Un Week-end a Luoyang - parte seconda Dopo aver visitato le affascinanti grotte di Luoyang, il secondo giorno del nostro breve viaggio ci siamo recati al tempio Shaolin del Cavallo Bianco. Questo tempio, sorto sotto la dinastia Han, è particolarmente importante poiché è il primo tempio buddhista della Cina. Il suo nome è dovuto alla leggenda che riguarda la sua costruzione: l'imperatore Ming degli Han inviò in India una delegazione per studiare il buddhismo, che ritornò dopo tre anni insieme a due monaci in groppa a un cavallo bianco, portando i primi scritti buddhisti e le immagini raffiguranti il Buddha. L'anno successivo l'imperatore fece costruire questo tempio, che da allora divenne il centro della diffusione della nuova religione e la cui soglia è protetta da due cavalli bianchi di pietra, costruiti in memoria dell'animale sul quale viaggiarono i due monaci. La prima cosa che ci ha colpiti, una volta arrivati, è stata l'atmosfera di profondo misticismo e calma di questo luogo immerso nella natura. Abbiamo assistito a uno spettacolo allestito dai monaci per mostravano la loro abilità nell'arte del combattimento. Essi hanno dimostrato la loro forza e destrezza nel maneggiare le armi e nel compiere complesse acrobazie. I monaci, alcuni dei quali poco più che bambini, avevano alle spalle anni di duro allenamento; durante lo spettacolo tutti i presenti hanno potuto notare sui loro volti la intensa concentrazione richiesta dai numeri. Dopo lo spettacolo abbiamo continuato la nostra visita al tempio, composto da edifici dai colori vivaci e sgargianti; folle di fedeli sostavano in preghiera dinnanzi alla statua del Buddha, ossia Siddharda nel momento in cui raggiunge il Nirvana, bruciando bacchette d’incenso e prostrandosi mentre recitavano preghiere. Abbiamo potuto ammirare anche alcune lastre di pietra che recavano un’iscrizione in caratteri cinesi, donate in segno di riconoscenza dall'imperatore quando i monaci Shaolin di quel tempio sventarono una congiura ai suoi danni e lo trassero in salvo. Al termine della nostra visita siamo ritornati a Pechino; questa esperienza ci ha mostrato un nuovo contesto culturale nel quale, attraverso la concentrazione e la meditazione, ma anche attraverso alla simbiosi con la natura circostante, si può giungere alla pace interiore. Irene Stigliano – Sofia Vidau III B