Diocesi di Piacenza-Bobbio
Ufficio Stampa: Servizio Documentazione
Chiesa di Santa Franca
XIX GMG
“Vogliamo vedere Gesù” (Gv 12, 21)
Sabato 3 Aprile 2004
Programma
Per la XIX Giornata Mondiale della Gioventù il Santo Padre ci ha chiesto di intensificare il
nostro cammino di fede approfondendo il tema da lui scelto: “VOGLIAMO VEDERE GESÙ”.
Appuntamento per tutti i giovani della diocesi alle ore 16 nella sala congressi dell’Università
Cattolica (via Emilia Parmense, 84) per l’accoglienza. Da qui partirà un “percorso” di riflessione
che porterà i giovani a meditare sul tema proposto dal Papa.
Prima tappa, “vedere con la mente”: un incontro in Università per approfondire l’aspetto della
ricerca di Dio attraverso lo studio e l’intelletto.
Nella Sala Congressi dell’Università Cattolica, luogo del “vedere con la mente”, dopo
un’introduzione-provocazione (alcune scene del film “The blues brothers”) sull’ambiguità delle
parole, don Gigi Bavagnoli ci ha aiutato a riflettere sullo stretto legame tra ragione e fede: l’una
non può fare a meno dell’altra.
Seconda tappa, “vedere con il cuore”: il fulcro sarà il convento delle carmelitane di San Lazzaro,
“maestre” nella preghiera di contemplazione.
Le Suore Carmelitane di San Lazzaro ci hanno ospitato nel luogo del “vedere con il cuore”,
sollecitandoci a non lasciare affievolire il desiderio del Volto di Gesù che è in ciascuno di noi.
Terza tappa, “vedere con gli occhi”: l’arte e la bellezza come via a Dio; ne parlerà nella chiesa di
Santa Franca il pittore Franco Corradini.
Quarta tappa, confronto con la Parola guidato dal Vescovo alle 18.30, sempre in S. Franca
(piazza Paolo VI). La celebrazione si conclude, come tradizione, con la consegna delle palme da
parte di mons. Monari ai giovani. È importante che alla consegna sia presente almeno un
rappresentante per ogni unità pastorale.
Conclusione con la Celebrazione presieduta dal Vescovo, che ha consegnato le palme ai giovani
della Diocesi. Durante l’omelia ci ha raccomandato di non lasciare passare un solo giorno senza
leggere Vangelo e di frequentare i Sacramenti, perché è lì che possiamo vedere e incontrare Gesù.
Presiede mons. Luciano Monari, Vescovo
I
Rinnovare e approfondire in noi il desiderio
All’origine ci sta il desiderio:
 di vivere,
 di dare una forma bella alla nostra vita,
 di imparare ad amare,
 di vedere il Signore.
Abbiamo percorso un itinerario che è l’itinerario dell’uomo. Il cammino che l’uomo tenta di
percorrere è guidato dalla sua capacità di capire con la sua ragione, è spinto dal suo cuore, è
illuminato anche dai suoi sensi attraverso i quali riesce a entrare in rapporto con la realtà che lo
circonda. Tutto questo ci conduce alla ricerca del Signore, di quel segno della presenza di Dio in
mezzo al mondo che è l’umanità di Gesù, la carne umana di Gesù di Nazaret, le sue parole e i suoi
gesti.
Vogliamo che questa celebrazione rinnovi e approfondisca in noi il desiderio.
1
Lettura del Vangelo secondo Giovanni (12, 20-28).
II
Non ci basta avere il messaggio di Gesù,
vogliamo vedere il Signore
Capisco che questi Greci volessero vedere Gesù (cfr. Gv 12, 20)… Ma è necessario anche per me?
Per noi? Sono passati duemila anni da allora, non ci bastano le parole e gli insegnamenti del
Signore? Non ci basta la traccia che il Signore ha lasciato nella storia? È importante proprio vedere
Lui?
