Diapositiva 1 - il blog di Antonio Bergami

"Gli archetipi della musica. Excursus tra
antropologia e psicoanalisi"
è necessario quindi tentare inizialmente una
esaustiva definizione del concetto stesso di
“Archetipo”.
La parola Archetipo deriva dal greco antico
“àrchétùpos” con il significato di immagine: “tipos”
(“modello”, “marchio”, “esemplare”) e “arché”
(“originale”).
"Gli archetipi della musica. Excursus tra
antropologia e psicoanalisi"
Il termine viene usato, attualmente, per indicare in
ambito filosofico, la forma preesistente e primitiva di
un pensiero (ad es. l’idea platonica); in psicoanalisi
da Jung ed altri autori, per indicare le idee innate e
predeterminate tipiche dell’inconscio umano; per
derivazione in mitologia, le forme primitive alla base
delle espressioni mitico-religiose dell’uomo.
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In psicoanalisi potrebbe essere definito come “ una
forma universale del pensiero” dotata di contenuto
affettivo.
Jung poi proprio in relazione agli archetipi si
addentra ulteriormente in una distinzione tra
inconscio “collettivo” ed inconscio “individuale” e
teorizza che l’inconscio alla nascita contenga anche
delle informazioni innate, trasmesse in modo
ereditario in virtù dell’appartenenza dell’individuo ad
una collettività e chiama appunto questo sistema
psichico
inconscio
collettivo,distinguendolo
dall’inconscio personale che deriva direttamente
dall’esperienza personale dell’individuo.
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antropologia e psicoanalisi"
Carl Gustav Jung più volte ridefinisce, precisa ed
approfondisce la formulazione dell’Archetipo.
Possiamo tentare di concludere questa definizione di
Archetipo affermando con Jung che gli Archetipi
integrandosi con la coscienza, vengono rielaborati
continuamente dalle collettività umane e dagli
individui e “si manifestano contemporaneamente
anche in veste di fantasie e spesso rivelano la loro
presenza solo per mezzo di immagini simboliche”.
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A questo punto e senza inoltrarci oltre possiamo
tentare una comprensione della definizione stessa di
“archetipo sonoro”; ciò ci servirà per comprendere
meglio lo stretto rapporto tra Musica e Psiche.
Possiamo alla luce delle definizioni sopra riportate
tentare di comprendere come il “Suono”, la
“Musica”, la “Melodia” siano esse stesse un
Archetipo, una primordiale esperienza umana:
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Universale in quanto appartenente a tutte le
culture,cioè di genere, potremmo dire, in quanto
appartenente alla stessa specie umana, ed anzi
inoltrandoci ancora al di là, alla stessa natura
vivente ed al creato intero ( Inconscio collettivo).
Individuale in quanto appartenente ad ogni individuo
(Inconscio Individuale). Filogenesi ed Ontogenesi
sembrano sovrapporsi. Lo sviluppo psichico di ogni
essere ripete lo stesso percorso dell’intiera specie
conservando in sé il primitivo archetipo.
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• Al di là di sterili diatribe tra evoluzionisti e
creazionisti, che nulla tolgono alla dimensione
metafisica ed al bisogno di infinito dell’essere
umano, possiamo ben immaginare, ce lo dicono gli
astrofisici, come il Big-Bang originario che ha dato
origine
all’Universo
fosse
primariamente
caratterizzato da “particelle” (materia) e da
“vibrazioni”, da “onde”, quindi da “suoni” (energia)
e come nell’evoluzione successiva di miliardi di anni
che ha portato all’attuale organizzazione e allo
sviluppo di ogni forma di vita così come oggi la
conosciamo nell’Universo a noi noto, la stessa
materia vivente in ogni sua forma e stadio evolutivo
abbia avuto un profondo “imprinting” dalle originarie
vibrazioni e suoni in cui era profondamente
immersa.
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Potremmo dire che i suoni hanno avuto una
importanza enorme sin dai primordi di ogni forma di
vita nell’universo.
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Riferendoci poi a tempi più recenti, alla nostra
preistoria ad es., dobbiamo ammettere che nessuno
dei popoli primitivi studiati dagli antropologi ignora
l’uso dei suoni, cioè un qualche tipo di musica. Ed è
pensabile che essa si sia sviluppata nelle comunità
preistoriche insieme con il linguaggio.
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Per amplificare la voce e mandare richiami a
distanza, gli uomini primitivi si servivano di grandi
conchiglie o di trombe fatti da scorze di albero, che
furono dunque i primi strumenti a fiato. Oppure
battevano su tronchi cavi o su pelli tese sopra un
recipiente vuoto, insomma sui primi strumenti a
percussione.
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Anche la natura offre suoni significativi, che
possono essere modulati o fragorosi: basta pensare
al canto soave dell'usignolo o, al contrario, ai rumori
improvvisi e terrificanti della tempesta, con il vento
che sibila tra gli alberi, la pioggia che scroscia sulla
terra e il tuono che squarcia il cielo.
