introduzione e oceanografia acquacoltura

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Corso di Acquacoltura
Docente: Giovanni Piccolo, Dipartimento di Scienze Zootecniche e Ispezione
degli Alimenti, Tel. 0039 (0)81 2536053, Fax 0039 (0)81 292981, e-mail:
[email protected]
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Obiettivi del corso
Il corso intende fornire agli studenti:
le conoscenze relative alle tecniche di allevamento delle più
importanti specie ittiche allevate in Italia, alle strutture e agli
impianti in cui condurre tali pratiche di allevamento;
le basi teoriche della nutrizione delle specie ittiche.
le conoscenze delle pratiche di gestione delle avannotterie delle
principali specie ittiche.
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Programma del corso
- Introduzione all’acquacoltura.Stato e prospettive dell’acquacoltura
mondiale. Aspetti economici legati all’acquacoltura
- Alcune tipologie di allevamento ittico in Italia. Impiantistica:
impianti off-shore, a terra, impianti estensivi, semi
intensivi ed intensivi
- Elementi di oceanografia: parametri fisico chimici delle acque di
allevamento
-Tecniche di allevamento delle principali specie ittiche allevate:
allevamento della trota, allevamento della spigola e dell’orata.
- Nutrizione e alimentazione delle specie ittiche. Allevamento degli
stadi larvali
- Acquacoltura sostenibile e strategie per ridurre l’impatto ambientale
- Elementi di ittiologia
- Sistemi a ricircolo
- Possibilità di sviluppo dell’acquacoltura: introduzione di nuove
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specie allevabili: la sogliola
Testi consigliati:
- Appunti e dispense delle lezioni
- Giordani e Melotti – Elementi di acquacoltura.
Edagricole
- Saroglia e Ingle – Tecniche di acquacoltura
Edagricole
- Cataudella e Bronzi - Acquacoltura Responsabile. UnimarUniprom
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Introduzione all’Acquacoltura
Definizione: forma di allevamento di organismi acquatici
(prevalentemente animali) attraverso il controllo parziale o totale del
loro ciclo biologico e dei fattori ecologici che lo regolano e
l’influenzano.
L’acquacoltura comprende l’allevamento di organismi vegetali ed
animali, in ambienti di acque dolci, salmastre e marine. Si prefigge
di produrre per soddisfare la crescente domanda di prodotti che la
pesca non può coprire.
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Finalità:
• Economiche: intese come lavoro che produce un reddito;
• Sociali: produzione di alimenti di alto valore biologico;
recupero produttivo di territori malsani e umidi; sbocco e
travaso occupazionale (pescaacquacoltura); sfruttamento
delle risorse naturali;
•
Eco-conservative: nelle zone malsane, tutela degli
ambienti umidi e bacini inquinati, con miglioramento della
qualità dell’acqua.;
• Ricreative: approvvigionamento di pesci per pesca
sportiva; acquariologia.
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Un po’ di storia…
L’allevamento di specie ittiche si è sviluppato in modo intensivo dopo
la seconda guerra mondiale anche se…
Antichi scritti cinesi, che vengono fatti risalire al 2100 a.c.,
testimoniano dell’allevamento della carpa in bacini artificiali; così
pure documenti di epoca romana (III sec. a.c.), descrivono la pratica
empirica di allevamento di numerose specie ittiche di mare in bacini
chiusi, in cui veniva immessa acqua salmastra attraverso
un’ingegnosa rete di canali. Da allora l’interesse per questi tipi di
allevamento non si è mai spento, ma è soltanto in quest’ultimo
cinquantennio che essi hanno imboccato la strada della
tecnicizzazione ed hanno assunto le caratteristiche di una vera attività
zootecnica.
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Raffigurazione di un parco di allevamento dei molluschi (ostriaria) nella fiaschetta
vitrea di Populonia. Una serie di pali infissi nel fondale, leggermente affioranti sul pelo
dell’acqua, permetteva di ancorare una complessa griglia di elementi lignei e cordame, a
cui venivano sospesi pergolari e cestelli. Sugli ostriaria si affacciano balaustre e
portici colonnati che risultano fiancheggiati sui due lati da impianti speculari,
caratterizzati da ripartizioni geometriche.
(da: L’Itticoltura nell’Antichità, di Giacopini, Marchesini e Rustico, Collaborazione
tecnico-editoriale dell’Enel, IGER, 1994).
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La piscicoltura moderna occupa oggi un posto importante nel
contesto delle attività zootecniche e va sempre più raggiungendo il
livello di impresa industriale su due direttrici: piscicoltura agroindustriale e piscicoltura da ripopolamento..
I principali fattori che ne hanno permesso lo sviluppo sono da
ricercare in:
• aumento demografico;
• incremento medio di redditi e del tenore di vita;
• aumento della richiesta di proteine animali;
• diffusione e razionalizzazione della catena del freddo;
• conoscenza della biologia delle specie di interesse zootecnico e
delle tecniche per allevarle in condizioni controllate.
Un altro fattore che ha stimolato il suo sviluppo è rappresentato dalla
progressiva diminuzione nelle acque libere di pesci, molluschi
e
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crostacei.
Quest’ultimo motivo desta notevoli preoccupazioni per più fattori:
• i tempi necessari per riequilibrare le popolazioni di questi
animali sono molto lunghi;
• l’ambiente idrico è stato saccheggiato dal modo di pesca di tipo
“duro” applicato pressoché in tutti i mari;
• deleteri sono stati gli inquinamenti operati dall’uomo che hanno
distrutto molte aree adatte alla riproduzione e quindi
indispensabili per il ripopolamento naturale.
In questa situazione si deve alla lungimiranza di pochi
imprenditori il merito di aver riscoperto un’attività vecchia di
3000 anni, ma più che mai attuale, utile e redditizia. Si tratta, in
definitiva, di applicare all’ambiente acquatico la stessa strategia
che sulla terra ferma, da millenni, ha permesso di sostituire la
raccolta di vegetali con l’agricoltura, e la caccia con
l’allevamento: l’attività di acquacoltura.
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Tuttavia, per la sproporzione esistente tra il volume acqueo
colonizzato dai pesci e quello utilizzabile dall’uomo a scopo di
allevamento, non sarà mai possibile rimpiazzare totalmente la pesca.
Le due attività devono completarsi consentendo alla pesca di
adottare metodi meno distruttivi nel rispetto dei cicli riproduttivi
degli organismi acquatici sfruttati e dell’ambiente, e all’acquacoltura
di programmare e pianificare la produzione di specie richieste dal
mercato.
È accertato che la pesca mondiale non potrà superare un tetto
produttivo stimabile al massimo intorno ai 150 milioni di
tonnellate/anno.
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Acquacoltura e pesca nel mondo
L’acquacoltura continua ad essere l’attività produttiva a più rapida
crescita mondiale nell’ambito delle produzioni animali. A partire dal
1984 si è sviluppata ad un tasso dell’11% per anno. In confronto, la
crescita della pesca nello stesso periodo è stata solo dello 0,8%.
