Lez 6 Apparato digerente - NATUROPATIA gruppo 2013

GENERALITÀ
Gli alimenti, di cui necessita l’organismo per la propria sopravvivenza (rinnovamento
cellulare, produzione di energia per i vari organi e di nuovi materiali per la crescita e
lo sviluppo, mantenimento di un livello costante delle sostanze che caratterizzano
l’ambiente interno), essendo chimicamente troppo complessi per poter essere
utilizzati direttamente dalle cellule, debbono subire delle trasformazioni. Devono
cioè venire scissi in composti a più basso peso molecolare e solubili in acqua. Ciò
avviene attraverso la digestione che consta di una fase meccanica iniziale e di una
fase chimica successiva.
La fase meccanica è costituita principalmente dalla masticazione, che porta alla
trasformazione degli alimenti in particelle molto piccole ed al loro contatto con i vari
succhi digestivi.
La fase chimica comprende l’azione dei vari enzimi digestivi prodotti dalle diverse
strutture che fanno parte dell’apparato digerente.
L’apparato digerente comprende:
- gli organi che costituiscono il canale alimentare propriamente detto
(chiamato anche tratto gastrointestinale o tubo digerente) cioè la bocca, la
faringe, l’esofago, lo stomaco, l’intestino tenue e l’intestino crasso
- organi annessi all’apparato digerente: ghiandole salivari, denti, fegato e pancreas
(ghiandole che riversano i loro secreti nel canale alimentare) e cistifellea.
ORGANI DEL CANALE
ALIMENTARE
BOCCA
Detta anche cavità orale è rivestita internamente da una membrana mucosa ed è
limitata dalle labbra anteriormente, dalle guance lateralmente, dal palato duro e dal
palato molle che ne formano rispettivamente la parte anteriore e posteriore della
volta.
Nella parte anteriore del palato molle, l’istmo delle fauci, mette in comunicazione la
bocca con la faringe. Più posteriormente è situata l’ugola a forma di cono rovesciato.
Lo spazio delimitato esternamente dalle labbra e dalle guance ed internamente dai
denti e dalle gengive viene chiamato vestibolo.
La parte racchiusa dalle arcate dentarie costituisce la cavità orale propriamente
detta, alla cui base poggia la lingua, organo muscolare collegato al pavimento della
bocca mediante una piega della membrana mucosa chiamata frenulo.
Nella parte posteriore della cavità orale si trovano le tonsille palatine e la tonsilla
linguale.
All’interno della bocca sono contenuti 32 denti, che sono per ogni arcata dentaria, 4
incisivi, 2 canini, 4 premolari e 6 molari. Essi sono considerati organi annessi
all’apparato digerente e svolgono un ruolo importante nel preparare gli alimenti alla
digestione.
FARINGE
Consta della rinofaringe che fa parte unicamente delle vie
respiratorie, dell’orofaringe situata posteriormente alla cavità
orale e della laringofaringe che si continua inferiormente con
l’esofago.
Dalla cavità orale gli alimenti passano posteriormente
nell’orofaringe e nella laringofaringe che costituiscono entrambe
sia la via di passaggio dei cibi solidi e liquidi che dell’aria.
ESOFAGO
E’ un condotto lungo circa 25 cm che si estende dalla faringe allo
stomaco, attraversando il diaframma insieme all’aorta ed
immettendosi nello stomaco tramite un’apertura valvolare detta
cardias. Spinge il cibo verso lo stomaco mediante una
contrazione ritmica della tunica muscolare, detta peristalsi.
Tutti gli organi del canale alimentare, a partire dall’esofago fino
all’intestino crasso, hanno la parete formata da 4 strati o tonache:
- tonaca mucosa: è lo strato più interno che riveste il lume
dell’organo
- tonaca sottomucosa: subito sotto la mucosa, contiene vasi
sanguigni e linfatici e terminazioni nervose
- tonaca muscolare formata da fibrocellule muscolari, consta di uno
strato interno circolare ed uno esterno longitudinale
- tonaca sierosa è lo strato più esterno che corrisponde al peritoneo
viscerale formato da cellule piatte che producono un liquido sieroso
ed è in continuità mediante una formazione detta mesentere col
peritoneo parietale che riveste la parete della cavità addominopelvica.
