Tra la fine del 1800 e l’inizio del ‘900 si è avuto in Italia un notevole sviluppo della sociologia anche se ad essa è mancata grande originalità: solo un filone teorico è riuscito a distinguersi e ad imporsi per la sua rilevanza e si tratta delle teorie dei c.d “elitisti” i cui esponenti più noti sono Gaetano Mosca (1858-1941), Vilfredo Pareto (1848-1923) e Roberto Michels (18761936). Elitismo contesto storico italiano• • Al fine di ben inquadrare i punti caratteristici di queste teorie, è molto importante ricordare il contesto storico e culturale nell’ambito del quale esse sono nate e si sono sviluppate. Caratteristico atteggiamento degli elitisti è un evidente pessimismo nei confronti tanto della democrazia quanto del socialismo. In particolare, la caduta delle destra retta da Minghetti ed il passaggio del potere governativo alla sinistra di De Pretis non aveva comportato quei profondi mutamenti nel modo di fare politica tanto attesi ne’ quei radicali rinnovamenti democratici e che la sinistra, durante la campagna elettorale, aveva così largamente promesso. Anzi, la sinistra si trovò nell’impossibilità di mantenere le promesse fatte sia per esigenze economiche sia per questioni legate al mantenimento del potere: fu dunque costretta a scendere a compromessi, all’interno del Parlamento, con gruppi clientelari i cui interessi erano indipendenti dalle forze e dalla tendenze politiche che avrebbero dovuto rappresentare (il c.d. “trasformismo”). Questa situazione creò una profonda frattura tra le masse, che si erano espresse attraverso il sistema elettorale, e il potere politico costituito, prigioniero dei suoi compromessi e le sue divisioni formali. Quanto al socialismo, la preoccupazione costante degli elitisti fu sempre quella di dimostrare come il materialismo storico non aveva concrete possibilità di realizzarsi storicamente e costituiva a sua volta un’illusione. VILFREDO PARETO (1848-1923) • Il suo pensiero lo ritroviamo tutto nella sua opera Trattato di sociologia generale, del 1916. • Il pensiero di Pareto è caratterizzato da un ottimismo epistemologico, nel senso che egli è convinto che la scienza, con il suo metodo logicosperimentale (un metodo cioè che si attiene scrupolosamente ai dati di fatto e alle loro correlazioni causali) può raggiungere una conoscenza razionale. CFR 565 • Ritiene che la costruzione delle teorie scientifiche sia legato alla osservazione, quindi alla raccolta dei dati e soprattutto ad un processo LOGICO deduttivo (è il sociologo che le costruisce) e siano provvisorie (come farà più tardi Popper) • e da un pessimismo antropologico, nel senso che gli aspetti irrazionali hanno, per ciò che concerne l’attività umana, un peso molto maggiore rispetto a quelli razionali cfr schema p.567!!! • Egli distingue le azioni logiche – che sono quelle che uniscono logicamente i mezzi al fine – dalle azioni non logiche ed aggiunge che un’azione è razionale quando non solo i mezzi sono effettivamente adeguati ai fini (fine oggettivo) ma il soggetto agente ne è anche pienamente consapevole (fine soggettivo). Nella società questa coincidenza tra fine oggettivo e fine soggettivo avviene di rado e le azioni non logiche sono di gran lunga (TEORICAMENTE 3/4) quelle che predominano e ciò accade anche nell’ambito dell’attività scientifica. • Nell’affermazione circa il carattere prevalentemente irrazionale dell’attività umana, Pareto indica già implicitamente la distinzione fondamentale tra residui e derivazioni. • Leggere Pareto mi ha sempre fatto venire il nervoso. PROVARE PAG.575 SE CI RIUSCITE!. Per fortuna la concezione antropologica di Pareto può essere così riassunta: gli uomini sono per lo più mossi da impulsi emotivi, non razionali, (i residui) ma essi non riconoscono questa base non razionale delle loro azioni e mascherano tali azioni dando a esse spiegazioni pseudo-razionali (le derivazioni). • I residui sono definiti come manifestazioni di sentimenti, di forze irrazionali che condizionano l’azione dell’uomo e la stessa sua attività intellettuale. RESIDUI • I residui sono divisi in sei classi con ulteriori suddivisioni interne: 1) “istinto delle