qualita-delle-acque

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Proprietà fisico-chimico
delle acque
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Temperatura
pH
Ossigeno disciolto
Durezza
Ammoniaca, Nitriti e nitrati
Fosfati
EFFETTI DELLA TEMPERATURA SUGLI
ECOSISTEMI ACQUATICI
La maggior parte degli organismi acquatici sono a sangue freddo e sono
praticamente privi di sistema di termoregolazione. La temperatura esercita quindi
una forte influenza sulla attività biologica e sulla crescita, purché si rimanga
all'interno di un intervallo di tolleranza che è caratteristico per ogni tipo di
organismo.
Più alta è la temperatura dell'acqua maggiore è l'attività biologica di zooplancton,
fitoplancton, pesci ed altre specie Tutti gli organismi acquatici hanno un intervallo
preferenziale di temperatura all'interno del quale è favorita la riproduzione e la
crescita. Se si esce da questo intervallo termico la popolazione decresce fino ad
annullarsi. La velocità di crescita degli organismi acquatici a sangue freddo aumenta
all'aumentare della temperatura; in base a una regola empirica la velocità di
crescita raddoppia per un incremento di 10 °C, sempre che tale variazione sia
compresa entro l'intervallo preferenziale; questo effetto viene sfruttato in alcuni
allevamenti di acquacoltura. La temperatura ha influenza sulla chimica dell'acqua: la
velocità delle reazioni chimiche aumenta con la temperatura. Un aspetto
importante, inoltre, è la variazione della solubilità dell'ossigeno nell'acqua in
funzione della temperatura; passando da 15 a 30 °C la solubilità diminuisce circa
del 30%
Termometro a mercurio di precisione a
«pozzetto».
pH
Il pH ha effetti sulla maggior parte dei processi
chimici e biologici che avvengono nell’acqua.
Il pH ha una forte influenza su ciò che può vivere
in acqua; gli organismi acquatici hanno determinati
intervalli di pH che preferiscono o richiedono.
Salamandre, rane ed altri anfibi, oltre a molti
macroinvertebrati, sono particolarmente sensibili
agli estremi livelli di pH.
La maggior parte degli insetti, degli anfibi e dei
pesci è assente in corpi d'acqua con pH inferiore a
4.0 o superiore a 10,0.
I pesci preferiscono un pH neutro.
Effetti della variazione di pH
• un alto valore di pH danneggia branchie pelle e occhi dei
pesci. L'esposizione permanente dei pesci a livelli di pH
elevati riduce lo strato di muco dal corpo del pesce e
provoca l'ispessimento dell’epitelio branchiale. La perdita
del rivestimento di muco protettivo predispone ad infezioni
batteriche , mentre il malfunzionamento delle branchie può
portare alla morte .
• Un elevato valore di pH aumenta la tossicità di altre
sostanze . L'ammoniaca è dieci volte più pericolosa ad un
pH di 9,0 che ad un pH 8,0 . L’ammoniaca provoca danni al
tessuto branchiale e blocca il trasferimento di ossigeno
dalle branchie al sangue . L’ammoniaca distrugge anche le
membrane che producono il muco e danneggia le superfici
interne intestinali.
• I batteri nitrificanti , che convertono l'ammoniaca
in nitrato ( NO3 - ) , dipendono da un pH stabile
(7,5-8,6). Elevati valori di pH influiscono
negativamente sulla funzione di questi batteri. Se i
batteri nitrificanti sono compromessi i composti
tossici si accumulano in acqua e conducono alla
morte dei pesci.
• Il permanganato di potassio è tipicamente usato per
controllare un certo numero di agenti parassitari ,
funghi e batteri e il suo uso regolare evita la
necessità di antibiotici . Tuttavia, il permanganato
di potassio diventa pericoloso a valori di pH elevati .
Ciò rende difficile trattare i pesci feriti con questo
farmaco , che normalmente è adatto per curare
efficacemente i pesci.
Ossigeno disciolto
• l'ossigeno è parte della molecola di acqua (l'O in
H2O) ma non deve essere confuso con l'ossigeno
disciolto (O2).
• Si misura nella zona a contatto con il fondo
• L’Ossigeno disciolto è in relazione inversa con
temperatura e salinità ed è fortemente influenzato,
dalla turbolenza dell’acqua e dall’attività
fotosintetica da parte del fitoplancton nonché dalla
presenza di reazioni che consumano Ossigeno.
• in genere espresso come mg/l
Vi è molto più ossigeno disponibile nell'atmosfera per la respirazione
animale che in acqua. Approssimativamente, due su dieci molecole d'aria
sono di ossigeno molecolare. In acqua, tuttavia, ci sono solo cinque o sei
molecole di ossigeno per ogni milione di molecole d'acqua.
Alcuni pesci come il salmone o la trota, richiedono livelli più elevati di
ossigeno rispetto ad altri animali come il pesce gatto o le carpe.
Fattori che influenzano la solubilità dell'ossigeno disciolto includono la
temperatura dell'acqua, la pressione atmosferica, e la salinità.
L’acqua fredda può sciogliere più ossigeno dell’acqua calda. Per esempio, a
25 ˚C, la solubilità dell'ossigeno disciolto è di 8,3 mg/l, mentre a 4 ˚C la
solubilità è 13,1 mg /L. Man mano che temperatura sale, l’acqua rilascia
all’aria alcune parti dell’ossigeno originariamente disciolto in essa.
L’acqua può contenere meno ossigeno disciolto ad altitudini più elevate,
perché c'è meno pressione.
La solubilità dell'ossigeno disciolto diminuisce anche all'aumentare della
salinità.
Durezza
Durezza generale è essenzialmente la quantità di ioni di
calcio (Ca² +), magnesio (Mg² +) e, in misura minore, ferro
(Fe +) presenti nell’acqua.
Viene misurata in parti per milione (equivalente a milligrammi
per litro).
Alte concentrazioni di GH si trovano in acqua di fonte
come nelle falde acquifere di roccie di calcaree e/o letti di fiume, il
calcare è essenzialmente composto da carbonato di calcio (CaCO3).
Entrambi gli ioni Ca² + e Mg² + sono nutrienti essenziali per
le piante e sono assorbiti dalle piante.
L’acqua dura può essere una fonte utile di micronutrienti e non ha
effetti sulla salute degli organismi. Infatti, la presenza di calcio in
acqua può evitare la perdita di sali da parte del pesce che gli
consentono di disporre di salutari riserve.
Ammoniaca - nitriti - nitrati
Rappresentano una sequenza successiva nella
mineralizzazione della sostanza organica in
presenza di ossigeno.