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Gli uomini primitivi, attenti ai fenomeni naturali e
intimoriti dal fatto di non poterli controllare
consideravano questi suoni come voci divine, e ben
presto la musica venne ad avere una parte
importante nei riti magici e religiosi delle comunità
umane. Con i flauti fatti di canne più o meno lunghe
si potevano emettere suoni simili al cinguettare degli
uccelli, con i tamburi e i gong si imitavano i suoni
più profondi o squillanti.
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Quando tuttavia parliamo di musica, intendiamo non
solo l'emissione di suoni con la voce e gli strumenti,
ma anche una qualche loro organizzazione. Può
bastare un suono soltanto per avere della musica,
ma ripetuto ne segue un "ritmo". Più suoni, alti e
bassi, emessi successivamente da uno strumento o
dalla voce danno una "melodia". Più suoni emessi
simultaneamente creano un"'armonia", naturalmente
se vanno d'accordo tra loro, altrimenti si ha
un'accozzaglia sgradevole. Il lungo cammino della
musica attraverso i millenni ha visto uno sviluppo
molto complesso di questi tre elementi: ritmo,
melodia, armonia.
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Per quanto diversi siano i risultati presso i differenti
popoli e le differenti culture, è certo che la musica ha
accompagnato l'uomo in ogni tipo di società. Essa è
una componente fondamentale dello spirito umano e
un'esigenza insopprimibile.
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Prima di nascere, ciascuno di noi vive lunghi mesi
nel grembo materno e ogni attimo è scandito dal
ritmo del cuore della mamma. Anche nella nostra
preistoria personale, dunque, c'è la musica.
Dobbiamo dire che negli ultimi venti/trenta anni circa
si sono approfonditi e sviluppati sempre di più studi
scientifici sullo sviluppo embrionale pre-natale che
molto ci illuminano sull’importanza della musica, dei
suoni, dei ritmi, delle armonie e melodie nello
sviluppo cerebrale del bambino in formazione nel
grembo materno e di conseguenza nello sviluppo
affettivo e cognitivo del futuro adulto.
Prima tutto questo era poco conosciuto, poco
studiato.
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L’archetipo sonoro di ogni individuo trova quindi
strutturazione già in questo periodo della nostra
esistenza. Poco si sapeva della vita fetale
intrauterina prima di questi studi, anche se, pensate
un po’, una conoscenza importante di questo
aspetto lo abbiamo già in un episodio delle sacre
scritture, nel bellissimo passo del Vangelo di Luca (
I, 39-56) che descrive l’incontro di Maria, madre di
Gesù, con Elisabetta, madre di Giovanni, là dove
Luca ci dice di questo incontro che “..appena
Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino
sussultò nel suo grembo...”.
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Il 16° congresso mondiale di neuropsichiatria
Infantile tenutosi a Berlino nell’agosto 2004 ha
collegato molte forme di disagio e depressione della
prima infanzia proprio a ciò che accade durante lo
sviluppo cerebrale nella fase prenatale e così
l’aumento
esponenziale
di
disagi
mentali
(iperattività, isolamento, depressione etc.) allo stress
materno durante la gravidanza. Di qui si sono
sviluppati molti progetti di prevenzione e
promozione della salute a protezione della
gravidanza e a tutela dei bambini. Si deve fare in
modo che il feto possa ampliare in modo naturale la
sua
capacità
emotiva
e
che
il
sistema
neuroendocrino ed il sistema cerebrale in
formazione, con i neuroni che si stanno formando a
milioni e che si collegano fra di loro in quelle che si
chiamano sinapsi (che sono poi le distributrici delle
informazioni), sia il più amplio e maturo possibile.
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Nell’ambito di questi percorsi, le madri, imparando
ad utilizzare degli strumenti basati sul suono (la loro
voce e la musica) e sull’ascolto, prenderanno
consapevolezza che,da un lato, il feto è influenzato
dai loro comportamenti e dalla loro emotività e,
dall’altro lato, che il piccolo che si sta sviluppando,
se sollecitato, a partire da una certa epoca di
gravidanza, è in condizioni di interagire con loro.
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Le madri in questi percorsi utilizzano l’ascolto della
Musica, facilitando il loro rilassamento e limitando
così i livelli di stress; la Musica, rilassando la madre,
porterà anche al bambino in formazione un duplice
beneficio, quello indiretto legato allo stato di
benessere della madre e quello diretto,dovuto al
fatto che le sequenze sonore ascoltate nella vita
intrauterina saranno decodificate anche dopo la
nascita e costituiranno per questo un continuum con
la fase precedente della simbiosi materno-fetale,
rappresentando per il futuro anche un conseguente
modello comportamentale.
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Da diverse ricerche è emerso che il feto risponde a
stimoli sonori e rumori dal sesto mese di gravidanza
e che l’influenza dell’esperienza musicale prenatale
continua anche dopo la nascita. Il termine
“esperienza musicale” va inteso in senso ampio,
comprendendo i fruscii, gli scricchiolii, i mormorii
delle viscere del corpo materno, i ritmi, in particolare
quello cardiaco e infine la voce che il neonato
riconosce subito alla nascita tra i molteplici stimoli
uditivi.
