La specificità
relazionale
del terzo
settore
Sociologia del terzo settore
1
Sandro Stanzani
I fallimenti relazionali dello Stato e del
Mercato e la specificità del Terzo settore
Cornice di riferimento: modernità e dell’importanza del ruolo attribuito
all’ ordine sociale/conflitto sociale.
Crisi dell’utilitarismo e della razionalità e dell’individualismo
metodologico, dell’olismo metodologico.
Perché? Tali paradigmi non sono in grado di inquadrare i fenomeni
emergenti, cioè quelli che scaturiscono dalla combinazione e dalla
relazione di altri elementi e non sono ad essi riducibili.
L’osservazione del sociale passa dal superamento delle logiche
dicotomiche per lasciare spazio ad un’osservazione che utilizza le
categorie della comunicazione e del dialogo.
1.
2.
Fallimenti relazionali del mercato
Fallimenti relazionali dello stato
Fallimenti relazionali di stato e mercato
attraverso
 Teoria dei beni
 Teoria dei codici/media simbolici
 Analisi della crisi del welfare state
Uno sguardo alle relazioni: Stato e Mercato
MERCATO
 Scambio di equivalenti;
 Regola della domanda e dell’offerta  i partecipanti sono in una
posizione di libertà, la decisione di entrare in relazione dipende dalla
maggiore o minore convenienza dell’offerta economica
 Dura il tempo necessario alla transazione
Potenzialmente relazioni aperte e diffuse ma prive di legami duraturi.
Ricco da un punto di vista delle possibilità di relazione ma debole per
quanto concerne il legame reciproco.
STATO
Garante di sicurezza e libertà d’azione
Sostiene relazioni in cui gli aspetti di legame sono deboli in quanto la
relazione istaurata è reversibile.
Teoria specifica del Terzo Settore
Al di là delle diverse tipologie organizzative presenti
nella legislazione italiana ed europea riferita al terzo
settore, il tratto che veramente può distinguere queste
esperienze è che esse tentano di elaborare risposte ai
bisogni dei cittadini principalmente a partire dalle
esigenze proprie delle relazioni sociali in cui gli
individui sono coinvolti (Stanzani 1998, p. 124).
Il terzo settore esprime l’emergenza della relazionalità
sociale tipica della modernità “prima che questa diventi
valore di scambio (nel mercato) e prima che questa
diventi oggetto di regolazione politica e giuridica (da
parte dello Stato)” (Donati 1997, p. 261)
Teoria del Terzo settore
È frutto di un processo di differenziazione sociale di
tipo emergenziale
 Le organizzazioni e le istituzioni che lo generano
emergono come forme di istituzionalizzazione della
cultura di privato sociale che sottolineano gli
aspetti di re-ligo ed emergenziali della relazione
sociale.
Relazione sociale
(emergente)
Re-ligo (legame
tra A e B)
Re-fero (simboli condivisi
contenuti nel legame)
Teoria del Terzo settore
In che cosa si sostanzia la maggiore relazionalità del terzo settore? Per favorire una
risposta a tale domanda viene utilizzato lo schema AGIL (Adaptation, Goal
attainment, Integration, Latency) di T. Parson ed implementato da Donati.
Secondo tale schema ogni fenomeno sociale è distinguibile in quattro
dimensioni analitiche considerate come un requisito funzionale cui ogni
sistema di relazione sociale deve ottemperare per garantire l’esistenza non
patologica del sistema stesso.
A (Adattamento): ogni sistema sociale deve essere in grado di soddisfare alle
esigenze di reperire risorse materiali, energetiche e di informazione necessarie
alla sua sopravvivenza.
G (Obiettivi): ogni sistema deve essere in grado di definire e di operare per il
raggiungimento di alcuni fini precisi di volta in volta operazionalizzati dal
sistema stesso.
I (Integrazione): ogni sistema deve preoccuparsi di delegare ad una propria
struttura interna il compito di conservare, tramite un adeguato complesso
normativo, l’unità e l’integrità del sistema stesso di fronte alle spinte
entropiche e di divisione.
L (Latenza): la capacità del sistema di conservare e riprodurre nel tempo il
modello normativo-valoriale latente, ovvero la cultura, il complesso di simboli
che ne informano tutta l’intera struttura.
