- Dipartimento di Scienze Giuridiche, Storiche

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RIPRoDUZIoNE soctALE
RESIDUI E DERIVAZIoNI
{
gli individui e le classi; i primi tendono a concentrarsi soprattutto tra colo-
ro che Pareto chiama «speculatori»,
cioè gli imprenditori, gli ambiziosi,
gli arrivisti, i riformatori moderati e radicali; i secondi si ritrovano piuttosto
tra i "rentiers», coloro che in ogni
campo rappresentano i conservatori.
D. La distinzione tra il piano dei
motivi reali dell'azione e il piano
delle sue espressioni dottrinali, o
formulazioni ideologiche, è tuttora utile e operante nella sociologia contemporanea - tipicamente, negli studi sul
condizionamento sociale della conoscenza (v.), sulla coscienza di classe (v.), e appunto sulle varie forme
di ideologia (v.). ln questo senso Ie
centinaia di paragrafi in cui Pareto discute, esemplifica, elabora le catego-
rie dei residui e delle derivazioni
permangono ricchi di stimoli alla riflessione. Essi sono tuttavia fondati
parte delle azioni che si compiono e
dei ragionamenti che su di esse gli in"logico-speri-
argomenti pseudo-logici, appaiono
Attotrlte, E; DrvnuzR
d'analisi e decisioni inferenziali che
RrFLEsso, TEoRTADEL, v. ARTE, socto-
non sono affatto
LOG|A DELLA,
"logici"
nel senso pa-
retianÒ. Per superare il ricorso alla vio-
lenza come strumento di persuasione, il pensiero umano ha perciò elaborato tecniche di argomentazione intese a stabilire legamitra dati, valori,
sentimenti, "luoghi" della quantità
e della qualità, tipi di uditorio, figure
retoriche, modi di presentazione, che
l'insieme rappresentano una forma di razionalità (v.) diversa ma insostituibile rispetto alla razionalità
"logico-sperimentale". Lungi dall'essere il regno delle mere apparenze,
come pensava Pareto, il campo delle tecniche argomentative racchiude
nel
BIBLIoGRAFIA.
oggi inaccettabili. Per una quantità di
motivi essenziali e pratici, la maggior
RTBELLIoNE, v.
SOCIALE, C.
scientifico - poche e infrequenti - ovvero che si conformano, nei termini
paretiani, alla prova logico-sperimen-
posizione, sia la concezione margina-
DWTX.TZR SOC|ALE, C.
mentali». Lo stesso metodo della
scienza (v.) comprende processi
alcuni dei fenomeni più profondi
le delle seconde, appena abbellite da
B;
dividui fanno non possono mai essere sottoposte a prove
sulla contrapposizione perentoria tra
un modello astratto e irreale di azioni che rispettano i canoni del metodo
tale, e una concezione moralistica e
derisoria di tutte Ie altre che se ne
scostano - una categoria «marginale" in sri rientra di fatto la quasi totalità delle azioni umane. Sebbene
Pareto avesse di mira soprattutto i
modi con cui le classi dirigenti manipolano le masse, sia tale contrap-
RErREArrsM, v. ANoMtA, E; CourRoCULTURA,
dell'interazione sociale (Perelman e
Olbrechts-Tyteca,
1
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cap. ll.
$,
Bari L97 6,
B;
COT.TOSCENZR, SOCTOLO-
GIA DELLA, B.
RIPRoDUZToNE socrALE
ffr. reproduction sociale o reproduction de la société; ingl. socr'a/ reproduction i sp. reprod ucci6n socia I ;
tesksozra/e Re p rod u ktion).
dejlJinsieme dei processi di breve,
medio e lungo periodo tramite i quali una società. riproduce gli elementi
della sua cultura (v-\, i modelli di rapporto (v.) e di relazione socra/e (v.),
le strutture di personalità (v.) caratteristici del suo ordine sociale (v.) e
necessari al mantenimento di questo a un dato stadio di sviluppo economico, politico, tecnologico, owero a un dato livello di clyiltà (v.). ll
Òoncetto di R. sociale acquista connotazioni più specifiche ove sia applicato a strutture sub-societarie quali
una formazi one econ o m i co -soc i a I e
(v.) o un modo di produzione (v.); in
tal modo, tuttavia, la sua intensione
ed estensione, e con esse la sua
operatività per l'indagine, viene a ridursi notevolmente, poiché nei confini di tali strutture non rientrano, in base alle definizioni storicamente accreditate, numerosi processi e condizioni quali I'organizzazione della famiglia (v.),la divisione del lavoro
tra i sessi, la struttura e i ritmi della
vita quotidiana (v.), i fondamenti
biopsichici delle azioni individuali e
collettive, e moltissimi tratti minori
della cultura, quali i riti e lefeste, icostrutti del senso comune (v.), le tecniche di incontro e comunicazione
personale, le regole di parentela e di
-matrimonio;
i quali sono invece componenti essenziali dell'ordine sociale inteso come complesso di rapporti e relazioni sociali istituzionalizzati
(v. lsrtruztorur, B), e tra loro interrelati, ma non meccanicamente interdipendenti né derivabili gli uni dagli
altri, e meno che mai da una "strut-
tura" soggiacenle.
