Le organizzazioni di significato personale Dott. sa Camilla Cristina Scalco Psicologa Psicoterapeuta Spec. in Psicotarapia Cognitivo Comportamentale e Disturbi dell'Alimentazione e Obesità Dottoranda presso il Dipartimento di Psicologia di Torino Mi sento annoiata esprimere emozioni Se Luca mi ha lasciata è perché non sono amabile dare senso a ciò che accade É giusto che io non gli parli più visto che non mi ha detto che sarebbe andata al cinema Ricavare teorie che sostengano i ns comportamenti Le modalità di sentire, di esprimere le emozioni, i significati che vengono attribuiti a ciò che si prova e a ciò che accade nella propria vita, i comportamenti che scegliamo per affrontare una certa situazione, rendono diversi tra loro gli esseri umani. Anche se a volte i comportamenti di un individuo possono apparire imprevedibili, o inattesi o inconsueti, sono l'espressione di una sua coerenza interna. o Durante il primo anno della nostra vita il cervello raddoppia il suo volume. Originariamente questo sviluppo è spontaneo, per poi essere evocato dall'interazione del neonato con il suo ambiente. Per uno sviluppo culturalmente corretto e socialmente accettabile è indispensabile l'interazione attiva con altri esseri umani, o “menti guida” già culturalmente formate. Nel momento in cui ci si accorge di pensare “il proprio pensiero”, si passa al confronto con le modalità di conoscenza altrui. Questo processo richiede una naturale opposizione alle precedenti figure di riferimento. Una perturbazione emotiva intensa può provocare e stimolare un cambiamento di significati. Ogni cambiamento implica necessariamente un periodo di crisi in cui si mettono in discussione i significati precedentemente utilizzati. Se questo non avviene l'esito è una sindrome clinica. Il nostro insieme di credenze, aspettative su di noi stessi, sugli altri e sul mondo si forma a partire dalle primissime esperienze relazionali che viviamo. É nella relazione di attaccamento con i genitori (o figure di accudimento) che il bambino impara che un suo comportamento genera un comportamento nelle fda, che i suoi bisogni (fame, protezione, ecc.) possono essere soddisfatti o frustrati. A partire da queste interazioni esso svilupperà un sistema di adattamento fondato sulla memoria delle esperienze precedenti che gli permetta di selezionare i comportamenti che hanno come risposta il soddisfacimento dei suoi bisogni. La qualità delle interazioni con i genitori fa si che il bambino, con il passare degli anni, formi anche delle credenze sui genitori, sull'ambiente circostante e su se stesso. Esempio interazione Il bambino ha fame, inizia a piangere, il padre lo sente, posa il giornale e si avvicina per comprendere le cause del disagio. Lo prende in braccio con tenerezza, lo guarda negli occhi e chiede “ cosa c'è che non va, bimbo mio?vuoi giocare? O forse hai fame?”. Lo porta con se in cucina, mentre prepara il latte gli parla e gli dice che la pappa è quasi pronta, poi si siede e gli da il latte tenendolo in braccio. Il bambino guarda il viso del padre, soddisfatto per il latte e per il calore dell'interazione. Si sente bene. Da questa e da altre esperienze simili e ripetute il bimbo impara che ciò che sente internamente (disagio), può essere compreso e rispettato dal padre, che è capace di fornirle risposte adeguate. Si sente sentito e sente che i suoi tentativi di interagire col mondo possono avere successo. “ Se comunico qualcosa, il mondo è in grado di provvedere alla soddisfazione dei miei bisogni”. Esperienze consecutive e ripetute di interazioni con esito positivo fanno si che il bambino costruisca delle aspettative rispetto al genitore e le generalizzi al mondo esterno. Oltre un periodo di tempo preciso (circa 8/12 mesi di età) queste aspettative si stabilizzano e guideranno il comportamento del bambino nelle relazioni, nonché il suo sviluppo cerebrale, cognitivo ed emotivo, costruendo delle teorie su di sé, sugli