politica, non ha comportato quel profondo e lungo travaglio, perché significa incidere sulla carne viva degli uomini, non significa solo degli slogan, ed è rimasto come ibernato, congelato, nel senso che non si sente il dolore ma c'è, dalla euforia prima della vittoria, nei '94, e poi dalle prospettive, sicuramente molto gratificanti, per i quadri e anche per i militanti che hanno visto la destra uscire da un ghetto e perciò trovare una dignità politica, perché per chi è stato nel ghetto cinquant'anni è una gratificazione, capisco, molto alta. Il problema però a questo punto, io finisco in maniera problematica e un po' provocatoria, eh?, dico che si trova il centro destra e AN come spettro del centro destra che incorpora questa contraddizione e questa vitalità con una, diciamo, maggioranza "liberale" (tra virgolette), ma di un liberalismo che non ha una precisa identità, non l'ha nel mercato della politica, perché è un liberalismo un po'astratto e nello stesso tempo non è identitario, e cioè non è in grado di animare una forte presa nell'elettorato, in maniera che resta sospeso tra un passato che si scorda o che va rimasticato ed un futuro che è certo. E questa credo che sia una delle ragioni per cui il partito, inteso come partito di massa, abbia, come del resto gli altri, forse un po' meno di altri, un po' di problemi. Dall'altra parte esiste una minoranza che è una minoranza, io credo, siccome abbiamo fatto delle indagini con dei questionari, che non è una minoranza organizzata, ma che è una minoranza che ci è dentro in molti di AN. Non è una 13 minoranza, è una parte della storia del partito che in molti è ancora palpitante, in qualcun altro è dormiente, in qualcun altro è stata riassorbita o superata o non c'è mai stata. Che è una minoranza, però, che non ha consenso, che non ha una politica intesa, politica che si svolge nelle sedi istituzionali. Perché se uno pensa alla politica come modo di discutere, di fare, di animare correnti di opinione pubblica, quello è politica, anche politica, nobile politica, ma è politica che è ancora a uno stadio, potremmo dire, ancora in filigrana, non è ancora a livello maturo. lo credo che questa sia la condizione del centro destra, che in Forza Italia è solo una destra, quasi, non del tutto, ma quasi. Nella Lega c'è questa contraddizione in maniera ancora più grossolana, direi, in AN c'è questo doppio livello, che, ovviamente, se volete e avremo tempo e avrete voglia ne possiamo anche un pò discutere, perché ovviamente questi processi non sono processi che avvengono nel segreto delle stanze, avvengono nel vivo della storia, sulla base degli stimoli, del contesto, della sfida che l'ambiente dà. Detto in parole povere io credo che se AN avrà buoni, buoni conforti elettorali, è probabile che questa contraddizione non esploda ed abbia anzi un processo di riassorbimento nel tempo che creerà degli equilibri che ovviamente io non so, ma che nessuno sa, se invece, malauguratamente per AN e per voi in particolare, avrà qualche incidente di percorso, magari, sto facendo ipotesi di lavoro, teoriche, magari, cattivi risultati AN, e cattivi risultati il centro destra, allora credo che questa contraddizione difficilmente sarà contenibile. lo ho detto questo non per fare l'uccello dei malaugurio, eh?, l'ho fatto solo perché credo che una classe dirigente responsabile abbia bisogno di motivazioni, di slanci, ma, innanzitutto e prima di tutto, di lucidità nel vedere i problemi, poi le soluzioni, se è una classe dirigente all'altezza le offre, ma non sta certo nascondendo i problemi che si risolvono. On. Adriana Poli Bortone: Bene, mi pare che il prof. Chiarini con molta lucidità abbia posto una serie di problemi, forse con troppa lucidità, dice Francesco. Effettivamente, le ultime battute ci hanno indotto a pensare, ma in fin dei conti vogliamo pensare. 14 Siamo qui proprio per riflettere, per discutere, l'abbiamo detto all'inizio di questa tavola rotonda, per discutere quasi senza rete, proprio per venire fuori anche, perché no?, attraverso la discussione da contraddizioni, o da momenti di ambiguità o da ulteriori momenti di riflessione che, comunque, dobbiamo avere. io penso proprio che queste ultime riflessioni fatte, offerte alla nostra attenzione dal prof. Chiarini, possano consentire all'on. Mennitti di intervenire dal suo osservatorio privilegiato, quello di Ideazione è un osservatorio privilegiato, perché mette insieme, mette insieme più voci, si cerca continuamente il confronto fra più voci e perché l'on. Mennitti può senz'altro, credo, aiutarci a dire ad alta voce, secondo il suo pensiero, quale, attualmente, ritiene che possa essere il ruolo della destra all'interno della coalizione di centro destra. Se c'è un ruolo, che spazi ci sono per una destra e che tipo di destra può essere fortemente presente e compatibile in un'area di centro destra che probabilmente si accinge a vincere e quindi a governare in Italia. On. Domenico Menniti lo ti ringrazio Adriana, colgo l'occasione per salutare tutti e questo è un luogo nel quale torno sempre con molto piacere. Sintetizzo rapidamente le molte osservazioni del prof. Chiarini. Peraltro sono stato io a suggerire, Adriana, l'invito del prof. Chiarini, perché è uno studioso con il quale collaboro con la rivista e dal quale, debbo dire, ho ricevuto molti stimoli interessanti. Uno fu quello di circa un anno fa, quando mi consegnò un suo studio sulla cultura del Movimento Sociale italiano. Io lo lessi attentamente e feci, come dire, una grande analisi rivolta anche a me stesso. E debbo dirlo in quest'occasione, io poi lo portai a Fini cioè, e gli dissi: Vedi un po' questo lavoro che mi sembra interessante, e vediamo se c'è la possibilità di determinare non solo gesti che a volte sono clamorosi ed anche necessari per fornire delle indicazioni alla politica, ma anche per costruire, con una riflessione più ampia e più vasta, una risposta che sia un po' organica. Fini apparve molto interessato, poi dopo qualche tempo mi disse che non riteneva, in quella circostanza particolare, di dover aprire un fronte di quei genere. Ed io, io non lo pubblicai quei documento, perché fui assalito dal Umore che qualcuno pensasse che ero 15 andato via dal Movimento Sociale italiano e che volessi pubblicare sulla mia rivista un documento, che per la verità, era un grande atto di accusa. Non io pubblicai per questo scrupolo, poi il documento è stato pubblicato sulla rivista Nuova Storia Contemporanea che è diretta da Francesco Perfetti, e mi dispiace molto che non abbia promosso quella riflessione che a me sembrava molto importante, anche perché lo dico, e chiedo scusa se naturalmente i presenti non conoscono, diciamo, il merito di quel documento, ma è molto vero che per quanto riguarda la storia del Movimento Sociale Italiano vi è il segno di una nostalgia che ha molto influito sui nostri comportamenti, ed anche di un isolamento che è stato politico ed esistenziale, però è anche vero, debbo dirlo, che quel movimento fu caratterizzato da grandi stimoli di carattere politico e soprattutto il mondo giovanile ebbe una capacità progettuale e, per certi versi, il coraggio di proporsi in antitesi a quello che era un mondo intellettuale corrente, che io credo, come elementi, andavano ricordati un po' di più prima di archiviare. lo, professore, sono, come dire, molto in contrasto con una tendenza del mondo liberale che, avendo catalogato come catastrofico, sanguinano, dedito alle dittature e ai totalitarismo tutto il '900, mette in condizione la classe politica e quella intellettuale più di ricorrere all'abiura che al superamento. lo credo che invece, in politica, il problema non sia quello di abiurare, ma sia quello di sapere superare con dignità e serietà i momenti anche difficili e controversi che sono stati vissuti. La destra italiana. Una storia anomala in Italia dall'unità ad oggi, perché?. Perché il movimento di destra perde le sue connotazioni nel momento in cui subentra il fascismo. Il fascismo è una realtà nuova, la quale conferisce, appunto, in quel momento, il primo grande colpo all'individuazione dei due grandi mondi: la destra e la sinistra, che essendo organizzati prevalentemente rispetto alla realtà dello Stato, in quel momento trovano una prima difficoltà molto grave che sì ripercuote nell'immediato dopoguerra. Nell'immediato dopoguerra vi è la grande presenza comunista e viene fatalmente individuato come mondo di destra quello che faceva capo a coloro che erano contro il comunismo, in quel momento si stagliano le grandi figure di De Gasperi e Einaudi e nasce, come dire, una destra che non si definisce 16 destra, ma che sostanzialmente viene concepita tale. E poi?. E poi nasce il Movimento Sociale Italiano che non è, come per molto tempo si è detto, e come per molto tempo noi stessi, abbiamo, come dire, voluto accredita re la continuazione dei fascismo. Che in verità, continua anche in altri partiti, per altre strade. E' la continuazione di quei periodo, di quella grande epopea che fu la Repubblica Sociale Italiana, che, comunque vada giudicata, è un momento non proiettabile, non ripetibile nella storia del paese. Nasce li il dato per il quale noi abbiamo fatto testimonianza di non politica per circa cinquant'anni, ma voglio dire che nella testimonianza c'è anche il pregio di aver saputo affrontare, in momenti difficili e delicati, delle posizioni con grande coraggio. lo come te, Adriana, non sono abituato a rappresentarmi per l'anti, però in un tempo in cui l'anticomunismo è diffuso, forse non è un peccato, non è neppure una vanità, ricordarsi che nei momenti in cui i cedimenti erano tanti, sul fronte liberale, sui fronte cattolico, nel momento in cui i cedimenti erano tanti, il nostro anticomunismo servì a tenere in piedi un elemento che poi oggi è ampiamente riconosciuto. E allora il problema qual è? il problema è che nel 19.., eh, quando finì la fase rappresentata, per intenderci, come quella della grande maggioranza che escludeva il Movimento Sociale Italiano, quando cioè si aprì di fatto una prospettiva nuova, oltretutto perché il sistema era entrato profondamente in crisi, diciamocelo, perché è così, non c'è il compiacimento