llintervento consapevole sui processi di R. sociale da parte del maggior numero dei componenti d'una società, in modo da sottrarla agli automatismi del passato e orientarla in direzione d'un mutamento socra/e (v.)
progressivo, è una finalità inscritta
nella maggior parte delle dottrine politiche moderne e contemporanee,
benché esse dissentano sul tipo di
mutamento necessario, sulla rapidità
con cul introdurlo, e sui mezzi da
impiegare. La dottrina per cui solo
una parte dei processi di R. sociale
sono assoggettabili a interventi efficaci da parte del potere politico, senza restringere massicciamente la sfera delle libertà personali e collettive,
ha preso storicamente nome di dernocrazia (v.). A essa si oppongono le va-
rie forme di totalitarismo (v.) quale
dottrina che ritiene possibile plasmare secondo il dettato della ideologia
al potere ogni processo di R. socia-
le, a livello delle relazioni sociali
non meno che a livello della persona-
lità e dei più minuti aspetti della
RITARDo CULTURALE
3t4
RITARDo CULTURALE
I
cultura, operando
-
- se necessario
una limitazione o la soppressione delle libertà che intralciano tale scopo.
La trasformazione radicale dei principali processi di R. sociale, che si
attua soprattutto a livello dei rapporti
e delle relazioni sociàli, equivale a una
rivoluzione (v.). Uinterruzione parziale
o totale dei processi di R. sociale produce effetti simili all'interruzione della riproduzione biologica, cioè il declino più o meno rapido d'una società,
sino alla sua eventuale estinzione.
BIBLIoGRAFIA.
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RrrAEDo cuLTuRAr§
(tr. retard culturel; ingl. cultural
/ag; sF. retardo o retraso cultural;
ted. Ku ltu rverspàtu ng o ku ltu rel le
Verspàtung).
A- lJespressione R. culturale vuol ri-
ferirsi al fatto che gli elementi della
cultura (v.) materiale, in specie quelli che rientrano nella tecnologra (v.),
si sviluppano spesso con ritmo assai
più rapido degli elementi della cultura non materiale che dovrebbero
servire per regolarne llimpiego, accrescerne l'utilità sociale, controllarne le
conseguenze negative, di modo che
i.secondi
-
valori e norme, tecniche
organizzative e istituzioni, metodi
educativi e costume - appaiono più o
meno gravemente attardati rispetto ai
primi. Parlare di R. culturale significa
dunque avere in mente un mutamento sociale (e culturald (v.) per qualche verso sguilibrato o incoerente o
contraddittorio. ln realtà l'espressione è apparsa fin dalle origini (Ogburn,
gran lunga, per efficienza e ritmo di diffusione, la tecnologia dei trasporti colIettivi, con le conseguenze ben note in
tutte le soÒietà industriali - almeno nella seconda metà del XX secolo;
-
l'oggetto che risulta attardato è
sempre la cultura non materiale, mentre quello che anticipa è sempre la cultura materiale o la tecnologia - assezione che arieggia il marxismo volgare degli anni '30 laddove esiste
una massiccia evidenza a prova sia
della elevata frequenza del caso contrario, sia dei fatto che la cultura non
materiale è atta a bloccare per secoli
Io sviluppo della tecnologia. A questo fine un contributo fondamentale
è stato recato dagli studi di sociologia storica della religione (v.), di sociologia dell'arte (v.), e dall'analisi dei
processi di innovazìone (v.);
-
- il ritardo, ove si verifichi, investe
la maggior parte della cultura, mentre si tratta normalmente di settori
limitati, ancorché importanti, di essa.
ln realtà, accanto a istituzioni, norme,
model i d i organizzazione chiaramente attardati a confronto di un dato setI
L922) assai ambigua, poiché può es-
- ed è stata intesa - con
un alone di connotazioni che rimandano sfesso ad asserzioni logicamente scorrette o empiricamente insostenibili. Essa può di fatto essere interpretata come se implicasse che:
- il ritardo interviene di norma soltanto tra la tecnologia e altre parti
sere intesa
della cultura, laddove sono comuni i ritardi tra un settore e l'altro della tecnologia stesv. Peres., la tecnologia del
trasporto privato ha soprawanzato di
lsl p*t, d; -lt*d"
culturale, per indicare
il ritmo piìt lento
con cui la cultura
non materiale si evolve
rispetto alla cultura
materiale come
la tecnologia.