Dalle stime FAO riportate nella tabella si rileva che negli ultimi anni
le produzioni ittiche mondiali derivanti dalle attività di pesca e di
acquacoltura continuano a seguire andamenti divergenti. Infatti, a
fronte di una produzione annua del pescato relativamente costante o
lievemente decrescente, si riscontra un continuo aumento delle
produzioni dell’acquacoltura attestatesi nel 2007 intorno a 50 milioni
di tonnellate
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Evoluzione dell’uomo
Allevatore
Cacciatore
Pescatore
Acquacultore
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I paesi leader dell’Acquacoltura mondiale sono Cina e India che
insieme rappresentano ben oltre il 60% della produzione
mondiale
Le proiezioni FAO, fino al 2030, non prevedono sostanziali aumenti
delle produzioni della pesca, tenuto conto dell’eccessivo sfruttamento
delle risorse alieutiche e del ciclico verificarsi di eventi meteo-marini
sfavorevoli (El Nino). Di conseguenza, si stima che l’aumento della
domanda di pesce per far fronte al parallelo aumento demografico sarà
sempre più sostenuto dalle produzioni dell’acquacoltura, che nell’anno
2030 raggiungeranno i 60 milioni di tonnellate.
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L’Unione Europea produce circa il 3% in volume e il 4,3% in valore
dell’intera produzione mondiale dell’acquacoltura. Nonostante il
modesto contributo alla produzione globale, l’UE è il leader mondiale
della produzione di alcune importanti specie quali: trota, spigola,
orata, anguilla europea, rombo e mitili.
Analogamente a quelle mondiali, le produzioni acquacolturali europee
sono aumentate significativamente nel corso dell’ultima decade e
rappresentano attualmente più del 30% in valore delle produzioni
ittiche comunitarie. Questo incremento è stato parallelo alla
diminuzione del pescato marino il cui valore, in alcuni stati membri
come la Grecia, è risultato inferiore a quello delle produzioni
d’acquacoltura.
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Andamento della produzione dell’acquacoltura in Italia 1950 - 2007
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In Italia la produzione da piscicoltura nel 2008 è stata di oltre 72.000
tonnellate, considerando sia le specie allevate in acque dolci, che quelle
allevate in acque salmastre e marine.
A livello nazionale la trota costituisce la specie più allevata con una
produzione complessiva nel 2008 di 39.400 tonnellate provenienti da
circa 360 impianti, pari a circa il 50% dell’intera produzione di pesce
in Italia. Le specie eurialine, soprattutto spigola e orata, sono state
sempre più allevate in Italia a partire dalla fine degli anni ’80, grazie
alla grande diffusione in tutto il bacino del Mediterraneo di impianti di
riproduzione artificiale, che hanno messo a disposizione degli
allevatori milioni di avannotti di buona qualità
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Acquacoltura e pesca in Italia
Complessivamente (pesca+acquacoltura) la nostra produzione
ittica è di circa 460.000 tonnellate (2008) che rappresentano circa
il 40% del consumo interno. Ne deriva, quindi, la necessità di
importare il 60% di pesci e prodotti derivati, con una spesa che
supera i 10 miliardi di lire al giorno.
Questa cifra tende ad aumentare per due principali motivi:
• il bacino del Mediterraneo, impoverito dal tipo di pesca
distruttivo adottato per troppi anni, e che purtroppo continua, non
consentirà a breve scadenza il normale, fisiologico ripristino dei
cicli produttivi degli organismi sfruttati;
• il consumo di prodotti ittici nel nostro paese ha superato i 20 Kg
pro capite, avvicinandosi alla media dei 30 Kg pro capite della UE.
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Allo scopo di non peggiorare il nostro già pesante bilancio agrocommerciale, non rimane che cercare di aumentare la produzione di
questi alimenti mediante le pratiche di acquacoltura.
L’Italia presenta enormi possibilità per le condizioni idrografiche ed
ambientali, potendo contare su 8.000 Km di coste, 150.000 ha di
lagune, 170.000 ha di bacini lacustri, abbondanza di acque sorgive in
pianura e di acque pregiate provenienti dalle Alpi e dagli Appennini.
Inoltre, gli allevamenti ittici consentono di utilizzare aree marginali
ancora disponibili, possono integrarsi ed avvicendarsi con
l’agricoltura e occupare un posto di rilievo nella difesa dell’ambiente.
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Trota iridea
Trota fario
Quali specie ittiche alleviamo ?
Spigola
Orata
Pesci carnivori: ai vertici della catena alimentare,
in natura mangiano altri pesci; in allevamento mangiano
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mangimi a base di farina di pesce
Camminando da uomini primitivi in una savana
decidereste di allevare…
…gnu…
…o leoni?
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Specie carnivore attualmente allevate i cui prezzi sono diminuiti
vertiginosamente
per un surplus di produzione e per la
concorrenza di altri paesi (Grecia e Turchia)
Prezzo medio (Euro/Kg) dell’orata e del branzino dal 1990 al 2000 in Italia (API)
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Quantità di pesce consumata per produrre 1 kg di
pesce allevato (FIFO)
In acquacoltura un punto assai dibattuto è determinare la
quantità di pesce pescato necessaria a produrre 1 Kg di
pesce allevato.
Questo aspetto assume particolare importanza per le specie
carnivore (salmone, trota, spigola, orata, ecc) la cui dieta è
largamente rappresentata da farina di pesce.
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FIFO (Fish In/Fish Out)
• Molti ricercatori hanno cercato di determinare per
le diverse specie l’esatto FIFO.
• Nel 2008 Tacon e Metian presero a riferimento il
Salmone determinando che per ogni kg di pesce
prodotto erano necessari 4,9 di pesce pescato
(FIFO = 4,9)
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Determinazione del FIFO
• La procedura seguita da Tacon e Metian è la seguente:
• 1000 Kg di pesce forniscono 225 kg di farina e 50 kg di olio.
• La dieta del salmone è costituita mediamente dal 30% di farina e
dal 20% di olio di pesce.
• Pertanto da 225 kg di farina e 50 kg di olio posso preparare 250 kg
di mangime (utilizzando tutto l’olio e 75 kg di farina; rimangono
inutilizzati 150 kg di farina).
• Considerando un ICA di 1,25 da 250 kg di mangime si producono
200 kg di salmone, per i quali sono stati utilizzati 1000 kg di
pescato (FIFO = 5)
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Determinazione del FIFO
• Questa procedura, valida se si allevasse soltanto una
specie, sovrastima nella realtà il FIFO in quanto
allevando specie con esigenze diverse (diverso rapporto
farina olio) si annullano gli sprechi.
• Infatti, applicando la stessa procedura, il gambero (che
utilizza diete con il 20% di farina e il 2% di olio di
pesce) fornisce un FIFO di 1,5.