di nessuno, c'è la riflessione per quello che è accaduto, il Movimento Sociale italiano fece una gran fatica a pensare che potesse svolgere, dopo il ruolo della rappresentanza, anche un ruolo di carattere politico. Tu dicevi, Adriana, nel 1994 ci siamo ritrovati all'improvviso, forza di maggioranza e di governo e il guaio sai quai è stato? Che noi negli anni precedenti non avevamo, non dico immaginato, di poter diventare una forza di maggioranza e di governo e quindi tentato di attrezzarci a quell'evento, non lo abbiamo mai sperato, cioè abbiamo vissuto nell'idea che la nuova Repubblica dovesse essere un fatto nei quale dal 4 passavamo all'8%, da 30 a 60 deputati e quello era l'elemento di novità, perché se altra fosse stata la considerazione, ci saremmo dovuti attrezzare, e, senza far polemica, voglio ricordare che chi qualche stimolo in quella direzione cercò di darlo, veniva indicato il traditore il quale non ritiene di ammettere che questo 17 è un partito di opposizione. lo sapevo che l'opposizione si fa quando l'elettorato ti delega a fare i'opposizione,ma che se credi nelle tue idee, beh, speri sempre che il destino sia quello che un giorno le tue idee si affermino. Altro che figli di dio minore, noi i figli degli sconfitti, perché anche noi, anche quelli che hanno 60 anni come me, sono figli degli sconfitti dell'epoca, e che credevamo di poter sempre, di dover sempre portare appresso questa mentalità degli sconfitti. E invece, siccome la storia procede, gli eventi si svolgono e determinano situazioni nuove, un giorno è accaduto che da una parte gli eventi determinati sul piano giudiziario, ma nella verità io ho sempre sostenuto che Mani Pulite non è il fatto che ha provocato, è l'effetto. La politica l'ha bloccato. Andava più avanti, il fenomeno della corruzione c'era. io ogni tanto trovo difficoltà anche nell'ambito dei polo a fare accettare questo concetto, non è che non ci fosse e che se la sono inventata i magistrati, c'era e a un certo momento i magistrati che facevano anch'essi parte di un sistema di compiacenze, per determinate situazioni hanno messo in moto quel meccanismo. Ma è così che si svolge la storia, prof. Chiarini, cioè, quando c'è la crisi. Noi avevamo l'idea che dovessero crollare i palazzi, che dovessero cadere i ponti, non è così, la crisi in politica, la paralisi è quando tutti vedono che le cose non vanno e bisognerebbe modificarle e tuttavia una impotenza generale non consente di modificare nulla. Questa è la condizione che portò al 1994, quando la caduta di quel sistema, l'avvento di un personaggio come Berlusconi determinò le condizioni per le quali AN diventò forza di governo e di maggioranza. Bene, io devo dire una cosa, il grande merito di Fini fu quello di andare a Fiuggi e di affermare due principi fondamentali. Lo debbo dire qui tra voi perché credo che molti di voi questi elementi li conoscano bene. li primo elemento fu l'affermazione della democrazia, dell'accettazione del principio e della pratica della democrazia. Non è che sia un fatto, diciamo, di scarso significato, perché il Movimento Sociale Italiano era stato un movimento all'interno dei quale si poteva parlare e si praticava, in verità, la libertà; se parlavi di democrazia; i guai cominciavano perché la interpretazione di questo concetto veniva recepita come una sorta di cedimento a non si sa che cosa. Fini va a Fiuggi e afferma senza più equivoco il principio della democrazia. 18 Secondo dato fondamentale. Per un partito che era rimasto legato al concetto del corporatismo, nasce l'affermazione netta: il mercato è l'elemento regolatore dei fenomeni economici e sociali. E sono i due grandi elementi innovatori che inseriscono Alleanza Nazionale nella realtà della politica e che, diciamolo francamente, aprono le grandi speranze, le grandi attese che nasca in Italia, davvero, il nuovo moderno partito di destra. Diceva Adriana, il problema che dobbiamo affrontare in una sede come questa non è soltanto la modernità del centro destra, che, francamente, io ritengo oggi sia molto più moderno di quanto non lo sia la sinistra, ma di stabilire il rapporto fra Alleanza Nazionale e l'aggregazione di partiti alla quale essa partecipa. Ed è qui che cercherò, con molta velocità, ovviamente, di introdurre alcuni elementi che possano permettere a voi, che siete politici praticanti e con queste instabilità attuali, di poter, non dico, fornire le risposte, siamo in un luogo di dibattito, ma comunque portare contributi in questa direzione. Che fa una destra che dopo cinquanta anni di esclusione giunge al governo del proprio paese. io credo, vedi, Adriana, che l'elemento della socialità che tu richiami e al quale sono inoltre sensibilissimi sia Francesco che Teodoro, non sia un elemento che risolva il problema. Perché oggi il dato della socialità è, quantomeno, teoricamente un dato diffuso. Cioè il problema oggi non è più che c'è una parte che vuole affossare i lavoratori e un'altra, invece, che vuoi salvarla. Se consentite il problema è un altro. E' quello di stabilire la strada che deve essere seguita per realizzare ricchezza e per dare a questa ricchezza una redistribuzione più equa. Quindi, voglio dire che, gli elementi che caratterizzano una forza politica, certo è anche quello della socialità, ma io vorrei dire a tutti con molta franchezza, ho sentito Francesco sempre la polemica, "noi non vogliamo essere liberali", ma chi chiede ad Alleanza Nazionale di essere liberale? Cioè qui si tratta di passare da un concetto di identità ad un concetto che riguarda un'aggregazione di forze politiche. Cioè, qui non è più il momento della identità nella quale ogni forza secondo il vecchio criterio ideologico assume un segmento di verità e pretende di imporla come verità assoluta a tutti. Qui siamo in una fase nella quale culture diverse debbono interagire all'interno di un'area per trovare poi il momento unitario che è quello politico. Cioè, la classe dirigente e il programma. E allora, nessuno richiede ad Alleanza Nazionale di essere 19 liberale, tutti richiedono che Alleanza Nazionale sia invece portatrice di un valore aggiunto che non è solo quello di carattere elettorale, è proprio, come dire, un valore aggiunto in termini di cultura, di idee, di progetto che Alleanza Nazionale deve fornire a tutta quanta la popolazione. lo credo che, quindi, esiste un problema che meriti di essere definito attraverso un'analisi meno superficiale. lo ho l'impressiona che siamo in una fase in cui tutti corriamo come matti e poi ogni tanto finiamo fuori strada. Nella verità vi è ormai la mancanza di sedi, di discussione, di elaborazione. lo ho sessant'anni, quindi ho anch'io le mie nostalgie. lo ricordo i comitati centrali che duravano tre giorni e tre notti e che probabilmente ci facevano dire tante cose anche inutili, però erano le occasioni nelle quali tu non soltanto elaboravi una posizione politica, ma anche selezionavi la classe dirigente. lo ero un ragazzo che venivo da Brindisi, mi facevano parlare ad un certo momento i quattro o cinque dirigenti che contavano, riuscivano a individuarti e dicevano: bah, questo ragazzo forse merita di essere valorizzato. Ma oggi, un ragazzo dove va? Dove si fa sentire? Chi lo ascolta? Guardate, io non voglio applausi, non faccio polemica con nessuno, ma è la fase che stiamo vivendo, non come AN, come società politica in generale, oggi quello che c'è non è come si dice, la deriva plebiscitaria, è la mancanza di classe dirigente e di dibattito all'interno della classe dirigente. Nessuno sa, anche perché pochi leggono, quale era il fervore del dibattito all'interno del fascismo. Mussolini era un dittatore e come tale merita di essere considerato per quello che è stato, ma il dibattito all'interno del fascismo ce lo sogniamo. Noi qui abbiamo oggi classi dirigenti che sembrano molto alle corti le quali hanno le loro funzioni, ma non è quella della una classe dirigente. E allora io credo che recuperando elementi di costruttività e non di polemica, e allora, cerchiamo di dare ad AN una sua connotazione, perché la legittimazione non è quella che ti deriva soltanto dagli altri che ti riconoscono, la legittimazione è quello che ti deriva da quello che tu rappresenti e quindi, autonomamente, ti legittimi rispetto al paese. lo sento dire sempre che noi non siamo equiparabili, e la cosa mi fa molto fortuna, al fronte Nazionale di Le Pen, dicono che non siamo equiparabili ai liberali-nazionalisti di Haider, che quindi siamo fuori da quel fenomeno che un 20 politologo chiama della destra post industriale che si pone sostanzialmente contro soprattutto gli aspetti della modernità. E poi, tutti dicono che non esistono riferimenti, diciamo, molto interessanti, che so, con il conservatorismo inglese e americano, con il popolarismo di Aznar, con il gaullismo dei francesi. Allora, allora, cosa siamo? Ecco, allora, il problema è questo. Debbo dirti Adriana, che come sai, per molto tempo ho sostenuto con forza l'idea che definirsi conservatore non è una parolaccia, non è che offendi nessuno, perché il problema è quello che conservi che è molto importante, però debbo onestamente dire che in questa fase a me sembra difficile che ci identifichiamo con un partito moderato, cattolico e liberale, perché lì c'è Forza Italia che ha un grande ruolo e una grande presenza. Mi sembra anche un po' problematico, oggi, definirsi un moderno partito conservatore, per dirla tutta, neppure un partito del presidente. Detto con grande franchezza, io credo che Fini abbia una grande capacità dal punto di vista mediatico, non riconosco una grande capacità dal punto di vista politico, cioè io non immagino una lista Fini per intenderci, cioè al di fuori di AN e quindi di tutto quello che Alleanza Nazionale rappresenta. Detto questo come analisi, beh, quello che non siamo è quello che siamo e il dato mi sembra meriti di essere approfondito. lo che non pretendo ricette da nessuno, ma soltanto di partecipare con passione e con interesse, come sapete a questi problemi, voglio aggiungere due cose in positivo, cioè, un partito di destra che va al potere, secondo me, ha bisogno di recuperare alcuni valori che sono stati profondamente disattesi