STOMACO
Situato subito sotto il diaframma, nella parte sx dell’addome. E’ la parte più
dilatata del tubo digerente e presenta 2 curvature: una concava, la piccola
curvatura e una convessa la grande curvatura.
Anatomicamente può essere diviso in 4 parti:
- il cardias o valvola cardiale, allo sbocco dell’esofago
- il fondo, porzione cupoliforme situata lateralmente all’orifizio esofageo
- il corpo, parte principale dello stomaco situata tra il fondo ed il piloro
- il piloro o valvola pilorica, parte che collega lo stomaco al duodeno.
Cardias e piloro hanno funzione di valvole, cioè impediscono il reflusso del
cibo, il primo verso l’esofago e il secondo di nuovo verso lo stomaco.
Lo stomaco secerne il succo gastrico prodotto da numerosissime ghiandole
gastriche presenti nella mucosa gastrica che tappezza la superficie interna
dello stomaco (tonaca mucosa). La secrezione dello stomaco è dovuta a tre
tipi diversi di ghiandole:
- quelle che secernono acido cloridrico responsabili dell’ambiente acido dello
stomaco -> (cellule parietali)
-
quelle che secernono il pepsinogeno, che si trasformerà in pepsina (un
enzima proteolitico, che catalizza l’idrolisi dei legami peptidici tra aa) in
presenza dell’acido cloridrico -> (cellule principali)
- quelle mucose che esplicano un’azione lubrificate e protettiva, affinché
l’acido cloridrico non intacchi le stesse pareti dello stomaco
autodigerendole -> (cellule mucose)
Nello stomaco avviene una prima digestione delle proteine ad opera della
pepsina che le scinde in molecole più piccole dette peptoni, ma ancora troppo
grosse per essere assorbite. Essa viene attivata ad opera dell’ac. cloridrico e
ha a sua volta un’azione attivante sul pepsinogeno. La produzione di ac.
cloridrico è controllata dalla gastrina, ormone secreto dalle c. della mucosa
gastrica, come il glucagone che mobilita il glicogeno epatico e la serotonina,
che stimola la contrazione della muscolatura liscia. A livello dello stomaco
viene prodotta anche una lipasi gastrica, che ha tuttavia un’azione
trascurabile sulla degradazione dei grassi.
Il cibo che è stato trattato nello stomaco per azione degli enzimi, assume
l’aspetto di una crema densa detta chimo, che entra nell’intestino tenue
passando per lo sfintere pilorico .
INTESTINO TENUE
E’ un tubo muscolare che si estende dallo sfintere pilorico alla valvola
ileocecale, è la porzione più lunga del tubo digerente (lungo circa 7 m),
si suddivide in 3 porzioni:
- il duodeno, che circonda la testa del pancreas, in esso confluiscono
i dotti del pancreas e del fegato (pancreatico e coledoco)
- Il digiuno
che ripiegati su se stessi formano
- l’ileo
le anse intestinali
La mucosa intestinale è tappezzata internamente da villi e microvilli
(orletto a spazzola) la cui densità aumenta procedendo verso
l’intestino crasso ed è caratterizzata da pieghe(o pliche) circolari;
queste 3 formazioni hanno la funzione di aumentare la superficie
assorbente dell’intestino. Ogni villo è attraversato da un capillare
arterioso in entrata, uno venoso in uscita e un capillare linfatico detto
vaso chilifero. Le vene che raccolgono il sangue proveniente dai villi,
confluiscono nella vena porta che va al fegato.
L’intestino tenue è il luogo dove si completa la digestione vera e
propria e dove, attraverso i villi ha luogo l’assorbimento. La mucosa
duodenale stimolata dall’arrivo del chimo acido proveniente dallo
stomaco, secerne un succo enterico alcalino contenente numerosi
enzimi:
- alcuni stimolano la produzione di enzimi pancreatici (enterochinasi,
pancreozimina) che si riversano nel duodeno tramite il dotto
pancreatico
- altri (colecistochinina) stimolano la contrazione della cistifellea
(attività colagoga) che riversa la bile nel duodeno tramite il dotto
coledoco
- altri ancora scindono i disaccaridi in monosaccaridi (maltasi,
lattasi), le molecole dei lipidi non precedentemente scisse (lipasi
enterica), o riducono i peptidi in aminoacidi (aminopeptidasi).