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Determinazione del FIFO
• Se si utilizzano 1000 kg di pesce per produrre salmone
(140 kg) e gamberi (441 kg) il FIFO non sarà 3,25
[(5+1,5)/2] ma 1,7.
• Partendo da queste considerazioni Andrew Jackson ha
proposto la seguente formula:
• FIFO = (% farina nella dieta + % olio nella dieta)/
(% farina dal pescato + % olio dal pescato) x ICA
• Utilizzando I dati del salmone si ha:
• FIFO = (30+20)/(22,5+5,0) x 1,25 = 2,27
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FIFO in alcune specie
Specie
Salmone
Trota
Anguilla
Pesci marini
Gamberi
Tilapia
Carpa
Totale
Pesce prodotto
(000 ton)
1465
632
266
1536
3164
2326
10225
19614
(formula Tacon e Metian)
FIFO
Pesce utilizzato
(000 ton)
4,9
3,4
3,5
2,2
1,4
0,4
0,2
1,06
7220
2180
927
3316
4399
854
1881
20771
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FIFO in alcune specie
Specie
Pesce prodotto
(000 ton)
Salmone
1465
Trota
632
Anguilla
266
Pesci marini 1536
Gamberi
3164
Tilapia
2326
Carpa
10225
Totale
19614
(*) resa considerata 24%
(formula Andrew Jackson)
FIFO
Pesce utilizzato *
(000 ton)
2,2
1,9
2,9
1,9
1,2
0,3
0,1
0,71
3157
1226
784
2858
3754
718
1460
13957
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Considerazioni sul FIFO
• Indipendentemente dalla formula utilizzata, alcune considerazioni
sono necessarie
– FIFO molto diverso tra le specie
– La FAO riconosce all’acquacoltura un ruolo prioritario per
soddisfare le esigenze alimentari e nutrizionali dell’uomo
– Crescita notevole e continua dell’acquacoltura (la FAO riporta
un aumento della produzione da 35,5 a 47,8 milioni di
tonnellate dal 2000 al 2005)
– La crescita della popolazione potrebbe suggerire un utilizzo
diretto di buona parte del pescato destinato alla trasformazione
in farina
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Sostenibilità dal punto di vista trofico
• Massima utilizzazione di farine proteiche vegetali
• Maggiore allevamento di specie che presentano un
FIFO più vantaggioso
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Aumentare le produzioni di acquacoltura significa, attualmente,
individuare nuove specie allevabili e mettere a punto, tecniche
di allevamento, di alimentazione, riproduttive tali da rendere
possibile ed economicamente vantaggioso il loro allevamento.
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La ricerca scientifica e tecnologica sta lavorando alacremente
per ampliare la gamma di specie allevabili, per migliorare la
qualità dei prodotti e per ridurre l’impatto ambientale che le
attività produttive possono generare.
Tutti e tre questi aspetti dipendono anche da una corretta
gestione alimentare degli animali in produzione zootecnica.
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Tentativi di allevare nuove specie in acquacoltura.
Due casi: ricciola e polpo
Ricciola:
• Riproduzione non ancora messa a punto
• Mancato adattamento dei pesci ai mangimi pellettati
Polpo:
• bassissima sopravvivenza delle paralarve (<5 mesi)
In entrambi i casi il mantenimento degli adulti viene effettuato
alimentando gli animali con alimenti congelati (granchi, cozze,
gamberi e pesci vari)  sostenibilità?
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Altro caso: la sogliola
•Alimentazione
fabbisogni e comportamento alimentare
 mortalità allo svezzamento
•Temperatura
necessità di condizionamento per gli stadi più
sensibili
•Densità
necessità di operare selezioni o grandi spazi
Anche l’allevamento della sogliola resta ancora oggi un
obiettivo da perseguire in Italia.
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Continuiamo a cercare di allevare pesci carnivori, ai
vertici della catena alimentare.
Allevamento poco sostenibile dai punti di vista biologico,
socio-economico, ambientale
Inoltre:
• Tipo di alimento impiegato (pesci scongelati);
• Ingrasso di soggetti pescati (senza gestione della
riproduzione si può parlare di vero allevamento?)
D’altra parte per i pesci erbivori:
Domanda di mercato?
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Criteri di classificazione delle varie forme di acquacoltura
1) In funzione degli organismi acquatici allevati:
- piscicoltura o itticoltura – es. troticoltura, anguillicoltura,
carpicoltura etc.
- crostaceicoltura – es. astacicoltura, gambericoltura etc.
- molluschicoltura – es. mitilicoltura, ostricoltura etc.
- algicoltura – es. macroalghe, fitoplancton
2) Caratteristiche fisico-chimiche delle acque:
- d’acqua calda: es. orata
- d’acqua fredda: es. trota
- d’acqua termica: sfrutta le fonti idriche riscaldate
artificialmente, es. gli scarichi di una centrale termoelettrica.
- d’acqua dolce: es. trote, carpe
- d’acqua salmastra: vallicoltura, specie eurialine
- d’acqua salata: maricoltura
- in acqua stagnante: es. carpa
- in acqua corrente: es. trota
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3) In funzione dell’aspetto tecnologico e gestionale:
- allevamenti a impianti fissi
- allevamenti a impianti mobili – es. gabbie galleggianti
4) Su base trofica:
- intensiva: impiego esclusivo di alimentazione artificiale con
controllo anche dell’attività riproduttiva e dei fattori
ambientali
- estensiva: i pesci sono semplicemente confinati e mangiano
quello che trovano in natura.
- semi-intensiva: esiste un’integrazione alimentare
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In funzione dell’ambiente in cui vivono, gli organismi acquatici
sono denominati:
• Bentonici: che vivono a contatto più o meno stretto con il
fondo del mare ( razze, sogliole etc.)
• Pelagici: che dominano tutta la massa d’acqua e sono capaci di
muoversi attivamente
• Plancton: insieme delle forme viventi che galleggiano
passivamente o che sono scarsamente dotate di moto attivo.
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Acquacoltura: concetti generali
È un’attività che realizza la produzione di organismi acquatici
sotto il controllo dell’uomo.
Gli allevamenti si classificano in estensivi, semi-intensivi ed
intensivi.
Allevamento estensivo:
- sviluppato prevalentemente in aree lagunari o stagni
- praticato su ampie superfici (fino a centinaia di ha)
- presenza di acqua dolce o salmastra alta circa 1 metro il cui
ricambio avviene tramite le escursioni della marea o per
pompaggio.
- in passato il ripopolamento avveniva per risalita spontanea delle
larve e degli avannotti, adesso quasi sempre si fa ricorso
all’immissione di novellame
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- la produzione si aggira intorno a 100-150 Kg/ha
Allevamento semi-estensivo:
- dimensioni più ridotte rispetto all’allevamento estensivo
- integrazione dell’alimentazione naturale con i mangimi
- vasconi indipendenti uno dall’altro
- “semina” operata dall’uomo
- la produzione si aggira sui 10 – 20 qli/ha
- in caso di bisogno possono essere utilizzati aeratori a pale
70
Allevamento intensivo:
I tipici allevamenti dell’acquacoltura moderna sono quelli a carattere
intensivo, nei quali il rapporto tra il numero di animali allevati e la
quantità dell’acqua è di gran lunga superiore a quello naturale.
