Testi Sale Museo del Fiume (doc 52,00Kb)

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Piano terra: Sala geologia, Sala botanica, Sala zoologica. Sale primo piano: sale
archeologiche. Sezione paleontologica
Sala geologia: è la prima sala del Museo del Fiume e racconta, attraverso il profilo
d’equilibrio del fiume Tevere, come questo importante agente di modellamento trasforma il
territorio che attraversa. Sala botanica: a partire da una goccia d’acqua di fiume, ingrandita
1.000 volte, ci si addentra negli adattamenti che le piante terrestri hanno sfruttato per
colonizzare l’ambiente sommerso delle acqua dolci. Sala zoologica: il percorso racconta
dei problemi e degli adattamenti che molti animali, specialmente insetti, hanno affrontato e
risolto per colonizzare l’ambiente acquatico, uno tra tutti come respirarvi restandovi
immersi. Nel percorso non mancano i richiami ad altri temi quali il rapporto tra prede e
predatori, tra forme e funzioni o alla biodiversità. Sale primo piano: sale archeologiche. Le
due sale archeologiche, anche se in attesa di materiali da esporre, raccontano la vita del
territorio dai primi insediamenti preromani sino al periodo Medievale. Saranno musealizzati
i recenti ritrovamenti di schegge di lavorazione e strumenti di età preistorica, oggi in studio,
provenienti da località Campo Nazzano. Sale primo piano: sale zoologiche. Dopo essere
saliti per una scala a spirale fiancheggiata da diverse specie di uccelli naturalizzati a
testimonianza dei diversi livelli alimentari presenti negli ambienti della Riserva Naturale di
Nazzano Tevere – Farfa, si possono raggiungere tre ambienti dedicati al delicato rapporto
tra uomo e fiume, alla forme di vita che lo popolano, attraverso acquari e collezioni
ornitologiche. Sezione paleontologica: di recente apertura utilizza, per raccontare la storia
del recente passato geologico dell’area, una preesistente grotta realizzata dall’uomo circa
400 anni fa scavata nelle sabbie marine cementate su cui poggia l’intero edificio museale
vi si possono ammirare i fossili del luogo.
Sala geologica
Carta d'identità del Fiume Tevere
Nome latino: Tiber. Nome italiano: Tevere. Luogo di nascita: sorgente "Le Vene" Monte
Fumaiolo, Appennino Tosco-Emiliano, regione Emilia Romagna. Altezza della sorgente:
1268 m s.l.m. Lunghezza reale dell'asta principale: 405 km. Distanza in linea retta fra la
sorgente e la foce: 225 km. Principali affluenti di destra: il Nestore, il sistema fluviale
Chiani-Paglia ed il Treia, Principali affluenti di sinistra: il sistema Chiascio-Topino, il
sistema Salto-Turano-Velino-Nera, e l'Aniene. Estensione del bacino idrografico: 17.156
km2. Portata media a Roma: 225 m3/s. Luogo d'arrivo: Mar Tirreno, litorale romano, con
foce a delta bialare. Segni particolari: lungo le sue sponde è sorta e si è sviluppata la
cultura italica.
IL FIUME
Un fiume si forma in seguito alla raccolta delle acque sorgive e meteoriche e di quelle
provenienti dallo scioglimento di nevi e ghiacci su una porzione di superficie terrestre. Un
sistema fluviale è costituito dall'insieme di un fiume principale e dei suoi tributari, cioè i
corsi d'acqua che in esso confluiscono. Il bacino imbrifero o idrografico è l'area che
raccoglie e convoglia le acque di pioggia verso lo stesso corso principale. Tale bacino
viene delimitato dalla linea spartiacque che unisce le creste del bacino in cui vengono
convogliate le acque di deflusso superficiale separandolo dai bacini adiacenti. All'interno
del bacino si sviluppa il sistema fluviale o reticolo idrografico, formato dal corso d'acqua
principale e dagli affluenti.
