Vittime di primo livello - Attiva

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Prof. Lolita Gulimanoska
Facoltà di Medicina e Psicologia la “Sapienza” di Roma
San Marino 03.12.2011
[email protected] www.guliman.it
Index
 Definizione dei fenomeni
 Art. 11 della Convenzione UN;
 Disabili mentali in situazioni di rischio;
 Fattori di rischio emergenti e reazioni post crisi;
 La Psicologia delle emergenze
 Raccomandazioni.
Art. 11 della Convenzione sul Rischio e le Emergenze
Umanitarie
 Gli Stati Parti adottano, in conformità agli obblighi derivanti dal diritto
internazionale, compreso il diritto internazionale umanitario e le norme
internazionali sui diritti umani, tutte le misure necessarie per garantire
la protezione e la sicurezza delle persone con disabilità in situazioni di
rischio, incluse le situazioni di conflitto armato, le emergenze
umanitarie e le catastrofi naturali.
Art. 11 in pratica:
 Il disabile va ritenuto come un gruppo target lungo tutto il processo di
intervento (dall’identificazione, assessment l’applicazione dei
programmi di supporto, monitoraggio e valutazione.)
 Le agenzie di donatori dovrebbero includere, nelle loro linee di
finanziamento, informazioni sui sistematica progettazione universale
per tutti i progetti di ricostruzione tra cui ricoveri temporanei e dei spazi
specifici per garantire l'accessibilità globale.
 Agenzie settoriali devono includere i bisogni delle persone con
disabilità, anche in materia di accesso per disabili, nelle loro operazioni
(tra cui alloggi, acqua e servizi igienici, distribuzione alimentare, attività
di sanità, istruzione).
 I finanziamenti per gli interventi post-conflitto e post-disastro devono
includere le persone con disabilità in modo più personalizzato, sia per
sostenere le persone con disabilità come beneficiari di assistenza e anche
come mezzo per permettere agli stessi di essere incluse come parte della
comunità risposta al disastro o emergenza.
Definizione dei fenomeni
Situazioni di Rischio, per l’OMS è:
a) Una catastrofe improvvisa (disastro naturale e/o creata dall’uomo)
b) Un’emergenza complessa e continua (es: conflitti violenti)
c) Un problemi in crescita (come HIV/AIDS).
Disastro (da latino dis, prefisso peggiorativo, ed astrum, stella: cattiva stella): Un evento
grave che porta un danno irrimediabile, lento nel suo instaurarsi e prolungato nel tempo.
Catastrofe (dal greco χαταστροφή che si
volge all'ingiù): Un mutamento delle
condizioni di base, improvviso ed
inatteso.
Un’emergenza è:
- una circostanza in cui un evento
devastante di origine naturale o provocato dall’uomo
(disastro), in modo inaspettato ed improvviso crea un clima
di attivazione, allerta, di urgente bisogno, accompagnato da
tentativi immediati di soccorso.
- un insieme di condizioni particolari che coinvolgono un
clima emotivo, una risposta organizzativa e un insieme di
condizioni ambientali,
- un processo, ovvero, una condizione psicologica condivisa
più che un insieme di distruzioni.
Le dimensioni per misurare l’entità
dell’emergenza
 la dimensione spaziale e geofisica: circoscrive l’area del
problema.
 l’ampiezza numerica e la tipologia del gruppo sociale
coinvolto.
 la dimensione stressogena dell’evento (quanto stress la
situazione d’emergenza tende a produrre nella
popolazione),
 la dimensione di imprevedibilità dell’evento.
La risposta adeguata richiede:
 Prendere in considerazione la
vulnerabilità socio-sistemica che si
riferisce al “possibile danno (in
termini di risorse umane, economiche
ed ambientali).
 Il “danno”, a sua volta, è definibile
come la conseguenza dell’interazione
tra due sistemi di cui uno ha indotto
una compromissione morfologica o
funzionale sull’altro.