In molti di questi allevamenti si opera a ciclo chiuso, cioè vengono
compiute tutte le operazioni riguardanti l’intero ciclo biologico della
specie allevata, dalla riproduzione sino al raggiungimento della taglia
commerciale.
Coesistono, quindi, vasche per riproduttori, ambienti ed attrezzature
per l’incubazione delle uova, piccole vasche in cemento o di plastica
per la schiusa e per lo “svezzamento”, e vasche più ampie per il preingrasso e l’ingrasso.
La dimensione di questi allevamenti varia solitamente da 500 a
1000m2.
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La quantità di pesci allevati in intensivo, che alcuni anni addietro
era al massimo di circa 20 Kg/m3 di acqua, oggi, in casi limite,
raggiunge e supera i 100 Kg/m3 . Questi eccezionali carichi
richiedono controlli continuati dei vari parametri ambientali,
quali:
Ossigeno disciolto, temperatura, pH, BOD, ammoniaca e nitriti.
Attualmente in Italia, gli impianti di acquacoltura intensiva sono
un migliaio, la metà dei quali destinata all’allevamento dei
Salmonidi.
Da qualche decennio sono sorti in aree costiere impianti per la
riproduzione, lo svezzamento e l’ingrasso di specie eurialine,
come il branzino e l’orata.
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Tipologie di allevamento
Le più tipologie di allevamento più diffuse in acquacoltura sono:
a)
b)
c)
d)
Sistemi intensivi a terra “flow through”
Sistemi intensivi a terra a ricircolazione idrica
Valli da pesca e sistemi estensivi (stagni)
Impianti a mare (off-shore)
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Sistemi intensivi
Le produzioni più elevate nell’intensivo sono ottenute introducendo
dall’esterno ciò che il sistema naturale non è in grado di fornire in
quantità adeguate per sostenere una maggiore biomassa: nell’ordine
cibo, ossigeno e la rimozione dei cataboliti.
Nella tabella successiva sono illustrati i principali fattori che, a
titolo indicativo, caratterizzano le differenti metodiche produttive e
delineano l’impegno da parte dell’uomo, e che quindi determinano i
costi realizzativi e gestionali.
74
Caratteristiche
strutturali e
funzionali
indicative delle
varie tipologie
di allevamento.
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Impianti intensivi a terra
Nell’area del Mediterraneo gli impianti a terra tradizionali sono
tuttora i più diffusi, e comprendono essenzialmente sistemi a
flusso aperto (flow through), dove l’acqua dopo il passaggio nelle
vasche di allevamento, viene restituita ad un corpo d’acqua
recettore.
Vantaggi:
- controllo dell’acqua di alimentazione e dell’ambiente di
allevamento
- possibilità di trattamento dei reflui.
Svantaggi:
- costi di costruzione e di esercizio più elevati,
- siti idonei (pianeggianti, vicini all’acqua, alla quota opportuna)
sono ormai rari e comunque fortemente contesi da altre attività
anche più remunerative (turismo, balneazione, ecc.)
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Le forme, le dimensioni e i materiali costruttivi dei sistemi di
contenimento non hanno criteri ottimali validi in assoluto, e di
regola essi sono determinati dalla economicità costruttiva, dalle
caratteristiche del sito (superficie e acqua disponibili, permeabilità
del terreno, ecc.), dalla/e specie prescelte e dalla modalità di
gestione prevista.
Normalmente un impianto risulta articolato in diversi comparti,
funzionali a diverse fasi del ciclo produttivo:
-avannotteria
-settore di preingrasso
-Ingrasso
Completano l’impianto diverse strutture accessorie quali magazzini,
silos, uffici, celle frigorifere, officina, laboratorio, serbatoi per
l’ossigeno.
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Per il mantenimento di condizioni adeguate dell’ambiente idrico di
allevamento, degradato dall’attività metabolica degli animali
(respirazione, escrezione), è necessario un suo continuo rinnovo,
che può avvenire grazie a forze fisiche naturali, quali maree,
correnti marine, differenze di quota, oppure mediante sistemi di
pompaggio. Le necessità di ricambio vengono fortemente ridotte
dall’impiego di sistemi di aerazione e/o dall’uso di ossigeno
puro.
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Il monitoraggio della qualità delle acque è una delle operazioni
più importanti nella gestione dell’azienda. Infatti i valori dei
parametri chimico-fisici dell’acqua sono fondamentali oltre che
per la verifica delle condizioni dell’ambiente di allevamento
anche per il calcolo della razione alimentare giornaliera e per la
messa in funzione dei meccanismi di ossigenazione ausiliari.
I principali fattori che l’allevatore è tenuto a controllare ad
intervalli più o meno frequenti sono riportati nella successiva
tabella.
80
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Impianti a raceways (canalette)
Sono gli impianti tipici della troticoltura tradizionale, costituiti da
vasche in cemento rettangolari, allungate e parallele, con
l’alimentazione posta ad una estremità e lo scarico all’opposta,
talvolta realizzate in serie successive, con un piccolo dislivello fra
loro in modo da ottenere una riossigenazione delle acque per
caduta. Realizzate in zone con adeguati dislivelli in prossimità di
corsi d’acqua, ne derivano da questi, per gravità, ingenti quantità
(diversi m3/sec).
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Sistemi di alimentazione
• Alimentazione
manuale
• Alimentatori a tempo
• Alimentatori a
richiesta
• Altri meccanismi
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Selezione del pesce
• La selezione può
avvenire 2-4 volte
durante il ciclo di
allevamento
• Uniformità delle taglie
• Miglioramento
performance
• Aderenza alle richieste
di mercato
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Sistemi di raccolta
Uno dei principali vantaggi del sistema di allevamento raceway è la facilità
di esecuzione dell’operazione di raccolta.
Generalmente la raccolta è effettuata spingendo il pesce da un’estremità
all’altra delle canalette, ammassandolo temporaneamente in una area
limitata dalla quale può essere pescato con sistemi a rete.
E’ possibile anche prevedere sistemi automatici di raccolta con vagli o
griglie di cattura che permettono la selezione del pesce immaturo che 85
può
rimanere nella canaletta per proseguire il ciclo di ingrasso.
Impianti a vasche
Per impianto a vasche si intende una tipologia costituita da serie di
vasche di limitate dimensioni (100-1000 m3) realizzate con
materiali diversi (vetroresina, alluminio, alluminio/acciaio e PVC,
bacini in terra rivestiti in PVC o cemento, cemento, mattoni, ecc.)
a ricambio idrico relativamente elevato, che consentano il
mantenimento di condizioni ottimali, oltre a facilitare le
operazioni di selezione e ricattura del prodotto.
