La mappa strumento culturale

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La mappa strumento culturale
La rappresentazione del territorio riflette e costruisce la cultura del suo tempo
Le carte, le mappe, i mappamondi disegnati in modi
vari e con tecniche differenti, integrati da legende e
annotazioni, sono state e sono il mezzo per veicolare
valori, retoriche, visioni del mondo indicazioni:
ricordano alcune cose, ne dimenticano altre
Mappamondo di Ebstor attribuito
al monaco Gervais de Tilbury
1223-1234
La testa, le mani, i piedi del Cristo segnano i
punti cardinali di una tipica imago mundi
medievale cioè un orbe perfetto diviso a T,
con l’Asia in alto e l’Africa e l’Europa
separate dal Mar Mediterraneo, e con
Gerusalemme, polo teologico, posta al
centro dell’incontro dei tre continenti
conosciuti.
Ricostruzione del mappamondo di Ebstor
Il mappamondo univa alcuni assunti antichi (la greca sfericità della terra, le zone
climatiche di Macrobio) alla tradizione biblica (ad est sono rappresentati il Paradiso
terrestre e le terre barbariche di Gog e Magog). Era un inventario mnemonico, un
repertorio, come informava un’annotazione a margine, delle “regioni, province,
isole, città, golfi, acque, montagne e fiumi” del mondo, raccolto e tenuto insieme
dalla cristianità.
Atlante catalano di Abraham Cresques - 1375
L’atlante, che occupava 12 fogli di pergamena, abbelliva
la biblioteca di Carlo V di Francia.
Erano già iniziate le spedizioni di veneziani, genovesi,
spagnoli e portoghesi (lungo le coste dell’Africa
occidentale e verso l’interno fino al Sudan) alla ricerca
dell’oro africano quando viene realizzato questo
bellissimo Atlante che rappresentava, secondo un
modello enciclopedico caratteristico del tempo, le
terre dall’Atlantico al Pacifico.
Sono raffigurate isole mitiche e coste più conosciute, regnanti come il Khan Kubilai e la regina di
Saba, Alessandro Magno e il Sultano di Delhi, ma anche mercanti, cammellieri e i Tre Re Magi, esseri
fantastici e storie bibliche, notizie desunte da geografi dell’antichità e dai racconti del mercante
veneziano Marco Polo e del viaggiatore marocchino Ibn Battuta. Teologia, leggende,politica ed
economia erano intimamente intrecciate: il re del Mali, signore delle “terre dell’oro”, viene raffigurato
seduto in trono con il capo incoronato e in mano una pepita d’oro.
Il mappamondo
funzionava da emblema, per il principe ed il suo entourage: le immagini
I
non volevano
rappresentare luoghi ma richiamare miti e storie, personaggi famosi e
l
territori attraverso figurazioni e/o parole tradizionalmente associate ad essi. Si osservava,
si ricordava, si costruiva un ragionamento: era un manuale per pensare che utilizzava le
m
tecniche dell’arte della memoria.
a
La carta e l’arte della memoria
L’arte della memoria, considerata una
scienza dai greci che la inventarono, fu
usata dai romani come supporto alla
retorica, per fissare nella memoria,
attraverso luoghi e immagini ad alto
contenuto emotivo, ciò che si voleva
ricordare. Dall’età medievale fino al
XVIII secolo divenne lo strumento per
rammentare al riguardante i valori
fondanti della società, per indirizzarne i
pensieri e i comportamenti.
Oronzo Fineo e Abramo Ortelio
I due mappamondi cinquecenteschi sono cordiformi cioè a
forma di cuore, disegnati secondo il metodo della proiezione
sferica elaborata dal matematico Oronzo Fineo. Come Fineo
anche Ortelio sceglie questo tipo di mappamondo: il cuore,
considerato sede della memoria ma anche luogo della scelta
etica, era allusivo della fratellanza universale. In un’Europa
dilaniata dalle guerre l’immagine voleva agire su di chi la
osservava (generalmente monarchi e principi) per orientarne
l’animo verso la pacificazione.
Oronzo Fineo -1566
Abramo Ortelio 1564
Abramo Ortelio nel 1570 ad Anversa pubblicava, con la
collaborazione dei maggiori geografi dell’epoca, il Theatrum
Orbis Terrarum, raccolta sistematica di carte di tutto il
mondo che favorissero – come scriveva Ortelio - la
conoscenza del mondo imprimendosi nella memoria del
lettore, che poteva stare comodamente nel suo studio.