IL MODELLAMENTO FLUVIALE
L'attività del fiume, dalla sorgente alla foce, si esplica attraverso tre fondamentali processi:
erosione, trasporto e sedimentazione. - L'erosione è un processo distruttivo dovuto
essenzialmente all'azione fisica, come l'abrasione o la cavitazione, e chimica come la
dissoluzione. L'erosione ha sempre andamento regressivo; questo significa che si sposta
progressivamente da valle verso monte. - Il trasporto è il processo che comprende il
trascinamento, la saltazione e il rotolamento di sabbie e ciottoli lungo il fondo del fiume; la
sospensione e la soluzione per le particelle più sottili; il galleggiamento per il materiale più
leggero dell'acqua. Tutto il materiale trasportato costituisce il "carico" di un fiume, esso è
massimo durante le inondazioni. Sebbene i fiumi scorrano solitamente con una velocità
compresa tra 1 e 3 km/h, essi possono prelevare e trasportare materiali già alla velocità di
0,1 km/h. -La deposizione o sedimentazione è il processo costruttivo del modellamento
fluviale. Tale processo ha luogo lungo tutto il corso del fiume, ed in modo particolare là
dove l'energia della corrente è inferiore all'energia necessaria a vincere l'attrito sul fondo e
sulle sponde e a trasportare i materiali. E questo avviene ad esempio nelle zone dove si
ha una marcata diminuzione della pendenza del letto del fiume, dove un fiume si immette
in un lago o nel mare, dove l'alveo si allarga diminuendo la velocità o dove un fiume
attraversa una regione arida diminuendo conseguentemente la portata. Il materiale
depositato si presenta solitamente sotto forma di banchi lungo le curve o al centro
dell'alveo.
Il PROFILO D'EQUILIBRIO
Eseguendo un profilo topografico lungo tutta la lunghezza dell'alveo si ottiene la curva di
fondo o profilo longitudinale, su questa parete è rappresentato quello del fiume Tevere. La
forma di questa curva, concava verso l'alto, dipende dalle caratteristiche geologiche ed
idrogeologiche presenti lungo il corso del fiume e permette di individuare le aree dove
avvengono prevalentemente i fenomeni di erosione e le zone dove prevalgono invece i
processi di sedimentazione. Ogni corso d'acqua tende a stabilizzarsi attorno ad una
condizione media di equilibrio dinamico, detto profilo d'equilibrio, un compromesso tra i
processi di erosione e di sedimentazione. Tale profilo tuttavia è in continua evoluzione
poiché a monte l'erosione ne provoca l'abbassamento mentre a valle la sedimentazione ne
causa l'allungamento. Il principale vincolo all'evoluzione del profilo d'equilibrio è
rappresentato dal suo livello di base che coincide per ogni fiume con la quota della foce a
mare o in un lago.
IL PAESAGGIO FLUVIALE
Il corso del fiume, dalla sorgente alla foce, comprende stadi diversi e paesaggi tipici che
sono il risultato dell'azione di modellamento fluviale. Nel corso superiore del fiume (zona
montana), a elevati valori di energia, sia potenziale che cinetica, fa riscontro una erosione
verticale molto attiva e la valle che ne risulta è stretta e profonda ed ha un profilo a forma
di V. Se l'erosione è particolarmente rapida si ha la formazione di forre, profonde e ristrette
incisioni con pareti verticali. Nel medio corso del fiume (zona pedemontana), l'erosione è
sviluppa maggiormente in direzione orizzontale che verticale e il profilo della valle tende
ad assumere una forma di una V più aperta, i fondovalle sono larghi e a pendenza poco
pronunciata. Nel basso corso (zona alluvionale), il fiume deposita molto materiale,
scorrendo con pigri meandri in una pianura alluvionale quasi piatta. In un meandro si
distinguono una sponda concava, dove la corrente fluviale erode, e una sponda convessa,
in prossimità della quale deposita. Allorché un fiume sbocca in un lago o nel mare, si ha
un abbandono più o meno rapido del materiale in sospensione, il cui deposito dà luogo al
delta, un deposito sedimentario dalla caratteristica forma a ventaglio che ricorda
l'omonima lettera dell'alfabeto greco. In particolare un delta si forma quando il fiume
riversa alla foce quantitativi di materiale superiori a quelli che il moto ondoso, le maree e le
correnti riescono a disperdere. I sedimenti deltizi sono costituiti da ghiaie, sabbie e limi
argillosi che si alternano, nella sedimentazione, in risposta alle variazioni di portata che il
fiume subisce nel tempo.