L’azoto ammoniacale è espresso come mgr/l di
NH4+. E’ presente in acque ricche di sostanza
organica in decomposizione.
I nitriti sono espressi come mgr/l di N02- . Sono
indicatori di inquinamanto.
I nitrati sono espressi come mgr/l di N03-. La
loro presenza intorno ai 2-3-mgr/l è normale.
Possono indicare un inquinamento di vecchia
data.
Siti web utili
• https://akuaduulza.wordpress.com/
• http://slideplayer.it/slide/610804/
Microflora e Microfauna
• Possiamo distinguere diversi gruppi che non
hanno valore sistematico:
• Batteri e alghe azzurre (procarioti)
Eucarioti:
• Alghe (unicellulari) (protisti) e vere alghe
pluricellulari
• Protozoi (protisti)
• Funghi
• Metazoi
Sito web utilissimo!!!
• http://www.funsci.com/fun3_it/guida/guida1/
micro1.htm#2
Batteri e alghe azzurre (procarioti)
Gli organismi più piccoli osservabili al microscopio ottico sono i Batteri. Ce
ne sono dappertutto in ogni campione d'acqua, ma sono più numerosi
nell'acqua ricca di sostanze organiche in decomposizione. I batteri sono
quasi trasparenti e si rendono meglio visibili in illuminazioni speciali come
il contrasto di fase e il contrasto interferenziale (DIC). Sono annoverati
fra i Batteri anche le Alghe azzurre o Cianoficee, fra i primi organismi
comparsi sulla Terra capaci di produrre da sé il proprio nutrimento
mediante la fotosintesi clorofilliana. Nella figura successiva, potete
vedere dei batteri (piccoli e bianchi) e un'alga azzurra (grossa e
dall'aspetto segmentato).
PROTISTI
Come i Batteri, anche i Protisti sono formati da una
sola cellula, ma a differenza dei Batteri, i Protisti
hanno un'organizzazione cellulare molto più
complessa e la loro dimensione è maggiore. I Protisti
sono infatti eucarioti. Le piante, i funghi e gli animali
derivano dai Protisti in seguito ad una lunga
evoluzione e sono formati anch'essi da cellule
eucariotiche. I protisti ci ricordano quindi forme di
vita primitive, anche se in realtà essi hanno
continuato ad evolvere e hanno raggiunto livelli di
complessità davvero stupefacenti per essere
composti da una sola cellula.
I protisti possono essere suddivisi in Alghe unicellulari e in Protozoi. I
protozoi si nutrono di detriti organici e di altri organismi come batteri
ed altri protisti e sono per questo definiti "eterotrofi". Le Alghe
unicellulari invece producono il proprio nutrimento attraverso la
fotosintesi clorofilliana e sono definite "autotrofe". Poiché i Protozoi
possono avere caratteristiche simili a quelle delle Alghe e le Alghe
possono avere caratteristiche simili a quelle dei Protozoi, si è deciso di
chiamare questi esseri viventi: Protisti. Non considerate quindi i
Protozoi dei proto animali e le Alghe unicellulari delle proto piante
perché molto spesso ciascuna specie condivide caratteristiche animali e
vegetali. A volte, come nel caso di Euglena viridis, l'individuo è
eterotrofo facoltativo, se posto in ambiente non luminoso. Sono
provvisti di tutti gli organuli cellulari, a volte di vacuoli pulsanti (1 o 2),
e di organi fotosensibili. Si muovono tramite flagelli, ciglia o pseudopodi
(amebe). Si conoscono oltre 35000 specie di protozoi. Si tratta di un
gruppo tradizionalmente utilizzato nella classificazione scientifica, ma
considerato attualmente privo di valore sistematico filogenetico in
quanto polifiletici.
Di seguito sono riportati alcuni esempi di protisti comuni nelle acque
dolci.
Alghe unicellulari
Alghe flagellate
Le Alghe flagellate sono in genere
organismi fotosintetici che si
muovono per mezzo di flagelli.
L'Anisonema (figura 1) è un'alga
priva di cloroplasti che si nutre di
detriti organici. Possiede due flagelli
di cui il più corto è molto mobile ed
orientato sul davanti, il secondo
flagello, pur essendo innestato vicino
al primo, passa sotto il
microrganismo che se lo trascina
dietro come una
5 coda inerte.
(figura 2) è un'alga flagellata molto
diffusa, possiede numerosi
cloroplasti e uno stigma di colore
arancione che è sensibile alla luce e
richiama il protista verso le zone più
luminose. Il corpo dell'Euglena ha
delle striature elicoidali ed è molto
mobile.
1
2
Alghe verdi (divisione Chlorophyta)
Per la composizione chimica dei pigmenti
dei cloroplasti e degli amidi e per molte
altre similitudini, le Alghe verdi sono
considerate le progenitrici delle piante
superiori. Le Alghe verdi comprendono
migliaia di specie unicellulari. Altre
alghe verdi nuotano liberamente, per
mezzo di flagelli. Questo è per esempio
il caso dell'ematococco (Haematococcus
pluvialis) (figura 2). L'ordine
delle Desmidiacee (Desmidiales), alghe
particolarmente eleganti da vedere per
il loro aspetto simmetrico. Come si vede
nel Cosmarium (figura 1), la loro cellula
è infatti quasi separata da una
strozzatura mediana in due semicellule
identiche. Il Closterium ha la forma di
una falce lunare (figura 3) e si muove
lentamente, sollevandosi prima con il
dorso e poi con le punte.
1
2
3
ordine delle Zygnemales, alghe verdi. A questo gruppo fa parte la
spirogira, alga filamentosa che spesso invade le acque stagnanti ed i cui
ammassi appaiono tanto disgustosi specialmente quando vi sono numerose
bolle d'aria a formare una schiuma. Le rane amano gracidare su quel letto
verdastro. l'aspetto di queste lunghe alghe filamentose è quello di canne
trasparenti, nelle quali ogni segmento è costituito da una cellula. Essendo
perfettamente trasparenti, all'interno di ogni cellula potrete scorgere i
cloroplasti disposti in eleganti eliche che a seconda dei casi potranno
avere uno o più principi.
Diatomee (classe Bacillariophyceae
Anche le diatomee sono alghe, ma hanno
una forma ben definita. Infatti, esse sono
racchiuse in uno scrigno formato da una
microscopica scatola silicea. Si muovono
scorrendo in avanti lungo una linea retta e
poi si fermano, hanno una piccola scossa e
ripartono nella direzione opposta senza
ruotare.