combinazioni” – indica la tendenza da parte dell’uomo di fare accostamenti. E’ molto importante perché è quello che spinge gli uomini a riunirsi ed è quindi fondamento della civiltà stessa ed è anche quello che induce gli uomini a dare spiegazioni logiche dei fenomeni attraverso connessioni causali non verificate ne’ verificabili; 2) “persistenza in aggregato” – essa fa si che gli uomini, una volta formatasi una combinazione, tendano ad attribuire ad essa una certa stabilità (es. le relazioni di classi sociali); 3) “bisogno di manifestare con atti esterni i sentimenti” – un esempio è l’esigenza di esprimere con attività esterne i sentimenti religiosi (esteriorità dei culti); 4) “residui in relazione con la società” – alla sua base sta l’impulso a vivere in società (es: altruismo, gerarchia, solidarietà); 5) “dell’integrità dell’individuo e delle sue dipendenze” – ad esempio, il senso della proprietà; 6) “residuo sessuale” – che non coincide con l’impulso sessuale ma con i sentimenti a esso connessi. 1 e 2 SONO I RESIDUI Più IMPORTANTI DA RICORDARE DERIVAZIONI L’uomo, però, non si vuole riconoscere come irrazionale, di conseguenza, tende a spiegare la sua attività irrazionale come fosse razionale (residuo 1). Questa stessa esigenza, d’altra parte, risponde ad un sentimento: è di per sé irrazionale ma fa sì che vi sia questo continuo bisogno di giustificare “a posteriori” il proprio operato come logico. Questi principi di giustificazione sono appunto le derivazioni. 1) affermazione – che sussiste per virtù propria; 2) autorità – si ha quando si assume come prova di verità la fonte pseudoautorevole da cui giunge l’affermazione; 3) accordo con sentimenti e principi – che spesso si intreccia con quelle delle prime due classi (es.: una cosa è vera perché trova consenso; tutti credono in Dio quindi Dio esiste); 4) prove verbali – Pareto porta l’esempio della retorica, delle ambiguità proprie di alcune parole spesso usate per costruire discorsi pseudoscientifici. CONCEZIONE ANTROPOLOGICA • Ne deriva un uomo affabulatore, impegnato costantemente a giustificare ideologie, continuamente impegnato a ingannare sé e gli altri. • In pratica tutta questa attività non serve a mutare le cose e tutti i tentativi di cambiamento (anche eroici come il risorgimento italiano) non servono a nulla. • Pessimismo antropologico! • Afferma che per ogni ramo dell’attività umana vi è una “classe eletta” costituita dagli elementi oggettivamente migliori in tale attività (uso dei residui, primo elemento:chi te la racconta meglio). Di conseguenza, nella società, abbiamo due strati: lo stato inferiore (la classe non eletta) e uno strato superiore (la classe eletta) che, a sua volta, si ripartisce in classe eletta di governo e classe eletta di non governo. • Le classi elette non costituiscono entità statiche (circolazione delle élites) nel senso che all’inizio, effettivamente, la classe eletta è costituita da coloro che hanno più doti (quindi secondo elemento: chi ha più energia e determinazione) per governare ma questa loro forza si perde con il tempo mentre, contemporaneamente, nella classe inferiore si formano nuove energie: si verranno così a formare nuove aristocrazie in un processo ininterrotto. • Non esiste né la democrazia e tantomeno il socialismo sono le élites che governano • Le società sono rette da aristocrazie sempre. • Perché ci sono semplicemente i migliori, i più dotati e i meno dotati. • Le masse? Il popolo? La plebe? Quando cambiano le èlite ricevono qualcosa…… state buoni! Ma Non contano nulla semplicemente perché per natura inferiori. (pezzenti!) ESEMPIO DI NON LOGICA • L’uso della forza (quindi secondo elemento: chi ha più energia e determinazione) è necessario per governare e la condanna di esso è sempre unilaterale: è diretta verso gli avversari mentre la si giustifica quando è presente nella parte in cui si milita. Dunque, tale condanna essendo legata a motivi affettivi è essa stessa irrazionale. IDEA POSITIVISTA • La società, quindi, è formata da un insieme di elementi in equilibrio: un mutamento in un settore comporta il mutamento in un altro settore. Mantenere questo equilibrio è