Sono queste le domande che mi sono fatto. Perché, per esempio, Socrate 1 è un grande maestro di
vita, da lui ho molte cose da imparare, ma per questo mi bastano le notizie che mi hanno dato
Platone 2 e Senofonte 3; con loro conosco quello che mi è necessario di Socrate, non ho bisogno di
incontrarlo e di vederlo. E lo stesso vale per Kant 4, mi ha lasciato un insegnamento sulla “non
violenza”, e questo è un patrimonio che entra nella mia vita, quindi non ho bisogno di vedere Kant.
E si potrebbero moltiplicare gli esempi, se c’è una persona grande nella storia delle religioni si
chiama Buddha 5 , è l’illuminato, ha trovato la via della liberazione dalla sofferenza, ed ha
insegnato; a questo punto Buddha non mi interessa più direttamente, mi basta quel messaggio che
lui ha trasmesso.
E perché invece per Gesù non è così? Perché non mi basta il suo messaggio? Perché debbo
dire: voglio vedere Gesù? Vogliamo vedere il Signore.
1. “Voglio vedere il Signore”, perché voglio vedere l’impronta che Dio ha
lasciato in una realtà umana
Provo prendere la risposta da alcune riflessioni del Nuovo Testamento; una è l’inizio della lettera
agli Ebrei, che dice:
«1]Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per
mezzo dei profeti, ultimamente, [2]in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio,
che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo.
[3]
Questo Figlio, che è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza e
sostiene tutto con la potenza della sua parola…» (Eb 1, 1-3).
E così va avanti il racconto della lettera agli Ebrei.
1
Socrate. (Atene 470-399 a.C.), filosofo greco.Non ha lasciato nessuno scritto. Per conoscere il suo pensiero bisogna
ricorrere a chi ha scritto su di lui. Le fonti principali sono Platone, Aristotele e Senofonte.
2
Platone. (Atene 427 - 347 a.C.), filosofo greco. È l'autore di una interpretazione della realtà che per la prima volta, in
sede filosofica, prende sul serio, nel suo significato radicale, il fenomeno del divenire e della contingenza, e ne ricerca
la giustificazione andando oltre i confini del tempo e della materia, certo che soltanto nella trascendenza si può ritrovare
il fondamento, il principio di tutto: solo il mondo ideale fonda e giustifica il mondo materiale.
3
Senofonte. (Atene 430 - Corinto 355 a.C.), storico e scrittore greco. Fu per qualche tempo seguace di Socrate e in
storia della filosofia viene ricordato soprattutto per le due opere che contengono importanti informazioni biografiche
relative al suo insigne maestro.
4
Kant. (Königsberg 1724-1804), filosofo tedesco, uno dei pensatori più geniali di tutti i tempi, autore di una
rivoluzione copernicana in merito alle funzioni e alle possibilità della filosofia, rivoluzione che porta il titolo di
criticismo trascendentale: questo sostiene che la funzione della filosofia è essenzialmente critica, mentre le sue
possibilità non raggiungono il reale, la «cosa in sé» e si consumano nella formulazione delle Idee dell'anima, del
mondo, di Dio.
5
Buddha Epiteto con cui è universalmente conosciuto Siddartha Gautama, fondatore del buddhismo. Nacque a
Kapilavastu, Nepal, nel 565 a.C. Muore verso il 486 a.C.
2
Dunque, all’origine c’è questa affermazione che “Dio ha parlato”, si è fatto conoscere, si è
rivelato… tante volte! Ai Padri per mezzo dei Profeti: Isaia, Geremia, Ezechiele, Osea, Amos… e
chissà quanti altri profeti ancora attraverso di loro Dio ha parlato.
“Ma in questi tempi, che sono gli ultimi, ci ha parlato nel suo Figlio”, tutte le parole di Dio sono
diventate una parola sola, e la parola sola è Lui, non semplicemente quello che lui ha detto, ma Lui.
