La filosofia che si esprime nella macrobiotica

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3.2 – La filosofia macrobiotica
3.2 - La filosofia che si esprime nella macrobiotica
(.htm)
Di solito si sente parlare di dieta macrobiotica, ma in una simile espressione si nasconde un possibile
equivoco perchè in una dieta ci sono dei cibi proibiti ed altri imposti: la macrobiotica, invece, è la teoria
del valore in termini yin/yang dei cibi che ciascuno sceglie sulla base del proprio stato di equilibrio o
squilibrio energetico del momento. Bisogna familiarizzarci con questi due termini che in occidente si
possono sintetizzare con l’espressione “opposti complementari” per cui, se definiamo yin il freddo, yang è
il caldo, se chiamiamo yin la forza centrifuga yang sarà la forza centripeta, se con il termine yin
intendiamo la dissoluzione e la morte yang sarà la ricompattazione e la nascita, male bene, malattia
salute: yin e yang, in sè, sono principi assolutamente astratti.
In questo senso yin e yang sono l’Uno-Due di Pitagora e, come nella dottrina pitagorica
rappresentavano simbolicamente l’intuizione dell’insondabile mistero dell’Unità-Trinità dell’Essere, così la
dialettica yin/yang è l’ultima frontiera di fronte a cui ineluttabilmente si arresta la nostra capacità di
comprensione di fronte al mistero dell’Essere.
Fichte, filosofo tedesco nato nel 1796 e morto nel 1879, che non abbiamo ancora analizzato in modo
particolare, intende qualcosa del genere quando, nella sua visione del mondo, partendo dalla intuizione
dell’Assoluto come compresenza degli opposti, identificati da lui come Io e non-Io (cioè coscienza e
contenuto della coscienza o, in altre parole, spirito e materia), ci ripropone con l’Assoluto la Trinità
dell’Essere, la Trinità Divina.
Con i termini yin e yang si indica la stessa unica energia che nella sua espressione dialettica tiene in
piedi il mondo, sono i due principi che, presi in sé, sono irreali perché, se considerati come momenti
assolutamente separati tra loro, annullerebbero l’unità dell’essere.
Sono discorsi affrontati nei capitoli della prima sezione. Sul piano della realtà concreta queste due
forze si presentano sempre intrecciate tra loro e mai perfettamente in equilibrio: la prevalenza dell’una
sull’altra è, contemporaneamente, causa ed effetto del divenire che è il nostro modo di percepire l’eterna,
infinita realtà dell’Essere. Solitamente, per richiamare questo tipo di intuizioni, si utilizza il disegno sotto
riportato che è diventato il simbolo più ricorrente per indicare la sintesi dei principi filosofici su cui si basa
la macrobiotica. Disegno che va “visto” in movimento rotatorio per meglio cogliere, nell’alternanza
dialettica dei contrari, il divenire come momento di espressione dell’eterna realtà dell’essere: per questo,
nel momento in cui ognuna delle due polarizzazioni energetiche raggiunge la sua massima espressione
contiene in sè il seme della polarità opposta.
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Con la macrobiotica abbiamo la possibilità di capire che i cibi che possiamo mangiare sono
materializzazione di energie che, con il tempo, ci faranno diventare più yin o più yang di quanto non
siamo adesso modificando così, alla radice, le condizioni dell’equilibrio dinamico della energia vitale che
ci caratterizza come persona.
A questo punto i singoli cibi possono risultare non già proibiti o imposti, ma come opportuni o meno a
seconda delle condizioni in cui ci troviamo: se siamo in buona salute è segno che abbiamo un equilibrio
yin/yang consono alle condizioni climatiche, di lavoro, di età e di livello spirituale in cui ci ritroviamo e
allora dobbiamo cercare di gestire al meglio la situazione tenendo conto della evoluzione delle variabili
che caratterizzano il momento presente. In caso contrario arriverà un malessere i cui sintomi saranno
preziosi per capire se lo squilibrio che l’ha determinato sia dovuto a un eccesso di yin o di yang per cui,
se solo impariamo ad usare bene i cibi con la loro valenza di yin e di yang, possiamo arrivare a
controllare in modo perfetto la nostra salute.