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Generalità
Le vasche sono comunemente usate per:
• produzione di avannotti,
• strutture temporanee per l'allevamento dei primi stadi,
nidiate di pesci o organismi per l'alimentazione,
• sistemi di allevamento a risparmio d’acqua (sistemi a
ricircolo),
• produzione di pesci pregiati da acquario,
• vasche di esposizione pubblica,
• strutture altamente controllate per la sperimentazione.
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I materiali per le vasche
Le vasche possono essere sia realizzate on-site, sia acquisite dalla
vasta produzione commerciale esistente. Sono costruite di diversi
materiali e disponibili in un gran numero di forme e dimensioni.
In ogni caso le vasche devono rispondere ai seguenti requisiti:
- superfici interne lisce per prevenire l'abrasione,
- superfici a contatto con l'acqua di materiale non tossico,
- lunga durata,
- facilità di pulizia,
- possibilità di sterilizzazione,
- eventuale trasportabilità (se richiesta),
- disponibilità a costi contenuti,
- resistenza ai raggi UV (se impiegate all'esterno).
89
Per quanto riguarda i materiali, esistono vasche in:
• calcestruzzo,
• legno,
• acciaio o altri metalli,
• materiali plastici, fibra di vetro, vetro.
Per quanto riguarda le forme, esistono vasche:
• circolari,
• rettangolari,
• quadrate,
• ellittiche,
• altre forme particolari.
90
Vantaggi e svantaggi delle varie forme di vasca e
e di alcuni materiali di costruzione
91
Classificazione delle gabbie
• Fisse;
• Galleggianti (collare perimetrale, elementi
modulari, pontoni);
• Sommergibili o semi-sommergibili (sospese
dalla superficie, a galleggiamento
variabile);
• Sommerse.
92
93
Le gabbie galleggianti
94
Sistema di galleggiamento a
collare perimetrale nelle
gabbie circolari
Corrimano,
protezione
Piano di
lavoro
calpestabile
Tubazione
interna riempita
in schiuma
sintetica
Tubazione
esterna vuota,
ma ermetica
Sistema di
raccordo dei
moduli
95
Gabbie a collare
galleggiante per
allevamento di
trote in un lago
d’acqua dolce
(Germania).
Gabbie a collare
galleggiante in un
fiordo norvegese.
96
Gabbie galleggianti quadrate a collare perimetrale
97
Le gabbie di 2000-4000 mc di volume una valida sintesi
costi-prestazioni per spigole, orate, saraghi con produzioni
unitarie di 10-15 Kg/metro cubo, per 20/60 tonnellate/gabbia.
Prestazioni produttive delle gabbie.Per ogni tipologia di gabbia occorre considerare le
dimensioni minime di impianto,che determinano l’economicità dell’attività, prevedendo la
manodopera in relazione al target produttivo.
98
Le gabbie galleggianti ad immersione variabile
99
100
Livello “normale” di lavoro con pontile
perimetrale di servizio sommerso di
circa 3 metri.
Sistema di galleggiamento
“variabile”.
Livello “operativo” o di “servizio”
con pontile perimetrale emerso. Questo
livello serve per le operazioni di
ispezione, pulizia della rete e raccolta.
Il galleggiamento avviene svuotando
l’acqua dalle camere di zavorra per
101
mezzo di immissione di aria
compressa.
102
Le gabbie sommergibili
103
104
Materiali per le reti
•
•
•
•
•
•
•
•
Generalmente in fibra di nylon (poliammide);
Resistenza, elasticità e flessibilità;
Maglie che trattengono i pesci;
Maglie che favoriscono il corretto flusso idrico;
Anti-fouling;
Leggeri;
Facilità di riparazione.
Foulingaumento del peso
fino a 6 Kg/m3impiego
di vernici antifouling
maglia
quadra
105
maglia
“diamante”
Origine e caratteristiche di oceani e mari
Le masse acquee sono, sulla superficie terrestre, in assoluta
prevalenza e ne occupano circa i 7/10 (361 milioni di Km2 su un
totale di 510).
Emisfero australe: 48 milioni Km2 di terre emerse
207 milioni Km2 di oceani e mari
Emisfero boreale: 101 milioni di Km2 di terre emerse
154 milioni Km2 di oceani e mari
Gli oceani insieme ai mari costituiscono le strutture acquee
principali.
Gli oceani possiedono i seguenti requisiti generali:
Grande estensione, elevata profondità (il 58% della superficie
totale ha una profondità maggiore di 3.000 m), comunicazioni
reciproche ampie, coste appartenenti a continenti diversi.
106
Il Bureau Hydrographique di Monaco ha individuato nel 1925 4
bacini principali:
Atlantico, Pacifico, Indiano e Australe (al di sotto del 35° lat. Sud)
I mari sono distese di acqua minori, le quali, pur avendo una
propria individualità, dipendono dagli oceani principali che
influiscono, insieme con le acque continentali, sui loro caratteri
fisici e dinamici.
Si distinguono in:
Mari mediterranei o interni;
Mari adiacenti o marginali;
Mari chiusi.
107
I mari mediterranei sono in genere smembrati e ricchi di isole,
omeotermi in profondità e con sensibili sbalzi di salinità.
Comunicano con l’oceano mediante strette aperture e possono
essere:
Intercontinentali: Mediterraneo Romano, Australasiatico,
Americano, Mar Rosso.
Infracontinentali: Mar Baltico, Golfo Persico, Mar del Giappone
I mari adiacenti sono in ampio contatto con l’oceano aperto, di
cui costituiscono delle sinuosità addentrate nelle terre emerse.
Sono poco smembrati, poveri di isole e scarsamente salati (Mare
del Nord, Mare di Bering).
I mari chiusi ( Mar Caspio e Mare D’Aral) sono in realtà grandi
laghi salati probabilmente residui di un antico mare (mare
Sarmantico o Pontico)
108
Costanti fisico chimiche delle acque marine
Le principali costanti fisico chimiche dell’acqua marina che
influiscono sulla vita sono:
Luce
Temperatura
Pressione
Composizione chimica e concentrazione salina
Gas sciolti
Movimenti
109
Luce
I raggi solari penetrano nelle acque per uno spessore variabile in
dipendenza di diversi fattori tra cui la lunghezza delle radiazioni,
dell’altezza del sole in cielo, dello stato del cielo stesso e della
trasparenza dell’acqua.
Per prime si estinguono le radiazioni delle bande estreme dello
spettro, ultravioletto ed infrarosso, che scompaiono tra i primi
centimetri e 1 metro circa.
Poi scompaiono nell’ordine le radiazioni:
Rosse a 18 metri circa
Gialle a 100 metri circa
Verdi a 240 metri
Il mare è azzurro cupo fino a 600 metri circa, poi regna la completa
oscurità.
110
Verticalmente la penetrazione della luce determina 3 zone
distinte: eufotica, oligofotica e afotica.
Nell’eufotica (fino agli 80-120 m) avviene la fotosintesi
clorofilliana.