da una fascia di governo e che hanno portato l'Italia a una condizione di menomazione nella valutazione internazionale. Quando il Giappone fu retrocesso dalla famosa agenzia Muti dal Al a ~, scrissero i giornali in Giappone: siamo stati abbassati al livello dell'Italia. Giorni fa un giornale pubblicava la notizia che probabilmente quando l'euro diventerà moneta corrente, non ci sarà la moneta divisionale, non ci saranno gli spiccioli, e quindi saranno dati resti con le caramelle e un giornale francese ha pubblicato: I resti come in Italia, cioè noi siamo quelli che diamo i resti con le caramelle. Che so, anche nella vicenda del soldato Ryan il più fesso è Italiano. Quindi, vi è l'esigenza di recuperare un ruolo che io credo appartenga in 21 maniera sostanziale a una forza di destra. Vedete, oggi c'è un brutto, orribile termine che ricorre, che è quello della noità. Cioè, se un ebreo dice noi, immediatamente tu fai riferimento a una connotazione religiosa, se un francese dice noi, tu immediatamente fai in tono con una connotazione nazionale, vuoi dire noi francesi, se diciamo noi, noi, noi chi? Noi tifosi della Lazio, noi iscritti al PDS, noi iscritti al circolo di Canicattì, noi chi? E quando noi ci sentiamo europeisti e lo dichiariamo più forte di tutti, ti capita di leggere che un uomo intelligente come Indro Montanelli scrive: "lo sono lieto di diventare europeo perché così non mi governeranno più gli italiani, mi governeranno invece gli europei". Mi dispiace caro Montanelli, ma non è così, non esiste un governo dell'Europa, esiste una sala di compensazione, Adriana tu la stai vivendo questa vicenda direttamente a Bruxelles, dove valgono le capacità nazionali di far valere le proprie esigenze. E allora non vi pare, amici carissimi, che forse bisognava mobilitare, anche dai punto di vista culturale, questo movimento per avere una propria connotazione, una propria identità e quindi una propria funzione, quindi un valore aggiunto, in un'Italia nella quale ormai bisogna costruire una realtà nuova, anche appellarsi a certe cose, perché, e ho finito, io sono pienamente d'accordo con le analisi che vogliono, come dire, il '900 portatore ma anche punto finale delle ideologie, ma vedete di tutte le ideologie. Cioè vi sono alcune, quelle contrarie ai principi di libertà e di democrazia la cui sconfitta è totale e irrevocabile, ma ve ne sono altre e se volete anche la ideologia liberale, la quale, pur essendo uscita, uscendo, molto meglio rispetto a tutte le altre, ha bisogno di aggiornamenti. Guai a pensare come qualcuno pensa che ci sia una sorta di cantina liberale dove vai e prendi la ricetta. Sei problemi sono epocali è perché un'epoca è finita e un'altra comincia e allora anche i liberali sano che bisogna costruire in questo paese il liberalismo post crociano, che bisognerà cioè fare del liberalismo, non quello che è stato negli anni scorsi nel nostro paese dove noi ci inventammo, noi soltanto, il liberista e il liberale per superare la contrapposizione tra Einaudi e Croce. Però, voglio dire, il problema non è quello di preoccuparsi di un pensiero unico liberale, ma di preoccuparsi piuttosto di costruire un pensiero nel quale il mondo liberale ha le sue esigenze di aggiornamento e comunque le affronterà, quello 22 di AN, nato dal Movimento Sociale italiano, classificato di destra in un'epoca di grande difficoltà, ha bisogno, come dire, di rinnovarsi e di ritrovare non se stesso, ma un'identità che io caratterizzi rispetto alle vicende recenti. Scusate, ho veramente finito. On. Adriana Poli Bortone: Beh, io credo che Mennitti abbia ripercorso anche con grande passione che non ti sentivo da un po'. Non ti sentivo da un po', perché ti ho sentito negli ultimi tempi molto in toni giornalistici e asettici, e meno passionali di quanto non sia stato invece l'intervento di questa sera, forse con qualche lapsus ogni tanto, dei quale poi parleremo a quattr'occhi. io l'ho sottolineato, me lo sono annotato per mio conto. E credo che hai messo a fuoco diversi aspetti, diversi momenti, alcune cose che condivido fino in fondo, anche perché le abbiamo vissute insieme, fino in fondo, altre cose sulle quali dovremmo un tantino più ragionare, soprattutto nel momento del passaggio da Movimento Sociale Italiano ad Alleanza Nazionale, e quindi al ruolo, alle piccole contraddizioni delle quali eravamo consapevoli anche noi, secondo me, nel momento in cui decidevamo di diventare Alleanza Nazionale, e cioè di diventare un contenitore, così lo chiamavamo, quanto era brutto dire un contenitore politico, ma non sapevamo come definirlo, ma doveva essere un contenitore che contenesse, ci auguravamo, quell'anima di fondo, quelle radici di fondo che non volevamo assolutamente rinnegare, non volevamo neanche rinegoziare, poi riparleremo di questo fatto della rinegoziazione, ma volevamo semplicemente ampliare i nostri confini e creare una condizione attuale, non la definiamo neanche moderna, ma attuale in quel momento, per consentire che tanti modi di sentire uguali al nostro, potessero entrare in quel nuovo contenitore. E il fatto fu anche abbastanza forte e traumatico, e quanti di noi non ricordano il momento in cui calò la fiamma dei Movimento Sociale Italiano, venne fuori il simbolo di Alleanza Nazionale, che pure avevamo voluto, cercato, costruito nel tempo, ma non è che non ci fu rinuncia da parte di nessuno. Ci fu. Ecco perché dico che oggi noi, invece, a distanza invece di qualche anno, possiamo parlare di una destra, ripeto ancora volta, di una destra chiara e 23 senza complessi. Tu hai posto dei discorsi fondamentali che sono quelli della identità della destra di oggi. il ruolo lo hai indicato. Quando dici: AN deve essere portatrice di un valore aggiunto, anch'io sono assolutamente convinta che AN giova, può giovare sempre di più alla causa della Casa delle Libertà. io mi ero tanto abituata a dire del Polo delle Libertà adesso mi devo riabituare a dire la Casa delle Libertà, non so quante volte ci dovremo riaggiornare in questo senso, ma diciamo a questa vasta area di centro destra che è l'area maggioritaria certamente in Italia e Alleanza Nazionale, sono anch'io convinta, che possa e debba rappresentare un valore aggiunto. li punto è come fa ad essere, a rappresentare un valore aggiunto? Tu dici non soltanto in termini quantitativi. Certo, però si sa anche che per vincere bisogna vincere essendo vincitori e quindi contribuendo in termini quantitativi al perseguimento dello scopo. E allora, Alleanza Nazionale, è questo il dilemma che deve svolgere, è questa la questione che deve approfondire sino in fondo, ed era questo che io intendevo dire all'inizio quando ho parlato di questa anima, di questa caratterizzazione fortemente sociale che deve avere Alleanza Nazionale. io su questo, scusami Mimmo, non sono profondamente convinta, su quello che tu dici quando dici: Ormai il dato della socialità è un dato acquisito. io di questo non sono assolutamente convinta, me ne convinco sempre di meno quanto più sto in Europa, quanto più sento, partecipo, con una certa circospezione ai discorsi della globalizzaione, del confronto,dei mercato della New Economy, di tutte quante queste sfaccettature del mondo di oggi. On.Domenico Mennitti: No Adriana, scusami, solo perché non ci sia confusione. lo dico che l'elemento della socialità non è più un elemento assorbente, nel senso che il problema è spostato in un dibattito dove è il modo di realizzarla che diventa fondamentale. On.Adriana Poli Bortone: lo credo invece che su questo si debba discutere ancora molto e che si debba avere anche la forza e il coraggio di discutere anche qui senza complessi, per esempio, del tema della partecipazione che è strettamente legato al discorso 24 della socialità. Perché socialità significa anche stabilire delle regole, per esempio, nel mondo del lavoro, quindi stabilire delle regole nei rapporti nuovi, più forti, più dinamici che ci devono essere, ma anche, non certamente di tutela, perché ormai grazie al cielo la fase dell'assistenzialismo penso sia ormai abbondantemente passata, e soprattutto per noi meridionali credo che sia abbondantemente passata questa fase, ma è proprio qui, si, la rinegoziazione del discorso nel mondo del lavoro che va vista, in termini, anche qui, di attualità e anche qui assolutamente senza complessi. Quindi, dire che il discorso della socialità sia acquisito, ecco su questo non sono convinta fino in fondo, anche perché potremmo scrivere volumi interi sul tema della socialità o del solidarismo, semplicemente enunciato e poi poco praticato e anche poco individuato nelle modalità della sua realizzazione. Comunque, questo è un tema forte, affascinante, secondo me, questo è il tema del momento, ed è il tema della compatibilità delle diverse anime di questo centro destra, perché non c'è che dire, ci sono. C'è un'anima che è fortemente liberista e un'anima che non intende essere fortemente liberista e che vorrebbe avere un ruolo forte all'interno dell'area di centro destra per affermare il contemperamento delle esigenze. E' questa la grossa sfida di quest'area che si vuole comporre e che vuole diventare sempre più compatibile al suo interno, non certamente sempre più omogenea nelle sue componenti, altrimenti l'offerta politica sarebbe un'offerta del tutto piatta, saremmo assolutamente tutti uguali, e credo che l'errore di Alleanza Nazionale nei recenti anni passati sia stato proprio questo, quello di vedere un po' sbiadita, in qualche modo, la sua identità e quindi, di conseguenza, di vedersi restringere gli spazi, anche di agibilità politica. Ecco, io credo che questi temi adesso li debba, li possano affrontare bene Teodoro Buontempo e successivamente Francesco Storace. Scusa Teodoro. On. Teodoro Buontempo Mah, io ringrazio dell'invito, sono venuto volentieri, per rivedere gli amici con i quali ci siamo incontrati qualche tempo fa. Sono venuto volentieri, innanzitutto, 25 perché dico: ohibò, si parla di politica, e questo è stato uno stimolo molto forte, perché trovare sedi deputate al confronto, al dibattito leale, franco, è un dovere innanzitutto e, lo diceva Mennitti, oggi sempre di meno ci sono luoghi deputati al