Rischio, pericolo, danno
 Il rischio è:
a) “la probabilità che una situazione di pericolo produca una
emergenza specifica”
b) la condizione che si viene a realizzare quando un sistema
vulnerabile si trova esposto a una situazione
specificamene pericolosa
 Il pericolo è:
a) una “situazione di minaccia che si propone come fonte di
rischio” (Quarantelli, 1998)
b) la caratteristica di un sistema o una situazione in grado di
indurre un danno in altri sistemi.
La vulnerabilità
 La vulnerabilità è data da tre
sistemi che interagiscono tra loro:
a) il sistema naturale (geofisica ed
ambientale),
b) Il sistema sociale (quantità e
tipologia di persone che vivono
in un dato territorio)
c) Il sistema politico-economico
(chiamato anche organizzativo).
Previsione e prevenzione,
 La previsione è un’attività di stima dell’entità dei rischi che
gravano su un determinato sistema (La legge 225/1992Istituzione del Servizio Nazionale della Protezione Civile)
 La prevenzione, un insieme delle attività di riduzione
dell’entità del rischio (La legge 225/1992 - “attività volte ad
evitare o ridurre al minimo la possibilità che si verifichino
danni conseguenti agli eventi calamitosi e ciò anche sulla
base delle conoscenze acquisite per effetto delle attività di
previsione”).
La scala operativa diffusa nel settore delle
emergenze e della Protezione Civile è
 Lo “stato d’attenzione” (la prima risposta programmata di
un sistema sensibile ai rischi, davanti all’insorgenza di un
evento inconsueto).
 Lo “stato di pre-allarme”, (la risposta programmata di un
sistema all’ insorgenza di un evento inconsueto di cui non
sono valutabili le conseguenze).
 Lo “stato di allarme”, (la risposta programmata davanti
allo stesso evento le cui conseguenze sono ormai valutate
come potenzialmente dannose).
 Lo “stato d’emergenza” (l’insieme delle iniziative
programmate come risposta ad eventi inattesi ed
improvvisi le cui conseguenze hanno già iniziato a
produrre danni sensibili).
Soccorso, Salvataggio, Recupero
 Il “soccorso” è un intervento attivo mediante il quale una persona viene
tratta da una situazione di pericolo a cui non può sottrarsi da sola e che
gli ha anche causato del danno. La legge 225/1992 definisce il concetto
di soccorso in senso collettivo, stabilendo che consista nella “attuazione
degli interventi diretti ad assicurare ogni forma di prima assistenza alle
popolazioni colpite da incidenti semplici, incidenti complessi, disastri”.
 Esso si distingue dal “salvataggio”, definito come un intervento attivo
mediante il quale una persona viene tratta fuori da una situazione di
pericolo da cui non può sottrarsi da sola, ma che non gli ha ancora
causato alcun danno.
 Il “recupero” è definito, infine, come un intervento attivo mediante il
quale una persona viene sottratta da una situazione non pericolosa e
che non gli ha prodotto alcun danno, ma da cui non può sottrarsi da
sola.
Il modello di riferimento:
 da un modello prevalentemente centrato sui disturbi
post-traumatici si deve passare ad un modello
prevalentemente centrato sulle potenzialità adattative
ed evolutive sia degli individui che dei gruppi, che
della comunità.
La psicologia dell’emergenza
 Finalità: lo studio, la prevenzione e il trattamento dei
processi psichici, delle emozioni e dei comportamenti
che si determinano prima, durante e dopo gli eventi
critici (disastri, catastrofi, violenze).
 Si articola in due ambiti generali:
a) L’emergenze individuali e
b) L’emergenze collettive o di massa.
Lo psicologo in situazioni d’emergenza
 L’uso di tecniche psicoeducative per illustrare ai
superstiti o alle vittime quali sono le reazioni più
comuni di stress e i modi per imparare a gestirle.