)
protozoi
Amebe (classe Rhizopoda)
Se le diatomee hanno una forma rigida, le amebe la forma non ce l'hanno proprio,
almeno questa è l'impressione che danno. Le amebe hanno una membrana
particolarmente sottile e mobile, capace di cambiare forma di continuo. Un
flusso di organelli si dirige da una parte dove vedrete espandersi uno
pseudopodo. Nello stesso tempo, possono formarsi anche pseudopodi diretti in
direzioni opposte, poi dopo un po' di incertezza, uno dei due flussi rallenta e si
ritira a vantaggio dell'altro. Ci sono tante specie di Amebe, alcune emettono un
solo pseudopodo alla volta, altre ne emettono tantissimi anche verso l'alto e di
forma appuntita. Le Tecamebe sono delle amebe che si costruiscono un guscio nel
quale vivono. Un'apertura permette loro di sporgersi dal guscio e di avanzare.
Anche le amebe vivono sul fondo, su foglie in decomposizione, sulle spirogire, etc.
Eliozoi (classe Actinopoda)
Alla
classe Actinopoda e
all'ordine Heliozoa appa
rtengono gli eliozoi,
piccoli organismi dal cui
corpo sferico irradiano
numerosi axopodi,
sottili raggi velenosi
con i quali gli eliozoi
catturano e fagocitano
microrganismi. La
forma di questi
protozoi ricorda il Sole
e giustifica il loro
nome.
Ciliati (classe Ciliata)
I ciliati costituiscono una comunità ricchissima di
specie. La loro caratteristica è quella di
possedere numerose ciglia, disposte in tutto il
corpo. In genere le ciglia sono mosse in modo
coordinato, come onde che si propagano e
vengono usate per nuotare. Mentre le ciglia si
muovono a causa dello scorrimento longitudinale
di microtubuli l'uno sull'altro, i flagelli di diverse
specie di batteri sono invece rigidi e vengono
fatti ruotare da un motore elettrico biologico
presente nel luogo di innesto del flagello nella
membrana. I ciliati hanno un'organizzazione molto
complessa, specialmente se confrontate con
cellule di organismi pluricellulari. I ciliati si
nutrono di batteri, di altri protisti, e di detriti
organici. Il più classico dei ciliati è il paramecio,
la cui forma sembra quella di una ciabatta, ma a
differenza di quella il Paramecio non sta fermo un
momento, impegnato com'è all'incessante ricerca
di cibo.
vorticelle (figura 1), protozoi a
forma di campana sul cui bordo sta
una fila di ciglia vibratili che
producono un vortice nell'acqua per
attirare particelle alimentari. Questi
microrganismi stanno attaccati al
fondo per mezzo di un cordone
retrattile. Se viene disturbata, la
vorticella si contrae
improvvisamente in una sfera ed il
suo cordone si contrae assumendo la
forma di una molla. Dopo un po' di
tempo, la vorticella torna a
distendere il cordone, la campana si
riapre e le ciglia ripartono. Il
famelico Stentor, dalla forma di
tromba, è dotato di una bocca tanto
grande da poter "mangiare se
stesso" (figura 2).
1
2
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•
•
Dove e come raccogliere protisti
I protisti vivono nelle acque stagnanti, quindi non cercateli nelle acque correnti
nè in acque di sorgente o di rubinetto. Anche nell'acqua "libera" di un lago o di un
fiume, non ve ne sono molti e per raccoglierli occorre usare speciali retini che li
concentrano all'interno di una provetta. Cercate piuttosto i protisti vicino alla
riva di stagni, oppure in pozze, fontane, vasi con fiori recisi, sottovasi, bidoni per
la raccolta di acqua piovana, canalette, etc.
Raschiate un po' delle eventuali patine verdi sui sassi o sulle pareti di fontane e
raccogliete il materiale che ne risulta; con un coltellino raschiate anche bastoni e
piante immerse nell'acqua e recuperate il materiale; raccogliete un po' di
ammassi di alghe in mezzo ad uno stagno; con una pipetta prelevate acqua da
foglie e altri vegetali in decomposizione.
Per raccogliere protisti che vivono strisciando, come le amebe e le Diatomee,
prelevate acqua vicino al fondo o alle pareti inclinate dell'invaso. Quando
raccogliete del materiale dal fondo, ricordatevi che normalmente sopra al fango
c'è uno strato più leggero di materiale organico in decomposizione. Se volete
ottenere diatomee, amebe e altri protisti che stanno sul fondo, prelevate questo
strato, ma evitate il fango perché con esso verrà raccolta anche sabbia che vi
creerà problemi quando l'avrete fra i vetrini. Nel fango anossico, troverete molti
batteri e anche alcuni protisti, ma anche sabbia.
Sulle pareti di vetro di un acquario, si raccolgono moltissime alghe tanto che si
colorano di verde. In questo strato amano passeggiare anche molti organismi
mobili, quali ciliati, amebe, diatomee, flagellati, etc. Con il tempo, queste pareti
diventano sempre più opache e ogni tanto è necessario pulirle. Quando raschiate
l'interno di un acquario con l'apposito attrezzo munito di lametta, raccogliete il
materiale che avrete rimosso in un vasetto con un po' di acqua. Analogamente,
anche le pareti di plastica dello stagno del giardino sono ricche di protisti.
Muovendo la pipetta, o con l'aiuto di uno spazzolino, cercate di staccare un po' di
quella patina ed aspiratela.
Funghi o miceti
I funghi sono sempre presenti negli
acquari, normalmente fanno parte anche
del filtro e aiutano a decomporre la
materia organica presente in acquario.
Pesci e uova possono venire attaccati dai
funghi solamente quando sono presenti
ferite, danneggiamenti della mucosa, o
parassiti che hanno già attecchito sul
tessuto.
MALATTIE DOVUTE A MICETI
Micosi esterne
Sintomi: sulla pelle del pesce, sulle pinne o sulle zone attorno alla bocca si
sviluppano, nel punto infettato dei sottili filamenti bianchi (ife), questi diventano
sempre più fitti fino a diventare uno strato che ricorda l’ovatta.
Macchie bianche (come patina di muffa);
bordi delle pinne biancastri e rigonfi;
piccoli filamenti biancastri (simili ad ovatta).
Il fungo più comune è la Saprolegna*, questo (ed altri tipi di fungo) possono
vivere normalmente in vasca, nei momenti ad esso favorevoli (sbalzi termici,
stress, ridotte difese immunitarie) attacca ed infetta le micro ferite che
eventualmente sono presenti sulla cute dei pesci, queste ferite possono essere
causate da: lotte, parti pericolose o taglienti nell‘ allestimento, o anche per il
contatto con le dita del padrone (per questo si consiglia di non toccare mai la
cute dei pesci).
