Doppia diagnosi: classificazione ed ipotesi d’intervento Dr.ssa Antonella Manfredi Seminari di Studio: Etica e Dipendenze 8 novembre 2014 Centro di Bioetica “Gianna Beretta Molla” Direttore U.O. Farmacotossicodipendenze Direttore Gestionale Dipartimento della Complessità Socio-Sanitaria DEFINIZIONE: Comorbidità / ”doppia diagnosi” Comorbidità tra disturbo mentale ed un disturbo da uso di sostanze (DUS) (Sheehan, 1993) 05/06/2017 Definizione: Organizzazione Mondiale della Sanità La comorbilità o doppia diagnosi è la coesistenza nel medesimo individuo di un disturbo dovuto al consumo di sostanze psicoattive e di un altro disturbo psichiatrico. (OMS 1995) DOPPIA DIAGNOSI Condividiamo che si tratta di un termine infelice perché questi pazienti presentano abitualmente compromissioni in molteplici settori del funzionamento psicologico e sociale ben maggiori di quelli che la semplice presenza di due malattie implicherebbe. Ciononostante il termine doppia diagnosi si è ormai imposto nella letteratura scientifica internazionale, ove designa in modo “sufficientemente” condiviso un particolare gruppo di pazienti (Robert E. Drake 6 febbraio 2013) DOPPIA DIAGNOSI In un passato relativamente recente le parole d’ordine nell’intervento nelle dipendenze patologiche erano “non medicalizzare” e ancora di più “non psichiatrizzare”. Oggi queste espressioni sono meno utilizzate, ma le conseguenze dei concetti che sottendono sono ancora vive. Fare diagnosi in questo settore è molto complicato. (Riccardo Gatti) DIAGNOSI La varietà dei quadri clinici è altissima, con tutte le combinazioni possibili dei sintomi che derivano dalle varie malattie psichiatriche ed i sintomi dovuti all’uso di varie sostanze. Di fatto, in questo settore, non esiste un paziente tipo. 05/06/2017 DIAGNOSI Inoltre “…è opportuno parlare di percorso diagnostico perché il quadro clinico non può essere compreso in modo adeguato in un’operazione puntiforme, ma occorre utilizzare una dimensione temporale più ampia.” (Biondi, Di Mauro) Concludendo la doppia diagnosi non è la somma di due diagnosi, ma un’equazione a più incognite… (Sasso, Panessa) 05/06/2017 Perché è difficile fare diagnosi ? 1) sindromi psichiatriche acute di un paziente che chiede di entrare in terapia, possono essere interpretate come sintomi indotti da sostanze stupefacenti, 2) fenomeni di intossicazione possono essere scambiati per sintomi psichiatrici. 05/06/2017 Fare diagnosi è difficile ma… necessario Fioritti e Solomon nel libro “Doppia Diagnosi” indicano sei buoni motivi per fare diagnosi 05/06/2017 sei motivi per fare diagnosi 1 concentrarsi sulla diagnosi fornisce uno schema mentale che guida il clinico alla conoscenza dei molteplici aspetti del paziente di estrema rilevanza clinico terapeutica. Molto spesso le valutazione psichiatriche e quelle tossicologiche si incentrano su di un solo aspetto trascurando l’altro 2 la presenza di due diagnosi ha implicazioni prognostiche importanti 3 richiede programmi terapeutici mirati 4 stabilire una corretta diagnosi multiassiale consente di fissare un punto preciso rispetto al quale valutare oggettivamente l’andamento del programma terapeutico 5 consente di tenere un database dell’utenza suscettibile di essere utilizzato per ricerche e riflessioni 6 facilita la comunicazione tra specialisti nel settore e l’integrazione con altre specializzazioni della psichiatria e della medicina 05/06/2017 PREVALENZA La letteratura scientifica nazionale ed internazionale non concorda rispetto alla prevalenza della doppia diagnosi questo perché sono stati applicati metodi diversi per la rilevazione della diagnosi. In ogni caso è riconosciuta che una percentuale significativa di dipendenti da sostanze psicoattive presenta una comorbilità psichiatrica per i disturbi nelle aree dell’umore, dell’ansia, della psicosi, dei disturbi del comportamento alimentare, del controllo degli impulsi