altri e sul mondo stabili e durature. L'uso di primordiali meccanismi di adattamento in nuove situazioni, nelle relazioni, con insegnanti e più tardi amici e partner sentimentali, crea esperienze simili a quelle dei nostri primi anni di vita e rinforza questi stessi pattern di adattamento. Possiamo quindi arrivare a essere profondamente convinti che il mondo sia, dal punto di vista emotivo, un luogo: - sterile e vuoto oppure - inaffidabile e fonte di continua incertezza I diversi tipi di “personalità” Possiamo distinguere 4 grandi gruppi (che chiameremo ORGANIZZAZIONI DI PERSONALITA') all'interno dei quali si possono collocare gli individui. Queste sono modalità specifiche di ciascun individuo e descrivono il suo modo di percepire se stesso gli altri il mondo, di dare senso alle esperienze, e di interpretare i comportamenti altrui e propri. Si tratta di modalità “SANE”, di stili relazionali . L'ORGANIZZAZIONE COGNITIVA DI TIPO DEPRESSIVO - La persona struttura la sua vita su sentimenti di inadeguatezza personale e solitudine. - Si percepisce come indegna di ricevere amore e attenzione ai propri bisogni. - E' costretta a ad ottenere accettazione solo attraverso prestazioni socialmente apprezzabili, - ed è destinata a ricevere indifferenza qualora si presentasse con le proprie autentiche caratteristiche. N.B.: ORGANIZZAZ. DEPRESSIVA (modo regolare di attribuire senso negativo agli eventi della vita) =/= SINDROME DEPRESSIVA !!! Lo stile di attaccamento durante l'infanzia: ottiene risposte di non ascolto e indifferenza, quando non di allontanamento esplicito o ostilità. (la madre non accetta pienamente il proprio ruolo, si sente inadeguata o è ostacolata da importanti problemi medici o sociali). Questo induce lo stile di attaccamento evitante. La sensazione del bambino è di essere responsabile della situazione e inizia a connotare come “cattive” le parti di sé legate al desiderio di essere accuditi, concludendo che gli altri siano avvicinabili solo al prezzo di tenere nascosta alcune parti di se. Il prezzo è la perdita di autenticità nelle relazioni. Il comportamento sarà dunque orientato al non recare disturbo alle figure di attaccamento. La parte di sé meno rischiosa è quella che non fa richieste. Altra caratteristica è la convinzione profonda di poter contare solo sulle proprie capacità e risorse, fino a impegnarsi in un atteggiamento di accudimento compulsivo che serve a mantenere la relazione in primis, e la propria autostima secondariamente. La mancata sperimentazione di sintonia e reciprocità alimentano un senso di profonda diversità e di solitudine. La causa di tale negatività è ora attribuita a se (autosvalutazione), ed ora agli altri (comportamenti rivendicativi e aggressivi). Una conseguenza difensiva è l'inaridimento affettivo, poiché il soggetto sottovalutando gli aspetti emotivi dell'esistenza, può considerare meno significative le esperienze di rifiuto e abbandono. Le emozioni caratteristiche sono: - vergogna (se indegno di amore, fino a sé mostruoso) - senso di colpa (percezione di procurare danno) - rabbia - disperazione - solitudine - rassegnazione L'ORGANIZZAZIONE COGNITIVA DI TIPO FOBICO Si contraddistingue per il ripetuto e costante oscillare tra due dimensioni essenziali: Sicurezza (che si traduce in costrizione quando diventa dominante) e Libertà (percepita come solitudine appena non sia bilanciata dall'altra) I timori sono: - incapacità di affrontare il mondo (in senso fisico) - minacce alla salute (fisica e mentale) - perdita di controllo Spesso un'altra persona con caratteristiche di affidabilità o amorevolezza funge da protezione verso i vari pericoli , per il fobico è indispensabile esercitare un costante controllo sulle figure per lui rilevanti. Le esperienze evolutive sono caratterizzate da una marcata inibizione del comportamento di esplorazione autonoma. La necessità di conoscere l'ambiente fisico e sociale del bambino entra in opposizione con