confronto, al dibattito, luoghi dove il cittadino militante, elettore, cittadino comunque che voglia interessarsi della società del futuro e della politica, non trova cittadinanza all'interno dei partiti, compreso il nostro. E sono venuto volentieri, si è allontanata la Poli Bortone, sperando, io che ho fatto un po' il panda in questi anni di Alleanza Nazionale, e con un ruolo di esclusione, sperando che la collega Poli Bortone e altri, (c'è stato un accenno quest'estate di Alemanno e Storace), vogliano, con sempre più forza rompere questo muro del silenzio, alzare il tiro del dibattito politico, sostanzialmente rialzare la testa, rialzare la voce, rialzare il confronto, perché io, personalmente ,di questa storia dei quattro amici al bar che, in uno studio televisivo, decidono la politica per tutti noi, che poi diventano tre amici al bar, perché Buttiglione va in esplorazione a sostenere D'Alema , e poi ridiventano cinque amici al bar che decidono e che oggi parlano di devolution come se fosse un dato acquisito nelle nostre coscienze, io personalmente ne ero, ne sono, sarò in contrasto assoluto, perché la politica non può essere fatta, specialmente per un movimento politico come il nostro, dal leaderismo, dalla deriva plebiscitaria, pur riconoscendo, al nostro leader, pulizia morale, trasparenza, capacità, intelligenza, anzi, io gli rimprovero che il vero uomo del cambiamento non poteva essere che il quarantaquattrenne Fini, con un forte partito alle spalle, con una grande credibilità nella opinione pubblica. Quindi io mi auguro che la Poli Bortone, come altri colleghi, vogliano iniziare, nel pieno rispetto delle regole che ci siamo dati, un dibattito che non abbia santi in paradiso, perché si può anche vincere una campagna elettorale,ma il problema è con quale programma si intende governare il paese, che fine fa un partito politico al quale abbiamo legato l'intera nostra vita e che dobbiamo onorare, e noi siamo i fortunati, perchè da quella storia siamo usciti vivi e liberi. Altri che hanno avuto il nostro stesso percorso non hanno avuto la nostra stessa fortuna, nessuno di noi, facendo militanza politica nel Movimento Sociale Italiano sperava, aveva ambizione, certo faceva politica anche per crescere, di diventare parlamentare, perché onestamente l'essere deputati o 26 senatori, ma non sentire di far parte di una comunità politica e non avere la coscienza che ogni giorno si costruisce un programma di alternativa di governo, beh, questo è avvilente, perché diventiamo dei miseri impiegati del Parlamento, Parlamento Europeo, del Senato ed è avvilente, umiliante per ciascuno e per qualunque persona, a maggior ragione per chi ha la nostra gloriosa storia. Io ho sempre sostenuto sin dal Congresso di Fiuggi che era la diversità dei partiti del Polo a fare forte il Polo e a fargli vincere le elezioni. Devo fare semplicemente una correzione così, di date all'amico Mennitti, non è vero che noi abbiamo avuto successo dopo che è nata Fiuggi, noi siamo andati al governo come Movimento Sociale Italiano sulla scia di quell'incredibile, eccezionale campagna elettorale di Roma, dove, nel dicembre 1993 Gianfranco Fini, appoggiato dal solo Movimento Sociale Italiano prese il 47% dei voti e il Movimento Sociale Italiano, che tutti davano in retroguardia a una lista civica, prese il 32,5% dei voti da solo, come partito, e al primo turno Gianfranco Fini prese il 36%, cioè la somma del Movimento Sociale, più il 2 e qualcosa percento della lista civica e lì ovviamente nacque il fenomeno, cioè, come questo partito emarginato, ghettizzato, con pochi consensi, come aveva potuto, nella capitale d'Italia dove votano, solo nella città di Roma, 2.300.000 persone, raggiungere il traguardo del 32% dei voti. Allora, la grande colpa, secondo me, che hanno avuto sia il Movimento Sociale Italiano che Alleanza Nazionale è stata questa: il Movimento Sociale Italiano ha goduto, per quasi cinquant'anni, del voto dei neofascisti in Italia, senza avere il coraggio, la realtà, l'onestà, di rivisitare quel fenomeno storico, rientrarci dentro per dire cosa di quel fenomeno noi accettavamo e cosa noi non accettavamo perché non più adeguato alla società contemporanea. Mentre il Movimento Sociale Italiano ha goduto di quel voto acriticamente, Alleanza Nazionale ha cancellato una storia senza avere lealtà e coraggio di entrare dentro la storia del Movimento Sociale Italiano per rivendicarne il valore, le cose buone e le cose che non erano più attuali. E la cancellazione a mio avviso, perché è vero che venne il fenomeno Berlusconi, ma la carta di identità della credibilità morale della nuova Destra che nasceva era rappresentata dal Movimento Sociale Italiano che aveva uomini in tutta Italia, consiglieri comunali, sezioni, mentre dall'altra parte c'era un partito virtuale 27 legato a una persona che era un'opportunità che ci veniva presentata. Allora, noi siamo andati al governo a marzo del '94, Alleanza Nazionale è nata a gennaio del 1995, da quando è nata Alleanza Nazionale non abbiamo più vinto nessuna elezione politica. Questa è la verità. E quando, con il complesso che la Poli Bortone ha detto che ci dobbiamo togliere comunque, abbiamo tentato oltre il Polo, improvvisamente senza preparazione, senza avere una proiezione strategica, alle Europee con Segni, abbiamo clamorosamente perso un terzo dei voti. Allora, perché ho voluto fare questi accenni? Perché allora AN doveva essere una"evoluzione" che non cancellava, ma che conservava e ammodernava il linguaggio, lo stile, il modo di proporsi, integrarsi di più nei fenomeni della società che si voleva. Noi avevamo il dovere, per esempio, questo, me lo dovete consentire, non ho torcicollo, non sono nostalgico, non lo sono mai stato, però a me dà un fastidio, proprio mi sento male, quando sento prendere tutto il fascismo, buttato nel cestino della spazzatura. Perché questo? Lo diceva il professore, la modernizzazione. L'Italia ha avuto la vera modernizzazione negli anni '30 con il fascismo, che ha trasformato una società agricola in una società industriale, creando i presupposti e i pilastri di una società moderna, con l'IRI, per salvare le aziende per il bene comune, con la Previdenza Sociale, perché non ci fossero più lavoratori senza diritti e senza tutela, con una scuola degna di questo nome che ha retto per cinquant'anni in questo paese, rifacendo i codici, le leggi bancarie perché noi parliamo spesso del fascismo regime, perché, del fascismo Repubblica Sociale, perché è stato un epopea eccezionale, del fascismo rivoluzionario, non parliamo della modernità del fascismo regime. Oggi, se c'è un problema col quale ci dovremo confrontare, l'Europa si dovrà confrontare sarà il problema della sicurezza, della vivibilità delle città. E allora perché non rivendicare quella modernità urbanistica, fatta da quel regime, perché da allora in poi non c'è stato più alcun disegno per costruire le città, se non la sporca, bassa speculazione edilizia dei ladri di regime. Oggi, scusate, la differenza qual è? Noi, oggi, al termine della società industriale che portò alle grandi concentrazioni urbane, stiamo subendo la nuova era dell'informatica, della telematica, del telelavoro senza regole, senza timori, senza sapere dove andrà il nostro mondo e la nostra società. Il fascismo 28 degli anni '30 anticipò il processo di industrializzazione avendone il maggior profitto possibile, sapendo coniugare modernità, sviluppo, industrializzazione e tutela dei ceti più poveri, dei lavoratori che per la prima volta venivano considerati esseri umani, persone. Dico questo perché? Oggi ci risiamo in questo dibattito, perché? Il problema oggi del ruolo di AN anche di fronte alla grande sfida della globalizzazione, della nuova Europa, qual è? Non è solo liberismo, non liberismo. Noi dobbiamo chiederci, nel momento in cui il profitto è l'unico dio a cui si guarda per considerare il progresso di una società ci dobbiamo chiedere i costi di questa logica del profitto, che pagheranno i nostri figli con l'ambiente devastato, perché non c'è uno Stato, non c'è stata un'imprenditoria che abbia saputo creare sviluppo e impresa nel rispetto dell'ambiente. Dobbiamo pensare ai costi che avremo di fronte a una globalizzazione che non è solo mercato, è la cancellazione di ogni identità, di ogni radice, di ogni storia, di ogni appartenenza, di ogni cultura. Questa Europa che non è democratica, nessuno di coloro che governano l'Europa sono stati eletti dai popoli europei. Noi abbiamo persone che hanno un potere eccezionale, pensate al presidente della Banca Centrale Europea, uomo che decide dov'è lo sviluppo, dove si deve fermare, decide il futuro dei nostri figli, è un signore invisibile, che nessuno conosce, ha un potere straordinario, non votato dai cittadini. Sta nascendo un'Europa dove il capo del governo europeo ci impone quante vigne avere, quante mucche abbattere, ci impone in quali settori lo sviluppo, in quali altri la desertificazione, il quale è stato eletto dai capi di governo, secondo gli interessi che hanno quei governi. E allora, il problema vero che, ci si pone di fronte a una modernizzazione che è inarrestabile, è un dato di fatto: Come le nostre idee antiche e la necessità della modernizzazione si possono coniugare per fare in modo che la globalizzazione, le multinazionali, che possono creare mercato, sviluppo, ricchezza, non distruggano le identità, perché un mondo senza identità, diventiamo dei consumatori senz'anima, e nel momento in cui non si è più consumatori, perché si è al di sotto di una fascia economica si può morire per strada, si può non avere un'assistenza sanitaria, si può non mandare a scuola i figli, si può essere lasciato a marcire nella retroguardia di un'Europa fatta a più velocità. 