Era un atlante aggiornato in base alle ultime esplorazioni geografiche che portarono a
“scoprire” quei territori sconosciuti agli europei - ma ovviamente conosciutissimi dai
loro abitanti - utili allo sviluppo prima mercantile e poi industriale dell’Europa.
Mappamondo di Matteo Ricci
Nel ‘600 il gesuita Matteo Ricci
attraverso i suoi mappamondi fatti di
immagini e parole aveva introdotto in
Cina una cartografia - basata sulle più
recenti misurazioni e la proiezione di
Mercatore- che rappresentava i territori
del nuovo mondo e dell’Africa fino
allora sconosciuti ai cinesi.
Così scriveva: “….. E stando questo (il mappamondo) continuamente nelle Sale del Re, si
può sperare che o a questo Re o a suo figliuolo o altri de’ suoi parenti un giorno
venga voglia di sapere o domandare qualche cosa della nostra Santa legge, non vi essendo
altro rimedio per parlargliene i nostri, stando egli sì serrato senza conversare con nessuno;
oltre che vedere il suo Regno così piccolo a paragone di tanti altri, può essere che abassi
alquanto la sua superbia e si degni più di trattare con altri forestieri”
Anche quando le tecniche collegate all’arte della memoria caddero in disuso, e la
forza dell’immaginazione fu sostituita da quella dell’obiettività del dato empirico,
la carta , attraverso motivi classici allegorici, religiosi, stemmi reali e legende
continuò a svolgere il suo compito di orientamento culturale e, quindi, pratico.
La carta e l’obiettività
La preoccupazione di stampo illuminista di
catalogare il mondo e classificare la conoscenza
come affare umano, razionale e scientifico, porta
a un’accuratezza geodetica ed a una ricerca di
informazioni maggiore (fiumi, laghi, catene
montuose, flora, fauna, clima, usanze umane):
l’obiettività della rappresentazione delle
spedizioni scientifiche nasconde che si tratta di
una ri-mappatura in vista della costruzione degli
imperi coloniali.
Le spedizioni scientifiche
Mappa – accuratissimadel Mar Rosso e Golfo
Arabico di Carsten
Niebuhr – incisione su
rame-1762 ( prima
spedizione scientifica
per l’Arabia patrocinata
da Frederick V di
Danimarca)
Il viaggio di Stanley ( tra il 1874 e
il 1877 ) di
attraversamento dell’Africa da est
ad ovest seguendo il corso del
fiume Congo
Nel 1879 Stanley guidò una spedizione ordinata da Leopoldo II di Belgio finalizzata alla
costruzione di una strada per unire la costa alle grandi paludi di Malebo e rendere la
penetrazione belga in Congo più facile.
La rimappatura
Mappa del Tennessee di Mathew Carey
Nel 1795 Mathew Carey pubblicò l’American Atlas - composto di 21 mappe - e
nel 1796 il General Atlas - con 47 carte – per rappresentare il territorio degli Stati
Uniti nati venti anni prima.
Nella mappa sopra riportata il Tennessee sembra sorgere su un territorio
praticamente vuoto: i luoghi sono rinominati e la presenza dei Nativi Americani
risulta “residuale”, posta ai confini dello stato, come riporta la legenda in basso
a sinistra.
L’impero britannico
L’uniformità del colore rosa utilizzato
per la Gran Bretagna e i domini
coloniali serve a sottolineare la
vastità dell’impero e la potenza del
ruolo da esso giocato nel mondo.
Le altre potenze, i cittadini inglesi, i
sudditi delle colonie dovevano
sempre tenerlo presente.
1897 carta britannica del mondo
Il fascismo e l’impero
Una delle quattro carte geografiche
lungo i Fori Imperiali a Roma
Le carte geografiche, costruite nel 1934 utilizzando marmi preziosi,
riproducevano l’Africa settentrionale dei tempi dell’antica Roma. Poste lungo la
via dei Fori dove avvenivano le sfilate e le adunate del regime fascista, servivano a
rammentare la grandezza passata da cui bisognava partire per un avvenire
altrettanto glorioso che, per essere tale, necessitava della costruzione di un
impero coloniale.
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