L'ACQUA ATTRAVERSO LE ROCCE
Della quantità di acqua meteorica che arriva a terra dopo una precipitazione, solo una
porzione si infiltra nel sottosuolo per defluire, più o meno lentamente, verso il livello di
base. Le sorgenti rappresentano i punti di affioramento di queste acque. Le acque di
infiltrazione seguono percorsi idrici sotterranei governati dalla natura e dalla tettonica degli
strati rocciosi. Nel loro movimento verso il livello di base le acque, fondamentale risulta la
capacità delle rocce di lasciarsi attraversare dall'acqua per porosità o per fessurazione e la
direzione, l'immersione e la pendenza degli strati. È così possibile che parte delle acque
infiltratesi in un particolare bacino idrografico defluiscano in altri bacini ad esso attigui
poiché gli spartiacque geologici e il relativo bacino sotterraneo, detto bacino idrogeologico,
non coincidono con quello di superficie.
Sala botanica
ALLA CONQUISTA DELL’ACQUA
Le Alghe e numerosi altri organismi non si sono allontanati dall'ambiente acquatico, nel
quale la vita stessa prese origine, ma le piante più evolute che oggi osserviamo nei mari,
nei fiumi e nei laghi derivano da forme terrestri riadattatesi secondariamente all'acqua.
Nelle piante acquatiche si trovano infatti alcune semplificazioni nella struttura dei loro
organi (fusti, radici, foglie, fiori) rispetto alle “parenti” terrestri. Le piante d’acqua dolce
infatti non hanno bisogno di tessuti di sostegno poiché la spinta dell’acqua stessa le
sorregge, non hanno tessuti di riserva per l’acqua né rivestimenti come le cere e i peli che
impediscono la disidratazione e che sono invece spesso molto evidenti nelle piante che
vivono in climi aridi. Nell’ambiente acquatico le piante devono risolvere il problema della
respirazione e per questo possiedono fusti e radici generalmente cavi e/o dotati di un
tessuto aerato detto parenchima aerifero, che consente gli scambi gassosi fra le cellule
anche sotto l'acqua; inoltre per resistere alla corrente presentano foglie sommerse di
forma idrodinamica.
IL BOSCO RIPARIALE
Il bosco ripariale è costituito da piante accomunate dall’esigenza di disporre, per
svilupparsi, di ambienti in cui vi sia acqua in abbondanza. Lungo il Tevere i boschi ripariali
sono presenti in modo ormai discontinuo e quelli “secolari” sono da considerarsi una vera
rarità. I terreni di fondovalle in cui scorrono fiumi e torrenti sono infatti così fertili che
l’uomo li ha da sempre disboscati per spingersi con le sue coltivazioni sino alle sponde.
Nei greti dei corsi d’acqua, si associano spontaneamente Salici, Pioppi e Ontani. Molti di
questi alberi hanno una grande capacità rigenerativa e di dispersione. Rami divelti di salici
e di pioppi, trasportati dall’acqua, possono dare origine a nuovi individui emettendo
rapidamente le radici. Enormi quantità di piccoli semi dotati di una peluria che ne permette
sia il trasporto per mezzo del vento sia il galleggiamento, assicurano agli alberi del bosco
ripariale la possibilità di colonizzare rapidamente nuove aree lungo il fiume.
