Georg Wilhelm Friedrich Hegel

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Georg Wilhelm Friedrich Hegel
Vita e opere
•(Stoccarda 1770 – Berlino 1831)
•la Fenomenologia dello spirito (1807).
•Enciclopedia delle scienze filosofiche in
compendio (1817).
•Nel 1818 gli venne offerta la cattedra di
filosofia che era stata di Johann Fichte
all'Università di Berlino, dove rimase fino alla
morte, avvenuta nel 1831 a causa di una
epidemia di colera.
1
I CAPISALDI DEL SISTEMA
I capisaldi del sistema
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La risoluzione del finito nell'infinito
Identità di ragione e realtà
Funzione giustificatrice della filosofia
La risoluzione del finito nell’infinito
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La realtà non è un insieme di sostanze autonome,
ma un organismo unitario di cui tutto ciò che esiste è
parte o manifestazione. Questo organismo è Assoluto
( non ha nulla fuori di sé, in quanto ab-soluto cioè
sciolto da qualsiasi relazione) e Infinito (non ha limiticonfini).
Quindi gli enti finiti ( = le cose del mondo) non
esistono come tali ( come sostanze autonome), ma
solo come manifestazioni dell’Infinito: il finito esiste
unicamente nell’infinito e in virtù di esso.
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Quindi l’unica realtà è l’infinito  Il finito si
risolve nell’infinito: Il finito, in quanto reale,
non può essere che lo stesso infinito (se
l’infinito è tutto, il finito non può essere
qualcosa d’altro rispetto ad esso).
L’hegelismo è una forma di monismo
panteistico: teoria che vede nel mondo ( = il
finito) la manifestazione o realizzazione di
Dio ( = l’infinito).
• Mentre per Spinoza l’Assoluto = sostanza
(statica) = natura, per Hegel Assoluto = Soggetto
spirituale in divenire, di cui tutto ciò che esiste è
un “momento”, una “tappa” della sua
realizzazione. La realtà non è “sostanza statica”,
ma Soggetto, cioè non è qualcosa di immutabile e
di già dato, ma un processo di auto-produzione
che soltanto alla fine, cioè con l’uomo ( =
spirito), giunge a rivelarsi per quello che è
veramente. “Il vero è l’intero… ma l’intero si
completa mediante il suo sviluppo… l’Assoluto è
Risultato, che solo alla fine è ciò che è in verità”.
Identità di ragione e realtà
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Il Soggetto spirituale in divenire è detto da H. Idea o
Ragione  la Realtà = Ragione (pensiero ed essere
coincidono). “Ciò che è razionale è reale; e ciò che è reale
è razionale”.
Ciò che è razionale è reale = la razionalità non è pura
astrazione, ma la forma stessa di ciò che esiste (la
Ragione è la struttura intrinseca-immanente del mondo).
Ciò che è reale è razionale = la realtà non è una materia
caotica, ma il dispiegarsi di una struttura razionale (Idea o
Ragione) che si manifesta in modo inconsapevole nella
natura e in modo consapevole nell’uomo.
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Da ciò deriva anche l’identità fra essere e dover
essere: ciò che è (il mondo, le cose che accadono) è
ciò che razionalmente deve essere. Il mondo, in
quanto razionalità che si dispiega, manifesta l’Idea o
Ragione (la razionalità) attraverso una serie di
momenti necessari (“tappe” dello Spirito, che non
possono essere diversi da come sono).
La Realtà è assoluta necessità (totalità processuale
necessaria): tutto ciò che esiste (le cose del mondo)
esiste per necessità: tutto è necessario perché il reale
è manifestazione o realizzazione della Razionalità (e la
Razionalità è la struttura intrinseca-immanente del
mondo).
Funzione giustificatrice della filosofia
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Poiché tutto è necessario, il compito della filosofia
consiste nel prender atto della realtà (di ciò che accade) e
nel comprenderne l’intrinseca struttura razionale.
La filosofia deve rinunciare alla pretesa assurda di
determinare e guidare la realtà; deve soltanto portare
nella forma del pensiero ciò che accade, ovvero elaborare
in concetti l’esperienza, dimostrando come essa sia
necessaria e razionale  la filosofia deve solo giustificare
il reale (la presenza, il fatto): deve far vedere come tutto
ciò che esiste esiste per necessità (è necessario che sia e
sia così).
La filosofia secondo Hegel è come la "nottola di Minerva"
che scende sul mondo a giorno fatto e chiarisce ciò che è
stato.