Occhio di un Discus colpito da micosi
Micosi interne
Sintomi: si tratta di malattie piuttosto rare e difficili da diagnosticare. Spesso
questi parassiti sono interni per cui il pesce risulta in tutto asintomatico. Se invece
il fungo colpisce l'occhio, allora questo appare opaco.
Diagnosi: occorre sezionare il pesce. Se si osservano a occhio nudo sugli organi
interni delle cisti bianche, il pesce è infettato.
Gli oomiceti (Oomycota, sinonimo Oomycetes) sono
una classe appartenenti al clade degli stramenopili nel
regno dei Chromista.
Una volta questo gruppo era incluso
nel regno dei funghi, a causa del loro sviluppo
filamentoso e perché si alimentano di materia
in decomposizione. La parete cellulare degli oomiceti,
tuttavia, non è composta da chitina, come nei funghi,
ma è formata da una miscela di composti cellulosici e
altri glucani. Inoltre i nuclei all'interno
delle ife sono diploidi, con due insiemi di informazioni
genetiche, non aploidicome nei funghi.
La classe comprende due ordini:
Saprolegniales, saprofiti in acqua dolce
Peronosporales parassiti su piante terrestri
La famiglia delle muffe d'acqua (Saprolegniaceae),
unica nell'ordine delle Saprolegniales,
comprende oomiceti saprofiti che vivono principalmente
su resti organici in acque dolci o salmastre, ma in alcuni
casi sono parassiti di pesci.
Crayfish plague, Aphanomyces astaci, is a water
mold that infects crayfish, most notably the
European Astacus which dies within a few weeks of
being infected. When experimentally tested, species
from Australia, New Guinea and Japan were also found
to be susceptible to the infection.[2]
Saprolegna al microscopio
Aphanomyces
astaci
saprolegniasi
PICCOLI ORGANISMI
PLURICELLULARI
I rotiferi (phylum Rotifera) sono organismi
pluricellulari. La loro lunghezza tipica è tra
0,1 e 0,5 mm. Sul capo, possiedono due
corone di ciglia il cui battito rapido e
sincronizzato le fa sembrare delle ruote in
movimento. I rotiferi sono voracissimi e si
muovono incessantemente alla ricerca di
cibo, formato da batteri e da piccoli
protozoi o alghe unicellulari. A volte, sono
visibili le prede del rotifero nell'intestino
dell'animale. Le alghe sono particolarmente
visibili per via del loro colore verde.
Caratteristico dei rotiferi è il mastax, un
organo che sminuzza il cibo che viene
ingerito. Quest'organo si apre e si chiude in
corrispondenza della gola dell'animale. Ci
sono molte specie di rotiferi le quali
possiedono forme assai diverse. Di solito
hanno una sottile "codina" bifida con la
quale si fissano transitoriamente al fondo, o
la usano per camminare con movimenti a
compasso, come quello di molti bruchi.
Rotiferi
• http://www.tropicalfish.it/livefood/html/rotife
ri.htm
Spugne, Meduse, Idre
Nelle acque dolci pulite è possibile anche
osservare spugne, (phylum Porifera) fisse ad un
supporto e di consistenza porosa (figura 1).
Molto rare sono le meduse di acqua dolce. Al
contrario, molto frequenti sono le idre. Meduse
ed idre appartengono entrambe al
phylum Cnidaria. Le idre sono polipi e come tali
possiedono dei tentacoli (figura 2). Le idre sono
tanto piccole che quando sono rattrappite
formano una sferetta di circa un millimetro di
diametro, mentre quando i loro tentacoli sono
1
distesi possono arrivare a una dozzina di mm di
lunghezza. Anche le idre stanno di solito
ancorate ad un substrato ed è facile trovarle
2
attaccate alle pareti di vetro degli acquari. Ci
sono due generi principali di idre, uno è di
colore beige e l'altro è verde per la presenza
nei suoi tessuti di alghe simbionti. Le idre
catturano piccoli crostacei per mezzo dei loro
tentacoli urticanti e li fagocitano attraverso
un'apertura posta fra i tentacoli.
Platelminti, nematodi e gastrotrichi
Nelle acque dolci si incontrano numerosi
vermetti. Fra questi citiamo i platelminti
o vermi piatti (planarie (figura 1) lunghe
0,5 - 35 mm).
1
I nematodi (figura 2) sono Vermi sottili,
microscopici, cilindrici, non segmentati
lunghi fino a 2-3 mm, che si muovono
contorcendosi in modo caratteristico. E'
facile trovare questi vermetti sul fondo
di contenitori d'acqua molto ricca di
sedimenti organici.
I gastrotrichi (phylumGastrotricha) sono
dei vermetti piatti molto pelosi, il cui
corpo finisce con due larghe appendici
(figura 3), lunghi al massimo 4 mm.
Mentre i rotiferi si contorcono e solo
occasionalmente nuotano, i gastrotrichi
attraversano veloci il campo del
microscopio
2
3
planarie
Anellidi
Gli anellidi (phylum Annelida) sono vermi per
lo più cilindrici, con il corpo suddiviso in
numerosi segmenti. Essi variano in lunghezza
da meno di mezzo millimetro fino a 2 a 3
metri. Gli oligocheti formano una sottoclasse
di anellidi di diverse forme e dimensioni,
molte specie della quale hanno una
colorazione rossiccia per la presenza di
emoglobina nel sangue. Sono caratterizzati
anche dalla presenza di corte setole sul corpo
e la maggior parte di loro si muove con rapide
contorsioni a "8". La maggioranza vive
ingoiando fango di cui digerisce le particelle
organiche presenti. Fanno parte di questa
categoria i Tubifex. (figura 1). Il phylum degli
anellidi comprende molte famiglie, fra cui
anche le sanguisughe (figura 2 ) ed i
comuni lombrichi.
Molto resistenti a livelli di inquinamento
elevato tanto da diventare unici metazoi
presenti in acque inquinate
2
1
Altri animali vermiformi che si trovano
comunemente nelle acque stagnanti sono
in realtà delle larve di insetti, come
i chironomidi che, per le loro piccole
dimensioni, la segmentazione del corpo, il
colore e per le rapide contorsioni,
possono essere confusi con alcuni
oligocheti.
I tardigradi sono dei buffi animaletti
che possono essere considerati degli
artropodi primitivi. Sembrano dei
porcellini trasparenti con 8 zampette
terminanti con piccoli artigli uncinati
(figura). Le dimensioni lineari degli
adulti possono variare da meno di 0,1
mm a 1,5 mm. Nonostante il loro aspetto
delicato, sono capaci di sopportare una
completa essicazione per un tempo
indefinito e di rianimarsi in un'ora o due
una volta rimessi in acqua. Alcune specie
sono acquatiche, ma altre prediligono
ambienti umidi e si possono trovare su
muschio, licheni, alghe, su suoli umidi,
etc. Per potere osservare questi
animaletti, prendete del muschio secco,
tritatelo e poi mettetelo in acqua. Dopo
qualche ora sarà probabile trovare dei
tardigradi.