29 E quindi, il problema vero che dentro il Polo, noi dovevamo, solo chiedere che le diversità potessero esistere, perché la omologazione ci avrebbe indebolito. Durante la campagna elettorale del '96, sembrammo tutti uguali, l'uno all'altro, rincorrendoci sul liberismo, le privatizzazioni e quant'altro. Ma Berlusconi, appena è entrato nel partito popolare europeo di queste cose ne parla con molta cautela, perché si rende ben conto che se vuole essere capo di una coalizione che ha oltre il 50% dei voti, non deve parlare a una categoria, ma deve parlare all'intera società nelle sue molteplici articolazioni. Allora, io chiedevo, chiedo ancora, spero, che il Polo diventi un soggetto democratico, che ogni partito componente il Polo possa eleggere una classe dirigente che deve diventare classe dirigente del Polo; che restino in piedi i singoli partiti con i propri programmi e le proprie identità e che ci sia una classe dirigente, democraticamente eletta dal basso che rappresenti il progetto di governabilità, il progetto Polo della Libertà. Gli egoismi non lo hanno consentito fino ad ora, e gli egoismi ci hanno portato all'indebolimento, per un certo periodo, del Polo. Oggi c'è un forte rilancio, ne siamo felici, faremo di tutto in questa campagna elettorale, perché la si possa vincere, guai a noi se vincesse la Sinistra, però devo dire che sono seriamente preoccupato su quale sarà il futuro di Alleanza Nazionale, ma non come etichetta, non come simbolo soltanto, ma per le idee che comunque, anche se non portate a livello alto della battaglia politica e della coerenza all'esterno, potrebbero scomparire il momento in cui AN non avesse all'interno del Polo una propria autonoma visibilità. Mi auguro che sempre di più la Poli Bortone e altri colleghi vogliano assumere responsabilità politiche, perché questo partito a noi ha dato tutto, siamo stati fortunati e credo che anche al termine delle nostre carriere politiche abbiamo il dovere morale, abbiamo il dovere con noi stessi e con le nostre famiglie e con la nostra comunità e con chi ha pagato prezzi altissimi, di non stare più sotto la cenere a covare mugugni, ma dobbiamo far uscire all'esterno questa nostra grande forza, questa nostra grande energia positiva. Vedete, quando un partito abbandona la repubblica presidenziale come l'elezione diretta del capo dello Stato che sia anche capo del governo è fatto di una gravità inaudita, perché un presidente eletto per fare il presidente di facciata, con un capo di governo eletto, invece, dai partiti, è tutta un'altra cosa. 30 Per me la democrazia diretta significa, significava, spero che significherà che il popolo elegge chi governa un paese. Abbandonare l'Assemblea Costituente, che era un nostro cavallo di battaglia, perché non si possono fare le riforme, Francesco tu mi sei testimone di come venivano fuori gli articoli della Bicamerale, tiro un pezzo a te, tiri un pezzo a me, siamo entrati con il primo articolo per cancellare la Provincia e siamo usciti dopo quattro ore con la Provincia che aveva più poteri di prima e con la nascita dell'area metropolitana sulla carta, perché 32 ancora non si è realizzata e il primo articolo recitava: "I comuni, le province, le regioni e le aree metropolitane sono elementi fondanti della Repubblica Italiana". Cioè, lo Stato diventava, con un colpo solo, ente erogatore di servizi perdendo la funzione alta ed etica dello Stato. lo apprezzo chi la pensa diversamente, ma è una cosa di cui si deve discutere e specialmente adesso; ecco un altro elemento di dibattito, perché se lo Stato cede poteri verso l'alto, cede poteri verso l'Europa e cederà sempre maggiori poteri verso le regioni, noi ci dobbiamo chiedere che fine farà la nazione e lo Stato, perché noi rischiamo l'Europa delle piccole patrie. Nel momento in cui non c'è più uno Stato, nel momento in cui non c'è più la nazione che ci rappresenta all'interno del contesto europeo, automaticamente ci sono le regioni o le macroregioni che sono delle piccole patrie, e allora sarà inevitabile che Lombardia, Slovenia, che il Veneto costituiranno la macroregione, che tratterà all'estero come se fosse uno Stato autonomo, lasciando il Sud alla deriva. Con lo Stato non abbiamo fatto servizi, ferrovie, autostrade, infrastrutture nel Sud, il momento in cui le regioni diventano autonome, diventano dei piccoli stati, 5. Maria Goretti dovrebbe fare le infrastrutture per il sud. lo credo che, comunque uno la voglia pensare, è un problema molto forte questo. Noi non possiamo accettare la devolution cosi. Ora sentite parlare in questi giorni: deregulation, devolution, lavori in affitto, lavori a tempo. Beh, ma ci rendiamo conto che nel momento in cui il lavoro viene preso in considerazione solo per il suo costo e quindi per il profitto che ne viene al capitale investito, noi diventeremo concorrenti del Terzo Mondo e saremo persi, 31 perché noi non potremmo competere con quei paesi. Perchè quando il prodotto costa di meno ci dovremo chiedere, quando compriamo una maglietta dalla Benetton, quante ore di sfruttamento minorile è costata, quante ore di sfruttamento senza tutela sanitaria, senza tutela previdenziale, quante ore di lavoro hanno dovuto fare donne e minori per portare quel prodotto a meno costo del nostro paese. Allora, certo, se uno rinuncia alla tutela, alle garanzie, se il lavoratore può essere affittato quando ha l'età con più energia, a 30 anni, se uno deve affittare un lavoratore non l'affitta a 50 anni, lo affitta a 24, a 28, a 30 anni, quando è nel pieno delle sue energie e dopo?. Diventa un rottame. Perché, non so se voi sapete, ma la disoccupazione dei quarantenni, dei cinquantenni, è spaventosa, e quando esci dal mercato del lavoro a 50 anni, con queste logiche sei un uomo da rottamare che non ha più diritto al futuro. Questa è la realtà drammatica con la quale noi ci dobbiamo confrontare. Se la logica è che il progresso è fatto dal profitto e non è vero che il profitto crea una società giusta, un equilibrio. Non è vero, perché abbiamo società economicamente progredite, dove, se non hai i soldi per farti la polizza assicurativa, muori per strada perché non trovi posto in un ospedale, perché non ti accettano. Queste non sono chiacchiere, sono realtà drammatiche Noi abbiamo il dovere di porci il problema: quale modello di sviluppo, verso quale modello di sviluppo Alleanza Nazionale con le sue energie, le sue forze, i suoi collegamenti, i suoi deputati, le sue rappresentanze comunali e provinciali deve tendere, in ogni atto della sua vita politica, altrimenti qualcuno mi deve dire: se noi accettiamo l'idea che è statalismo qualunque aiuto, io per esempio, ritengo allucinante, incredibile, che non si sia capito nel corso di questi anni, con i governi democristiani e socialisti, e di sinistra ultimamente, la funzione della mamma quando allatta, perché li si forma lo spirito, l'ossatura, la personalità, la forza di un bambino e c'era una volta lo Stato, e questo lo aveva capito, oggi ci sta arrivando la Sinistra, in ritardo, e comincia a capirlo. E noi? Non siamo visibili su un tema di questo genere. Capire la scuola. E' inutile che diciamo la scuola non funziona. Dobbiamo definire una nuova scuola che sia competitiva con le scuole della Gran Bretagna, della Francia e della Germania. Allora va definito un progetto, dove lo 32 si discute, nel Polo? Benissimo. Troviamo una sede, perché non è una cosa di poco conto decidere quale modello di scuola, quindi quale tipo di società. Noi, in Italia, abbiamo un lavoro minorile spaventoso, sono cifre che vengono tenute nascoste, è una cosa gravissima che in un paese come il nostro ci sia questo. Ebbene, come far emergere questo e reinserirlo in una società ordinata? Ce Io dobbiamo chiedere oppure no? E non ci dobbiamo forse chiedere, cosa significa, anche la questione dell'immigrazione, che chi ha vissuto l'emarginazione come noi, non può essere contro nessuno, sia minoranza, religiosa, di colore, di appartenenza, di cittadinanza. Ma si pone un problema l'Europa e per l'Italia sulla spoliazione della propria identità; nel momento in cui non c'è più la terra madre a cui il cittadino si sente legato, e quindi la cultura che da questa ne viene, è un altro dei problemi che, secondo me, dovremmo discutere con grande forza, perché il vero dibattito, nei prossimi anni, io ne sono convinto, sarà proprio tra queste cose. Tra chi ritiene che la globalizzazione debba essere assorbita acriticamente e chi ritiene invece sia necessario che che è fatto, confrontarcisi, rivalutando, esattamente il contrario di quello che sta awenendo, la piccola impresa, il legame al territorio, il legame di sangue,il legame di fede, il legame con la propria terra, il legame con la propria famiglia, il legame con la comunità, perché se una persona non si sente più facente parte di una comunità è una persona allo sbando, alla deriva. Vedete la colpa, io non la do tanto ai dirigenti, io la do moltissimo, scusate, mi piace essere sincero, la do ai militanti di base, agli iscritti, agli elettori, come diceva Mennitti, che ad un certo punto un partitino di minoranza, ma quel partitino di minoranza aveva investito quando è crollato la DC, il totalitarismo in Italia che non consentiva di poter governare a 360 gradi alle forze che si presentavano alle elezioni. Noi eravamo credibili, altrimenti non sarebbe accaduto che il Movimento Sociale Italiano potesse fare quel balzo in avanti, ciò che non ha fatto il PDS, non hanno fatto il Partito Comunista Italiano. Allora non si può dire come è avvenuto a Verona " non esiste più l'anticomunismo perché non esistono più il comunisti", perché questo è stato un errore clamoroso che abbiamo pagato con migliaia di voti. Si trattava, oltretutto, di una cosa non vera. Perché vengono fuori queste cose da persone intelligenti? Vengono fuori dal complesso della propria storia, vengono fuori dal complesso del proprio 33 passato. In questa maniera non si va da nessuna parte. Si può superare recuperando, si può superare modernizzando, ma non si può, cancellando, sperare di avere un grosso futuro. Non si può passare dalle privatizzazioni in assoluto, mi ricordo una visita fatta a Londra, alla City, privatizzazioni come mito, come obiettivo essenziale, a riscoprire lo Stato. Perché è giusto che questo avvenga, vuoI dire che abbiamo persone intelligenti, capaci anche di riflettere sulle proprie dichiarazione, ma poi va costruita l'ossatura di questo progetto, di questa idea. Non mi sembra scandaloso l'accordo con la Lega , perché, obiettivamente, questa Sinistra è andata oltre. Cioè, anche noi, siamo contro la