Origini e sviluppo di Roma
fino alle riforme dei Gracchi
Sintesi rapidissima
Origini storiche
• IX – VIII secolo Alcune comunità si insediano sui colli che
sovrastano il Tevere, più salubri rispetto alle paludi sottostanti, nei
pressi dell’isola Tiberina che facilita i commerci fra il mare e
l’interno (sale) e fondano la città.
• 753-509 Periodo monarchico 1 re + cento senatori circa con
funzione consultiva. I senatori erano i membri più autorevoli delle
gentes cioè gruppi di famiglie che ritenevano di discendere da un
antenato comune. I discendenti di questi senatori vennero chiamati
patrizi e costituirono un’aristocrazia privilegiata rispetto ai plebei,
abitanti esclusi da questa èlite. Roma venne sempre governata da
un ristretto numero di famiglie anche quando le istituzioni di
democratizzarono. I re sono stati pù di sette; la città in questo
periodo si dota di infrastrutture come le strade, il foro, i templi, la
cloaca massima e successive cinte di mura.
Struttura sociale e politica
• Si ricordi l’importanza della clientela, che vanificò, di fatto, la
democrazia a Roma o comunque la rese assai manipolabile da
parte delle famiglie più abbienti.
• Le famiglie plebee che riuscirono ad acquistare potere furono
quelle che riuscirono ad arricchirsi col commercio o con gli
appalti pubblici, gli altri ebbero poche possibilità effettive di
accedere alle cariche pubbliche.
• I cittadini romani partecipavano alle loro assemblee secondo
diverse suddivisioni legate all’esercito e al censo; anche italici
e stranieri che avevano ottenuto la cittadinanza ebbero il
diritto di partecipazione. Le assemblee eleggevano anche
alcuni tipi di magistrati.
Struttura sociale e politica
• Le cariche erano ELETTIVE, COLLEGIALI, TEMPORANEE,
GRATUITE E IMPLICAVANO RESPONSABILITA’ DOPO LA
SCADENZA DEL MANDATO.
• Per accedere alle magistrature, quando vennero aperte
tutte anche ai plebei, bisognava aver prestato servizio
militare, poi, soprattutto se si avevano i soldi per pagare
la campagna elettorale e appoggi di personaggi potenti
con ampie clientele si accedeva al cursus honorum. Le
persone povere, anche se meritevoli, erano quasi sempre
escluse perché la campagna elettorale implicava
organizzazione di giochi e distribuzioni di beni al popolo,
era cioè molto costosa. (riferimenti al presente, in senso
lecito e illecito)
I consoli erano due,
detenevano l’imperium, cioè
il più alto potere civile e
militare, convocavano il
senato e i comizi, si
occupavano della leva
militare, guidavano l’esercito
ed avevano anche il potere
di condannare un cittadino
considerato pericoloso a
varie pene, compresa la
morte. Per controbilanciare
questo eccesso di potere,
venne concesso l’appello al
popolo, (provocatio ad
populum) con cui un
cittadino condannato dai
consoli poteva chiedere al
popolo la commutazione
della pena.
I diritti dei plebei
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La plebe ha conquistato con l’andar del tempo i seguenti diritti:
494, dopo la secessione sul Monte Sacro, istituxzione dei Tribuni della plebe e
del concilio della plebe le cui deliberazioni ebbero poi forza di legge (287 legge
Ortensia).