la necessità di protezione dal mondo che viene percepito come minaccioso. I genitori sono solitamente ansiosi, iperprotettivi e controllanti, o attuano insistenti minacce di abbandono. Sono focalizzati sulle cure fisiche sono preoccupati di imminenti malattie mortali, manifestando invece di amore, preoccupazione. Usano le lacrime come strumento di ricatto per vietare ogni allontanamento, fino ad arrivare a minacce di abbandono. Debolezza del sé e mondo minaccioso stimolano la ricerca di soluzioni compensatorie: - utilizzo di figure di riferimento protettive; - rafforzare il sé forte (es. attenzione esagerata a non correre pericoli fisici, o contrarre malattie); - spazio fisico e sociale ristretto ma ben collaudato. l bambino diventa abilissimo a gestire gli adulti con una comunicazione manipolatoria. L'impossibilità di vivere un fallimento reale finisce per renderlo ancora più minaccioso, poiché viene a mancare l'esperienza diretta della possibilità di sopravvivere alle sconfitte. Nelle relazioni si evidenzia la paura di essere lasciato dalle persone amate, e prevale l'atteggiamento del conquistatore che colleziona molte avventure, anche contemporaneamente. In genere le relazioni sono brevi, proprio per evitare un coinvolgimento emotivo (costrizione), mentre l'avere a disposizione un altro partner prima di lasciare il precedente permette di evitare sensazioni di solitudine e non protezione. AMORE (sé amato, ma debole) e INDIPENDENZA (sé forte, ma solo) Si escludono a vicenda e Le cure fisiche ricevute nell'infanzia fanno si che il fobico si via come una persona degna di amore e costituisca un'immagine di sé positiva. L'accudimento ansioso invece ha promosso la necessità di controllare le situazioni e le persone. L'emozione principale è la PAURA, ma poiché essa non è riconducibile a oggetti o situazioni realmente pericolosi, viene in genere percepita a livello fisico con somatizzazioni di vario genere (stati ansiosi, attacco di panico). Il corpo è vissuto come debole e la malattia è sempre in agguato (ipocondria). L'ORGANIZZAZIONE COGNITIVA DI TIPO PSICOSOMATICO Caratterizzata da una serie di manifestazioni fisiche che hanno senso solo se si considera il funzionamento globale della persona. I disturbi alimentari come anoressia e bulimia nervose, l'obesità e il binge eating disorder sono manifestazioni psicopatologiche di questa organizzazione di significato personale. Una persona con questo stile di personalità può tuttavia manifestare altri tipi di sintomatologia (come ipocondria, disturbi somatoformi ecc.) o non andare mai in contro a scompensi psichici di alcun genere. Obesità, BN: madri evitanti che trasmettono il messaggio “cerca di cavartela da solo”. Il corpo è usato come alibi per non confrontarsi con sentimenti di solitudine e non-amabilità (“E' il mio corpo che gli altri rifiutano,non il mio Io nascosto!”). AN: uso del corpo come strumento di gestione della relazione con la figura di attaccamento. Lo stile di accudimento materno è in genere ansioso, attento alle cure fisiche più che amorevole. La bambina coglie l'importanza in famiglia data al fatto che lei mangi o no, e usa coercitivamente la paura dei genitori che lei possa morire di fame. La madre: iperprotettiva, il controllo prevale sul calore emotivo, è attenta al benessere fisico ma non alla felicità o allo sviluppo emotivo del bambino (amore preoccupato). Queste madri sono sempre pronte a dare al figlio una lettura di quali siano i suoi stati interni, mentali, fisiologici ed emozionali. es. mangia che hai fame, copriti perché hai freddo; es. se una bambina piange perché non le piace il vestito che le vuole far indossare la madre, questa potrebbe rispondere in questo modo: “perché piangi che questo vestito ti piace cosi tanto?!”) In questo modo il bambino non ha la possibilità di riconoscere ed esprimere le proprie emozioni, con il conseguente senso di inaffidabilità circa le proprie capacità di