Idea, Natura e Spirito
• L’Assoluto = Soggetto spirituale in divenire:
non è sostanza statica, ma Soggetto che si
sviluppa e solo alla fine diviene ciò che è in
verità.
• Questo processo di auto-produzione dello
Spirito passa attraverso tre momenti (triade
dialettica): Idea in sé (tesi), Idea fuori di sé
(antitesi), Idea che ritorna in sé (sintesi).
• Idea in sé (o Idea pura) = Idea considerata in se stessa
a prescindere dalla sua concreta realizzazione nel
mondo  ossatura logico-razionale della realtà.
(Realtà considerata in maniera astratta, solo come
struttura razionale).
• Fuori di sé o Idea nel suo esser altro = la Natura, cioè
l’estrinsecazione o alienazione dell’Idea nelle realtà
spazio-temporali del mondo.
• L’Idea che ritorna in sé = lo Spirito, cioè l’Idea che
dopo essersi fatta natura torna presso di sé (bei sich)
attraverso l’uomo. (È la realtà finalmente compiuta, è il
divenire dell’Assoluto concluso, giunto a termine).
• A questi tre momenti dell’Assoluto
corrispondono le tre sezioni della filosofia:
– La logica, che è scienza dell’Idea in sé e per sé
(pura), considerata a prescindere dalla sua
concreta realizzazione nella natura e poi nello
spirito.
– La filosofia della natura, che è la scienza dell’Idea
nel suo alienarsi da sé.
– La filosofia dello spirito, che è la scienza dell’Idea
che dal suo alienamento ritorna in sé.
La Dialettica
• L’Assoluto è divenire. La legge di tale divenire
è la dialettica, che è al tempo stesso legge
(ontologica) di sviluppo della realtà e legge
(logica) di comprensione della realtà.
• Tre momenti o aspetti del pensiero: astratto o
intellettuale; dialettico o negativo-razionale;
speculativo o positivo-razionale.
• Momento astratto o intellettuale: consiste nel
concepire l’esistente sotto forma di una
molteplicità di determinazioni statiche e
separate.
• È il grado più basso della ragione, il pensiero si
ferma alle determinazioni rigide della realtà,
considera le cose nelle loro differenze
reciproche, secondo il principio di identità e
non contraddizione
• Momento dialettico o negativo-razionale:
mostra come tutte le determinazioni sono in
relazione con altre determinazioni.
• Poiché ogni determinazione è una negazione,
ogni affermazione sottintende una negazione:
specificare ciò che una cosa è implica chiarire ciò
che essa non è (omnis determinatio est negatio).
Ad es. il concetto di “uno” non appena venga
smosso dalla sua rigida astrattezza richiama
quello di molti, a cui si oppone.
• Momento speculativo o positivo-razionale:
consiste nel cogliere l’unità delle determinazioni
opposte, ossia nel rendersi conto che tali
determinazioni sono aspetti di una realtà più alta
che li ricomprende o sintetizza entrambi.
• Ad es. si scopre che “uno” e “molti” non sono più
concetti opposti e separati perché ogni realtà è
unità che vive attraverso la molteplicità (si pensi
al corpo umano: sintetizza l’unità, in quanto è un
corpo, e la molteplicità, in quanto costituito da
molti organi).
• Dunque la dialettica consiste:
– nell’affermazione o posizione di un concetto astratto e
limitato (tesi)
– nella negazione di questo concetto attraverso un concetto
opposto (antitesi)
– nella unificazione dell’affermazione e della negazione in
una realtà che li comprende entrambi (sintesi).
La sintesi è una riaffermazione potenziata della tesi,
ottenuta tramite la negazione della negazione (cioè
dell’antitesi).  Hegel descrive la sintesi con il termine
tedesco aufheben che significa allo stesso tempo togliere
(l’opposizione fra tesi e antitesi) e conservare (la verità
della tesi, dell’antitesi e della loro lotta).
2
ANALISI DELLE OPERE
La Fenomenologia dello Spirito (1807)
• Hegel sviluppa il tema della risoluzione del finito
nell'infinito nella Fenomenologia dello Spirito
(fenomenologia = Scienza di ciò che appare).
• Il principio della risoluzione del finito nell’infinito è
illustrato da Hegel in due forme:
– La prima forma è la via che la coscienza umana (finito) ha
dovuto percorrere per giungere all’Infinito o, detto in altri
termini, la via che lo stesso principio infinito ha dovuto
percorrere, attraverso la coscienza umana, per giungere a
se stesso  Fenomenologia dello spirito
– La seconda forma è l’illustrazione del principio in tutte le
sue determinazioni fondamentali  Enciclopedia delle
scienze filosofiche.