(Locomotore 551
della Breda, 1921)
tore della cultura materiale, se ne osservano spesso altri che non lo sono
affatto, mentre vi sono settori della
cultura dinanzi ai quali il concetto di
ritardo è privo di senso - com'è il
caso della religione, dell'arte, della filosofia, delle scienze logico-matematiche, della letteratura ecc.;
- il ritardo, ove sussista, è serppre
dovuto a qualche forma di incapacità o inefficienza o lentezza dei vettori
umani della cultura non materiale a
comprendere le necessità e i possibi-
li sviluppi della tecnologia, owero è
imputa§ite alla inerzia tipica dei mo-
di di comportamento istituzionali
(v. lsttruztoNe, B), laddove può trattarsi di una resistenza consapevole
delle istituzioni e di altre strutture
sociali di fronte all'avanzata di una tecnologia che sulla base dei valori cui
esse aderiscono, deve essere contenuta o studiata più a fondo o respinta.
Per es., le resistenze opposte in
tutto il mondo da comunità locali, ecologi, scienziati, studenti alla diffusione
delle centrali nucleari per la produzione di energia, possono venire giudi-
ORGANtzzAZI oNE DEL LAVoRo
ORGANtzz AZIoNE soctALE
{
C. PERRow, Le organizzazioni com- chici, in unità territoriali, con an_
p/esse. un saggio critico (Glenview nessa descrizione dei doveri e
del
1972), Milano
J. GALBRAITH,
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campo di autorità di tutte le posi_
Designingcomplexor- zioni, quali si ritrovano negli organi-
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Theory
of structuring in organiza-
fions, Greenwich
1985.
oncexrzzezrouu orr ravono, v.
voRo, soctoloctA DEL,
D.
oncerzzezroNE F'RM
grammi e nei manuali dell,organìzzazione. In questa accezione o. formaIe denota soltanto una parte delle relazioni che formano una collettività
conereta o un srstema socrare (v.).
LA- r, J;T. "t:r*#,:?"§:i;l;?:ii:ì:
stema di norme e procedure inteso
TE
ffr' organisation formel lei ingl.
formal
:.:T'i#Jir; ffi[:i:fJ:,'':]#:
organization; sp. organizaci1n formal; ted. formelle organization).
A. lJespressione o. formale riveste
due significati alquanto diversi. ln
ministrazione, una fabbrica sono
rintracciabili nei primi testi di tecniche direzionari, come la Administration industrielle et générate di
Henry Fayol (1916), nei quari era
certi casi si intende per o. formale
comune riferirsi all'organizzazione
gruppo, una collettività che volendo come alla ,rforma, dell,impresa.
ln
perseguire determinati scopi ha
sociologia I'espressione o. formale
un
ordinato razionalmente l'attività
suoi componenti per mezzo di
codei
proce-
nortutti.
O. formale è si-
dure esplicite e d'un sistema di
me (v.) impersonali valide per
ln questa accezione
nonimo dell'accezione più comune
del termine organizzazione (v.) e
predicato
"formale, appare pleonastico, a meno che non appaia necessario nel contesto per distinguere
un'organizzazione come un'azienda
industriale o una banca o una buro-
il
crazia (v.) da altre specie di organizzazione.ln altri casi la stessa
espressione designa invece,
restritti-
si è diffusa negli anni ,30 con la cosiddetta scuola delle relazicni uma-
ne (v.), che contrapponeva alla O.
formale dell,azienda l,O. informale
o spontanea dei gruppi di lavoro.