Sala zoologica (piano terra)
RESPIRARE
Alcuni animali sono in grado di assumere direttamente l'ossigeno disciolto nell'acqua per
respirare, sia attraverso la superficie corporea sia con le branchie, organi specializzati
particolarmente evidenti nei pesci e nelle larve degli anfibi. Negli stadi larvali di alcuni
insetti acquatici l’ossigeno passa dall’acqua in alcuni canalicoli respiratori attraverso delle
speciali espansioni laminari del corpo. Molte specie, però, non avendo organi per la
respirazione nell'acqua, usano delle riserve di ossigeno per resistere il più possibile
sommersi: mammiferi come la Lontra e la Nutria trattengono l’aria direttamente nei
polmoni; alcuni invertebrati sfruttano delle bolle che vengono rinnovate periodicamente;
altri invece sono provvisti di tubi o sifoni con i quali rimangono collegati con il pelo
dell’acqua.
LIBELLULE
Tra i più tipici rappresentanti della fauna fluviale vi sono le Libellule. Come per tutti gli
insetti, il loro ciclo vitale si compie passando attraverso una serie di stadi larvali che
precedono la fase adulta. Le larve, acquatiche, sono delle abili predatrici che sfruttano la
loro capacità di rimanere immobili confondendosi tra il detrito del fondo o la vegetazione.
Al passaggio di una preda sono però in grado di scattare improvvisamente e di afferrarla
per mezzo di una struttura a forma di pinza che si trova nell'apparato boccale. Possono
cibarsi sia di piccoli crostacei e larve di altri insetti sia di girini. Le larve, giunte al termine
dell'accrescimento, si arrampicano lungo gli steli delle piante acquatiche e fuoriescono in
superficie, dove attenderanno di liberarsi della cuticola larvale per trasformarsi
definitivamente in adulti. Questi sono potenti volatori e mantengono abitudini alimentari di
tipo predatorio, utilizzando l'eccellente vista di cui sono dotati per individuare altri insetti e
catturarli in volo.
GLI ANFIBI TRA GLI INSETTI
I fiumi non sono soltanto il regno di pesci e uccelli, ma soprattutto di moltissimi invertebrati.
Oltre a numerosi vermi e molluschi, una quota consistente della vita animale è
rappresentata dagli insetti. Tra questi, i più caratteristici sono quelli che nel corso della loro
metamorfosi cambiano letteralmente “vita”, dal momento che si trovano sul fondo dei fiumi
allo stadio larvale e fuori dall'acqua in quello adulto. Il ciclo vitale delle Effimere è
assolutamente particolare: durante la lunga fase larvale, che può durare anche alcuni
anni, si dedicano all'alimentazione, mentre da adulte n 1 vivono in genere pochissimo:
appena il tempo di riprodursi. La forma del corpo delle larve è più o meno appiattita a
seconda che si tratti di specie proprie di acque correnti veloci o lente. Le larve dei
Plecotteri n 2 si nutrono solitamente di detriti e prediligono acque pulite e bene ossigenate.
Gli adulti n 3 presentano una notevole varietà di costumi alimentari. La più nota
caratteristica delle larve dei Tricotteri è quella di vivere all'interno di astucci protettivi da
loro stesse costruiti con i materiali più vari (pietruzze, detriti vegetali, conchiglie, etc.). Gli
adulti n 4 non sono in grado di nutrirsi, ma possono occasionalmente assumere acqua o
altre sostanze liquide. Poiché il grado di tolleranza dei vari invertebrati all'inquinamento
delle acque varia da specie a specie, questi animali sono molto sfruttati come bioindicatori:
analizzando l'insieme delle specie presenti è infatti possibile determinare la qualità
dell'acqua e lo stato di salute dei vari tratti di un fiume.