Sinistra, siamo stati anticomunisti, ma non pensavamo che la Sinistra avesse una tale debacle nella governabilità del Paese, anzi c'era il mito dell'amministratore di sinistra,etc., etc., invece si è dimostrato.... Quindi, noi dobbiamo vincere per il bene del nostro Paese e per entrare in piedi in Europa. Però, non si può vincere solo per vincere, perché questa è mera gestione del potere, che già ha tentato la sinistra e si è sputtanata per diversi anni e ha perso la credibilità nel nostro paese. Sì deve vincere, anche con Bossi si può vincere, perché, comunque, rappresenta una protesta, un'aspettativa, una speranza per alcuni popoli del Nord: Ma A.N. non dovrà consentire a Bossi di trasformare l'Italia nella "Repubblica di Bossi", anche se questo dovesse costare grande conflitto all'interno del Polo per la Libertà. lo credo che Alleanza Nazionale per il Polo sia essenziale ancora per poco, perché la corsa al Centro rischia, come sta avvenendo, che i partiti di centro sposino alcune tematiche, le più visibili, che ci sono nei programmi del Centro Destra e in questo verremo soppiantati, perché a quel punto Alleanza Nazionale, se non è difesa dall'identità, se non è difesa dalla microeconomia, se non è difesa dalla piccola azienda, se non è difesa dalla cultura, dalla tradizione, dagli eletti, dall'appartenenza alla terra, se non è difesa della tutela sociale. Certo, se tutelare un uomo, nel minimo della sua sicurezza, questo debba costare minori profitti alle imprese che hanno avuto tutto da questo Stato italiano, anche l'illecito, a cominciare dalla FIAT che continua a rubare i soldi 34 della Previdenza Sociale che sono i sudori dei lavoratori. E continuo. Hanno rubato i soldi della GESCAL, che doveva servire a costruire le case dei lavoratori, e allora, il grande confronto, e concludo sul serio, è tra una Destra che è protagonista sui palchi, ma purtroppo smette di essere protagonista all'interno del corpo della società civile e una Destra, invece, che con lealtà, come noi siamo abituati, facendo del Polo delle Libertà un valore aggiunto, perché una cosa che non si è capito quando si è fatta la lista Segni è che noi non eravamo solo la somma dei nostri partiti, il Polo era un valore aggiunto, che aveva permesso di riscattare il Polo delle Libertà dopo le note vicende dei governi imposti dai presidenti della Repubblica. La strada non è l'omologazione, non solo all'interno del Polo, ma neppure all'esterno, perché su quella via noi troviamo la Sinistra; chi ha votato la legge sul lavoro in affitto, chi ha votato la legge sul part-time e via via è stata la Sinistra. La Sinistra che, invece di servire il popolo che aveva creduto nei Suoi valori, si è messa a disposizione del grande capitale, dell'alta finanza, si è inginocchiata davanti alle banche e la sinistra già lo sta occupando quello spazio cosiddetto liberista. Se vogliamo recuperare altri milioni di cittadini che non credono più nella politica, dobbiamo rialzare forte la bandiera dei diritti, perché lo Stato non può essere al servizio di quattro multinazionali, di quattro grandi famiglie, ma deve essere in grado di tutelare il cittadino nella sua dignità, deve tutelare la società nel suo sviluppo, e se si entra in Europa, l'Europa non può essere Europa subita. Vogliamo sapere dall'Italia che tipo di Europa vuole prima che si arrivi all'Europa delle micro-maxi regioni dove la nazione, l'identità, la cultura verranno cancellati. On. Adriana Poli Bortone Bene, ringraziamo Buontempo, il quale se gli avessimo altre due ore, credo che avrebbe regolarmente continuato, perché, è vero che non abbiamo molti spazi di dibattito, ma quando poi li abbiamo, insomma, ce li prendiamo veramente tutti. Comunque, è stato molto interessante, naturalmente, quello che ha detto, che 35 può essere condiviso in alcune cose, forse dovremmo approfondirlo in altre, ma, certamente, ha rappresentato una serie di esigenze anche di approfondimento di tematiche per la individuazione di un percorso che deve essere un percorso politico molto chiaro, molto lineare e molto condiviso, al massimo condiviso, al nostro interno soprattutto. Bene, Francesco Storace conclude questa tavola rotonda in una sintesi che è la sintesi difficile di chi poi si trova, come tutti quanti gli amministratori della destra, quanto più si va verso livelli più alti istituzionali, chi si trova a governare e chi ha, come noi abbiamo avuto nel '94, non soltanto la sorpresa di governare, ma il dilemma su come cercare di governare, perché volevamo in quel momento trasfondere, come credo ciascuno di noi, nella pratica quello che fino a quel momento per noi era stato semplicemente teoria, e volevamo vedere gli effetti, poi, di quella pratica politica. Non sempre è facile. Ed è anche questa la sfida che un amministratore di destra fa con se stesso quotidianamente proprio quando cerca di coniugare le due cose. A te, Francesco allora, l'analisi e anche la sintesi di questo discorso che mi è sembrato veramente molto, molto interessante e di questo sono grata a tutti voi. On. Francesco Storace Grazie, grazie Adriana, soprattutto per l'invito. Non ti sono grato per l'invito alla sintesi, perché Io vedo come una coltellata. E' difficile la sintesi dopo gli interventi che ho ascoltato, a partire dall'ultimo, quello di Teodoro, è difficile per me dire dopo l'intervento che ha riscosso molti applausi, di non condividerne parte, però Teodoro invoca democrazia. E quindi alcune cose, in contrasto, ma solo per alcuni versi, parte degli argomenti li condivido e li sottoscrivo, alcune cose le dirò, ma le dico perché reputo, comunque, importante il contributo di chiunque ha parlato a questa tavola rotonda, perché tutto questo serve a costruire Alleanza Nazionale, il centro destra, serve a costruire la società che include e non la società che esclude, perché questo è il tema, secondo me, che abbiamo di fronte. E allora vorrei dire con grande franchezza a Teodoro, che non credo alla visione catastrofica con la quale vede, con amarezza a con passione, il vissuto odierno di Alleanza Nazionale. Mi preoccupa molto di più la catastrofe che ho 36 trovato alla regione Lazio, nelle istituzioni, Il c'è la catastrofe. Allora, ecco, hai ragione, quando dici: Dobbiamo farci trovare adeguati alla sfida, che può sembrare impossibile, ma viva Dio!, non deve essere impossibile. Però, consentimi, noi a Fiuggi abbiamo fatto una scelta netta, io la rivendico tutta intera, può apparire impopolare a giudicare dal decibel dell'aula, della sala, dai decibel che abbiamo riscontrato, però io non penso che possiamo riproporre un modello che oggi deve essere solo affidato alla storia. Anche perché non abbiamo più Mussolini, abbiamo la nipote, non credo che possiamo fare molta strada, io voglio molto bene ad Alessandra, ma c'è un po' di differenza. Noi oggi dobbiamo costruire la società di domani, il che non significa prendere la parola modernizzazione, come taluni la intendono e pensare di poter buttare a mare tutta la nostra storia, per quello hai ragione, però si tratta di pensare a quello che deve accadere domani, perché una cosa è il compito della storia, un altro quello della politica. La politica deve sapersi trovare preparata ed è tremenda la sfida che ci annunci, quella che ci vuole in Europa, qui. E' stata intitolata l'intera sessione dei lavori, Io leggo su quel cartellone: "Terzo Millennio: Desfra ed Europa". A me ha spaventato una cosa che mi ha detto una settimana fa il nostro ambasciatore a Bruxelles presso l'Unione Europea, una cosa che conoscevo, ma i termini crudi con cui l'ha presentata, quello che sarà, che rischia di essere il dramma del sud Italia, con l'ingresso di altri paesi europei che sono stati sotto il giogo del comunismo: la fine dell'Obiettivo l,la prossima agenda. Ecco, è una grande questione politica che dobbiamo affrontare e che non ci possiamo permettere, ha ragione Teodoro, di vivere con superficialità. Però, ecco, qui vale la ricchezza, la capacità di portare ricchezza di idee, di contenuti. Un punto su cui non sono d'accordo, o sul quale ero d'accordo fino a un po' di tempo fa, io, io al dibattito ci credo, e l'ho anche abbastanza animato, quest'estate, e non certo per mettere in discussione il presidente del partito, ma perché voglio anch'io, come tutti coloro i quali hanno parlato, almeno mi riferisco a chi ha la nostra militanza politica, voglio che Alleanza Nazionale sia protagonista, orgogliosamente protagonista del dibattito politico e della costruzione della nuova Italia. Anch'io invoco, perché forse è facile e sicuramente non è più moderno, democrazia interna. Ma ci vuole. Però attenzione, l'ho detto anche ai miei 37 colleghi di componente, perdonatemi se uso questa espressione, non ci fermiamo solo a quell'aspetto. lì polo democratico, ma io ritengo di essere stato eletto democraticamente presidente di una regione, mi hanno votato i cittadini. Dice, certo, come sei stato candidato? Siamo stati candidati, per militanza, credibilità, per autorevolezza, se permettete, perché ci è stato affidato un compito di rappresentare una coalizione, ma il problema, oggi, non è del polo democratico, perché io ho il terrore di un'esasperazione di questo concetto. Polo democratico al suo interno, come capacità di selezione della classe dirigente. Che succede laddove vince uno, gli altri li cancello? Perché nelle istituzioni, io vinco le elezioni, governo, gli altri all'opposizione. No, il polo deve essere unitario, deve includere, non escludere, guai a pensare che il futuro del polo è la conta. No!, il futuro del polo deve essere la capacità di aggregare attorno a sé tutte, le tante minoranze che è capace di esprimere la società e che siano unite da un tessuto di valori comuni, perché altrimenti verrebbe meno la ragione, anche, della nostra svolta, che non deve rappresentare cancellazione tout court, certo, arricchimento, integrazione. Allora, cominciamo ad individuare qual è il percorso nuovo che secondo alcuni, anche, secondo me, deve avere la nostra politica, la politica del partito, la politica della coalizione. Anzitutto, ed è sacrosanto quello che ha detto Adriana Poli Bortone, uscire dai complessi, non è una colpa