Piano terra: Sala geologia, Sala botanica, Sala zoologica. Sale primo piano: sale archeologiche. Sezione paleontologica Sala geologia: è la prima sala del Museo del Fiume e racconta, attraverso il profilo d’equilibrio del fiume Tevere, come questo importante agente di modellamento trasforma il territorio che attraversa. Sala botanica: a partire da una goccia d’acqua di fiume, ingrandita 1.000 volte, ci si addentra negli adattamenti che le piante terrestri hanno sfruttato per colonizzare l’ambiente sommerso delle acqua dolci. Sala zoologica: il percorso racconta dei problemi e degli adattamenti che molti animali, specialmente insetti, hanno affrontato e risolto per colonizzare l’ambiente acquatico, uno tra tutti come respirarvi restandovi immersi. Nel percorso non mancano i richiami ad altri temi quali il rapporto tra prede e predatori, tra forme e funzioni o alla biodiversità. Sale primo piano: sale archeologiche. Le due sale archeologiche, anche se in attesa di materiali da esporre, raccontano la vita del territorio dai primi insediamenti preromani sino al periodo Medievale. Saranno musealizzati i recenti ritrovamenti di schegge di lavorazione e strumenti di età preistorica, oggi in studio, provenienti da località Campo Nazzano. Sale primo piano: sale zoologiche. Dopo essere saliti per una scala a spirale fiancheggiata da diverse specie di uccelli naturalizzati a testimonianza dei diversi livelli alimentari presenti negli ambienti della Riserva Naturale di Nazzano Tevere – Farfa, si possono raggiungere tre ambienti dedicati al delicato rapporto tra uomo e fiume, alla forme di vita che lo popolano, attraverso acquari e collezioni ornitologiche. Sezione paleontologica: di recente apertura utilizza, per raccontare la storia del recente passato geologico dell’area, una preesistente grotta realizzata dall’uomo circa 400 anni fa scavata nelle sabbie marine cementate su cui poggia l’intero edificio museale vi si possono ammirare i fossili del luogo. Sala geologica Carta d'identità del Fiume Tevere Nome latino: Tiber. Nome italiano: Tevere. Luogo di nascita: sorgente "Le Vene" Monte Fumaiolo, Appennino Tosco-Emiliano, regione Emilia Romagna. Altezza della sorgente: 1268 m s.l.m. Lunghezza reale dell'asta principale: 405 km. Distanza in linea retta fra la sorgente e la foce: 225 km. Principali affluenti di destra: il Nestore, il sistema fluviale Chiani-Paglia ed il Treia, Principali affluenti di sinistra: il sistema Chiascio-Topino, il sistema Salto-Turano-Velino-Nera, e l'Aniene. Estensione del bacino idrografico: 17.156 km2. Portata media a Roma: 225 m3/s. Luogo d'arrivo: Mar Tirreno, litorale romano, con foce a delta bialare. Segni particolari: lungo le sue sponde è sorta e si è sviluppata la cultura italica. IL FIUME Un fiume si forma in seguito alla raccolta delle acque sorgive e meteoriche e di quelle provenienti dallo scioglimento di nevi e ghiacci su una porzione di superficie terrestre. Un sistema fluviale è costituito dall'insieme di un fiume principale e dei suoi tributari, cioè i corsi d'acqua che in esso confluiscono. Il bacino imbrifero o idrografico è l'area che raccoglie e convoglia le acque di pioggia verso lo stesso corso principale. Tale bacino viene delimitato dalla linea spartiacque che unisce le creste del bacino in cui vengono convogliate le acque di deflusso superficiale separandolo dai bacini adiacenti. All'interno del bacino si sviluppa il sistema fluviale o reticolo idrografico, formato dal corso d'acqua principale e dagli affluenti. IL MODELLAMENTO FLUVIALE L'attività del fiume, dalla sorgente alla foce, si esplica attraverso tre fondamentali processi: erosione, trasporto e sedimentazione. - L'erosione è un processo distruttivo dovuto essenzialmente all'azione fisica, come l'abrasione o la cavitazione, e chimica come la dissoluzione. L'erosione ha sempre andamento regressivo; questo significa che si sposta progressivamente da valle verso monte. - Il trasporto è il processo che comprende il trascinamento, la saltazione e il rotolamento di sabbie e ciottoli lungo il fondo del fiume; la sospensione e la soluzione per le particelle più sottili; il galleggiamento per il materiale più leggero dell'acqua. Tutto il materiale trasportato costituisce il "carico" di un fiume, esso è massimo durante le inondazioni. Sebbene i fiumi scorrano solitamente