BIODIVERSITA'
Normalmente si intende per biodiversità la varietà della vita in un ambiente o in una
determinata zona. Un modo semplice per valutarla è quello di prendere in considerazione
il numero di specie viventi in un'area. Poiché ogni specie presenta una particolare
strategia di vita e svolge un ruolo esclusivo nell'ambiente, il numero di specie che
coesistono in un'area dipenderà dalle possibilità che vi saranno di svolgere “mestieri”
differenti. Tra i tanti fattori in grado di promuovere la biodiversità, uno dei più importanti è
quindi rappresentato dalla complessità dell'ambiente stesso. Infatti, quanto più questo sarà
ripartito in diverse situazioni microambientali, tante più possibilità vi saranno per
l'insediamento di specie con particolari esigenze e ruoli ecologici. Gli ecosistemi con
maggiore biodiversità presentano spesso una notevole complessità verticale: è come se
fossero costituiti da strati che, sovrapponendosi, favoriscono la presenza di un elevato
numero di specie. Nel fiume, ad esempio, le condizioni ambientali variano molto dal basso
verso l'alto: vi sono perciò organismi che dimorano sul fondo n 1, alcuni che nuotano nella
massa d'acqua, altri che vivono addirittura sul pelo dell'acqua n 2, sfruttandone la tensione
superficiale n 3, ed altri ancora che occupano lo spazio aereo sovrastante.
PREDE E PREDATORI
Affinché una comunità di organismi rimanga stabile nel suo complesso è necessario che
nessuno di essi prenda il sopravvento in seguito ad un incremento demografico
incontrollato. Il fenomeno della predazione è perciò molto importante, giacché con il
prelievo di alcuni animali da parte di altri vengono mantenuti rapporti numerici costanti fra
le varie specie. Per quanto possa sembrare strano, la predazione risulta indirettamente
vantaggiosa anche per le stesse prede; infatti, se queste venissero lasciate libere di
riprodursi senza alcun freno, in poco tempo diverrebbero così abbondanti da esaurire le
proprie risorse alimentari. In tal caso, non disponendo più di cibo, gli individui potrebbero
morire di fame. Gran parte delle relazioni alimentari tra gli animali del fiume sono delle
interazioni tra prede e predatori.
CATENE ALIMENTARI
Come senza energia non possono funzionare le macchine, così tutto l'insieme degli
organismi che popola un ambiente si sostiene grazie a trasferimenti energetici. Le piante
sono le uniche in grado di utilizzare direttamente l'energia solare per le loro esigenze vitali,
mentre gli animali sono obbligati ad assumere cibo. Questo, infatti, altro non è che energia
intrappolata sotto forma di legami chimici, la quale viene poi liberata nell'organismo tramite
la digestione. Alcuni animali, i cosiddetti erbivori, possono cibarsi direttamente delle
piante; altri, invece, i predatori, si sono specializzati nel catturare e nel mangiare i primi;
altri ancora sono predatori dei predatori. Anche se possono esistere i predatori dei
predatori dei predatori, il numero di passaggi di una catena alimentare non è infinito, ma al
contrario risulta sempre piuttosto limitato. Il motivo di questa brevità risiede nel fatto che,
ad ogni passaggio, la quantità di energia effettivamente trasferita è sempre molto
modesta, con la conseguenza che ne rimane poca disponibile per gli ultimi anelli della
catena. Poiché il nutrimento rappresenta una risorsa essenziale per la vita, molti organismi
si sono adattati a sfruttare ogni possibilità per alimentarsi. Un ruolo importante è svolto dai
decompositori, i quali, consumando i resti e le scorie di altri animali e vegetali, evitano tra
l'altro che queste si accumulino nell'ambiente. I parassiti utilizzano invece piccole quantità
di energia vivendo direttamente alle spese di altri organismi viventi.