Nell’oligofotica (fino ai 300-600 metri) permane un po’ di
fotosintesi. La vegetazione autotrofa, comunque, scompare sui
150-200 m.
Nell’afotica regna l’oscurità totale. È alimentata da una continua
pioggia di cadaveri dalle zone soprastanti. La vita è consentita
solo a organismi eterotrofi, come batteri e animali, ma non
erbivori.
La luce condiziona il tipo e la distribuzione della vita nelle acque
del mare esercitando anche un controllo diretto sugli organismi.
111
Per esempio, distinguiamo specie fotofile e specie fotofobe.
La luce è responsabile di molte migrazioni di organismi
planctonici. Molti si spostano, scendendo di 100 e più metri, con
luce intensa, per risalire verso la superficie richiamati dalla
notte. Di notte si pescano in superficie una quantità ed una
varietà di organismi che di giorno bisogna pescare in profondità.
Il colore del mare non dipende solo dalla luminosità del cielo e
dal diverso grado di assorbimento delle varie radiazioni, ma
anche dalla qualità dell’acqua e dalle particelle in essa disciolte
o sospese.
Le acque opache, giallastre o rossastre sono ricche di vita.
Le acque intensamente azzurre e trasparenti sono indice di
povertà biologica.
Si suole, infatti, dire che l’azzurro è il colore del deserto marino.
112
Temperatura
L’acqua di mare grazie al calore specifico elevato e la scarsa
conducibilità termica reagisce lentamente ai fattori ambientali in
grado di provocarne il raffreddamento e il riscaldamento. In altre
parole essa si riscalda e si raffredda molto lentamente e ciò spiega
anche il ruolo di regolatore termico delle masse acquee sul clima
terrestre.
La temperatura superficiale degli oceani decresce dall’equatore ai
poli. Le linee a temperature uguali sono dette isoterme e hanno un
decorso simile ai paralleli terrestri. I valori termici più elevati non
si trovano proprio all’equatore ma in una zona più a nord detta
equatore termico
113
In base alle temperature superficiali le masse oceaniche si
distinguono in: tropicali, temperate, subpolari e polari.
Nel Mar Mediterraneo durante il mese più freddo, febbraio, la
temperatura superficiale varia tra i 12 °C delle coste liguri e 17 su
quelle dell’Egitto e della Siria.
Nel mese più caldo, agosto, si passa dai 21 °C dello stretto di
Gibilterra ai 29 °C delle coste Palestinesi.
La temperatura delle masse oceaniche decresce passando dalla
superficie al fondo. Solo una piccola parte dell’acqua che non
oltrepassa i 1000 metri di profondità ha una temperatura superiore
ai 10°C. la massa si mantiene costantemente al di sotto di questo
limite e una porzione cospicua al di sotto dei 4°C.
114
115
116
117
118
119
120
121
122
Nei climi temperati, durante l’inverno, quando il sole emana poco
calore, si instaura una uniformità termica dalla superficie al fondo
(stato di omeotermia), cui segue una uniformità di salinità che
favorisce il rimescolamento delle acque da parte del vento.
Il fenomeno è tipico del Mediterraneo alla fine dell’inverno.
In estate, la superficie si riscalda ma, dai 160 metri al fondo del
nostro mare (profondità media m 1430 con punte di m 4.600), la
temperatura rimane invariata sui 13°C, e quindi uguale a quella
media invernale delle acque superficiali.
Ciò perché le acque dell’Atlantico, molto più fredde, sono bloccate
dai rilievi della cresta sottomarina all’altezza dello stretto di
Gibilterra.
123
Le escursione diurne della temperatura sono minime in pieno
oceano (< 1°C), diventano maggiori in prossimità delle coste e
maggiormente nei mari.
Le variazioni stagionali sono più importanti e oscillano in media,
per le regioni oceaniche temperate, tra i 5°C e i 10°C. Nei mari
interni la fluttuazione termica arriva ai 10-15°C.
In funzione delle loro capacità di adattamento a temperature e
climi diversi gli organismi viventi si dividono in Stenotermi, che
possono vivere solo entro limiti termici ristretti, e Euritermi che si
adattano ad ampi intervalli di temperatura.
Abbiamo poi specie termofile (acque calde) e specie psicrofile
(acque fredde)
124
Pressione idrostatica
È la pressione esercitata dall’acqua su un corpo sottostante.
Aumenta all’aumentare della profondità.
Si misura in atmosfere o in bar: 1 bar  1 atmosfera;
1 decibar = 0,1 bar
La pressione aumenta di 1 decibar per metro (cioè di 1 atmosfera
ogni 10 metri). L’espressione della profondità in metri e della
pressione in decibar è circa la stessa cosa.
Gli esseri viventi che vivono a profondità elevate sopportano
pressioni altrettanto elevate (a 10.000 metri 1.000 atmosfere!), ciò
è possibile grazie al fatto che l’acqua non si limita a bagnare la
loro superficie esterna ma ne occupa tutte le cavità interne e tutti i
tessuti in modo che la pressione si esercita in ogni punto e in ogni
direzione (anche dall’interno verso l’esterno).
125
La pressione dal punto di vista:
- Chimico  favorisce la soluzione di vari composti specie dei
carbonati (Na2CO3 + CO2 + H2O ↔ 2 Na(H)CO3);
- Fisico  fa aumentare la densità dell’acqua;
- Biologico  impedisce o limita le migrazioni verticali.
Gli organismi che sopportano ampie variazioni di pressione si
dicono euribati, in contrapposizione agli stenobati che hanno un
limite di tolleranza minimo. I primi sono in netta minoranza.
126
Densità
La densità è la massa di un corpo per unità di volume. Essa si
misura in g/cm3.
La densità dell’acqua dipende dalla temperatura, dalla salinità e
dalla pressione.
Aumenta con la diminuzione della temperatura e con l’aumentare
di pressione e salinità.
127
Composizione chimica
Si ammette che nel mare esistano tutti gli elementi chimici, anche
se ne sono stati trovati solo una cinquantina.
11 elementi costituiscono il 99,98% dei Sali in soluzione,
lasciando ai restanti elementi appena uno 0,02%.
Si distinguono quattro diverse categorie:
Elementi principali
Costituenti secondari
Elementi radioattivi
Gas disciolti
128
Elementi principali
Sono i più abbondanti e condizionano le proprietà fisico-chimiche
dell’acqua marina, in particolare la salinità. Si trovano in rapporto
costante.
Fra i cationi ritroviamo il sodio, il magnesio, il potassio, il calcio;
fra gli anioni, il cloro, lo zolfo, il bromo, il boro ed il fluoro.
Costituenti secondari
Sono numerosi e non di rado presenti in tracce, ma rivestono
un’importanza fondamentale per la vita degli organismi acquatici.
Ricordiamo il Rame, presente nell’emocianina, pigmento
respiratorio del sangue di molluschi e crostacei, il ferro, lo zinco, lo
iodio (fissato da parecchie alghe), il manganese.