con una velocità compresa tra 1 e 3 km/h, essi possono prelevare e trasportare materiali già alla velocità di 0,1 km/h. -La deposizione o sedimentazione è il processo costruttivo del modellamento fluviale. Tale processo ha luogo lungo tutto il corso del fiume, ed in modo particolare là dove l'energia della corrente è inferiore all'energia necessaria a vincere l'attrito sul fondo e sulle sponde e a trasportare i materiali. E questo avviene ad esempio nelle zone dove si ha una marcata diminuzione della pendenza del letto del fiume, dove un fiume si immette in un lago o nel mare, dove l'alveo si allarga diminuendo la velocità o dove un fiume attraversa una regione arida diminuendo conseguentemente la portata. Il materiale depositato si presenta solitamente sotto forma di banchi lungo le curve o al centro dell'alveo. Il PROFILO D'EQUILIBRIO Eseguendo un profilo topografico lungo tutta la lunghezza dell'alveo si ottiene la curva di fondo o profilo longitudinale, su questa parete è rappresentato quello del fiume Tevere. La forma di questa curva, concava verso l'alto, dipende dalle caratteristiche geologiche ed idrogeologiche presenti lungo il corso del fiume e permette di individuare le aree dove avvengono prevalentemente i fenomeni di erosione e le zone dove prevalgono invece i processi di sedimentazione. Ogni corso d'acqua tende a stabilizzarsi attorno ad una condizione media di equilibrio dinamico, detto profilo d'equilibrio, un compromesso tra i processi di erosione e di sedimentazione. Tale profilo tuttavia è in continua evoluzione poiché a monte l'erosione ne provoca l'abbassamento mentre a valle la sedimentazione ne causa l'allungamento. Il principale vincolo all'evoluzione del profilo d'equilibrio è rappresentato dal suo livello di base che coincide per ogni fiume con la quota della foce a mare o in un lago. IL PAESAGGIO FLUVIALE Il corso del fiume, dalla sorgente alla foce, comprende stadi diversi e paesaggi tipici che sono il risultato dell'azione di modellamento fluviale. Nel corso superiore del fiume (zona montana), a elevati valori di energia, sia potenziale che cinetica, fa riscontro una erosione verticale molto attiva e la valle che ne risulta è stretta e profonda ed ha un profilo a forma di V. Se l'erosione è particolarmente rapida si ha la formazione di forre, profonde e ristrette incisioni con pareti verticali. Nel medio corso del fiume (zona pedemontana), l'erosione è sviluppa maggiormente in direzione orizzontale che verticale e il profilo della valle tende ad assumere una forma di una V più aperta, i fondovalle sono larghi e a pendenza poco pronunciata. Nel basso corso (zona alluvionale), il fiume deposita molto materiale, scorrendo con pigri meandri in una pianura alluvionale quasi piatta. In un meandro si distinguono una sponda concava, dove la corrente fluviale erode, e una sponda convessa, in prossimità della quale deposita. Allorché un fiume sbocca in un lago o nel mare, si ha un abbandono più o meno rapido del materiale in sospensione, il cui deposito dà luogo al delta, un deposito sedimentario dalla caratteristica forma a ventaglio che ricorda l'omonima lettera dell'alfabeto greco. In particolare un delta si forma quando il fiume riversa alla foce quantitativi di materiale superiori a quelli che il moto ondoso, le maree e le correnti riescono a disperdere. I sedimenti deltizi sono costituiti da ghiaie, sabbie e limi argillosi che si alternano, nella sedimentazione, in risposta alle variazioni di portata che il fiume subisce nel tempo. L'ACQUA ATTRAVERSO LE ROCCE Della quantità di acqua meteorica che arriva a terra dopo una precipitazione, solo una porzione si infiltra nel sottosuolo per defluire, più o meno lentamente, verso il livello di base. Le sorgenti rappresentano i punti di affioramento di queste acque. Le acque di infiltrazione seguono percorsi idrici sotterranei governati dalla natura e dalla tettonica degli strati rocciosi. Nel loro movimento verso il livello di base le acque, fondamentale risulta la capacità delle rocce di lasciarsi attraversare dall'acqua per porosità o per fessurazione e la direzione, l'immersione e la pendenza degli strati. È così possibile che parte delle acque infiltratesi in un particolare bacino idrografico defluiscano in altri bacini ad esso attigui poiché gli spartiacque geologici e il relativo bacino