Relazioni costitutive della o. informate sono quelle che operai, impie_
ra reale delle stesse relazioni
"tecniche"), vuoi perché implica il confinare in una categoria residua - l'O.
ninformale" - una massa imponen-
te e multiforme di relazioni sociali
(v.) che sono del tutto connatura[ì'
alla vita di una organizzazione. La
distinzione tra O. formale e organizzazione informale è stata in seguito sussunta e superata dal concetto di srstema socio-tecnico (v.).
llaccezione di O. formale come t/po particolare di collettività organizzata è motivata dall'intento di distinguere tra le organizzazioni costituite
di proposito per conseguire uno scopo specifico con procedure esplicite - tipo un'associazione sportiva,
un'impresa, una scuola - da quelle
che si sono formate gradualmente
nel corso di lunghi periodi d'interazione sociale più o meno spontanea,
come la famiglia. llidea di contrapposizione di fondo lra organizzazioni "naturali» eorganizzazioni in certo modo "artificiali", come sono appunto le O. formali, è molto comune
in sociologia; con varie sfumature è
gati, capi stabiliscono liberamente
implicita nella distinzione di W.G.
tra loro sulla base di simpatie reci-
Sumner tra istituzioni «che crescono" e istituzioni «promulgate per leg-
proche o di interessi affini, e che intersecano quindi le relazioni di lavoro e di dipendenza gerarchica - le
relazioni formali. ln questa accezio_
ne la precisione del concetto di o.
formale è soltanto apparente, vuoi
perché nessuna organizzazione può
vamente, la struttura delle relazioni
previste e sancite dai piani costitu- operare, anche dal punto
di vista
tivi di un'organizzazione, come la
strettamente tècnico, soltanto in forvisione in servizi, reparti, uffici
za della sua struttura formale (la
ministrativi, filiali, in livelli gerar- quale, inoltre, riflette spesso in mo_
diam-
do semplificato e distorto la struttu-
ge, create deliberatamenle" (Folkw ays, 1906) ; nell'opposizione stabilita da Durkheim tra la "solidarietà meccanica" (termine infelice:
designa infatti la solidarietà [v.1
primitiva naturale) e la
"solidarietà
organica" che risulta dalla divisione
del lavoro (v.) sociale; nella coppia
antipolare di comunità (v.) e socretè (v.) discussa da Tònnies (Comu-
nità e società, 1887). ln seguito è
stata ripresa da Blau (1962, 1968).
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OnomlzznzroNE socrA.LE
(tr. organisation sociale; ingl. social
organ ization ; sp. organ izaci6n socia I ;
ted. sozi a le Orpa n ization\.
-4.
(lJ
tn senso lato, O. sociale
è
un'espressione in uso sin dai primordi della sociologia e dell'antropologia culturale, e prima di esse
nella filosofia sociale e nella storiografia, come sinonimo di ordine
sociale (v.\ o ordinamenfo. Rispetto a questi termini essa accentua
però la componente volontaria, consapevole, il senso di azione orientata a realizzare nella società (v.) una
serie di rapporti relativamente sta-
ORGANTZZ AZIoN E SoCIALE
Onc,q,N tzzAZ lo
N
E soc IALE
{
bili da cui emergono parti e settori
differenti, ciascuno dei quali svolge
un'attività specifica, complementare alle altre: la politica, l'educazione, la religione, l'economia, la famiglia. ln un senso più preciso, si
designa con O. sociale, a volte, il
processo che in ogni tempo e luogo porta gli uomini ad associarsi a
fini di cooperazione economica, di
difesa, di attacco, di divertimento,
di gratificazione e controllo dell'impulso sessuale; altre volte, Ie collettività, i gruppi, le istituzioni che sono il prodotto più o meno consapevole di tale processo. ln modo più
estensivo e generico del termine as-
sociazione (v.), il termine O. sociale enfatizza I'importanza di uno
scopo comune come fattore di integrazione (v.) e la necessaria convergenza su di esso dell'attività associata, o, in assenza di tali condizioni, I'esigenza di organi centrali di
controllo, nonché la durata relativamente lunga del srstema socla/e (v.)
che ne risulta e il ricorrere in esso
di processi ed eventi regolari e pre-
vedibili (vedi anche DtsoRcnNrzzezroNE socrALE; oRGANTZZAZtONE;
STRUTTURA socrALE).