 L’erogazione di servizi a persone che:
a) spesso non stanno cercando un aiuto,
b) sono ambivalenti in relazione all’accettazione di
aiuto o,
c) Rifiutano qualsiasi aiuto.
Tipologie di vittime
 Vittime di primo livello, (persone che hanno subito
direttamente l’evento critico);
 Vittime di secondo livello, (parenti e amici delle vittime di
primo livello);
 Vittime di terzo livello, (soccorritori, professionisti e
volontari, chiamati ad intervenire sulla scena dell’evento
traumatico, che a loro volta riportano danni psichici per la
traumaticità delle situazioni a cui devono fare fronte;
 Vittime di quarto livello, (membri della comunità, al di
fuori dell’area colpita, che in qualche modo si sono
interessati o occupati dell’accaduto).
Le reazioni più comuni in seguito ad una
condizione traumatica
 Tra gli effetti emozionali i più comuni sono: shock, collera,
disperazione, ottundimento emozionale, terrore, senso di colpa,
irritabilità, senso di impotenza, riduzione del piacere derivante dallo
svolgimento delle attività consuete, dissociazione.
 Tra gli effetti cognitivi, invece, si riscontrano: deficit della
concentrazione, della memoria e della capacità di prendere decisioni,
incredulità, confusione, distorsioni, calo dell’autostima e
dell’autoefficacia, pensieri e ricordi intrusivi, preoccupazioni.
 Gli effetti fisici più frequentemente riscontrati sono: senso di
affaticamento, insonnia, disturbi del sonno, iperattivazione, lamentele
somatiche, deficit nella risposta immunitaria, cefalea, problemi
gastrointestinali, calo dell’appetito e della libido.
 Tra gli effetti interpersonali, compaiono: alienazione, ritiro sociale,
aumento dei conflitti nelle relazioni, menomazione professionale o
scolastica.
Reazione nella catastrofe fisica
 Disturbi psicosomatici (tremore, impallidimento,
tachicardia, nausea e vomito, sudorazione)
 Disturbi affettivi (paura, rabbia, agitazione emotiva,
stordimento, confusione, disperazione)
 Disturbi comportamentali (eccitazione con iperattività
oppure inibizione neuromuscolare con paralisi
funzionale transitoria (KNOEPFEL, 1980).
Se il comportamento non è controllato possono verificarsi reazioni di
panico che consiste in una fuga impulsiva e disorganizzata in preda alla
sensazione di un pericolo ineluttabile.
Le reazioni ai disastri da un punto di vista
psicodinamico
Va differenziato tra:
a) Reazione depressiva Normale (non avviene
l’identificazione con l’io danneggiato dunque, un
tentativo di riparazione)
b) Modalità paranoica di reazione all’evento
(distruzione del pericolo minacciante)
c) Modalità reattiva melanconica (immobilità, apatia,
paralisi, stupore)
POSSIBILI CONSEGUENZE TRAUMATICHE
 reazioni di tolleranza, che riguardano il 10-20 % delle persone
coinvolte e si caratterizzano per una buona conservazione
dell’autocontrollo, della lucidità, dell’adeguatezza dei com portamenti
e delle reazioni emotive.
 “reazioni iper-emotive brevi” che riguardano il 75-80 % delle persone
coinvolte e si caratterizzano per la massiccia presenza di manifestazioni
psichiche e psicosomatiche quali: shock, ansia, depressione,
smarrimento, stupore, incredulità tonica, comportamenti automatici,
tremori, palpitazioni, nausea, etc.
 risposte gravemente inadeguate, ossia delle risposte a carattere
dissociativo, che riguardano il 10-15 % delle persone coinvolte e che
sono caratterizzate da stato confusionale, momenti deliranti,
comportamenti aggressivi e autolesivi, comportamenti irrazionali di
esposizione al pericolo, fortissimi stati di inibizione e depressione;
questo tipo di disturbi persiste generalmente per un tempo limitato e
tende via via a recedere.