sotterraneo, detto bacino idrogeologico, non coincidono con quello di superficie. Sala botanica ALLA CONQUISTA DELL’ACQUA Le Alghe e numerosi altri organismi non si sono allontanati dall'ambiente acquatico, nel quale la vita stessa prese origine, ma le piante più evolute che oggi osserviamo nei mari, nei fiumi e nei laghi derivano da forme terrestri riadattatesi secondariamente all'acqua. Nelle piante acquatiche si trovano infatti alcune semplificazioni nella struttura dei loro organi (fusti, radici, foglie, fiori) rispetto alle “parenti” terrestri. Le piante d’acqua dolce infatti non hanno bisogno di tessuti di sostegno poiché la spinta dell’acqua stessa le sorregge, non hanno tessuti di riserva per l’acqua né rivestimenti come le cere e i peli che impediscono la disidratazione e che sono invece spesso molto evidenti nelle piante che vivono in climi aridi. Nell’ambiente acquatico le piante devono risolvere il problema della respirazione e per questo possiedono fusti e radici generalmente cavi e/o dotati di un tessuto aerato detto parenchima aerifero, che consente gli scambi gassosi fra le cellule anche sotto l'acqua; inoltre per resistere alla corrente presentano foglie sommerse di forma idrodinamica. IL BOSCO RIPARIALE Il bosco ripariale è costituito da piante accomunate dall’esigenza di disporre, per svilupparsi, di ambienti in cui vi sia acqua in abbondanza. Lungo il Tevere i boschi ripariali sono presenti in modo ormai discontinuo e quelli “secolari” sono da considerarsi una vera rarità. I terreni di fondovalle in cui scorrono fiumi e torrenti sono infatti così fertili che l’uomo li ha da sempre disboscati per spingersi con le sue coltivazioni sino alle sponde. Nei greti dei corsi d’acqua, si associano spontaneamente Salici, Pioppi e Ontani. Molti di questi alberi hanno una grande capacità rigenerativa e di dispersione. Rami divelti di salici e di pioppi, trasportati dall’acqua, possono dare origine a nuovi individui emettendo rapidamente le radici. Enormi quantità di piccoli semi dotati di una peluria che ne permette sia il trasporto per mezzo del vento sia il galleggiamento, assicurano agli alberi del bosco ripariale la possibilità di colonizzare rapidamente nuove aree lungo il fiume. Sala zoologica (piano terra) RESPIRARE Alcuni animali sono in grado di assumere direttamente l'ossigeno disciolto nell'acqua per respirare, sia attraverso la superficie corporea sia con le branchie, organi specializzati particolarmente evidenti nei pesci e nelle larve degli anfibi. Negli stadi larvali di alcuni insetti acquatici l’ossigeno passa dall’acqua in alcuni canalicoli respiratori attraverso delle speciali espansioni laminari del corpo. Molte specie, però, non avendo organi per la respirazione nell'acqua, usano delle riserve di ossigeno per resistere il più possibile sommersi: mammiferi come la Lontra e la Nutria trattengono l’aria direttamente nei polmoni; alcuni invertebrati sfruttano delle bolle che vengono rinnovate periodicamente; altri invece sono provvisti di tubi o sifoni con i quali rimangono collegati con il pelo dell’acqua. LIBELLULE Tra i più tipici rappresentanti della fauna fluviale vi sono le Libellule. Come per tutti gli insetti, il loro ciclo vitale si compie passando attraverso una serie di stadi larvali che precedono la fase adulta. Le larve, acquatiche, sono delle abili predatrici che sfruttano la loro capacità di rimanere immobili confondendosi tra il detrito del fondo o la vegetazione. Al passaggio di una preda sono però in grado di scattare improvvisamente e di afferrarla per mezzo di una struttura a forma di pinza che si trova nell'apparato boccale. Possono cibarsi sia di piccoli crostacei e larve di altri insetti sia di girini. Le larve, giunte al termine dell'accrescimento, si arrampicano lungo gli steli delle piante acquatiche e fuoriescono in superficie, dove attenderanno di liberarsi della cuticola larvale per trasformarsi definitivamente in adulti. Questi sono potenti volatori e mantengono abitudini alimentari di tipo predatorio, utilizzando l'eccellente vista di cui sono dotati per individuare altri insetti e catturarli in volo. GLI ANFIBI TRA GLI INSETTI I fiumi non sono soltanto il regno di pesci e uccelli, ma soprattutto di moltissimi invertebrati. Oltre a numerosi vermi e molluschi, una quota consistente della vita animale è