B. ll concetto di O. sociale è al
centro di tutta I'opera sociologica di
Saint-Simon, oltre che dei frammenti di un testo inedito del 1825 che
recano espressamente tale titolo. I
rapporti che Saint-Simon mette in
primo piano quando parla di O. sociale, che nei suoi testi significa precipuamente O. della sociqtà, sono
i rapporti economici di cui è intessuto il système industriel, e, in mo-
do più esplicito nel testo accenna-
alcuna senza produrre in altre conse-
to, i rapporti politici, ossia i rap-
guenze imprevedibili - vuoi quelle
parti di essa deliberatamente costrui-
porti fra le classi. Per secoli essi sono stati fondati sulla forza, al fine di
mantenere la "classe proletaria" in
stato di subordinazione, e il meccanismo dell'0. sociale era così necessariamente complesso; poteva e doveva essere radicalmente semplificato ora che i proletari francesi avevan dato prova di maturità tecnica
e amministrativa tali da collocarli
naturalmente tra le classi con pieno
diritto di cittadinanza .societaria"
(Saint-Simon, 1825, secondo e terzo frammento). H. Taine descrive il
crollo dell'0. sociale dell'Ancien Régime (1876) come la perdita dell'abitudine, dell'arte e della facoltà
di agire insieme, ossia della capacità di intesa spontanea e di azione
collettiva, così definendo implicitamente l'O. sociale come tale capacità. Con la sua distruzione, pro-
te per ottenere determinati effetti (che
non è detto debbano seguire quali
previsti), come il governo o il diritta
(v.) (Pareto, 1902).
A differenza di Pareto, Giddings
impiegò di proposito I'espressione
O. sociale in antitesi con l'evoluzionismo spenceriano che considerava la società solo alla stregua di
un organismo, un sistema naturale
analogo a quelli biologici, funzionante - è questo il punto essenziale che separa le due concezioni in base a leggi indipendenti dalla vo-
lontà degli uomini, e nelle quali
è
bene che essi non mettano mano
(v. Frstoroern socrALE).
"La società
è più di un organismo
Giddings
-
-
obiettava
è un'organizzazione che
risulta in parte da un'evoluzione
inconscia, in parte da una pianifica-
dotta dall'accentramento monarchico e dalla sua politica di divisione
zione consapevole" (Giddings,
sociale, subeptrano gli egoismi
e
zi l'evoluzione sociale (v.) in modi
le gelosie di gruppi e classi ciascuno ciecamente ostile a tutti gli altri, dove nessuno, come aveva già
affermato Turgot, si occupa d'altro
che del ryoprio interesse personale
(Taine, op. cit.,L.Y, cap. lV sez.2).
ln Pareto l'espressione O. sociale
designa vuoi il complesso della società, con più di una assonanza organicistica scarsamente in linea con la
storia anteriore e posteriore del Concetto - non tralasciando richiami a
Spencer, Pareto insiste sulla interdipendenza organica delle parti di una
società e sulla difficoltà di toccarne
che gli uomini non possono né contrastare né prevedere non sono ne-
1896).
Le forze che
spingono innan-
gate da Giddings, ma non bastano
a spiegare - egli osserva - tutti i
fenomeni sociali; si deve supporre
che, intrecciati con essi, operino e
influiscano anche i progetti che gli
uomini formulano di continuo, anticipando, spesso con buon successo, i risultati che essi produrranno.
Questo duplice piano è presente
anche in Cooley, allorché definisce
la O. sociale come la "espressione
totale delle tendenze coscienti e
sub-coscienti", la "lenta cristalliz-
zazione" della vita dello spirito
(Cooley, 1909); ma l'enfasi è invertita rispetto a Giddings, poiché Cooley vuole evitare che nell'0. sociale
si scorga il "semplice prodotto di un
intento utilitaristico,, e vi aggiunge le "tendenz" rr5-ge5signti» per
farne un'«espressione totale", laddove Giddings aveva atfiancato alle funzioni naturali di Spencer pròprio l'intento utilitario. Un posto im-
portante occupano il concetto di
O. sociale e quello complementare
di disorganizzazione (v.) nel classico di Thomas e Znaniecki, // contadino poiacco in Europa e in America (1918-1920). ln questa opera il referente di 0. sociale è assai
più ristretto; il termine non denota
la forma generale della società, bensì tipi specifici di istituzlone (v.) come la religione e gruppi concreti come la famiglia (v.) e la comunità
di villaggio (v. Colaururrn LccALE).
[O. sociale è definita come gli schemi di comportamento socialmente
elaborati e selezionati che un gruppo incorpora e impone sotto forma
di regole agli individui (v. Nonrran
socrALE, D). Da queste gli individui sono in varia misura costretti,
ma anche orientati e sorretti nelle
loro scelte; quando per qualsiasi ragione I'influenza di tali regole diminuisce, ne soffre non solo il gruppo ma anche I'individuo. Una interpretazione analoga della O. sociale a livello di gruppo e delle sue funzioni aveva fornito Durkheim nella
ricerca dei fattori sociali del Suicidio (7897), con particolare riguardo alla anomia (v.).
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