e nei disturbi di personalità Le conoscenze sulle cause della doppia diagnosi sono ancora poche Negli ultimi due decenni sono stati proposti vari modelli esplicativi nel tentativo di superare il “paradosso dell’uovo e della gallina.” Tra questi… Dual Diagnosis: a review of ethiological theories 1 fattori di rischio comune a disturbi mentali e DUS 2 i disturbi mentali aumentano il rischio di sviluppare un DUS 3 l’uso di sostanze precipita lo sviluppo di un disturbo mentale 4 un disturbo può aumentare la vulnerabilità per l’altro disturbo Mauser e coll (1998) 05/06/2017 IPOTESI DI CLASSIFICAZIONE Classificazione sec First Gladis 1992 1. Disturbo psichiatrico primario ed abuso/dipendenza secondari 2. Disturbo da abuso/dipendenza primario e disturbi psichiatrici secondari 3. Disturbi psichiatrici e disturbi da abuso/dipendenza entrambi presenti IPOTESI DI CLASSIFICAZIONE Krausz (1996) aggiunge alle tre categorie una quarta ovvero: Una doppia diagnosi di abuso di sostanze stupefacenti e disturbi depressivi ascrivibili entrambi ad una preesistente esperienza traumatica (es disturbo post traumatico da stress) DISTURBO PSICHIATRICO PRIMARIO Lo sviluppo della tossicodipendenza può essere considerato come la conseguenza di una self medication, cioè di un comportamento di abuso finalizzato a “medicare” i sentimenti di angoscia e di frammentazione psicotica o il senso di vuoto depressivo. In questi pazienti il comportamento di assunzione di sostanze sarebbe attuato nel tentativo di lenire disturbi mentali di tipo disforico o depressivo o livelli di ansia troppo elevati. (Khantzian 1985) DISTURBO PSICHIATRICO PRIMARIO Ad esempio un soggetto con un disturbo d’ansia primario può abusare di alcolici per gli effetti sedativi ed ansiolitici. Inoltre è interessante è la correlazione tra diagnosi ed uso di sostanze ad esempio pazienti con schizofrenia e sintomi negativi nelle fasi iniziali di malattia usano preferenzialmente stimolanti o allucinogeni (Schneider e Siris 1987; Smith e Hucker 1995) 05/06/2017 DISTURBO PSICHIATRICO PRIMARIO Indicazioni ai fini della diagnosi: 1 correlazione tra sostanza e disturbo (es alcol in pazienti depressi, sostanze stimolanti in soggetti con schizofrenia). 2 il disturbo psichiatrico si manifesta in periodi di sicura astinenza e chiaramente l’esordio precede l’uso di sostanze, esempio una persona che riferisce abuso di alcolici da oltre sei mesi e che riferisce di avere inziato a bere dopo mesi di insonnia DISTURBO PSICHIATRICO PRIMARIO 3 il disturbo psichiatrico è esordito precedentemente mentre l’uso di sostanze ha seguito quello psichiatrico di almeno qualche mese. 4 i sintomi psichiatrici non sono in relazione comprensibile con la sostanza usata; 5 la storia familiare del paziente è positiva per disturbi psichiatrici, ma non per disturbi da uso di sotanze; Fioritti e Solomon s DISTURBO DA USO DI SOSTANZE PRIMARIO CON DISTURBO PSICHIATRICO SECONDARIO Si inseriscono in questa categoria quadri clinici acuti riferibili : intossicazione acuta e astinenza o quadri clinici conseguenti uso cronico della sostanza quali la demenza alcolica o il disturbo organico da amfetamine. Nel caso di intossicazione acuta il quadro clinico tenderà a risolversi spontaneamente con la riduzione della concentrazione ematica della sostanza e dei suoi metaboliti. DISTURBO PSICHIATRICO PRIMARIO E TOSSICOMANIA PRIMARIA I due disturbi sarebbero completamente indipendenti. E’ molto raro in clinica imbattersi in quadri di questa natura. Molti autori non concordano con la identificazione di un quadro specifico di questo tipo. LA CURA La malattia mentale e la tossicodipendenza sono processi dinamici nei quali la dimensione biologica, psicologica e sociale si intrecciano. La psichiatria moderna ha da tempo dovuto affrontare concettualmente il nodo dei riduzionismi da quello psicodinamico a quello sociologico ed infine a quello biologico. 