La monarchia spagnola • • • Il titolo completo del sovrano di Spagna, anche se desueto, è il seguente: re di Spagna, re di Castiglia, di León, di Aragona, delle Due Sicilie, di Gerusalemme, di Navarra, di Granada, di Toledo, di Valencia, di Galizia, di Sardegna, di Cordoba, di Corsica, di Murcia, di Jaén, di Algarve, di Algeciras, delle Isole Canarie, delle Indie dell’Est e dell’Ovest, delle Isole e delle Terre dell’Oceano; arciduca d'Austria, duca di Borgogna, di Brabante, di Milano, di Atene, di Neopatra; conte d’Asburgo, delle Fiandre, del Tirolo, di Rossiglione e di Barcellona; signore di Biscaglia e di Molina; capitano-generale e capo supremo delle Forze armate reali; sovrano gran-maestro dell'Ordine del Toson d'oro. 1300 1400 La Spagna nel 1300 è divisa nei regni di Castiglia, Aragona, Navarra e Granada (dominio arabo). I regni di Castiglia e Aragona si unificano attraverso il matrimonio della regina Isabella e del re Ferdinando, nel 1477. Al termine della Reconquista, nel 1492, l’Emirato di Granada viene strappato agli arabi. Il Regno di Navarra sarà annesso solo nel 1512 al regno di Castiglia. La Corona di Aragona • Mentre in Castiglia i Re Cattolici perseguono l’accentramento, in Aragona si comportano da sovrani «costituzionali», rispettandone le antiche consuetudini. • Aragona, Valenza e Catalogna hanno le proprie Cortes, che talora si riuniscono congiuntamente nelle Cortes Generales. • La figura del Justicia de Aragón presidia le Cortes in assenza del re, raccoglie il giuramento dei sovrani nella cattedrale di Saragozza, svolge la funzione di magistrato e interpreta il diritto aragonese. In virtù delle Manifestación de personas, precedente all’Habeas Corpus del diritto inglese, poteva ordinare a un giudice o a qualsiasi altra autorità di consegnargli qualsiasi detenuto in modo che nessuna violenza potesse essere commessa contro di lui prima della condanna. • Altra caratteristica del regno è la figura del viceré, alter ego dei sovrani nei regni della Corona (comprese Sicilia e Sardegna). La Corona di Castiglia • Delle Cortes castigliane non fanno parte nobiltà e clero ma soprattutto esponenti delle città. Per questo motivo assecondano spesso le richieste regie e non si oppongono all’accentramento reale. • Tuttavia, viene rispettato il particolarismo degli ordini, dei ceti e dei territori. • Le città sono rette da regidores e da alcaldes, cui spettava l’amministrazione della giustizia. • Nel 1480 viene riorganizzato il Consiglio reale, con l’esclusione dei nobili e l’inserimento di giuristi, i letrados. Agisce come suprema corte di giustizia e collabora al processo legislativo: si parlava di governo del Rey con su Consejo. • L’unificazione delle Corone di Castiglia e di Aragona non porta con sé l’unificazione dei due regni. Il sistema di governo «spagnolo» • I sovrani scelgono esponenti dell’alta nobiltà per i comandi militari, la diplomazia e gli incarichi di viceré, preferendo la piccola nobiltà ed esponenti della borghesia cittadine per tutti gli altri incarichi. • Il sistema polisinodale, con la presenza di diversi Consigli, è l’espressione del governo burocratico spagnolo. • I Consigli sono a competenza territoriale: Aragona, Castiglia, Indie, Italia, Portogallo e Fiandre. • Il re è rappresentato da nove viceré (Aragona, Catalogna, Valencia, Navarra, Sardegna, Sicilia, Napoli, Nuova Spagna e Perù) e da governatori nelle province. • Carlo V istituisce anche un Consiglio di Stato e un Consiglio di guerra, in cui trovano posto i grandi nobili. Filippo II li sostituirà con piccole giunte, fra cui la Giunta di Stato e la Junta de Noche. L’organizzazione d’Oltremare • In Spagna esistono tre livelli istituzionali: i regni, l’insieme peninsulare e il complesso imperiale. • Fra il 1450 e il 1650 la Spagna è il primo Paese a creare un impero mondiale (che per alcuni decenni si sovrappone alle vicende del Sacro Romano Impero). • Il governo dell’Impero viene centralizzato nel Consiglio delle Indie e raggiunge un’efficienza notevole. • I territori spagnoli sono suddivisi in tre grandi aree, la Nuova Spagna, il Perù e la Nuova Granada, governati da un viceré che concentra su di sé il potere politico. Viene nominato, e anche sostituito, dal re di Spagna. Ha il compito di far eseguire le leggi promulgate nella metropoli ed è incaricato di vigilare sugli affari di Stato. È affiancato da una magistratura, le audiencias. • Dal viceré dipende tutta la struttura del governo: alcaldes mayores, corregidores, consiglieri locali, ayuntamientos e capi indiani. Gli Stati «compositi» • Lo storico inglese sir John Elliott ha definito «composite» le grandi monarchie europee, perché costituite da realtà aventi status differenziati e aggregate con modalità differenti, fondate su un rapporto pattizio di fondo – giuridico e politico – fra governo e corpi intermedi, e assemblate in un sistema comune ma tenacemente legate alle proprie libertà. • Rimane molto efficace l’affermazione di sir Elliott secondo cui «la Spagna dei Re Cattolici continuò ad essere la Castiglia più l’Aragona più la Catalogna e più Valenza». • Altrettanto significativo – come segno di un’inversione di tendenza – è il passo di una memoria data nel 1625 dal conte-duca Olivares al re Filippo IV: «Vostra Maestà deve convincersi che il problema più importante della monarchia è che Ella divenga re di Spagna: intendo con questo, Sire, che vostra maestà non si deve accontentare di essere il re di Portogallo, il re d’Aragona, il re di Valenza, il conte di Barcellona, ma si deve sforzare, conservando il segreto di questo progetto, di ridurre i regni di cui si compone la Spagna al regime e alle leggi della Castiglia, senza che si possa dare alcuna altra differenza tra di essi, e se vostra maestà otterrà tale risultato potrà a buon diritto venir considerato il monarca più potente del mondo». Il difficile accentramento • • • Il sistema dei Consigli presuppone o il controllo diretto del re (Filippo II) oppure quello di un fiduciario, il valido, creato da Filippo III. Cresce l’importanza delle Juntas, intese come comitati di ministri, e si moltiplicano gli uffici. Il tentativo di accentramento e d’integrazione della monarchia, coinvolgendo tutti i regni, non riesce (Unión de las armas; partecipazione mista nei Consigli). La svolta • La svolta avviene con il cambio di dinastia, fra il 1707 e il 1716: con i quattro Decreti di Nueva Planta del nuovo re Filippo V di Borbone viene cambiata l’organizzazione dei regni della Corona d’Aragona, che aveva parteggiato per l’arciduca Carlo d’Asburgo durante la guerra di successione spagnola. Avranno come conseguenza l’abolizione delle autonomie locali e l’imposizione della lingua castigliana nell’uso ufficiale. • Le riforme, di stampo assolutista, stravolgono la struttura istituzionale del Paese, passando da una monarchia composita a una monarchia unitaria, in cui tutti gli altri regni – pur continuando ad esistere nominalmente – sono sottomessi alle istituzioni, leggi e autorità di uno di questi (la Castiglia).