I tribuni, che dovevano essere plebei, proponevasno leggi, avevano il diritto di
veto su leggi considerate contrarie agli interessi della plebe, erano considerati
sacri e inviolabili e non condannabili da magistrati patrizi
(adozioni di patrizi da parte di famiglie plebee)
451-50 Leggi delle XII Tavole severe ma scritte per arginare l’arbitrarietà dei
giudici patrizi
445 La Lex Canuleia abolisce il divieto di matrimonio tra patrizi e plebei
367 le leggi Licinie Sestie consentono l’accesso dei plebei al consolato
(successivamente uno dei due consoli doveva essere necessariamente plebeo)
ma sono importanti anche perché
- riducono i debiti
- stabiliscono un limite all’agro pubblico* che un cittadino romano poteva
detenere (500 iugeri)
Debiti, agro pubblico e altri problemi
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- I plebei poveri (ma non solo loro) contraevano spesso debiti per poter lavorare le
loro terre, frequentemente non riuscivano a restituirli e potevano anche diventare
schiavi dei creditori con tutta la loro famiglia, o arrivavano a vendere i figli per
pagare i debiti
- Gli aristocratici, oltre a possedere grandi proprietà terriere, si accaparravano la
maggior parte dell’agro pubblico, cioè della parte di terra sottratta ai popoli
sottomessi CON MEZZI ILLEGALI, usano cioè eserciti privati di schiavi che
opprimevano i plebei poveri.
QUESTO PROBLEMA E’ IMPORTANTISSIMO E AVRA’ UNA RECRUDESCENZA TRAGICA
DOPO LE GUERRE PUNICHE (FRATELLI GRACCHI)
La schiavitù per debiti venne abolita con la legge Petelia Papiria più o meno nel 326
a. C.
Mesopotamia http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2015-0715/tagliare-debito-mesopotamia-5000-anni-fa-debitori-diventano-schiavi174728.shtml?uuid=ACGQs3R&refresh_ce=1
Grecia https://it.wikipedia.org/wiki/Solone#Estinzione_dei_debiti
Collegamenti con l’attualità e col debito dei paesi del Terzo Mondo
L’Italia e i debiti Piero Angela
Ma questo debito viene da dove? Debiti e bolle speculative Pop economy
Schiavitù
• https://it.wikipedia.org/wiki/Schiavit%C3%B9
_nell%27antica_Roma
Conquiste militari
• Roma si impone:
• Prima sui popoli vicini del Lazio
• Poi sugli Etruschi, ex dominatori, sottomettendo varie città come
Veio (396) e su popolazioni dell’Italia meridionale come i Sanniti
(290 a.C., dai quali però subisce anche una sconfitta come quella
delle forche caudine – gola di Caudio presso Benevento). Intanto
subisce l’invasione dei Galli Senoni (390), popolazioni celtiche che
diventeranno nemici stabili e pericolosi, contro le quali si estesero
le conquiste nella pianura Padana e si batterono con successo Caio
Mario e Giulio Cesare (2°, 1° secolo a.C.)
• Successivamente sconfigge Pirro, re dell’Epiro (275) che aveva
invaso l’Italia meridionale a partire dalla Puglia coi suoi elefanti (i
romani li vedono per la prima volta) (vittoria di Pirro)
• Infine su Cartagine a seguito delle tre guerre puniche
(imperialismo romano) (vedi sotto), estendendo il suo dominio su
Sicilia, Sardegna, Africa, Spagna e Grecia.
L’organizzazione del territorio
• Municipium: alcuni centri urbani sottomessi mantennero
autonomia amministrativa, alcuni ebbero addirittura la
cittadinanza con possibilità di votare e vennero iscritti nelle
tribù extraurbane
• Colonie cioè insediamenti nuovi con diritto latino (i coloni non
avevano la cittadinanza romana) o con diritto romano (i coloni
avevano la cittadinanza romana)
• Città federate alla pari con Roma oppure in condizioni di
subordinazione.