05/06/2017 LA CURA Leon Eisenberg, autorevole figura del panorama psichiatrico internazionale, ha richiamato l’attenzione sui pericoli del riduzionismo, la persona umana sofferente è lo scopo della psichiatria e solo per motivi parziali o operativi può essere artificialmente scomposta in settori. 05/06/2017 LA CURA “ ….quando parliamo di tossicomania noi dobbiamo tenere presente che stiamo parlando di una relazione organizzata, ripetitiva e significativa per quella persona, …la persona è sempre implicata radicalmente…” …ed è una persona che và considerata dentro il suo contesto valoriale ed affettivo di riferimento…Ed sempre dentro la sua storia” Paolo Rigliano 05/06/2017 LA CURA Queste persone soffrono di problematiche sociali e relazionali che vanno oltre le problematiche dei pazienti psichiatrici o dei pazienti dipendenti da sostanze definendo una situazione di particolare complessità, non solo sul piano strettamente clinico, ma anche su quello sociale, lavorativo, familiare e di relazione. Per questo motivo vengono definiti pazienti multiproblematici 05/06/2017 Quale tipo di trattamento? Il trattamento integrato è riconosciuto attualmente di maggiore efficacia rispetto agli altri tipi di trattamento, e si basa sulla possibilità che il trattamento psichiatrico e quello per le tossicodipendenze vengano portati avanti dallo stesso staff all’interno dello stesso servizio. (Minkoff 1989) Obiettivi del trattamento 1 risoluzione dell’episodio acuto; 2 prevenzione delle ricadute; 3 prevenzione delle complicanze: a cronicizzazione b estesione dell’uso di sostanze (poliabuso) Fase del trattamento attivo Punto centrale del trattamento è far sì che il paziente possa acquisire le abilità ed il sostegno di cui ha bisogno per giungere ad alla stabilizzazione ed al pieno recupero clinico Le Linee di indirizzo metodologiche regionali sulla psicoeducazione sono orientate al “Recovery”, vale a dire intendono promuovere una prospettiva di cambiamento del paradigma di offerta di interventi nell’ambito della Salute Mentale e delle Tossicodipendenze. La Psicoeducazione deve essere realizzata consentendo di attuare una logica di integrazione di competenze tra il settore della Salute Mentale e quello delle Dipendenze Patologiche. Questo perché molti soggetti che presentano disturbi psichici e che sono seguiti dai Servizi per la Salute Mentale presentano anche varie forme di Abuso e/o Dipendenza da Sostanze (Doppia Diagnosi). SE E’ VERO CHE… …i pazienti affetti da comorbilità causano ai servizi non pochi problemi, perché il comportamento spesso aggressivo, unito alla instabilità emotiva, fa sì che la loro gestione sia spesso difficile, ed accade che questi pazienti vengano trattati per il problema che ha la presentazione più acuta ed una volta che si ottenuto la stabilizzazione vengano inviati all’altro servizio… SE E’ VERO CHE… …questi pazienti oltre a richiedere un maggiore numero di prestazioni comportano trattamenti più variegati rispetto ai pazienti che soffrano esclusivamente di una patologia psichica ed inoltre rivolgendosi ad entrambi i servizi consumano tante risorse quante un paziente psichiatrico ed un paziente tossicodipendente… SE E’ VERO CHE… …questi pazienti devono essere ben curati perché: Tassi di ospedalizzazione maggiore (Safer 1987) Utilizzano in misura maggiore i servizi di emergenza Sono più spesso senza fissa dimora (Drake 1989) Agiscono comportamenti violenti (Safer 1989) UNA POSSIBILE RISPOSTA IN QUESTO MOMENTO E’ STATA AZIENDA USL 4 PRATO Protocollo Operativo tra U.F. Tutela Salute Mentale Adulti U.F. Servizio Tossicodipendenze per adulti con dipendenze patologiche. Codice aziendale: 17001PTO01 Stesura ed attivazione del protocollo tra Psichiatria e SerD con riunioni di equipe nelle quali viene concordato il programma terapeutico al fine di poter fornire al paziente le stesse risposte. Tecnica del KINTSUGI GRAZIE PER L’ATTENZIONE