Problemi di una filosofia dell’immaginazione 2011/5
Immaginazione
contestuale
Alternative
al reale
Finzioni del
possibile
Immaginazione
assoluta
Fantasticherie
Finzioni
narrative
L’immaginazione e
il suo rapporto
con l’origine dal
mondo
Modificazioni
del reale
Immaginazione
tecnologica
immaginosità
Finzione
ludica
figuratività
immaginosità
Questo passaggio implica innanzitutto un mutamento
di senso complessivo: non ci limitiamo ad avere
esperienza di una figuratività, ma le attribuiamo
immaginativamente una presenza e una dimensione
attiva. Il rimando si traduce in una sorta di giudizio
dell’immaginazione.
Il sole nel cielo è come un occhio che manda i suoi
raggi sulla terra. Questa figuratività, tuttavia, può
essere presa alla lettera immaginativamente e nel mito
il sole può diventare lo sguardo cui non si può sfuggire.
Ahimè, ahimè! Ora tutto è chiaro.
O luce, ch'io ti veda per l'ultima volta,
io che sono nato da chi non dovevo nascere,
io che mi sono unito con chi non dovevo unirmi,
io che ho ucciso chi non dovevo uccidere.
…..
Ma il tempo che tutto vede
o Edipo che ignoravi
ti scopre e ti condanna come sposo della madre.
O figlio di Laio,
non t’avessi mai visto,
mai visto! Immenso è il mio dolore
altissimo il mio grido di lamento.
Che cosa vuol dire attribuire ad una figuratività il carattere di un
giudizio immaginativo?
Il sole diventa l’occhio del cielo quando ci sentiamo guardati e
spiati e giudicati dal suo sguardo.
Prima conclusione: il sole diviene immaginativamente l’occhio
del cielo quando gli attribuiamo immaginativamente la capacità
di vedere, di guardare, di scrutare – quando cioè passiamo dalla
dimensione della mera figuratività (ci vediamo una sorta di
occhio) alla dimensione di una quasi realtà, quando ci sembra
possibile attribuire a quell’occhio nel cielo una serie di funzioni
e di attività che sono proprie di un autentico sguardo.
Mosaico di Cristo Pantocratore, Duomo di Cefalù, XII secolo
Auf die sistinische Madonna
(Dresden, 1815)
“Sie trägt zur Welt hin: und er schaut
entsetzt
In ihrer Grau’l chaotische Verwirrung”
(A. Schopenhauer, Parerga e
paralipomena,)
Seconda conclusione: la figuratività accede alla dimensione
immaginativa non soltanto quando la soggettività aderisce alla
scena immaginativa e si dispone nel mondo che essa dischiude
per lui.
Posso attribuire al Sole uno sguardo se mi sento scrutato dal suo
occhio o se sono certo che veda e giudichi quello che mi sta
intorno.
Perché la figuratività che è implicita nelle raffigurazioni del
Cristo pantocratore assuma il carattere di immagine il fedele
deve sentirsi scrutato da quello sguardo che cade dall’alto.
È necessario mettere sullo sfondo l’adesione e la partecipazione
al mondo reale per disporsi in un rapporto di adesione al mondo
immaginario.
Si tratta di due aspetti di uno stesso problema.
Il trapasso immaginativo avviene quando smetto di cogliere il
rimando figurativo come qualcosa che appare nel mio mondo
reale e gli attribuisco immaginativamente una presenza ed
un’efficacia sul terreno del mondo immaginativo.
Attribuire una presenza ed un’efficacia che si situa al di là del
rapporto reale con il mondo vuol dire tuttavia disporsi sul
terreno di un rapporto nuovo con ciò che finzionalmente si
manifesta: debbo disporre me in un contesto finzionale, in un
mondo immaginativo in cui il Sole è un occhio che guarda e
scruta – e questo mondo è il mondo che fa da controcanto al
mio ego immaginato.
La dimensione verticale e la dimensione
orizzontale del trapasso dalla figuratività
all’immaginazione e il nesso che lega questa
distinzione alla consapevolezza e alla volontarietà
dell’immaginare.
Possiamo decidere di aderire ad un mondo
immaginativo o possiamo trovarci immersi passo
dopo passo in una rete di rimandi immaginativi.
Nella norma, tuttavia, nell’immaginazione ci si
sprofonda – consapevolmente.
Immergersi in un contesto immaginativo vuol dire anche
orientare in una certa direzione la rete dei rimandi figurativi.