Perché Lui, dice la lettera agli Ebrei, «è irradiazione della sua gloria e impronta della sua
sostanza». Vuole dire: se tu guardi la carne umana di Gesù – e la puoi vedere perché è carne umana,
è umanità, si vede, si incontra, si tocca –, se tu incontri quella umanità, incontri qualcosa che porta
l’impronta di Dio; Dio ha lasciato la sua impronta, la sua immagine su quella umanità lì, su quella
umanità concreta.
Per questo “voglio vedere il Signore”, voglio vedere l’impronta che Dio ha lasciato in una
realtà umana, come l’ha formato, che struttura le ha conferito, come lo ha resa bella e gloriosa.
Perché mi interessa riuscire ad ascoltare quello che Dio ha da dire alla mia persona.
2. Voglio vedere il volto del Signore per vedere che cosa è l’amore quando
prende la forma umana
Naturalmente lo posso vedere attraverso la testimonianza della Creazione, attraverso il Sole, la
Luna e le Stelle… Lo posso vedere attraverso gli avvenimenti, le persone che mi vogliono bene…
Però non mi basta! Queste cose sono preziose e importanti, ma non mi bastano perché non riescono
a darmi il senso vero della mia vita.
Nel Libro dell’Apocalisse c’è un’immagine molto bella, almeno mi sembra, del veggente Giovanni
che vede il trono di Dio, “sul trono Dio stesso è seduto e nella mano destra tiene un rotolo sigillato
con sette sigilli”; e Giovanni sente un angelo che proclama:
«Chi è degno di aprire il libro e scioglierne i sigilli? [3]Ma nessuno né in cielo, né in
terra, né sotto terra era in grado di aprire il libro e di leggerlo. [4]Io piangevo molto
perché non si trovava nessuno degno di aprire il libro e di leggerlo» (Ap 5, 1-4).
Quel “Libro misterioso, sigillato con sette sigilli”, è il libro dei disegni di Dio, è il progetto del
disegno che Dio ha sulla storia, sull’uomo. E poter leggere quel Libro vorrebbe dire comprendere
qualche cosa del mistero della mia vita, della mia vocazione; potere dare un qualche significato a
quel cumulo di sofferenze e di angosce che attraversa la storia del mondo e mi fa piangere;
“Giovanni piange” perché è incomprensibile il mondo e la storia, non riesce a darle un significato:
«nessuno né in cielo, né in terra, né sotto terra era in grado di aprire il libro e di leggerlo».
Ma poi gli viene detto:
«[5] (…) Non piangere più; ecco, ha vinto il leone della tribù di Giuda, il Germoglio di
Davide, e aprirà il libro e i suoi sette sigilli. [6]Poi vidi ritto in mezzo al trono
circondato dai quattro esseri viventi e dai vegliardi un Agnello, come immolato. Egli
aveva sette corna e sette occhi, simbolo dei sette spiriti di Dio mandati su tutta la terra.
[7]
E l’Agnello giunse e prese il libro dalla destra di Colui che era seduto sul trono» (Ap
5, 7).
E questo “Agnello” viene proclamato degno di prendere il Libro e di leggerlo:
«Tu sei degno di prendere il libro e di aprirne i sigilli, perché…» (Ap 5, 9a).
Provate immaginare cosa direste voi: “perché è degno di sciogliere l’enigma della storia? Di dare un
significato alla vita e alle sofferenze dell’uomo? Che cos’è che rende l’Agnello capace e degno di
questo? Forse perché ha una conoscenza straordinaria? Forse perché ha un potere straordinario?
3
Dice:
«Perché sei stato immolato e hai riscattato per Dio con il tuo sangue uomini di ogni
tribù, lingua, popolo e nazione» (Ap 5, 9b).
Cioè può dire il senso della storia perché ha fatto della sua vita un dono di amore. E il senso della
storia è lì. La storia è una fatica immensa dell’umanità per giungere a produrre un atto di amore, un
gesto di gratuità di amore. Per questo voglio vedere il volto del Signore: voglio vedere che cosa è
l’amore quando prende la forma umana, quando diventa parola e gesto umano, quando diventa
dono della propria vita.