Tardigradi
Chioccioline d'acqua
Fanno parte del
phylum Mollusca (Molluschi) numerose
specie di chioccioline d'acqua ed i bivalvi
(conchiglie). Negli stagni, le chioccioline
delle
famiglie Lymnaeidae e Physidae sono
molto comuni. Tutte le specie
di Lymnaea e di Physa depongono le loro
uova in acqua all'interno di masse
gelatinose larghe circa 5 mm e lunghe
circa 20 mm. Le uova sono distribuite
all'interno di queste masse trasparenti
e la loro osservazione al microscopio è
un vero spettacolo. Raccogliendo
un'ovatura al giusto stadio di
maturazione potrete vedere tante
piccole uova al cui interno si muove un
embrione già interamente formato e nel
quale si potrà riconoscere bene una
chiocciolina. Attraverso la sua conchiglia
trasparente, vi sarà anche possibile
vedere il cuore pulsare.
1
2
Nell'acqua degli stagni è molto
frequente la presenza di
piccoli crostacei quali branchiopodi
(es: dafnia, artemia
salina), ostracodi e copepodi. Potete
raccoglierli con un secchio e volendo
potete concentrarli con un colino. Un
altro Crostaceo particolarmente
interessante da allevare e da
osservare con il microscopio
stereoscopico è il gamberetto dei
canali appartenente al
genere Palaemonetes . Si tratta di
un animale trasparente che risulta
quasi invisibile in acqua. Questo
gamberetto possiede disegni di
colore lattiginoso sul carapace
trasparente. Vive in acque
salmastre, tuttavia può essere
allevato in acqua dolce, ma in queste
condizioni non si riproduce. E'
frequente nei laghetti adibiti alla
pesca sportiva.
Crostacei
Artemia salina
Dafnia o pulce d’acqua
ostracodi
copepodi
piccoli crostacei (raramente più lunghi di 1-2 mm), presenti sia nella acque
marine che in quasi tutti gli habitat dulciacquicoli. Alcuni si nutrono di larve
di zanzare. Essi rappresentano la più grande fonte di proteine presente
negli oceani. Sono i crostacei più numerosi come numero di specie dopo
i decapodi e di gran lunga i più numerosi come individui. Alcuni sono parassiti
di pesci
palaemonetes
I MACROINVERTEBRATI INDICATORI
BIOLOGICI DI QUALITÀ
Il metodo I.B.E. si basa sull’analisi delle comunità dei
macroinvertebrati bentonici, organismi di dimensioni
superiori al millimetro che vivono sulla superficie dei
substrati di cui è costituito il letto fluviale. Con il termine
generico di macroinvetebrati bentonici vengono
comunemente indicati i seguenti gruppi zoologici: Insetti
(Plecotteri, Efemerotteri, Tricotteri, Coleotteri, Odonati,
Eterotteri, Ditteri, Megalotteri e Planipenni), Crostacei
(Anfipodi, Isopodi, Decapodi), Molluschi (Gasteropodi e
Bivalvi), Anellidi ed altri gruppi poco frequenti come
Briozoi, Nematodi e Poriferi.
INSETTI
PLECOTTERI
Gli individui in fase giovanile (larve) sono acquatici e respirano per mezzo di
tracheobranchie. Si trovano sul fondo di ruscelli e fiumi d'acqua dolce
fredda, ben ossigenata e limpida, possiedono DUE caratteristici cerci
ecologia
I Plecotteri sono insetti emimetaboli che vivono
nascosti fra i ciottoli e la ghiaia dei fondali dei
corsi d’acqua con particolare preferenza per le
insenature oppure per le zone coperte da detriti
vegetali e comunque in prossimità di
microambienti dove la corrente è meno forte.
All’interno dell’ecosistema possono ricoprire
diversi ruoli trofici: a seconda delle specie
possono essere carnivori, erbivori, o detritivori.
Tra tutti i macroinvertebrati sono i più sensibili ai
fenomeni dell’inquinamento e quindi indicatori di
buona qualità dell’ambiente acquatico.
Gli stadi ninfali dei Plecotteri necessitano di acque fredde e ben ossigenate per la
loro sopravvivenza e che di conseguenza sono molto suscettibili alle contaminazioni,
dei corsi d'acqua, causate dall'uomo. Ogni causa di riduzione dell'ossigeno, ogni
inquinante derivato dalle acque reflue, ogni causa che può aumentare la
temperatura dell'acqua può eliminare le ninfe dal loro habitat. Per questo i
Plecotteri sono ritenuti degli ottimi indicatori dello stato della qualità delle acque
dei ruscelli e dei fiumi.
I Plecotteri (dal greco Plechoptera "ali piegate") sono insetti che vivono i loro stadi
preimmaginali in acqua mentre allo stadio immaginale sono aericoli. La loro
esistenza è scandita da numerose metamorfosi, all'incirca una trentina, che
portano l'insetto in tempi lunghi (si parla anche di diversi anni) a trasformarsi da
uovo in insetto adulto passando attraverso gli stadi di larva, ninfa.
Quando raggiungono il momento di trasformarsi in insetto perfetto fuoriescono
dall'acqua arrampicandosi sulle rocce affioranti e, giunti in una posizione
favorevole si ancorano alla roccia con le unghie per effettuare l'ultima
metamorfosi; l'esocheletro si spezza longitudinalmente lungo la schiena e fuoriesce
l'insetto in grado di volare.
Le immagini di plecotteri hanno una dimensione variante tra il mezzo centimetro e i
cinque centimetri. La testa ha delle antenne fini, ha occhi composti, le zampe sono
come quelle delle ninfe, grandi e possenti. Il torace è robusto e da esso partono 2
paia di ali membranose dalle venature evidenti di colore che varia dal trasparente
al nero passando attraverso il bruno, il gialliccio, il verdastro. In quasi tutte le
specie solo le femmine sono dotate di ali. L'addome è poco resistente e termina in
un paio di cerci non troppo lunghi. Il volo dei plecotteri e molto pesante,
solitamente breve e lineare. Le ali in posizione di riposo sono ripiegate all'indietro
parallelamente al corpo.
L'accoppiamento avviene sul terreno o sulla vegetazione. Le femmine depongono le
uova volando sul pelo dell'acqua e lasciano cadere masse di uova che una volta
raggiunto l'elemento liquido si separano raggiungono il fondo.
