Nei dipinti della giovane calabrese tutta la libertà e l’originalità della vera artista Lo strano fiume di Stefania di Dio… infinito, mistico e coloratissimo L’idea di Stefania Di Dio di dipingere il fiume, nel significato puramente simbolico, con gli occhi della fantasia, una fantasia accesa di spiritualità, è un concetto astratto, ma che si esteriorizza con onesto realismo, razionalmente, senza cioè, atteggiamenti espressionistici o manieristici, ma con i segni dell’animo: il proposito di liberare la creatività dell’artista dall’inconscio, per sottolineare l’importanza della spontaneità che si manifesta, invece, nelle sue opere di grande dimensione artistica. Le superfici che prendono nomi e significati diversi, come “finitoinfinito”, “sinfonia vagante del tempo che passa”, “sinfonia cosmica due”, “dolci sentieri del cosmo”, “dove il silenzio è un suono”, “il giardino e il fiume”, “poesia archetipa futura”, si dipingono di colori appropriati ai termini dei significati e dei contenuti che alle tele si attribuiscono. Le tecniche miste su tela, applicate, forse, con la spatola, sono interrotte da linee irregolari, geometricamente asimmetriche. Ma che alla fine si concretizzano, con armonia, di temi arcaici e, nello stesso tempo, mitici e ancestrali, aprendo, così, una strada nuova all’arte astratta, un’arte tutta da interiorizzare, da scoprire intellettivamente e spiritualmente: come segni invisibili che manifestano se noi li pensiamo come possibili, come quelli che devono essere e che, a volte, sono nei minimalismi formali, che però ingrandiscono i progetti iniziali eseguiti dall’artista, per lanciare il suo messaggio universale. La sua tecnica è molto speciale, poiché ella associa caratteristici siti fuori dal mondo materico, con luoghi situati in scenari terrestri di meravigliosa suggestione emotiva perché trasfigurati dal grande estro della pittrice in scenari cosmici sognanti, in infiniti stellari, in sinfonie vaganti, in dolci sentieri dove il silenzio è suono, di difficili raggiungimenti immediati, eppure tanto vicini ai nostri vaghi sentimenti come isole altrimenti disabitate se non venissero visitate dal raduno del nostro immaginario collettivo. Colori pieni come la lava vulcanica e di pietra, si affiancano ai colori bianchi di acque e di avorio vecchio, che a sua volta, si alternano al viola, al rosso, al verde, all’azzurro cupo del cielo: il cosmo visto dalla pittrice psicologa. Il fiume di cui parla Stefania Di Dio è solo un pretesto dettato da un animo sensibile, da una mente intellettualmente immersa nell’immediatezza espressiva, dai moti dell’animo, non accetta schemi mentali che oppongono con troppa rigidezza lo spirito all’altra realtà, all’altro io, quello che noi scopriamo come meraviglia, o con stupore, un sentimento trascendente mentre contempliamo i fenomeni soprannaturali, i quali non si spiegano solo con l’apparato decorativo, se non trovano riscontro in un’arte di combinazioni stilistiche bene interpretate e di libertà fantastica, di un profondo calore comunicativo, con profusioni di personalità e di forme avanzate, difficilmente riscontrabili altrove. (Veltri, Pino, “Lo strano fiume di Stefania Di Dio… infinito, mistico e coloratissimo”, Mezzoeuro, n° 40, dicembre 2002, p. 35). a b c