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«Più di tutti gli uomini Paolo ha mostrato che cosa è l'uomo, quanto
grande è la nobiltà della nostra natura e quanta virtù questo essere
vivente è capace di accogliere in sé... e mostra che non c'è molta
differenza tra gli angeli e gli uomini, se vogliamo stare attenti a noi
stessi». GIOVANNI CRISOSTOMO, Panegirici su san Paolo.
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PRESOCRATICI.
SOCRATE.
PLATONE.
ARISTOTELE
FILONE DI ALESSANDRIA.
La concezione dell’uomo è vaga l’interesse è
per la conoscenza dell’arge, dell’inizio del
mondo della creazione. Già Omero nel suo
libro l’Odissea racconta di Odisseo che
scende all’inframondo, luogo dove vanno i
morti, per trovare un sacerdote morto da
tempo. Comunque la visione è ancora molto
confusa.
Omero definisce l’anima: “è la larva
inconsapevole che resta dell’uomo che va agli
inferi”

L’uomo è la sua anima; il corpo è come lo
strumento di cui essa si avvale. L’anima
diventa ciò per cui l’uomo conosce e
determina su vita morale.
Estremismo del mito della caverna: Dicotomia dell’anima e
del corpo.
FORMALISMO / DICOTOMIA (Anima/corpo)
 Conseguenze:
Mortalità dell’anima (la sostanza è solo la forma
del corpo)/ANIMA: vegetativa, sensitiva,
intellettiva.
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NOUS POIETIKOS: è qualcosa che
sopravviene dall’esterno ed è incorruttibile.
Parte o non dell’anima corruttibile? RTA:
Alessandro di Afrodisia: Si, corruttibile anche
quello / Averroè: “Chi pensa è immortale, chi
non pensa crepa”
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Il carattere essenzialmente esegetico delle opere di F.
e la sua composita cultura rendono estremamente
complesso e oscillante il patrimonio delle sue
dottrine filosofico-teologiche: da Dio (che è il Dio
biblico, concepito come principio trascendente
l'universo fisico di cui pure è anima e intelletto)
deriva il mondo spirituale e il mondo sensibile:
mediatore per eccellenza è il logos, concetto tratto
dalla filosofia platonico-stoica e personificato da F.
che ne ritrova il motivo in tutta la Tōrāh; il logos è il
mondo archetipo, il rivelatore di Dio, principio di
molteplicità e insieme ragione seminale, legge
dell'universo. Funzione mediatrice hanno anche gli
angeli, potenze, "forze" e "cause esemplari".
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L'uomo è composto di σῶμα, ψυχή e νοῦς e
questo solo è immortale: fatto a immagine di
Dio, il νοῦς dell'uomo tende alla
contemplazione (ϑεωρία) di Dio attraverso il
distacco dal corpo e da ogni attività sensibile
(ψυχή), ma non può giungere al suo fine se
non è investito dallo spirito (πνεῦμα) di Dio
(identico al logos - HIGHEMONIKON) come da
grazia: la contemplazione di Dio rende
l'uomo suo strumento e profeta.
Il Dio della pace vi santifichi
interamente, e tutta la
vostra persona, spirito,
anima e corpo, si conservi
irreprensibile per la venuta
del Signore nostro Gesù
Cristo.
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L'antropologia, il discorso del/sul uomo, è la scienza che ha
l'uomo come soggetto de studio. Con l'aggettivo teologico «ci
dice qual è il punto di vista: si tratta di ciò che l'uomo è nella sua
relazione con Dio uno e trino rivelato in Cristo, il metodo da
seguire per raggiungere l'obbiettivo è lo studio della rivelazione
cristiana» (LADARIA FERRER, Luis Francisco, SJ, Introduzione alla
antropologia teologica, 9)
L'antropologia tricotomica in san Paolo, espressa nel versetto 23
del capitolo 5, della prima lettera ai Tessalonicesi, da a capire
che Paolo manifeste l'unicità della persona umana e non una
tripartizione della stessa.
non tutti concordano. Nestor O. Mìgues dice: «L'antropologia
"tripartita" (spirito, anima e corpo), tante volte invocate nella
teologia cristiana... sulla base di quest'unico versetto non è
possibile pensare che essa costituisca la concezione paolina
dell'essere umano». (MIGUEZ, Nestor, «Prima lettera ai
tessalonicesi», in J LEVORATTI, Armando (a cura di), Nuovo
comentario biblico, Atti degli Apostoli; Lettere di Paolo;
Apocalisse, 503).