Efemerotteri
L’ordine degli Efemerotteri predilige acque non inquinate, esenti da grandi
quantità di residui organici. Non a caso sono spesso considerati indicatori
ecologici utili a ricavare immediatamente informazioni sulla salute
dell'ambiente circostante. Sia le forme adulte che le larve rappresentano
un'importante ruolo nella catena alimentare, particolarmente per i pesci carnivori
come le trote nei torrenti agitati o per i pescegatto nei fondali più bassi, ma
anche per libellule, uccelli o pipistrelli.
Conosciuti già dai tempi antichi per la brevità della loro vita allo stato di adulti, da
cui il nome di Ephemeroptera. Gli adulti sono terrestri, ma le forme larvali e ninfali
(La ninfa è uno stadio giovanile che si manifesta nel corso dello sviluppo
postembrionale di alcuni Artropodi (es. Acari e Insetti) e che in generale precede lo
stadio di adulto), la cui vita può durare fini a tre anni, sono acquatiche.
L'insetto adulto è caratterizzato da brevi antenne filiformi, apparato boccale
atrofizzato, ali posteriori ridotte e un lungo addome terminante con due o tre
filamenti composti da numerosi articoli. A riposo, le ali sono mantenute in posizione
verticale cioè non possono essere ripiegate sul corpo.
Le larve e ninfe sono dotate di un apparato boccale ben sviluppato, di tipo
masticatore, frequentano le acque dolci correnti e stagnanti. Lo stato adulto è
preceduto da uno stadio di "subimmagine" alato. Gli adulti non vivono più di qualche
ora, il tempo di compiere il volo nuziale, preceduto da danze aeree per i maschi e
seguito immediatamente dalla deposizione della femmina, che lascia cadere le uova
sulla superficie dell'acqua. L'accoppiamento avviene in aria, anche se gli insetti
accoppiati spesso cadono sul terreno o in acqua. La femmina muore subito dopo la
deposizione, ma è comunque sopravvissuta più a lungo del maschio.
Nel corso della loro vita gli adulti non assorbono alcun cibo e il loro apparato
digerente è trasformato in un organo aerostatico. Le larve e le ninfe, invece, si
nutrono soprattutto di particelle vegetali, alghe microscopiche o detrito.
Questi insetti sono inoffensivi e offrono un abbondante nutrimento ai pesci e ad
altri animali acquatici. Infatti la comparsa delle Effimere è stagionale e pesci ed
uccelli sono in grado di compiere previsioni sulla loro comparsa e di prepararsi ad un
lauto banchetto offerto loro da questi insetti.
ecologia
Sono insetti di piccole e medie dimensioni, acquatici
allo stadio larvale. Sono ampiamente diffusi nella
maggior parte degli ambienti di acqua dolce, dove
colonizzano, grazie alla grande varietà di specie con
diverse preferenze ecologiche, laghi, stagni, paludi,
grandi fiumi di pianura e rapidi torrenti di montagna.
Gli Efemerotteri sono ottimi indicatori della qualità
delle acque e molti taxa, in modo particolare quelli
appartenenti alle famiglia degli Heptagenidae, si
rivelano particolarmente sensibili all’inquinamento;
leggermente meno sensibili si rivelano invece i taxa
inclusi nelle famiglie dei Baetidae e Caenidae.
Tricotteri
I Tricotteri sono uno dei principali ordini di insetti acquatici.
Si trovano in tutte le parti del mondo. Questi insetti possono vivere in
tutti i tipi di fiumi, calcarei o granitici, lenti o veloci, come nelle acque
calme e laghi. Costituiscono fino al 40% dell'alimentazione dei salmonidi
e la loro presenza e densità sono essenziali per la valutazione della
qualità delle acque.
Assomigliano a farfalle, con lunghe antenne, apparato boccale
masticatore molto ridotto, 4 grandi ali membranose (raramente assenti)
ricoperte di peli (donde il nome) e disposte a tetto nel riposo. Notturni
o crepuscolari, si trovano in vicinanza delle acque correnti o stagnanti,
nelle quali o vicino alle quali depongono le uova. Costruiscono un
«guscio», che si trascinano dietro fino alla metamorfosi, costituito da
un tubo cilindrico o conico formato di seta e ricoperto da piccoli
detriti.
La caratteristica più nota delle larve dei Tricotteri è la loro capacità di
costruire, con la sola secrezione sericea o con l'aggiunta di sabbia,
pietruzze ed elementi vegetali vari, ricoveri mobili o fissi dalle fogge e
dimensioni più svariate, lunghi da mm 3 a cm 8. Solo poche larve vivono
libere. Le schiuse di tricotteri iniziano a primavera e durano tutta la
stagione. Il loro ciclo di vita dura circa un anno; undici mesi di vita
larvale e ninfale e 15/30 giorni di vita adulta.
Impossibile confondere i tricotteri con altri insetti. Gli adulti, quando sono
in posizione di riposo, possiedono delle ali "a tetto", generalmente pelose
(questo conferma l’origine etimologica del loro nome di origine greca del
resto: trikos = peli, pteros = ali), ed uno sperone molto visibile sulle zampe.
ecologia
I Tricotteri costituiscono uno degli ordini più
importanti fra gli insetti acquatici ampiamente diffuso
in tutti gli ambienti d’acqua dolce sia di acque correnti
che lacustri. La caratteristica più nota dei Tricotteri
è la loro capacità di costruzione di astucci, una specie
di piccola casa mobile in cui le larve si proteggono;
questi vengono costruiti nelle più disparate forme e
fogge cementando con secrezione sericee dell’animale
i più svariati materiali presenti nell’alveo del fiume
(sabbia, ghiaia, pietruzze, conchiglie ed anche
materiali vegetali). La sensibilità all’inquinamento è
mediamente elevata, per cui questi insetti sono validi
indicatori biologici.
Coleotteri
Con più di quattrocentomila specie diverse, i coleotteri
rappresentano il quaranta percento di tutte le specie
d'insetti e il 25 % di tutte le forme di vita del mondo.
Trovare le differenze tra i moltissimi tipi di coleotteri
è difficile, ma è importante. Mentre molte specie sono
parassiti che distruggono i raccolti e gli alberi, altri
svolgono funzioni importante nell'ecosistema.
ecologia
I Coleotteri possono avere sia vita larvale che adulta
nell’ambiente acquatico. Gli adulti sono facilmente
riconoscibili per la presenza di elitre, ali rigide,
chitinose, che formano una sorta di astuccio
protettivo che ricopre il dorso, proteggendo anche le
ali posteriori di natura membranosa.