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È proprio la voce materna l’elemento di continuità
con l’esperienza musicale precedente, è una sorta di
ponte che unisce ciò che non c’è e non ci sarà più, il
“paradiso perduto del mondo intrauterino” e la
terrenità della vita extrauterina. In questo senso
possiamo dire che la musica contiene tracce e magie
del “paradiso” (simbiosi materno-fetale o fase del
“narcisismo primario”).
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A titolo esemplificativo riportiamo soltanto due
esempi di alcuni studi, ricerche e testimonianze
effettuati in questo settore. “Hepper ha fatto
ascoltare a neonati di 2, 3 e 4 giorni la sigla di una
serie televisiva che le madri avevano seguito durante
la gravidanza e che il feto aveva sentito centinaia di
volte. È stato rilevato che durante l’ascolto il battito
cardiaco dei bambini diminuiva; non si verificava
invece alcuna modificazione quando venivano
proposti brani musicali sconosciuti oppure la sigla
veniva fatta ascoltare a bambini le cui madri non
avevano seguito la trasmissione o l’avevano vista
prima della trentesima settimana di gestazione”.
"Gli archetipi della musica. Excursus tra
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“Il direttore d’orchestra americano Boris Brott in
un’intervista televisiva ha rivelato che gli era
accaduto più volte di avere la sensazione di
conoscere la partitura del violino di opere che
vedeva per la prima volta. Parlando con la madre,
che era violinista, aveva scoperto che quei brani
musicali erano stati studiati e suonati da lei quando
era incinta”.
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Che già nel periodo prenatale avvenissero processi
complessi e complesse interazioni madre-bambino
tali da avere enorme influenza sul futuro sviluppo
affettivo/emotivo e conseguentemente cognitivo
dell’individuo nel suo sviluppo successivo era fatto
noto da tempo per il crescente interesse che dagli
anni venti in poi questa fase della vita ha sempre più
avuto nel mondo scientifico, ma sono proprio gli
studi degli ultimi trenta anni che hanno aperto nuovi
orizzonti anche applicativi nella prevenzione di tanti
disturbi psicologici e mentali degli adulti.
E la rilevanza dell’influenza della Musica nelle
complesse relazioni madre-bambino nel periodo
dello sviluppo embrionale è stata proprio una delle
scoperte fondamentali in questo campo.
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A questo punto delle nostre dissertazioni è
sicuramente più semplice comprendere il significato
più profondo del concetto di “archetipo sonoro”,con
quanto di innnato, di profondamente connaturato
con la nostra vita psichica v’è in relazione al Suono,
alla Melodia, all’Armomia, alla Musica insomma.
Ce ne danno conferma vari fatti: quanto è avvenuto
proprio sin dai primordi della creazione/formazione
dell’Universo,quanto è avvenuto in tutte le comunità
umane dai popoli primitivi ai nostri giorni, ed infine
quanto avviene nello sviluppo embrionale di un
essere vivente che abbiamo testè esaminato anche
se solo sommariamente.
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Alla luce di tutto questo, del forte legame tra Musica
e Psiche possiamo ora addentrarci anche ad
esplorare, avendolo più comprensibile, il rapporto
più stretto tra Musica e Vita emotiva e le conseguenti
applicazioni pratiche delle acquisizioni scientifiche
conquistate in questo campo di studi.
Già nella precedente conferenza dello scorso anno
affermammo come “la musica in buona sostanza
influenza le nostre emozioni; ad esempio, con
frequenze sintoniche con il ritmo del cuore e del
respiro,la musica induce la calma e la stasi, così
come può determinare emozioni forti quali lo
sgomento, la maniacalità, la gioia etc.,se presentata
tramite “insiemi” o “clusters” compositivi che
riecheggiano le modalità associative del pensiero
umano”.
Questo del resto fa parte della comune esperienza di
ciascuno di noi.
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Ma tutto questo è stato sin dagli anni venti oggetto di
studi scientifici molto approfonditi che hanno
vagliata la relazione fra Musica e molti processi
corporei governati dall’azione del Sistema Nervoso
Autonomo o Neurovegetativo, quali il rapporto fra
l’ascolto della Musica e le variazioni del
metabolismo, del tono muscolare od anche della
frequenza respiratoria, della pressione sanguigna,
della fatica fisica e dello stress, fra l’ascolto della
Musica e la variazione della soglia degli stimoli
sensoriali e/o l’influenza sul nostro immaginario.
"Gli archetipi della musica. Excursus tra
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Per quanto riguarda ad esempio la relazione più
approfondita, quella cioè tra musica e battito
cardiaco, in tutti gli studi validati scientificamente si
è visto che la frequenza cardiaca aumenta se si
ascoltano musiche gioiose e veloci,diminuisce nel
caso di brani tristi o lenti.
In modo particolare ci interessa qui affrontare la
relazione fra Musica ed Emozioni.