Storia dei personal computer La storia dei personal computer inizia molti anni prima del lancio ufficiale di IBM. Queste macchine venivano infatti costruite da hobbisti appassionati di informatica, che non avendo accesso alle risorse dei grandi centri di elaborazione (macchine costose, diffuse in poche migliaia di esemplari in tutto il mondo solo presso università e grandi aziende), riuscivano a crearne una versione ridotta nel proprio garage. La fetta di mercato di questi microcomputer era molto modesta: gli elaboratori venivano acquistati da altri appassionati o da piccoli imprenditori attratti dal prezzo, ben dieci volte più basso rispetto a quello del mini. Il resto del mercato era diffidente soprattutto per la mancata standardizzazione delle macchine: ogni modello era diverso da tutti gli altri e veniva costruito spesso da un'impresa che non aveva storia e che rischiava di sparire dal mercato da un momento all'altro. Il mondo aziendale non poteva permettersi di affidare la gestione della propria contabilità a quelle macchinette stravaganti snobbate o addirittura ignorate dai professionisti APPLE 1 Il capitolo di storia del computer che meglio rappresenta il concetto di “sogno americano” riguarda sicuramente la nascita dell’ Apple I. Era il 1976: due giovani hippies, Steve Jobs, inventore di videogiochi per l’Atari, e Steve “the Woz” Wozniak, impiegato alla Hewlett Packard, costruirono nel garage di casa una scheda basata su un processore MOS 6502, convinti che una simile invenzione avesse reso il mondo dell’informatica più accessibile a chi ne fosse interessato. L’artefatto conteneva tutto il necessario per funzionare come un computer, ma bisognava aggiungere una tastiera, un alimentatore e, soprattutto, un terminale video. Benché l’aspetto fosse quello di una scheda piena di condensatori e circuiti, i due inventori dimostrarono che il loro primo computer, battezzato Apple I, poteva competere con i modelli commerciali in vendita sul mercato: le capacità dialettiche di Jobs bastarono a convincere un venditore di computer, che ordinò 50 esemplari. Per acquistare i componenti necessari alla costruzione degli Apple I Steve Jobs vendette il suo furgoncino Volkswagen, mentre Woz si liberò di due terminali Hewlett Packard. La consegna degli Apple I avvenne con un giorno di anticipo rispetto agli accordi: dopo quell’occasione furono venduti altri 150 esemplari dell’ Apple I. La prima dimostrazione pubblica avvene il 28 agosto 1976: non fu di grande successo, e i due furono quasi costretti a dichiararsi falliti prima ancora di ufficializzare la loro società. Woz, tuttavia, portò un prototipo di quello che sarebbe stato l’ Apple II: fu questo ad attirare la curiosità disinteressata di migliaia di persone. Qualche mese dopo avvenne la svolta: Jobs e Wozniak furono contattati da alcuni investitori che decisero di finanziare la società: da quel momento iniziò la produzione su grande scala dell’ Apple II: due anni dopo la Apple Inc. fatturò qualcosa come 140 milioni di dollari (era il 1978). Dell' Apple I quindi, furono venduti solo 200 pezzi, montati spesso in scatole di legno dalle forme più disparate: malgrado l’aspetto, che forse li rende ancora più ricchi di fascino, i primi Apple I costituiscono dei veri e propri reperti, rincorsi dai collezionisti e adorati da chi li possiede. Ma ancora più incredibile è la storia di due giovani che, con pochi dollari e molta fantasia, fecero tremare i colossi dell’industria elettronica, diventando di lì a poco plurimiliardari. Il Commodore Pet è forse uno dei personal computer più famosi nella storia dell'informatica. Il PET, acronimo di Personal Electronic Transactor, nacque nel 1977. La sigla fu adottata solo per alcuni modelli, fino alla serie 40xx: la