Così scisse le sostanze passano nel sangue attraverso i villi.
INTESTINO CRASSO
E’ più corto dell’intestino tenue (lungo circa 1,5-1,8 m), privo di villi e si
estende dalla valvola ileocecale all’ano.
Comprende:
- Il cieco, proseguimento dell’ileo; tra i 2 tratti si trova la valvola
ileocecale che impedisce il reflusso del contenuto intestinale. Dal
cieco si diparte l’appendice, con funzioni di struttura linfatica;
- Il colon, suddiviso in ascendente, trasverso e discendente, che
rappresenta il tratto di intestino di maggior diametro. L’ultimo suo
tratto prende il nome di colon sigmoideo o sigma;
- il retto che si apre all’esterno con lo sfintere anale.
L’intestino crasso ha la funzione di riassorbire l’acqua ed i sali minerali
dalla massa fluida (chilo) proveniente dall’intestino tenue e di spinta
peristaltica delle scorie verso l’esterno.
Contiene le feci, che rappresentano i resti inutilizzati del cibo, oltre a
cellule che provengono dalla desquamazione delle pareti, muco e
milioni di batteri. Qui infatti avvengono processi fermentativi e
putrefattivi ad opera della flora batterica presente.
Le feci si raccolgono nell’ ampolla rettale (una dilatazione del retto) e
vengono espulse all’esterno attraverso lo sfintere anale.
Una sottile membrana sierosa chiamata peritoneo, riveste quasi
interamente l’intestino, così come gli altri visceri della cavità
addominale (peritoneo viscerale) e di quella pelvica (peritoneo
parietale). Essa fissa, mediante legamenti viscerali, gli organi alle pareti
delle cavità, mantenendoli al loro posto; inoltre, grazie alle proprietà
secretiva del suo epitelio facilita i movimenti, poiché rende scorrevoli
le superfici degli organi addominopelvici ed infine li protegge dagli
agenti patogeni.
ORGANI ANNESSI
ALL’APPARATO
DIGERENTE
GHIANDOLE SALIVARI
Sono 3 paia: parotidi(situate sotto le orecchie), sottomascellari e
sottolinguali. Secernono la saliva, leggermente alcalina, che
contiene enzimi in grado di lisare amidi permettendo una prima
digestione dei carboidrati; pertanto la degradazione degli
alimenti inizia ancor prima che essi abbiano lasciato la cavità
orale. Una volta masticati ed insalivati, gli alimenti assumono
l’aspetto di un impasto più o meno uniforme che prende il nome
di bolo alimentare.
La masticazione è un atto volontario, la deglutizione invece è
pilotata da una serie di segnali riflessi che provocano la
contrazione dei muscoli della faringe, il sollevamento del velo
palatino, l’abbassamento dell’epiglottide e l’innalzamento
dell’osso ioide, con contemporanea interruzione dell’atto
respiratorio (apnea da deglutizione) al fine di evitare che liquidi o
particelle solide finiscano nella laringe, ostacolando od
impedendo la respirazione.
FEGATO
E’ la più voluminosa ghiandola del corpo; situato nella cavità addominale,
subito sotto il diaframma, più spostato verso la parte destra. Del peso di circa
1,5 kg, è diviso in 2 lobi, destro e sinistro, l’uno circa tre volte più grande
dell’altro. Riccamente vascolarizzato, si collega al canale digerente, all’altezza
del duodeno con i suoi dotti escretori.
La microstruttura del fegato si basa sui lobuli epatici che rappresentano
l’unità strutturale del fegato; essi sono formati da numerose lamine cellulari
che delimitano un sistema di spazi riccamente canalizzato nel quale trova
spazio una fitta rete di capillari sanguigni e biliari.