FORMA E FUNZIONE
Vi è sempre un limite al numero di specie che possono coabitare in una stessa area;
infatti, quando un ambiente comincia ad essere troppo affollato si innescano fenomeni di
reciproca competizione, ad esempio per il cibo o semplicemente per lo spazio. Un modo in
cui le specie possono attenuare il “fastidio” che si danno l'un l'altra è quello di sfruttare
risorse alimentari differenti, diversificando quanto più possibile le proprie abitudini. Alla
base della diversità di forme che si riscontra nel mondo animale c'è spesso l'esigenza di
specializzarsi per particolari strategie di alimentazione. Le differenze nelle forme del becco
degli uccelli che frequentano fiumi e corsi d'acqua rispecchiano i diversi modi in cui le
specie si procurano il cibo. Il Martin pescatore (Alcedo atthis) n 1 si lancia nell'acqua per
catturare i pesci, con il suo becco lungo e aguzzo. La Folaga (Fulica atra) n 2 che
possiede un becco piuttosto morbido e sensibile esplora la fanghiglia alla ricerca di piccoli
invertebrati. Il becco degli uccelli limicoli n 3, molto sottile e appuntito, viene usato come
uno strumento di precisione per prelevare gli animaletti lungo le sponde.
Sala zoologica (primo piano)
CANTANDO CON IL FIUME
Molte specie animali comunicano tra loro per mezzo del canto. Le emissioni sonore,
particolarmente utilizzate dagli uccelli ma anche da moltissimi anfibi e insetti, sono in
genere prerogativa del sesso maschile. Con il canto, infatti, i maschi cercano
essenzialmente di attirare le femmine e di intimorire gli altri maschi. Un canto fornisce in
primo luogo indicazioni sulla specie di chi lo emette ma anche molte altre informazioni,
riguardanti soprattutto lo stato di salute dell’individuo, la sua predisposizione ad
accoppiarsi e a difendere il territorio. Gli anfibi anuri, cioè privi di coda allo stadio adulto
come rane, ululoni, rospi n 1 e raganelle n 2-3, producono suoni soffiando l’aria attraverso
le corde vocali e usando parti della cavità boccale come sacchi di risonanza. Talvolta può
capitare di ascoltare lungo il fiume i gracidii di moltissimi individui che si sovrappongono.
Sebbene all’orecchio umano tali canti possano risultare molto simili, le varie specie di
anfibi coinvolte sono in grado di riconoscersi perfettamente tra loro e di corteggiare i giusti
partner.
ANFIBI
Pur prediligendo stagni e laghi, numerosi anfibi vivono in canali e fiumi con acque che
scorrono lentamente e negli ambienti limitrofi. Tra i rappresentanti più caratteristici vi sono
senz’altro le rane, delle quali si conoscono due gruppi principali di specie, quello delle rane
verdi n 3 e quello delle rane rosse n 4. Le prime rimangono in stretta associazione con
l'acqua anche da adulte, tuffandosi in essa in caso di pericolo. Le seconde sono più
terricole, ma tornano all'acqua per la riproduzione. Le larve degli anfibi hanno infatti uno
sviluppo obbligatoriamente acquatico
PESCI
Le caratteristiche fisiche e chimiche di un fiume variano molto dalla sorgente alla foce.
Lungo il corso si sviluppa pertanto una notevole diversificazione ecologica che condiziona
il tipo degli organismi che possono vivere nei singoli tratti. La velocità della corrente ha
una notevole influenza sulla forma di animali nuotatori come i pesci. Questi, infatti, devono
potersi muovere in un mezzo denso come l'acqua, limitare la resistenza che questa
oppone al loro avanzamento e controllare l'orientamento e la direzione del corpo. Nel
corso superiore di un fiume l'acqua scorre molto rapidamente e pertanto si troveranno di
preferenza specie dalla forma altamente idrodinamica come alcuni Salmonidi. Nei tratti a
valle l'acqua è molto meno veloce e potranno insediarsi anche specie dal corpo meno
affusolato e con pinne più sporgenti come Alborelle n 2, Barbi, Tinche e Carpe. Oltre alla
forma, l'evoluzione ha premiato ogni possibile adattamento per ridurre al minimo la
resistenza all'avanzamento nell'acqua. Per limitare le turbolenze che si potrebbero
verificare con asperità e sporgenze dalla superficie corporea, le specie che vivono nelle
correnti più intense sono di solito ricoperte da un sottile strato di muco, particolarmente
evidente nella Trota n 1 (Salmo trutta). L'inquinamento provocato dalle attività dell'uomo
sta gravemente compromettendo la qualità delle acque fluviali e alterando profondamente
il popolamento di pesci. Oltre ad alcune specie che vengono colpite direttamente, altre
risentono degli scompensi che si vengono a determinare a carico degli organismi di cui si
nutrono.