Philips rivendicò infatti il marchio PET già depositato, costringendo la Commodore ad utilizzare la sigla CBM (Commodore Business Machines) per i successivi computer della serie 8xxx. Il primo modello commercializzato nel 1977 costava $595, e offriva 4K di RAM e 14K di ROM con una versione di BASIC e un sistema operativo direttamente installati nella memoria residente. Per il salvataggio dei dati è previsto un registratore a cassette integrato nella tastiera. Da quella versione le caratteristiche tecniche del PET sono state continuamente migliorate, fino all'ultima serie, la CBM 8xxx, commercializzata nei primi anni '80. Al primo Computer Show di Atlantic City, nel 1977, Steve Jobs e Steve Wozniak presentarono il prototipo di un computer destinato al grande pubblico: l' Apple II. Tuttavia non incontrarono la fiducia dei finanziatori, troppo scettici di fronte ad una simile macchina. I due fondatori della Apple decisero di affrontare da soli la scalata al successo. Sedici anni più tardi, nel 1993, terminò la produzione del computer più longevo mai realizzato: 500.000 esemplari di Apple II furono venduti nelle diverse versioni commercializzate in tutto il mondo. Al contrario del suo predecessore, l' Apple I, questa seconda creatura si presentava in un elegante case di plastica, disegnato dallo stesso Jobs: il desiderio di realizzare con l' Apple II un computer non solo funzionale, ma anche bello da vedere è stato da sempre un requisito fondamentale nell'intera produzione Apple. Inoltre, l'architettura "aperta" dell' Apple II permetteva di ampliare le risorse del computer utilizzando schede progettate da altri produttori: in questo modo le periferiche disponibili aumentarono ed il software dedicato si arricchì notevolmente. La versione successiva, denominata "Apple IIe" (enhanced), sfoggiava un numero ridotto di circuiti integrati ma una potenza e versatilità maggiori. – Dati essenziali – – – – – – – – – – – Anno1977 ProduttoreApple ModelloII ROM12 ProcessoreMOS 6502RAM64 Testo24x40 Grafica80x192 Colori6 DiscoEsterno S.O.BASIC Prezzo 1977$ 1298 Lo ZX-80 (1980) è il primo personal computer progettato in proprio e a essere venduto con un prezzo inferiore alle 100 sterline. Realizzato attorno al processore Zilog Z80A ha soltanto 1KB di memoria RAM (espandibile con moduli esterni da 3 o 16KB) oltre a 4 KB di ROM contenenti il linguaggio di programmazione BASIC, adatto ai soli numeri interi. A differenza di altri computer sul mercato è completo di tutto ciò che occorre per l'utilizzo: la tastiera, l'interfaccia per la visualizzazione sul TV e per registrare i dati su un comune registratore a cassette Il Vic 20 era un home computer prodotto da da Commodore a partire dal 1980 con l'aspetto di una tastiera, fu soprannominato "the friendly computer", il computer amico e commercializzato come computer per la famiglia, per la casa, per il gioco, ad un prezzo relativamente contenuto, meno di 300$. La strategia ebbe successo, tanto che fu il primo computer a vendere più di un milione di unità, il più venduto del 1982 e nel momento di massima produzione ne venivano fabbricati 9000 al giorno. In totale ne vennero prodotti 2,5 milioni fino al 1985, quando uscì di produzione per essere sostituito dal C 64. Il nome, VIC stava per Video Interface Chip, il 20 per la quantità di memoria (ROM, espressa in kilobyte). Aveva un discreto processore sonoro (SID) e anche una discreta scheda grafica. Chi non ricorda i suoi videogiochi con le loro musichette. Basato sul processore MOS 6502, con una memoria ROM di 20kB con sistema operativo e basic 2.0, memoria RAM di 5,5 kB, scheda grafica con risoluzione 176 x 184 pixel, 16 colori e 4 voci audio. Aveva una porta seriale utilizzata per DISK DRIVE 1001, 1541, 1581, 1571 e