• Le vicende dello spirito narrate nella
Fenomenologia sono le vicende del principio
Infinito nel suo progressivo svilupparsi
attraverso una serie di figure ( = entità idealie-storiche che esprimono delle tappe ideali
dello Spirito esemplificate nel corso della
storia: la fenomenologia è allo stesso tempo
cammino della coscienza umana e storia
complessiva culturale dell’umanità).
• La fenomenologia è la storia romanzata della coscienza, che,
attraverso erramenti, contrasti, scissioni e quindi infelicità e dolore,
esce dalla sua individualità per farsi universalità (si riconosce come
ragione che è realtà e realtà che è ragione).
• In pratica è come se esistessero due “viaggi” (percorsi), il primo è
quello dello Spirito Assoluto, il secondo è quello della Coscienza
individuale.
• Lo Spirito Assoluto ha già percorso tutto il “viaggio” (dialettica
dello spirito: parte da sé – esce da sé – ritorna in sé).
• Ma la Coscienza individuale deve ripercorrere tutte le tappe dello
Spirito Assoluto, e solo dopo molti travagli, viene ad identificarsi
con esso (all’inizio la Coscienza non è consapevole di essere essa
stessa Dio-Spirito, per questo è ancora infelice)
• La prima parte della Fenomenologia si divide
in tre momenti (secondo quella struttura
triadica tipica del pensiero hegeliano):
coscienza, autocoscienza, ragione.
Autocoscienza
• In questa sezione dell’opera si trovano le più
celebri figure della fenomenologia dello
spirito. Il centro dell’attenzione si sposta
dall’oggetto al soggetto
• Noi tratteremo le seguenti:
– La dialettica Signoria-Servitù
– La coscienza infelice
Signoria - Servitù
• L'autocoscienza per Hegel è tale solo se esistono altre
autocoscienze che la riconoscono in quanto tale.
• Il riconoscimento deve passare attraverso la lotta, la sfida. Il
conflitto spinge alcuni individui a sfidare la morte per potersi
affermare, mentre altri hanno paura e finiscono per subordinarsi ai
primi.
• Si instaura così un rapporto di signoria e servitù. Tuttavia presto si
verifica una inversione dei ruoli: il padrone ha raggiunto il suo
scopo, e non ha più bisogno di affermarsi. Lo schiavo, invece, riesce
lentamente ad autoaffermarsi attraverso il proprio lavoro. Infatti il
padrone non riesce più a fare a meno del servo, che costruisce gli
oggetti di cui ha bisogno. Il padrone diviene servo del servo, e il
servo diviene padrone del padrone.
• I tre momenti della progressiva acquisizione di indipendenza da
parte del servo sono "paura della morte, servizio, lavoro".
• Paura della morte. Lo schiavo è tale perché ha tremato dinanzi alla morte.
Ma proprio in virtù di tale paura che non è paura di questo o quello, ma
della perdita assoluta della propria essenza, lo schiavo ha potuto
sperimentare il proprio essere come distinto o indipendente dal mondo
delle certezze naturali che prima gli apparivano fisse, mentre ora la realtà
si fluidifica per mezzo dell’angoscia della morte (prende coscienza della
propria natura limitata e finita).
• Servizio. Nel servizio la coscienza si autodisciplina e impara a vincere gli
impulsi naturali.
• Lavoro. Nel lavoro il servo, trattenendo il proprio appetito e non
usufruendo dell’oggetto, imprime nelle cose una forma, nella quale si
riflette l’autonomia del servo dalle cose stesse. Il lavoro è formativo,
perché il servo, nella sua produzione, rispecchia la propria essenza, mentre
il padrone si limita ad utilizzare-consumare gli oggetti prodotti dal servo. Il
servo imprime nelle cose una forma che dura nel tempo. E, poiché le cose
non sono di sua proprietà, il servo riesce a dominare i propri desideri:
dunque attraverso il lavoro, l'autocoscienza acquisisce dignità.
la coscienza infelice
• La scissione diventa esplicita in quella spaccatura che l'uomo
avverte fra se stesso e Dio.
• Questa scissione appare evidente nell'ebraismo, dove il Dio è visto
come un essere totalmente trascendente, padrone della vita e della
morte, ovvero un rapporto di signoria-servitù fra Dio e l'uomo.