• Province (territori extraitaliani occupati più tardi) territori
dominati e controllati da un governatore romano in condizioni
di netta inferiorità, senza diritti e sottoposte a pesante
tassazione)
L’organizzazione del territorio
• Il sistema funzionò e aiutò validamente Roma a difendersi da
Annibale perché era vantaggioso anche per i sottomessi,
garantendo loro alcuni importanti diritti o la possibilità di
acquisirli. Quando però i Romani iniziarono a comportarsi in
modo sleale e predatorio, violando i diritti dei popoli italici, si
scatenò la GUERRA SOCIALE, al termine della quale gli alleati
italici (socii)
https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_sociale
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Benché Gaio Mario e Gneo Pompeo Strabone avessero riportato alcune vittorie sui
ribelli, nel 90 a.C. il console Lucio Giulio Cesare decise di promulgare la Lex Iulia,
con la quale si concedeva la cittadinanza agli italici che non si erano ribellati e a
quelli che avrebbero deposto le armi. Seguì nell'89 a.C. la Lex Plautia Papiria che
concedeva il diritto di cittadinanza romana a tutti gli italici a sud del Po. Il
risultato fu di dividere i rivoltosi: gran parte deposero le armi, mentre altri
continuarono a resistere….. Tuttavia, lo scopo che gli Italici si erano proposti era
stato raggiunto: essi potevano divenire a pieno titolo cittadini romani.
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Con la concessione della cittadinanza, l'Italia peninsulare divenne ager romanus.
Il territorio venne riorganizzato col sistema dei municipia e nelle comunità
italiche venne avviato un grande processo di urbanizzazione che si sviluppò lungo
tutto il I secolo a.C., poiché l'esercizio dei diritti civici richiedeva specifiche
strutture urbane (foro, tempio della triade capitolina, luogo di riunione per il
senato locale). Tuttavia la cittadinanza romana e il diritto a votare erano limitate,
come sempre nel mondo antico, dall'obbligo della presenza fisica nel giorno di
voto. E per la gente di città lontane, in particolare per le classi meno abbienti,
non era certo facile recarsi a Roma per votare nelle assemblee popolari. Così
talvolta i candidati pagavano parte delle spese del viaggio per permettere ai loro
sostenitori di partecipare al voto. Di fatto, comunque, a beneficiare della
cittadinanza furono soprattutto le "borghesie" italiche, che conquistarono anche
la possibilità di accedere alle magistrature.
La prima guerra punica
riduzione da http://doc.studenti.it/download/guerrre-puniche_1.html
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La prima guerra punica (264-241 a.C.)
Lo scontro tra Roma e Cartagine si manifestò inizialmente in Sicilia. L’isola era controllata
quasi completamente dai cartaginesi, e i Romani volevano estendervi il proprio dominio.
L’intervento di Roma venne richiesto da un gruppo di mercenari, i Mamertini che avevano
conquistato Messina…. Così nel 264 a.C. iniziò la prima guerra punica chiamata così perché i
Romani chiamavano i Cartaginesi Punici. Anche se
le prime battaglie dimostrarono la superiorità di Roma sulla terraferma, i… Romani capirono
che la battaglia si sarebbe svolta sul mare, così si munì subito di 100 navi da guerra con una
novità, il corvo che era una nuova invenzione: un ponte mobile uncinato che veniva
abbassato per agganciare la nave nemica per combattere corpo a corpo come se si fosse sulla
terraferma. I Romani così sconfissero i Cartaginesi in due battaglie a Milazzo e a Capo
Ecnomo. Ora bisognava battere Cartagine nel loro territorio, l’Africa, così venne inviata una
spedizione con a capo il console Attilio Regolo che fu sfortunato, dato che perse la battaglia
e incontrò la morte, in questo modo le flotte Romane vennero distrutte dalle tempeste.
Roma però non si scoraggiò e in pochi anni allestì una grande flotta. Lo scontro decisivo
avvenne nel 241 a.C. sulle Isole Egadi. Questa volta la vittoria Romana fu schiacciante e
Cartagine fu costretta a pagare un’enorme somma in denaro in dieci anni. Questa sconfitta
mise in gravi difficoltà economiche Cartagine, che infatti non riuscì neanche a pagare i
mercenari che avevano combattuto per lei e che perciò si ribellarono. I Romani così
conquistarono Sardegna e Corsica, ormai Roma era una grande potenza marittima.
La seconda guerra punica
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La seconda guerra punica (218-202 a.C.)