Vivono in immersione e, in generale, prediligono le
acque stagnanti, con velocità di corrente ridotta e
bassa profondità, soprattutto dove abbondano la
vegetazione acquatica e i detriti vegetali. I Coleotteri
sono discretamente sensibili all’inquinamento anche se
il loro valore di indicatori è nettamente inferiore a
quello dei gruppi descritti in precedenza.
Ditteri
• I Ditteri sono Insetti terrestri o idrofili, frequentemente
acquaioli o acquatici negli stadi larvali.
• Il grande ordine dei Ditteri, a cui appartengono mosche,
mosconi e zanzare, è caratterizzato dalla presenza di un
solo paio di ali, quelle anteriori. Le ali posteriori di questi
Insetti si sono ridotte, trasformandosi nei bilancieri, due
moncherini che garantiscono la stabilità del volo. Molte
specie hanno larve acquatiche che compiono il ciclo
biologico nei laghi, nei fiumi e negli stagni. Il ruolo dei
Ditteri nella conservazione degli ecosistemi è
importantissimo: se non ci fossero mosche e zanzare non
esisterebbero le rondini, le raganelle, moltissimi pesci e
tanti altri animali
ecologia
I DITTERI sono insetti con ali membranose e apparato
boccale atto a pungere o a lambire. Le larve sono vermiformi
di forma variata, prive di zampe articolate ma con organi di
locomozione o adesione come pseudopodi, cuscinetti
ambulacrali, uncini, setole e dischi.
Trattandosi di un gruppo sistematico molto vasto esistono al
suo interno famiglie con caratteristiche diverse dal punto di
vista della sensibilità agli inquinamenti: alcune famiglie vivono
esclusivamente in acque correnti fredde molto ossigenate,
necessariamente di buona qualità (Blephariceridae), altre
specie invece prosperano in condizioni di forte inquinamento e
la loro presenza è sintomo di profonda alterazione ambientale
(Chironomidae genere Chironomus).
.
BIVALVI
I Bivalvi sono molluschi filtratori il cui corpo è protetto da
una conchiglia formata da due pezzi o valve, spesso
simmetriche e articolate da una cerniera. La conchiglia si
presenta in varie forme, ma generalmente è tondeggiante
oppure ovoidale; le dimensioni variano da qualche millimetro a
parecchi decimetri di lunghezza.
Fra i taxa presenti nelle acque dolci gli Unionidae colonizzano
laghi e fiumi in corrispondenza di zone con fondali fangosi;
presentano inoltre un alto grado di adattabilità ecologica
potendo sopravvivere anche in ambienti molto inquinati. Le
specie di questa famiglia sono ottimi indicatori per svelare la
presenza di inquinamenti dovuti a metalli pesanti che vengono
concentrati nelle loro carni.
GASTEROPODI
I Gasteropodi sono molluschi diffusi in moltissimi ecosistemi terrestri
ed acquatici, provvisti di una conchiglia con un caratteristico
avvolgimento a spirale in cui alloggia il corpo dell’animale.
I Gasteropodi di acqua dolce sono organismi bentonici che colonizzano
un’ampia varietà di ambienti. Alcuni generi prediligono vivere adesi a
substrati solidi (Ancylidae, Neritidae) mentre altri prediligono
ambienti nettamente fangosi (Viviparidae). Sono organismi sensibili
all’inquinamento di tipo chimico ed in particolar modo ai fenomeni di
polluzione che alterino il pH delle acque fino a comportarne la
scomparsa o quantomeno l’inibizione dell’attività riproduttiva; sono
inoltre molto sensibili agli inquinamenti dovuti a metalli pesanti in
particolar modo a cadmio, mercurio, argento, piombo, zinco e
soprattutto rame che entra a far parte della composizione di molti
erbicidi e pesticidi. Per quanto riguarda l’inquinamento di natura
organica la loro sensibilità si rivela invece minore ed alcune specie
possono trarre giovamento, ovviamente fino ad un certo limite, da
un’aumentata disponibilità di materia organica.
IRUDINEI
Gli Irudinei, conosciuti comunemente con il
nome di "Sanguisughe", vivono
prevalentemente in acque dolci poco
profonde con velocità di corrente ridotta;
sono dotati di un’elevata resistenza nei
confronti dell’inquinamento organico, alcune
specie possono vivere a lungo in carenza di
ossigeno e in condizioni di elevata trofia
dell’ambiente acquatico.
CROSTACEI
I Crostacei sono Artropodi presenti nelle acque dolci con un numero
limitato di famiglie in rapporto a quelle presenti negli ambienti
marini. Colonizzano acque sia di superficie che sotterranee;
prediligono corsi d’acqua con velocità di corrente lenta o moderata
ed a seconda delle varie famiglie dimostrano predilezione per
ambienti dal fondo ghiaioso o fangoso.
Alla classe dei Crostacei, ordine Isopoda, appartiene la famiglia
degli Asellidae tipica di acque lente, ricche di detrito organico ed in
grado di sopravvivere anche in presenza di forti carichi inquinanti di
natura organica dove, anzi, prosperano e formano popolazioni
particolarmente abbondanti di individui.
All’ ordine Amphipoda appartiene invece le famiglia dei Gammaridae
e dei Niphargidae. Queste due famiglie si possono considerare
discreti indicatori di qualità, anche se alcune specie sopportano
moderati carichi inquinanti, soprattutto se di natura organica.
All’ordine Decapoda appartengono le famiglie Atyidae,
Palaemonidae, Astacidae, Potamidae; fra queste particolarmente
valida come indicatore di qualità è quella delle Astacidae che
esigono acque correnti, limpide, ben ossigenate e con scarsa
polluzione, le altre famiglie risultano invece in grado di sopravvivere
anche in presenza di discreti carichi inquinanti.
asellidi
gammaridi
Niphargidae
palemonidi
Gambero di fiume autoctono
Procambarus clarkii
alloctoni
Pacifastacus leniusculus
Produttività delle acque
La produzione primaria è la produzione di composti organici dalla CO2 presente
nell'atmosfera o in acqua che avviene principalmente mediante
processi fotosintetici o, in misura minore, chemiosintetici.
Tutta la vita sulla Terra è direttamente o indirettamente dipendente dalla
produzione primaria.
Gli organismi responsabili della produzione primaria, chiamati produttori
primari o autotrofi, sono alla base della catena alimentare. Negli ambienti
terrestri essi sono soprattutto piante, mentre in ambienti acquatici sono
le alghe a svolgere un ruolo preponderante. La produzione primaria è distinta
in netta o lorda. La prima tiene conto delle perdite causate da processi quali
la respirazione cellulare, la seconda no.