necessario, e solo i lenti mutamenti che si verificano portano al mutamento sociale. CONSEGUENZA • Più circolano le aristocrazie meglio è • Meno circolano più il ristagno politico permane e la rivoluzione (apparente) è inevitabile • Niente dura per sempre…. La storia è un cimitero di aristocrazie CONCLUSIONE • La storia è una serie di eventi in definitiva senza senso (vale solo la circolazione delle élite) perché a-razionali. In realtà non succede mai niente di veramente rilevante. • La storia??? Una serie di balle!!!!! (naturalmente non si deve dirlo all’interrogazione, si può pensarlo però) Roberto michels (Colonia, 9 gennaio 1876 – Roma, 3 maggio 1936) • Brillante allievo di Max Weber nel 1911 Michels acquistò notorietà basato su approfondite conoscenze storiche e sociologiche: "Zur Soziologie des Parteiwesens in der modernen Demokratie", (La sociologia del partito politico nella democrazia moderna : studi sulle tendenze oligarchiche degli aggregati politici), saggio in cui Michels mostrava come i partiti politici, persino quelli socialisti più estremi, si trasformassero rapidamente in burocrazie oligarchiche. • Durante i primi anni passati in Italia Michels fu molto vicino al sindacalismo rivoluzionario, ala estrema del Psi. Michels era molto attratto dall'Italia e ciò lo spinse a cercare in quel paese una cattedra che non avrebbe mai ottenuto nella sua patria. Vita bis • Dopo la Prima guerra mondiale aderì al Fascismo, partito dell'ex socialista Benito Mussolini. Michels riteneva che Mussolini, grazie alle sue origini proletarie ed al suo carisma, potesse rappresentare direttamente il proletariato, senza la mediazione, che Michels riteneva burocratica, delle rappresentanze sindacali e dei partiti politici. Nel 1933 rappresentò l'Italia a Parigi, descrivendo il fascismo come un movimento pacifista e antirazzista. • Michels studia il partito socialdemocratico tedesco e perviene alla conclusione che nel partito politico si attuano le stesse dinamiche che interessano lo Stato. Un esempio è l’SPD, che per la sua natura dovrebbe coinvolgere maggiormente le masse, ma invece è interessato da processi fortemente oligarchici. Nel suo pensiero il parlamento diventa il luogo in cui le burocrazie dei partiti si accordano, Michels dirà: “io di rivoluzioni ne ho viste tante, di democrazie mai”. • Anche in un regime democratico sono i vertici del partito che si fanno eleggere: legge ferrea dell’oligarchia. In realtà nel parlamento non esiste una vera competizione tra partiti, poiché i vari dirigenti hanno interesse a perpetuare la situazione in essere. Capisaldi del suo pensiero • Il parlamentarismo è una falsa leggenda: non siamo noi che votiamo i rappresentanti ma i rappresentanti che si fanno scegliere da noi, • Lo Stato non importa alla maggior parte delle persone, soprattutto per ciò che attiene le vicende prettamente istituzionali: non si può sperare che la partecipazione parta dal basso, • Le classi politiche non si sostituiscono come ci aveva spiegato Pareto; puntano, invece, all’amalgama, si servono della cooptazione per non perdere mai il loro potere, • L’opposizione parlamentare mira all’unico scopo, in teoria, di sostituire la classe dirigente avversaria; in pratica, invece, finisce per amalgamarsi con la classe politica al governo. (inciucio, patti del nazareno, palude parlamentare….) • A nulla valgono i movimenti popolari, perché chi li guida abbandona la massa e viene assorbito dalla classe politica: “parte incendiario e arriva pompiere” (frase mitica come il liga). • E questo accade persino nell’SPD e anche nei movimenti rivoluzionari estremi (ne ha fatto parte e li studia) • Le grandi lotte, le grandi rivoluzioni, le battaglie tra minoranze e maggioranze si riducono ad una quadriga in cui i danzatori ballano a braccetto. • Mussolini non si nasconde dietro ai partiti. • Afferma che la democrazia non esiste e che occorre una oligarchia al comando dotata di un forte potere carismatico (Weber) capace di guidare il popolo. • Mussolini lo dice apertamente e per questo lo considera onesto e aderisce fin da subito al fascismo (in fondo anche Mussolini era socialista)