rappresentata dagli insetti. Tra questi, i più caratteristici sono quelli che nel corso della loro metamorfosi cambiano letteralmente “vita”, dal momento che si trovano sul fondo dei fiumi allo stadio larvale e fuori dall'acqua in quello adulto. Il ciclo vitale delle Effimere è assolutamente particolare: durante la lunga fase larvale, che può durare anche alcuni anni, si dedicano all'alimentazione, mentre da adulte n 1 vivono in genere pochissimo: appena il tempo di riprodursi. La forma del corpo delle larve è più o meno appiattita a seconda che si tratti di specie proprie di acque correnti veloci o lente. Le larve dei Plecotteri n 2 si nutrono solitamente di detriti e prediligono acque pulite e bene ossigenate. Gli adulti n 3 presentano una notevole varietà di costumi alimentari. La più nota caratteristica delle larve dei Tricotteri è quella di vivere all'interno di astucci protettivi da loro stesse costruiti con i materiali più vari (pietruzze, detriti vegetali, conchiglie, etc.). Gli adulti n 4 non sono in grado di nutrirsi, ma possono occasionalmente assumere acqua o altre sostanze liquide. Poiché il grado di tolleranza dei vari invertebrati all'inquinamento delle acque varia da specie a specie, questi animali sono molto sfruttati come bioindicatori: analizzando l'insieme delle specie presenti è infatti possibile determinare la qualità dell'acqua e lo stato di salute dei vari tratti di un fiume. BIODIVERSITA' Normalmente si intende per biodiversità la varietà della vita in un ambiente o in una determinata zona. Un modo semplice per valutarla è quello di prendere in considerazione il numero di specie viventi in un'area. Poiché ogni specie presenta una particolare strategia di vita e svolge un ruolo esclusivo nell'ambiente, il numero di specie che coesistono in un'area dipenderà dalle possibilità che vi saranno di svolgere “mestieri” differenti. Tra i tanti fattori in grado di promuovere la biodiversità, uno dei più importanti è quindi rappresentato dalla complessità dell'ambiente stesso. Infatti, quanto più questo sarà ripartito in diverse situazioni microambientali, tante più possibilità vi saranno per l'insediamento di specie con particolari esigenze e ruoli ecologici. Gli ecosistemi con maggiore biodiversità presentano spesso una notevole complessità verticale: è come se fossero costituiti da strati che, sovrapponendosi, favoriscono la presenza di un elevato numero di specie. Nel fiume, ad esempio, le condizioni ambientali variano molto dal basso verso l'alto: vi sono perciò organismi che dimorano sul fondo n 1, alcuni che nuotano nella massa d'acqua, altri che vivono addirittura sul pelo dell'acqua n 2, sfruttandone la tensione superficiale n 3, ed altri ancora che occupano lo spazio aereo sovrastante. PREDE E PREDATORI Affinché una comunità di organismi rimanga stabile nel suo complesso è necessario che nessuno di essi prenda il sopravvento in seguito ad un incremento demografico incontrollato. Il fenomeno della predazione è perciò molto importante, giacché con il prelievo di alcuni animali da parte di altri vengono mantenuti rapporti numerici costanti fra le varie specie. Per quanto possa sembrare strano, la predazione risulta indirettamente vantaggiosa anche per le stesse prede; infatti, se queste venissero lasciate libere di riprodursi senza alcun freno, in poco tempo diverrebbero così abbondanti da esaurire le proprie risorse alimentari. In tal caso, non disponendo più di cibo, gli individui potrebbero morire di fame. Gran parte delle relazioni alimentari tra gli animali del fiume sono delle interazioni tra prede e predatori. CATENE ALIMENTARI Come senza energia non possono funzionare le macchine, così tutto l'insieme degli organismi che popola un ambiente si sostiene grazie a trasferimenti energetici. Le piante sono le uniche in grado di utilizzare direttamente l'energia solare per le loro esigenze vitali, mentre gli animali sono obbligati ad assumere cibo. Questo, infatti, altro non è che energia intrappolata sotto forma di legami chimici, la quale viene poi liberata nell'organismo tramite la digestione. Alcuni animali, i cosiddetti erbivori, possono cibarsi direttamente delle piante; altri, invece, i predatori, si sono specializzati nel catturare e nel mangiare i primi; altri ancora sono predatori dei predatori. Anche se possono esistere i predatori