essere di destra, lo dobbiamo urlare, dobbiamo caratterizzarci una politica, ed io comincio a dire qual è la cosa che mi infastidisce di più, sembrerà una banalità, poi cercherò di spiegare che cosa intendo, io ho sentito molto spesso qui parlare di Movimento Sociale Italiano e sono contento che si parli di Movimento Sociale Italiano, perché quelle tre parole rappresentano una storia, una cultura che molti tra noi hanno vissuto orgogliosamente, mi da fastidio di sentire parlare di AN, perché AN rischia di assomigliare a una sigla, a un taxi, no?. lo voglio Alleanza Nazionale, voglio mettere al bando la politica della sigla, la sigla, lo dico con tutto il rispetto per le persone che hanno fatto una scelta anche complessa, difficile, questa del CCD, CDU, non la destra di questo paese. La destra di questo paese è ricca di valori, di contenuti, di programmi, di valori seri, condivisi da larga arte del nostro popolo. Ho l'impressione che quando si parla di modernizzazione in casa nostra, c'è qualcuno che creda che modernizzare significa saper giocare al computer. Per 38 me la modernità è un'altra cosa, se dobbiamo stare al tema per cui siamo stati qui invitati da Adriana. La modernità è capacità di capire quali sono i problemi dell'oggi e magari individuarli domani. Rappresentarli tutti i problemi, non lasciare alcuno senza rappresentanza e allora, interroghiamoci su che cos'è il tratto di modernità in questa società. Per la sinistra che cos'è la modernità? E' il matrimonio tra omosessuali, è una cosa moderna. Ricordo, durante le giornate convulse che precedevano il Gay Pride a Roma, mi trovavo a passeggiare per Roma e vidi due, due tipi, chiaramente di sinistra, che mi guardarono, mi riconobbero e uno fece all'altro: Eccolo!. C'era il fastidio per la mia presenza, e quello può essere legittimo, non possiamo piacere a tutti, Teodoro direbbe, avrebbe ragione: "Non dobbiamo piacere a tutti", che sarebbe grave, dobbiamo caratterizzarci. E allora, c'era dall'altra parte della strada, queste persone erano, avevano 40 - 50 anni, 50 anni circa. "Ma in fondo perché ce l'hanno con questi ragazzi?". E c'erano un po' più in là due ragazzi, due maschi che si baciavano. E lo diceva ad alta voce, quasi per provocare la mia reazione: "Ma si, fanno bene". Poi uno dei due disse all'altro: "Ahò, ma hai visto chi c'è là?". Era il figlio di uno dei due. Vi risparmio la scena alla quale ho assistito. Però se non ci fosse stata quella scena loro sarebbero stati i moderni, io l'antico. Per la sinistra è moderno, magari, il diritto a drogarsi, è molto moderno il diritto ad abortire. Ecco, sono questioni pesanti sulle quali una società si scontra, che non vuoi dire vietiamo tutto, no, sarebbe sbagliato. Ormai la donna pensa che quel diritto sia tale. Io vorrei trovarmi in una società in cui sia reclamizzato in una maniera altrettanto vivace anche il diritto a non abortire, a poter tenersi quella creatura e a trovare istituzioni che si sforzano di aiutare quella donna a mantenere quella creatura anche se non ce la fa. E' antico o moderno tutto questo, la rappresentazione di valori. Dove stanno questi valori, chi li rappresenta? La sinistra, ricordate quando facevano la polemica sul mondialismo? Oggi dobbiamo far fronte attorno a un grande progetto, ecco la sfida, la contraddizione nostra, la sfida, l'Europa. lo ho gioito quando ho saputo che guarda i Verdi come votano, a differenza di qua, sono state messe al bando, sul piano dei grandi principi, dei contenuti, le pratiche di donazione, dal Parlamento 39 Europeo. Si dice no. Abbiamo rappresentato qualcosa e qualcuno, comunità. Ricordo la polemica, a proposito di modernità, che noi conduciamo da decenni, la destra in questo paese, le polemiche sulla politica estera, l'America, ricordate? Quante parole abbiamo speso? Quante volte abbiamo invocato in casa nostra l'esercito di volontari e poi nello scacchiere internazionale l'esercito europeo? Per la sinistra tutto questo non sarebbe moderno, perché c'è la parola pace che cancella tutto, però quando succede quel che accade alle frontiere di casa nostra, se non arriva BilI Clinton, libero da Monica, le cose non si risolvono, i problemi non si affrontano, le guerre non si risolvono; i conflitti vengono affidati al gendarme che viene da fuori, è una parola dura, un'espressione dura, perché non c'è bisogno di un'identità europea, non è un grande valore da costruire. Ecco, allora, vedete, il senso della modernità io lo trovo nelle cose che mancano alla società, perché è troppo comodo dire le cose che oggi dice la sinistra, non dà fastidio. lo trovo che una straordinaria manifestazione di grandezza, quel grande atto di modernità che ha visto sfilare a ferragosto a Roma due milioni di ragazzi attorno a un papa straordinario. Quello è un grande atto di modernità, di civiltà, di affermazione di un'identità che deve entrare nella società, che deve entrare nelle istituzioni. E la società che dobbiamo volere è la società che mette insieme quel tessuto dì valori e che si propone anche come capace di costruire uno Stato, e torno su un argomento di Teodoro, che metta al centro la persona. Avete visto i manifesti di Berlusconi sui muri: £'Le Città sicure, il sogno". A me piacerebbe un grande manifesto di Alleanza Nazionale, che possa rispondere al chi è del nostro elettore. Chi è che ci vota? Qual è la persona che vota Alleanza Nazionale? E' il cittadino semplice, è la persona perbene, la persona che ha anche meravigliosi tratti umiltà. Ecco, io vorrei lo Stato semplice, lo Stato semplice è quello, ecco la parola, l'espressione, lo Stato semplice è quello che non è arrogante col cittadino quando si presenta allo sportello comunale e regionale, lo Stato semplice è quello cha fa norme chiare, ecco qui Teodoro, che libera l'economia, la libera, consente all'impresa di dare lavoro. Non centra il lavoro interinale, il lavoro part-time, non è quello il problema. lì problema oggi non è il lavoro part-time, il problema è la disoccupazione, quello è il problema. E allora noi dobbiamo 40 creano questo tessuto economico, politico, sociale del Paese che consenta, appunto, di rappresentare la società che include, non quella che esclude. Quando parlo di Stato semplice, è lo Stato più liberale che c'è, si ha poche norme, chiare, si spoglia di poteri, è sussidiario, è lo Stato che dice sì o è lo Stato che dice no, noi viviamo nello Stato che dice forse. Adriana sa, chiunque, Teodoro l'ha fatto in consiglio comunale di Roma, chiunque vive l'esperienza amministrativa, sa quale tragedia oggi è rappresentata da quell'istituto chiamato Conferenza di Servizi. Era lo strumento per velocizzare le procedure, è diventato l'arma del ricatto. Era lo strumento che serviva a dire all'imprenditore che voleva investire: Togliamo subito i vincoli, facciamo presto. E' uno strumento che rende impossibile investire soldi propri per creare lavoro che serve alle nostre politiche. E allora, ecco, uno Stato che dice forse non è uno Stato liberale. Dobbiamo cancellarlo. E allora, una società che include è una società che rifiuta quello che era il messaggio che persino abbiamo letto sui libri di storia all'inizio del secolo, persino libri scritti da papi, che contestavano quello che stava per avvenire, persino loro. La globalizzazione fa richiamare, richiama quel messaggio, messaggio dell'inizio del secolo quando si diceva: "La patria rischia di essere quella in cui si sta meglio" non è la stessa cosa di adesso? No, io voglio che la patria nostra sia questa e questo sia il paese dove si sta meglio che altrove. Ecco la grande battaglia di Alleanza Nazionale. Una grande battaglia per affermare la competitività, la capacità di questo paese di non essere secondario, di non essere superiore a nessuno, ma di non essere secondo a nessuno. Questo è un problema che ci portiamo avanti, che non risolviamo se non diamo vita ad una svolta autentica, a una svolta che ci consenta di essere davvero moderni e di capire quali sono i problemi, le comunità che hanno bisogno di rappresentanza. La società che include, lo dico al prof. Chiarini, nella sua analisi, ecco, manca un passaggio che è rappresentato dalla nostra nascita, dalla nascita di Alleanza Nazionale. Anche li Alleanza Nazionale ha risposto a un problema di rappresentanza, c'era un grande vuoto nella politica, mancava la destra nel paese. Questa è la realtà, noi eravamo un partito grande, non eravamo un grande partito, eravamo un partito ricco di storia, ma non avevamo la possibilità 41 di governare in Italia, perché eravamo visti probabilmente in maniera che non ci meritavamo, perché noi ci credevamo nella democrazia. Non è vero, Mimmo, non ci credo che nel Movimento Sociale non si credesse nella democrazia. Vogliamo cominciare a dire che per tanti anni l'abbiamo subita la democrazia? Che siamo stati messi al bando, ai margini della società? Ecco, allora, la democrazia l'abbiamo sofferta. On. Domenico Mennitti No, no noi venivamo da una tradizione e abbiamo fatto una grande fatica, questa è la verità On. Francesco Storace Beh, sarà una differenza di generazione. Ma io, quando sono entrato nel Movimento Sociale Italiano, non mi hanno insegnato ad odiare la democrazia, mi hanno insegnato a rispettare il fascismo, questo si. E non so se quello significhi essere antidemocratico. Il Movimento Sociale Italiano è stato una grande palestra, è stato una grande scuola. Era necessario, perché altrimenti non si spiega perché di botto passiamo a quel 15%, riempire un voto. Era altra cosa. Lo stesso 44% che pur da segretario del Movimento Sociale Italiano prese Fini, il 47% alle comunali, ma non era perché era segretario del Movimento Sociale Italiano, perché era modernamente interprete di quel vuoto che lamentava la società. Non era quello che si presentava il segretario del Movimento Sociale Italiano, era il leader della destra di governo che anticipava un tempo. L'abbiamo vissuta insieme quella storia, come facciamo a dimenticare quel popolo che fino a un mese prima rifiutava il contatto con noi e si era improvvisamente risvegliato attorno al nostro leader? Allora, infatti anche Alessandra Mussolini arriva lì perché era nel pieno di quel disegno, non