L’espansione cartaginese in Spagna
Mentre Roma affrontava i Galli, Cartagine affidò al generale Amilcare il compito di conquistare la Spagna
per riprendersi dalla perdita della Sicilia, della Sardegna e della Corsica. Amilcale riuscì a conquistare le
zone della Spagna meridionale, così Roma temendo che Cartagine potesse diventare nuovamente una
grande potenza, propose il trattato dell’Ebro dal come limite oltre il quale i cartaginesi non potevano più
espandersi. Successivamente Cartagine stava assediando Sagunto, che era una città al di sotto del il fiume
Ebro, ma che aveva da poco stipulato con Roma un trattato di amicizia, Roma così pretese che Cartagine
rinunciasse alla conquista della città. Questa però sarebbe stata un’umiliazione per Cartagine, perciò
decise di conquistare la città sterminando tutti i suoi cittadini. La reazione romana non si fece attendere e
nel 218 a.C. iniziava la seconda guerra punica.
Annibale in Italia
Il comando dell’esercito cartaginese nel frattempo era passato al figlio di Amilcale, Annibale che era una
generale abile e audace. …Nella primavera 218 a.C. attraversò con il suo esercito e alcune decine di
elefanti il fiume Rodano, poi sorpassò le Alpi e giunse nella Pianura Padana, nel viaggio gran parte
dell’esercito morì. Tuttavia i romani erano impreparati e furono sconfitti sul Ticino e sulla Trebbia, poi si
ritirarono nell’Italia centrale e vennero sconfitti vicino al lago Trasimeno. I romani come d’abitudine nei
momenti difficili elessero un dittatore: Quinto Fabio Massimo che non affrontò i cartaginesi, ma si limitò a
prendere tempo meritandosi il nome di “temporeggiatore”. Alla fine della dittatura di Fabio, vennero eletti
i due consoli: Lucio Emilio Paolo e Marco Terenzio Varrone che nel 216 a.C. decisero di attaccare i
Cartaginesi presso Canne in Puglia, questa fu la più grande sconfitta della storia romana. Nei mesi
successivi Roma era in condizioni disperate, ma Annibale non decise di non attaccare subito Roma, ma
rimase fermo a Capua ad attendere rinforzi dalla Spagna, questa decisione fu fatale per Annibale. Infatti
combattere lontano dalla patria era dispendioso, l’esercito di Annibale era allo stremo e Cartagine non
aveva energie sufficienti per poter inviare nuovi eserciti.
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La riscossa dei Romani
Roma si riorganizzava e provvisoriamente vennero arruolate nell’esercito anche le classi sociali a cui
ciò non era mai stato permesso, come i nullatenenti e gli schiavi: ai nullatenenti vennero offerte
terre da coltivare e agli schiavi la libertà. Roma inoltre per riprendersi economicamente dalla
guerra, riassestò le finanze con raccolte di oro, preziosi e altri valori, i grandi proprietari terrieri non
si opposero al raddoppio delle tasse da pagare sui loro terreni. I Romani perciò iniziarono con il
contrattacco, nel 212 a.C. Siracusa fu conquistata nonostante le invenzioni di Archimede, l’anno
seguente anche Capua venne sconfitta e punita severamente per aver ospitato Annibale. Nel 210
a.C. Roma inviò Publio Cornelio Scipione a conquistare i territori cartaginesi in Spagna, i Cartaginesi
furono costretti a ritirarsi dalla penisola iberica. Isolato in Italia Annibale chiese aiuto a suo fratello
Asdrubale che arrivò in Italia con un esercito, ma venne ucciso dai Romani sul fiume Metauro.
Intanto Scipione venne eletto console e decise di cogliere di sorpresa i Cartaginesi, sbarcando in
Africa con un grandioso esercito, Annibale così ritornò precipitosamente in patria, ma ormai aveva
perso il suo prestigio, la battaglia decisiva si svolse a Zama, non lontano da Cartagine. I Punici
vennero sconfitti e dovettero accettare durissime condizioni di pace:
Consegna delle navi da guerra a Roma e limitazione della flotta a 10 triremi;
Pagamento di un’enorme indennità di guerra;
Divieto di fare guerra senza il consenso romano.