Svolge numerosissime funzioni:
- trasforma i vari monosaccaridi prima in glucosio, poi in glicogeno
(importante riserva di zuccheri per l’organismo)
- idrolizza i grassi in glicerina ed acidi grassi quando l’organismo richiede
energia
-
trasforma alcuni aminoacidi in altri, grazie ad enzimi epatici detti transaminasi
demolisce gli aminoacidi in eccesso determinando come sottoprodotto del
catabolismo proteico la formazione di urea
concorre a formare nuova emoglobina e degrada quella dei globuli rossi
invecchiati
filtra il sangue da eventuali sostanze tossiche, svolgendo un ruolo
detossificante per il corpo intero
produce la protrombina e altri fattori che regolano la coagulazione del sangue
tuttavia la sua funzione principale per quanto attiene all’apparato digerente è
quella di secerne la bile, un succo digestivo di grande importanza
nell’assorbimento degli alimenti.
La bile è un liquido giallo verdastro, contenente sali e pigmenti biliari (soprattutto
bilirubina, che deriva dalla degradazione dell’emoglobina). Essa non contiene
enzimi, ma i suoi sali sono in grado di emulsionare i grassi, cioè ridurli in
minutissime goccioline, affinché vengano meglio attaccati dalle lipasi. Un’altra sua
importante funzione è quella di neutralizzare, con il succo pancreatico, l’acidità
del cibo proveniente dallo stomaco.
La bile esce dal fegato mediante il dotto epatico comune ed entra nel duodeno
tramite il dotto coledoco, al quale confluisce anche il dotto cistico proveniente
dalla cistifellea. Il coledoco si inserisce nel duodeno mediante un’apertura
circolare attraverso cui passa anche il dotto pancreatico.
CISTIFELLEA
Anche detta colecisti o vescica biliare, è una piccola formazione
sacciforme, di colore verde, accolta in una fossa poco profonda
della faccia inferiore del fegato.
Nel periodo in cui non avviene la digestione la bile riversata dal
fegato nel dotto epatico comune, risale lungo il dotto cistico e si
accumula nella cistifellea, che oltre a raccogliere la bile la
concentra riassorbendo acqua.
Quando le sostanze alimentari di natura lipidica entrano nel
duodeno, uno stimolo ormonale induce la contrazione della
cistifellea e quindi la fuoriuscita della bile che attraversa
nuovamente il dotto cistico, poi il coledoco ed infine viene
riversata nel duodeno passando per l’ampolla epatopancreatica.
PANCREAS
E’ una grossa ghiandola, lunga e piatta, di forma pressoché
triangolare, di consistenza molle e colore rosato, disposta
trasversalmente e posteriormente rispetto allo stomaco.
Si distingue in:
- testa, più voluminosa a contatto con l’ansa duodenale
- corpo, disposto frontalmente all’aorta e alla vena cava
inferiore
- coda, in contatto con la milza.
Il pancreas ha una struttura diversa a seconda della funzione
svolta dalle singole parti, infatti è al tempo stesso una ghiandola
endocrina ed esocrina.
La secrezione endocrina è svolta dalle isole di Langerhans che
producono gli ormoni (insulina e glucagone) che regolano il
metabolismo degli zuccheri; esse non hanno alcun collegamento
con i dotti escretori.
Le aree di produzione esocrina hanno invece la funzione di secernere il
succo pancreatico, il quale svolge un’importante azione digestiva. Tali
aree sono costituite da acini a secrezione sierosa, il cui secreto
afferisce ai dotti escretori, principale ed accessorio, che confluiscono a
formare il dotto pancreatico attraverso il quale il succo pancreatico
viene riversato nel duodeno.
Il succo pancreatico, essendo ricco di ioni bicarbonato, contribuisce
con la bile a neutralizzare l’acidità del cibo proveniente dallo stomaco,
realizzando l’ambiente adatto affinché si svolga l’azione degli enzimi
pancreatici. Tra di essi i più importanti sono:
- l’amilasi, che demolisce gli zuccheri a disaccaridi
- la lipasi che scinde i lipidi in glicerina ed acidi grassi
- Il tripsinogeno che, attivato in tripsina dall’enterochinasi, secreta dal
duodeno, demolisce le proteine in amminoacidi. La tripsina è un
enzima proteolitico con diversa specificità di taglio rispetto alla
pepsina secreta dalla mucosa gastrica.
QUADRANTI
ADDOMINALI