portava reticismo, portava futuro, una speranza, il sogno che bisognava offrire ai cittadini. Allora, io non voglio fare la ramanzina, però vorrei poter provare a delineare quelle che devono essere le cose che dobbiamo fare. 42 lo ho apprezzato molto le cose che ha detto Fini recentemente, sia pure in alcune interviste, interviste che si sa, sono momenti di confronto, con chi opera nell'informazione, momenti in cui si raccolgono le idee, che si lanciano, si crea un dibattito. E' molto meglio ceti temi affrontarli a sedi delle quali si discute a tutto tondo, però è già importante quello che ha detto Fini in queste settimane. Pensare che un minuto prima del mercato c'è la società, è questa la questione che va posta, che va posta e con grande forza, proprio per il momento in cui si affaccia, entra prepotente la questione della globalizzazione. Ci sono sempre più, nel nostro paese, milioni di poveri. Non è più un'equazione corretta quella per cui si afferma che se cresce il prodotto interno lordo siamo tutti quanti più ricchi. Molto spesso cresce il prodotto interno lordo e aumentano i poveri. I poveri oggi chi sono? Sicuramente povero è la persona che vive malamente in una casa nemmeno dignitosa, il povero è quello che non riesce a comprarsi i vestiti, il povero è quello che ha difficoltà di mettere il pranzo con la cena, ma il povero è anche quello che si veste appena dignitosamente, che ha una casa a mala pena abitabile, che riesce forse a mangiare tutti i giorni a pranzo e a cena, ma che non ha i soldi per fare il regalo a Natale a suo figlio. C'è un fenomeno che è rappresentato in una frase brutta, in una espressione brutta, la proletarizzazione del ceto medio, che c'è nel nostro paese. La famiglia che perde terreno. Perché aumenta la necessità di costituire famiglie single? E' anche una necessità sociale. Sono questioni che dobbiamo affrontare con serietà, sono questioni sulle quali dobbiamo affrontare, che dobbiamo affrontare anche capendo quai è l'assetto che il paese si deve dare. Di qui il dibattito sul federalismo. Non è che viene a caso. E non è una questione che deve vedere i presidenti delle regioni invocare poteri, ha ragione Teodoro, non possiamo fare le mille repubbliche o le venti repubbliche regionali, è una follia. Però questo non significa dire no al processo di devolution. La devoluzione di poteri significa semplicemente, semplicemente!, magari fosse semplicemente, significa trasferimento dallo Stato alla regione, decentramento di poteri, anzi, qualcosa di più il decentramento del trasferimento. Significa che di queste cose se ne occuperanno coloro i quali stanno in basso, che dovranno a loro volta decentrare verso chi sta in basso, significa avvicinarsi al cittadino. Non Io dico per chi già sa queste cose, lo dico per ribadire una necessità, la necessità di 43 poter governare nel segno della partecipazione, nel segno del controllo, però è chiaro che non è una ricetta che serve a risolvere un problema. Se la si pratica, prendendo a modello un'Italia a macche di leopardo, Alleanza Nazionale ha posto in quei quesiti delle regioni del nord il primato dell'unità nazionale. E' un punto importante. Oggi i giornalisti mi hanno chiesto: "Ma che farete nel Lazio?". Io ho detto: "Voglio ascoltare che dirà domani Bossi". Perché pongo altre questioni, altre questioni per me importanti, per la regione che guido importanti, la questione della capitale, l'ordinamento federale in tutti i paesi del mondo in cui c'è il federalismo c'è lo status della capitale. E dobbiamo vedere se questo è un delitto nell'Italia federale che noi vogliamo proporre. Lo dico come esempio, come simbolo di unità nazionale, come presidio dell'unità nazionale. Ancora, che cosa ci aspetta? Chi è che deve tutelare quel cittadino, chi è che deve rappresentare la società che include quel cittadino che non sa come resistere di fronte ai potentati? Di questi giorni la vicenda Telecom. Ma non è una cosetta da poco la questione che abbiamo posto in conferenza dei presidenti delle regioni, non è da Stato liberale quello che ha fatto Telecom. Le privatizzazioni sono importanti invece, sono importanti perché servono a liberare lo Stato, servono a dare risorse all'economia, libertà all'economia, la destra sociale non è destra socialista, capiamo bene che cosa vuoi dire. Però è molto comodo per Colaninno fare il privatizzatore, intascare sette mila miliardi dalla bolletta del telefono anche se non faccio una sola telefonata nel traffico interno e poi mettere, nonostante i profitti e i dividendi che ogni giorno sbandiera per reclamizzarsi in Borsa e per reclamare nuovi investimenti sui suoi titoli, è molto comodo poi dire alla collettività: Adesso pagami pure la Cassa Integrazione per migliaia di lavoratori!. Questa non è privatizzazione, questo è dirigismo, questo è statalismo, se permettete e uso un'espressione che troppo spesso ci viene rinfacciata. E' chiaro, si spostano i centri di potere, i centri della decisione, non decide la politica, decide l'economia. Io non penso che sia questo il modello che deve perseguire Alleanza Nazionale, non credo che sia il modello che voglia perseguire la coalizione di centro destra. lì riferimento di Berlusconi all'economia sociale di mercato non 44 può essere solo uno slogan, deve essere una politica fatta di contenuti. Ecco, io ho molto apprezzato quel che ha detto Berlusconi, proprio sulla vicenda Telecom, e non credo che centrino le questioni che riguardano il famoso conflitto di interessi. Alla fine, quando mi capiterà di parlarne con il presidente Berlusconi, beh!, questa storia dovrà pure finire, oramai l'Italia lo sa qual è l'accusa della sinistra e decideranno i cittadini, perché davvero invoco il voto democratico su questa questione. Ma chi ha detto che il paese non sia maturo da capire se si ha sufficiente senso dello stato per poter governare a prescindere dai propri interessi? Chi l'ha detto che non sia possibile governare anche per chi ha avuto successo nella propria professione? Perché dobbiamo privarci? Il conflitto di interessi non è forse quello di chi manda avanti gli altri? Quanti conflitti di interesse potremmo accusare, di quanti conflitti di interessi potremmo accusare e mi rifaccio a quello che ha detto Teodoro, quel famoso senatore a vita che tanti soldi ha succhiato allo Stato con la Cassa Integrazione e che risponde al nome di Gianni Agnelli? Quante politiche ha prodotto? Allora vedete, e non è un caso che proprio sulla questione Telecom ieri abbiamo visto sulla stessa parte della barricata Colaninno e Cofferati ad accusare i presidenti delle regioni di aver preso posizione. Erano di centro destra, di sinistra, del nord e del sud quei presidenti delle regioni che hanno detto basta a questo tipo di politica. E allora mi aspetto poi in Parlamento domande forti al Governo su come intende rispondere alla questione istituzionale che abbiamo posto a quel tavolo. Partecipazione, democrazia come valori per la società, ecco, quello che vedo nella fase di modernità della nostra destra. E questo è un percorso che va poi praticato. Ha ragione Adriana quando dice: è difficile far l'amministrazione. lì grande valore della trasparenza. Tra pochi giorni presenteremo a Roma un bando su Cultura 2000, un bando che serve a finanziare progetti culturali. Abbiamo organizzato una due giorni alla quale inviteremo, per capire come si partecipa a questo bando, tutte, molte imprese del Lazio, associazioni culturali, tutti gli assessori alla cultura del Lazio, ci sarà il Commissario Europeo, ci saranno i funzionari della commissione che spiegheranno come si deve partecipare. Non ci limiteremo a questo. lì valore della trasparenza, che ci ha 45 insegnato un nostro grande Assessore alla Cultura che ci ha lasciato e che ancora rimpiangiamo, come Marzio Tremaglia, il suo assessorato era alla cultura, alla trasparenza, ebbene, quel grande valore, un primato. Noi non ci limiteremo a questo atto che pure è democratico e che serve a spiegare a chi opera qual è il suo diritto, qual è la sua opportunità. Lo reclamizzeremo anche ai cittadini che non centrano niente con la cultura, con l'Europa, apparentemente, con dei manifesti per tutte le strade del Lazio, perché devono sapere che c'è chi sta riportando qui fondi che l'Italia ha chiesto ai cittadini con la tassa per andare in Europa. E li portiamo con politiche concrete e trasparenti. Una volta quei bandi erano riservati a pochi soggetti, noi vogliamo darli alla società, proprio perché non c'è una politica solo per il potere. E su questo noi dobbiamo caratterizzarci. Non è importante solo vincere le elezioni. Io non ci sto a governare la regione Lazio come è stata governata da altri per quarant'anni, io la voglio governare nel segno della discontinuità e spero che il centro destra governi l'Italia perché questo sarà il destino dell'Italia nel segno della discontinuità. Non che abbiamo già vinto la partita, ma è possibilissimo vincerla. Certo è una partita difficile, non perché mi spaventino gli Amato, i Rutelli, francamente ne abbiamo viste di partite, no!, dobbiamo vincere quella che può essere la sfiducia del cittadino, dobbiamo ridargli entusiasmo, dobbiamo ridargli motivazione. E questo è il grande compito di Alleanza Nazionale. Lo faremo se ci saranno valori, se ci saranno politiche capaci di garantire quei cittadini spaventati che l'Italia può essere ancora un grande paese e che c'è spazio per tutti nella società che include e non più in quella che esclude. Diciamoglielo, diciamolo con l'orgoglio di militare in una grande formazione di destra. E se proprio non Io vogliono capire, permettetemi di concludere così, usiamo il vocabolario, spieghiamo ai cittadini che il sinistro è l'incidente, il destro è l'occasione. On. Adriana Poli Bortone Bene, credo che con queste parole non dobbiamo commentare più niente, dobbiamo semplicemente dichiarare chiuso questo secondo incontro di Casamassella con la soddisfazione di essere riusciti a parlare fra noi con tanta 46 serenità, con tanta cognizione di causa e con la volontà comune di costruire e certamente di non distruggere assolutamente niente per le migliori fortune di Alleanza Nazionale. 47