Ormai Cartagine era completamente sottomessa a Roma.
La riscossa dei Romani
• Annibale, cercò così di farsi amici i popoli italici presentandosi come un
liberatore dall’oppressione Romana, ma solo i Galli, Capua, Siracusa e
qualche altro popolo accettarono, gli altri popoli italici rimasero fedeli a
Roma, considerando i Cartaginesi più tirannici dei Romani.
• La riscossa dei Romani
• Roma si riorganizzava e provvisoriamente vennero arruolate nell’esercito
anche le classi sociali a cui ciò non era mai stato permesso, come i
nullatenenti e gli schiavi: ai nullatenenti vennero offerte terre da
coltivare e agli schiavi la libertà. Roma inoltre per riprendersi
economicamente dalla guerra, riassestò le finanze con raccolte di oro,
preziosi e altri valori, i grandi proprietari terrieri non si opposero al
raddoppio delle tasse da pagare sui loro terreni. I Romani perciò
iniziarono con il contrattacco, nel 212 a.C. Siracusa fu conquistata
nonostante le invenzioni di Archimede, l’anno seguente anche Capua
venne sconfitta e punita severamente per aver ospitato Annibale. Nel 210
a.C. Roma inviò Publio Cornelio Scipione a conquistare i territori
cartaginesi in Spagna, i Cartaginesi furono costretti a ritirarsi dalla
penisola iberica.
La riscossa dei Romani
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Isolato in Italia Annibale chiese aiuto a suo fratello Asdrubale che arrivò in Italia
con un esercito, ma venne ucciso dai Romani sul fiume Metauro. Intanto Scipione
venne eletto console e decise di cogliere di sorpresa i Cartaginesi, sbarcando in
Africa con un grandioso esercito, Annibale così ritornò precipitosamente in
patria, ma ormai aveva perso il suo prestigio, la battaglia decisiva si svolse a
Zama, non lontano da Cartagine. I Punici vennero sconfitti e dovettero accettare
durissime condizioni di pace:
Consegna delle navi da guerra a Roma e limitazione della flotta a 10 triremi;
Pagamento di un’enorme indennità di guerra;
Divieto di fare guerra senza il consenso romano.
Annibale fuggì meditando vendetta, chiedendo segretamente rifugio a Prusia re di
Bitinia, ma i Romani lo scoprirono e costrinsero con le minacce Prusia a
consegnarlo. Prusia rispose al senato che fossero i soldati romani ad andarlo a
prenderlo, lui non voleva farlo. Quando Annibale vide i soldati romani arrivare,
constatata la mancanza di ogni via di scampo, si uccise assumendo il veleno che
teneva sempre nel castone del suo anello.
La terza guerra punica
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La terza guerra punica (149-146 a.C.)
Dopo la sconfitta subita nella seconda guerra punica, Cartagine si riprese
economicamente, riuscendo a pagare regolarmente Roma secondo le condizioni
di pace. La nuova prosperità di Cartagine però spaventava molti Romani, si
temeva che l’antica potenza africana potesse tornare a minacciare Roma, così si
cercò un pretesto per dichiarare una nuova guerra (Catone il Censore, Delenda
est Carthago) . L’occasione venne dalle iniziative espansionistiche di un alleato di
Roma che confinava con Cartagine: il regno di Numidia. Il sovrano di questo
regno, Massinissa, si era impadronito di alcuni possedimenti punici e i
Cartaginesi per difendersi gli dichiararono guerra di propria iniziativa, perché
avevano chiesto più volte il permesso al Senato ma i Romani, molto
slealmente, non concessero tale autorizzazione e anzi, probabilmente
sobillarono nascostamente Massinissa. Così Roma diede un ultimatum ai
Cartaginesi: dovevano abbandonare quel territorio, distruggere la loro città e
ricostruirla altrove lontano dal mare. I Cartaginesi non accolsero l’ultimatum e
così iniziò la terza guerra punica (149-146 a.C.). Cartagine fu assediata per due
anni e alla fine venne distrutta da Scipione Emiliano. Cartagine così passò sotto il
dominio di Roma e i Cartaginesi superstiti vennero venduti come schiavi.