stampante Commodore MPS 801 o simili, una porta espansione memoria utilizzata anche per le cartucce GAME, una porta per Commodore DATASSETTE C2N versione di colore bianco con connettore piatto da circuito stampato, una porta di I/O ed una porta joystick. Sinclair ZX-81 Dimensioni: 16,7 cm x 4 cm Peso:350 gr Processore: Z80Z a 3,25 MHz ROM: 8 kb con interprete BASIC RAM: 1 Kb interna, espandibile esternamente a 16 kb Tastiera a 40 tasti, a membrana Grafica: 20 caratteri grafici e 54 caratteri negativi Video: uscita in RF per la televisione, nella quale si visualizzavano 24 linee di 32 caratteri, oppure 64 x 44 pixel in grafica. Modalità: FAST e SLOW. In SLOW lo ZX81 esegue calcoli e li visualizza in contemporanea; in FAST lo ZX81 esegue calcoli 4 volte più veloce, ma la visualizzazione è ritardata. Archiviazione: collegamento ad un registratore di cassette magnetiche a 250 baud Floating Point: i numeri venivano registrati in 5 byte, con esattezza al 9 decimale e mezzo Il 12 agosto 1981 veniva presentato ufficialmente alla stampa specializzata il personal computer di IBM. Progettato un anno prima dal gruppo di ingegneri con a capo William Lowe (nome in codice Project Chess), era il fanalino di coda in un catalogo di ben più sofisticati prodotti che negli anni Ottanta generavano un fatturato tra i quaranta e i cinquanta miliardi di dollari.Il personal era il 5150, basato sul processore 8088 a 4,77 MHz. Era dotato di memoria RAM da 64 Kb, un lettore di floppy da 5,25 pollici, tastiera, monitor monocromatico a 12 pollici. Utilizzava il sistema operativo PC-DOS 1.0 (acquisito su licenza da Microsoft). Costava tremila dollari in versione base, mentre la configurazione più ricca con monitor a colori raggiungeva i seimila dollari.Il piano di marketing prevedeva una vendita di 200 mila esemplari di PC IBM in cinque anni, se ne vendettero 250 mila nei primi dieci mesi (di cui 50 mila in otto mesi). Un'impressionante massa di clienti si lanciò nella corsa all'acquisto. Ma il passo principale della diffusione del nuovo computer fu un'importante scelta strategica di IBM, che decise di comprare i componenti del PC sul libero mercato e di rendere pubblici il suo schema logico e quello circuitale, senza coprirli con brevetti e vincoli legali. In questo modo qualunque altro produttore di hardware poteva inserirsi sull'onda del successo del PC IBM e, nello stesso tempo, alimentare la diffusione del nuovo strumento. Il previsto sviluppo di produttori terzi per il personal fu abbondante e molto articolato. Nacquero apparecchiature periferiche di vario tipo, ma anche macchine di base, veri e propri cloni dell'originale PC, che venivano venduti a macchia d'olio in tutto il mondo.La stessa logica intrapresa da IBM di acquistare i componenti dell'elaboratore invece di progettarli e costruirli, la aveva orientata nella scelta del sistema operativo, il software per la gestione della macchina.Lo sviluppo di un nuovo sistema operativo avrebbe richiesto un consumo di risorse eccessivo: non sarebbero bastati un paio d'anni di lavoro di decine e decine di specialisti. Per evitare un'operazione così pericolosa, IBM cercò un possibile fornitore di sistemi operativi adatti al PC e nel 1980 la scelta cadde sulla Microsoft, una piccola società di Seattle.Il nome del sistema operativo era costituito con le iniziali delle parole che ne descrivevano le funzionalità: DOS, da Disk Operating System.La licenza stipulata tra Microsoft e IBM prevedeva che su ogni PC sarebbe stata installata una copia del DOS, del nome di PC-DOS. La Microsoft si era riservata di concedere la licenza d'uso dello stesso prodotto ad altri costruttori di macchine personal, con un nome diverso: MS-DOS. Di fatto però, a parte la differenza del nome, i due