2CT-UDA Geografia Gruppo Cutrona

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I principali prodotti
agricoli italiani
La globalizzazione
alimentare
Le multinazionali
alimentari
L'agricoltura italiana ha dovuto affrontare lo scenario della politica agricola
dell‘UE partendo da condizioni svantaggiate per la sua morfologia ,le
piogge irregolari e la scarsa competitività delle piccole aziende.
L’Italia ha una grande produzione di prodotti ortofrutticoli: pomodori, cavoli, broccoli,
zucche, carciofi, finocchi, melanzane, cipolle, peperoni, arance, mele, uva da tavola, ma
anche la frutta secca, fresca ed esotica che il nostro territorio ci offre in quantità tali da
consentirne la vendita all’estero e portando nel mondo la qualità italiana.
Gli ortaggi sono coltivati in tutto il territorio, ma la maggior parte proviene dalle regioni
meridionali della Lombardia e dell’Emilia Romagna.
Per la produzione di olio, Italia e Spagna gareggiano per il primo posto nel mondo:
•Per le olive e l’olio, Puglia e Calabria sono le regioni che producono di più, ma la qualità
migliore si ha nelle regioni della Liguria e della Toscana.
•Anche per la produzione di vino ,presente in molte regioni ,gli italiani gareggiano con i
francesi per il primo posto nel mondo.
•Gli agrumi invece sono coltivati soprattutto nelle regioni del sud Italia e nelle isole:la
Sicilia è infatti fornitrice di due terzi circa dell’intera produzione nazionale di arance che
con limoni, mandarini, clementine, bergamotto e chinotto che vengono esportati in stati
europei ed extra-europei tra cui la Russia, grande importatore di prodotti ortofrutticoli
italiani.
Nel nord Italia troviamo, grazie alla struttura morfologica ed al clima, alcuni
cereali come frumento, mais e riso; inoltre soia e barbabietola da zucchero.
Riguardo al frumento, che sta ancora alla base della dieta italiana, non siamo più
autosufficienti ed è necessario importarne il 50%, con gravi problemi alla sicurezza
alimentare per la mancanza di controlli inefficienti ed inadeguati, malgrado le
normative dell’Unione Europea riconosciute come HCCP.
Nel sud troviamo ortaggi come peperoni, sedano, pomodori, finocchi e cavolfiori,
specialmente nella regione Puglia, oltre a vino, uva, agrumi e olio d’oliva.
Con lo sfruttamento dei prodotti agricoli, importati
dall’avanzamento del processo di globalizzazione e del
mixing delle diverse culture, si sono ottenuti prodotti
alimentari sempre più nuovi.
L'industria alimentare degli ultimi anni ha segnato uno
sviluppo impressionante ed è ingigantita sconvolgendo le
diete delle varie popolazioni.
La globalizzazione sta amplificando e diffondendo la realtà
dei fast-food in stile occidentale per cui questo modello
alimentare sta diventando sempre più comune in tutte le
aree del mondo. In particolare, con l’estensione della
proliferazione dei ristoranti fast-food occidentalizzati, come
il McDonald ed il Burger King è cresciuta tra gli esperti della
salute pubblica la preoccupazione del diabete,
dell'ipertensione e della dislipidemia.
Oltre a questo sta mettendo a rischio diverse produzioni, ormai
nicchie in via di estinzione. In un mercato unico in cui prevalgono
alimenti ad alta densità energetica, abbondanti in proteine e
grassi, le culture si stanno progressivamente omologando e molti
paesi stanno perdendo le loro identità. Questo cambiamento di
abitudini sta generando gravi conseguenze per i terreni impoveriti
dallo sfruttamento industriale.
Una multinazionale, in economia, è un'impresa che organizza la sua attività in almeno due
paesi diversi costituendo di fatto un'entità sovranazionale.
Il mercato italiano è caratterizzato da una sorta di particolarismo, con la preferenza per la
piccola media impresa.
Le aziende italiane che hanno un fatturato che supera il miliardo di
euro, quindi, sono decisamente poche: tra queste spiccano
la Amadori, la Parmalat e la Lavazza, ma da un secolo la Coca Cola
e la Nutella sono il sinonimo della multinazionale. Nell’ultimo secolo,
le potenti aziende del settore alimentare hanno avuto un successo
commerciale senza precedenti, accrescendo i loro profitti. Ciò è
avvenuto mentre i milioni di persone che forniscono i beni necessari
alla produzione terra, acqua e lavoro hanno affrontato crescenti
difficoltà. Oggi queste persone e le loro comunità, insieme a una
crescente fetta di consumatori, chiedono sempre di più alle aziende
di rivedere il loro modello di business.
Mentre sono 900 milioni le persone che soffrono la fame e che vivono sotto la
tavola del banchetto sperando nelle briciole, sono 1,4 miliardi gli uomini e le
donne che nel mondo hanno il problema del sovrappeso. Oxfam è
un’organizzazione che si propone di aiutare le popolazioni povere del
mondo. Il sistema è quello di fare pressione sui gruppi alimentari in
Occidente per spingerli a migliorare le politiche sociali nei paesi produttori. È
accaduto con Nestlé e Mars per i diritti delle donne che lavorano nelle
piantagioni di cacao. Si spera che accada con Coca Cola e Pepsi per
evitare il fenomeno del land grabbing, l’esproprio terre dove si coltiva la
canna da zucchero.
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