Si dice che sulle rovine venne sparso sale, per indicare che Cartagine non avrebbe
mai più potuto essere ricostruita.
Le riforme di Tiberio e Caio Gracco
riduzione da http://2hgiarre.forumcommunity.net/?t=28254363
•
Le numerose guerre che Roma aveva combattuto senza interruzione avevano causato un grande
afflusso di ricchezze dai bottini delle conquiste, ricchezze che però tendevano a concentrarsi nelle
mani dei personaggi e delle famiglie che comandavano le operazioni militari e dirigevano la
politica estera di Roma. Così questi iniziarono ad acquistare i terreni delle famiglie dei contadinisoldati che, andando in guerra, erano costrette a vendere il proprio campo ai più ricchi anche
perché spesso contraevano con loro debiti per ristruttuare i loro fondi che poi non erano in
grado di pagare.
Molti proprietari terrieri poi ampliarono ulteriormente i loro possessi occupando, oltre i limiti
previsti dalle leggi, vaste estensioni di ager publicus, il “terreno di proprietà pubblica”, cioè
quello sottratto dai Romani ai popoli vinti, poiché potevano offrire affitti più elevati. A questo
punto fu semplice per i più ricchi creare tenute agricole tanto grandi da estendersi su diverse
centinaia di ettari, i latifondi, che spesso diventavano vere e proprie aziende agricole in cui erano
curate tutte le fasi della produzione e che costituivano una notevole concorrenza per i piccoli
proprietari terrieri, tanto da mandarli in crisi.
Un’altra mossa attuata dai latifondisti fu l’impiego sui propri immensi appezzamenti di schiavi,
disponibili in grande abbondanza dopo le numerose vittorie riportate in guerra, piuttosto che
assumere le famiglie contadine come lavoratori. Questo perché, rispetto ai braccianti liberi, gli
schiavi non dovevano essere pagati, potevano essere mantenuti in vita con il minimo
indispensabile, non dovevano partire per il servizio militare e si accoppiavano tra loro generando
altri schiavi.
L’impiego crescente degli schiavi non era però esente da rischi: infatti questi potevano giungere a
sfogare l’odio lentamente accumulato in rabbiose e temibili rivolte, come quella del 139 a.C. in
Sicilia, che si trasformò presto in una vera e propria guerra di schiavi contro Roma (prima guerra
servile). I rivoltosi erano riusciti a darsi un’efficace organizzazione eleggendo come proprio capo
uno schiavo siriano di nome Euno, che si era proclamato re creando un vero e proprio Stato., ma
nel 132 Roma riconquistò la Sicilia ponendo fine a questo “regno degli schiavi”.
Le riforme di Tiberio e Caio Gracco
Quando, dopo il 146, l’afflusso di bottino a Roma si ridusse con la conclusione della fase delle conquiste,
apparve sempre più evidente che la situazione si faceva insostenibile: diminuiva il numero di
cittadini arruolabili, poiché i cittadini che vendevano i loro terreni diventavano nullatenenti ed
erano quindi esclusi dall’esercito; aumentava nelle campagne, con il numero degli schiavi, il
pericolo di furiose rivolte; le campagne si spopolavano; Roma si riempiva di proletari, cittadini che
non avevano altra ricchezza se non la propria prole.
Nel 133 a.C. un gruppo di nobili tentò di avviare una riforma agraria per risolvere il problema sei
contadini nullatenenti: a guidare la loro azione politica fu il tribuno Tiberio Sempronio Gracco, il cui
progetto si basava sul recupero dell’ager publicus occupato illegalmente oltre i limiti consentiti,
sperando così di ricostituire la piccola proprietà agricola e quindi favorire l’arruolamento nelle
legioni.