• In un secondo momento, cioè con il cristianesimo medioevale, il
Dio viene a toccare l'uomo, incarnandosi. Tuttavia, nulla viene
risolto: Cristo, da un lato, sottolineando la propria resurrezione,
ritorna ad allontanarsi dall'uomo. Dall'altro lato, la lontananza con
Cristo viene avvertita anche in senso temporale, vale a dire che
Cristo è vissuto secoli prima di molte altre persone, che dunque non
hanno potuto godere del miracolo dell'incarnazione di Dio.
Pertanto, anche in questo secondo momento, la scissione è
tutt'altro che risolta, e la coscienza, sentendosi ancora separata
dall'Assoluto, permane nell'infelicità.
• Dopo aver toccato il punto più basso con la
mortificazione di sé a favore di Dio (ascetismo
e umiliazione della carne), il singolo trapassa
nel suo punto più alto con il Rinascimento,
quando la coscienza diventa consapevole della
propria forza ed inizia il cammino per
raggiungere l'Assoluto ed infine (in epoca
moderna, con la filosofia dello Spirito) si
rende conto di essere lei stessa Dio, ovvero
l’Universale o Soggetto assoluto.
La filosofia dello spirito
(terza parte dell’Enciclopedia delle scienze filosofiche del 1817)
• Lo spirito si compone di tre momenti: spirito
soggettivo, spirito oggettivo, spirito assoluto.
• Tralasciamo lo spirito oggettivo, ci interessano
quello oggettivo e quello assoluto
• lo spirito oggettivo è lo spirito che si manifesta
nelle istituzioni storiche in cui l'uomo vive.
Anche lo spirito oggettivo si struttura in tre
momenti: Diritto, Moralità, Eticità
Diritto
• Il diritto è l'insieme delle norme che regolano la vita esteriore degli
individui, considerati come privati cittadini, le cui volontà vengono
sì limitate dalla legge e dal diritto, ma anche garantite. La libertà si
realizza attraverso la proprietà, cioè con il possesso di qualcosa. Ma
perché sia possibile la proprietà è necessaria una condizione
fondamentale, vale a dire il riconoscimento e il rispetto fra gli
uomini, cosa che avviene attraverso il contratto.
• L'antitesi del diritto è il delitto, laddove la libertà viene minacciata e
limitata da un'altra entità,
• mentre la sintesi di questi due momenti è la pena, in cui il diritto
viene di nuovo sancito, mentre il delitto viene punito. Tuttavia la
pena, se non viene interiorizzata dal condannato, non è più
formativa in modo efficace. Perché avvenga l'interiorizzazione della
pena è necessario interessarsi di un'altra sfera dialettica, quella
della moralità.
Moralità
• La moralità è la sfera della volontà soggettiva. Si
propone di realizzare il bene, ma non è detto che
esso si realizzi effettivamente. Questa sfera è
infatti dilaniata dalla contraddizione fra essere e
dover essere, in quanto sussiste una spaccatura
fra soggettività, che deve realizzare il bene, e il
bene che deve essere effettivamente realizzato.
Per superare questa contraddizione è necessario
passare in un nuovo momento, che è quello della
eticità.
Eticità
• L'eticità è quella sfera in cui il bene non è più intenzionale, bensì
realizzato. E questa realizzazione avviene nelle istituzioni storiche
in cui siamo chiamati a vivere, le quali sono: famiglia; società civile;
stato.
• L'eticità concilia il diritto e la moralità, supera la spaccatura tra
l'interiorità propria della morale e l'esteriorità del diritto, in quanto
il bene non è più un ideale, un dover essere, ma trova un
contenuto concreto nei compiti etici che attendono ciascun
individuo e che sono determinati dal proprio ruolo familiare,
sociale e politico. D'altra parte il singolo non avverte il dovere (la
legge) come un qualcosa di estraneo, un obbligo imposto
dall'esterno, bensì come partecipazione intima e consapevole di
quella condizione in cui ciascuno è posto.
• I tre momenti dell’Eticità sono: famiglia, società civile, Stato. A noi
interessa in particolare quest’ultimo
Stato
• Lo Stato rappresenta la sintesi di famiglia e società
civile, ed il momento più alto dell'eticità. Hegel la
intende come una famiglia in grande, in cui i legami fra
le persone sono affini a quelli affettivi, familiari. È un
tipo di stato, denominato Stato etico, che è affine ai
regimi totalitari che stavano per piombare nella storia.
• Lo stato viene visto da Hegel come la prima
manifestazione dell'assoluto. Lo stato nasce non da un
contratto stipulato fra gli individui, bensì fondato
sull'idea di Bene universale. Pertanto, non sono gli
individui a formare lo Stato, bensì è lo Stato a formare
gli individui.
