Rino CAMMILLERI
Il crociato: Serapio
tratto da: Rino CAMMILLERI, I Santi militari, Piemme, Casale Monferrato 1992, p. 160s.
Nacque nel 1179 a Londra da Rotland Scott, gentiluomo della corte di Enrico II e condottiero. Era
ancora un ragazzo quando accompagnò il padre alla Terza Crociata, quella comandata da Riccardo
Cuor di Leone. I ragazzi di quei tempi, specialmente i figli dei nobili, venivano educati fin da
piccoli a comportarsi da adulti e trattati come tali. Così Serapio partecipò alla conquista di San
Giovanni d'Acri e all'assedio di Ascalona. Finita l'impresa non erano ancora finiti i pericoli, perché i
viaggi erano spesso, a quel tempo, più rischiosi delle stesse guerre. La nave che li riportava in
patria, infatti, naufragò sulle coste venete e il re e i suoi uomini dovettero proseguire per via di terra.
E le cose non andarono meglio: furono tutti catturati dal duca d'Austria e tenuti prigionieri con la
complicità del fratello di Riccardo Cuor di Leone, Giovanni Senza Terra (è la vicenda nella quale si
muove il leggendario Robin Hood). Il re e il padre di Serapio furono liberati, il ragazzo tenuto in
ostaggio a garanzia del pagamento del riscatto. Ma Serapio era un giovane in gamba,
profondamente cristiano e non tardò ad accattivarsi la simpatia del principe ereditario Leopoldo.
Finì, col tempo, con l'essere trattato come uno di famiglia e rimase lì, tanto ormai i genitori erano
morti e nulla più lo legava all'Inghilterra. Seguì il duca Leopoldo, successo al padre, in Spagna, in
una spedizione d'aiuto contro i Mori. Prima di arrivare sul luogo, si fermarono a combattere contro
gli eretici Albigesi nel Mezzogiorno della Francia, dando man forte alla Crociata. Giunti alla fine in
Spagna, trovarono che tutto era ormai già fatto perché i Mori erano stati sconfitti da Alfonso di
Castiglia nel 1212. erapio credeva fermamente nella Crociata cristiana, per cui chiese di rimanere al
servizio della Castiglia per procedere oltre nella "Reconquista". Furono altri due anni di battaglie,
poi Alfonso morì e Serapio rientrò in Austria, in tempo per partecipare con Leopoldo alla Quinta
Crociata, in Palestina e in Egitto.Tornato dalla spedizione, gli venne affidato il compito di
accompagnare Beatrice di Svevia in Spagna, dove era attesa dal promesso sposo, San Ferdinando di
Castiglia. In Spagna conobbe San Pietro Nolasco, il fondatore dei Mercedari, e nel 1222 decise di
entrare nell'Ordine monastico-militare. Secondo la regola dell'Ordine cominciò a viaggiare per
raccogliere denaro da destinare al riscatto degli schiavi cristiani. Nel 1229 fu ad Algeri con il
confratello San Raimondo Nonnato (così soprannominato perché estratto dal cadavere della madre
morta di parto, quindi "non-nato") e con lui riscattò una moltitudine di schiavi.Subito dopo prese
parte alla conquista delle Baleari, dove fondò le prime caserme-conventi dell'Ordine. Nel 1232
tornò ad Algeri per un altro riscatto di schiavi: ne portò via duecentocinquanta. Sulla nave, al
ritorno, i riscattati si diedero alla pazza gioia, eccedendo i limiti di quello che avrebbe dovuto essere
un comportamento cristiano e civile. Serapio li rimproverò apertamente e quelli per tutta
riconoscenza si ammutinarono. Furono le sue fervide preghiere a far rientrare la rivolta, che si
risolse in una unanime richiesta di perdono da parte del "carico". Conclusa questa impresa, Serapio
partì per l'Inghilterra, allo scopo di diffondervi l'Ordine. Ma la nave fu assalita dai corsari e lui
venne sopraffatto. Lo lasciarono per morto su una spiaggia, dove fu trovato e curato da alcuni
pescatori. Così poté raggiungere Londra. Qui però le cose andavano male per la Chiesa, perché il re
cercava in tutti i modi di appropriarsi dei beni dei conventi. Forte della sua nascita e del suo passato
di servitore fedele della Corona inglese, Serapio protestò fermamente contro tale politica, ma venne
bandito e dovette riparare prima in Scozia e poi in Irlanda. Nel 1240 poté tornare in Spagna e
ricominciare la sua opera di mercedario. Ancora ad Algeri per riscattare schiavi, rimase senza
denaro e, fedele alla regola dell'Ordine, si offrì schiavo egli stesso al posto di quegli infelici. Rimase
quindi là, ma non inattivo, perché predicava Cristo dove e come poteva, ottenendo numerose
conversioni. Finché i Mori non lo uccisero. Lo legarono a una croce di S. Andrea, poi gli
spezzarono gli arti e lo sventrarono, tagliandogli alfine la testa.
Così gloriosamente concludeva la sua avventurosa vicenda terrena questo formidabile combattente
crociato, il 14 novembre 1240.
Data inserimento: 28/11/2005