riconoscere e decodificare i propri stati interni, ed ha bisogno di un'altra persona che glieli legga e glieli spieghi. Il padre: è in genere una figura marginale, assente, per questo facilmente idealizzabile (per contrapposizione alla figura materna che invece è intrusiva). Tale idealizzazione espone il figlio alla delusione quando scopre che il padre è in realtà poco disponibile a livello affettivo ed egoista. La famiglia: si tratta di coppie in apparenza perfette. Lo stile famigliare è indefinito, sono presenti comunicazioni contraddittorie con molti giudizi e critiche implicite, pur in assenza di scontri aperti o eclatanti. Sono genitori eccessivamente invadenti e invischianti o, al contrario, indefiniti e vaghi. Il figlio si concentra sulla ricerca di giudizi e conferme esterne, che diventano indispensabili quanto temuti. Questo porta ad un disturbo dell'autoconsapevolezza. L'individuo non si sente padrone delle proprie sensazioni e azioni, e nemmeno del proprio corpo. Le ingerenze genitoriali causano la tendenza all'isolamento comunicativo e il rifugio privato nei sogni ad occhi aperti o nel mangiucchiare cibi gratificanti. Il sé è rappresentato come concretamente impegnato in azioni tangibili, come camminare, correre, studiare, danzare, oppure come immagine corporea che lo specchio riflette e che gli altri percepiscono. Ogni carenza affettiva relazionale viene confusa con fastidiose sensazioni fisiche da eliminare o controllare. L'individuo fatica a riconoscere fame o freddo, e i propri stati mentali. La modalità affettiva è di risposta, e mai di proposta (“anch'io” a qualsiasi affermazione del partner). L'aspetto estetico è il criterio essenziale nella valutazione del sé. L'essere grassi o magri, in buona salute o cagionevoli, diventa il momento primario per la costruzione di una identità personale. L'atteggiamento verso di sé oscilla tra un valore positivo assoluto (perfezione come unica soluzione per ricevere conferme e giudizi positivi) e la critica più spietata dovuta alla confusione rispetto alla propria reale efficienza. Il perfezionismo permette di evitare il fallimento e l'affiorare alla coscienza di sensazioni di incapacità. Bisogna piacere sempre a tutti e la seduzione è generalizzata dato che chiunque non ami lo psicosomatico getta un dubbio intollerabile sul suo effettivo valore. Il giudizio viene ricercato in persone più sicure o di successo, e la critica di persone significative è motivo di disorientamento totale e di annientamento. Il rapporto con il cibo I confini tra sé e l'altro sono inesistenti. E' incapace di porre limiti o confini, per cui spesso viene invaso dagli altri ed è incapace di dire di no alle richieste che gli vengono avanzate. AN L'unico modo che l'anoressica ha per proteggersi da questa vulnerabilità nei confronti delle invasioni altrui, è il controllo estremo sul cibo. Il bisogno di nutrirsi è quanto di più innato e fondamentale esista, e resistere a questo impulso biologico è la più grande dimostrazione di volontà, controllo e potere su di un sé confuso, indefinito ed in balia degli altri. Allo stesso modo si comportano negli altri ambiti, come la scuola, lo sport, o qualsiasi attività intraprendano. BN e OBESITA' Per la bulimica e l'obesa il cibo ha funzione consolatoria per recuperare un solitario piacere a dispetto di noia e solitudine. Per molte di queste persone l'unica risposta alla rabbia è un assunzione massiccia di cibo. Per una bulimica le funzioni possono essere le stesse, ma è prevalente l'orrore per l'immagine di sé come grassa, che può portarla a rigettare tutto ciò che è stato ingerito. Il corpo Il corpo è perennemente al centro dei pensieri dello psicosomatico e ne condiziona l'esistenza. Per l'anoressica rappresenta lo strumento per raggiungere la perfezione, la bellezza, che corrisponde all'essere magre. La magrezza serve a conquistare ed attrarre l'altro, e permette una bellezza desessualizzata, non volgare, cancellando