• È infatti impossibile, per Hegel, pensare uno stato di modello
liberale, che altrimenti finirebbe per perdere ogni sua funzione nel
semplice compito di tutelare gli interessi delle parti, ma anche di
stampo democratico, in quanto la sovranità non può appartenere al
popolo, perché il popolo senza lo Stato altro non è che una massa
informe. D'altra parte lo Stato è un'idea che non può esistere senza
una materia reale, che è il popolo. Lo Stato è tutt'uno con il popolo.
Per questo Hegel rigetta sia il contrattualismo, che il
giusnaturalismo, in quanto in Hegel è inaccettabile che esista un
diritto prima e oltre lo Stato. Tuttavia, lo Stato hegeliano non è da
vedersi come dispotico, in quanto esiste pur sempre un sistema di
leggi che chiunque deve rispettare, secondo una tradizione che
parte da Thomas Hobbes e finisce a Rousseau.
• Per Hegel <<Lo Stato è un Dio reale>> che realizza l'identità fra
demo-crazia e teo-crazia, fra governo-di-dio e governo-del-popolo
che è considerato una teofania, una manifestazione dell'Assoluto.
• La guerra viene vista come un atto necessario
per stabilire i rapporti di forza, e stabilire le
misure dei diritti dell'uno sull'altro. Pertanto,
la guerra, essendo sempre espressione di
razionalità di una manifestazione
dell'Assoluto, aveva una sua giustificazione
etica.
La filosofia della storia
• La storia, prima di Hegel, veniva sempre vista come un susseguirsi
caotico di eventi, suddivisibili in primis in epoche dominate dalla
ragione ed in epoche oscure: tale era la concezione propria
dell'illuminismo, che aveva giudicato, per esempio, l'età di Pericle
un'era illuminata e il Medioevo un'epoca buia, senza però
considerare mai i rapporti che potevano sussistere fra due evi,
anche se distanti fra loro. Hegel, invece, rigetta l'idea della casualità
a favore della causalità. Se l'Assoluto è ragione, allora essa
dominerà anche la Storia: ma dire che la storia è razionale, significa
che essa non è un succedersi casuale di eventi, bensì è basata su
un rapporto di causa-effetto, in base al quale la distinzione fra
essere e dover essere svanisce. La storia, in pratica è già come
dovrebbe essere, e non potrebbe essere altrimenti.
• I grandi uomini della storia sono la più alta
manifestazione di questa idea: con una sorta di astuzia,
la Ragione spinge i grandi eroi della storia (come Giulio
Cesare o Napoleone) a seguire e realizzare le proprie
passioni e ambizioni. Ma se prima o poi essi sono
destinati a perire o a soccombere, non è così per la
Storia universale, che invece continua il suo progresso
grazie alla caduta di questi grandi uomini. Hegel vede
infatti nello Stato prussiano, e nella sua abolizione dei
privilegi nobiliari, la migliore manifestazione dello
Stato. Infatti solo l'uguaglianza fra tutti i cittadini fa si
che il singolo individuo possa sentirsi parte del tutto.
Spirito assoluto
• Lo spirito assoluto rappresenta il momento in cui l'idea
giunge alla coscienza di sé stessa, della propria
infinità e assolutezza, ovvero del fatto che tutto è
Spirito, e che il finito non esiste. Anche lo spirito
assoluto si struttura in tre momenti, che se non sono
diversi in quanto a contenuto (ovvero tutti e tre i
momenti sono manifestazioni dell'Assoluto a sé
stesso), lo sono in base alla forma, ovvero alla strada
scelta per raggiungere l'autocoscienza.
• I tre momenti dello Spirito assoluto sono: Arte,
Religione, Filosofia
Arte
• Con l'arte si ha il primo gradino su cui lo
Spirito si manifesta a sé stesso. È il gradino più
basso, perche l'autocoscienza si realizza in
modo intuitivo, attraverso le forme dell'arte
(la musica, le parole, le figure...).
Religione
• La religione è il secondo momento dello
spirito assoluto, momento in cui è la Divinità
ad essere al centro. La religione si basa sulla
fede, ovvero sulla coscienza immediata
dell'Assoluto, basata sul sentimento. La
religione, cioè, è in grado di affermare
l'esistenza di Dio, senza però avere strade per
giustificare questa affermazione.
Filosofia
• Così come nella Religione, anche nella
Filosofia è presente lo stesso contenuto,
ovvero l’Assoluto (lo Spirito). Nella Religione
questo rapporto è già dettato (rivelato), e
deve essere solo appreso per fede, mentre
nella Filosofia la comprensione di questo
rapporto è data tramite ragionamenti.
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