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3.2 – La filosofia macrobiotica
Ecco allora che l’alimentazione più semplice sarà anche quella che potrà farci guarire o farci
sperimentare una gioia di vivere altrimenti mai provata. Gli alimenti fondamentali devono essere i cereali
integrali e le verdure di stagione, utilizzando come condimenti il sale marino integrale, le erbe aromatiche
e, in piccola quantità, gli oli di origine vegetale ottenuti soltanto con la spremitura a freddo.
Ogni popolo, che ha sviluppato nel passato grandi civiltà, ha nella sua storia un cereale che ha
costituito per secoli l’alimentazione base della popolazione. Dove il clima e le condizioni del terreno non
hanno consentito l’utilizzo di un qualsiasi cereale gli esseri umani sono stati costretti ad una continua lotta
per la sopravvivenza trovandosi ridotti allo stato di predatori sempre impegnati nella ricerca del cibo.
Lo sviluppo moderno della scienza e della tecnologia ci hanno consentito di alimentarci
prevalentemente con cibi di origine animale, e quindi come veri e propri predatori, senza più dovere
affrontare i rischi e le fatiche di una caccia quotidiana, ma la diffusione di malattie degenerative e la
impossibilità di tenere sotto controllo la aggressività che questo tipo di alimentazione determina sono il
karma negativo che stiamo pagando per l’egoismo e la crudeltà con cui ci stiamo muovendo nel mondo.
Coloro che, avendo imparato ad utilizzare i cibi in base alla loro valenza energetica yin/yang, sono
riusciti a realizzare il controllo della propria energia vitale ritornando ad una alimentazione basata sui
cereali integrali, che costituiscono il cibo più potente che la natura ci offre senza aumentare la sofferenza
degli esseri viventi, hanno provato una sensazione di forza e di sicurezza in se stessi assolutamente
eccezionale.
Per ottenere questo risultato si deve raggiungere un buon livello di conoscenza della teoria perché
altrimenti si sarà dipendenti dalle valutazioni altrui e sarà molto difficile perseverare nella fase iniziale di
assestamento che si presenta normalmente lunga e impegnativa. E’ fondamentale quindi la lettura
accurata di alcuni testi sulla macrobiotica, riservando il colloquio con altre persone alle eventuali difficoltà
di interpretazione dei principi fondamentali che, è bene ripetere ancora una volta, dobbiamo arrivare a
dominare in modo soddisfacente da soli.
Su questo sito internet è segnalata una e-mail alla quale si possono indirizzare le richieste più varie,
alle quali si risponderà. Se le domande e le osservazioni saranno giudicate potenzialmente interessanti
per i visitatori del sito verranno pubblicate, ovviamente con il consenso degli interessati e in forma
anonima.
Il primo a parlare di macrobiotica in Occidente è stato il giapponese Nyoiti Sakurazawa, che ha
pubblicato diversi libri in francese con il nome di Georges Ohsawa. Il primo, Le principe unique de la
philosophie et de la science d’Extrème Orient, è uscito nel 1931. Alcuni dei suoi libri sono ora tradotti in
italiano.
La dieta macrobiotica, Edizioni Astrolabio, che è sul mercato librario uno dei prodotti con il miglior
rapporto qualità/prezzo su questo specifico argomento, è il primo libro sulla macrobiotica che sia uscito in
Italia; ha dei limiti dovuti al fatto che bisogna fare altre letture per capire bene il perché di certe
affermazioni, dal momento che l’autore ha scritto molto e in questo libro dava per scontate alcune cose,
in quanto già trattate in altri testi, per cui è bene integrare questa lettura con altre opere.
Forse oggi la casa editrice meglio fornita di testi macrobiotici è la Edizioni Mediterranee, che in
catalogo ha tutta una serie di volumi di un allievo di Ohsawa, Michio Kushi: sono testi illustrati, redatti con
l’intento didascalico per cui si riesce a seguire facilmente il discorso, però è sempre utile il testo citato di
Ohsawa perché resta basilare: ristampato più volte è ancora esistente in commercio e ormai è diventato
un classico, anche se in alcuni punti va reinterpretato.
Oggi ci sono molti testi di macrobiotica; sulla base della nostra esperienza ne suggeriamo alcuni che
vengono esaminati e commentati nella seconda sezione, dal capitolo 2.1 al capitolo 2.11
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