gli elementi attraenti eroticamente come i fianchi e il seno. Concentrarsi sul corpo permette di spostare l'attenzione dalle difficoltà psicologiche, infatti il paziente è spesso sollevato quando qualche medico riesce a dimostrare una disfunzione organica: finalmente ha una buona spiegazione per il proprio malessere! Lo schema corporeo è fortemente disturbato (es. sottopeso si sente grassa, o gonfia fino ad escludere dati di realtà) L'amore E' l'unica fonte di vita e di riconoscimento personale (io mi amo se tu mi ami). Lo psicosomatico non esiste se non è amato, quindi la ricerca del grande amore va di pari passo con l'aspettativa della delusione. Al contempo però le relazioni troppo strette danno subito la sensazione di essere invasi, per cui il rapporto con l'amore è ambivalente. La delusione è inevitabile, e le separazioni vengono vissute come se il soggetto stesse perdendo una parte di sé insieme all'altro. La difficoltà di lasciare il partner che non ama più è la difficoltà di percepirsi come cattivo, e fonte di sofferenza per un'altra persona. Più facilmente lascia quando ha la sensazione che sia l'altro a volerlo abbandonare (sensazione frutto della propria proiezione più che reale intenzione del partner) Sono abili strateghi: - sanno prolungare a qualunque costo il legame amoroso, anche quando abbia perso di vitalità, - confondono amore con amicizia (spiazzando se stessi quanto l'altro), - gusto per il flirtare senza necessità di concedersi (origine di situazioni difficili), - innamorarsi perdutamente solo di chi dia prova di essere irraggiungibile. La sessualità Il rapporto amoroso è spesso desessualizzato fino a raggiungere una vera e propria anestesia sessuale. Nelle obese questo accade per non dover mostrare il proprio corpo. I partner maschili sono selezionati con cura al fine di mantenere la sessualità in una posizione secondaria rispetto al rapporto. Un'organizzazione cognitiva psicosomatica ben compensata può essere considerata la migliore amante possibile:conosce bene il corpo e sa come usarlo. Definizione dei disturbi dell’alimentazione Persistenti disturbi del comportamento alimentare e/o di comportamenti finalizzati al controllo del peso e della forma del corpo associati a un’eccessiva valutazione dell’alimentazione, peso forma del corpo e loro controllo peso, non secondari a condizioni mediche o psichiatriche conosciute che danneggiano in modo significativo la salute fisica, il funzionamento psicologico, interpersonale, scolastico o Classificazione (DSM-IV – American Psychiatric Association 1994) Anoressia nervosa Bulimia nervosa Disturbi dell’alimentazione non altrimenti Criteri diagnostici dell’anoressia nervosa Criterio peso – Inferiore all’85% rispetto a quanto previsto – Incapacità di raggiungere il peso previsto durante il periodo della crescita Criterio paura d’ingrassare – Intensa paura di acquistare peso o di diventare grassi, anche quando si è sottopeso Criterio immagine corporea – Alterazione del modo in cui il soggetto vive il peso o la forma del corpo – Eccessiva influenza del peso e della forma del corpo sui livelli di autostima – Rifiuto di ammettere la gravità della attuale condizione di sottopeso Criterio mestruazioni – Amenorrea (assenza di tre cicli mestruali consecutivi) – Assunzione estroprogestinici Sottotipi – Con restrizioni Non presentano regolarmente abbuffate o condotte di eliminazione (per es. vomito auto-indotto, uso improprio di lassativi, diuretici o enteroclismi) – Con abbuffate/condotte di eliminazione Presentano regolarmente abbuffate o condotte di eliminazione (per es. vomito auto-indotto, uso inappropriato di lassativi, diuretici o enteroclismi) Criteri diagnostici della bulimia nervosa Criterio abbuffate – assunzione di una grande quantità di cibo – senso di perdita di controllo Criterio comportamenti di compenso – vomito auto-indotto – uso improprio di lassativi – uso improprio di diuretici – esercizio