La produttività primaria
La produttività primaria di un ecosistema è
definita come la velocità alla quale l’energia
solare viene trasformata dalla fotosintesi
clorofilliana in sostanza organica. Si
definisce:
• produttività primaria lorda (PPL), la
velocità totale di fotosintesi (detta
perciò anche fotosintesi totale)
• produttività primaria netta (PPN), la
velocità di immagazzinamento della
materia organica prodotta, al netto di
quella usata dalla pianta per vivere (detta
perciò anche fotosintesi apparente)
La produttività secondaria
produttività secondaria (PS) è la velocità
di immagazzinamento della materia
organica per fini energetici da parte dei
consumatori (cioè gli organismi eterotrofi,
incapaci di effettuare la fotosintesi).
METODI DI MISURA DELLA PRODUZIONE
PRIMARIA
Esistono diverse le metodiche la più
utilizzata è la:
Misura della clorofilla
Un sistema complesso
•
•
•
•
•
L’ecosistema è un sistema complesso formato da organismi che vivono in un determinato ambiente.
Gli animali e le piante costituiscono le componenti biotiche dell’ecosistema, mentre il sottosuolo,
l’aria e l’acqua, la luce, la temperatura, il clima, le piogge, ecc. fanno parte della componente
abiotica. Le componenti biotiche e abiotiche instaurano tra loro un insieme di relazioni che
caratterizzano l’ecosistema stesso e lo portano in una situazione di “equilibrio” temporaneo. Sulla
base della loro funzione all’interno di un ecosistema, le componenti biotiche (gli organismi viventi),
si possono suddividere in:
produttori (piante, alghe e alcuni batteri): sono gli organismi “autotrofi” che producono da sé la
sostanza organica per vivere e accrescersi, utilizzando semplici molecole inorganiche come l’acqua,
l’anidride carbonica (CO2) e i nitrati
consumatori: sono organismi “eterotrofi”, poiché non sono in grado di produrre il proprio
nutrimento, e si cibano quindi di produttori (ad esempio i consumatori erbivori, come le mucche e
le pecore, che mangiano l’erba dei prati) o di altri consumatori (i consumatori carnivori come il
leone o l’uomo stesso)
decompositori: sono funghi e batteri che si cibano decomponendo i tessuti degli organismi morti.
Ogni ecosistema contiene una definita quantità di materia organica che comprende tutti i suoi
organismi vegetali e animali; con il termine di biomassa si identifica il peso di tale materia, calcolato
allo stato secco e per unità di superficie occupata dall’ecosistema stesso.
Il bioma
•
Un bosco, un lago, un fiume, un prato, una spiaggia, il mare, anche gli spazi verdi di città sono tutti
ecosistemi. In breve, ogni centimetro del nostro pianeta costituisce o fa parte di un ecosistema. Gli
ecosistemi possono avere dimensioni molto diverse. Sono considerati ecosistemi sia la foresta
temperata, che occupa gran parte dell’America settentrionale, dell’Europa e dell’Asia settentrionale,
sia la cavità piena d’acqua e di vita di un faggio che fa parte della stessa foresta (in questo caso è
chiamato “microecosistema”). La Terra stessa può essere considerata un unico grande ecosistema.
La divisione in ecosistemi di dimensioni più ridotte e definite è necessaria nel caso di studi mirati,
ma in realtà i limiti di un ecosistema sfumano normalmente in quelli di un altro, e gran parte degli
organismi possono far parte di ecosistemi diversi in momenti differenti. Ad esempio, le acque dolci
diventano salmastre vicino alle coste, e in questo modo l’ecosistema mare e quello d’acqua dolce
risultano connessi da flussi di energia e di alimenti. I confini di un ecosistema possono variare anche
nel tempo a causa di diversi fattori che alterano gli equilibri, tra cui l’estinzione di una specie,
l’intervento dell’uomo, l’introduzione in un ecosistema di specie esotiche ed altri ancora. In
condizioni ideali, aree che hanno caratteristiche fisiche e chimiche uniformi dovrebbero presentare
ecosistemi ben definiti e facilmente riconoscibili. In natura, però, non è possibile trovare condizioni
così omogenee. Soprattutto nel caso di ecosistemi terrestri, è più semplice identificare associazioni
di ecosistemi. In particolare, ecosistemi vicini che condividono i cicli biogeochimici e presentano
componenti abiotiche simili si dicono “biomi“. Gli ecosistemi terrestri si possono dunque
raggruppare in numerosi biomi.
Un esempio di ecosistema alterato
In Borneo l’uso del DDT ha causato l’alterazione
dell’ecosistema, che indirettamente ha colpito l’uomo. Il
grande uso di DDT per sterminare le zanzare che trasmettono
la malaria ha ucciso tutti gli insetti, compresi quelli utili
all’uomo come gli scarafaggi. Questi insetti sono il principale
alimento delle lucertole , la cui popolazione si è ridotta
fortemente così come il numero dei felini che si nutrivano
delle lucertole. I felini, però, tenevano sotto controllo anche la
popolazione dei topi: la riduzione dei felini ha portato a un
aumento del numero dei topi, che in condizioni di
sovraffollamento trasmettono all’uomo pericolose malattie. Il
Borneo, dopo le campagne di disinfestazione col DDT, è stato
colpito da epidemie infettive che hanno causato più vittime
della malaria.
La catena trofica
Ci sono due tipi di catene alimentari: la catena del pascolo e la catena del
detrito. La prima parte dalle piante verdi, passa attraverso gli erbivori
pascolanti, quindi ai carnivori di primo livello che si cibano degli erbivori, poi
ai carnivori di secondo livello che si cibano di altri carnivori. La seconda invece
parte dalla materia organica morta, passa attraverso i microrganismi, da
questi agli animali detritivori (consumatori di detrito), per finire ai loro
predatori, cioè animali carnivori. Le catene alimentari sono fittamente
interconnesse tra loro, e questo è il motivo per cui si parla di rete trofica (o
alimentare). Negli ecosistemi naturali, gli organismi che ottengono il cibo dal
sole con lo stesso numero di passaggi appartengono allo stesso livello trofico.
Quindi, le piante verdi (produttori) occupano il primo livello trofico, gli
organismi che si nutrono di piante occupano il secondo livello (consumatori
primari), i carnivori appartengono al terzo livello e i carnivori predatori al
quarto livello (consumatori secondari e terziari). La sorgente e la qualità
dell’energia disponibile stabiliscono, per tutti i livelli, il tipo e numero di
organismi, e i loro processi di sviluppo. Una data specie può occupare più
livelli trofici, a seconda della fonte di energia alimentare di cui si nutre.
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