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Nella Bibbia non troviamo una antropologia
scientifica il suo scopo è religioso e viene
compresso dentro della storia della salvezza. No
per questo possiamo ignorare questo versetto
che non soltanto ha avuto origine nel contesto
filosofico sino che ha contribuito e forma parte
della concezione antropologica della teologia
attuale. Quindi il nostro interesse è conoscere la
concezione che san Paolo ha dell'uomo è lo
sviluppo di questa in alcuni scritti dei padri della
chiesa, da questo versetto.
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Paolo con i termini di soma (corpo), psyche (anima), pneuma (spirito),
piuttosto di descrivere l'uomo in sé, ci descrive le diverse relazione
dell'uomo di fronte a Dio. L'uomo è identificato con soma (corpo fisico),
a differenza del termine sarx (carne), con qui Paolo identifica il peccato
cioè «l'uomo in contrasto con Dio», non viene eliminata con l'azione
salvifica di Gesù Cristo, attuata per opera dello Spirito Santo nel
sacramento del Battesimo e nella fede, una volta accettato Cristo e
incorporato nel suo corpo la Chiesa. Soma, invece, viene trasformato
nella risurrezione. Il termine psyche (anima) esprime dell'uomo la sua
vitalità, si tratta della vita e sensibilità del corpo. Per pneuma (spirito), se
mai, riferisce la capacità razionale dell'uomo. Tutti tre fanno parte
dell'io, io fisico (soma), io vivente (psyche), ed io conoscitivo (pneuma).
(Cfr. FITZMYER, Joseph, «Antropologia Paolina», in BROWN, Raymond (a
cura di), Gran commentario biblico, Queriniana, Brescia, I edi., 1974,
1888-1997).
Questa tricotomia dell'uomo è difficile connotarla alla concezione
antropologica dell'apostolo, sebbene è l'unica vota dove viene enunciata,
si pensa meglio a «un'imitazione del solo modo di dire greco», e come ci
viene riportato negli altri scritti dell'apostolo stesso lui si attiene alla
dicotomia ebraica, concludendo che lo spirito sia la dilatazione
dell'anima, quindi che tutti due sono la stessa cosa .(K. STAAB - L.
FREUNDORFER).
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L'antropologia teologica dicotomica e tricotomica,
nell'ambito cristiano toma la sua struttura nel dialogo
con la cultura greca e in particolare con la filosofia.
Possiamo dire che si sono sviluppate insieme.
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Nei primi scritti cristiani, dell'epoca dei padri apostolici, cioè
circa dagli anni 90 a 150 d.C., dove predomina una visione
tautologica e/o parenetica della vita cristiana, troviamo la
divisione dicotomica dell'uomo, secondo l'accentuazione dualista
di Platone. Per esempio troviamo Ignazio d'Antiochia, chiamato
pure teoforo, che scrisse ai romani pregandogli di non liberarlo
della martirio e dice: «Quelli (i martiri) erano apostoli, io un
condannato; essi erano liberi, io finora sono schiavo. Ma se
soffro, sarò affiancato in Gesù Cristo e risorgerò libero in lui».
IGNAZIO DI ANTIOCHIA, «Lettera di Ignazio ai romani», n. 4,1
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L'esempio più clamoroso di questa incompatibilità la troviamo
nella cosi detta “lettera" a Diogneto, che piuttosto un'apologia, al
mio parere è una esortazione ad abbracciare la fede cristiana,
facendo una esposizione della stessa, l'autore ignoto scrisse:
«Per dirla in breve, come l'anima è nel corpo cosi sono i cristiani
nel mondo. Come l'anima è diffusa in tutte le parti del corpo,
cosi i cristiani nelle città del mondo. L'amina abita nel corpo, ma
non è del corpo, cosi i cristiani abitano nel mondo, ma non sono
del mondo», «A Diogneto», n. 6,1.
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Concezione diversa viene sviluppata quando si
ebbe l'intenzione di sistemare la fede cristiana,
per una maggiore chiarezza de la stessa, di
fronte al mondo pagano ei suoi interroganti
come per una chiara comprensione e formazione
nella fede ai catecumeni. I padri seguendo ormai
la tradizione neo-platonica di Filone
d'Alessandria (+ 45 d.C.) chi col termine
heghemonikon, e quella di Aristotele chi col
termine nous, i due filosofi raffiguravano la parte
superiore dell'uomo, diversa e superiore
all'anima, hanno sviluppato l'antropologia
tricotomica della riflessione teologica.
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Origine nella sua prima omelia "sulla genesi" che
tratta la creazione, vede insieme alla creazione degli
essere viventi la creazione delle passioni esteriori,
che l'uomo sta chiamato a dominare. Distingue la
somiglianza divina come atto esteriore o fisico simile
al Verbo incarnato, all'immagine divina, cioè l'uomo
interiore. È missione dell'uomo interiore con lo sforzo
divenire l'immagine divina tolta dal peccato.