129
A questo gruppo appartengono anche i cosiddetti elementi biogeni,
silicio, azoto e fosforo, che assolvono funzioni fondamentali per la
vita.
Il silicio sottoforma di silicati entra nella costituzione dei gusci di
molti organismi e microrganismi marini, animali e vegetali.
L’azoto inorganico è presente sottoforma di azoto ammoniacale,
nitriti e nitrati.
I nitrati, ed i fosfati, abbondano sui fondi oceanici vicino ai
sedimenti perché a quelle profondità non vi sono organismi in
grado di utilizzarli e risalgono con la rimonta delle acque. Sono
anche detti sali nutritivi e sono preziosi per la vita vegetale e per la
fotosintesi.
Essi, quindi, sono alla base della catena alimentare.
130
Elementi radioattivi
Presenti naturalmente in quantità minime soprattutto nelle coltri
sedimentarie degli abissi. Attualmente gli esperimenti nucleari
condotti in mare e lo scarico di materiali radioattivi hanno
modificato, innalzandole, tali concentrazioni.
Gas disciolti
L’acqua marina contiene gli stessi gas presenti nell’atmosfera, ma
in percentuali diverse.
La quantità di ossigeno disciolto nell’acqua è funzione di due
parametri: temperatura e salinità. Aumenta con il diminuire della
temperatura (fino a un massimo di 10 cc/litro a 0°C) e diminuisce
con l’aumentare della salinità.
131
Altri fattori che tendono ad aumentare il tenore di ossigeno sono la
fotosintesi clorofilliana, ma anche i venti e le correnti.
Tendono a ridurlo, invece, la respirazione di animali e vegetali e
diversi processi ossidativi, chimici e biologici.
La distribuzione del gas varia sia in senso orizzontale (massima nei
mari freddi settentrionali, va diminuendo man mano che ci si
sposta verso l’equatore), sia in senso verticale (strato eufotico più
ricco, spesso soprassaturo, strato intermedio più carente, zona più
profonda in cui l’O2 aumenta per poi diminuire nelle profondità
abissali).
132
Le esigenze degli animali marini sono variabili secondo i gruppi e le
specie.
Taluni hanno bisogno di acque areate e mosse ( vedi per esempio la
trota  fabbisogni O2 6-7 mg/l), altri sono meno esigenti (come per
esempio la spigola  anche 3-4 mg/l O2), altri ancora possono
vivere in condizioni estreme, come certi pesci e crostacei, la cui
emoglobina e emocianina tengono fissate la maggior parte
dell’ossigeno presente anche a livelli di pressioni parziali di tale gas
bassissime.
IL gas carbonico è presente nelle acque sotto varie forme,
soprattutto in combinazione nei carbonati e nei bicarbonati, ma
anche come anidride carbonica libera e acido carbonico, in
equilibrio instabile tra loro e con la CO2 atmosferica.
Il tenore in CO2 delle acque varia in funzione di parametri biotici e
abiotici ( respirazione, fotosintesi etc.) ma aumenta gradualmente
133
con la profondità.
pH e alcalinità
Le acque marine sono leggermente alcaline con un pH intorno a 8.
Sul pH influiscono, direttamente o meno e in vario grado, diversi
fattori fisico-chimici quali:
- pressione,
- temperatura,
- salsedine,
- movimenti dell’acqua ecc…
e soprattutto fattori biologici come:
- funzione clorofilliana, che sottraendo continuamente acido
carbonico libero accresce l’alcalinità;
- respirazione animale;
-accumulo di carbonato di calcio proveniente da gusci, conchiglie,
scheletri.
134
L’acqua di mare, grazie alla sua eccedenza alcalina permanente
possiede un elevato potere tampone che la rende capace di
ovviare rapidamente alle alcalinizzazioni o acidificazioni
eccessive ed improvvise che possono verificarsi.
Il pH compatibile con la vita è compreso tra 6 e 8,35
135
Salinità o salsedine
Viene espressa in g/Kg;
risulta essere alquanto costante poiché costante è il rapporto tra
le concentrazioni dei componenti più importanti:
l’anione Cl (circa il 19 ‰), e il catione Na (circa il 10,5 ‰).
Composizione chimica dell’acqua di mare
Cloruro di sodio
27,213 g/kg
Cloruro di magnesio
3,807 g/kg
Solfato di magnesio
1,658 g/kg
Solfato di calcio
1,260 g/kg
Solfato di potassio
0,863 g/kg
Carbonato di calcio
0,123 g/kg
Bromuro di magnesio
0,076 g/kg
136
La salinità varia in senso orizzontale e verticale.
Le isoaline sono linee che uniscono i punti della superficie
marina a salinità uguale e non sono né parallele né costanti.
La salsedine risulta essere massima nei mari equatoriali e
intertropicali (a causa della forte evaporazione e delle scarse
precipitazioni), e diminuisce verso i poli.
Verticalmente la salsedine cambia in funzione della latitudine:
nei mari caldi diminuisce con l’aumento della profondità,
mentre nelle regioni polari le acque meno salse , più leggere,
tendono a stratificarsi verso la superficie
137
Negli oceani la salinità è abbastanza costante. Essa si aggira, in
superficie, intorno al 35-36‰.
Differenze sensibili si riscontrano invece nei mari interni.
Essa è bassa nei mari circondati da terre fredde e piovose in cui la
evaporazione è limitata al minimo: nel mar Baltico si aggira sul
7‰.
I mari compresi entro territori caldi e secchi hanno una salinità
superiore a quella oceanica: nel Mediterraneo oscilla tra 37 e 39‰,
con punte minime del 36‰ a Gibilterra e del 33‰ nell’Alto
Adriatico e punte massime del 39,5‰ presso Creta e 40‰ presso la
costa siriana.
138
In funzione della loro capacità di adattarsi o meno ad ambienti
acquatici con salinità diversa si distinguono gli organismi
eurialini e stenoalini
I primi possono vivere e svilupparsi in condizioni diverse di
salsedine; i secondi hanno limiti di sopportazione ristretti.
139
Movimenti
I movimenti del mare sono rappresentati da moto ondoso, maree e
correnti e hanno importanti effetti biologici.
Le onde sono movimenti saltuari senza spostamento né trasporto di
masse acquee, per lo più generate dai venti (onde gravitazionali)
Le maree sono movimenti oscillatori periodici, provocati dalla
attrazione della Luna e del Sole sulle masse fluide.
Due volte al giorno (giorno lunare di 24 ore e 50 minuti), l’acqua
si innalza nel flusso di alta marea e due volte al giorno si abbassa
nel riflusso di bassa marea.
L’ampiezza massima è raggiunta in periodo di Luna Nuova e Luna
Piena (maree di sigizie); la minima con il primo e l’ultimo quarto
di Luna (maree di quadratura).