dei predatori dei predatori, il numero di passaggi di una catena alimentare non è infinito, ma al contrario risulta sempre piuttosto limitato. Il motivo di questa brevità risiede nel fatto che, ad ogni passaggio, la quantità di energia effettivamente trasferita è sempre molto modesta, con la conseguenza che ne rimane poca disponibile per gli ultimi anelli della catena. Poiché il nutrimento rappresenta una risorsa essenziale per la vita, molti organismi si sono adattati a sfruttare ogni possibilità per alimentarsi. Un ruolo importante è svolto dai decompositori, i quali, consumando i resti e le scorie di altri animali e vegetali, evitano tra l'altro che queste si accumulino nell'ambiente. I parassiti utilizzano invece piccole quantità di energia vivendo direttamente alle spese di altri organismi viventi. FORMA E FUNZIONE Vi è sempre un limite al numero di specie che possono coabitare in una stessa area; infatti, quando un ambiente comincia ad essere troppo affollato si innescano fenomeni di reciproca competizione, ad esempio per il cibo o semplicemente per lo spazio. Un modo in cui le specie possono attenuare il “fastidio” che si danno l'un l'altra è quello di sfruttare risorse alimentari differenti, diversificando quanto più possibile le proprie abitudini. Alla base della diversità di forme che si riscontra nel mondo animale c'è spesso l'esigenza di specializzarsi per particolari strategie di alimentazione. Le differenze nelle forme del becco degli uccelli che frequentano fiumi e corsi d'acqua rispecchiano i diversi modi in cui le specie si procurano il cibo. Il Martin pescatore (Alcedo atthis) n 1 si lancia nell'acqua per catturare i pesci, con il suo becco lungo e aguzzo. La Folaga (Fulica atra) n 2 che possiede un becco piuttosto morbido e sensibile esplora la fanghiglia alla ricerca di piccoli invertebrati. Il becco degli uccelli limicoli n 3, molto sottile e appuntito, viene usato come uno strumento di precisione per prelevare gli animaletti lungo le sponde. Sala zoologica (primo piano) CANTANDO CON IL FIUME Molte specie animali comunicano tra loro per mezzo del canto. Le emissioni sonore, particolarmente utilizzate dagli uccelli ma anche da moltissimi anfibi e insetti, sono in genere prerogativa del sesso maschile. Con il canto, infatti, i maschi cercano essenzialmente di attirare le femmine e di intimorire gli altri maschi. Un canto fornisce in primo luogo indicazioni sulla specie di chi lo emette ma anche molte altre informazioni, riguardanti soprattutto lo stato di salute dell’individuo, la sua predisposizione ad accoppiarsi e a difendere il territorio. Gli anfibi anuri, cioè privi di coda allo stadio adulto come rane, ululoni, rospi n 1 e raganelle n 2-3, producono suoni soffiando l’aria attraverso le corde vocali e usando parti della cavità boccale come sacchi di risonanza. Talvolta può capitare di ascoltare lungo il fiume i gracidii di moltissimi individui che si sovrappongono. Sebbene all’orecchio umano tali canti possano risultare molto simili, le varie specie di anfibi coinvolte sono in grado di riconoscersi perfettamente tra loro e di corteggiare i giusti partner. ANFIBI Pur prediligendo stagni e laghi, numerosi anfibi vivono in canali e fiumi con acque che scorrono lentamente e negli ambienti limitrofi. Tra i rappresentanti più caratteristici vi sono senz’altro le rane, delle quali si conoscono due gruppi principali di specie, quello delle rane verdi n 3 e quello delle rane rosse n 4. Le prime rimangono in stretta associazione con l'acqua anche da adulte, tuffandosi in essa in caso di pericolo. Le seconde sono più terricole, ma tornano all'acqua per la riproduzione. Le larve degli anfibi hanno infatti uno sviluppo obbligatoriamente acquatico PESCI Le caratteristiche fisiche e chimiche di un fiume variano molto dalla sorgente alla foce. Lungo il corso si sviluppa pertanto una notevole diversificazione ecologica che condiziona il tipo degli organismi che possono vivere nei singoli tratti. La velocità della corrente ha una notevole influenza sulla forma di animali nuotatori come i pesci. Questi, infatti, devono potersi muovere in un mezzo denso come l'acqua, limitare la resistenza che questa oppone al loro avanzamento e controllare l'orientamento e la direzione del corpo. Nel corso superiore di un fiume l'acqua scorre molto rapidamente e pertanto