3. La rivelazione di Dio è una persona che parla una lingua umana, come
Maestro e Testimone
Allora la rivelazione di Dio, non è semplicemente una parola che m’insegna delle cose e nemmeno
semplicemente un avvenimento in mezzo agli altri, ma è una persona che parla una lingua
umana, che compie dei gesti umani. E siccome parla la lingua umana si può ascoltare, e siccome
compie dei gesti umani si può vedere, che ha vissuto e sperimentato la sofferenza, la morte umana,
e che Dio ha risuscitato dai morti. Dio gli ha dato ragione, Dio ha proclamato con la risurrezione dai
morti che quel modo di vivere e di morire, fare della vita un dono gratuito di amore, quello è il
senso vero delle cose, tutto il senso della esistenza umana.
 Allora per questo m’interessa vedere Gesù perché è Maestro, e vorrei
imparare a vivere la vita come Lui mi ha insegnato.
 È Testimone, oltre che maestro, e vorrei riuscire a vivere la vita come
l’ha vissuto Lui, in una sequela, andandogli dietro, mettendo i piedi dove
Lui ha lasciato le orme; è il Signore.
4. Gesù è forza spirituale capace di dare vita
E non solo m’insegna, e non solo mi dà l’esempio, ma possiede un’energia spirituale capace di
rigenerare e di sanare la mia vita. Ho bisogno di qualcuno che mi sani, che risani le ferite dei
miei egoismi, dei miei peccati, dei miei errori, delle mie indifferenze, che altrimenti mi divorano,
che non riesco a sopportare. Ho bisogno di una forza di amore che mi possa rigenerare nella
speranza, e Gesù di Nazaret è questo.
San Paolo nella prima lettera ai Corinzi, quando annuncia la resurrezione del Signore, dice:
«il primo uomo Adamo è diventato anima vivente, ma il secondo Adamo – Gesù Cristo –
è diventato spirito datore di vita» (1 Cor 15, 45), che produce vita.
Gesù è questo, cioè forza spirituale, capace di dare vita; non solo m’insegna, ma mi irrobustisce,
mi ricostruisce dentro nel cuore. Il Signore è capace di plasmare la mia vita dall’interno attraverso il
mio spirito, cioè attraverso quella forza di amore che lo ha portato a fare della sua vita un sacrificio,
un dono.
III
Il luogo dove vedere Gesù
Per questo m’interessa vedere Gesù. Dove?
Il “dove” è semplicissimo. Come faccio a vedere il Signore?
4
1. Il Vangelo è la parola di Gesù vivente
Non c’è dubbio, ho il Vangelo. Il Vangelo non è solo una parola che parla di Gesù, ma è un Gesù
che parla, è un Signore che si rivela, che manifesta il suo cuore, il suo amore.
Se riesco a leggere il Vangelo – non semplicemente come un libro e non semplicemente come una
dottrina – ma come la parola di un vivente, allora nel Vangelo vedo Gesù.
In fondo, ogni parola della Scrittura, ogni parola del Vangelo, mi dà un piccolo segno, un piccolo
lineamento di quel grande affresco che è il volto il Signore.
Ci sono delle parole centrali, come la parabola del “figlio prodigo”; ci sono delle espressioni che
danno solo lo sfondo, come è il Libro del Levitico… Però il Libro del Levitico e il Vangelo e la
parabola del “Figlio prodigo” e del “Buon Samaritano”… tutto questo messo insieme mi dà quel
volto vivo del Signore che io cerco.
Il “volto glorioso”, quello che Paolo ha incontrato sulla via di Damasco, quando dice di avere visto
la bellezza di Dio sul volto di Cristo (cfr. At 9, 3). Fa impressione! Perché san Paolo quando aveva
pensato a Gesù Cristo, l’aveva visto brutto, aveva visto il Crocefisso, e non è attraente, non c’è
niente di attraente nel volto di un crocifisso. Ma sulla via di Damasco Paolo ha visto quel volto
trasfigurato dalla bellezza di Dio, dentro a quel volto che umanamente aveva i lineamenti della
sofferenza e della morte ha potuto vedere la gloria e la bellezza.