Principali disturbi:
 La sindrome del disturbo post-traumatico da stress (PTSD)
(Sintomi: incubi noturni, pensieri, sensazioni ed emozioni intrusive,
evitamento e di attenuazione della reattività generale; un’appiattimento
della reattività generale si manifesta nel diminuito interesse per gli
altri, difficoltà di addormentamento, difficoltà di concentrazione,
ipervigilanza, esagerate risposte di allarme.
 I disturbi di adattamento presentano sintomi simili, e si manifestano in
situazioni drammatiche e con forti conseguenze a volte sulle possibilità
di sopravvivenza del singolo (divorzio, trasloco, licenziamento).
 Il disturbo acuto da stress, invece, si manifesta come una risposta
provvisoria dell’individuo a situazioni gravi e catastrofiche e (tale
disturbo nasce e scompare nell’arco di quattro settimane dall’evento
traumatico).
 Il disagio psicologico (dura almeno un mese e ha almeno sei sintomi
nelle tre aree criterio (rivivere l’esperienza, iperarousal, evitamento).
 I cambiamenti che possono avere il più grande effetto sui
bambini sono i problemi di adattamento dei genitori o le
sollecitazioni sulle relazioni familiari che possono
persistere anche dopo il disastro, includendo:
- aumento nell’ uso di alcol o droghe da parte dei membri
della famiglia
- aumento di conflitti o di comportamenti violenti tra i
membri della famiglia o tra i membri della famiglia e gli altri
- diminuzione della disponibilità fisica o emotiva dei genitori
- perdita della rete sociale dei bambini o dell’opportunità di
partecipare alle normali abitudini e attività
Alcune reazioni comuni ai disastri includono:
- segni di sofferenza e comportamento regressivo (agiti come se fosse un
bambino più piccolo): succhiare il pollice, perdita delle capacità di tenersi
pulito; difficoltà di separazione (piangere, agitarsi o aggrapparsi quando i
genitori si allontanano); difficoltà nel fare spostamenti; aumentati
piagnucolii, dipendenza o stato di bisogno
- paure collegate al disastro (pioggia, tuoni,vento...)
- difficoltà a dormire, incubi e mancanza di espressione emotiva, sguardo
triste o depresso, pianto
- essere insolitamente tranquilli o chiusi, apatia, non essere interessati
alle cose che abitualmente divertivano
- lamentele di mal di testa, mal di stomaco o altri sintomi di malattia
- agiti, aggresisoni, disobbedienze, TALKING BACK, distruttività, furti
- scoppi di rabbia, irritabilità, improvvisi cambiamenti nell’umore
- distraibilità, scarsa concentrazione, problemi di attenzione, inpossibilità
di riposare, sogni ad occhi aperti, letargia, affaticamento, dormire in
classe, declino nelle prestazioni scolastiche
- cambiamenti nelle relazioni tra pari (passare improvvisamente molto
più tempo o molto meno tempo con gli amici).
Reazione alla crisi
4 fasi (, 1975):
• Fase di shock: Vissuti catastrofici, frattura
nel senso di continuità dell’esperienza di sé
(negazione dell’evento)
• Fase di reazione: L’impatto con la realtà suscita angoscia, rabbia,
disperazione, amarezza …Reagire significa seguire le procedure mediche, i
trattamenti, i ricoveri, i colloqui con i medici, gli psicologi, etc.
• Fase di elaborazione: La fase che segue al periodo attivo dei
trattamenti, dopo la fine del pericolo corso. «Perché proprio a me?»
• Fase del riorientamento: La fase in cui si riprende la propria
esistenza includendo in essa l’esperienza dell’accaduto, i mutamenti identitari
o nello stile di vita che si sono resi necessari.
La psicologia dell’emergenza
 Prima che si verifichino, l’intervento è volto a preparare le
persone al rischio e a fronteggiare gli eventi che si prevede
possano accadere;
 Durante il loro svolgimento, l’azione mira ad attuare
interventi di pronto soccorso psichico volti al sostegno
della persona coinvolta;
 Dopo che si sono verificate, l’attività è volta a ridurre o
superare i danni psicologici riportati dalle vittime,
attraverso interventi di riabilitazione del loro quadro
psichico.