programmi erano e sono rimasti nei quindici anni successivi, sostanzialmente identici.Queste operazioni venivano svolte attraverso i terminali stupidi, ovvero macchine formate da un enorme video monocromatico e da una tastiera, asservite a un mainframe dal quale ricevono i dati e al quale si potevano solo inviare messaggi, raramente istruzioni o comandi.I PC erano meglio dei terminali stupidi, perché dotati ciascuno di una propria CPU che ne fa dei veri e propri centri di elaborazione autonomi. Si diffusero abbastanza rapidamente nel mondo aziendale, anche perché non rappresentavano un cambiamento particolarmente profondo dell'informatica tradizionale. In pratica, i micro erano mainframe in miniatura. Commodore 64 Era il settembre 1982. Mentre in tutto il mondo la Apple si glorificava con le vendite dei nuovi modelli di Apple II, la Commodore International lanciò sul mercato il personal computer Commodore 64. Il successo del C64 fu immediato: il prezzo del nuovo modello era dimezzato rispetto a quello del concorrente, ma le prestazioni erano maggiori. Inoltre la dotazione di software sembrava infinita. Nel giro di pochi anni il Commodore 64 entrò in milioni di case, stabilendo un incredibile successo di vendite: chi desiderò questo computer durante la prima metà degli anni ’80 non può non ricordare lo slogan pubblicitario trasmesso dalla tv: “Compramelo babbo, così ci giochi anche tu..”. In effetti il Commodore 64 permetteva a chiunque di imparare a scrivere programmi semplici o complessi, oppure lasciava spazio alla fantasia con l’incredibile disponibilità di giochi straordinari. I programmatori del Commodore 64 sfruttarono ogni bit di memoria disponibile, creando programmi che oggi sembrano impossibili se si pensa che il processore girava a poco più di 1 Mhz e la memoria era solo di 64 K… Il Commodore 64 possedeva anche un avanzato chip sonoro dedicato esclusivamente alla gestione degli effetti audio: per questo furono numerosissime le applicazioni musicali, che prevedevano anche delle speciali tastiere per simulare un pianoforte sul C64. Con quelle risorse così esigue fu infine possibile sintetizzare sul Commodore 64 la voce "umana": chi usò questi software più di 15 anni fa non dimenticherà mai quella voce elettronica che usciva per magia dai circuiti di una macchina da sogno. • • • • • • • • • • • • • • Dati essenziali Anno 1982 Produttore Commodore Modello 64 ROM16 kb .Processore MOS 6510 RAM 64 kb. Testo 40col. Grafica 320x200 Colori 16Audio3 canali + rumore Unità nastro Esterna Disco Esterno S.O.BASIC Prezzo 1982Lit. 660.000 Il Sinclair ZX Spectrum è stato il successore dello ZX81, e venne lanciato sul mercato nell’ottobre 1982 e con il suo ingombro ridotto, l’estetica era molto curati e gradevoli. Inoltre fu il primo ad infrangere al ribasso la barriera psicologica delle 100 sterline di costo. Il suo ideatore, sir Clive Sinclair, era un personaggio forse un po' eccentrico, ma capace di grande creatività. Lo zio Clive (Uncle Clive), come era soprannominato, oltre ai computer si è dedicato infatti ai radio-orologi, ai tricicli elettrici, alle calcolatrici e ai primi mini-televisori portatili a schermopiatto. Lo ZX Spectrum. Inizialmente munito di 16 Kb di RAM espandibili a 48, aveva una risoluzione grafica di 32 caratteri di 8x8 pixel per 24 righe, 8 colori e attributi bright e flash. Aveva anche la possibilità di creare dei caratteri grafici personalizzati. Si poteva collegare ad un registratore a cassette, al televisore, a mini dischi, ai microdrive (anch’essi avveniristici); si poteva utilizzare un jostick e stampare grazie ad una ministampante: la SinclairZXprinter. Con una modifica interna lo si poteva collegare anche ad un monitor Ne furono prodotte varie versioni: oltre alle