fisico eccessivo – digiuno Criterio frequenza abbuffate e comportamenti di compenso – 2 volte la settimana per 3 mesi Criterio immagine corporea I livelli di autostima sono indebitamente influenzati dalla forma e dal peso corporei Criterio anoressia nervosa – Il disturbo non si manifesta esclusivamente nel corso di episodi di anoressia nervosa Sottotipi Senza condotte di eliminazione – digiuno o esercizio fisico eccessivo Con condotte di eliminazione – vomito auto-indotto o uso improprio di lassativi e/o diuretici) Storicamente le figure dell’arte sono state glorificate e considerate irraggiungibili, mentre i media oggi hanno eliminato le barriere tra la fiction e la realtà La pubertà nelle ragazze determina profonde modificazioni fisiche, in particolare un aumento del grasso corporeo, che può favorire lo sviluppo di un corpo molto lontano dall’ideale femminile attuale (Garner, Dalle Grave, 2004) Distribuzione dei disturbi dell’alimentazione Anoressia nervosa Bulimia nervosa Distribuzione mondiale Società occidentali in modo predominante Società occidentali in modo predominante Origine etnica Principalmente razza bianca Principalmente razza bianca Età Adolescenza (alcuni giovani adulti) Giovani adulti (alcuni adolescenti Cause dei disturbi dell’alimentazione Non sono note Alcuni fattori di rischio potenziali sembrano aumentare il rischio di sviluppare questi disturbi Ipotesi più accreditata: – Malattia complessa derivata dall’interazione di fattori di rischio genetici e ambientali Sesso femminile e disturbi dell’alimentazione - 90% sesso femminile – Stare a dieta è più comune tra le donne – La dieta aumenta di otto volte il rischio sviluppare disturbi dell’alimentazione – Le donne si mettono più a dieta - La pressione sociale verso la magrezza è rivolta soprattutto a loro Immagini modelle - Sono più portate degli uomini a basare il proprio valore sull’aspetto fisico Nella donna l’identità e la definizione di sé si basano soprattutto nella consapevolezza delle sue caratteristiche espresse nel contesto di relazioni interpersonali importanti che, nella nostra società, sono fortemente influenzate dall’aspetto fisico e dalla magrezza Garner e Garfinkel in un famoso articolo del 1980 osservarono che l’AN e l’eccessiva preoccupazione per la dieta erano presenti in percentuale elevata tra le studentesse di danza e tra le aspiranti modelle, in particolare tra quelle che vivevano in un ambiente altamente competitivo PROFESSIONI A RISCHIO Ginnaste Ballerine, modelle, maratonete Idealizzazione della magrezza “Tutte le culture che hanno i disturbi dell’alimentazione hanno l’ideale di magrezza, mentre le culture senza disturbi dell’alimentazione non hanno l’ideale di magrezza”. Quando è iniziato l’ideale di magrezza? Nel 1960 con l’esplosione del fenomeno Twiggy e l’enfasi di un corpo angolare ed ossuto. L’ideale di magrezza persiste anche oggi? Sebbene negli ultimi anni l’ideale alla moda ha recentemente incluso corpi con grandi mammelle e con elevato tono muscolare,l’ideale di magrezza è rimasto l’epitomo della bellezza negli ultimi trent’anni. omplicanze mediche nei disturbi dell’alimentazione Conseguenti a – dieta ipocalorica – perdita di peso – vomito auto-indotto C – uso improprio di lassativi, diuretici – attività fisica eccessiva e compulsiva – uso di alcool, droghe – omissione di insulina Complicanze fisiche nei DA Elettrolitiche Cardiache Endocrine Orali Osse Cutanee Ematologiche e immunologiche Gastrointestinali Renali Polmonari Neurologiche Manifestazioni cliniche delle alterazioni elettrolitiche Non specifiche e vaghe – Debolezza – Stipsi – Capogiri Debolezza muscolare – Ipopotassiemia: debolezza muscolare, stipsi – Se severa (< 2,5 mEq/l): rischio di aritmie cardiache, nefropatia ipopotassiemica e morte – Una coesistente ipomagnesemia può aggravare il quadro Ipomagnesemia e ipocalcemia: tetano Anomalie orali Cheilosi angolare (< 10%) – Effetto caustico dell’acido, deficit