Distingue lui nell'uomo interiore lo spirito, come
maschio, e l'anima, come femmina da dominare; non
contrarie ma complementare tra di sé, al rispetto
dice: «sé essi hanno mutua concordia e consenso,
unendosi scambievolmente, crescono e si
moltiplicano e generano figli» . Cfr. ORIGINE, «I omelia sulla
genesi», nn. 12-17.
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Gregorio di Nissa, ha scritto un libro proprio titolato "l'uomo". È
bellissimo, è una manifestazione chiara e profonda in comparazione con
le creature della perfezione creatrice di Dio nell'uomo. Spiega la
missione dell'uomo nel mondo creato e con sé stesso che consiste nel
raggiungere la vera libertà, cioè, la libertà dello spirito (apatheia),
diversa dall'anima e de il corpo, infatti scrisse:
«La stessa cosa impariamo presso l'apostolo che scrivendo a gli efesini
[ai tessalonicesi] pregando per loro perché custodiscano l'integrità del
corpo, e dell'anima e dello spirito per la parusia del Signore, dice corpo
per la parte nutrizia, indica con anima la parte sensibile e con spirito
l'intelligibile [come partecipazione all'immagine divina]... cosi anche
l'apostolo conosce tre dimensioni della libertà di scelta; Chiama carne
quella che è occupata introno al ventre e alle passioni piacevoli intorno
ad esso, animale ciò che sta in mezzo tra le virtù e il vizio, superiore a
questo, ma non partecipando strettamente a quella, spirituale quella che
si osserva nella partecipazione alla vita secondo Dio... come dunque
l'anima è al di sopra di ciò che è carnale, cosi allo stesso modo, per
analogia, lo spirito la sopravanza» GREGORIO DI NISSAN, "L'uomo", in SALMONA, Bruno (a cura di),
collana di testi patristici, città nuova, 1982, 47.
Fino adesso i padri ci presentano il corpo ostile
all'anima. È Ireneo di Lione, nel suo libro
"contro le eresie", chi valorizza il corpo,
immagine e creazione di Dio, come una
dimensione essenziale dell'essere umano è
non una carcere e nemmeno una punizione
dell'anima.
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Il suo libro "contro le eresie" costa di due volumi, nel primo si limita a
descrivere le diverse eresie; nel secondo risponde a queste facendo
notare i loro sbagli. Lui risponde al gnosticismo che spregiava il corpo,
proprio dandole valore. Lo fa di una maniera gradevole e chiara,
comincia spiegando le due nature presenti in Cristo, vero Dio e vero
uomo, e il valore salvifico di Gesù nella sua incarnazione, passione,
morte e risurrezione, e la sua efficacia redentrice per noi, nei sacramenti
della Chiesa, confermandoli come volontà di Dio. In questo contesto
Ireneo sviluppa un'antropologia teologica che è valida fino ad oggi, lui
scrisse:
«Ora l'anima e lo spirito possono essere una parte dell'uomo, ma non
tutto l'uomo. L'uomo perfetto è la mescolanza e l'unione dell'anima che
ha ricevuto lo spirito del Padre, e che è stata mescolata con quella carne
che è stata plasmata ad immagine di Dio... Infatti se si elimina la
sostanza della carne, cioè dell'opera plasmata, e si prende in
considerazione meramente il solo spirito, una tal cosa non è più l'uomo
spirituale, ma lo "spirito dell'uomo", o lo spirito di Dio... Perciò
l'apostolo, parlando di sé stesso, ha chiaramente definito l'uomo
perfetto e spirituale, l'uomo della salvezza, quando nella sua prime
lettera ai tessalonicesi cosi afferma: "Il Dio della pace santifichi voi
perfetti, e tutto quello che è vostro spirito, anima è corpo si conservi
senza macchia per la venuta del signore vostro Gesù Cristo"». IRENEO di
Lione, Contro le eresie, 2o vol., libro V, n 6,1.
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È difficile denotare fino a dove questo versetto (1Tes. 5,23),
scritto da Paolo sia risultato della concezione antropologica
della filosofia o della teologica - ebraica del suo tempo, o ci
sia contemporaneamente le due. Certo è lo sviluppo che ha
dato all'antropologia filosofica e teologica del suo tempo.
Alla filosofia a dato il termine persona, superando il
dualismo platonico e il formalismo aristotelico; alla
teologia, partendo della visione ebraica dicotomica ma
inseparabile della persona, la redenzione totale dell'uomo da
parte di Dio. (Cfr. KIPOY-POMBO, jk, "Chi e l'uomo? Appunti per una
antropologia filosofica", Benedettina Editrice, Roma, 1999, pag. 17-19).
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