La legge di Tiberio (lex Sempronia agraria) fu approvata e fu nominata la commissione di tre persone
(triumviri per l’assegnazione delle terre) incaricata di procedere al recupero dell’ager publicus
illegalmente occupato e alla sua ridistribuzione.
Pochi mesi dopo, l’ultimo re di Pergamo, Attalo III, morì e lasciò in eredità il suo regno al popolo
romano. Tiberio fece allora approvare una legge con cui si destinava il tesoro del re a finanziare i
contadini per aiutarli ad avviare le loro nuove aziende agricole. Questa mossa accrebbe l’ostilità
delle classi dirigenti verso il tribuno della plebe, soprattutto quando si candidò al tribunato anche
per l’anno successivo. Infatti molti lo accusarono del tentativo di instaurare una tirannide.
Quando l’assemblea della plebe si riunì per l’elezione dei tribuni, molti senatori lasciarono la seduta
del Senato e dispersero con la violenza la folla legalmente radunata: negli scontri Tiberio e altri
trecento suoi sostenitori persero la vita. Da quel momento vennero definendosi i due
schieramenti politici che si sarebbero sempre contrastati: da un lato gli optimates, gli “ottimati”,
coloro che appartenevano alle classi più elevate; dall’altro i populares, i “popolari”, coloro che
difendevano la libertà del popolo contro l’arroganza del Senato ed erano favorevoli alle richieste
dei cittadini più poveri, pur appartenendo spesso anch’essi alle classi più elevate.
(chiarire il significato di democratico, popolare, populista, demagogo)
Le riforme di Tiberio e Caio Gracco
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Dieci anni dopo, i propositi di Tiberio furono ripresi dal fratello minore Caio Sempronio Gracco, eletto
tribuno della plebe nel 123 e nel 122 a.C.
Caio iniziò il suo tribunato con tre leggi fondamentali:
• la legge militare, con la quale il prezzo delle vesti fornite ai soldati non sarebbe più stato detratto dalla
loro paga, per favorire gli strati più poveri tra i contadini nelle spese dovute al servizio militare;
• la legge frumentaria, con la quale furono decise regolari distribuzioni di grano a presso ridotto al fine
di assicurarsi l’appoggio della plebe urbana, la quale era meno interessata alle distribuzione di terre ma
era fondamentale perché, risiedendo a Roma, poteva partecipare in massa alle votazioni;
• la legge giudiziaria, con la quale modificò la composizione dei tribunali permanenti istituiti per
giudicare i governatori di provincia accusati di concussione, cioè di obbligare chi è soggetto alla sua
autorità a dare o promettere denaro, a danno dei sudditi nell’amministrazione delle province, in modo da
guadagnare anche il sostegno dell’ordine equestre. Infatti da quel momento i giudici sarebbero stai
reclutati tra i cavalieri, mentre prima erano solo senatori, che tendevano a giudicare gli accusati del loro
stesso ordine con scandalosa indulgenza.
Il Senato però seppe reagire all’offensiva di Caio Gracco servendosi di un altro tribuno della plebe, Livio
Druso, che tentò di sottrarre popolarità a Caio con altre iniziative di legge in apparenza più favorevoli al
popolo. Quando poi Caio propose di estendere la cittadinanza di Roma, i poveri e i cavalieri gli voltarono
le spalle, ben aizzati dal Senato, perché vedevano come una minaccia l’estensione ad altri di una
condizione che a loro appariva comunque privilegiata. Così la proposta fu respinta e Caio Gracco non riuscì
a farsi eleggere tribuno per la terza volta alle elezioni del 121 a.C. In seguito ad una rivolta durante
un’assemblea, poi, l’ex tribuno si fece uccidere da uno dei suoi schiavi.
Nel corso dei dieci anni successivi, passo dopo passo, una serie di leggi smantellò e vanificò del tutto la
riforma agraria.