140
Le maree sono di norma ridotte ad 1 metro o meno di dislivello in
mare aperto o nei mari interni, come il Mediterraneo, mentre
raggiungono valori elevati (fino a 15 metri), nei golfi e negli stretti
in ampia comunicazione con l’oceano.
Le correnti marine sono traslazioni di masse acquee importanti, in
superficie o in profondità, in senso verticale o orizzontale,
provocate da fattori interni (condizioni termoaline) ed esterni
(venti, precipitazioni atmosferiche, rotazione terrestre etc.).
Possono essere stazionarie o variare di intensità e direzione;
periodiche, stagionali o costanti.
Quelle calde si muovono in superficie, quelle fredde in profondità.
La corrente calda più importante dell’Atlantico settentrionale è la
famosa Corrente del Golfo, che addolcisce il clima dei paesi
nordici europei.
Numerosissime sono le altre correnti nei vari oceani e mari.
141
Caratteristiche dell’acqua per l’impiego in acquacoltura
Le più importanti funzioni dell’acqua in un impianto per la
produzione ittica sono così riassumibili:
- Trasporto di sostanze nutritizie;
- Rimozione di cataboliti e di deiezioni fecali;
- Trasporto di gas (ossigeno, anidride carbonica etc.);
- Trasporto di calore;
- Mantenimento di un ambiente ottimale per gli animali in
allevamento (pH, concentrazione ionica, temperatura, ossigeno
disciolto).
La quantità di acqua a disposizione e le sue caratteristiche
determinano e delimitano le specie allevabili, la dimensione e la
produttività dell’allevamento.
142
Manipolare le caratteristiche dell’acqua rappresenta sempre un
costo più o meno elevato.
La concentrazione di ossigeno disciolto può essere aumentata, ad
esempio, mediante l’impiego di tecniche differenti i cui costi
devono essere giustificati dal tipo e dall’incremento di produzione
ottenibile.
Altre caratteristiche, come temperatura e salinità, sono modificabili
in maniera limitata e solo in determinati contesti ambientali
(vicinanza di fonti di acqua calda o di acqua a differenti salinità)
oppure in determinati impianti (avannotterie, sistemi a circuito
chiuso etc.) nei quali si opera con volumi d’acqua limitati.
143
Temperatura
La temperatura dell’acqua influisce direttamente sulla crescita
del pesce. Per ogni specie esiste una temperatura ottimale al di
sotto della quale si osserva una crescita rallentata.
Entro certi limiti temperature più alte possono consentire una
crescita più veloce, ma comportano anche maggiori fabbisogni di
ossigeno, stress da calore e, in ultima analisi, ridotta efficienza di
conversione alimentare.
Le funzioni fisiologiche del pesce, quindi, sono influenzate dalla
temperatura.
Ad esempio il tempo di digestione dei salmonidi risulta di 4
giorni ad una temperatura di 5 °C, mentre si riduce a sole 4 ore a
144
20 °C.
Temperature ottimali per la crescita di alcune specie di allevamento
Specie
Trota iridea
Trota fario
Salmone
Anguilla europea
sogliola
Orata-spigola
Temperatura (°C)
14-16
12-14
13-15
22-26
18
25
145
La temperatura ottimale per la crescita generalmente non corrisponde
al valore ottimale per la riproduzione.
Temperature ottimali per la riproduzione di alcune specie di allevamento
Specie
Trota
Luccio
Sogliola
Orata-spigola
Temperatura (°C)
10
12
15
18
146
Ossigeno disciolto
La solubilità dell’ossigeno in acqua è determinata da vari fattori,
quali la temperatura, la pressione barometrica e idrostatica, la
salinità.
Il fabbisogno di ossigeno da parte del pesce dipende invece dalla
temperatura, dall’attività motoria, dallo stato fisiopatologico.
In particolare, la solubilità dei gas è inversamente proporzionale
alla temperatura dell’acqua e benché in misura minima alla
salinità, mentre aumenta proporzionalmente con la pressione
barometrica o idrostatica.
147
A titolo di esempio si riportano i valori (mg/l) di solubilità
dell’ossigeno nell’acqua per temperature comprese tra 4 °C e 22
°C e pressioni atmosferiche di 740 e 760 mm Hg (200 e 0 metri di
altitudine)
T (°C)
Pressione atmosferica (mm Hg)
740
760
4
12,5
12,5
6
11,5
12
8
11
11,5
10
10,5
11
12
10
10,5
14
9,7
10
16
9,3
9,6
18
8,9
9,2
20
8,6
8,8
22
8,3
8,5
148
Parametri importanti sono da considerarsi la minima
concentrazione di ossigeno compatibile con la sopravvivenza del
pesce e il consumo relativo di ossigeno in condizioni normali.
La seguente tabella riporta i livelli di ossigeno disciolto che
causano asfissia in differenti specie e il livello minimo di ossigeno
necessario per garantirne la crescita (mg/l).
Specie
sopravvivenza
crescita
trota
1,8
6-7
luccio
1
5-6
spigola
0,6
4
anguilla
0,3
3-4
tinca
0,1
2,5-3,5
carpa
0,1
2-3
salmoni
1,51
Ombrina
1,15
149
La quantità di ossigeno necessaria si può fornire aumentando il
flusso d’acqua di ricambio, immettendo nella vasca aria
compressa, ossigeno puro a bassa pressione, oppure aumentando la
superficie di scambio con agitatori elettromeccanici.
Per un corretto dimensionamento dell’impianto occorre conoscere
la biomassa (quantità di pesce in allevamento), la temperatura e la
concentrazione di ossigeno nell’acqua in ingresso.
Quale valore per la biomassa occorre assumere la biomassa attesa
al momento della raccolta del pesce o allo sfoltimento della vasca
stessa.
150
L’eccesso di gas totali in acqua, sovrassaturazione gassosa,
rappresenta un serio problema, spesso causato da aspirazione o
insufflazione di aria nelle condotte.
Tale fenomeno può causare la malattia della bolla gassosa che si
manifesta con esoftalmo, bollicine di gas sotto la pelle, tra le
squame, all’interno delle branchie, sulla testa e sulle pinne.
La mortalità è sempre elevata, causata da emboli gassosi.
La sovrassaturazione gassosa è espressa in gas totali ( O2, N2,
CO2) o di un solo gas.
151
Le cause che possono determinare sovrassaturazione gassosa
sono:
-infiltrazioni di aria nelle tubazioni di aspirazione di pompe
tradizionali
-Intasamento delle strutture di aspirazione con conseguente
incompleto riempimento del tubo,
-Uso inadeguato di aeratori sommersi (posizionati a profondità
eccessiva)
Un modo per evitare la malattia della bolla gassosa è quello di
usare sempre pompe sommerse o, se convenzionali, dotate di tubi
di aspirazione completamente sommersi.
Un altro metodo è quello di favorire lo scambio gassoso tra
l’acqua e l’atmosfera prima di immetterla nell’allevamento.
Quest’ultimo sistema è sempre consigliabile per tutte le acque di
falda.
152
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