Diversi atteggiamenti evidenziabili dopo una
catastrofe
 le reazioni di abbandono (Hilfosigkeit) che comprendono
la rassegnazione, l’aspettativa passiva di aiuto dagli altri
fino al limite estremo delle reazioni melanconiche;
 le reazioni di esitamento (Ausweichreaktionen) per le quali
il soggetto fugge dalla situazione disastrata in senso
concreto o psicologico, negandola (reazioni maniacali);
 le reazioni di superamento (Uberwindungsreaktionen) nelle
quali il soggetto elabora l'accaduto e prende l'iniziativa per
il soccorso dei feriti e per la ricostruzione.
Le problematiche da prendere in considerazione:
Le persone con disabilità mentale :
- e le loro famiglie vivono dei sconvolgimenti maggiori rispetto al resto della
popolazione per la difficoltà di accesso alle fonti di informazione, cibo, acqua e
servizi igienico-sanitari e la mancanza di altri delle infrastrutture.
- sono particolarmente vulnerabili alla violenza, sfruttamento e abuso sessuale
e la loro vulnerabilità è maggiore in situazioni di emergenza.
- Vi è una mancanza di consapevolezza e conoscenza riguardo alle esigenze
delle persone con disabilità mentali tra le principali agenzie di soccorso. Non
sono la priorità.
- In situazioni di emergenza le persone che hanno subito traumi psicosociali
possono sviluppare disturbi collaterali gravi.
- Le potenzialità delle persone con disabilità mentale di partecipare
attivamente ai soccorsi e fornire supporto in caso di emergenza è spesso
trascurata.
(L'art. 32 della Convenzione delle Nazioni Unite)
Principali problemi:
 I problemi che hanno il maggiore impatto sulle persone con disabilità
includono: pianificazione, comunicazione, evacuazione, trasporto di
emergenza, riparo, accesso alle cure mediche e farmaci, l'accesso al
loro dispositivi di mobilità o di animali di servizio mentre in transito o
in rifugi e accesso alle informazioni.
 persone con disabilità dovrebbero essere coinvolti nella processo di
identificazione dei bisogni e la valutazione efficace gestione delle
emergenze pratiche.
 L'esistenza di un ambiente sociale in rete può essere provato molto
significativo per le persone con disabilità.
Raccomandazioni generali
 La Protezione civile e le norme potrebbero integrare le
disposizioni generali con quelli speciali per i gruppi dei più
vulnerabili tra i quali quelli con disabilità mentale.
 Nuovi strumenti tecnologici e le capacità potrebbero
essere utilizzati per soddisfare le esigenze delle persone con
disabilità mentali in termini di rischio e di comunicazione
di emergenza, l'ubicazione e la fornitura di assistenza.
 Formazione costante e multidisciplinare del personale
coinvolto nelle professioni d’aiuto.
Le direzioni d’aiuto per le emergenze
 La possibilità di inviare e ricevere informazioni è un componente
fondamentale per la creazione di qualsiasi piano personale d’aiuto.
 La possibilità di ricevere informazioni su una situazione di emergenza,
come rispondere ad un emergenza, e dove andare per ricevere assistenza
può significare la differenza tra la vita o la morte.
 La possibilità di inviare informazioni su se stessi, sulla propria posizione,
sulle necessità di soccorso immediato, sulla necessità di assistenza, è
fondamentale,
 Prendere in considerazione i bisogni specifici dei gruppi vulnerabili e
delle persone con disturbi mentali o disabilità prima,
 Prevedere un sistema di Training per le emergenze e per lo staff delle
professioni d’aiuto basato su dei manuali internazionali e linee guida per
incrementare la sicurezza delle persone con disabilità mentali in
situazioni di rischio.
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