Ebbene, vorrei vedere quello! Vorrei riuscire a vedere il volto del Signore come volto luminoso in
gloria, come riflesso della bellezza di Dio, della luce di Dio.
2. I Sacramenti sono la carne di Cristo
Accanto alla Parola i Sacramenti. I Sacramenti sono la carne di Cristo. Il toccarli vuole dire
toccare la carne del Signore, la carne viva del Signore. Questo vale per l’Eucaristia, e vale per tutti
gli altri Sacramenti che ci girono intorno: vale per il Battesimo, la Cresima, la Penitenza… vale per
tutti i Sacramenti. Ci servono e m’interessano per quello, perché lì il Signore vivente agisce. Se il
Battesimo fa dei figli di Dio e perché nel Battesimo c’è lo Spirito vivo di Gesù Cristo, c’è l’azione
viva del Signore; e questo vale per tutti i Sacramenti
3. Gesù lo incontro vivo nella Chiesa, nell’amore fraterno
Ultima cosa, questo Gesù lo incontro vivo nella Chiesa. Ricordate il discorso di Giovanni
nell’“ultima cena”, quando il Signore dice ai suoi discepoli:
«Dove vado io, voi non potete venire (…)». Allora [34]Vi do un comandamento nuovo:
che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli
altri. [35]Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per
gli altri» (Gv 8, 21; 13, 34-35).
Dove notate la logica, «dove vado io, voi non potete venire»; c’è un distacco, non puoi più vedere il
Signore; «ma vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri». Perché in quell’amore
fraterno il Signore lo vedi, ma lo vedi davvero, lo vedi con gli occhi della memoria di Gesù, lo vedi
con gli occhi del cuore, lo vedi con la dedizione della tua vita, con l’impegno della tua esistenza.
Dunque, dove c’è l’amore fraterno, lì c’è qualche cosa che ha l’impronta del Signore.
Quindi il Signore si vede: nella Parola, nell’Eucaristia, nell’amore fraterno.
5
IV
È possibile vedere il Signore non solo se il Signore si fa vedere,
ma se io nella mia libertà lo incontro
Io ho finito. Ma non è finito niente… dovete cominciare voi. Perché il discorso grosso diventa
questo: è possibile vedere il Signore non solo se il Signore si fa vedere, ma se io nella mia
libertà lo incontro. “Nella mia libertà” vuole dire che io devo mettere in gioco la mia vita. Non è
possibile vedere il Signore se uno non è disposto a prenderlo sul serio e a cercare di:
 vivere quel Vangelo che legge,
 quel Sacramento che celebra,
 quell’amore fraterno che sperimenta nella comunità.
Allora la continuazione la dobbiamo dare ciascuno per conto nostro. Niente “ciascuno”… lo
dobbiamo dare insieme, ma ciascuno con la sua libertà e responsabilità. Bisogna che questo
desiderio di vedere il Signore lo facciamo nostro e ci accompagni nella vita di tutti i giorni, e con
qualche cosa di preciso. “Qualche cosa di preciso” lo deciderete voi.
1. Non lasciate passare un giorno senza leggere il Vangelo, non mollate
l’Eucaristia per nessun motivo, e non rassegnatevi all’egoismo
Io vi dico: non lasciate passare un giorno senza leggere il Vangelo, non mollate l’Eucaristia
per nessun motivo, e non rassegnatevi all’egoismo e al narcisismo che noi ci portiamo dentro,
non stupitevi di riconoscere l’egoismo o il narcisismo, ma non rassegnatevi.
Lavorate e lottate, trasformate la vostra vita fino a che pian piano non ti viene fuori la capacità di
amare, di amare con generosità e con gratuità.
In questo modo possiamo vedere il Signore, e vedendo il Signore possiamo ritrovare il senso
autentico della nostra vita e della vita dell’uomo.
* Cv. Documento rilevato come amanuense dal registratore, scritto in uno stile didattico e con riferimenti biblici, ma
non rivisto dall’autore.
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