Se la figuratività traccia una carta geografica, il disporsi in un
atteggiamento immaginativo significa indicare il luogo in cui
siamo e insieme tracciare un percorso – facciamo le prime mosse
immaginative e insieme delineiamo un percorso lungo il quale la
nostra immaginazione deve dipanarsi, costruendo intorno alla
storia ilprogetto immaginativo che la sorregge
Costruire un progetto immaginativo significa dunque orientarsi
in una mappa e prendere posizione in essa.
Non si tratta di una metafora: disporsi in un insieme di immagini
vuol dire anche prendere una certa posizione rispetto al mondo.
Le immagini si comprendono, ma non sempre si condividono.
Sulle immagini si può discutere e questo ci deve far pensare. Un
nesso figurativo c’è – anche se può essere più o meno
persuasivo. Un progetto immaginativo ci propone un certo modo
di pensare e di adattarci al mondo – un modo che potremmo
sentire più o meno consono al nostro
Come le pecorelle escon del chiuso
a una, a due, a tre, e l'altre stanno
timidette atterrando l'occhio e 'l muso;
Lo sol, che dietro fiammeggiava roggio,
rotto m'era dinanzi a la figura,
ch'avea in me de' suoi raggi l'appoggio.
Io mi volsi dallato con paura
d'essere abbandonato, quand'io vidi
solo dinanzi a me la terra oscura;
e 'l mio conforto: «Perché pur diffidi?»,
a dir mi cominciò tutto rivolto;
«non credi tu me teco e ch'io ti guidi? »
e ciò che fa la prima, e l'altre fanno,
addossandosi a lei, s'ella s'arresta,
semplici e quete, e lo 'mperché non sanno;
sì vid'io muovere a venir la testa
di quella mandra fortunata allotta,
pudica in faccia e ne l'andare onesta.
Come color dinanzi vider rotta
la luce in terra dal mio destro canto,
sì che l'ombra era da me a la grotta,
---restaro, e trasser sé in dietro alquanto,
e tutti li altri che venieno appresso,
non sappiendo 'l perché, fenno altrettanto
Ed ecco sorger della gente morta
Dal più cupo dell’Erebo, e assembrarsi
Le pallide ombre: giovanette spose,
Garzoni ignari delle nozze, vecchi
Da nemica fortuna assai versati,50
E verginelle tenere, che impressi
Portano i cuori di recente lutto;
E molti dalle acute aste guerrieri
Nel campo un dì feriti, a cui rosseggia
Sul petto ancor l’insanguinato usbergo.
…..
Io, pensando tra me, l’estinta madre
Volea stringermi al sen: tre volte corsi,
Quale il mio cor mi sospingea, vêr lei,
E tre volte m’usci fuor delle braccia,
Come nebbia sottile, o lieve sogno.
Nella confusa mente
Il pensier grave oscura;
Alla speme, al desio, l’arido spirto
Lena mancar si sente:
Cosí d’affanno e di temenza è sciolto,
E l’età vote e lente
Senza tedio consuma.
Vivemmo: e qual di paurosa larva,
E di sudato sogno,
A lattante fanciullo erra nell’alma
Confusa ricordanza:
Tal memoria n’avanza
Del viver nostro: ma da tema è lunge
Il rimembrar. Che fummo?
che fu quel punto acerbo
Che di vita ebbe nome?
Cosa arcana e stupenda
Oggi è la vita al pensier nostro, e tale
Qual de’ vivi al pensiero
L’ignota morte appar. Come da morte
Vivendo rifuggia, cosí rifugge
Dalla fiamma vitale
Nostra ignuda natura
Lieta no ma sicura;
Un modo di immaginare il mondo può
sembrarci più “vero” di un altro e non vi è
dubbio che possano esservi modi di
immaginare il mondo / universi immaginativi
che possono sembrarci urtanti
John Ford, The searchers 1956
Immaginare vuol dire disporsi in un universo
immaginativo e possiamo fare fatica ad accettarlo –
possiamo trovarlo troppo diverso dal nostro.
Eppure: noi accettiamo di immaginare mondi diversi
dai nostri e che ci sembra andare al di là di quel che
siamo e crediamo.
Avrebbe
senso
chiederci
un’immaginazione per l’altra?
di
rifiutare
Immaginazione e verità: disporsi in un universo
immaginativo non vuol dire condividere un insieme
di valori.
Quando mi viene proposto un universo
immaginativo, non mi viene chiesto di trovare
valido e giusto un insieme di valori, ma sono
piuttosto invitato ad un gioco peculiare: mi si chiede
di immaginare me che condivido determinate scelte
immaginative.
L’io che condivide
immaginato.
i
valori
è
l’io
Cesura e connessione tra l’io immaginato
e l’io reale