Teoria del Terzo Settore
Dal punto di vista teorico il processo di istituzionalizzazione
opera:
L. Favorendo la socializzazione e l’interiorizzazione di valori
che implicano il riconoscimento dell’effetto emergente
della relazione (altruismo, dono, reciprocità)
I. Elaborando un complesso normativo che traduca tali
valori una forma di governo reciprocitario delle risorse in
vista del raggiungimento degli obiettivi
G. Definendo una mission (un ruolo societario) orientata
alla produzione di beni relazionali
A. Utilizzando specifiche modalità di reclutamento delle
risorse umane (motivazioni) economiche e materiali.
Il terzo settore osservato dall’esterno
 A. Dal punto di vista dell’economia (efficienza):
nonprofit, economia sociale
 G. Dal punto di vista politico-amministrativo
(efficacia): nuove soggettività politiche (movimenti
politici), strutture del welfare mix
 I. Dal punto di vista dell’integrazione sociale: nuove
forme di sociabilità
 L. Dal punto di vista culturale (impegno al valore):
nuova cultura civile
Definizioni di Privato Sociale
La prospettiva che interessa maggiormente è quella interna,
quella cioè che osserva il terzo settore come privato sociale.
PRIVATO SOCIALE:
“Ambito di gestione autonoma di chi vi lavora e vi partecipa, garantita
pubblicamente e controllata nelle sue risorse e nei suoi esiti sociali
secondo criteri stabiliti come bene comune nel momento pubblico
universalistico” (Donati 1978, p. 111)
“Esiste una sfera latente del sociale in cui si costituiscono relazioni sociali
sui generis che danno vita a reti di relazioni, di carattere associativo, che
sono private nel loro modo di costituirsi e gestirsi, che sono pro-sociali
nei loro orientamenti di valore e di azione” (Donati 2004, p. 26)
Privato sociale – terzo settore
“Questa sfera latente del sociale diventa terzo settore
allorché deve presentarsi all'esterno, nella sfera
pubblica, cioè quando deve dire cosa fa e come lo fa,
sia per essere riconosciuta e legittimata, sia per
stabilire delle aspettative reciproche dotate di
certezza ... con gli altri attori pubblici e privati.”
(Donati 2004, p. 26)
La specificità relazionale del TS/PS: osservazione
interna
L
I
Il TS/PS utilizza codici culturali
riferiti ai valori della reciprocità e
del dono
Le norme e le regole esplicite ed implicite
che ordinano ed integrano le relazioni
orientate ad un governo reciprocitario:
Societal network governance
Coinvolgimento degli stakeholder
Responsabilità e rendicontabilità
dell’azione
A
G
Input: risorse volontarie
(donazioni volontariato)
Motivazioni intrinseche
La mission dell’organizzazione è orientata
alla produzione di beni relazionali
Teoria dei beni (Donati 1993)
Esce
dall’autoreferenzialità,
tiene in considerazione le
logiche dei produttori e
dei fruitori. Problema:
free rider
Consumatore
sovrano
non
Consumatore sovrano
Consumo
competitivo
Beni generati in un
contesto di economia della
condivisione. Esiste una
forma di partecipazione
alla produzione e al
consumo del bene stesso
non Consumo competitivo
Beni pubblici*
Stato
Beni collettivi (Wagner)
Beni relazionali
collettivi (Donati)
Terzo settore
Beni relazionali
primari
Quarto settore
Beni privati
Mercato
logica autoreferenziale
della produzione, del
commercio e del
consumo.
Il riferimento relazionale alla teoria dei beni
 Donati approfondisce lo schema esposto in precedenza
introducendo un chiaro riferimento alla relazione.
Sottolinea l’importanza dell’elemento relazionale nella
produzione dei beni ed osserva che esistono aree del sociale
(terzo e quarto settore) nelle quali vengono generati dei
beni relazionali, ovvero dei beni nei quali è fortemente
implicata la relazione sociale tra produttore e consumatore.
Sono beni che possono essere prodotti e fruiti solo assieme,
solo attraverso le relazioni, solo tenendo conto delle
relazioni e dei legami sociali che vincolano produttore e
consumatore (esempio di bene relazionale la fiducia).