RETTILI
In Italia mancano ovviamente alligatori e coccodrilli, ma anche nel nostro territorio vi sono
dei rettili che frequentano fiumi, soprattutto a corso lento, ed altri ambienti acquatici. La
Biscia dal collare (Natrix natrix) è, assieme ad altre specie affini, uno dei serpenti che più
facilmente si possono osservare mentre nuotano alla ricerca di prede. A differenza delle
testuggini di terra, anche la Tartaruga d'acqua (Emys orbicularis) è tendenzialmente
carnivora ed attacca una grande varietà di animali acquatici.
Sale archeologiche
Un’ulteriore, piccola sezione, quella archeologica, inquadra e documenta le principali fasi
storiche del popolamento della zona e le vicende che sottesero all’origine del centro
abitato di Nazzano, ripercorrendo i momenti salienti, dalla preistoria al medioevo,_
dell’insediamento umano nella media valle del Tevere.
Sala paleontologica
I FOSSILI DI NAZZANO
Anche Nazzano, come molti dei paesi che si affacciano lungo la valle del Tevere, ha nel
proprio territorio degli interessanti affioramenti fossiliferi. Per la maggior parte dei casi i
fossili appartengono ad organismi marini costieri sia di grandi, sia di piccole dimensioni, da
10 cm a pochi millimetri, vissuti proprio qui, quando c’era ancora il mare. Sebbene oggi il
mare sia lontano dal luogo dove ci troviamo, le testimonianze della sua presenza sono
frequenti e facilmente osservabili. Difatti, laddove le sabbie marine sono visibili, grazie
all’erosione fluviale prima e a quella eolica poi, è possibile incontrare i resti dei gusci di
grandi bivalvi filtratori: le ostriche, appartenenti al genere Ostrea. In questa antica grotta,
come in molte altre qui scavate dall’uomo, le sabbie svelano i loro tesori nascosti da
millenni.
COS' E' UN FOSSILE?
Un fossile è un qualunque resto o traccia di un qualsiasi organismo vissuto in epoche
geologiche passate e giunto fino ai nostri giorni conservato all’interno di rocce, spesso di
origine sedimentaria. Le lunghe e complesse trasformazioni che permettono ad un
organismo, dopo la morte, di fossilizzarsi prendono il nome di processi di fossilizzazione.
Tra questi si ricordano quelli di mineralizzazione, inclusione o ancora incrostazione.
Poiché molto spesso alcuni di questi processi sono caratterizzati da eventi unici, tutti i
luoghi dove affiorano le testimonianze del passato biologico del nostro pianeta
rappresentano affioramenti irripetibili, dove un segno nell’inerte roccia parla con il tempo
della vita.
FOSSILI GUIDA
Ogni fossile racconta una storia legata alla specie alla quale appartiene, all’ambiente nel
quale è vissuto ed a quello nel quale si è conservato. Tra le tante forme di vita
susseguitesi nei tempi geologici, alcune risultano essere particolarmente utili per
riconoscere, confrontare e datare tra loro i vari affioramenti e le diverse rocce, sempre con
grande precisione: si tratta dei cosiddetti fossili guida. La loro principale caratteristica è
quella di avere avuto un’ampia distribuzione geografica, abbinata ad una breve
distribuzione temporale. I fossili guida sono quindi specie che dopo essere comparse, si
sono rapidamente affermate, ampiamente diffuse e velocemente estinte. È chiaro che
delle migliaia di forme di vita susseguitesi sul pianeta Terra e che hanno lasciato resti
fossili, veramente poche sono quelle che possono definirsi tali.
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