prime a 16 e a 48 KByte, possiamo ricordare quella con una tastiera vera derivata da quella del Sinclair QL (Spectrum +) e le ultime, dopo l'acquisizione del progetto da parte dell‘Amstrad con basic esteso, 128 KByte di RAM ed il registratore a cassette o il floppy incorporato (Spectrum +2 e Spectrum +3). La dotazione iniziale comprendeva Software per l'archiviazione, foglio elettronico, etc (Vu-File, VuCalc, Vu-3D, etc) e basic. La tastiera dai tasti gommosi, ognuno con quattro funzioni tra cui i comandi Basic leggibili per esteso, contribuì alla divulgazione di questo semplice linguaggio di programmazione. Tutto ciò, unito alle piccole dimensioni, alla velocità di calcolo e al prezzo relativamente basso lo rese popolare negli anni80 in tutto il mondo, tanto che se ne ebbero versioni clonate e praticamente uguali in estetica ma con nomi diversi. Ecco il primo pc italiano L’olivetti M20 nato nel 1984 Caratteristiche principali: CPU Zilog Z8001 CPU @ 8 MHz RAM 128Kbyte RAM statica (6116) ROM 8Kbytes EPROM per boostrap e diagnostici altre fonti indicano 12k PROM Storage 1 floppy drive da 320kb o 160KB o 640 kb Tastiera integrata nel case a 72 tasti Display interfaccia per video esterno con risoluzione 512 x 256, 4 o 8 colori, grafico InterfaccieParallela centronics, 2 seriali RS232-C tra le opzioni un hard disk da 11.25MB con relativa scheda controller, schede di espansione di memoria da 32 o 128kb (fino al massimo di 512kb), interfaccia iee488. • • • • • • • In gennaio 1984 viene annunciato dalla Apple il personal computer Macintosh. Si tratta finalmente di una macchina interamente grafica, abbordabile come prezzo, anche se più cara di un pc IBM, ma non certo dal prezzo stratosferico del computer Lisa. Il monitor (rigorosamente in bianco e nero) è integrato con la CPU, la tastiera è povera di tasti, ma efficace al tocco, come il mouse, che presenta un solo tasto. L'interfaccia grafica è semplice e completa, simulando una scrivania, con le varie cartelle (in forma di icone), dispositivi di memorie (floppy e disco fisso) e cestino per i documenti da buttare. Viene fornito già corredato di scheda grafica e qualche semplice programma come editor di testi e di disegno. Dopo le versioni non commercializzabili della Xerox col pc Alto, questo si può considerare il primo computer personale completamente grafico e aperto al largo commercio. Il successo di Macintosh è indiscutibile; una macchina completamente diversa da tutto ciò che era ed è in circolazione. Questa peculiarità la famiglia dei Macintosh la conserverà per molti anni a venire, diventando in modo incontestabile la macchina prediletta dei grafici e dei compositori editoriali, ma non solo. Contrariamente a tutti gli altri personal computer, Macintosh è una macchina chiusa. Utilizza un suo hardware fatto apposta, un suo sistema operativo concepito ad oggetti e una serie di programmi e linguaggi di sviluppo completamente autonomi dagli altri computer. Persino la scrittura su dischetti floppy non risulta compatibile. Questa caratteristica proteggerà APPLE, ma la penalizzerà per molti anni, fino a quando sentirà anche lei la necessità di aprirsi al resto del mondo, consentendo lo scambio delle informazioni. L'Amiga 1000, il computer che ha portato il multimediale alle masse nel 1985, era una macchina davanti al suo tempo. 4096 colori su schermo, suono a 4 canali stereofonico, fino a 8 Mb di RAM, un floppy disk drive da 880K, ed il primo e ultimo computer con un elegante vano porta tastiera sotto il case principale. Con un Multi-tasking e Sistema Operativo facile da usare, questa macchina era stata definita una meraviglia della tecnologia moderna. CPU:Motorola MC68000, clock a 7 Megahertz ram :512k Fine presentazione Prodotto da WWW.Volainrete.it