Vit B2 e B6 Perimolisi 33-35% dei casi (erosione della dentina e dello smalto sulla superficie linguale dei denti) – da vomito autoindotto Carie Gengivite (<10%) – Da irritazione cronica del succo acido gastrico anni all’apparato gastroenterico (1) Ghiandole salivari – Ingrandimento bilaterale delle ghiandole salivari nel 25% dei casi da malnutrizione, cronica stimolazione, assunzione esagerata di carboidrati, irritazione della mucosa buccale per autoinduzione del vomito o abuso di alcool isoenzima salivare talora elevato regredisce con il recupero ponderale Iperamilasemia (10-66%) – DD: amilasi pancreatiche e salivari D Obesità come disordine del comportamento alimentare. Comprensibile a livello teorico attraverso una chiave di lettura che la consideri come un disturbo psico-somatico, cioè la manifestazione attraverso il soma di un disagio psichico. In riferimento ai modelli socio-culturali cui apparteniamo, possiamo parlare non solo di sintomo psicosomatico, ma di una vera e propria organizzazione di personalità, che comprende - significati, - credenze su di sé, sugli altri e sul mondo, - un vero e proprio stile affettivo e motivazionale. Sulla base delle aspettative formatesi nel corso dell’infanzia, si organizza tutta la personalità dell’individuo durante la crescita e si cristallizza nella vita adulta. Tutti noi diventiamo inconsapevolmente degli abili “manovratori”delle nostre relazioni. Questo ci permette di far fronte nel modo migliore possibile alle relazioni primarie, dalle quali, durante l’infanzia dipende la nostra sopravvivenza fisica. Obesità Anoressia Nervosa Bulimia Nervosa Obesità e Schema Corporeo Sintoma Oggettivo Vissuto Personale Una doverosa premessa ci costringe a considerare, non solo l’oggettività del sintoma organico (effettivo sovrappeso), ma il valore, il significato, il vissuto del paziente rispetto all’ “oggettività personale” del disagio causato dal sintoma. E cioè si deve parlare di Verità Personale: per cui valore imprescindibile deve essere dato al vissuto del paziente, che spesso è diverso da un oggettività sintomatica in senso più strettamente medico. Il significato del corpo Quando i sintomi organici hanno significato psichico simbolico, come nel caso dell’obesità, del sovrappeso e dei disordini del comportamento alimentare, questi non si possono modificare se non interpretandoli come voce fisica di una struttura di personalità radicata del sé più profondo dell’individuo. Per l’obeso il corpo grasso rappresenta la concretizzazione del proprio fallimento, qualcosa di cui vergognarsi, che serve ad allontanare l’altro , la rinuncia alla lotta perche non si è all’altezza. Questo è il frutto di un sistema personale di credenze per cui vi è un forte deficit nell’amabilità personale, e la convinzione radicata di rifiuto da parte dell’altro. È più tollerabile il rifiuto perche si ha un brutto aspetto che non un rifiuto per la propria indegnità di essere amati. Questa è la migliore spiegazione che un bambino si può dare per accettare cattive relazioni con le figure di riferimento. Per questo il sintoma fisico diventa, nel corso degli anni, tanto resistente. Per queste ragioni proporre un regime dimagrante trascurando il significato psicologico del sovrappeso o del disordine alimentare non solo non è vincente ma è anche dannoso! non è vincente perchè: - il sintoma è una difesa radicata che fa parte della personalità dell’individuo - eventuali (nonché probabili) insuccessi riconfermano al paziente la propria inefficacia, quando abbiamo visto essere proprio questo il nucleo etiopatologico del disagio psicosomatico. è dannoso perchè: - È necessario che il paziente, prima di spogliarsi , insieme ai kili di troppo, delle proprie difese più radicate, abbia fatto un percorso psicologico col fine di prepararlo ad affrontare il mondo con nuove strategie ed un’organizzazione di personalità più integrata, oltre che con una nuova immagine corporea.