si troveranno di preferenza specie dalla forma altamente idrodinamica come alcuni Salmonidi. Nei tratti a valle l'acqua è molto meno veloce e potranno insediarsi anche specie dal corpo meno affusolato e con pinne più sporgenti come Alborelle n 2, Barbi, Tinche e Carpe. Oltre alla forma, l'evoluzione ha premiato ogni possibile adattamento per ridurre al minimo la resistenza all'avanzamento nell'acqua. Per limitare le turbolenze che si potrebbero verificare con asperità e sporgenze dalla superficie corporea, le specie che vivono nelle correnti più intense sono di solito ricoperte da un sottile strato di muco, particolarmente evidente nella Trota n 1 (Salmo trutta). L'inquinamento provocato dalle attività dell'uomo sta gravemente compromettendo la qualità delle acque fluviali e alterando profondamente il popolamento di pesci. Oltre ad alcune specie che vengono colpite direttamente, altre risentono degli scompensi che si vengono a determinare a carico degli organismi di cui si nutrono. RETTILI In Italia mancano ovviamente alligatori e coccodrilli, ma anche nel nostro territorio vi sono dei rettili che frequentano fiumi, soprattutto a corso lento, ed altri ambienti acquatici. La Biscia dal collare (Natrix natrix) è, assieme ad altre specie affini, uno dei serpenti che più facilmente si possono osservare mentre nuotano alla ricerca di prede. A differenza delle testuggini di terra, anche la Tartaruga d'acqua (Emys orbicularis) è tendenzialmente carnivora ed attacca una grande varietà di animali acquatici. Sale archeologiche Un’ulteriore, piccola sezione, quella archeologica, inquadra e documenta le principali fasi storiche del popolamento della zona e le vicende che sottesero all’origine del centro abitato di Nazzano, ripercorrendo i momenti salienti, dalla preistoria al medioevo,_ dell’insediamento umano nella media valle del Tevere. Sala paleontologica I FOSSILI DI NAZZANO Anche Nazzano, come molti dei paesi che si affacciano lungo la valle del Tevere, ha nel proprio territorio degli interessanti affioramenti fossiliferi. Per la maggior parte dei casi i fossili appartengono ad organismi marini costieri sia di grandi, sia di piccole dimensioni, da 10 cm a pochi millimetri, vissuti proprio qui, quando c’era ancora il mare. Sebbene oggi il mare sia lontano dal luogo dove ci troviamo, le testimonianze della sua presenza sono frequenti e facilmente osservabili. Difatti, laddove le sabbie marine sono visibili, grazie all’erosione fluviale prima e a quella eolica poi, è possibile incontrare i resti dei gusci di grandi bivalvi filtratori: le ostriche, appartenenti al genere Ostrea. In questa antica grotta, come in molte altre qui scavate dall’uomo, le sabbie svelano i loro tesori nascosti da millenni. COS' E' UN FOSSILE? Un fossile è un qualunque resto o traccia di un qualsiasi organismo vissuto in epoche geologiche passate e giunto fino ai nostri giorni conservato all’interno di rocce, spesso di origine sedimentaria. Le lunghe e complesse trasformazioni che permettono ad un organismo, dopo la morte, di fossilizzarsi prendono il nome di processi di fossilizzazione. Tra questi si ricordano quelli di mineralizzazione, inclusione o ancora incrostazione. Poiché molto spesso alcuni di questi processi sono caratterizzati da eventi unici, tutti i luoghi dove affiorano le testimonianze del passato biologico del nostro pianeta rappresentano affioramenti irripetibili, dove un segno nell’inerte roccia parla con il tempo della vita. FOSSILI GUIDA Ogni fossile racconta una storia legata alla specie alla quale appartiene, all’ambiente nel quale è vissuto ed a quello nel quale si è conservato. Tra le tante forme di vita susseguitesi nei tempi geologici, alcune risultano essere particolarmente utili per riconoscere, confrontare e datare tra loro i vari affioramenti e le diverse rocce, sempre con grande precisione: si tratta dei cosiddetti fossili guida. La loro principale caratteristica è quella di avere avuto un’ampia distribuzione geografica, abbinata ad una breve distribuzione temporale. I fossili guida sono quindi specie che dopo essere comparse, si sono rapidamente affermate, ampiamente diffuse e velocemente estinte. È chiaro che delle migliaia di forme di vita susseguitesi sul pianeta Terra e che hanno lasciato resti fossili, veramente poche sono quelle che possono definirsi tali.